Linguistica: La Comunicazione Verbale PDF
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Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia
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Gli appunti affrontano la comunicazione verbale come strumento di scambio e di costruzione di comunità. Analizzano la storia della comunicazione, la retorica classica e le teorie strutturaliste e funzionaliste. I concetti di comunicazione, comunità linguistica e cultura sono discussi in dettaglio.
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Lingua come strumento per comunicare. Generale → si confrontano le lingue tra di loro per trovare punti in comune LA COMUNICAZIONE VERBALE COMUNICACIÓN COMMUNICATION COMMUNICATION KOMMUNIKATION PATRIMONIO REMUNERARE MATRIMONIO IMMUNE MUNICIPIO DUNQUE, QUALSIASI BENE REGALATO, QUALORA LO...
Lingua come strumento per comunicare. Generale → si confrontano le lingue tra di loro per trovare punti in comune LA COMUNICAZIONE VERBALE COMUNICACIÓN COMMUNICATION COMMUNICATION KOMMUNIKATION PATRIMONIO REMUNERARE MATRIMONIO IMMUNE MUNICIPIO DUNQUE, QUALSIASI BENE REGALATO, QUALORA LO RICEVO, L'ALTRO CAMBIA E IO MI DEVO PRENDERE CURA →DIVENTO RESPONSABILE DI QUELOO CHE MI VIENE DONATO Per i Romani la COMMUNICATIO → era qualsiasi tipo di SCAMBIO → DUNQUE è un termine molto ampio, con vari significati→ ma SCAMBIO DI BENI VIAGGIARE → per i romani erano COMMUNICATIO → la via era un luogo dove potevano scambiare i propri beni. SCAMBIO DI MESSAGGI → il dio MERCURIO era anche il dio dei mercati → infatti il nome MERCURIO ha la stessa radice di ‘’mercato'' ‘’merce'' CARO → le lingue dividono i significati ➔ Nel passaggio nelle lingue moderne → COMMUNICATIO è cambiato e si concentra sulla COMUNICAZIONE VERBALE → SEGNI ➔ Una COMUNICAZIONE ha SENSO → se l'altra persona la coglie COMUNICAZIONE VERBALE ➔ Comunicazione a PAROLE C'è una buona discussione su Comunicazione verbale e non verbale anche. ➔ Due psicologhi hanno fatto una ricerca→ l’impressione quando noi incontriamo per la prima volta è molto legata al primo colpo all'aspetto fisico nei PRIMI ISTANTI → la parte non verbale INIZIALMENE È PIÙ RILEVANTE Il contenuto della COMUNICAZIONE VERBALE è MINIMAMENTE TRADUCIBILE per quella non verbale. C'è uno sbilanciamente fortissimo tra le due, le quali ENTRAMBE SONO IMPORTANTI ➔ La comunicazione verbale è ovunque, anche dentro di noi → ONNIPRESENTE DOVE C’È LA VITA UMANA RAPPORTO TRA COMUNICAZIONE ED IL VIVERE INSIEME ➔ La comunicazione tra gli esseri viventi è una dimensione molto sviluppata e complessa. ‘’CHE COSA È UNA COMUNITA LINGUISTICA?’’ ➔ Nella linguistica contemporanea è molto recente → agli inizi del novecento → padre della linguistica è - FERDINAND DE SAUSSURE → COMUNITÀ LINGUISTICA = massa di persone che parlano la stessa lingua Quando sono a casa per sentirmi in una comunità un fattore linguistico è meno rilevante. ➔ Non è una garanzia → non è una condizione sufficiente → Noi di fatto possiamo litigare in italiano e non sentirci in comunità DELL HYMES → uno studioso che ha studiato gli amerindi → incuriosito da questi gruppi perché CONSERVANO LA LORO LINGUA E TRADIZIONI NONOSTANTE SIANO POSIZIONATI IN LUOGHI COMPLETAMENTE ANGLOFONI ➔ Andò in delle riserve per studiare la loro lingua e tradizioni → DA UNA PARTE AVEVANO UNA FORTE CONNESSIONE CON LE PROPRIE TRADIZIONI → MA PARLAVANO ANCHE L'INGLESE ED ERANO INTEGRATI NEL POPOLO ESTERIORE → LINGUE UN PO' MESCOLATE A SECONDA DELLE SITUAZIONI Il fenomeno si chiama → CODE MIXING Altro fenomeno si chiama → CODE SWITCHING → può essere con singolo interlocutore, oppure in più (io parlo a mia nonna in italiano e lei mi parla in dialetto) ➔ Questi AMERINDI avevano un buon dominio delle lingue → IL FATTO CHE POI RENDE LA COMUNITÀ È LA CONDIVISIONE DI UNA CERTA COLTURA L'APPARTENENZA AD UNA COMUNITÀ NON COINCEDE ALLORA CON IL PARLARE LA STESSA LINGUA, CI SONO MOLTE ALTRE COSE CHE FANNO LA COMUNITÀ STESSA. ➔ CONCETTO DI HYMES -- SPEACH COMUNITY → comunità data dal discorso, cioè ciò che si dice, non è importante la lingua, ma l'insieme dei discorsi che ci siamo fatti. STORIA CONVERSAZIONALE → CON OGNI PERSONA CHE HO PARLATO, MI RICORDO QUELLO CHE HO DETTO→ qualcosa che ci lega alle altre persone e crea queasta COMUNITÀ DI DISCORSO DISTINZIONE TRA SOCIETÀ E COMUNITÀ - Un conto dire che l'uomo è un animale sociale → bisogno degli altri persone per sopravvivere Ma la comunità è di più → ➔ ALTRI CONTRIBUTI - J. LOTMAN - B. USPENSKUSP HANNO MESSO IN RELAZIONE IL RAPPORTO TRA SOCIETÀ, COMUNITÀ - Ma dicono che c'è bisogno di un terzo elemento → CULTURA CULTURA 3 DEFINIZIONI DI CULTURA CHE DANNO QUESTI DUE STUDIOSI: 1. PATRIMONIO NON GENETICO CHE PASSA DA UNA GENERAZIONE ALL’ALTRA → tutto questo patrimonio c'è stato trasmesso attraverso la comunicazione Questa comunicazione ci ha fatto entrare in una comunità 2. ‘’GRAMMATICA’’ DI UNA SOCIETÀ → regole → nella cultura abbiamo un insieme di regole. Per esempio ‘’non si viene in uni nel costume da bagno’’ → REGOLE NON SCRITTE MA CHE SONO RADICATE → ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE. Le leggi → rappresentazione della grammatica di comportamento fondamentale di quella regione 3. INSIEME DI TESTI → messaggi, il senso depositato nei vari testi → un senso in comune che ci crea come comunità → quelli che fanno parte di una comunità non possono non conoscere determinati testi → è come un patrimonio PER CREARE UNA COMUNITÀ → CI VUOLE UN CULTURA CONDIVISA - Importante anche per un aspetto di cittadinanza ➔ IL SENSO CONDIVISO → CONSENSO, AVERE CONSENSO → riuscire ad elaborale la comunicazione per avere un consenso condiviso. RICONOSCERE LA RAGIONE DELL'ALTRO A VOLTE PUÒ DARE FASTIDIO RICONOSCERLA → se riusciamo a superare questo fastidio, il consenso è buono COMUNICATORE E COMUNICAZIONISTI -Come funziona la comunicazione verbale → COMUNICAZIONONISTA -Istinto scena mediatica, etc → COMUNICATORE I primi che si sono interrogati della comunicazione, comunicazionisti ? ➔ I GRECI → TRA 5 E 6 SECOLO AVANTI CRISTO → epoca della DEMOCRAZIA C’è una coincidenza storica tra lo sviluppo della democrazia e lo sviluppo dell-arte oratoria //| NASCE IL BISOGNO DI PERSUADERE GLI ALTRI DELLE PROPRIE OPINIONI ATTRAVERSO PERSUSIONE ACCATTIVANTE → TUTTO QUESTO PARLANDO. Ogni cittadino ha un diritto fondamentale → PARRESIA → basicamente il diritto di DIRE TUTTO ➔ La DEMOCRAZIA PIÙ IMPORTANTE È ATENE → potere più grande è il dibattito pubblico di persone →avviene nel AGORÀ→ piazza → dove si parla La parola in quest'epoca diventa la CHIAVE DEL POTERE IL POTERE → NON è SOLO UN POTERE FARE IMMEDIATO → MA ANCHE FARLO FARE AGLI ALTRI MANIPOLAZIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA → LA PROPAGANDA → discorsi, eventi, manifestazioni →un sacco di cose che vengono dette ma basicamente false ➔ IL POTERE NELLE POLIS CON QUESTO DIRITTO DELLA PARRESIA → GIUSTIZIA → VINCE LA PARTE CHE HA RAGIONE ‘’’ IL DISCORSO PUBLICO DELLA DEMOCRAZIA SI BASA FONDAMENTALMENTE SI DIVIDE IL LUOGO IN CUI SI PARLA È IL LUOGO DOVE EMERGE LA RAGIONE ➔ La condizione di base per fare avvenire la comunicazione è ASCOLTARE PERSUASION L'IDEA DI PERSUADERE IN LATINO ERA DI CONVINCERE L'ALTRO FACENDOGLI VEDERE IL VANTAGGIO DI FARE CIÒ CHE GLI VENIVA ORDINATO DI FARE Nella parola PERSUASIONE → qualcuno persuade perché vede qualcosa per sé - È il risultato della persuasione è la FIDUCIA → fondamentale quando ci sono ragioni più profonde alla propria base. → IO CI CREDO E DUNQUE MI FIDO Il senso condiviso produce una COMUNITÀ SOGLIA EPOCA CONTEMPORANEA ➔ Non esiste un modello sistematico della comunicazione verbale e le varie discipline vi si sono approcciate in modo differente. ➔ Attraverso l'analisi delle diverse scuole di pensiero e teorie a riguardo, si può giungere a delineare un modello di comunicazione verbale che sottolinea il rapporto tra la comunicazione e l'azione umana. => Platone affermava “DIRE È FARE" ➔ Il modello proposto dal libro è incentrato sui due fattori che rendono la comunicazione "verbale": la semiosi categoriale e la semiosi deittica. IL MODELLO COMUNICATIVO DELLA RETORICA CLASSICA ➔ RETORICA => studio della tecnica di produzione di un discorso o testo con funzione argomentativa e persuasiva. ➔ La retorica antica abbracciava i vari aspetti del discorso argomentativo (inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio). Aristotele sottolineava, inoltre, che i tre fattori costitutivi del discorso sono: - a. PARLNATE - b. DISCORSO (LÓGOS) - c. ASCOLTATORE ➔ Nell'antica Grecia, l'autorevolezza del cittadino coincideva con la sua capacità di ottenere consenso. ➔ La parola "potere” presenta due significati fondamentali: 1. Da un lato indica l'essere in grado di fare => disporre delle risorse necessarie per raggiungere determinati obiettivi. 2. In una seconda accezione significa essere in grado di far fare => capacità di fare in modo che gli altri aderiscano a un obiettivo e si impegnino per realizzarlo. La democrazia è l'organizzazione civile in cui il "potere del discorso” è l'unica forma di potere ammessa e quindi l'unico modo di far fare agli altri. Per questo scopo è necessario ottenere il consenso. POTERE SIGNIFICA ESSERE IN GRADO DI FAR FARE AGLI ALTRI PERSUADENDOLI CON UN DISCORSO. Perché la persuasione sia efficace, essa deve provocare un interesse positivo e il riconoscimento della ragionevolezza dell'argomentazione proposta (ragionevolezza condivisa). Se il potere agisce con violenza per ottenere un consenso solo esteriore, allora si tratta di manipolazione. Il cittadino viene ingannato senza che se ne renda conto e viene privato della capacità di giudizio (irragionevolezza condivisa). Persuadere > suadeo => consigliare, mostrare i vantaggi di una scelta. La persuasione produce una adesione del cuore del destinatario (fides). La fides è legata al concetto di foedus, cioè allenaza. Colui che viene persuaso è portato a credere. Tutti i termini di questo campo semantico si originano da pistis => credito che un parlante ottiene con il suo dire, adesione che si produce nel destinatario. (felicità dell'atto retorico) Nel processo persuasivo è fondamentale la dimensione logica, il logos e cioè un ragionamento ben costruito. → Ogni discorso presenta 2 LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE: 1) CREAZIONE 2) RIFLESSIONE SUI CONTENUTI C'è inoltre un nesso tra comunicazione e finalità. → Per attivare un processo persuasivo occorre che vi sia la percezione del fatto che quella decisione riguarda me, i miei interessi e i valori in cui credo. MODELLI STRUTTURALISTI E FUNZIONALISTI Modelli elaborati nel corso del Novecento. 3. Nello STRUTTURALISMO prevale la componente “meccanica", la struttura della comunicazione; 4. il FUNZIONALISMO si focalizza invece sulle funzioni che svolgono i diversi componenti della comunicazione. STRUTTURALISMO SAUSSURE => CIRCUIT DE LA PAROLE Secondo il linguista ginevrino gli interlocutori discorrono scambiandosi segni. ➔ Ognuno dei due produce dei segni materiali e decodifica quelli prodotti dall'altro attraverso la conoscenza della lingua (questo presuppone che i due parlino la stessa lingua). ➔ La LINGUA viene considerata come un "patrimonio mnemonico virtuale". ➔ Parlare significa scegliere nel proprio patrimonio virtuale i messaggi adeguati, attivarli e trasmetterli all'interlocutore. ➔ Quest'ultimo provvede a decodificarli ricostruendone il significato. ➔ Si tratta di un modello codifica/decodifica. BLOOMFIELD Egli considera il linguaggio come uno dei molti livelli del comportamento umano (= insieme strutturato di stimoli e risposta). Anche il linguaggio verbale nasce da uno stimolo e produce nel destinatario una risposta. BÜHLER Elabora il concetto di lingua come strumento per comunicare. Egli si concentra sull'analisi delle funzioni del segno. Ogni segno è in rapporto con elementi differenti e con questi instaura delle relazioni diversificate che comportano specifiche funzioni: - In rapporto con la realtà che rappresenta => il segno è SIMBOLO => funzione di RAPPRESENTAZIONE - In rapporto con il mittente => il segno è SINTOMO => funzione di ESPRESSIONE - In rapporto con il ricevente => il segno è SEGNALE => funzione di APPELLO Il segno è il nodo centrale della relazione tra gli interlocutori e la realtà JAKOBSON Preso atto che i testi servono per comunicare, egli distingue i testi in base alla loro specifica funzione comunicativa. I testi servono per: - Rispondere all'esigenza di esprimersi => FUNZIONE EMOTIVA - Descrivere un aspetto della realtà => FUNZIONE REFERENZIALE - Mantenere attivo contatto con l'interlocutore => FUNZIONE FATICA - Spiegare il significato di una parola => FUNZIONE METALINGUISTICA - Dare un ordine => FUNZIONE CONATIVA - Creare qualcosa di bello un testi ha solo loiea, => FUNZIONE POETICA Le funzioni sono tutte presenti, con diversa rilevanza, in un testo. La funzione prevalente del testo dipende dal suo orientamento verso uno dei sei fattori costitutivi LA PROSPETTIVA PRAGMATICA Qualcosa concreta nel fare → FARE Platone → il dire è uno dei fari → noi facciamo tante cose nella vita, ed una delle tante azioni che facciamo è PARLARE AUSTIN => TEORIA DEGLI ATTI LINGUISTICI 5. Scrive l'opera "How to do things with words" → egli considera la comunicazione verbale come vera e propria AZIONE. - → Il solo fatto di pronunciare una parola produce un cambiamento nella situazione reale => l'uso di queste parole che comportano una modifica della situazione circostante viene definito USO PERFORMATIVO. Nel momento in cui io prometto qualcosa → ha un effetto sulla realtà → una volta che prometto e la promessa è stata mantenuta o meno → ha degli effetti sulla realtà N.B. ogni uso del linguaggio è performativo nella misura in cui realizza un'azione che provoca un cambiamento nell'ambiente circostante Ogni atto linguistico comporta tre diverse azioni: 1. ATTO LOCUTIVO (atto stesso di parlare) 2. ATTO ILLOCUTIVO (il parlante intende compiere attraverso l'atto locutivo una vera e propria azione) 3. PERLOCUTIVO (una azione che provoca un certo effetto sul destinatario) SEARLE Approfondisce il livello illocutivo per cercare di identificare la tipologia di atti che il parlante può compiere attraverso il linguaggio: - ATTO RAPPRESENTATIVO - ATTO DIRETTIVO - ATTO COMMISSIVO (comporta impegno per fare in modo di realizzarlo) Domande → tipo di azione verbale che richiede un tipo di risposta verbale GRICE Secondo Grice, nell'atto comunicativo i parlanti tengono conto di tutti quei requisiti che rendono il messaggio comunicativamente adeguato. Il destinatario cerca di ricostruire e cerca di capire il senso → perché noi diamo per scontato che ci sia un senso Gli interlocutori non sono disposti a ipotizzare che un messaggio sia insensato → PRINCIPIO DI COOPERAZIONE - Ci deve essere un senso - Ma questo comportamento NON È SCONTATO - Quando noi abbiamo questa consapevolezza noi sappiamo benissimo che l'altro si aspetta di dargli una risposta che abbia senso Questi sono ricondotti a quattro categorie: 1. QUALITA' - "non dire quello che ritieni falso" e "non affermare cose di cui non hai prove". 2. QUANTITA' - la quantità dell'informazione trasmessa non deve essere né troppa né troppo poca. SE CE N’È TROPPA CI MANDA IN CONFUSIONE → NON È ABITALE 3. RELAZIONE - la comunicazione deve essere pertinente 4. MODO - si devono evitare oscurità e ambiguità e bisogna perseguire la brevità e l'ordine. Egli si rende conto che in alcuni casi le quattro massime vengono disattese → ma i parlanti recuperano il senso attivando dei processi inferenziali. SPERBER e WILSON Partendo dagli studi di Grice, elaborano la TEORIA DELLA PERTINENZA. Essi sottolineano l’importanza del contesto (di cui fanno parte anche i parlanti stessi) la pertinenza di un messaggio dipende dal rapporto tra gli a. effeti contestuali che un messaggio produce e b. gli sforzi cognitivi necessari per interpretarlo. Il messaggio è tanto più pertinente → quanto più modifica il contesto → e quanto minore è lo sforzo cognitivo richiesto per interpretarlo. ➔ COM SCAMBI DI SEGNI CHE PREDUCE SENSO PROPOSTA DI SINTESI TEORICA ATTO COMUNICATIVO è un EVENTO COMUNICATIVO → produce un cambiamento nel destinatario e questo cambiamento è il senso della comunicazione. (EVENTO è, infatti, una qualsiasi cosa che accade e che ci tocca, ci cambia e ci muove => il destinatario deve “ascoltare” e lasciarsi coinvolgere). 6. Gli ATTI COMUNICATIVI vengono prodotti per comunicare un messaggio che sia dotato di senso. a. La parola presenta una grande POLISEMIA. b. Molto spesso viene utilizzata nella forma “non ha senso” e, quindi, con una accezione negativa. c. Questa espressione esprime infatti il CONCETTO DI INSENSATEZZA. 7. Ma…. ESISTE IL NON-SENSO? a. il non-senso NON può essere l’ultimo livello, il vero messaggio di un testo (in qualunque caso il mittente sta cercando di comunicare qualcosa). L’uomo è un animale che ha inevitabilmente senso. b. LA COMUNICAZIONE COINCIDE COL SENSO c. Nella dimensione comunicativa il non-senso non esiste. 1 esempio --TEATRO DELL'ASSURDO → Il teatro dell'assurdo è un movimento teatrale emerso nel dopoguerra I PERSONAGGI spesso si trovano in situazioni senza logica, ----dialogano in modo frammentato o ripetitivo ----affrontano l'assurdità dell'esistenza. Gli autori più noti includono Samuel Beckett ed Eugène Ionesco. L'OBBIETTIVO → è rappresentare la CONDIZIONE UMANA PRIVA DI SENSO e L’IMPOSSIBILITÀ DI COMUNICAZIONE AUTENTICA → SOFFERENZA UMANA DI DIALOGO DI COMPRENSIONE SONO TESTI SUPER EFFUCACI PER MOSTRARE I BISOGNI CHE UN UOMO HA DI RAPPORTARSI PER GLI ALTRI INSENSATEZZA → utilizzata dall'autore per dire a noi che vi è una necessità drammatica del dialogo → in un mondo in cui prevale la forza è un uomo in cui l'uomo non può vivere 2º ESEMPIO "colourless green ideas sleep furiously." (N.Chomsky). La correttezza grammaticale non è tutto, infatti in questa frase è insensata, esiste un rapporto tra grammatica e senso. La frase in sè e per sè non ha senso, ma immersa in un contesto più ampio ha senso. 3º ESEMPIO → J.CARTA Ha evidenziato due aspetti: 1. Chi ci conosce ci capisce più facilmente → la famigliarità riesce a connettere il discorso 2. Persona che cerca di dire qualcosa ma è consapevole di non essere in grado di esprimere → anche se non riusciamo a capire bene, ma siamo tutti perfettamente in grado di coglierla → perché il senso di cercare una comunicazione con l'altro ce l'hanno eccome IL PRINCIPIO DI RICONOSCERE L’UMANITÀ dell’altro avviene anche quando interagiamo con qualcuno che non parla la nostra lingua → qui scatta il PRINCIPIO DI COORDINAZIONE impegno-> tempo; economico; energie spese [sacrificio-> non poter fare altre cose -> energie spese] de-cidere tagliare via-> tagliare la testa al toro= tirare via le possibilità di intraprendere strade diverse SINTASSI - Noi a partire dalle nostre esperienze tiriamo fuori degli elementi e li rimettiamo insieme. - Combinazione possibile di elementi che rappresentava un senso sensato. - Capacità dell'uomo di tirare fuori degli degli elementi e progettare un qualcosa, un progetto che si svolgerà con un grande quantità di energie - IL DESIDERIO GUIDA L'AZIONE MA ANCOR PRIMA LA FA NASCERE - IL SOGGETTO CONOSCE, DESIDERA E IMMAGINA, DECIDE DI PERSEGUIRE IL SUO SCOPO → catena di realizzazione AZIONE. L’azione è orientata ad un VANTAGGIO PERSONALE. La mia AZIONE risponde ad una CAUSA: ho una percezione, ovvero una conoscenza della condizione attuale che posso valutare e contemporaneamente mi immagino un mondo migliore, diverso e possibile. La SINTASSI → è una capacità molto complessa che scaturisce dall’aver messo insieme delle esperienze regresse che danno origine a desideri di tipo diverso. Guardando l’esperienza quotidiana è RARO CHE VENGANO PERSEGUITE AZIONI INDIVIDUALE: non mettiamo in atto da soli una catena di realizzazione dall’inizio alla fine. Es. Luigi studia alla mattina, ma è inefficiente; d. decide dunque di bere un caffè e intraprende la catena di realizzazione che gli permette di bere il caffè. e. La serie di azioni molto diverse tra di loro che implicano abilità e conoscenze può essere considerata un’azione individuale, autonoma. f. Pochissime delle nostre azioni hanno una struttura singolare, poiché più dinamiche e coinvolgono altri soggetti. g. Ecco la JOINT ACTION (azione congiunta). h. Ogni soggetto entra nell’azione con una propria catena di realizzazione e un proprio obiettivo (azione della nonna che coopera con quella di luigi). Nella joint action assistiamo ad 8. Un’AZIONE COOPERATIVA → ovvero un secondo soggetto agisce insieme al primo per un piccolo tratto dell’azione in modo da favorire l’azione del primo soggetto. a. L’azione cooperativa si caratterizza per un gruppo di soggetti che operano per uno scopo condiviso. b. Un’azione di interazione nella quale le azioni sono interdipendenti. Es. Luigi viene a studiare in uni e sente il bisogno di un caffè, decide dunque di entrare in un bar: entra così in uno SPAZIO DI INTERAZIONE → spazio predisposto da una comunità per svolgere una determinata azione dove sono presenti anche altre persone. dal punto di vista dell’azione ci sono DUE SOGGETTI (Luigi e barista) i quali sono inseriti in due film diversi: - Luigi che deve studiare per l’eesam ed il barista è un professionista che si deve guadagnare da vivere con la sua attività. - I due soggetti hanno due scopi totalmente diversi → ma che per un attimo operano in un’azione congiunta: la realizzazione della prima azione è necessaria per la realizzazione della seconda e viceversa. - Interazioni di compravendita, interazioni professionali, percorso universitario -> interazioni in cui la buona riuscita dell’azione di uno determina la buona riuscita dell’azione dell’altro. AZIONE DI COMPETIZIONE - due soggetti indipendenti si prefiggono un dato obiettivo le cui catene di realizzazione ad un dato punto si incontrano. Es. Luigi deve trovare degli amici e il fratello deve fare la spesa e ad entrambi serve la macchina. - Si cerca dunque una soluzione al problema discutendo e argomentando con l’atro. - L’azione individuale non implica comunicazione; - nella joint action ad un dato punto della catena di realizzazione il soggetto deve comunicare con altri soggetti al fine di coordinare le loro azioni per raggiungere lo scopo. Es. Luigi dice che vuole il caffè – Il barista chiede i soldi. - Argomentazioni per spiegare e farsi valere per avere la macchina → conversazione per trovare una soluzione alla competizione. Le joint actions sono il quadro all’interno del quale si svolge l’azione comunicativa. Queste azioni si caratterizzano per la presenza di più di un soggetto. Le azioni congiunte sono prevalentemente verbali (spiegazioni di linguistica, argomentazioni, cooperazione, litigi…). SEMIOSI La SEMIOSI è la correlazione fra suoni e sensi → SEGNI fenomeno che caratterizza il messaggio secondo il quale noi percepiamo degli stimoli sonori e ne riconosciamo alcuni come capaci di riportare un senso (capacità tipicamente umana – spiegata già sopra / bambini di barbarossa). - SUONI, INTONAZIONE E CADENZA - Segni - MESSAGGI come PORTATORI DI SENSO → anche se ascoltiamo due persone che scambiano suoni di una lingua a noi estranea → riconosciamo che è in atto uno SCAMBIO COMUNICATIVO, anche se non siamo in grado di comprenderne il senso. SAUSSURE SENSO ------------------- Barra semiotica struttura biplanare SUONO L’immagine acustica (Saussure) è ciò che ci permette di comprendere ciò che ci viene detto; oggi si parla di strategie di manifestazione, di come si manifesta la componente del sensO Il funzionalismo aggiunge il concetto che le strutture sono inserite al fine di manifestare un senso, ovvero la parte più importante del messaggio, il quale può essere totalmente esplicito o dipendere molto dalla capacità di interpretazione dell’ascoltatore - parlando di una lingua come un SISTEMA DI SEGNI - parla di un SISTEMA SEMIOTICO → corrispondenza fra FONETICA e SIGNIFICATO, - PASSAGGIO dal SUONO al SENSO. - Saussure però RIDUCE la LINGUA ad UNA SOLA COMPONENTE → L'OSTENSIONE e l’ INFERENZA → NON ESISTONO - le SOGGETTIVITÀ IMPLICATE→ sono SECONDARIE e poco presenti nell’analisi Luigi ha gettato la spugna e lasciato il gruppo di teatro. Luigi ha inciampato nel tappeto e ha rovesciato il succo CONCETTO DI CORNICE → Dentro ad ogni cornice c’è un messaggio; guardando dentro la cornice interpretiamo, riconosciamo delle immagini che ci trasmettono qualcosa (es. la mano nel quadro è una mano finta, rappresentativa, che vuole richiamare l’idea di una mano vera). Copertina: quadro in cui sono rappresentate due donne, una regge una lettera l’altra ascolta; queste due donne, la lettera e ciò che sta intorno è fittizio, ma noi interpretiamo ciò che vediamo dentro e ci riconosciamo una situazione reale che può effettivamente verificarsi. Leggiamo la scena che ci comunica un senso, se guardiamo fuori dalla cornice-copertina vediamo la realtà. Il mio sguardo è diverso: 1. All’interno della cornice guardo per comprendere, capire 2. Al di fuori vedo gli oggetti reali che possono servirmi Guardiamo alcune cose in un modo completamente diverso da come ne guardiamo altre: spesso cerchiamo di andare oltre la barra semiotica, di interpretare e comprendere il messaggio che mi deve passare, ciò che c’è all’interno della cornice. Così succede come quando si ascolta un discorso: mi soffermo sul rumore prodotto dalle parole, isolandolo da altri rumori inutili che possono interferire; faccio questo per poter superare la barra semiotica andando al di là della percezione fisica al fine di comprendere il senso del messaggio. Esistono dunque due piani: 1. Piano fisico di percezione 2. Piano del senso che mi viene comunicato e che sono chiamata a scoprire LINGUE STORICO-NATURALI Le lingue sono vive per il fatto che, essendo sempre parlate, non sono rigide, dunque continuano ad volversi ed espandersi. Le modifiche sono continue → la MIGRAZIONE dell’influenza dei termini inglesi nelle varie lingue. Le lingue hanno un tempo di utilizzo → ma allo stesso momento ne nascono nuove come l'inglese PIDGIN → non si è totalmente a conoscenza del versioni semplificati di lingua per facilitare (in inglese: /'pɪdʒɪn/) è una lingua derivante, nel corso di una generazione, dalla mescolanza di lingue di popolazioni differenti, venute a contatto a seguito di migrazioni, colonizzazioni e relazioni commerciali CREOLO → è un pidging che è diventato la LINGUA D'USO DI UNA GENERAZIONE LINGUE SONO NATURALI → patrimonio non genetico → ASSOLUTAMENTE NECESSARIO -ci permettono di formulare segni Cultura come il patrimonio non genetico che viene trasmesso in una comunità da una generazione all’altra. I genitori trasmettono ai figli un patrimonio genetico, ma anche un patrimonio culturale, di valori, di insegnamenti, di usi e costumi (…): solo il patrimonio genetico non è sufficiente alla nuova generazione. Oltre al patrimonio genetico/fisico, difatti, il cucciolo di umano deve ricevere anche un patrimonio culturale in senso ampio (parola, saper comunicare e lingua, leggi, norme, tradizioni, usi e costumi, valori, opinioni, storia, …) sul quale si basa l’esistenza di una comunità. Si può facilmente notare come il patrimonio genetico sia simile a tutti gli esseri umani, mentre quello non genetico è totalmente differente e dipende dalla comunità di appartenenza (si distingue da Paese a Paese, ma anche da una regione geografica all’altra). La psicologia ha osservato che la parola è un mezzo per introdurre il bambino nella comunità, difatti se nel periodo infantile al bambino non vengono rivolte attenzioni, cure, coccole e discorsi da parte degli adulti, questo può arrivare a sviluppare patologie quali l’anoressia o addirittura giungere alla morte. a. Federico II Barbarossa I primi studi in merito a questo soggetto sono stati effettuati da Federico II Barbarossa, il quale voleva scoprire quale fosse la lingua originaria parlata dall’uomo. Da dove viene la diversità delle lingue? (Babele) Qual è stata la prima lingua parlata dall’uomo? Barbarossa cerca la lingua di Abramo ed effettua degli esperimenti su dei bambini isolandoli in modo da impedirgli di avere insegnamenti o contatti con la cultura della loro comunità per capire che lingua parlassero tra loro. “I bambini intristivano e morivano” affermano i documenti degli studi condotti da Barbarossa; i bambini privati delle ninnenanne, dell’accudimento e delle parole degli adulti sviluppavano una profonda depressione: l’essere umano ha BISOGNO di comunicazione, la sua assenza comporta anche risvolti fisici e psicologici. La comunicazione serve per mettere in contatto una comunità con la propria cultura. Victor de l’Aveyron Victor de l’Aveyron visse alla fine del 1700 che venne catturato e allevato dai lupi nei boschi francesi. All’età di sedici anni fu strappato dalla vita selvaggia, consegnato alla società scientifica francese e affidato al medico Itard, il quale ne studia e descrive i comportamenti. Victor è visto come un selvaggio (“Il soggetto presenta un aspetto da essere umano, la cui umanità però viene messa in dubbio”), soprattutto perché studiato nel periodo dell’illuminismo quando la ragione e la razionalità umana erano il perno del pensiero del tempo. Victor venne dunque recluso sotto l’occhio vigile di una governante, la quale lo obbligava a comportarsi come un essere umano. Egli non imparò MAI a parlare (“Egli non riusciva a recuperare il segno del parlato”), non capiva come la parola latte potesse corrispondere al cibo che gli veniva dato – per lui rappresentava una mera successione di azioni che lo portava ad avere ciò di cui necessitava. L’assenza di linguaggio fino all’età di sedici anni non poté mai essere colmata. Itard descrive lo sguardo di Victor come irrequieto poiché il ragazzino non capì mai le cose che gli stavano intorno, la nuova realtà in cui egli si vedeva immerso gli risultava incomprensibile e insensata poiché troppo lontana da quella in cui aveva trascorso l’infanzia. La comunità insegna al piccolo d’uomo il senso della realtà che lo circonda. Negli atti comunicativi la comunità accoglie i suoi nuovi membri ai quali consegna il senso della realtà attraverso la cultura. Ogni lingua ha un modo particolare di descrivere, catalogare e vedere la realtà (nuova comunità – nuovo modo di concepire la realtà). c. Amala e Kamala Amala e Kamala sono due sorelle vissute per dieci anni con le scimmie e in seguito affidate ad una famiglia protestante. In questo caso si ha un tentativo di recupero dell’umanità delle ragazze, ma tramite metodi meno invasivi e meno crudeli; inoltre, si hanno anche meno documentazioni in quanto non è stato redatto uno studio scientifico, ma la famiglia affidataria ha cercato di recuperare le due ragazze in un’ottica di reintegrazione nella comunità. Queste due bambine erano sempre vissute insieme, dunque avevano sviluppato un sistema di comunicazione tra loro ed erano così state facilitate nell’insegnamento della lingua (a differenza di Victor). Helen Keller Helen Keller (fine 1800) fu una bimba che a un anno e mezzo, a seguito di una violenta convulsione, divenne cieca e muta: non ebbe dunque la possibilità di imparare a parlare. I genitori, data la situazione non le imposero alcuna norma o restrizione e la bambina crebbe come una selvaggia poiché i genitori non sapevano come educarla, come prenderla. Helen racconta che si rendeva conto che i genitori muovevano la bocca e facevano azioni per cui lei era esonerata a causa del suo problema fisico e questo le provocava degli accessi di rabbia. A sei anni i genitori, non potendo più sostenere la situazione iniziarono a cercare un collegio o un istituto di malattia mentale (è solo più recentemente che è stata fatta la distinzione tra sordità e ritardo mentale) in cui rinchiuderla, ma senza mai trovare il coraggio per farlo; infine decidono di chiamare una governante la quale insegna alla bambina alcuni segni per comunicare, ma (come successe per Victor) la bambina non collega i segni alle parole e ai concetti poiché li vede solo come un gioco. A diciotto mesi, però, Helen cominciava a pronunciare, ad ascoltare e ripetere le parole che i genitori le dicevano, dunque nella sua memoria c’è un ristagno di questi ricordi che la porteranno in seguito a collegare i segni, le parole, i suoni e gli oggetti. Questo le permette di recuperare l’aspetto comunicativo ed educativo; la ragazza impara a parlare mettendo le mani in bocca alla governante per comprendere la disposizione degli organi fonatori. La trasmissione del patrimonio non genetico ha un legame molto importante con la libertà: si parla infatti di un MARGINE DI UMANITA’, secondo il quale la cultura nella quale siamo immersi, allevati ed educati fa ciò che siamo; solo da adulti, però, abbiamo la facoltà di accettarla o rigettarla o criticarla. Non è automatica la trasmissione del patrimonio culturale poiché essa dipende anche da una componente personale, di giudizio del soggetto. Se non ci fosse questa sorta di libertà, il senso di appartenenza alla comunità sarebbe molto labile poiché deve essere implicato anche un senso di responsabilità che non può che derivare che dalla libertà di scelta. Ogni soggetto deve sentirsi libero di fare scelte e di conseguenza sviluppa un senso di responsabilità nei confronti della cultura che gli viene trasmessa e verso quella che poi dichiarerà come propria. LINGUA DI ADAMO CONCETTO → nasce per le troppe lingue 9. STUDIO DI MELCUK a. Chi traduce è il primo destinatario → che non è solo un meccanismo b. Il compito fondamentale del traduttore è chinarsi sul testo di partenza per coglierne il significato c. Il tema della traduzione, che venne trattati da Mel’cuk: chi traduce è in verità il primo destinatario del , ciò non si può tradurre senza capire. d. Parlando di PLURILINGUISMO si usa il simbolo della TORRE DI BABELE (nella Genesi è un simbolo negativo, che indica la maledizione e la punizione). Il racconto della Torre (cap.10), gli uomini si sono già divisi secondo tribù e lingue. Nel cap.11 le espressioni utilizzate per sottolineare come non riescono più a comunicare (lingue diverse), in realtà non fanno riferimento alle diverse lingue,ma al fatto che non riescano più a cooperare-> la capacità di comunicare espressa come “unico cuore, unica lingua”. Lo stop alla costruzione della torre non è dovuto alla diversità delle lingue, ma al fatto che gli uomini continuino a litigare ed a entrare in conflitto. ——> Venne sperata la diversità delle lingue come ragioni di incomprensioni. La nostra cultura ci aiuta o ci può anche impedire di attraversare la barra semiotica (nel quadro giapponese riconosciamo il valore semiotico, ma non riusciamo a comprenderne il senso perché non appartiene alla nostra cultura) 10. La parola è una linea che si crea nel tempo in cui uno parla, nel momento in cui il discorso viene prodotto e creato per poi essere percepito dall’ascoltatore. Il senso però diviene una cosa unitaria nella mente dell’ascoltatore, e si sintetizza come un’unità. Ciò significa che la semiosi (relazione suono-significato) non è una semplice somma di parole, ma i piccoli pezzetti sono dei fattori che collegati tra loro portano alla creazione di un qualcosa di nuovo, originale. Il senso non è una somma di pezzi, ma un prodotto; esso è il risultato dell’interrelazione degli elementi che costituiscono il messaggio. Nelle lingue storico-naturali la semiosi procede in un modo molto particolare perché c’è una linearità nella successione di pezzi → ma il senso non è la semplice successione di questi pezzi, ma è un qualcosa di unitario che ne scaturisce. → Esistono due tipi diversi di semiosi (=correlazione tra strutture linguistiche e comunicazione): 1. SEMIOSI CATEGORIALE - è un concetto della semiotica e della teoria della comunicazione che riguarda il processo attraverso il quale categorie cognitive o concettuali vengono costruite, interpretate e comunicate attraverso i segni. - In questo contesto, una "categoria" è un insieme di concetti o oggetti che condividono determinate proprietà, e la semiosi si riferisce al processo di produzione e interpretazione dei segni (dal greco "sēmeion", che significa "segno"). - Nel caso della semiosi categoriale→ i segni non si limitano a rappresentare oggetti concreti o concetti isolati →ma partecipano alla costruzione e all'organizzazione di insiemi di categorie che facilitano la comprensione del mondo e delle relazioni tra i concetti. - Questo implica che attraverso i segni non solo rappresentiamo la realtà, ma la organizziamo in categorie, costruendo una rete di significati che ci aiuta a dare senso all'esperienza. - Ad una parola di una lingua corrisponde un dato significato. + Andrea è inciampato nel tappeto e ha rovescia il succo di mir Andra he gettato la spugna e ha abbandonato il coro del quartiere - Ciascuna di queste parole ci rappresenta una 2. SEMIOSI DEITTICA (o deissi) - Parola che deriva dal greco (deìknymi) che significa “additare” - La semiosi deittica è un “additamento verbale” - La parola mi spinge a guardare fuori il discorso → contesto della comunicazione - Dandanal significato un'isruzione / devi ve - La semiosi deiettica → è un concetto utilizzato nel campo della semiotica e riguarda il modo in cui i segni, simboli o linguaggi orientano l'attenzione del destinatario verso un oggetto, una persona o una direzione specifica. - Il termine "deiettica" deriva dal greco "deiknymi", che significa "indicare" o "mostrare". - In pratica, la semiosi deiettica si riferisce a quei processi comunicativi che "puntano" a qualcosa, come un segno che rimanda a un determinato oggetto o contesto. - Un esempio comune di semiosi deiettica è l'uso dei DEITTICI SPAZIALI e TEMPORALI, come 1. i pronomi dimostrativi ("questo", "quello"), 2. gli avverbi di luogo e tempo ("qui", "ora", "l, adesso") 3. e i GESTI, che indirizzano l'attenzione di qualcuno verso una particolare entità o luogo nel mondo reale. Nella semiosi deittica per verificare quello che l’altro mi sta dicendo non basta la pura conoscenza della lingua, ma devo stabilire un nesso con la realtà che viene evocata parlando. (oggi, domani, ieri, adesso) I deittici (elementi che agganciano il discorso alla realtà) stabiliscono diversi nessi con la realtà e sono detti: TEMPORALI Viene agganciato un momento della realtà che viene orientato a seconda del momento della situazione. Attraverso i deittici vado ad indicare dei momenti reali posti prima, dopo o durante il mio discorso. ES. L’adesso della comunicazione è il momento in cui parlo. L’oggi della comunicazione è l’arco delle 24 ore che include il momento in cui parlo. Il domani della comunicazione sono le 24 ore successive. --------- Il punto zero è il momento in cui sto parlando PERSONALI a. Attraverso l’uso dei pronomi si possono indicare diversi soggetti (a lei, a me, a te, io, …). b. Il punto zero in questo caso è la persona che parla e l’orientamento è la diversa persona a cui si rivolge il discorso. es. A lei piace la pioggia. TESTUALI ES → pollicno si svegliò l'indomani ammalò Ha due direzioni - Quando uso un deittico esso fa riferimento al concetto - Quando ho il testo, che sia scritto o meno, il deittico è una parola che costituisce il testo SPAZIALI c. Indicano una diversa posizione nello spazio a seconda della posizione del parlante. es. qua, lì, là, … MODALI Indicano un gesto es. Luigi era alto così. (addito all’interlocutore un gesto che deve vedere per capire cosa gli sto dicendo) I NOMI PROPRI Essi si distinguono dal nome comune perché esprimono un modo di essere, c’è una CATEGORIALITÀ corrispondete l nome proprio funziona come un deittico perché per poterlo usare devo avere una condivisione di conoscenza con l’interlocutore; necessito di un contesto comunicativo condiviso. Le info recuperate sono info esperienziali, legate alla realtà e non categoriali o linguistiche come per i nomi comuni. es.ho perso un m L'OSTENSIONE - Il terzo fattore della comunicazione verbale è l’ostensione; questo è un altro elemento che contribuisce alla formazione del testo chiamando in causa il contesto, ma in un modo diverso dalla deissi. - La parola ostensione significa mostrare. es. Ma è fuori, quella! Ma guarda quella!!! Ma cosa stai facendo? Tutte queste espressione hanno senso, contengono tutti deittici (quella) e che sono composti da semiosi categoriale e sintemi (è fuori); tutte queste espressioni però necessitano di essere ambientate, contestualizzate per essere comprese a fondo. Da ciò studiamo che esiste un altro elemento per creare il messaggio: l’ostensione sono tutti quegli elementi della realtà che entrano a fare parte del senso del nostro discorso. Ci accorgiamo che questi elementi sono fondamentali perché li riconosciamo come fattori costitutivi del senso, del significato del messaggio. Il contesto è formato da milioni di cose che entrano a fare parte del discorso. L’ostensione si distingue dalla deissi perché l’ostensione non ha un corrispettivo lessicale/grammaticale → non ci sono riferimenti linguistici agli - elementi ostensivi Questi elementi ← portati all’interno del discorso in modo totalmente autonomo rispetto al sistema linguistico sono gli interlocutori che →considerano quali elementi della realtà sono importanti per il discorso in atto, IL SESNSO L'INFERIENZA - Inferenza significa ragionamento → esso è il termine tecnico attraverso il quale a partire da delle informazioni ne estrapoliamo altre. es. ADESSO BASTA, METTI VIA, TRA MEZZORA SI MANGIA La connessione non viene esplicitata → ma noi capiamo dalla spiegazione che la madre dice che se il bimbo magia ancora arriverà - Gli esempi sopra ripotati fanno parte dell’inferenza comunicativa (info che io posso ipotizzare, estrapolare da ciò che mi viene detto). - L’inferenza comunicata si ha quando faccio un ragionamento e lo comunico al destinatario. Esiste la -COMUNICATA - COMUNICATIVA l'inferenza è il ragionamento ce viene svolto nel discorso, ma deve agire anche in maniera più pervasiva negli altri elementi della comunicazione Nella nostra mente quando vediamo qualcosa non c'è il suono ma - UN’IMMAGINE ACUSTICA → LA QUALE è ASSOCIATA AL CONCETTO PRIMO MI BASO SU CONCETTO → POI FA LA SUA ENTRATA ACUSTICA → E POI IL SUONO 11. IL SUONO CAMBIA TANTISSIMO 12. ANCHE LA PRONUNCIA L’immagine acustica (Saussure) → è ciò che ci permette di comprendere ciò che ci viene detto; STRATEGIA DI MANIFESTAZIOE a. Lessemi b. Morfemi c. Sintassi d. Ordine della frase e. Intonazione oggi si parla di strategie di manifestazione, di come si manifesta la componente del senso. Il funzionalismo aggiunge il concetto che le strutture sono inserite al fine di manifestare un senso, ovvero la parte più importante del messaggio, il quale può essere totalmente esplicito o dipendere molto dalla capacità di interpretazione dell’ascoltatore. Questi elementi sono intrecciati fra loro nella frase per esprimere il senso che vogliamo far passare. Un’unica strategia di manifestazione può indicare una molteplicità di valori; da questo deriva l’indeterminatezza delle strutture linguistiche. Fuori contesto una struttura linguistica richiama il valore più immediato e comune → ma inserita in un contesto la si può usare con valori molto diversi. Polisemia = il rapporto tra una strategia di manifestazione e la pluralità di valori ad essa amputati. Struttura polisemica = unica struttura che rimanda a più significati. Es. Prestare 1 Luigi ha prestato a Mario il libro. 2 Luigi ha prestato attenzione alle spiegazioni di Maria. 3 Luigi ha prestato aiuto al ferito. 4 Luigi ha prestato servizio queste ultime due sono strutture linguistiche che necessitano del f. Luigi ha prestato giuramento verbo prestare come sostegno All’interno della polisemia possiamo sempre trovare un valore preferenziale → Esso è il valore più frequente, più scontato tra i valori possibili. I valori possibili non sono infatti sullo stesso piano, A seconda del discorso c’è un valore che è più atteso di altri SIGNIFICAZIONE → unico valore che gli interlocutori intende e il destinatario indovina Parola nipote ‘’ mio nipote all'asilo’’ g. di zio h. di nonnoa 13. dal momento che traduco in un'altra → devo sapere cose sulla famiglia 14. devo avere piu info SENNÒ CONCETTO DI POLISEMIA La polisemia è il fenomeno linguistico per cui una parola o un'espressione ha più significati, spesso correlati tra loro per origine o associazioni d'uso. A differenza dell'omonomia (in cui due parole con significati diversi condividono la stessa forma senza una relazione di significato), nella polisemia c’è una connessione semantica tra i vari significati. CONCETTO DI DIFFERENZA TRA SEMIOSI E IMPLICAZIONE Per noi la realtà è piena di implicazioni Es: oggi c'è il sole quindi non prendo l'ombrello Semplicemente situazione atmosferica che noi interpretiamo dando degli effetti. C'' è un senso a tutto quello che succede → Questo però è DIVERSO DALLA SEMIOSI COMPETENZA SEMIOTICA → è una capacità che ha ogni singolo umano ed è come se la proiettassimo su tutta la realtà…anche su eventi che non hanno senso e ci chiediamo cosa vuol dire. Prendere un elemento semiotico e guardarlo → dal punto di vista fisico → trattiamo l'evento semiotico come AZIONE Oppure quando sentiamo una canzone ma ci delude il testo → distingua dal messaggio alla voce che è buona EPISTEMOLOGIA E METODO La conoscenza parte dall'osservazione della realtà - In che senso la linguistica è una scienza? - Che tipo di conoscenze ci dà? - La scienza parte fondamentalmente dall'osservazione della realtà e così fa la linguistica. - Il metodo è la strada che bisogna fare per arrivare alla conoscenza. - Il discorso scientifico (STEM) è un discorso rigoroso. L'idea che abbiamo di rigoroso è molto limitata, va a restringere enormemente l'ambito: le scienze dure ed esatte sono rigorose, mentre tutto il resto no Il discorso rigoroso deve essere razionale→ basato sulla ragione → deve avere un fondamento Per epistemologia si intende quel discorso scientifico che assume come proprio oggetto le scienze stesse per definirne l’oggetto e i metodi, ma anche il linguaggio e il rapporto con le altre scienze. Detto questo, ora ci basterà stabilire: che cosa si intende per discorso scientifico; come possono essere classificate le scienze in rapporto all’oggetto e al metodo; come si colloca la comunicazione verbale per il suo oggetto e il suo metodo nella mappa delle scienze. Il discorso scientifico L’aggettivo che si accosta spontaneamente all’espressione discorso scientifico è indubbiamente rigoroso. Nonostante si tratti di un aggettivo abbastanza indefinito e impreciso, perché un discorso scientifico venga definito “rigoroso” deve essere prima di tutto razionale, cioè deve esplicitare teorie confermate e verificate. Un discorso che non si fonda può essere anche vero, ma non può essere considerato scientifico. HJELMSLER - Discorso scientifico Quando un discorso scientifico è razionale? Quando rispetta i tre requisiti della coerenza, della completezza e della semplicità. COERENZA – assenza di contraddizioni interne, fra le proposizioni della teoria ---il dialogo deve essere coerente COMPLETEZZA – richiede che tutti i dati a noi disponibili sull’oggetto siano effettivamente spiegati, con lo scopo di dimostrare nel modo più efficace la nostra teoria. SEMPLICITA’ – va privilegiata sempre la teoria che richiede un minor numero di ipotesi esplicative. Perché un discorso scientifico sia “rigoroso” è necessario rispetti anche il principio della rilevanza. È rilevante scientificamente ciò che ha portata significativa per la conoscenza sistematica di un certo ambio della realtà. Non può dirsi scientifica la conoscenza, sia pur rigorosa, che riguarda fatti o entità particolari. La conoscenza del particolare è scientificamente rilevante quando apre a conoscenze più generali, che incrementano la nostra conoscenza sistematica della realtà. La rilevanza scientifica di un fatto non va scambiata con la rilevanza sociale di una scienza, perché la rilevanza sociale della scienza coincide con una grande utilità delle sue applicazioni per la promozione economico-sociale. OGNI SCIENZA GUARDA LA REALTÀ CON OCCHI DIVERSI Nella caratterizzazione di una scienza è importante la definizione del suo oggetto, ossia dell’ambito della realtà di cui questa scienza si occupa. Vanno quindi da subito distinti oggetto reale da oggetto formale: - OGGETTO REALE → si riferisce a ciò che viene studiato concretamente, cioè la lingua stessa in tutte le sue manifestazioni e usi. È l’entità che esiste indipendentemente dall’analisi che si fa su di essa. In linguistica, l’oggetto reale è il linguaggio come sistema complesso di suoni, parole, frasi e significati che i parlanti utilizzano. - OGGETTO FORMALE' → determinato dal problema che mi sto facendo → riguarda invece l’angolazione o il punto di vista con cui si analizza l’oggetto reale. È il modo specifico in cui si osserva o si descrive la lingua per poterla studiare scientificamente. Per esempio, l’oggetto formale può essere il punto di vista della sintassi, della semantica, della fonetica, ecc. A seconda dell’approccio scelto, si esploreranno diversi aspetti del linguaggio, ma l'oggetto reale rimane lo stesso. Bisogna separare costatare i due tipi di oggetto --PER CAPIRE LA REALTÀ →NON DEVE ESSRECI DATI -→ INDIZI Dato → Con dato intendiamo esattamente quello che ci è dato dall’esperienza. L’esperienza ci interpella grazie alla sua “assurdità”: nel caso della comunicazione verbale, un insieme di interazioni comunicative verbali e di testi verbali sono composti da eventi fisici che attivano eventi mentali, e che a loro volta condizionano comportamenti individuali e sociali; nell’uomo sorge dunque la necessità di giustificare questa effettiva assurdità. frammento della realtà che abbiamo davanti → dopo un po' noi iniziamo a passare i dati come indizi → ma dietro, dopo, la cosa c'è Noi TENDIAMO AD ANDARE PIÙ IN L DI QUELLO CH ABBIAMO TEORIA ICEBERG → PER EVITARE BISOGNA IMMAGINARLO E CONSIDERARLO TUTTO I DATI DI SOLITO SONO COLLEGATI Le parole sono la parte superiore, piu alta Noi interpretiamo i dati e immaginiamo molto di più (quasi tutte le parole nel dizionario inglese hanno la -s nel plurale; una mia amica è sempre stata pronta ad aiutarmi -do per scontato che mi aiuterà o potrebbe aiutarmi). La questione degli indizi fa capire che gli umani hanno questo istinto di andare al di là di quello che vediamo e tocchiamo, di quello che ci è dato. Nella nostra conoscenza si sviluppa questa capacità di trattare dati come indizi e riusciamo a spiegare la realtà grazie a quello che c'è e quello che non c'è. Se noi non lo facessimo, quello che non vediamo non servirebbe a nulla, non andremmo da nessuna parte: abbiamo bisogno, per poter interagire con la realtà, di ipotizzare che ci sia una parte di essa che non conosciamo e non vediamo. metodo giusto è quello della sperimentazione, raccogliere più dati possibili, in modo da non rischiare di lasciar fuori indizi importanti, e provare a fare delle spiegazioni e quali tra questi risulta completa, coerente e semplice - Abbiamo bisogno che la spiegazione si basi sui dati → ma è difficile tutto di colpo Dal modello dipende anche il metodo di ciascuna scienza: a seconda della funzione del modello i metodi messi in opera sono diversi. Dal punto di vista del metodo è rilevante l’esperimento. Si tratta di un procedimento di valutazione del modello, perché sottopone il modello a una simulazione di funzionamento, per valutare il grado di adeguatezza dell’ipotesi formulata. Scienze descrittive e scienze empirico-deduttive - scienze formali (deduttive)→ -non hanno bisogno di verifiche empiriche. - scienze empiriche→si distinguono in base al rapporto che hanno con i dati, in descrittive o ipotetico-deduttive. Le prime si limitano a raccogliere e classificare i dati, le seconde puntano a formulare anche ipotesi da cui i dati siano deducibili. - Quando si costruisce un’ipotesi, si trova il significato del particolare dentro a una totalità. Il fatto nel suo insieme dà la ragione del dato e consente di capirlo davvero, perché quel che si vede rimanda a quel che non si vede. Il discorso scientifico è sempre alla ricerca della POPPER – Quando noi andiamo a cercare la realtà andiamo trovare è una FALSIFICAZIONE →un contro esempio, quando abbiamo i dati e dobbiamo trovare delle eccezioni , DATI CHE NON CONFERMANO LA REGOLA→ la lingua non è uniforme → sempre in movimento 1. Possiamo avere un rapporto descrittivo - Osservazione dati - Verifica del dato visibile → le cose stanno così e basta 2. Deduzione -la mia spiegazione è attaccata nel vuoto, ad un ipotesi Quando faccio una frase deduco dall'ipotesi una risposta, una scienza ipotetico deduttiva si stacca da quello che ho già visto e creo un dato nuovo inerente alla realtà il modo in cui usiamo la ragione, p →q p = in inglese tutti i plurali si formano con la S q= il plurale di cats è usando lo stesso ragionamento formo anche altri che sono sbagliati -> bisogna cambaire la P e dire più generalmente l'ipotesi Non tutti i dati di cui veniamo a disporre sono dimostrati dall’ipotesi fatta. ESEMPIO - Ad esempio potremmo sostenere, da studi condotti, che tutti i mammiferi partoriscono piccoli vivi; - eppure se ci si presenta il caso dell’ornitorinco che, pur essendo mammifero, depone le uova; questo unico dato può smentire tutta la nostra ipotesi. il nostro procedimento è il seguente: 1. l’osservazione di un numero consistente di dati consente di rilevarne l’uniformità sotto un certo aspetto. 2. Si formula allora un’ipotesi, di cui quell’aspetto è conseguenza logica. Da questo momento in poi, l’ipotesi viene confrontata sempre con dati nuovi, con la possibilità che l’arrivo di un solo particolare dato possa falsificarla. Le ipotesi hanno infatti carattere provvisorio: vale a dire che valgono “fino a prova contraria”. I livelli dell’astrazione Consideriamo tre diversi modelli di astrazione: le generalizzazioni, i concetti non osservabili e le entità non osservabili. La generalizzazione attiva il classico procedimento induttivo. Se incontro una decina di gatti e osservo che tutti questi esemplari hanno la coda, ne deduco che la specie felina del gatto ha la coda. Quindi generalizzo un’ipotesi a tutti gli esemplari possibili. Però basta un solo caso che smentisca la mia ipotesi: un gatto nato senza coda per via di una malformazione, oppure un gatto appartenente a una razza caratteristica proprio per l’assenza della coda. In ogni caso, “gatto” e “coda” sono concetti esperienziali osservabili: quando un essere è un gatto, lo si vede, e lo stesso vale per quando ha la coda. Passiamo dai dati al concetto non osservabile. Determinate ipotesi devono confermare nozioni che vanno al di là di quanto l’esperienza possa mettere davanti ai nostri occhi. Ad esempio se una motocicletta è scambiabile con una preziosa collana oppure addirittura con un terreno – pur essendo oggetti completamente diversi fra loro – ipotizzo per spiegare questo fatto il concetto di valore: la moto, la collana e il terreno sono tra loro scambiabili in I livelli dell’astrazione Consideriamo tre diversi modelli di astrazione: le generalizzazioni, i concetti non osservabili e le entità non osservabili. - generalizzazione attiva il classico procedimento induttivo. Se incontro una decina di gatti e osservo che tutti questi esemplari hanno la coda, ne deduco che la specie felina del gatto ha la coda. Quindi generalizzo un’ipotesi a tutti gli esemplari possibili. Però basta un solo caso che smentisca la mia ipotesi: - un gatto nato senza coda per via di una malformazione, oppure un gatto appartenente a una razza caratteristica proprio per l’assenza della coda. - In ogni caso, “gatto” e “coda” sono concetti esperienziali osservabili: quando un essere è un gatto, lo si vede, e lo stesso vale per quando ha la coda. - assiamo dai dati al concetto non osservabile. - Determinate ipotesi devono confermare nozioni che vanno al di là di quanto l’esperienza possa mettere davanti ai nostri occhi. A d esempio se una motocicletta è scambiabile con una preziosa collana oppure addirittura con un terreno – pur essendo oggetti completamente diversi fra loro – ipotizzo per spiegare questo fatto il concetto di valore: la moto, la collana e il terreno sono tra loro scambiabili in quanto hanno lo stesso valore. Il valore, a differenza della coda dei gatti, però, non è un dato osservabile: è un concetto introdotto per spiegare i dati osservabili. - Il terzo livello di astrazione porta dai dati a entità nascoste. Questo tipo di spiegazione è formulato a partire da indizi. Per esempio Marco esce di casa, spegne la luce e chiude la porta a chiave. Quando torna trova la porta aperta e la luce accesa: da questi indizi Marco ipotizza addirittura che possa essere entrato in casa un ladro provvisto della copia della sua chiave. Per riassumere: - con la generalizzazione si estende a tutti quello che abbiamo visto essere di molti; - con l’astrazione, invece, si mettono in luce proprietà nascoste (per esempio il valore) o entità nascoste (per esempio i ladri) a partire da indizi. CAPITOLO IV – LINGUAGGIO E RAGIONE Questo capitolo si occuperà di approfondire la comunicazione verbale, studiandone gli strumenti, i procedimenti e le dinamiche. IL LÓGOS 15. La parola italiana logica conserva solo una parte del significato della parola greca lógos. 16. Oggi vengono nettamente separati i concetti di linguaggio e ragione, mentre nell’antichità corrispondevano ad una sola parola, appunto lógos. 17. In greco tale parola presentava tre accezioni: a. DISCORSO/PAROLA/LINGUAGGIO b. RAGIONE c. CALCOLO (uso tipico della ragione) 18. Chiedersi se i tre valori siano connessi tra loro equivale a chiedersi se lógos sia un termine OMONIMICO o POLISEMICO. a. Osservazione: omonimia o polisemia b. Un termine omonimico c. Un termine polisemico Dall'ingresso di via trieste a due ALI →perché lesi spiegano in due direzioni diverse → si usa in un SENSO E CONCETTO METAFORICO → uccelli che hanno due ali che figuratamente la struttura ha il corpo centrale e le due ali In sostanza → ci chiediamo se la differenza tra le tre accezioni del termine lógos è così marcata che si può parlare di concetti fra loro estranei, →oppure i concetti sono fondamentalmente tra loro collegati? La nostra ipotesi vuole mostrare che il linguaggio umano è in realtà permeato dalla ragione → e a sua volta la ragione coincide per molti dei suoi aspetti con il linguaggio. Inoltre il calcolo non è altro che un uso particolare della ragione, perciò vi è implicitamente collegato. Le tre accezioni creano quindi ppolisemia PER I GRECI IL LOGOS ERA L'INTRECCIO TRA VERBI E NOMI L'INTRECCIO FUNZIONA SE NOMI E VERBI HANNO UN INTRECCIO LOGICO Asino che vola → intreccio che non ha senso I greci scoprono il concetto di ARTICOLAZIONE DEL DISCORSO - Concetto preso dell'anotomia - COLLEGAMENTO - Il DISCORSO VIVO E ARTICOLATO BISOGNA PERÒ CHE SI BASI SULLA RAGIONE → PARTI DEL DISCORSO CHE INTRECCIATE HA UN SENSO IL FATTO CHE I NOMI E VERBI SIANO I PIÙ IMPORTANTI NEL DISCORSO – - IL NOME SERVE A IDENTIFICARE LA REALTÀ → - IL VERBO MI DICE IL TEMPO E L’AZIONE SECONDO ASPETTO IMPORTANTE → L'INTRECCIO DEVE ESSERE FATTO DA DIVERSI ELEMENTI Quando io combino un nome con un verbo e viceversa → sono dei legami limitati MA QUAL' È IL LIMITE ? - L'ANALISI → generalmente è una scomposizione di un elemento L'ANALISI SEMANTICA - LA PAROLA INTRECCIO → rimanda all'arte della tessitura Luigi dorme La parete è giallina → ok funziona → essere giallino invece non è un’azione 19. È NECESSARIO UTILIZZARE DELLE CATEGORIE PIÙ AMPIE Nasce dunque il concetto di ARGOMENTO e PREDICATO → utilizzato anche oggi ovviamente La parete è giallina Argomento → X → VARIABILE ANALISI PREDICATIVO- ARGOMENTALE → il legame TIENE UNITO IL TESTO LA COMPOSIZIONALITA’ - La composizionalità (l’unire tra loro parole e concetti) è in effetti il fondamento della sintassi. - Determinate strutture linguistiche possono essere messe insieme e da qui vanno a creare qualcosa di nuovo e sensato. - Connessa alla composizionalità è la virtualità. - Considerando l’espressione l’ASINO VOLA→ possiamo notare come questa sia un testo insensato in quanto si scontra con la realtà. - Nell’espressione LUIGI DORME possiamo notare una composizionalità significativa. - La composizionalità è stata definita combinazione significativa delle parole, cioè combinazione che produce senso. - Abbiamo detto che la combinazione dà origine alla rappresentazione di una realtà possibile. Per questo si può dire che la symploké è costitutiva della virtualità: le strutture che creiamo attraverso la combinazione significativa costituiscono la dimensione di virtualità della ragione. Giuliana sta mangiando una carota → non è vero Questo può costituire lo spazio della menzogna, dell’inganno. - Sono possibili perché noi possiamo creare testi virtualmente possibili, ma che non corrispondono alla verità effettiva. - Un altro modo di applicare la sintassi è quando noi creiamo un racconto di fantasia, cioè quando creiamo un racconto virtualmente possibile ma che in realtà non ha a che vedere con la realtà. - Tutte queste dimensioni sono possibilità che dipendono dal linguaggio e che espandono lo spazio vitale dell’uomo. - Grazie al linguaggio l’uomo è capace di aprire il mondo del futuro, della fantasia… a. la virtualità è legata alla realtà, a qualcosa di possibile, che accade. LUIGI VE Che caratteristiche devono avere i predicati e gli argomenti per combinarsi in modo sensato? Esistono combinazioni significative e altre non significative. 1. La RISPONDENZA ALLA REALTÀ è il primo criterio alla base di una combinazione significativa. Questa rispondenza la possiamo verificare in modo più preciso. CONCETTO DI CONGRUITÀ → intreccio di parole che possono stare le une con le altre CONDIZIONI (sono 3 + ulteriori elementi) 1. COMPOSIZIONALITÀ 2. CONGRUITÀ 3. SENSO Socrate cammina Purché cammina La gioia cammina La congruità è data da tanti livelli: 1. Grimmaticale e altri più forti 2. Ed alttri più profondi REATTIVI SEMANTICI →I reattivi semantici sono elementi (o strategie) utilizzati in linguistica e semiotica per stimolare, svelare o mettere alla prova le interpretazioni e i significati di un testo, di una parola o di un simbolo. In altre parole, funzionano come "test" che aiutano a vedere come i significati cambiano in base al contesto o all'interpretazione soggettiva. Possono essere domande, cambiamenti nel contesto o nella formulazione del testo, oppure altre tecniche che sollecitano un certo tipo di risposta o riflessione sul significato. POSTO ARGOMENTALE → LA C (x) Il posto argomentale è un concetto usato in linguistica, in particolare nella sintassi e nella semantica, per riferirsi a una "posizione" che deve essere riempita da un elemento (spesso un argomento) per completare il significato di un predicato (come un verbo o un aggettivo). I predicati, infatti, richiedono dei partecipanti (o argomenti) per avere senso: il posto argomentale rappresenta quindi una sorta di "spazio vuoto" che deve essere occupato per rendere una frase completa e semasemant La zia cammina → ha senso Questa classe è più grande Maria ha regalato in libro a pietro Pietro ha ricevuto un libro le panettiere dice Sono uscita perché M. he venduto a A NUMERO – Ogni predicato (modo di essere) prevede uno o più posti argomentali (entità). Il predicato monadico seleziona un solo argomento: si tratta di un modo d’essere che caratterizza una sola entità [P (x) → dove P rappresenta il predicato e x un possibile argomento]. PREDICATI POSSONO ESSERE b. MONO ARGOMENTALI Possono comprendere anche aggettivi (bianco, rosso e gli altri colori, intelligente, onesto, rotondo, calvo, ecc.) e avverbi (che caratterizzano non un’entità,ma l’evento-azione espresso dal verbo; EX.: LA PARETE è GIALLINA c. PREDICATI DIADICI → Comprendono anche aggettivi (adatto, uguale, diverso, ecc.), avverbi (davanti, dietro, sopra, sotto, lontano, vicino, al di sopra, a destra, a sinistra, ecc.), congiunzioni e preposizioni. Le congiunzioni sono predicati diadici che hanno come argomento le espressioni che connettono; la loro natura di predicati diadici emerge chiaramente se esplicitiamo il loro significato traducendolo in verbi. Ad esempio: Esco se non piove. Il PREDICATO [P (x1, x2)] coinvolge due identità. Un esempio ne è il verbo litigare, dove un’entità litiga necessariamente con un’altra entità; non può farlo da sola. EX.: Agnese e Paolo litigano./Agnese litiga con Paolo. In entrambi i casi il significato è lo stesso. d. PREDICATI TRIADICI – Interessante è il paragone fra la struttura argomentale dei predicati dare e dire che presenta delle analogie, ma anche un’importante differenza. Ambedue sono triadici e ambedue esigono in x1 e in x3 come argomenti degli esseri umani. La differenza riguarda x2 che in dare è un oggetto non umano (o al limite disumanizzato, come in Gli diede il suo schiavo), mentre in dire è un oggetto discorsivo (parole, frasi, proposizioni). Analoghi a dare sono predicati come regalare, donare e consegnare; analoghi a dire sono predicati come raccontare, riferire, far sapere. Ecco qualche esempio di reattivo semantico: 1. Parafrasi: Riformulare una frase o un concetto per vedere se mantiene lo stesso significato. 2. Modifica del contesto: Inserire una parola o un testo in un contesto differente per vedere come cambia il sigsignifich 3. Domande dirette: Chiedere cosa un certo simbolo o termine significhi per diverse persone o in culture diverse. Questi strumenti sono utili per capire i meccanismi con cui il significato si costruisce e si trasforma a seconda del contesto e dell'interpretazione. Il posto argomentale è un concetto usato in linguistica, in particolare nella sintassi e nella semantica, per riferirsi a una "posizione" che deve essere riempita da un elemento (spesso un argomento) per completare il significato di un predicato (come un verbo o un aggettivo) Ad esempio, in italiano: Il verbo "mangiare" ha due posti argomentali, uno per chi mangia (soggetto) e uno per ciò che viene mangiato (oggetto). Quindi, nella frase "Maria mangia una mela": o "Maria" riempie il primo posto argomentale (soggetto), o "una mela" riempie il secondo (oggetto) Ogni verbo ha un proprio frame argomentale che definisce: 1. Il numero di argomenti richiesti (come il soggetto, l’oggetto diretto o indiretto). 2. I ruoli semantici di questi argomenti (ad esempio, chi svolge l’azione, su chi ricade l’azione, chi ne beneficia, ecc.). 3. La posizione e la funzione sintattica di questi argomenti nella frase (soggetto, oggetto, complemento di luogo, ecc.). DUUUUUUUUUUUNQUE e. I cinque fattori costitutivi della congruità di un predicato con i suoi argomenti sono i seguenti. 1. QUANTITA' 2. QUALITA’ DEGLI ARGOMENTI 3. ORDINE DEGLI ARGOMENTI 4. CAMPO D’AZIONE DEL PREDICATO 5. IMPLICAZIONI DEL PREDICATO La prima condizione tra predicati e argomenti riguarda il fatto che un predicato richiede uno o più argomenti. Se c’è un perché è necessario dare la spiegazione. Questo aspetto della combinazione può avere dei livelli diversi. LEGGERE X1 =essere umano alfabetizzato X2 = testo scritto È ADATTO X1 = oggetto, ps, cororamento X2= situazione, azione PERCHÉ X1= fatto, evento X2= causa, evento che produce X1 Ogni posizione che il predicato apre deve essere riempita da determinati argomenti. Per esempio il predicato ‘’dare’’ apre tre posizioni o posti argomentali. DARE X1 = persona X2 = oggetto materiale X3 = altra persona Paolo ha detto a Mario che il libro gli è piaciuto DIRE (X1,X2,X3) X1= essere umano in gradi di parlare X2= essere umano X3= discorso, messaggio PREDICATO METADISCORSIVO → tra i suoi argomenti c'è un discorso Piero ha ricevuto il libro da Maria RICEVERE (X1,X2,X3) X1= essere umano X2= oggetto X3= essere umano PREDICATO CONVERSIVO → in cui indico delle relazioni che possono essere viste da punti di vista differenti anche se la situazione è la stessa → cambio solo gli argomenti - Maria ha dato il libro a Pietro. - Il libro è stato dato a Pietro da Maria (punto di vista del libro) → Aspetto di figuratica della sintassi (posso far sparire l’agente). → PASSIVO → modifica ordine - Pietro ha ricevuto il libro da Luigi. - Usando un altro predicato guardo la situazione dal punto di vista di Pietro. - Diversi predicati permettono di vedere la realtà da punti di vista diversi; - i verbi dei predicati conversivi sono sempre transitivi e implicano diversi argomenti (amare – c’è chi ama e chi è amato). L’ordine degli argomenti si distingue dall’ordine delle parole! - È importante l’ordine degli argomenti perché questo può cambiare il senso della frase – si ha una lesione della componente comunicativa. N. ha comprato una scarpiera all'Ikea a 45euro COMPRARE X1= essere umano in possesso di X4 X2= oggetto che vienecomprato X3= venditore che inizialmente possiede X2 X4= somma di denaro - l'ordine argomentale si riferisce alla disposizione degli argomenti di un verbo in una frase. Gli argomenti sono gli elementi sintattici che il verbo richiede per essere grammaticalmente completo, come il soggetto, l'oggetto diretto, l'oggetto indiretto e altri complementi. Testi costituiti dalle stesse strutture linguistiche, con uno spostamento di una componente vengono trasmessi significati molto diversi. Ciò dipende dal punto di applicazione del predicato: - a seconda di come mettiamo il predicato questo va a colpire un elemento del testo diverso e porta al cambiamento della struttura argomentativa cioè la combinazione significativa (il senso). FORMA DI CITANZIONE DEL PREDICATO bAMBINO MANGIATO PIZZA lUIGINO HA MANGIATO LA PIZZA COSA SUCCEDE? (M MCHE CAZZO NE SO DIOME) DETERMINANTI Ho incontrato uno studente Qualche bambino gioca Un bambino gioca Duè bambini giocano Tre bambini giocano Alcuni bambini giocano Etc È facile vedere che tutte le espressioni in grassetto sono indispensabili per costruire un'espressione corretta - : non sarebbe in effetti accettabile * Bambino giocal". Nei nostri esempi - DETERMINANTI sono stati distribuiti n tre grappi le- cui-caratteristiche sono agevolmente identificabili, 1. I primo gruppo (un, qualche ecc.) raccoglie i determinanti indefiniti, Essi si caratterizzano in ogni caso per contenere" il_significato dell'aggettivo. In modo più vicino a una rappresentazione logica diciamo che questi determinanti dicono l'esistenza di almeno una x che ha le caratteristiche che il testenuncia 2. I secondo gruppo raccoglie i determinanti definiti che "contengono" l'articolo definito il, o allo stato puro o combinato con altre specificazioni: questo 3. I determinanti del terzo gruppo hanno in comune a pretesa di universalità qualsiasi e ciascuno (ogni) specificano un'interpretazione distributiva della situazioneè facendo riferimento a ciascun elemento dell'insie- ➔ il campo d'azione del predicato è importante per definire il contributo di ciascun predicato al senso del testo. si riferisce a fenomeni o processi che modificano il modo in cui un'azione, uno stato o un evento espresso dal predicato si manifesta o si interpreta. Questo concetto può essere legato a diverse prospettive, come il cambio di modalità, aspetto, diatesi o valenza del predicato - Cambio di modalità: Il predicato passa da un significato reale a uno ipotetico o desiderativo, come nell'uso del congiuntivo rispetto all'indicativo. - Cambio di aspetto -- Il predicato esprime una diversa prospettiva temporale sull'azione, come il passaggio da un'azione iniziata e completata a una in corso o abituale. - Cambio di diatesi: Cambia la struttura sintattica che coinvolge il soggetto e l'oggetto, come nei casi di voce attiva, passiva o riflessiva. - Cambio di valenza : Si modifica il numero di argomenti richiesti dal predicato, ad esempio tramite derivazione verbale. IMPLICAZIONI DEL PREDICATO Il malvivente uccise un passante, che fuggì in bicicletta. x1 x2 questa frase non ha senso, perché conosciamo cosa implica il - predicato uccidere: predicato diadico (x1 toglie la vita x2). Il senso non funziona; non ci sono altri problemi nella congruità della frase, ma il predicato uccidere non è adatto al predicato di fuggire. Mio fratello ha costruito questo trattore Dipinto.. - I predicati portano con se tantissimi sensi implicati ➔ Le implicazioni sono delle → informazioni che noi ricaviamo dal predicato, quindi viene sempre dopo. ➔ Mentre per ciò che riguarda le qualità dell’argomento, queste sono informazioni che vengono prima del predicato