Il Sistema Osteo-Arto-Muscolare (LEZIONE 6)

Summary

These notes detail features and characteristics of the vertebral column. It covers the anatomical structures & functions in the cervical area of the spine. The document is focused on the anatomical structures of the vertebrae from an anatomical point of view.

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LEZIONE 6, 10-10-2024 IL SISTEMA OSTEO-ARTRO-MUSCOLARE CARATTERISTICHE DELLE VERTEBRE In questa immagine è mostrato un disegno della...

LEZIONE 6, 10-10-2024 IL SISTEMA OSTEO-ARTRO-MUSCOLARE CARATTERISTICHE DELLE VERTEBRE In questa immagine è mostrato un disegno della colonna vertebrale secondo un piano sagittale, accompagnata da un esempio di vertebra cervicale, toracica e sacrale visualizzabili rispettivamente dall’alto verso il basso. In basso a destra invece si può osservare il Sacro, ottenuto dalla fusione di 5 vertebre sacrali e con le 4 vertebre coccigee unite nel coccige. Guardando queste immagini possiamo notare come le vertebre, seppur molto simili non siano uguali fra loro. In ogni regione della colonna, le vertebre presentano infatti delle peculiarità che sono funzionali al ruolo che devono svolgere in quella specifica regione. Possiamo dire che le vertebre che appartengono ad ogni regione hanno caratteristiche morfologiche simili che sono leggermente diverse da quelle di altre regioni. Questo significa che, se noi avessimo la possibilità di osservare da vicino una vertebra, guardandola bene potremmo capire abbastanza facilmente a quale regione della colonna vertebrale appartiene. LE VERTEBRE CERVICALI L’immagine rappresenta le vertebre cervicali che sono qui disegnate dalla C1 alla C7. Le prime due vertebre cervicali, C1 (atlante) e C2 (epistrofeo) sono vertebre particolari, hanno caratteristiche diverse. Sono infatti definite atipiche, mentre le vertebre dalla C3 alla C7 sono definite tipiche, che presentano caratteristiche simili tra loro. Tra le caratteristiche delle vertebre cervicali si può notare: il corpo delle vertebre cervicali è decisamente più piccolo delle altre vertebre, perché deve sostenere solo il peso del collo e della testa. Man mano che ci si sposta verso il basso il corpo aumenta infatti di dimensioni perché la vertebra deve sostenere tutto il peso del tronco sovrastante; 1 il foro vertebrale è molto diverso e ha una forma triangolare: le vertebre cervicali sono quelle che hanno il foro vertebrale più ampio di tutte e la dimensione del midollo spinale a livello cervicale è maggiore rispetto alle altre regioni. Il foro vertebrale è infatti più piccolo nella regione toracica, si allarga nella regione lombare e raggiunge la sua massima dimensione nella regione cervicale, per poi restringersi nuovamente.; un’altra caratteristica unica della vertebra cervicale (non c’è in nessun’altra vertebra) è la presenza di un foro in corrispondenza del processo trasverso. LE VERTEBRE CERVICALI TIPICHE Il corpo delle vertebre cervicali tipiche è decisamente piccolo e incompatibile con il ruolo che la porzione cervicale della colonna vertebrale svolge; esso, infatti, ha lo scopo di sostenere il peso della porzione sovrastante. In questo caso però a differenza delle altre regioni, l’unico peso che sovrasta le vertebre cervicali è quello della testa, giustificando così un corpo di dimensioni ridotte. Il corpo vertebrale ha una particolarità: nella faccia superiore presenta, lateralmente, un rilievo (uno per lato) che viene chiamato processo uncinato, dotato di superficie articolare. Queste superfici articolari saranno destinate ad articolare il corpo vertebrale con il corpo della vertebra precedente Il foro vertebrale delimitato dall'arco vertebrale è il più largo in assoluto e ha una forma pressoché triangolare. I processi articolari si staccano lateralmente dal corpo e presentano una faccetta articolare superiore, destinata alla vertebra precedente ed una faccetta articolare inferiore, destinata invece alla vertebra successiva. I processi trasversi si staccano dal corpo e dal processo articolare. Il processo trasverso è abbastanza corto e possiede un foro, il foro o forame trasversale. Questo foro è decisamente grande fino alla C6. Il foro trasversario, tuttavia, è molto piccolo e a volte può essere anche assente in corrispondenza della settima vertebra cervicale, dove, anche se presente, non passa un’arteria vertebrale ma eventualmente solo una piccola vena vertebrale. In questo foro passano un vaso arterioso e un vaso venoso, chiamati arteria e vena vertebrale. Le arterie sono infatti sempre accompagnate da vene che compiono il processo opposto. Questi vasi attraversano i fori delle vertebre cervicali fino alla prima (nonostante la prima e la seconda vertebra cervicale siano vertebre particolari, mantengono il foro trasversario) e scavalcano l’atlante per entrare all’interno del cranio. Le arterie vertebrali, insieme ad altri vasi come la carotide interna, sono infatti arterie destinate a irrorare il contenuto della cavità cranica, a irrorare porzioni specifiche dell’encefalo. 2 N.B. Il dolore alla cervicale è causato da una restrizione del processo trasverso, una compressione delle arterie cervicali, che altera l’irrorazione di alcune parti specifiche dell’encefalo: ad esempio nell’orecchio può causare sensazioni di vertigini, poiché viene impedita la corretta irrorazione dell’organo dell’equilibrio collocato dentro l’orecchio. Il processo trasverso è delimitato da due processi, due tubercoli, uno anteriore e uno posteriore. Queste altre piccole sporgenze del processo trasverso indicano punti diversi dove si possono inserire muscoli. Il processo spinoso che si stacca posteriormente all'arco, dal C3 alla C5 è abbastanza corto, è più lungo in corrispondenza della C6-C7 e da C3 a C6 è un processo bifido, ovvero termina divaricandosi. Il processo spinoso della settima vertebra cervicale non è bifido ed è il più lungo in assoluto, per questo la settima vertebra cervicale è anche chiamata la “vertebra prominente” ed è apprezzabile sulla superficie esterna (è la prima vertebra che si incontra se si segue con la mano, sulla linea mediana, la superficie posteriore del collo: la prima sporgenza che toccherà la mano coinciderà con l’estremità posteriore del processo spinoso della C7). La vertebra C7 quindi ha un processo spinoso più lungo, il processo sporgente, il quale è un punto di repere: è la prima vertebra seguendo il collo sulla linea mediale, la prima sporgenza palpabile e indica il limite inferiore della regione collo. Un altro punto di repere è il tubercolo anteriore della C6: è leggermente più grande degli altri tubercoli e viene detto tubercolo carotideo perché in quel punto passa molto vicina l’arteria carotide comune. Nei punti di repere, punti in cui un vaso percorre molto vicino a un osso o una cartilagine, con una compressione è possibile rilevare il polso, il battito cardiaco. La vertebra cervicale è quindi facilmente riconoscibile soprattutto grazie alla presenza del foro trasversario. LE VERTEBRE CERVICALI ATIPICHE ATLANTE L’atlante non possiede un corpo vertebrale, perché è fuso con la faccia superiore del corpo della seconda vertebra. Possiede un arco anteriore e un arco posteriore, che convergono lateralmente nei processi articolari. Entrambi gli archi presentano sulla linea mediana una sporgenza, un tubercolo posteriore e un tubercolo anteriore. 3 Nell’immagine a sinistra è possibile notare la faccetta articolare superiore, mentre nell’immagine a destra si può vedere la faccetta articolare inferiore. Nelle superfici articolari la faccia superiore presenta una superficie abbastanza slargata e concava, destinata ad articolarsi con il processo condiloideo dell’osso occipitale del cranio; sarà quindi la classe che si articola con il cranio attraverso l'articolazione atlanto-occipitale che coinvolge quindi le due superfici articolari superiori dell’atlante e i due condili dell’'osso occipitale Ovviamente la faccetta articolare inferiore sarà destinata ad articolarsi con il cosiddetto dente o processo odontoideo dell’epistrofeo (C2). L’atlante possiede anche un processo trasverso abbastanza lungo, senza sporgenze, e un foro trasversario abbastanza grande. Come si può ben osservare dall’immagine soprastante, nell’atlante manca completamente il processo spinoso. EPISTROFEO A differenza dell’atlante, l’epistrofeo dispone di un corpo vertebrale che presenta una particolarità: sulla superficie dorsale (quindi superiore) del corpo vertebrale è presente una sporgenza, un processo che viene chiamato processo odontoideo o dente dell'epistrofeo che altro non è se non l’abbozzo del corpo dell'atlante fuso con la faccia superiore del corpo dell'epistrofeo durante la morfogenesi. Sarà appunto il dente dell'epistrofeo che si articolerà con l'arco anteriore dell'atlante. Nell’epistrofeo è presente un processo spinoso, corto e bifido, sono presenti i processi articolari destinati all'articolazione con la prima e la terza vertebra cervicale, è presente un corto processo trasverso, corto e bifido, che presenta il forame trasversario. Tutte le altre caratteristiche sono simili a quelle delle altre vertebre. LE VERTEBRE TORACICHE Nell’immagine sottostante sono riportate le caratteristiche peculiari delle vertebre toraciche, destinate a formare la parete della gabbia toracica e quindi ad articolarsi con le 12 paia di coste. Questo fa sì che le vertebre toraciche abbiano delle caratteristiche abbastanza precise, che le rendono distinguibili in modo inequivocabile da tutte le altre vertebre. 4 La prima caratteristica riguarda il corpo vertebrale, più grande rispetto a quello delle vertebre cervicali, poiché deve sopportare e sostenere per un peso maggiore. Mentre il foro vertebrale è più piccolo. Possiedono inoltre un processo spinoso abbastanza lungo e inclinato verso il basso ed un processo trasverso più lungo rispetto alle altre vertebre. La caratteristica principale delle vertebre toraciche è che oltre ad avere le faccette articolari superiori ed inferiori sui processi articolari, sono presenti anche altre faccette articolari, altre superfici destinate a delle articolazioni (nell’immagine sono rosa). Le vertebre toraciche, diversamente dalle altre, oltre ad articolarsi tra di loro si articolano con le coste da entrambi i lati, infatti faranno parte della gabbia toracica. In corrispondenza della parte posteriore del corpo sono presenti due faccette articolari costali per ogni lato: la faccetta costale superiore e la faccetta costale inferiore. Ci sono alcune differenze tra le varie vertebre. La prima vertebra toracica (T1) presenta una faccetta costale superiore, destinata all’articolazione con la testa della costa corrispondente (quindi la prima) e una emifaccetta costale inferiore, destinata all’articolazione con la seconda costa. Dalla seconda vertebra toracica fino alla nona (T2-T9) queste presentano una emifaccetta costale superiore, destinata all’articolazione con la testa della costa corrispondente e una emifaccetta inferiore, destinata all’articolazione con la testa della costa successiva. Le vertebre T10, T11 e T12 hanno solamente una faccetta costale. Per quanto riguarda il processo articolare è spostato più lateralmente e posteriormente e presenta le faccette costali superiori e inferiori come atteso, il processo trasverso invece presenta una Le immagini mostrano quella che è la vertebra peculiarità: un’altra superficie articolare, destinata toracica tipo in visione posteriore secondo un all’articolazione con la costa corrispondente, che piano sagittale, uno orizzontale e uno frontale viene chiamata faccetta costale trasversaria. (rispettivamente dall’alto verso il basso), mostrano alcune caratteristiche: Il processo spinoso nelle vertebre toraciche è il foro vertebrale è quasi circolare e più piccolo decisamente lungo e fortemente obliquo verso il sia delle vertebre cervicali che delle vertebre basso, il margine posteriore del processo spinoso lombari successive e che in corrispondenza del segna precisamente il margine della cifosi toracica. peduncolo. È quindi possibile riconoscere una vertebra toracica l’incisura inferiore è molto più accentuata grazie alla presenza di un processo spinoso inclinato rispetto alle vertebre cervicali e lombari. e alla presenza delle faccette articolari costali, lisce e rotondeggianti. 5 Ogni vertebra toracica ha quasi sempre tre faccette articolari destinate all’articolazione con le coste. Una vertebra toracica ha quindi tante superfici con le quali è possibile articolarsi: Quelle destinate alla vertebra precedente e alla vertebra successiva; Due per lato sul corpo vertebrale; Due destinate a due coste; Una destinata alla costa corrispondente. L’immagine, posta a lato, mostra il centro della porzione toracica della colonna vertebrale (è visibile anche la settima vertebra cervicale con il suo processo spinoso). Da questa immagine è possibile osservare come il corpo delle vertebre toraciche aumenta progressivamente in grandezza, dalla prima alla dodicesima, compatibilmente con quella che è la loro funzione di sostegno In questa immagine si può vedere che nelle vertebre toraciche sono i processi spinosi, in quanto inclinati verso il basso, a delimitare il profilo posteriore della cifosi toracica o dorsale. Per la posizione che occupa il processo spinoso è molto accentuata l’incisura vertebrale inferiore; quindi, anche il nervo che lo attraversa è molto grande. LE VERTEBRE LOMBARI Le vertebre lombari, prese singolarmente non hanno delle caratteristiche così evidenti, ma possono essere riconosciute per comparazione con le altre vertebre. Il corpo vertebrale è più massiccio/grande rispetto alle vertebre precedenti, proprio perché la porzione lombare della colonna vertebrale deve sopportare un peso importante. Il foro vertebrale è di forma triangolare, più piccolo di quello delle vertebre cervicali e più largo di quello delle vertebre toraciche. Questo fa pensare che il midollo spinale in questa porzione subisca un ulteriore allargamento rispetto a quella che è la dimensione che aveva in corrispondenza delle vertebre toraciche. I processi trasversi sono decisamente lunghi e assottigliati, chiamati processi costiformi, perché sembra che abbiano inglobato degli abbozzi di coste, che durante l’evoluzione l’uomo ha perduto. 6 Si pensa infatti che il numero di coste sia fisso, ma è in realtà variabile, se ne possono avere una in meno ma anche due o tre in più. Questo perché da quadrupedi si avevano un numero maggiore di coste, che poi con l’evoluzione hanno perso di significato e sono sparite lasciando gli abbozzi che si sono fusi con i processi trasversi determinandone l’allungamento. I processi articolari sono delimitati superiormente da un processo sovrannumerario, non presente nelle altre vertebre, che è il processo mammillare, processo accessorio che serve per dare inserzione a muscoli, sempre in funzione del fatto che questa porzione della colonna vertebrale ha un’importante funzione di sostegno. Questo è un altro punto importante, insieme al processo trasverso e il processo spinoso, su cui può inserirsi un muscolo o un legamento. Sulle vertebre lombari si inseriscono infatti più muscoli rispetto a quelle toraciche. Il processo spinoso è robusto, disposto quasi orizzontalmente e ha una forma detta nastriforme. In questa immagine è visibile una vertebra lombare tipo dal vero e in disegno, in visione secondo un piano sagittale e secondo un piano orizzontale. È possibile apprezzare la dimensione del processo spinoso nastriforme, che, come detto precedentemente, fa pensare a un’inserzione muscolare importante in questo lato della colonna. Nelle vertebre lombari non ci sono più le faccette costali, perché le coste si articolano solo con le vertebre toraciche. LE VERTEBRE SACRALI E COCCIGEE Le cinque vertebre sacrali si sono fuse per formare l’osso sacro. Il sacro ha la forma di una piramide rovesciata con la base rivolta verso l’alto. Superiormente è riconoscibile la faccetta articolare superiore del corpo della prima vertebra sacrale (S1) che si articolerà con la faccetta articolare inferiore dell’ultima vertebra lombare soprastante. La faccia anteriore del sacro è concava, infatti si parla di curvatura sacrale, e in corrispondenza del corpo della prima vertebra sacrale (S1), questo sporge anteriormente dando origine a quello che viene chiamato promontorio del sacro, un punto di repere perché segna il passaggio tra la lordosi lombare e la cifosi sacrale o pelvica. Sulla faccia anteriore del sacro sono visibili i confini tra i cinque corpi vertebrali che si sono fusi e, ai lati di questi punti di fusione, quattro fori per lato, i fori o forami sacrali o pelvici anteriori. Ogni coppia di fori è collegata orizzontalmente da linee che segnano il confine tra gli originari corpi delle cinque vertebre sacrali fuse. 7 Questi fori, vista la fusione dell’intera vertebra, daranno passaggio alle radici dei nervi spinali sacrali, i quali non usciranno attraverso un foro unico come per il resto della colonna vertebrale, ma attraverso quattro forami anteriori e quattro forami visibili nella parete posteriore. La faccia posteriore del sacro è convessa e si può notare superiormente la coppia delle faccette articolari destinate all’articolazione con l’ultima vertebra lombare. Siccome le vertebre si sono fuse, oltre ad essersi fusi i corpi si sono fusi anche i vari processi. È visibile, inoltre, sulla linea mediana un rilievo molto irregolare, che viene chiamato cresta mediana e corrisponde alla fusione dei processi spinosi delle cinque vertebre sacrali fuse. Ai lati della cresta mediana c’è la sequenza dei 4 fori sacrali posteriori (4 per lato), che sono leggermente più piccoli come dimensione dei fori sacrali anteriori. Sono poi presenti ai lati della cresta mediana e anche ai lati dei fori sacrali, una cresta laterale e una cresta intermedia. Dalla fusione dei processi trasversi si sono formate due masse laterali che vengono chiamate ali del sacro: sono vertebre più robuste, più spesse delle precedenti. Le superfici laterali delle ali del sacro presentano una superficie articolare molto grande, la superficie auricolare (sembra un orecchio) destinata ad articolarsi con le ossa della pelvi, dell’anca. Il foro vertebrale, una volta che le vertebre si sono fuse, è diventato un canale, il canale sacrale, che inizia superiormente con l’orifizio, e termina posteriormente in corrispondenza dello iato sacrale: un’apertura irregolare, di forma pressoché triangolare presente in corrispondenza della linea mediana. In corrispondenza dello iato sacrale, a delimitare le estremità inferiori di questa apertura, ci sono due piccole sporgenze, i corni del sacro. IL COCCIGE Delle quattro vertebre coccigee le ultime tre sono fuse tra di loro, mentre tra la prima e la seconda è presente un’articolazione. Anche il coccige ha una forma a piramide rovesciata con la base rivolta verso l’alto e l’apice verso il basso, e la prima delle quattro vertebre che solitamente lo compongono, è l’unica che mantiene alcune delle caratteristiche delle vertebre tipo. 8 Il coccige nel suo margine superiore presenta due sporgenze per ogni lato: nella parte laterale si possono ancora vedere i processi trasversi; quelli mediani sono invece i corni del coccige. Quando il coccige e il sacro si articoleranno, entreranno in contatto attraverso i corni del sacro e i corni del coccige, sporgenze abbastanza appuntite. ARTICOLAZIONI TRA LE VERTEBRE TIPICHE Queste vertebre sono ossa articolate e si articolano tra di loro in due modi, attraverso due articolazioni: artrodie: articolazioni mobili, appartengono al gruppo delle diartrosi; sinfisi: articolazioni fisse o semimobili, appartengono al gruppo delle sinartrosi. Le sinartrosi possono essere definite articolazioni per contiguità, questo significa che i capi articolari sono tra di loro collegati e questo consente un massimo/minimo movimento tra i capi articolari stessi. Nelle diartrosi (o articolazioni sinoviali) invece i due capi articolari sono separati dalla cavità sinoviale e questo consente un movimento molto più ampio rispetto a quello permesso dalle sinartrosi. Le artrodie sono diartrosi che consentono movimenti multiassiali. Le vertebre si articolano tra loro tramite i processi articolari e ogni vertebra ha due processi articolari con due faccette articolari, una superiore e una inferiore. In questo tipo di articolazione la vertebra, tramite la faccetta articolare inferiore, si articola con la faccetta articolare superiore della vertebra precedente. Le faccette articolari delle artrodie sono pianeggianti, non presentano particolari forme, e sono lisce. Non si trovano però su un piano orizzontale, bensì sono oblique, e una faccetta obliqua si articola con un’altra faccetta obliqua. Questo tipo di articolazione è la classica diartrosi con una capsula articolare, all’interno una membrana sinoviale, il liquido sinoviale e tutte le caratteristiche delle diartrosi. (Nell’immagine non è mostrata la capsula ma è mostrata la superficie articolare) L’artrodia consente movimenti di scivolamento in tutte le direzioni dello spazio: una vertebra si muove rispetto all’altra facendo sì che le faccette articolari scivolino l’una sull’altra. Tuttavia, non essendo orizzontali ma quasi sempre oblique, la somma di tanti scivolamenti di una vertebra rispetto all’altra determinerà una modifica della posizione delle vertebre e complessivamente della colonna vertebrale. Attraverso quindi le artrodie, che consentono movimenti multiassiali, le due faccette possono muoversi l’una rispetto all’altra in tutte le direzioni, causando la modifica della forma della colonna nel suo insieme. La sinfisi si verifica tra i corpi vertebrali. La sinfisi è un’articolazione fibro-cartilaginea, semimobile: tra i due capi articolari è interposto tessuto connettivo fibroso. Dall’immagine si può vedere come tra i corpi vertebrali è interposta una struttura (azzurra), il disco intervertebrale. N.B. Il disco vertebrale non ha lo stesso significato dei dischi articolari delle diartrosi, come il menisco. Questo infatti, nel ginocchio, ha lo scopo di rendere congrue le superfici, mentre in un’articolazione semimobile è semplicemente la fibrocartilagine di una sinfisi. Un esempio di un’altra sinfisi è quella pubica. 9 Nella figura vediamo un corpo anteriore robusto, mentre posteriormente è possibile apprezzare il processo articolare, con le faccette articolari inferiore e superiore, le quali sono ricoperte da cartilagine articolare (in azzurro). È visibile anche il processo trasverso, diretto lateralmente, e invece posteriormente il processo spinoso, abbastanza largo, quasi orizzontale, collocato sul piano sagittale mediano. La freccia bianca visibile nell’immagine passa attraverso il foro (o forame) vertebrale che è delimitato dall’arco vertebrale. In questa immagine è anche possibile apprezzare il peduncolo, che è la parte anteriore dell’arco vertebrale. L’immagine osservata è secondo un piano sagittale. Quando le vertebre si articolano, si giustappongono le due incisure superiore e inferiore delle vertebre adiacenti e si forma, per ogni lato, un foro intervertebrale, attraverso il quale usciranno da ogni lato i nervi spinali. In questo modo si crea un canale posteriore al corpo, che sarà il canale vertebrale contenente il midollo spinale. Nella figura al centro sono mostrate tre vertebre secondo un piano frontale, in visione posteriore, e ne sono mostrate entrambe le articolazioni. Attraverso i processi articolari ogni vertebra si articola con la vertebra precedente e con quella successiva. Attraverso la faccetta articolare inferiore, per ogni lato, una vertebra si articola con la faccetta articolare superiore della vertebra sottostante. Questo tipo di articolazione è un’artrodia, un’articolazione mobile nella quale le superfici articolari coinvolte sono pressoché pianeggianti. Nelle artrodie, le superfici articolari pianeggianti consentono un movimento minimo, ma in tutte le direzioni dello spazio, tant’è che l’artrodia è considerata un’articolazione multi assiale. Quindi riassumendo, attraverso i processi articolari una vertebra si articola con la precedente e con la successiva attraverso artrodie, che sono delle diartrosi. Le faccette articolari dei processi articolari delle vertebre non sono quasi mai collocate su un piano specifico, ma sono di solito sempre oblique, più vicine al piano orizzontale o frontale oppure inclinate lateralmente o medialmente. La figura non lo mostra ma bisogna immaginare che, essendo una diartrosi, i due capi articolari e quindi le superfici articolari siano racchiusi da una capsula articolare. I corpi delle tre vertebre mostrate, sono anch’essi articolati con una sinfisi, un’articolazione semimobile. È infatti possibile vedere come tra la faccia inferiore del corpo della prima vertebra e la faccia superiore del corpo della seconda vertebra sia presente questa struttura (azzurra in figura), chiamata disco 10 intervertebrale. Sarà quindi il disco intervertebrale la struttura fibro-cartilaginea che unirà le due superfici articolari (superfici dei corpi vertebrali). Nella figura a destra, che mostra una sezione parziale di queste tre vertebre sul piano sagittale, è possibile vedere come i corpi vertebrali sono separati e uniti attraverso una sinfisi dal disco intervertebrale. In questa immagine è anche possibile osservare come, attraverso i processi articolari, le vertebre siano articolate attraverso artrodie e, in sezione, notiamo il processo spinoso diretto posteriormente. É possibile anche apprezzare come, quando le vertebre sono tra di loro articolate, l’incisura inferiore del peduncolo di una vertebra, si giustapponga all’incisura superiore del peduncolo della vertebra successiva per formare quello che viene chiamato foro intervertebrale, attraverso il quale uscirà il nervo spinale. L’articolazione tra le vertebre, quindi la giustapposizione di corpi vertebrali, di dischi intervertebrali e diverse artrodie, sta iniziando a delimitare un canale posteriore ai corpi vertebrali, conosciuto come il canale vertebrale. IL DISCO INTERVERTEBRALE Nell’immagine, con una visione su un piano frontale, si osservano: due corpi vertebrali; due dischi intervertebrali; lateralmente, i processi trasversi di tre vertebre mentre posteriormente è riconoscibile, uno per lato, il processo articolare con la faccetta articolare superiore dell’ultima vertebra considerata; è visibile anche un processo spinoso diretto posteriormente. Nel canale che si sta formando c’è il midollo spinale con i suoi rivestimenti e si vedono i nervi spinali (giallo) uno per lato dal foro intervertebrale. Il disco vertebrale ha una struttura fibro-cartilaginea, infatti è formato da un anello fibroso esterno, fatto di tessuto connettivo denso fibroso organizzato in strati concentrici di fibre connettivali Questa immagine mostra la che delimitano e fissano i due corpi vertebrali. Queste fibre sono struttura del disco intervertebrale. organizzate in lamelle concentriche e decorrono obliquamente. All’interno dell’anello è presente il nucleo polposo, ovvero una componente cartilaginea del disco intervertebrale ed è di natura gelatinosa (cartilagine in gel); inoltre, essendo gelatinoso è modificabile, è pieno di acqua che assorbe ed è quindi idrofilo. Il nucleo polposo è deformabile, ma non comprimibile: si deforma come una pallina di gomma, ha una dimensione definita dall’anello fibroso, non si può quindi rimpicciolire o ingrossare, può solo modificare la sua forma. (Si può immaginare un palloncino pieno di acqua, non totalmente gonfiato, chiuso. Questo si può deformare ma non si può comprimere.) Grazie a questa sua struttura, quando le vertebre si muovono una rispetto all’altra, questo nucleo si modifica, modifica la sua forma e asseconda i movimenti della colonna vertebrale. Si può spostare anteriormente o posteriormente a seconda che la colonna vertebrale si estenda posteriormente o si fletta anteriormente; si può spostare medialmente o lateralmente a seconda che la colonna vertebrale si inclini lateralmente o medialmente. Si dice che il nucleo polposo si comporta come se fosse una biglia interposta tra due piani, che in questo caso rappresentano le due superfici dei corpi vertebrali, tra i quali è contenuto il disco intervertebrale. La fibrocartilagine deriva quindi dalla componente fibrosa esterna rigida e dal contenuto gelatinoso. 11 In queste immagini si può vedere cosa succede quando un corpo si flette, si stende o si ruota causando una modifica della forma della colonna vertebrale e uno spostamento dei corpi vertebrali. Le articolazioni hanno fatto muovere i corpi vertebrali e il nucleo polposo si sposta e si deforma per assecondare i movimenti. È considerato una sorta di svincolo tra due corpi. Se c’è una compressione eccessiva o se si danneggia l’anello fibroso, il nucleo polposo si ernia, provocando l’ernia del disco. Se l’anello fibroso cede, e cede quasi sempre posteriormente, il (2) disco ernia può comprimere quello che trova dietro, cioè il midollo spinale ed i nervi spinali. A seconda del luogo in cui avviene ci sarà un danno a livello dei nervi spinali, delle radici nervose coinvolte, che a volte può rendere necessario l’intervento a livello di quelle che vengono chiamate ernie del disco. La capacità di assorbimento viene persa fisiologicamente con l’età e ciò significa che, dato il minor assorbimento d’acqua da parte del nucleo polposo, il disco intervertebrale è via via più basso e quindi meno spesso, difatti si riduce come dimensioni e avvicina tra di loro i corpi vertebrali. Ciò fa sì che, con l’aumentare dell’età, la dimensione complessiva della colonna vertebrale e quindi anche dell’altezza del soggetto, tenda a ridursi (fisiologicamente un soggetto anziano misura fino a 6-7 cm in meno di quanto non misurasse in età adulta, quando era più giovane). Se si riduce la dimensione del disco e si avvicinano i corpi vertebrali aumentano i contatti tra le superfici articolari, si altera il contatto articolare portando a sfregamenti, ad artrosi, alterazioni e quindi mal di schiena. ARTICOLAZIONI TRA LE VERTEBRE ATIPICHE Ci sono delle articolazioni particolari che riguardano le prime vertebre: l’atlante e l’epistrofeo. La prima vertebra, l’atlante, si articola con l’osso occipitale. L’immagine mostra l’impalcatura ossea della testa, del collo e sono visibili, oltre all’osso occipitale che è collocato posteriormente nel neurocranio, la prima vertebra cervicale (atlante) articolata con l’osso occipitale, e l’epistrofeo. Sono numerate le vertebre cervicali fino alla settima, che è la vertebra prominente. Come già accennato, in corrispondenza del collo, la regione cervicale della colonna vertebrale è collocata abbastanza centralmente anche se tende a spostarsi posteriormente, passando dalla prima all’ultima vertebra cervicale. Inoltre, è possibile apprezzare come il processo spinoso sia via via di dimensioni maggiori, più lungo, e in corrispondenza della settima vertebra cervicale sia appena al di sotto della cute e quindi facilmente palpabile. 12 ARTICOLAZIONE ATLO-OCCIPITALE Oltre alle artrodie e alle sinfisi, articolazioni che coinvolgono le vertebre tipiche, altre coinvolgono le vertebre atipiche (atlante ed epistrofeo). Nell’immagine è mostrata l’articolazione tra la prima vertebra cervicale (atlante) e l’osso occipitale (osso del neurocranio). Le superfici articolari sono la faccetta articolare superiore dell’atlante, la quale risulta essere leggermente concava e di forma pressoché ovoidale, e i processi condiloidei o condili, che sono due sporgenze situate sulla faccia inferiore dell’osso occipitale che hanno una forma leggermente convessa. L’articolazione atlo-occipitale, per la forma delle superfici articolari, è un’articolazione condiloidea e fa parte della categoria delle diartrosi. L’articolazione condiloidea è bi-assiale in quanto consente la rotazione di un capo articolare rispetto all’altro attorno a due assi tra loro perpendicolari. L’osso occipitale è un osso impari e forma la parte posteriore della scatola cranica. L’osso occipitale presenta: una parte posteriore slargata chiamata squama dell’osso occipitale; una parte anteriore chiamata parte basilare dell’osso occipitale; al centro, tra la parte anteriore e quella posteriore, è presente il grande foro occipitale o forame magno. Attraverso questo foro il midollo spinale contenuto nel canale vertebrale diventa encefalo proseguendo all’interno della scatola cranica. In corrispondenza della parte anteriore dell’osso occipitale, ai lati del foro, sono presenti, uno per lato, due processi condiloidei o condili dell’osso occipitale, che sono destinati ad articolarsi con le faccette articolari superiori dell’atlante. È un’articolazione mobile, una diartrosi ed è un’articolazione condiloidea: in questo tipo di articolazione una superficie articolare (i condili) è leggermente convessa e ovoidale, mentre l’altra superficie (faccetta superiore dell’atlante) è sempre ovoidale e leggermente concava. L’osso occipitale è un’articolazione biassiale, cioè, consente all’osso di ruotare intorno a due assi tra loro perpendicolari: l’osso occipitale può ruotare in avanti e indietro e può inclinarsi lateralmente. La superficie esterna dell’osso occipitale è formata da due rilievi orizzontali chiamati linea nucale inferiore e superiore. In verticale invece, sulla linea mediana è presente un rilievo verticale che viene chiamato cresta occipitale esterna, che incrocia la linea nucale superiore in una sporgenza che viene chiamata protuberanza occipitale esterna. Da questa protuberanza, proseguendo verso il basso, c’è la cresta occipitale esterna, mentre lateralmente ci sono i due rilievi orizzontali dove si inseriranno dei muscoli importanti per il movimento delle vertebre. 13 ARTICOLAZIONE ATLOASSIALE Un’altra articolazione particolare è quella tra la prima e la seconda vertebra, quindi tra l’atlante e l’epistrofeo. Questi si articolano tra di loro in due modi. Nel modo classico, cioè attraverso la faccetta articolare inferiore dell’atlante e la faccetta articolare superiore dell’epistrofeo. Questa è l’articolazione atloassiale laterale, una tipica artrodia, simile a quella delle vertebre tipiche. Oppure attraverso l’articolazione atloassiale mediana che si trova tra il dente dell’epistrofeo e l’arco anteriore dell’atlante. Il dente ha due superfici articolari, due faccette articolari: la faccia anteriore (nell’immagine è rosso) si articola con una depressione ruotata sulla faccia posteriore dell’arco anteriore dell’atlante, chiamata fossetta del dente. Questa articolazione è completata posteriormente dalla presenza di un legamento, il legamento trasverso dell’atlante, il quale è un fascio di fibre connettivali che collega i due processi articolari dell’atlante passando posteriormente al dente. Questo legamento traverso dell’atlante trasforma e completa questa articolazione facendole assumere le caratteristiche di una trocoide, ovvero un’articolazione mobile, quindi una diartrosi mono-assiale, in cui un capo articolare ha la forma di un cilindro (in questo caso è il dente dell’epistrofeo) che ruota all’interno del secondo capo articolare, avente la forma di una circonferenza. In questo caso il capo articolare allungato è il dente dell’epistrofeo, il secondo capo articolare è l’insieme dell’arco anteriore e del legamento trasverso che forma una sorta di circonferenza intorno al dente. Poiché l’atlante si articola superiormente con l’osso occipitale attraverso una condiloartrosi, che però consente movimenti abbastanza limitati delle due ossa l’una rispetto all’altra, di fatto il dente ruota rispetto all’insieme atlante-osso occipitale. Quindi l’articolazione atlo-assiale mediana è la vera articolazione attraverso la quale la testa ruota rispetto alla colonna vertebrale cervicale. Domanda: Che significato ha che l’atlante ruota rispetto all’epistrofeo? Risposta: Il vero movimento della testa, la rotazione, non è l’osso occipitale rispetto alla colonna vertebrale, ma è l’insieme di osso occipitale e atlante rispetto all’epistrofeo. I movimenti di flesso ed estensione riguardano osso occipitale e atlante, mentre la rotazione non coinvolge l’osso occipitale rispetto all’atlante, bensì riguarda l’insieme osso occipitale e atlante rispetto alla seconda vertebra. Dire quindi che l’occipitale ruota rispetto alla colonna vertebrale non è vero. 14 Nella figura qui a sinistra, l’atlante e l’epistrofeo sono mostrate dal vero, secondo una visione posteriore, su un piano frontale: è visibile il dente, il suo rapporto con l’arco anteriore dell’atlante, sono visibili anche le due faccette articolari superiori dell’atlante per l’osso occipitale, è anche ben visibile il processo trasverso dell’atlante e l’ampio foro trasversario. ARTICOLAZIONI UNCO-VERTEBRALI Nelle vertebre cervicali, tranne in quelle atipiche, c’è un’ulteriore articolazione che serve per aumentarne la mobilità: le articolazioni unco-vertebrali. Queste articolazioni coinvolgono il processo uncinato, un rilievo abbastanza appuntito che si trova sulla faccia superiore del corpo delle vertebre cervicali lateralmente. Il processo uncinati si adatta abbastanza bene a smussamenti della faccia inferiore del corpo della vertebra precedente. Questo tipo di articolazione, che è accessoria, aumenta la mobilità del corpo e coinvolge anche le superfici laterali del disco intervertebrale. È un’articolazione mobile ed è una diartrosi insolita, con una capsula e le superfici articolari, ma è in particolare un’articolazione sinoviale, perché è presente una cavità articolare, la cavità sinoviale. È anche una cavità articolare insolita in quanto delimitata anche dal disco intervertebrale interposto tra i due corpi vertebrali. I LEGAMENTI Il rachide comprende una serie di strutture, le vertebre, tra di loro articolate attraverso articolazioni mobili o semimobili. Il rachide, inoltre, comprende anche legamenti e muscoli, che fanno sì che questa struttura risponda a due requisiti meccanici, apparentemente contraddittori, quali rigidità ed elasticità. Ciò significa che il rachide, per la sua organizzazione complessiva, può deformarsi pur mantenendosi rigido proprio per la presenza di quelli che vengono definiti tiranti legamentosi e muscolari. I legamenti sono fatti di tessuto connettivo fibroso. In questa immagine si possono vedere due corpi vertebrali, il corpo intervertebrale, tre processi trasversi, il processo spinoso. 15 I legamenti sono: longitudinale anteriore: è una striscia, un fascio di fibre connettivali (azzurro) che unisce la faccia anteriore dei corpi di tutte le vertebre, come se fosse un nastro. Nell’immagine si vedono (azzurro) le capsule delle articolazioni che circondano le articolazioni tra i vari processi articolari delle varie vertebre. Al centro si può vedere il legamento longitudinale anteriore che collega tutti i corpi e fissa tutta la colonna vertebrale al primo osso che incontra, l’osso occipitale. Al di sotto di questo legamento ci sono altri legamenti (indicati in rosso) che rinforzano il legame tra l’atlante e l’osso occipitale. Sono membrane atlooccipitali: anteriore, posteriore e laterale. Questo conferma che l’osso occipitale e l’atlante si muovono insieme rispetto all’epistrofeo, infatti, per far sì che si muovano assieme devono anche essere collegati. Ci sono ulteriori collegamenti che vedremo nella prossima lezione. longitudinale posteriore: è posto posteriormente al corpo vertebrale legamenti gialli legamenti interspinosi legamento sovraspinoso (nucale) 16

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