Storia Della Medicina Lezione 1 PDF
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This document is a lecture outline on the history of medicine It discusses the origins of life and human development, along with the concept of the instinct for preservation. Its origins also cover early diseases and human interactions.
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Sbobinatore: Miglioli Federico Revisore: Amna Waqas Materia: Storia della medicina Docente: Falconi Br...
Sbobinatore: Miglioli Federico Revisore: Amna Waqas Materia: Storia della medicina Docente: Falconi Bruno Data: 12/11/2024 Lezione n°: 1 Argomenti: Introduzione, origini della vita, la malattia, l’istinto di conservazione, Australopithecus, Homo Erectus, la parola “medicina” e le sue caratteristiche, l’evoluzione della medicina, primi interventi, medicine istintive, grandi cambiamenti e medicine regolari. STORIA DELLA MEDICINA INTRODUZIONE Per parlare di Storia della medicina è giusto introdurre la figura dell'uomo, ripercorrendo una strada che parte da quelle che sono le origini della vita. Le prime manifestazioni di vita sul nostro pianeta, ovvero forme vegetali più elementari, risalgono al periodo archeozoico con la comparsa delle alghe. Il mondo animale invece ha i suoi primi rappresentanti nel periodo paleozoico, seguiti da insetti, anfibi e infine dalla comparsa di mammiferi e uccelli. Noi oggi parliamo di questo perché possiamo far riferimento ad una serie di prove dirette ed indirette. Tuttavia, queste ultime, non sono in grado di darci risposte certe riguardo le forme primordiali di medicina, ma certamente ci danno indicazioni di qualcosa che si stava muovendo, legato all'istinto di conservazione. Cosa intendiamo per prove dirette e indirette? Diretta: la prova diretta è tutto ciò che sostanzialmente può essere processabile in un laboratorio come, ad esempio, tutto ciò che appartiene a repertazioni di materiale biologico e può essere analizzato qualitativamente e quantitativamente. Indiretta: la prova indiretta rappresenta tutto ciò che ci è stato lasciato in eredità dal mondo letterario e artistico (ad esempio pittura e scultura). Le prove indirette rappresentano qualcosa che ci viene riferito o raccontato da altri attraverso sistemi diversificati. Quindi per avere una prova certa bisogna fare un'operazione di comparazione tra le prove dirette e le prove indirette. ORIGINE DELLA MALATTIA Quando è nata la malattia? In seguito alla nascita della vita. Già dalla nascita si dà conoscenza di una sofferenza rappresentata dal pianto del neonato. Questa sua reazione è provocata dall'aria che colpisce il sistema cardiocircolatorio e respiratorio, dalla sensazione di luce, ma soprattutto dalla sperimentazione della forza di gravità, in quanto fino a pochi istanti prima si viveva in una condizione di immersione. È una manifestazione di sofferenza che però in quel caso viene visto come un evento liberatorio. Secondo voi la malattia può essere anche una conseguenza della civiltà? Sicuramente alcune malattie sono state causate dalla nascita di agglomerati urbani, quindi la loro nascita è influenzata dalla civiltà e dall'organizzazione sociale. La malattia deriva da tutta una serie di stimoli chimici, fisici e parassitari dove per stimoli parassitari si intendono pandemie come quella da noi vissuta, dove un microrganismo ha saputo mettere a dura prova l'intera collettività mondiale. Altro fattore importante è il rischio infortunistico o traumatico, che può capitare in qualsiasi istante della vita, del quale non so quali potrebbero essere gli esiti, in quanto può essere sia prevedibile che imprevedibile. Attraverso tutti questi stimoli c’è un uomo che cerca di resistere e mette in atto una serie di comportamenti guidati dal suo istinto di conservazione, il quale mira a tutelare e mantenere la sua integrità. Istinto di conservazione Nella storia vediamo l’uomo che si organizza partendo dalle prime famiglie di ominidi, le quali rappresentano un punto di partenza, stabilito dall’istinto di conservazione, verso qualcosa che dovrebbe garantire lo stato di benessere dell’individuo. Un esempio è riflesso anche nel mondo animale, come per esempio un gatto che si ferisce la zampa e istintivamente lecca la ferita perché li porta sollievo. ORIGINE DELL’UOMO Noi oggi sappiamo dell’origine dell’uomo anche grazie ai ritrovamenti archeologici. Infatti nel 1924 un antropologo di nome Raymond Arthur Dart scopre dei resti fossili a Taung, in Sud Africa. Questa sua scoperta accese delle grandi discussioni che si conclusero con il riconoscimento delle principali caratteristiche ominidi. Questa creatura fossile venne battezzata Australopithecus e rappresenta una prova diretta e l'inizio di una storia concreta. Australopithecus In questo cranio sono evidenti drastiche differenze rispetto a un cranio umano attuale, come un diametro trasversale del bacino più ampio. Inoltre, studiando anche una prominenza dello sviluppo del massiccio masticatorio della mandibola, della mascella,la bozzatura di queste orbite e la prominenza dei processi zigomatici, si è visto che il tutto è sbilanciato rispetto alla dimensione della calotta cranica, la quale è troppo piccola. Homo erectus L’uomo cambia attraverso i suoi caratteri e il suo lento progredire verso una cultura, come l’homo erectus. Alcuni resti, trovati sia in caverne che in località aperte danno l'idea di un uomo operoso, quindi possiamo dire che è vissuto come troglodita, come cavernicolo, ma anche come un uomo dedito all’accampamento. Infatti sono stati trovati vari reperti, come strumenti da taglio, raschiatoi e molti altri, tutti derivanti da materiale osseo sicuramente proveniente dalle cacciagioni. Alcuni di questi riportavano anche dei residui di carbonizzazione sintomo del fatto che, a un certo punto, questo uomo scopre il fuoco per poter dare una cottura ai cibi. Possiamo quindi parlare di homo erectus come onnivoro e con grandi capacità di adattamento. Con il passare del tempo ha subito modificazioni, in particolar modo riguardo la scatola cranica, l'osso del bacino, il ridimensionamento degli arti superiori e le mani più piccole. Tutto è dovuto al fatto che questo uomo cambia il suo modo di vivere, sviluppando una cultura complessa, di gran lunga superiore a quella degli antichi ominidi, tanto che viene considerato l’immediato progenitore dell'uomo sapiens. Quest'uomo si adatta all’andatura bipede in quanto la mano non è più sfruttata nello spostamento, bensì viene usata per essere adeguata a varie esigenze, raffinando sempre più il suo utilizzo. Modifica la dentatura perché modifica la sua alimentazione, aumentano le dimensioni del cervello e di conseguenza quelle della scatola cranica. Altro fattore essenziale è il cambiamento dal punto di vista intellettuale e culturale che porta l’uomo a sviluppare un linguaggio articolato; infatti non comunica più con versi e urla, bensì con un linguaggio, sviluppato anche grazie alla strutturazione di una nuova realtà marcata dalla scoperta di nuovi materiali come il ferro e soprattutto del fuoco. Nasce anche una necessità di pensare ad una forza superiore, a qualcosa di soprannaturale che ha come effetto la nascita delle religioni, dei rituali e di una produzione artistica. È un uomo che si abbandona all'agricoltura, andando a costituire i primi nuclei residenziali. Questo grande sviluppo è segnato anche da un grande conquista, cioè la scrittura, infatti fin dal paleolitico superiore, cioè 30-40.000 anni fa, ha cominciato a tracciare grafici, cioè pitture e figure, entrambe prova di una volontà che l'uomo sente dentro di sé di doversi raccontare nella sua quotidianità, di tramandare e di produrre le “prove indirette”. Fino a 10.000 anni a.C l'uomo fu poco più che un predatore efficiente, che viveva secondo le leggi della giungla e che riusciva a sopravvivere perché era in grado di adattarsi bene a questa situazione, sviluppando tecniche di caccia e utensili a lui utili. L’istinto di conservazione entra in gioco anche per la ricerca di qualcosa che è indispensabile, ovvero il cibo, e ha portato lo svilupparsi dell’uomo in quel particolare tipo di scimmia bipede. Ma la fine dell'età neolitica, la scoperta della coltivazione e della domesticazione degli animali ha segnato un'importante svolta per la terra e per la vita di tutti gli organismi che la abitano. NASCITA DELLA MEDICINA Proseguendo il nostro percorso evolutivo incontriamo il latino, che permise la scrittura e l’affermazione di parole quali “medeor”, “medéri”, “malattia”, “sofferenza”, “rimedio” e “cura”. Già moltissimo tempo fa grandi pensatori compresero l’importante realtà della medicina, si trovano infatti molti riferimenti all'arte medica, ad esempio, in alcune opere di Marco Tullio Cicerone (siamo nel primo secolo a.C.) dove troviamo diverse definizioni di arte medica e di altre parole di sfondo sanitario come medicamento e rimedio. Nel tempo altri ancora si sono preoccupati di questa dimensione, come ad esempio il poeta lombardo Uguccione da Lodi e Brunetto Latini, il quale fu il primo a introdurre la parola medicina. Se oggi cerchiamo il significato del termine “medicina”, troviamo varie definizioni, tra le quali: “Scienza che studia le condizioni di malattia dell’organismo e le appropriate terapie...” “Scienza dello stato sano e malato dell’uomo, ed arte del curar le malattie e conservare la sanità...” “Ora come la scienza che studia le malattie del corpo umano al fine di garantire la salute della persona...” È evidente che queste specifiche definizioni non siano sovrapponibili tra di loro, ma sicuramente si possono considerare abbastanza affini fra di loro. L’importanza di queste definizioni è data dal fatto che nel tempo si è compresa l’importanza della medicina e dello stato di salute. Punto di vista religioso L’uomo sviluppa anche il rituale e la religiosità; inizia a credere nell'esistenza del superiore, quindi una pratica spirituale che deve essere accettata dogmaticamente. Perciò anche la sofferenza viene intesa come probabile azione diretta dell’entità superiore, quindi un qualcosa che può arrivare sia come punizione o al contrario anche per correggere il vizio e risolvere lo stato di salute. Questa religiosità influenza la capacità di agire dal punto di vista materiale con l’utilizzo di sostanze, ma anche con rimedi spirituali. Visione di Rajberti Molto accreditata è l'osservazione che fece Giovanni Rajberti (1805-1861), il quale, più di 150 anni fa disse: “La medicina dominante, buona o cattiva, bambina o decrepita che si voglia chiamarla, possiede gli estremi logici per rappresentare la massima probabilità del vero.” Qual è la medicina dominante secondo voi? La medicina dominante è la medicina al tuo tempo, che sa dare la miglior risposta nel tuo tempo, ma anche nel tuo luogo. Infatti, la medicina dominante a Brescia, cioè quella che viene accettata sia dal personale sanitario, tanto più dal paziente è quella che viene condivisa socialmente, cioè quella esercitata dai grandi ospedali. Oggi troviamo la medicina dominante paritaria in tutto il territorio mondiale? No, perché la medicina dominante risente di un contesto sociale ed è regolamentata da un modo che esprime l’essenza giuridica di un luogo. Può essere buona o cattiva? Sì, può essere buona o cattiva perché non sempre la medicina è corretta, può anche errare. Come può essere può essere definita la medicina bambina o decrepita? Se facciamo riferimento alle specializzazioni, una scienza che può essere definita bambina è una scienza nuova, nata da poco come ad esempio la bioingegneria genetica molecolare; invece una scienza decrepita è una pratica molto antica come l’ortopedia, forse la prima ad essere stata scoperta. La medicina acerba è quella che possiede la massima possibilità di espansione e quindi la massima probabilità del vero. EVOLUZIONE DELLA MEDICINA La medicina si distingue nelle varie aree geografiche e quindi ancora oggi non è uguale in tutte le parti del mondo; basta pensare ad esempio alla medicina nelle aree estreme del Brasile e alla medicina di guerra, entrambe molto diverse l’una dall’altra. La medicina infatti risente dei progressi della scienza e intreccia il suo sviluppo osmoticamente con la storia sociale, le leggi della matematica, la meccanica e la chimica. Inoltre è sempre più connessa all’universalità della condizione. Non tutto è accaduto in modo sequenziale e veloce, anzi, per molto tempo gli sforzi dei ricercatori hanno dato scarsi risultati. Bisognava infatti mettere in atto molti sforzi per cercare di migliorare anche il bagaglio strumentale a disposizione e la prassi della medicina e della ricerca. Non sempre è stato facile, anche perché lo sviluppo della medicina è stato spesso vincolato sia da politici, che da medici stessi, i quali avevano l’obiettivo di mantenere la tradizione. L'arricchimento assoluto di quello che è il bagaglio di strumenti a disposizione arriva solo a metà Ottocento con la rivoluzione industriale, insieme a un nuovo modo di concepire la possibilità di sviluppo degli strumenti, che portava anche alla scoperta delle tecniche che hanno permesso di approfondire le malattie. Nell'Ottocento avvengono delle eccezionali scoperte che andranno a cambiare totalmente il volto della medicina che per certi aspetti era stagnante da molto: Anestesia: permette ancor oggi di intervenire sul campo operatorio senza le varie problematiche legate alla reazione da parte del paziente al dolore; si può quindi agire in piena concretezza chirurgica Antisepsi: scoperta da Lister, Pasteur e Semmelweis Radiologia: l'applicazione di raggi X in medicina e quindi di osservare l’interno del nostro organismo ; finalmente un osso che aveva subito un traumatismo fratturativo poteva essere osservato anche attraverso la cute. In definitiva possiamo dire che la storia della medicina: - prende inizio con le più antiche forme di vita dell'uomo - ha fondamenti precisi nelle età preistoriche - si organizza con le prime grandi civiltà e progredisce per percorsi differenti nelle diverse aree del mondo. È una medicina che in alcune aree viene esercitata in modo primordiale ancora oggi e ciò è legato ad alcune realtà che sono direttamente connesse allo sviluppo di quei luoghi, sia dal punto di vista sociale, sia della conoscenza. Assistiamo a un grande fenomeno che vede alimentare questa storia e giungere allo sviluppo di una solida costruzione del pensiero nella Classicità greco-romana. Questa realtà si prolunga e si arricchisce dal punto di vista scientifico attraverso anche la medicina araba, fino ad arrivare al Medioevo cristiano e quindi ai centri di particolare sviluppo del sapere come, ad esempio, la nostra scuola salernitana, che è la premessa della nascita dell’università e che troverà ancor più novità durante il Rinascimento. La medicina nel mondo occidentale va spostandosi verso quei luoghi che permettono di migliorare la possibilità di fare ricerca, quindi lungo le grandi rotte commerciali, dove esiste il potere economico e politico poiché a quei tempi, proprio come oggi, la ricerca necessitava di finanziamenti. I grandi proprietari di allora beneficiavano della presenza di uomini di scienza; quindi, l’avvicinamento delle due figure le beneficiava entrambe. Questo clima ha animato quelle che noi chiameremo poi università italiane, università di solida tradizione, che sicuramente nascono molto lontano. Ci sono alcuni scritti che risalgono al 1088 ma i primi veri statuti di università sono considerati quelli del 1317. In questa Europa maturano le grandi idee, c'è molta vivacità scientifica, soprattutto nel periodo seicentesco e settecentesco, fino ad arrivare all'Ottocento. Anche il contatto col mondo americano e asiatico, ha sicuramente favorito quella spinta propulsiva alla ricerca. Allo stesso tempo è cresciuto costantemente il desiderio di interrogare la medicina, nell'attesa che questa desse quotidianamente delle informazioni, delle scoperte e soprattutto nuovi progressi verso l’inarrivabile meta di eliminare la malattia e la morte. PRIMI GRANDI INTERVENTI Intuitivamente si può ritenere che i primi grandi atti, cioè interventi che vengono considerati di necessità, hanno impegnato uomini inesperti e privi di istruzione. Questo perché davanti all'evenienza di una malattia, di una sofferenza, l’uomo ha intuitivamente messo in atto delle azioni che possono essere state chirurgiche o anche semplicemente curative. Quale può essere la prima grande figura che è stata in grado di intervenire per risolvere l'intervento di necessità sulla nostra persona? È la mamma, che accudisce il neonato nelle sue necessità igieniche e alimentari; la maggior parte di esse non possiedono un’istruzione di natura medica eppure decidono di intervenire. Per poter parlare di questo dobbiamo necessariamente essere illuminati su vari aspetti, perché ancora in gran parte gli aspetti della cura, dell’esercizio della medicina e della chirurgia sono sconosciuti riguardo la storia della medicina di tempi così remoti. Allora dobbiamo per forza interrogare antiche fonti scritte, materiali di provenienze archeologiche, resti biologici che ancora sopravvivono in misura non trascurabile, i quali forniscono molte informazioni sulla salute, sulla malattia, sulle idee e sulle pratiche applicate dal punto di vista curativo che sono state espresse nel passato. Perciò sono importanti le fonti artistiche, ricche di immagini significative, oppure i reperti archeologici superstiti come, ad esempio, corredi chirurgici. Tutto ciò ci permette di arrivare a delle interpretazioni partendo anche da conservati museali che possono essere oggi analizzati con tecniche di indagine più raffinate che permettono di ricostruire con relativa certezza un elemento che spinge all'identificazione alla patologia. Questi reperti ci possono anche dare informazioni su quelli che furono i metodi di cura praticati nell'esercizio di una medicina così lontana da noi. Medicine istintive Abbiamo prove che ci permettono di dire che esistesse una medicina nell'antichità, ma allo stesso tempo possiamo dire che sappiamo molto poco sulla malattia nella preistoria. Le testimonianze di cui possiamo oggi godere, espresse solo dal punto di vista dell'indagine, non sono sufficienti per poterci dare quelle risposte ma sicuramente ci fanno aprire una serie di ipotesi. L'archeologia ci permette di sfruttare qualche informazione sulla malattia ad espressione ossea, studiando segni ancora rintracciabili di resti umani trovati grazie a degli scavi, ma soprattutto quelli che possono essere studiati su materiali che dimostrano la presenza di interventi umani riparativi. Ad esempio nel caso fratturativo, il consolidamento rettilineo di alcune fratture diafisarie e la sorprendente trapanazione cranica. Queste prove ci segnalano dell'esistenza di una chirurgia, seppur certamente un atto manuale primordiale, già nella preistoria. Il cranio in questo caso ha subito una trapanazione che è avvenuta sicuramente in modo corretto e su un uomo vivo. Si notano addirittura crani con trapanazioni multiple che arrivano fino a 7, svolte in tempistiche diverse. Questo cranio è importante perché è l'espressione di un primo intervento, anche se rudimentale, di chirurgia (si potrebbe dire di neurochirurgia). Notiamo che in questa breccia ossea non sono presenti tagli netti e acuti, ma arrotondati e questo, conoscendo il tessuto osseo, significa che c'è stato un intervento da parte dell'organismo tendente alla riparazione, cioè alla chiusura di questa obliterazione. Questa ipotesi è sostenuta anche dal fatto che i bordi risultano arrotondati, prova del fatto che sicuramente si è verificato un meccanismo che ha determinato l’instaurarsi di un processo riparativo che avviene in largo tempo. Quindi possiamo dire con chiarezza che questo uomo trapanato in realtà è vissuto per determinati giorni e in un contesto sicuramente difficile, per lo più in un periodo in cui per poter vivere con un'apertura cranica di questo genere sicuramente avrà usufruito dell’assistenza di qualcuno che lo difendeva dalla fauna selvatica e lo curava. Oggi, è certo che si tratta di un intervento di tipo curativo. Gli strumenti utilizzati sono selci scheggiate del neolitico che, in qualche modo adattate e lavorate, sono anche sintomo dell’evoluzione dell’uomo preistorico, il quale costantemente si è circondato di strumenti in grado di migliorare le performance del suo agire. Ulteriori cambiamenti Lo sviluppo tecnologico ha cambiato lo stile di raccogliere l’informazione. Questo è accaduto solo perché qualcuno ha sviluppato un tema, ha sviluppato una ricerca, ha approfondito un sapere che poi è stato utile anche ad altri ricercatori. Difatti un altro essenziale passo che la medicina e che le scienze hanno compiuto è quello di condividere le varie scoperte come, ad esempio, lo sviluppo degli strumenti di ingrandimento ottico, che offrono la capacità di guardare oltre fino ad arrivare a sfruttare la microscopia elettronica. Oggi il microscopio elettronico a scansione è in grado di intervenire su elementi dentali provenienti da tombe romane e andare a scoprire l'esistenza, ad esempio, di resti di tartaro e perciò ricavare informazioni sull'alimentazione e sul carattere dell'igiene orale di questo antico individuo romano. Tutte queste informazioni sono garantite proprio dall'esplosione del sapere e dalla conoscenza strumentale, due fattori che alimentano direttamente il sapere della medicina. Può esistere il medico senza l'apporto di un laboratorio? No, è difficile perché il medico appoggia sul conoscere l'equilibrio di determinati valori, quindi l’indirizzarsi sulla diagnosi attraverso il riscontro di alcuni valori alterati. Dal punto di vista etimologico si lavora sul significato di “chirurgia” che deriva dal latino chirurgĭa, che significa “operazione manuale”. La chirurgia si basa quindi sulla capacità e la manualità della mano. Il corpo umano è costituito da 206 ossa che si articolano tra di loro in modo diverso e sicuramente la mano è quella parte capace di maggiore raffinatezza nei movimenti. L’uomo a un certo punto si ferma, abbandona la vita migratoria perché capisce che è in grado di interagire con alcuni animali che possono diventare elementi di sostentamento, abbandonandosi quindi all'agricoltura, all’allevamento, ma anche alla tecnica di conservazione del cibo. Abbandona quindi il viaggio continuo e si arrende di fronte alla quotidianità. In questo modo si allontana da certi rischi patogeni e si espone ad altri, infatti anche dal punto di vista infortunistico vi sono grandi cambiamenti. Quando l'uomo diventa sedentario diede vita ai primi villaggi stabili, cambiò il suo stile di alimentazione e la sua quotidianità lavorativa, entrando a far parte del grande cambiamento che riguarda anche il determinismo della sofferenza. Nello stesso tempo scaturisce la forza dell’invocazione soprannaturale, presente in ogni civiltà, che dà una lettura della sofferenza e della malattia, ma soprattutto una speranza di guarigione. Quindi il cercare un beneficio e il cercare una nuova risorsa capace di dare risposta alle domande della sofferenza, porta alla strutturazione di un insieme di atteggiamenti come i rituali. Grazie alle esperienze vissute, che fanno parte del nostro carattere costituente, emerge lo spirito di autoconservazione; ad esempio, se un bambino si muove e va a toccare un termosifone bollente porterà sempre a ricordo l'esperienza negativa da lui vissuta, infatti, soprattutto fino ai 3 anni, vengono vissute le esperienze che costituiscono il sapere dell’uomo e alimentano il suo istinto di autoconservazione. Le medicine regolari La differenza sostanziale si vive con il grande cambiamento culturale dato dal passaggio dal vocalizzo alla realtà della scrittura, partendo dalla nascita della letteratura medica e dall’affermarsi di alcuni sistemi di medicina regolare, i quali comunque risultavano essere governati da un sistema di credenze e conoscenze che sempre più trovano riscontro ed adesione nel palinsesto di grandi artisti; il mondo dell'arte viene d'aiuto per poter leggere quello che è lo stile della cura e lo stile di un evento che porta alla guarigione. Perché riferendosi alle medicine regolari parliamo di qualcosa di antico? Ippocrate, la cui nascita viene fatta risalire nell'isola di Kos nel 460 a.C., è giustamente ritenuto il padre fondatore della medicina, grazie alle Teorie Ippocratiche e allo stato di salute basato sull'equilibrio degli umori. Noi oggi, estendendo il valore del significato del singolo, siamo un microcosmo, cioè una realtà di equilibrio che risente da tutto ciò che lo circonda, quindi del macrocosmo. Ippocrate basa tutto il suo sapere sulla questione degli equilibri degli umori e sull'osservazione, difatti non fa diagnosi ma prognosi, ponendoci in una dimensione nel quale la medicina occidentale deve riconoscere le basi di una medicina dell’antichità. È una medicina ricca soprattutto in Italia, la cui fortuna sta nella localizzazione geografica, centrale nel Mediterraneo, ovvero al centro di un'area estremamente prolifica di idee. La sua posizione ha permesso che fosse esposta alla conoscenza di tutte le sponde del Mediterraneo, quindi la medicina greca, araba e iberica. Anche le scoperte di oggi vengono condivise con la collettività scientifica, per garantire innanzitutto una continuità della crescita universale del sapere e allo stesso tempo per poter dare autenticità scientifica ai risultati. Questo accadeva già nell’antica Roma, nella scuola salernitana e nei centri di formazione di Montpellier, ed è frutto della necessità di un confronto. La medicina, come nuova scienza, ha ricercato e ha avuto bisogno di trovare il metodo che consiste nell'interpretazione dei dati, per raggiungere la sua autonomia scientifica. È una realtà autonoma che comunque continua, come qualsiasi altra disciplina, ad alimentarsi del sapere necessario per approfondire la conoscenza nella propria specificità. Sicuramente,attraverso i dettami dell'antichità, si è raffinata quella attenzione e quella necessità di approfondire sempre di più il concetto di conoscenza che vede, con l'acquisizione dei sistemi moderni di indagine, la possibilità addirittura di ritornare in un museo e di analizzare dei reperti studiati a metà del 900, ridisegnando il sapere su di essi. Questo accade non perché gli studiosi del tempo non fossero in grado, ma perché erano limitati dalle conoscenze del tempo. La medicina del secolo scorso, anche se non in grado di dare molte risposte, era la dominante in quel tempo; quindi, capace di arrivare fino a un determinato risultato dato dalla limitatezza delle conoscenze del tempo. L’unico modo con cui possiamo dare significato a un reperto antico è attraverso il distacco dal sapere attuale, mantenendolo comunque vivo, perché ci dà maggiori probabilità di interpretazione. Una grande realtà che ha sempre spinto l'uomo a cercare di approfittare di quello che si presentava è stata la lettura della produzione artistica nelle varie sfere del tempo. Abbiamo parlato di incisioni rupestri, quindi qualcosa a noi anche geograficamente vicino; quelle della val Camonica non sono le uniche isolate, ma sono presenti anche in altre parti del nostro pianeta e che tra l’altro si sono sviluppate nello stesso periodo e con i medesimi caratteri grafici. In conseguenza la disciplina medica, come dice Rajberti, prende strade diverse perché rappresenta la massima probabilità del vero in un determinato tempo e luogo. Il professore descrive il concetto di medicina paritaria attraverso la propria esperienza in un accampamento indigeno dell’amazzonia: Ha assistito a cure odontoiatriche, svolte con l’aiuto di pochi strumenti e pochi medicinali. In quel caso non si aveva a disposizione il riunito dei centri odontoiatrici bresciani; nell’accampamento il riunito consisteva in un pezzo di tronco nel quale si sedeva l’indigeno, sul quale venivano svolti semplici interventi in tempi brevi. È un esempio che conferma la tesi Rajberti, cioè che la medicina dominante in quel luogo risente dello sviluppo culturale, sociale, economico e politico. Un'altra medicina che sicuramente vede sconvolgere la capacità di agire è quella contestualizzata in determinate situazioni, quindi di fronte a una calamità naturale piuttosto che a una disgrazia quale una guerra.