LEZ 5-8-9-10-11: Beni e Relazioni Giuridiche PDF
Document Details
Uploaded by AvailableBlackTourmaline7242
Tags
Summary
Questi appunti trattano delle nozioni di beni, della distinzione tra beni materiali e immateriali, e delle relazioni giuridiche tra beni e soggetti. L'approccio è di tipo economico-giuridico, esplorando il concetto di bene nel Codice Civile e le differenze tra la visione economica e quella giuridica. Il focus è particolarmente l'importanza dei beni immateriali nell'economia moderna.
Full Transcript
**5° LEZIONE** **BENI** e alcune relazioni tra i beni e tra i beni e i soggetti. **Il bilancio parla dei beni dell'impresa** ed è [costituito] **dal conto economico e dallo stato patrimoniale**; **lo stato patrimoniale fotografa, tra le altre cose, tutti i beni dell'azienda.** L'immagine riflessa...
**5° LEZIONE** **BENI** e alcune relazioni tra i beni e tra i beni e i soggetti. **Il bilancio parla dei beni dell'impresa** ed è [costituito] **dal conto economico e dallo stato patrimoniale**; **lo stato patrimoniale fotografa, tra le altre cose, tutti i beni dell'azienda.** L'immagine riflessa della consistenza patrimoniale dell'impresa è contenuta nello stato patrimoniale; **la disciplina del bilancio è contenuta nel Codice civile: al quinto libro (quello che parla dell'impresa) c'è tutto un capitolo che dice che cosa è il bilancio, come è fatto, come si legge, come si interpreta, che cosa ci va scritto dentro**. **Si deve partire dalla nozione di bene per capire cosa ci va nello stato patrimoniale**, per capire che cosa è il patrimonio dell'impresa. **Il patrimonio dell'impresa è fatto** sicuramente di tante cose, ma soprattutto **di beni perché l'impresa utilizza beni, produce beni, distribuisce beni, trasporta beni**; quello che si mette dentro il bilancio parte dalla nozione civilistica di bene. Ed è soprattutto **importante capire qual è la relazione giuridica tra il bene e il soggetto impresa**, società. È importante la definizione di bene perché **alcune entità del mondo reale le vediamo e più o meno sappiamo che si tratta di beni, ma** **le cose che non si vedono sono beni**? I cosiddetti beni immateriali. ***La prima cosa da comprendere è che ci possono essere delle differenze tra la nozione di bene nel mondo reale e il bene come è qualificato giuridicamente dalle norme giuridiche.*** Noi vediamo cose nel mondo reale, gli economisti direbbero noi vediamo risorse; **gli economisti dicono che il bene in senso economico è una risorsa che è scarsa che pone un problema allocativo**. Cioè il problema economico è: dove le mettiamo queste risorse perché realizzino in maggior valore? Dal punto di vista giuridico la disciplina principale la troviamo nel terzo libro del Codice civile, subito dopo il diritto delle persone e della famiglia e dopo anche la disciplina delle successioni. **Nel terzo libro si parla della disciplina della proprietà**, che **è la relazione giuridicamente parlando più forte che esiste tra un bene e un soggetto**; quindi, il legislatore la prende come paradigma delle relazioni giuridiche che interessano i beni. **Il legislatore nell'Art. 810 (primo articolo del libro sulla proprietà) dice: sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti. Oggetto di diritto significa che può essere controllata dal soggetto**. **Ma che cosa è una cosa?** ***Quelle che vedo sono sicuramente cose, ogni porzione staccata del mondo reale è una cosa.*** **Il legislatore dice che non tutte le cose sono da considerare beni in senso giuridico, però esistono cose che gli economisti considererebbero beni in senso economico ma che non sono beni in senso giuridico**. ***L'aria, l'acqua e la luce sono risorse ma non illimitate; l'aria e per certi aspetti l'acqua per il legislatore non sono beni in senso giuridico*** ***perché non possono formare oggetto di diritti***. **Per essere bene la cosa deve formare oggetto di diritti, deve poter essere in qualche modo controllata dal soggetto**. **Se una cosa non è un bene, non la si può considerare tale nemmeno ai fini del bilancio.** ***Il legislatore dice che serve che la cosa si presti a essere parte di una relazione giuridica (formare oggetto di diritto), serve una possibilità di controllo perché quando la controllo la cosa può soddisfare un'utilità individuale o collettiva e allora diventa un bene***; La ragione dell'appropriabilità è legata alla funzione che la cosa svolge, nessuno si sogna di appropriarsi di una cosa che non serve a nulla. **E chi me lo dice quali cose possono formare oggetto di diritti?** In parte me lo dice il legislatore perché subito dopo il Codice opera una distinzione tra [beni mobili] e [beni immobili]. Il legislatore del Codice civile nel terzo libro ha in mente una categoria di beni, ovvero i beni materiali che hanno una consistenza fisica, delle coordinate spaziali e temporali, un peso, una forma; non parla dei beni immateriali (lo fa nel libro sul lavoro) che nel 1942 esistono e sono rilevanti. L'idea di bene immateriale esiste dalla seconda metà dell'800, dalla Rivoluzione Industriale; è l'evoluzione della tecnica che crea beni immateriali e l'economia contemporanea si nutre di queste cose. *C'è un famoso studio di una banca d'affari statunitense che si chiama Ocean Tomo che dice: fatto 100 l'importanza aziendale, il rapporto tra il significato economico del materiale e dell'immateriale negli anni si è invertito, negli anni '70 l'immateriale pesa per il 20/30%, oggi per il 75/80%; **i beni immateriali sono diventati più importanti, oltre che dal punto di vista strategico, dal punto di vista economico-contabile**.* *Nel 1942 il legislatore pensa che la ricchezza che conta è quella fisica e in particolare quella immobiliare, le case e soprattutto i terreni perché nel 1942 siamo una società di tipo agricolo*. **La prima distinzione che il legislatore fa è tra beni immobili e mobili** che è ancora rilevante perché poi **a questa qualifica il legislatore (e tutti i legislatori del mondo) associa delle diverse modalità di circolazione: la ricchezza ha un valore d'uso ma anche un valore di scambio.** **Il legislatore ci dice anche cosa sono i beni mobili e i beni immobili, quindi quelle cose che secondo lui possono formare oggetto di diritti (Art. 812): sono beni immobili il suolo, le sorgenti e i corsi d\'acqua, gli alberi, gli edifici e le altre costruzioni, anche se unite al suolo a scopo transitorio (prefabbricato), e in genere tutto ciò che [naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo]; sono reputati immobili i mulini, i bagni e gli altri edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva o all\'alveo e sono destinati ad esserlo in modo permanente per la loro utilizzazione.** **Sono mobili tutti gli altri beni.** Il legislatore prova a fare un elenco, una distinzione, scrive le regole per la circolazione dei beni mobili e immobili (cioè come vengono scambiati), però **il significato economico di bene mobile o immobile è diverso e al legislatore sta a cuore questa distinzione per le finalità fiscali: la tassazione della ricchezza mobiliare e immobiliare è diversa.** **Il legislatore dice: dove c'è maggiore valore d'uso e maggiore valore di scambio, là devo colpire perché quel bene predice la capacità di generazione di ricchezza.** La distinzione qua è fondamentale per mettere l'amministrazione finanziaria, l'amministrazione tributaria, in condizioni di tassare i cespiti. **La diversa qualificazione ha un impatto anche sul bilancio perché se è un bene mobile sta da una parte mentre se è un bene immobile sta nelle immobilizzazioni materiali**, ha un diverso regime di ammortamento e così via; sono tante le implicazioni della diversa qualificazione civilistica del bene stesso. ![](media/image2.png)**Quindi, c'è un'area che sicuramente è chiara: ci sono i beni immobili; poi c'è un'area di cose che consideriamo immobili perché ce lo dice il legislatore; poi c'è un'area grigia fatta di beni che in funzione delle modalità di utilizzo possono essere beni mobili o immobili.** Il legislatore poi dice che tutto quello che non rientra in queste tre categorie è considerato bene mobile. La definizione di bene mobile è in negativo, per sottrazione. Non viene nemmeno detto cosa sono i beni immateriali, se sono beni mobili o immobili. Prendiamo un albero di mele e in particolare di Pink Lady. **L'albero di mele mi dice il codice che è un bene immobile**; **le mele fanno parte del bene immobile, si classificano tecnicamente come frutti naturali che per effetto della cosiddetta separazione (cioè quando io li stacco) diventano beni mobili**. Non abbiamo detto un qualsiasi albero di mele, ma la Pink Lady, perché la pianta è una varietà vegetale che è di proprietà di qualcuno; cioè quella pianta, con quelle caratteristiche è una varietà vegetale che è di proprietà di qualcuno. **Da dove viene la varietà vegetale?** Io so da dove viene l'albero, l'albero viene dal seme che all'interno ha un germoplasma (cioè una sequenza genetica che fa sì che quando l'albero si riproduce lo faccia sempre con le stesse caratteristiche) e il germoplasma viene da un'attività umana di selezione. **C'è una norma che riguarda le varietà vegetali che dice: le varietà vegetali che hanno queste caratteristiche in realtà sono un bene immateriale e possono diventare proprietà (quindi possono formare oggetto di diritti anche se non sono cose) di chi ha effettuato la selezione**. Quindi, c'è un bene immateriale rappresentato dalle caratteristiche qualitative della pianta che fa sì che quella pianta sia una varietà vegetale**. Il legislatore dice che il soggetto o l'impresa che ha investito nell'attività di selezione può, a certe condizioni (la varietà vegetale deve avere certe condizioni), procedere alla registrazione della varietà vegetale; la registrazione è un'attività amministrativa, cioè si deve andare in un ufficio, dimostrare che la varietà vegetale è nuova e l'ufficio la registra.** **La registrazione è costituita da attività di accertamento costitutivo: l'autorità accerta che si tratti di una varietà vegetale e che abbia certe caratteristiche**; ed è costituivo perché la registrazione mi dà un titolo di proprietà, ovvero mi dice che io di questa varietà vegetale per effetto dell'attività amministrativa di accertamento costituivo sono proprietario. L'invenzione, altra entità immateriale, non è nostra e il legislatore dice che, **siccome tu hai fatto degli investimenti per inventare, attraverso un'attività amministrativa di accertamento costitutivo che si chiama in questo [caso brevettazione puoi ottenere un titolo di proprietà che nello specifico si chiama brevetto]**. **L'immateriale sta nella concezione che c'è a monte, poi l'invenzione si estrinseca in qualcosa**. Nel Codice della proprietà industriale ce ne sono tantissimi di questi oggetti e crescono perché nel 1942 per esempio ***il software non esisteva ed è un bene immateriale.*** **Questi non sono beni mobili, anche se il legislatore dice: le regole per la circolazione dei beni immateriali sono simili a quelle dei beni mobili registrati.** Tutta questa materia originariamente stava nel Codice civile, però poi sono cresciuti così tanto in complessità e in importanza che il legislatore li ha portati fuori e si trovano tutte queste cose all'interno del Codice della proprietà industriale. ![](media/image4.png)Quando parliamo di **beni immateriali c'è una cosa che li accomuna tutti quanti**: i beni fisici vengono da altri beni fisici; mentre **[quelli immateriali vengono da una cosa soltanto], hanno un ingrediente solo, che è [l'intelligenza umana] e proprio per questo non dovrebbero essere di nessuno.** ***Però quando l'intelligenza umana richiede molto sforzo anche economico e l'idea che, come impresa, ho speso dei soldi per fare una cosa immateriale che appena porto sul mercato tutti mi copiano non mi piace tantissimo.*** **I beni immateriali** **possono essere fonte di vantaggio competitivo**. Tutte ***le imprese che investono hanno bisogno che questa fonte di vantaggio competitivo rimanga loro**, che queste cose immateriali rimangano loro;* **per essere loro serve quindi [uno strumento di appropriazione]**[: **i *diritti di proprietà intellettuali***] (quelli che dà lo Stato). **Non posso dire che l'invenzione è mia, per essere mia serve un titolo e per ottenere il titolo serve un'attività amministrativa e perché questa ci sia ci deve essere uno Stato**. Ecco perché questa materia dei beni immateriali che esisteva nel 1942 in realtà era giovane, perché gli Stati moderno sono figli dell'800 ed è nell'800 che si sono formati gli Stati nazionali e gli Stati nazionali hanno potuto creare l'ufficio brevetti, marchi, dei diritti d'autore e là hanno iniziato a sistematizzare la disciplina; la disciplina di questi beni parte dall'idea che il bene immateriale, la cosa, di per sé non sia di nessuno, salvo che colui che ci ha investito, colui che ci ha messo l'intelligenza per realizzarlo, non faccia quell'attività amministrativa che porti alla creazione di un titolo di proprietà. Un'invenzione tecnicamente è una proposta di soluzione tecnica a un problema tecnico, può essere qualsiasi cosa (un processo, un materiale, un dispositivo); ho fatto ricerca e sviluppo (il che vuol dire spendere soldi), ho trovato un risultato che a certe caratteristiche si chiama invenzione **Quando ho fatto l'invenzione posso dire che è mia e la iscrivo a bilancio?** **No, perché sull'invenzione come tale si ha il controllo se non esce dal perimetro aziendale**; **ma come fai a utilizzarla senza contemporaneamente raccontarla a qualcun altro?** **Questa invenzione può essere fonte di un enorme vantaggio competitivo, ma un vantaggio competitivo non protetto dura cinque minuti perché ci sono i concorrenti fuori.** **Quindi, da circa 300 anni a questa parte gli Stati dicono: l'impresa che investe denaro suo o di altri e produce un'invenzione può a certe condizioni diventarne proprietaria; è solo quando l'impresa ottiene il titolo che questo bene immateriale diventa di sua proprietà (proprietà intellettuale) ed è solo quando ottiene il titolo che il titolo va nel bilancio nelle immobilizzazioni immateriali. È solo in questo momento che posso dire di avere il diritto di proprietà perché è solo in questo momento che lo Stato mi dà il potere di appropriarmi del bene immateriale che ho creato.** **Se non ci fosse lo Stato l'impresa avrebbe solo due possibilità (**[oggi ne ha tre, perché la terza è proprio il diritto di proprietà intellettuale]): - **il *segreto industriale*** (che nelle norme oggi è chiamato segreto commerciale, noi lo chiamavamo segreto industriale perché erano i segreti di fabbrica) *questa possibilità non la dà lo Stato, perché **lo Stato mi deve proteggere se io decido che quella informazione io la tengo per me** e quindi mi deve proteggere contro lo spionaggio, il furto e tutta una serie di aggressioni*. Il problema del segreto, che è una situazione giuridica protettissima, è che **lo Stato è in conflitto di interessi** perché se una cosa è segreta beneficia limitatamente il pubblico. **Ma allora perché lo Stato mi protegge**? Contro la violazione dei segreti c'è la tutela penale. Questa situazione non me la dà lo Stato, ma lo Stato ci tiene così tanto a proteggerla **per almeno due ragioni** (nel Codice della proprietà industriale ci sono due articoli che parlano del segreto industriale: l'Art. 98-99): 1. **[la prima ragione è nobile]** le **forme di aggressione dei segreti industriali minano la fiducia verso gli enti perché l'appropriazione del segreto industriale passa per l'intrusione; se nel mercato viene meno la fiducia, il mercato non funziona.** 2. **[la seconda ragione è meno nobile]** *lo Stato [è un grandissimo detentore di segreti industriali e per questo ci tiene alla loro conservazione].* Questa forma è quasi proprietà, **ma come forma di appartenenza non funziona nel momento in cui il segreto è rivelato dall'oggetto che realizzo**. È una forma piuttosto debole di protezione perché **nel momento in cui il segreto è divulgato per qualsiasi ragione il segreto cade immediatamente in pubblico dominio** - ***pubblico dominio*** condizione che non viene data dallo Stato in cui tutte le conoscenze che abbiamo **quando il segreto viene divulgato cade in pubblico dominio e non c'è modo di tornare indietro.** **Posso ottenere il risarcimento del danno, ma l'informazione resterà per sempre di pubblico dominio**. ***Il segreto divulgato fa sì che questa informazione vada nelle mani di tutti e siccome è di tutti, tutti lo possono utilizzare e nessuno lo può più avere a titolo di proprietà***. **Questa possibilità è la meno conveniente dal punto di vista della conservazione del vantaggio competitivo perché di fatto si sta mettendo subito a disposizione di tutti quello che si è fatto**; però ci sono intere industrie che funzionano secondo la logica del pubblico dominio (ad esempio l'industria software che fa software open source). Oppure può essere che il pubblico dominio venga utilizzato per fare quella che si chiama **Preemptive Publication: per evitare che qualcuno lo faccia al posto mio, pubblico tutto così va subito tutto in pubblico dominio e taglio la strada ai miei concorrenti**. **La prima opzione, quindi, è il pubblico dominio** (non me la dà lo Stato e non costa nulla, il costo enorme è il costo opportunità); **la terza opzione (titolo) esiste da quando c'è lo Stato perché si rende conto che deve incoraggiare l'innovazione e per farlo deve dare una terza possibilità che sia di conservazione del vantaggio competitivo a differenza del pubblico dominio e che sia di proprietà a differenza del segreto**. **Questa terza opzione ovviamente è costosa ma rispetto al vantaggio che mi dà la capacità di essere proprietario** di questa cosa è un costo tutto sommato sostenibile. **Questi titoli però giuridicamente risentono fortissimamente dei limiti dello Stato stesso:** - **[limiti di tipo spaziale]** il [brevetto che mi dà lo Stato italiano vale solo in Italia], il marchio registrato in Germania vale in Germania; **il processo di appropriazione avviene sulla base di regole nazionali, che subiscono il limite derivante dal fatto che la sovranità nazionale non va oltre i confini fisici dello Stato**. La proprietà di beni fisici non ha una connotazione spaziale legata all'autorità dello stato, i beni immobili e mobili men che meno; **[la proprietà intellettuale invece soggiace a questa limitazione, tanto è vero che l'impresa che vuole avere una copertura globale deve andare Paese per Paese e ottenere la registrazione ovunque.]** - **[limite temporale]** [tutti i diritti di proprietà intellettuale valgono con una limitazione di tipo temporale (i brevetti scadono) e la scadenza del titolo di proprietà fa sì che quella cosa cada in pubblico dominio.] - **[limite merceologico]** la protezione la devo domandare, non è automatica, e nel fare la richiesta si deve spiegare a cosa serve l'invenzione. [La protezione che mi viene data è funzione di quello che io chiedo, non si estende a ciò che l'inventore non domanda]. ***Con questo esercizio su tre assi sto togliendo qualche cosa (l'invenzione) dal pubblico dominio e lo Stato dice che lo si può fare con ragioni che lui accetta, ma lo si può fare solo con riferimento al mio territorio, solo per un certo periodo di tempo e solo con riferimento a quello che hai fatto***. **Il senso del titolo di proprietà è che io ho creato uno spazio di esclusiva dentro uno spazio di pubblico dominio, tanto è vero che al di fuori dei confini nazionali la stessa invenzione è di pubblico dominio, quando il brevetto scade l'invenzione è di pubblico dominio e per tutte le cose che io non ho rivendicato come mie è di pubblico dominio**. **Noi diciamo che il pubblico dominio è immanente ma non lo crea lo Stato,** è *sempre stato così; noi ci siamo evoluti attraverso il pubblico dominio (ad esempio l'invenzione del fuoco non è stata brevettata), che è stato un portentoso strumento di diffusione della conoscenza peccato che da 300 anni a questa parte fare invenzioni è un po' più costoso che inventare come accendere il fuoco. La prima e la seconda possibilità non me le dà lo Stato e sono limitatissime, mentre questa ha dei costi opportunità enormi ed è molto debole perché non la posso utilizzare per innovazioni di prodotto se il prodotto rivela l'invenzione e soprattutto se i miei concorrenti sono abili a fare reverse engineering il mio vantaggio competitivo dura pochissimo*. Com'è che coca cola non perde il suo segreto/vantaggio competitivo? Sicuramente il Marchio, Il nome coca cola, oltre al marchio però c'è il fatto che del segreto di coca cola non interessa a nessuno.(Perché la formula è stata spezzettata in diverse parti, ed è stata nascosta con degli elementi fittizzi.) **Il processo di appropriazione oggi consentito attraverso il meccanismo dell'accertamento costitutivo del sistema della proprietà intellettuale risponde all'esigenza di consentire all'impresa, all'imprenditore, al singolo individuo di far sì che una cosa diventi suo.** **Perché c'è un interesse giuridicamente tutelato all'appropriazione chiamato interesse alla conservazione del vantaggio competitivo, che non passa necessariamente solo per il segreto ma per una combinazione di fattori proprietari (il marchio) e non proprietari (i contratti).** **In questa distinzione tra beni mobili e immobili dove cadono le energie? L'energia è un bene? Forma oggetto di diritti?** **Il Codice dice: si considerano beni mobili le energie naturali che hanno valore economico, dando forse per scontato che ci sono energie naturali che non hanno valore economico.** Ci sono delle implicazioni nel qualificare un bene come mobile o immobile, per esempio alcuni reati che presuppongono la sottrazione della cosa presuppongono che ci sia un bene mobile: **il reato di furto, la sottrazione della cosa, presuppone sempre una cosa mobile**. *All'interno della categoria beni immobili e mobili ci sono delle ulteriori partizioni* dei beni che è bene conoscere perché a queste partizioni corrisponde un regime diversificato. **I [beni mobili] si dividono in registrati e non registrati** (contiene anche le energie). **[I beni mobili registrati] sono beni che esistono e circolano attraverso un sistema di pubblicità, ovvero attraverso pubblici registri che censiscono questi beni e censiscono le vicende che riguardano questi beni.** (esempio: automobile,aereo,nave) **Tutti i beni mobili non registrati sono tutti gli altri e sono la maggior parte**. ***Il legislatore sente la necessità di introdurre la categoria dei beni mobili registrati perché si tratta di beni mobili che hanno un certo valore sia di uso che di scambio e affidarli a un regime circolatorio semplificato (come quello dei beni mobili normali) probabilmente non è adeguato, non dà sufficiente certezza giuridica***. *Se si pensa a un bene mobile non registrato di tipo consumabile come il cappuccino, qualsiasi livello di formalità che il legislatore introducesse per l'esistenza e la circolazione del cappuccino finirebbe per costare più di quanto costa il cappuccino stesso.* Ci sono beni che presuppongono un livello di scambio con il costo di transazione più basso possibile, quindi zero formalità; **ci sono beni invece che hanno una consistenza fisica, economica, patrimoniale più importante e che non sono consumabili e che pertanto hanno un certo grado di formalità**. *[Quindi, è ovvio che la tassazione incide diversamente perché è vero che l'imposta sul valore aggiunto colpisce tutti gli scambi di beni mobili o immobili, ma è più o meno proporzionale al bene]*. **Sul bene mobile registrato però c'è anche un'altra tassa che è la tassa di proprietà o possesso che non avrebbe senso sul cappuccino anche perché la tassa scoraggerebbe il commercio di quel bene**. **I beni mobili registrati sono quelli che stabilisce la legge: l'automobile, i veicoli a due ruote al di sotto di una certa cilindrata, gli aeroplani e le imbarcazioni superiori a una certa lunghezza. Questa è l'unica distinzione che si fa all'interno dei beni mobili.** **Per quanto riguarda i [beni immobili] il legislatore introduce tutta una serie di differenze che dipendono da chi è il proprietario; ci sono alcuni beni che si qualificano in funzione di chi è il proprietario.** **Questo lo si vede nell'Art. 822, quando il legislatore parla dei beni che appartengono allo Stato, agli enti pubblici e agli enti ecclesiastici (questo articolo parla di demanio**): **appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti, i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia, le opere destinate alla difesa nazionale**. **Questi sono beni immobili che appartengono al demanio necessario dello Stato e lo Stato non può venderli**. **Il demanio necessario si dice che è indisponibile: non vuol dire che non ci possono essere diritti di altri sopra, ma resta comunque dello Stato.** **E poi il legislatore dice (qui ci sono dei beni immobili che possono appartenere allo Stato e se appartengono allo Stato fanno parte del [demanio non necessario]**): **fanno parimenti parte del demanio pubblico, se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate, gli aerodromi (ovvero gli aeroporti), gli acquedotti, gli immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia, le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche e infine gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico.** **Alcuni di questi beni possono essere anche privati, quindi la caratteristica di questi beni di questo demanio è che questi beni possono anche essere privati e così come il demanio necessario possono essere dati in gestione a dei privati o ad altre entità.** **Dice infatti il Codice all'Art. 823**: **i beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili (cioè non possono essere dismessi) e non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e con i limiti stabiliti dalle leggi**. Quindi, non solo non li posso vendere, ma le modalità con le quali vanno gestiti devono essere definite dalla legge. E ancora dice: i beni della specie di quelli indicati dal secondo comma dell\'articolo, se appartengono alle province o ai comuni, sono soggetti al regime del demanio pubblico. **Quindi, all'interno della categoria dei beni immobili c'è quindi il demanio, che si suddivide in demanio necessario e accidentale, e i beni del patrimonio dello Stato**. **La Repubblica Italiana** è un soggetto di diritto e come tutti i soggetti di diritto **ha un patrimonio, nel patrimonio c'è il demanio e poi ci sono i beni patrimoniali e il Codice dice: i beni appartenenti allo Stato, alle province e ai comuni, che non rientrano nella categoria del demanio, costituiscono il patrimonio dello Stato, delle province e dei comuni.** **Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato (qua c'è un'altra classificazione: patrimonio indisponibile e patrimonio disponibile) le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo, le cose d\'interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la dotazione della Presidenza della Repubblica, le caserme, gli armamenti, gli aeromobili militari e le navi da guerra.** **I beni patrimoniali dello Stato si considerano a tutti gli effetti beni privati, con una condizione giuridica che è definita [dall'Art. 828]**: **i beni che costituiscono il patrimonio dello Stato, delle province e dei comuni sono soggetti alle regole particolari che li concernono e, in quanto non è diversamente disposto, alle regole del presente codice.** **Poi c'è una regola specifica che riguarda solo questi: i beni che fanno parte del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano. Queste distinzioni servono allo Stato per stabilire i vincoli ai quali questi beni soggiacciono.** **La casa del Presidente della Repubblica, il Quirinale, è patrimonio indisponibile dello Stato, non è demaniale.** Ci sono delle conseguenze nel qualificarlo così: **lo Stato non paga le tasse a sé stesso; c'è anche un'altra caratteristica dello Stato [(Art. 827]):** **beni immobili vacanti sono beni immobili che non sono proprietà di qualcuno e quindi sono di proprietà dello Stato.** Quindi, è difficile che un bene immobile sia vacante; **generalmente la condizione di bene immobile vacante è perché era nell'asse ereditario di qualcuno che è morto senza fare testamento, senza lasciare eredi e quindi l'ultimo dei proprietari è lo Stato**, **che ovviamente è proprietario solo per la dimensione patrimoniale positiva e non paga invece i debiti.** **Le relazioni tra i beni**. **Ci sono due situazioni** particolari **che riguardano le relazioni tra beni** piuttosto importanti **dal punto di vista economico**: 1. **le pertinenze** il **Codice le definisce nell'Art. 817 e dice che sono pertinenze le cose destinate in modo durevole a servizio o a ornamento di un\'altra cosa**. Dice che le pertinenze sono cose, **in realtà però sono beni perché se sono destinati a servizio e a ornamento vuol dire che c'è un interesse a quella funzione che svolgono e quindi qualcuno ne è titolare**. **Chi è che crea il vincolo pertinenziale? Qual è il regime di circolazione delle pertinenze rispetto al bene principale? Rispetto alla prima domanda il Codice dice: la destinazione può essere effettuata dal proprietario principale o da chi ha un diritto reale sulla medesima. Il legislatore dice che conta la volontà del proprietario**. Quindi, **la volontà del proprietario prima di tutto crea il vincolo pertinenziale; il vero problema che si pone è nella dimensione circolatoria**. **Il problema sorge perché molte volte si dispone del bene principale e ci si dimentica di far rifermento alla pertinenza**. **Allora, la pertinenza circola con il bene principale o no?** **La ragione per la quale il legislatore se ne occupa è che siccome questo vincolo pertinenziale è invisibile ci possono essere problemi.** Infatti, **il legislatore dice: gli atti e i rapporti giuridici che hanno per oggetto la cosa principale comprendono anche le pertinenze, se non è diversamente disposto (questa è una norma che può essere cambiata); le pertinenze possono formare oggetto di separati atti o rapporti giuridici.** Sta dicendo: **il vincolo pertinenziale si può sciogliere, ma lo deve sciogliere chi lo ha creato oppure chi è subentrato in chi l'ha creato**. Poi c'è un'ultima norma: **la cessazione della qualità di pertinenza non è opponibile ai terzi, i quali abbiano anteriormente acquistato i diritti sulla cosa principale. Quindi, si può cambiare dopo il regime pertinenziale, in qualsiasi momento si può scegliere, ma se sul regime pertinenziale qualcuno aveva acquistato i diritti prima che fosse trasferita la cosa principale il terzo vince per la tutela dell'affidamento.** 2. **l'universalità di beni mobili** **è una situazione in cui esistono beni mobili anche di natura diversa tra loro che hanno la caratteristica di appartenere alla stessa persona e avere una destinazione unitaria** (ad esempio una biblioteca o una collezione d'arte). **Il legislatore molto scarno dice: le singole cose componenti l'universalità possono formare oggetto di separati atti e rapporti giuridici**; quindi, **il singolo libro, la singola opera d'arte può essere venduto separatamente, regalato separatamente, però questa è una norma dispositiva** a sua volta **nel senso che se io compro la biblioteca o la collezione d'arte nel momento in cui è dichiarata la sussistenza dell'universalità, se il proprietario vuole escludere qualcosa lo deve fare espressamente**. **La regola è che così come il vincolo pertinenziale lega i due beni, la destinazione unitaria lega i beni nell'universalità dei beni mobili. Quindi, queste regole servono a facilitare lo scambio riducendo i costi di transazione**. **All'interno della categoria dell'universalità dei beni mobili ci sono due diverse tipologie:** - **ci sono i beni mobili che hanno una destinazione unitaria e proprietario unico legati dal fatto che la destinazione unitaria dipende dalla natura del bene stesso**. Questa è quella che in diritto si chiama ***universitas facti***. - ma esiste anche una ***universitas iuris***, **cioè un insieme di beni (anche immobili) legati dalla volontà di un legislatore di considerarli tali e noi conosciamo almeno due tipologie di universitas iuris: l'eredità giacente (cioè l'eredità che ancora non è stata accettata) e l'azienda (cioè il complesso dei beni che l'imprenditore organizza per l'esercizio dell'attività d'impresa).** **I [frutti] sono le cose che derivano dai beni,** nel presupposto che alcuni beni sono cose fruttifere. **I frutti si distinguono in frutti naturali e civili**. **Il Codice dice che sono *frutti naturali* quelli che provengono direttamente dalla cosa, sia che vi concorra o no l'opera dell'uomo, come i prodotti agricoli, la legna, i parti degli animali i prodotti delle miniere, cave e torbiere**. E anzi molte attività d'impresa hanno ad oggetto i frutti; se io coltivo un campo perché sono un agricoltore, la mia attività economica non deriva l'utilità dal fatto che ho arato il campo ma dal fatto che io ho ritratto dal campo i frutti. ***E il Codice dice che finché non avviene la separazione i frutti formano parte della cosa. La separazione è un fatto che risolve questo vincolo che c'è tra la cosa principale e il frutto; la separazione è un'attività fisica***. Si può disporre dei frutti naturali come di cosa mobile futura. Sono ***frutti civili***, quelli che non si vedono, quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne abbia, per esempio gli interessi sui capitali. *Tutte le volte in cui si mette a frutto un bene e da questo ne deriva un'utilità che non è connaturale al bene stesso, quello è un frutto civile*; il frutto civile ha un processo di maturazione diverso dal frutto naturale e ha una modalità di appropriazione diversa da quella del frutto naturale, perché il frutto naturale passa attraverso la separazione. I frutti naturali appartengono al proprietario della cosa che li produce, salvo che la loro proprietà sia attribuita ad altri; in quest\'ultimo caso la proprietà si acquista con la separazione. I frutti naturali si acquistano alla separazione, mentre i frutti civili si acquistano giorno per giorno in ragione della durata del diritto. Questo significa che gli interessi sul capitale, ad esempio, maturano giorno per giorno per tutta la durata del finanziamento. **8° LEZIONE** Il tema dei beni è funzionale, serve per introdurre il tema che ci interessa di più che è il tema delle relazioni; abbiamo già visto le relazioni tra beni (le pertinenze ad esempio), **ma le relazioni che ci interessano di più sono le relazioni tra soggetti e beni, ovvero i rapporti che noi abbiamo con le cose che hanno una qualche utilità economica, un qualche valore**. **Il Codice dice che sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti e quindi se possono formare degli oggetti di diritto ci sono delle relazioni tra beni e soggetti**. **Nell'attività d'impresa quando si fa il bilancio tutta la composizione dello Stato Patrimoniale racconta di relazioni che l'azienda ha con i suoi beni; quindi, la qualificazione del legame che c'è tra l'individuo, l'ente, il soggetto, la persona fisica e il bene riveste importanza centrale.** **Nel nostro diritto**, e in tutti i Paesi del mondo, **c'è una graduazione, una modularità di relazioni da quelle più forti a quelle non meno forti**, ma di diversa natura. **Cominciando dalle relazioni più forti tra soggetti e beni rientrano nella categoria di quelli che noi chiamiamo [DIRITTI REALI];** i diritti reali **sono diritti caratterizzati da tre elementi**: - **Requisito dell'assolutezza** si dice che **sono diritti assoluti, nel senso che la soddisfazione dell'interesse del soggetto che viene da una relazione con il bene è una relazione assoluta** nel senso etimologico del termine: assoluto viene dal latino absolutus ovvero sciolto, indipendente da qualsiasi attività di qualsiasi altro soggetto dell'ordinamento. **Assolutezza, proprio perché questa relazione è una relazione protetta dall'ordinamento giuridico, significa che tutti gli altri soggetti dell'ordinamento giuridico, mentre non devono fare nulla perché io possa avvantaggiarmi del bene, in realtà devono astenersi dal fare qualsiasi cosa che interferisca tra me e il bene**. (Se io sono il propretario ho bisogno che nessuno si intrometta tra me e il bene) **Assolutezza, quindi, vuol dire irrilevanza dei comportamenti positivi altrui e assoluta rilevanza dell'obbligo generale di astensione**; tanto è vero che i nostri mercati funzionano perché generalmente nella stra grande maggioranza dei casi nessuno contesta la proprietà degli altri. - **Diritto di seguito** **hanno la caratteristica della inerenza**, **i diritti ineriscono il bene e circolano con il bene.** Vuol dire che se io ho un diritto su un bene: o sono io a disporre di quel bene e quindi non avrò più il diritto oppure il bene circola con il mio diritto incorporato proprio perché il diritto è inerente. - **Perpetuità** **i diritti reali non scadono** (se io sono il proprietario lo sono sempre), con la vistosissima **eccezione della proprietà intellettuale perché i diritti di proprietà intellettuale scadono**. **La proprietà di un bene fisico ha durata illimitata e questo significa che la mia pretesa come proprietario di assolutezza non si affievolisce con il tempo, fin tanto che esiste il bene la relazione di proprietà perdura**. Nella prospettiva aziendale, se sono proprietario di un bene e quindi questo bene figura nello Stato Patrimoniale, non è detto che l'utilità che io ricavo dal bene si esaurisca in un esercizio, tanto che contabilmente sono state inventate le quote di ammortamento (che sono idealmente la misura dell'utilità che io ricevo da quel bene esercizio dopo esercizio). Quando si dice che un ben è tutto ammortizzato, non vuol dire che il bene non sia più di proprietà, vuol dire semplicemente che contabilmente il valore è andato a zero perché si presume, sulla base delle convenzioni contabili, che dopo un certo numero di anni quell'utilità si sia affievolita, ma **io sono il proprietario quando il bene è completamente ammortizzato esattamente come ero proprietario quando l'ho comprato proprio perché il diritto è perpetuo**. **Non perdo la proprietà perché non la esercito, potrei perderla se oltre alla mia inattività subentrano altri elementi; a parità di altre condizioni (se non subentrano altri elementi) l'inattività del proprietario non comporta l'estinzione del diritto**. **I diritti reali sono stati concepiti dai legislatori secondo il *principio del numero chiuso***, **ovvero sono soltanto quelli che ci dicono i legislatori, i privati non se ne possono inventare altre tipologie**. *La ragione sta nel fatto che queste relazioni di diritto reale tra l'individuo e il bene sono delle relazioni molto forti, giuridicamente protette, nella misura in cui aumentano di numero rischiano di ingolfare il mercato*. Quindi, il legislatore decide quali e quanti tipi di relazioni che il soggetto può avere con il bene e i privati non possono crearne di più. Questa idea del numero chiuso ha un significato molto importante perché ci sono state epoche storiche in cui i diritti reali aumentavano a dismisura: nel Medioevo c'erano molte pratiche per mezzo delle quali sullo stesso bene (tipicamente la ricchezza immobiliare, cioè i terreni) un soggetto che era proprietario diceva che c'era un altro soggetto che aveva un po' meno diritti di lui ma che aveva sempre dei diritti importanti; ovviamente ogni livelli di infeudazione comportava il pagamento delle tasse. Quindi, sullo stesso pezzo di terra, non importa quanto grande, avevano diritti tanti soggetti e la conseguenza della sussistenza di tanti diritti sullo stesso bene produce quello che gli economisti chiamano un anticommons: ***i commons sono i beni comuni e gli anticommons sono il contrario dei beni comuni; l'idea è che se su uno stesso bene insistono tanti diritti di diversi soggetti il coordinamento di questi soggetti è più difficile e se il coordinamento di questi soggetti è più difficile, qualsiasi utilizzo di questo bene comporta il coordinamento tra questi soggetti e quindi una difficoltà di coordinamento.*** Nel periodo storico che precede la Rivoluzione francese l'Europa era ingessata, cioè una delle ragioni per le quali si crede che ci sia stato un minore sviluppo storico sta nel fatto che, siccome la proprietà era soggetta a questi conflitti, tutti gli utilizzi della proprietà venivano paralizzati da queste pretese**. Troppi diritti di proprietà ingessano i beni produttivi e la conseguenza è a livello macroeconomico: non c'è efficienza produttiva.** Storicamente ci sono stati anche degli Stati che hanno semplificato il tutto non eliminando la proprietà privata, ma dicendo che c'è un unico proprietario che è lo Stato. **I sistemi capitalistici di mercato, quelli dove l'attività d'impresa si svolge, accettano l'idea invece che le risorse, i beni, siano di proprietà di qualcuno ma non di qualcuno indeterminato.** ![](media/image6.png)**All'interno di questa categoria di diritti reali ci sono due gruppi di diritti reali** (classificazione che non si trova nel Codice, ma è un modo per leggere quello che ha fatto il legislatore): - **Diritti reali di garanzia** sono dei **diritti su dei beni che appartengono a qualcuno ma che vengono dati in garanzia a qualcun altro** e **siccome c'è il principio del numero chiuso sappiamo che i diritti reali di garanzia sono solo di due tipi*[: il pegno e l'ipoteca]*.** ***Questi due sono due forme di garanzia su cosa altrui con le quali qualcuno che evidentemente è proprietario dà a un terzo finanziatore a garanzia della restituzione del credito.*** **L'ipoteca è un diritto reale di garanzia su cosa altrui (esempio chiedo un prestito e metto la casa come ipoteca) che serve a garantire il creditore sul fatto che il credito sarà soddisfatto.** **La banca chiede l'ipoteca perché il diritto reale di garanzia ha quelle caratteristiche viste prima**: ***assolutezza (la casa è del proprietario, ma la banca ipotecante sa che quel bene è sottratto alle pretese degli altri creditori), perpetuità (fin tanto che il debito non è ripagato la banca non libera il debitore e quindi fin tanto che il mutuo non è restituito la banca non accetta che l'ipoteca venga cancellata) e il diritto di seguito (se vendo la casa ipotecata, l'ipoteca circola con la casa).*** Qui si capisce perché la banca vuole la garanzia reale, perché la garanzia reale è la forma di controllo più forte che la banca ha sul bene del debitore pur lasciando il debitore nell'utilizzo della cosa, lasciandolo fin libero di vendere la cosa. **L'unico modo per togliere l'ipoteca è il consenso del creditore, cioè la banca deve acconsentire alla cancellazione dell'ipoteca, cosa che normalmente fa quando il debito è pagato**. Il termine garanzia va riferito **all'Art. 2740 del Codice civile quello sulla garanzia patrimoniale e che dice che il debitore risponde delle sue obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri;** poi dice che le limitazioni della responsabilità non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge. Poi c'è **l'Art. 2741 che parla di concorsi dei creditori e cause di prelazione: i creditori hanno eguale diritto di essere soddisfatti sui beni del debitore, salve le cause legittime di prelazione.** **La prelazione nel diritto è il diritto di essere preferito a qualcun altro; il diritto reale di garanzia dà diritto al creditore ad essere preferito a tutti gli altri creditori nella soddisfazione del credito. È una causa legittima perché lo stabilisce la legge che chi ha un'ipoteca o un pegno è preferito rispetto agli altri.** **Vige nel nostro Codice in base all'Art. 2741il principio del concorso**: **i creditori hanno sul patrimonio del debitore tutti quanti lo stesso diritto, non ce n'è uno preferito agli altri, [salvo il caso in cui abbiano cause legittime di prelazione,] cioè ci siano delle situazioni nelle quali uno o più creditori sono preferiti agli altri.** Il bene dato in pegno o in garanzia non è un bene che il creditore può fare suo; il creditore ipotecario può fare una cosa se il debito non viene ripagato: può far vendere il bene e sul ricavato soddisfarsi con preferenza rispetto agli altri. Quindi, **il diritto di prelazione ce l'ha non nell'acquisto del bene, ma nel soddisfacimento del suo interesse una volta che il bene è venduto.** Il bene ipotecato è venduto con la garanzia nell'interesse del proprietario del bene che il bene non sia svenduto o regalato; quando la banca decide che vuole escutere la garanzia (cioè che vuole soddisfarsi sulla garanzia) deve attivare una procedura in base alla quale pubblicamente il bene viene venduto e la differenza della vendita la deve restituire al proprietario perché su quella altri creditori concorrono. **Gli altri creditori che non hanno una causa legittima di prelazione si chiamano creditori chirografari**. Il creditore che ha una causa legittima di prelazione si soddisfa per primo, ma non è detto che si soddisfi per intero perché dal ricavo della vendita del bene ipotecato potrebbe arrivare meno d quanto la banca si aspetta di ricevere. **Se la banca dopo la vendita del bene ipotecato ha soddisfatto il suo interesse al 95% non è che quel 5% lo perde, per quel 5% diventa chirografaria come tutti gli altri.** **Ecco perché le banche tipicamente cercano di farsi dare una garanzia che è molto più grande del credito, perché sanno bene che se quando vendono il bene ipotecato il ricavato della vendita è superiore al credito che vantano ne avanza anche per il proprietario, ma se è inferiore loro concorrono sul restante patrimonio con gli altri**. Sullo stesso bene si possono creare anche ipoteche di diverso grado, cioè lo stesso bene lo si può dare in garanzia a soggetti diversi con l'idea che lo stesso bene venduto possa soddisfare i vari livelli di credito; questo dipende da quanto vale il bene e da quanto i creditori sono disposti a concedere il credito. **Le garanzie sono l'anima del commercio perché l'attività d'impresa è basata sul credito e il credito è basato sulla fiducia.** **Il pegno e l'ipoteca sono due tipologie di ostaggio che il creditore può avere e che gli danno automaticamente il diritto di essere preferito agli altri creditori rispetto al patrimonio del debitore.** **La differenza tra pegno e ipoteca è nella modalità con la quale si creano questi diritti**: il *legislatore immaginava che l'ipoteca funzionasse bene per i beni immobili e il pegno per i beni mobili perché l'ipoteca si iscrive, cioè tecnicamente bisogna andare dal notaio e il notaio iscrive sul bene immobile l'ipoteca. Il pegno si chiama così perché lo si dà consegnando il bene, l'idea è che mi danno dei soldi per il bene e quando ho i soldi e li restituisco, mi ridanno il bene.* Il creditore che ha il bene in pegno non può appropriarsi del bene. Ovviamente siccome il pegno si costituisce dando la cosa mobile o gli oggetti che sono simili alla cosa mobile funziona bene con il denaro, con le quote di società. L'idea è che io riscatti il pegno ripagando il bene. Quindi, **il pegno e l'ipoteca servono come causa legittima di prelazione.** - **Diritti reali di godimento** **sono i diritti reali non necessariamente su cosa altrui o propria, ma sono quei diritti reali la cui funzione è il soddisfacimento di un interesse diretto del titolare, non del terzo che ce le ha in garanzia, ma del titolare stesso.** **I diritti reali di godimento si dividono in due categorie**: - **quelli su cosa propria** **qui ce n'è uno solo che è la PROPRIETÀ**, che vuol dire che la relazione, che c'è tra il soggetto e il bene, che noi qualifichiamo come di proprietà è una relazione che si caratterizza per essere reale, di godimento e riguardante la cosa propria. - **quelli su cosa altrui** i diritti reali di godimento su cose altrui **sono situazioni in cui un bene è sicuramente di proprietà di qualcuno ma è gravato dai diritti reali di qualcun altro**; questi nel Codice sono in numero limitato (6/7): - **l'usufrutto che è un diritto reale di godimento su cose altrui in base al quale il proprietario del bene ha concesso a qualcun altro (l'usufruttuario) il diritto di godere e di disporre del bene**. Il proprietario resta il proprietario, ma tutte le facoltà che tipicamente ha il proprietario sono date all'usufruttuario - **la servitù** **è il diritto che qualcuno ha di utilizzare un bene su un bene che è di qualcun altro.** Esistono tante servitù: servitù di passaggio, servitù di presa d\'acqua. *La servitù è un diritto reale e questo vuol dire che se io vendo l'appezzamento di terreno sul quale c'è una servitù, la servitù passa con il pezzo di terreno perché è un diritto inerente.* Torniamo alla proprietà. **Sappiamo già che esiste una proprietà pubblica e una privata;** abbiamo visto nella classificazione dei beni che esistono beni che appartengono allo Stato e questa appartenenza allo Stato indica il fatto che sono beni di proprietà dello Stato. **In un'economia di mercato la maggior parte dei beni sono beni di privati secondo una relazione di proprietà privata.** **La proprietà privata è considerata un diritto assoluto,** quasi una prerogativa dell'individuo perché venivamo da epoche storiche in cui la proprietà era molto poco rispettata; mentre dalla Rivoluzione francese in poi i privati si sono riconosciuti questa forma forte di controllo sulle risorse. **Questo è un discorso centrale perché nessun soggetto si farebbe carico di sfruttare un bene se non ha la garanzia dei mezzi della produzione.** *La proprietà privata ha da questo punto di vista un connotato politico ed economico perché rappresenta nell'economie capitalistiche di mercato lo strumento più forte di incentivazione all'attività d'impresa. L'imprenditore è un proprietario, non necessariamente di tutti i beni; il concetto di proprietà riguarda l'attività nel complesso.* **Il vero tema è un tema di limiti, cioè di quali sono i limiti che il proprietario di qualsiasi bene incontra in questa relazione immediata, assoluta, perpetua, inerente che ha con il bene.** **Il grande tema è quindi dopo che abbiamo conquistato questa idea di diritto di proprietà, lo vogliamo in qualche modo controllare o deve continuare a essere illimitato?** **L'importanza che la proprietà privata riveste da noi lo si trova nell'Art. 42 della Costituzione: la proprietà è pubblica o privata**. I **beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati**. **La proprietà privata è riconosciuta** (se la riconosco vuol dire che la proprietà preesiste allo Stato) **e garantita dalla legge** (cioè viene protetta dalla legge e non può essere tolta senza una legge), **che ne determina i modi di acquisto, di godimento** (quindi [è la legge che mi dice come io divento proprietario]) **e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti** (vuole dire che non c'è un soggetto che possa essere escluso dall'avere accesso alla ricchezza, ma non è lo Stato che gli dà la ricchezza). **Quindi, la Costituzione consacra il diritto di proprietà privata, ma all'interno di un contesto di economia sociale di mercato la legge determina i limiti**. La prima questione che ci poniamo rispetto ai limiti è **se e a quali condizioni è possibile l'espropriazione** che ***è un modo di acquisto della proprietà, di cui però non ne dispongono i privati cittadini, ce l'ha a disposizione solo lo Stato***. Da noi ***in Italia l'espropriazione, che è un limite forte alla proprietà privata, ha dei limiti scritti nella Costituzione*** a garanzia dei privati. **La Costituzione dice che la proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge e salvo indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale (Art.42 terzo comma della Costituzione).** Questo è un articolo fondamentale perché **il legislatore sta dicendo che qualche volta allo Stato serve prendersi la proprietà di un soggetto privato anche se quel soggetto non è d'accordo.** **L'assolutezza del diritto di proprietà vuol dire che tutti quanti si devono astenere dal dare fastidio al proprietario, anche lo Stato, però la Costituzione dice che qualche volta i beni dei privati servono allo Stato**.Se noi ci affidassimo soltanto ai meccanismi del diritto privato (quelli del Codice civile) questi beni non andrebbero allo Stato perché il proprietario potrebbe rifiutarsi. **Quindi, ci sono delle situazioni in cui l'assolutezza della proprietà privata cede di fronte a delle esigenze**. **Però la Costituzione qui è attenta nel dire che per fare l'espropriazione, cioè perché lo Stato si appropri dei beni privati, servono delle garanzie.** Quindi, **l'espropriazione è un limite ma può avvenire a tre condizioni** (queste sono le garanzie): 1. **Devono sussistere motivi di interesse generale** perché la relazione tra il soggetto e il bene ceda deve sussistere un interesse che va molto al di là dell'individuo. In tutti quei casi in cui l'interesse generale è di gran lunga superiore all'interesse individuale alla persistenza di una proprietà, lo Stato si può prendere il bene. 2. **I motivi di interesse generale devono essere determinati dalla legge** l'espropriazione è possibile se lo stabilisce una legge, è la legge che autorizza qualcuno a fare qualche cosa. E se c'è una legge io la posso anche contestare. Quindi, la garanzia sta nel fatto, non solo che la legge è frutto di una meditazione, ma anche che posso dire che non sono d'accordo. (Enel nata dal processo di espropiazione) 3. **La stessa legge che stabilisce che un certo bene deve essere espropriato, per certi motivi che vengono dichiarati nella legge a partire da una certa autorità, definisce anche le modalità di indennizzo del proprietario** non stabilisce un prezzo perché l'espropriazione non avviene con una transazione di mercato in cui due parti negoziano poi trovano un punto d'incontro e avviene lo scambio, ma avviene senza la negoziazione perché la volontà dello Stato sovrascrive la volontà del privato. Quindi, non c'è un meccanismo di prezzo perché non c'è un meccanismo di mercato, qua è l'autorità che stabilisce chi si prende un certo bene. Però la Costituzione dice che l'autorità deve indennizzare, non corrispondendo il prezzo di mercato perché molte volte il prezzo di mercato non c'è. Il problema è come stabilire l'indennizzo; c'è stato nel tempo un enorme contenzioso tra i proprietari e lo Stato per definire quanto è l'indennizzo, perché la legge che dichiara i motivi di interesse generale e stabilisce tutte le altre cose dice anche che l'indennizzo si calcola con una formula ma il proprietario vorrebbe il prezzo di mercato. L'indennizzo deve essere un ristoro serio, con l'indennizzo il proprietario deve essere lasciato più o meno sulla stessa curva di indifferenza nella quale si sarebbe trovato se non avesse perso il bene. **La Costituzione dice che con queste tre garanzie la proprietà privata può essere espropriata e tipicamente la legge dice anche qual è l'autorità che può farlo emettendo il provvedimento di esproprio.** **L'Art. 42 della Costituzione dice anche che la legge stabilisce le norme e i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.** La materia delle successioni è una materia costituzionalmente garantita e la garanzia sulle successioni è una garanzia che parla ai vivi, non ai morti. **La successione e la proprietà privata vanno sempre di pari passo**. Se vediamo **l'Art. 832 del Codice civile (contenuto del diritto):** **il proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l\'osservanza degli obblighi stabiliti dall\'ordinamento giuridico**. Già nel Codice del 1942, quando ancora non c'era la Costituzione, si era già accettata l'idea di una proprietà non assoluta, cioè piena, esclusiva, ma in qualche modo limitata. L'idea è che la proprietà privata debba svolgere anche una funzione sociale, cioè debba essere rivolta anche all'interesse collettivo. E poi deve essere anche rivolta all'interesse degli altri proprietari, perché la proprietà privata è un concetto relazionale, noi siamo proprietari di beni rispetto ad altri proprietari di beni; l'esercizio del mio diritto presuppone un qualche livello di compatibilità con l'esercizio da parte degli altri. L'aspetto relazionale è molto cambiato nel tempo, nel nostro Codice civile ci sono delle cose che fanno tenerezza: nella definizione dei limiti Art. 924 (sciami di api) si dice che il proprietario di sciami di api ha diritto di inseguirli sul fondo altrui, ma deve indennità per il danno cagionato al fondo e se non li ha inseguiti entro due giorni o ha cessato durante due giorni di inseguirli, può prenderli e ritenerli il proprietario del fondo. Quindi, in un concetto relazionale di proprietà il legislatore deve stabilire che cosa può fare il proprietario rispetto al proprio bene ma anche rispetto ai beni altrui. **Ci sono due istituti principali che riguardano il diritto di proprietà e incarnano il limite in cui incorre ciascun proprietario:** - **Il divieto di atti di emulazione** l'Art. 833 del Codice dice che: **il proprietario non può fare atti, i quali non abbiano altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri.** Quindi, questo è il primo limite intrinseco alla proprietà: tu sei proprietario e puoi fare quello che vuoi, ma non puoi utilizzare la proprietà se l'unica ragione dell'utilizzo è rompere le scatole al prossimo. Qua c'è il principio che la proprietà ti viene riconosciuta per finalità tue e di interesse generale, non per danneggiare il prossimo. - **limite più importante che si trova all'Art.844** (immissioni) e riguarda molto da vicino l'attività d'impresa. **L'Art.844 fa riferimento a quelle situazioni nelle quali, proprio perché la proprietà è un concetto relazionale e proprio perché noi siamo proprietari nel tempo e nello spazio, siamo sempre all'interno di cellule in continuità nel tempo rispetto al precedente proprietario e nello spazio rispetto al vicino.** **Il Codice civile dice: chi è proprietario di un bene immobile si considera proprietario della superficie, della colonna d'aria che sormonta la superficie e di tutto quello che c'è nel sottosuolo**. Quindi, il proprietario è proprietario di questa colonna e all'interno di questa può fare quello che vuole. Il Codice però dice che il proprietario, seppur proprietario di quella colonna, non può impedire quelle attività che si svolgono così in alto o così in basso da non recargli alcun disturbo. Ecco perché si può essere proprietari di un immobile sotto il quale passa la metropolitana o una galleria e non si ha potere nemmeno di interdire un volo aereo. **Le immissioni a che cosa fanno riferimento?** **Le immissioni fanno riferimento al fatto che anche quando io sto nella mia colonna spaziale, qualche volta le mie attività antropiche anche non volendo producono effetti ai miei vicini, ovvero coloro che spazialmente stanno prima o dopo di me**. **Queste attività immissive, cioè queste attività per cui le cose che io faccio si propagano sulle proprietà altrui, sono tipiche dell'attività d'impresa**. **Il Codice dice che il proprietario di un fondo (terreno) non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi**. Quindi, qua c'è un primo principio che è un principio di saggezza che il legislatore ha sposato. Il legislatore dice che molte attività umane, e tra queste l'attività d'impresa, producono emissioni e stabilisce una soglia ideale chiamata normale tollerabilità: se l'attività del vicino è un'attività che non supera la normale tollerabilità dal punto di vista emissivo, allora le immissioni sono legittime e il soggetto immesso le deve sopportare. **Il legislatore però dice che per stabilire qual è la normale tollerabilità bisogna tenere conto anche della condizione dei luoghi**. Il **Codice dice che la normale tollerabilità è definita nella peggiore delle ipotesi dal giudice, nominando un perito**. E **il Codice dice: nell\'applicare questa norma l\'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà; può tener conto della priorità di un determinato uso**. Qua il legislatore si tradisce perché dice che quando un'attività è d'impresa è molto probabile che si superi la soglia della normale tollerabilità. **Il legislatore non dice che sotto la normale tollerabilità vince chi fa le immissioni e sopra perde chi fa le immissioni, noi sappiamo per certo una regola: se le immissioni non superano la normale tollerabilità sono legittime e quindi il soggetto che le subisce se le deve tenere, ma il legislatore non dice che quando superano la normale tollerabilità sono vietate. Il legislatore dice che il giudice deve contemperare due proprietà che confliggono.** Quindi il legislatore sta dicendo che c'è un'altra fascia che è una fascia di contemperamento degli interessi. **Come fanno i giudici a contemperare gli interessi**? **È successo che i giudici hanno dato vita a una prassi indennitaria, cioè quando succedono queste cose cercano di fare sì che il soggetto immissore (tipicamente un'attività d'impresa) indennizzi il soggetto immesso sotto la condizione che il soggetto immissore può continuare l'attività.** **Quindi,** **il soggetto immesso sotto la soglia della normale tollerabilità si deve tenere le immissioni e sopra la soglia della normale tollerabilità ha diritto a un indennizzo quando non è possibile trovare un'altra soluzione;** **la soluzione deve essere di tipo paretiano, se non è possibile una soluzione di tipo paretiano si deve procedere all'indennizzo.** **Il Codice non sta dicendo che l'immissore deve risarcire il danno perché non sta facendo un danno**, **l'attività umana imprenditoriale in quel caso produce un disagio per il vicino ma ha delle esternalità positive** (sta producendo, dà da lavorare a delle persone, paga degli stipendi, paga le tasse, ha degli impegni verso l'amministrazione). **Quindi, il legislatore dice ai giudici di inventarsi loro il modo di compensare il soggetto immesso della perdita di utilità che deriva dal fatto che si deve tenere le immissioni**; però questo deve essere fatto tenendo conto anche della priorità di un determinato uso. **Pertanto, sotto la soglia della normale tollerabilità tutto rimane uguale**, **sopra la soglia della norma tollerabilità c'è il contemperamento degli interessi e poi nella storia ci sono state delle situazioni particolari: le immissioni superavano la normale tollerabilità tanto al punto tale da compromettere beni fondamentali.** (esempio immissioni di componenti che causavano la morte). Quando siamo nella fascia sopra la normale tollerabilità ma l'attività immissiva compromette i beni fondamentali (la vita, la salute), l'attività deve essere interdetta. **Dall'Art. 844 si ricavano quindi tre situazioni**: **sotto la soglia della normale tollerabilità le emissioni sono possibili (unica situazione che il legislatore declina in maniera molto precisa), sopra la soglia della normale tollerabilità purché non ci sia compromissione di beni fondamentali si ha il contemperamento degli interessi e quando l'attività immissiva compromette beni fondamentali (salute,attività fisica ecc.) l'attività immissiva viene interdetta**. Però, l'Art. 844 implicitamente fa riferimento a situazioni di fondi vicini, non a situazioni sistemiche; vicino non vuol dire confinante perché banalmente ad esempio l'attività emissiva potrebbe essere dall'altro lato della strada. Il tema è: questo Art. 844 lo possiamo applicare a situazioni che riguardano aree che sono compromesse dalle immissioni? La risposta è no, perché **l'Art. 844 riguarda il contemperamento di interessi di proprietari confinanti o vicini. Per quanto riguarda il tipo di immissioni che riguardano situazioni sistemiche subentra la legislazione pubblicistica, la legislazione zonale, la legislazione urbanistica che dice che le aree di insediamento produttivo non possono stare a ridosso del centro storico.** Il concetto di limite alla proprietà privata può essere conformato, cioè può essere adattato, ma quando l'adattamento è un adattamento che coinvolge intere aree non passa più per il giudice ma passa per l'autorità amministrativa, perché il contemperamento di interessi a quel punto diventa di sistema e non è più tra due privati. **9° LEZIONE** Tema dei limiti della proprietà privata, ovvero quello che non si può fare. Però la Costituzione dice che certe cose non si possono fare, ma altre si possono fare alle condizioni stabilite dalla legge cioè **la proprietà privata può essere regolata**. Questo è il grande tema. *Molti interventi normativi, che hanno riguardato anche l'attività d'impresa, hanno avuto rispetto al diritto di proprietà natura conformativa; conformativa vuol dire che alcuni beni hanno una certa destinazione e in funzione della destinazione che devono avere poi diamo forma al diritto di proprietà perché l'esercizio del diritto da parte del titolare, del proprietario sia conforme a dove vogliamo arrivare**.*** Nel 1942 quando è entrato in vigore il Codice la società era una società agricola e la proprietà più importante è la proprietà fondiaria. Rispetto alla proprietà fondiaria si stava verificando, e si verifica ancora oggi, un fenomeno che è strettamente connesso alla proprietà privata e al riconoscimento della proprietà privata e al tema della successione. La situazione tipica è una famiglia di contadini che ha un fondo grande, lo contrivano tutti assieme, il papà ha tre figli e quando muore i figli subentrano come vuole il principio della successione. Succede, quindi, che il terreno, che prima coltivava il papà, viene diviso in tre e magari i tre fratelli non vanno tanto d'accordo; questi tre figli hanno ciascuno tre figli e alla successione la proprietà si divide ulteriormente. Questo spezzettamento a un certo punto produce delle diseconomie perché la proprietà è talmente piccola che non consente le economie di scala e di scopo tali per cui dove prima mangiava tutta la famiglia ora non ci mangia nemmeno una persona. Quindi, **il legislatore dice che questo è un problema ed è un problema connaturato alla natura della proprietà privata fondiaria e decide di regolare per esempio stabilendo un po' di regole relative alla piccola proprietà contadina**. **Queste sono regole che favoriscono l'aggregazione attraverso il diritto di prelazione, ovvero che i vicini dei fondi hanno reciprocamente un diritto di prelazione per cui se l'altro vende lo deve offrire prima al vicino in maniera tale che il vicino ha la possibilità di crescere dimensionalmente e quindi di aumentare l'efficienza perché ha beneficio di economie di scala**. **Poi molti terreni sono in zone che non sono efficienti perché sono ad esempio in zone acquitrinose e bisognerebbe bonificarle, ma nessun singolo proprietario ha le risorse per farlo; quindi, per migliorare l'efficienza sono stati costituiti i consorzi tra imprenditori, che però non sono volontari, ma obbligatori (devono aderire e contribuire al consorzio pagando) e pagando il consorzio realizza quelle opere di bonifica che individualmente non sarebbero riusciti a fare.** **Uno degli interventi più pesanti sulla proprietà privata è la proprietà urbanistica**: **conformazione della proprietà privata quando il proprietario decide di utilizzare il suolo con finalità edificatoria**. Il **Codice dice che il proprietario ha il potere pieno ed esclusivo di godere e disporre della cosa, sulla colonna sovrastante e sottostante il terreno può fare quello che vuole**; **l'intervento sulla proprietà urbanistica è avvenuto negli anni '70 togliendo alla proprietà privata lo Ius Aedificandi. Il legislatore ha quindi detto che il proprietario di certe zone non ha il diritto di costruire sopra il terreno.** **Il legislatore ha detto che lo Ius Aedificandi non è connesso al diritto di proprietà dell'immobile, lo deve dare lo Stato che lo dà in funzione di certe particolari esigenze definite dal territorio.** **In ciascuna regione**, **in ciascuna provincia e in ciascun comune si deve essere un piano regolatore generale che, sulla base di quello che prevede la legge urbanistica, mi dice come è fatto il territorio, quali sono le zone da destinare a verde pubblico, quali sono le zone da destinare a opere pubbliche e poi il comune facendo la zonizzazione mi dice dove si può costruire.** Però **si regolano ulteriormente le zone edificabili dicendo anche qual è l'indice di edificabilità per ciascuna zona.** **Il diritto di costruire, in funzione di dove sta il terreno e dell'indice di edificabilità, la dà lo Stato chiedendo una concessione edilizia e pagando (perché si sta dando un diritto e con una parte dei soldi poi il comune si fa carico degli oneri di urbanizzazione).** Poi, nel tempo, questa idea che il proprietario non avesse il diritto di costruire si è modificata, la legge è stata cambiata e dalla concessione edilizia si è passati al permesso; quindi, non si deve chiedere di attribuire il diritto ma l'autorizzazione a esercitarlo; però il diritto non lo si può esercitare come si vuole, ma come la pubblica amministrazione ha definito sulla base di una legge urbanistica nei vari piani regolatori. Questo è stato uno degli interventi più pesanti sui diritti di proprietà, però necessario perché l'attività edilizia individuale produce delle esternalità se viene lasciata all'iniziativa privata. **La proprietà privata immobiliare è stata presa ulteriormente di mira alla fine degli anni '70 con la legge sull'equo canone. Questa legge è stata fatta perché ci siamo resi conto che i proprietari di immobili erano in una posizione di forza rispetto a chi aveva bisogno di una casa**; negli anni '70 c'è stato un fenomeno di urbanizzazione perché la gente veniva via dalle campagne e andava a lavorare nelle città, ma non c'erano case e quando la richiesta supera l'offerta i prezzi vanno alle stelle**. Il legislatore dice che bisogna tutelare gli inquilini introducendo appunto la legge sull'equo canone che toglie al proprietario il diritto di fissare liberamente il prezzo, per esigenze di tutela della parte debole (l'inquilino che non ha casa), impone una durata minima del contratto e la prelazione (quindi se si vuole vendere l'appartamento lo si deve offrire per primo all'inquilino in modo che possa diventarne il proprietario**). Quindi, questo è un intervento piuttosto articolato sull'autonomia privata, ma in realtà è su come il proprietario esercita il diritto di proprietà rispetto alla proprietà immobiliare. Qualcuno dice che ha avuto un effetto negativo sulla proprietà privata perché il valore degli immobili quando è regolato il canone diminuisce, perché non si può derivare il massimo valore di scambio da quel bene proprio perché chi se lo compra è a sua volta soggetto al vincolo di non poterlo affittare ad un prezzo più alto. **Terzo strumento di regolazione della proprietà è quello legato al paesaggio e ai beni culturali.** *Qui il legislatore dice che siamo in Italia, un bel Paese e quindi certe cose non si possono fare, molti beni sono di proprietà dello Stato, ci sono i beni demaniali, il demanio necessario, il demanio accessorio; però ci sono anche molti beni che sono in mano a dei privati di interesse artistico, paesaggistico, territoriale.* **Ultimo punto su questo discorso generale della proprietà privata è un tema che si è posto con riferimento ai cosiddetti beni comuni**. **I beni comuni non esistono nel Codice civile e apparentemente non esistono nella nostra Costituzione, perché la nostra Costituzione dell'Art. 42 dice che la proprietà o pubblica o è privata. Il bene comune ha un connotato particolare rispetto ad un altro concetto tecnico di comunione che dal punto di vista giuridico è una situazione di contitolarità di diritti, ovvero una situazione nella quale un diritto qualsiasi appartiene contemporaneamente a più soggetti**. **La comunione non coincide con beni comuni, ma è una situazione in cui c'è una titolarità plurima di n titolari dove n è un numero grande ma finito. I beni comuni sono beni che non appartengono a nessuno, sono cose che possono formare oggetto di diritto, ma i titolari di questi diritti non sono gli individui ma le comunità**. Questo è un tema che è venuto fuori qualche anno fa quando si discuteva il referendum sull'acqua pubblica. ***L'acqua è un bene mobile** e c'è un momento in cui qualcuno se ne appropria, la imbottiglia e la vende; queste sono imprese concessionarie di attività estrattiva, cioè sono imprese che hanno la concessione da parte dello Stato di andare alla fonte, prendere l'acqua, imbottigliarla e venderla. Pagano una concessione per fare questo appunto perché l'acqua è dello Stato. A un certo punto si era dibattuto sull'eventualità di privatizzare l'acqua, cioè di attribuire non a un diritto di base concessoria ma proprio di proprietà dei soggetti. E si era detto che l'acqua è un bene comune e in quanto tale non può essere privatizzato perché per privatizzarlo bisogna espropriare qualcuno, ma non posso espropriare nessuno perché il bene comune è della collettività.* **Il concetto di bene comune è un concetto sfuggente proprio perché non c'è nel Codice. Quindi, i beni comuni si possono regolare ma non si possono privatizzare. È una nozione molto vicina alla nozione di bene comune in senso economico, il problema per i beni comuni è duplice:** - **non c'è uno statuto dei beni comuni e quindi non c'è una definizione vera e propria;** - **problema di esternalità negative** questo vuol dire che **se il bene è liberamente utilizzabile da chiunque tutti quanti saranno pronti ad utilizzarlo, ma molto difficilmente tutti quanti sono disposti a farsi carico dei costi per la manutenzione del bene**. Quindi, questo secondo problema è come e se regolare questi beni comuni; c'è un tema regolatorio che riguarda come regolare i beni comuni. Il referendum sull'acqua rispondeva a una strategia di regolazione. **La privatizzazione è una forma di regolazione che fa leva sulla razionalità individuale, ma incontra ostacoli perché i beni comuni a qualcuno appartengono.** La comunione dei diritti è un caos dal punto di vista gestionale perché noi abbiamo accolto nel nostro Codice civile un concetto di comunione romanistico: quando noi siamo proprietari di un bene (una torta) e siamo tre fratelli non siamo ciascuno proprietario di un piano della torta, il Codice dice che ciascuno di noi è proprietario di uno spicchio della torta e devo chiedere il permesso agli altri perché non possono essere esclusi. La comunione è una situazione inefficiente perché se i titolari sono n, con n maggiore di uno, la situazione è inefficiente perché ci si espone a quello che in economia si chiama l'hold up. **Il nostro Codice e tutti i Codici civili accentuano questa idea di comunione dei beni inefficiente perché accentuano la dimensione di pienezza del diritto e quindi se sono titolare o cotitolare posso dire di no anche quando dire no è contro l'interesse del bene**. **La comunione è una situazione inevitabile e il legislatore non può pensare di regolare tutte le forme di comunione perché tutti i giorni si creano situazioni di comunione e il costo della regolazione sarebbe eccessivo.** **Regola solo alcune forme di comunione**: - **La comunione dei beni tra i coniugi che è inevitabile**, si applica al matrimonio anche se non lo si sceglie perché il regime normale della proprietà dei beni dei coniugi è la comunione. Questo rappresenta un problema quando i coniugi fanno un'attività d'impresa in comune. - **La comunione negli edifici (quelli che noi chiamiamo condomino)** il legislatore però alcune cose non le dice e devono essere dette nel regolamento di condominio (obbligatorio per i condomini che hanno più di 4/5 unità). La prima fonte di regolazione della proprietà privata in questa situazione è il regolamento che i condomini stessi scrivono e che ha natura contrattuale, cioè è un contratto che ha la funzione di regolare alcune cose. Per tutto quello che non stabiliscono i condomini nel regolamento c'è il legislatore e quindi nel Codice civile ci sono regole in aggiunta. Qua **la regolazione ha senso perché il condominio è una fonte così drammatica di contenzioso che i costi di regolazione sono infinitamente più bassi del beneficio che il legislatore crea dando una regola a tutti i possibili condomini.** Per il resto il legislatore la schifa la comunione dei diritti, dice che tutte le volte in cui si può lui la evita; tanto è vero che nel caso dell'eredità, **l'eredità giacente è una situazione di comunione e chiunque tra gli eredi che ne è interessato può andare dal giudice e chiederne immediatamente la divisione. Il rischio della comunione è la paralisi del diritto,** **non è ammesso l'utilizzo disgiunto del bene privato in comunione se è incompatibile con quello degli altri**. **Questa concezione della comunione dei diritti di proprietà** in senso romanistico, in senso monolitico, **è un problema di hold up che lo Stato non ha quando gli serve la proprietà.** **Il meccanismo dell'espropriazione serve proprio per far sì che lo Stato finisca vittima dell'hold up del singolo**. L'hold up è il problema del cosiddetto ultimo miglio (tutti vendono, ma uno si rifiuta e chiede una somma immensa). Ci possono essere situazioni in cui il potere negoziale di uno causa per l'altro enormi costi di transazione, ecco perché il tema dell'espropriazione. Quindi, chi ha un pezzo di terreno da solo o in contitolarità è proprietario di quello che c'è sotto e di quello che c'è sopra e lo è dal punto di vista spaziale e temporale. Il problema è **la multiproprietà, situazione in cui un'unità immobiliare non è di un proprietario soltanto ma di tanti soggetti solo che ciascun soggetto non è proprietario sempre ma solo in un certo periodo dell'anno. La multiproprietà immobiliare è un diritto di proprietà a tempo, quindi non è perpetuo ma intermittente.** Non c'è bisogno di vendere e riacquistare l'immobile, ma si diventa automaticamente proprietari e poi si smette di esserlo. I francesi la chiamano proprietà turnaria, cioè la proprietà è a turno. Che cosa succede però quando il bene ha bisogno di manutenzione? **L'alternanza di poteri giustifica anche l'alternanza di responsabilità, infatti nei regolamenti delle multiproprietà c'è scritto come vanno ripartiti i costi**. Dal punto di vista commerciale **le imprese di costruzioni hanno anche inventato uno schema alternativo alla proprietà turnaria ed è lo schema della multi proprietà azionaria:** **l'impresa costruisce il villaggio vacanze, poi prende il villaggio vacanze e lo conferisce in una società della quale detiene le quote, poi vende ai singoli proprietari le quote dicendo che le quote di società danno diritto ad utilizzare l'immobile, quindi in realtà il multi proprietario in questo caso non è proprietario dell'immobile ma è proprietario di una quota della società che è proprietaria dell'immobile.** **La multiproprietà azionaria risolve il problema della multiproprietà turnaria, perché delle azioni si è proprietari tutto l'anno e quell'azione dà un diritto periodico e quando sto nell'immobile non ci sto a titolo di proprietario (perché l'immobile è della società) ma la società me lo presta in quanto socio.** Questo schema funzionava talmente tanto bene che molte aziende di costruzioni hanno deciso di costruire la società, vendere le azioni e con il ricavato delle azioni costruire il villaggio. Queste due forme di multi proprietà sono due diverse forme con cui si può disporre del diritto di proprietà non solo dal punto di vista spaziale ma anche dal punto di vista temporale. **L'avvento della multi proprietà ha introdotto rispetto alle modalità di utilizzo della proprietà privata la terza dimensione del tempo, noi muovevamo dall'idea della perpetuità e quindi che io sono sempre proprietario mentre adesso la perpetuità è riferita semplicemente ai periodi in cui si è proprietari.** ***Si può essere proprietari del proprio corpo? Certo, quindi si ha il diritto di goderne e disporne. Nel nostro Codice civile all'Art.5 si parla di atti di disposizione del proprio corpo e il tema è: si può disporre in maniera piena ed esclusiva**?* *La risposta è no per tante ragioni, disporre del proprio corpo in alcuni casi produce esternalità negative e una delle ragioni per cui esiste il diritto è evitare le esternalità negative, evitare che il beneficio individuale sia conseguito al costo collettivo. Il legislatore all'Art. 5 del Codice dice che gli atti di disposizione del proprio corpo in alcuni casi sono vietati: gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge (ad esempio la legge 40 dice che non si possono donare gli ovuli per la fecondazione assistita oppure ci sono leggi che dicono che non si può donare il polmone), all\'ordine pubblico o al buon costume. C'è un problema ad esempio legato agli sport pericolosi e infatti molti sono regolati. E poi il Codice dice anche che, come legislatore, non riesce a prevedere tutte le situazioni in cui la disposizione del proprio corpo deve essere vietata e le decisioni vengono prese anche in funzione del periodo storico in cui la decisione viene presa.* Siccome **il diritto qualifica dei fatti**, **delle circostanze del mondo reale**, **queste relazioni che non si vedono qualche volta si chiamano diritti reali e a certe condizioni si chiamano diritto di proprietà**. **Da che cosa si riconosce la proprietà?** È **difficile perché non c'è un connotato reale**; la relazione di fatto che si vede non dice però di che tipo è la relazione. **Quella della proprietà è la probatio diabolica, cioè è una prova veramente difficile, e i legislatori ricorrono a degli indici**. Il **conoscere qual è la relazione tra un soggetto e un bene è una precondizione di tutta una serie di attività giuridiche, perché se io devo comprare un bene da qualcuno devo sapere che quello è il proprietario** **o se me lo dà in affitto devo sapere che quello è il proprietario e così via**. ![](media/image8.png)Quindi, tutta una serie di attività giuridiche presuppongono che io sappia qualificare la relazione tra un soggetto e un bene e gli ordinamenti giuridici danno degli indici, cioè dicono che cosa serve per dare agli altri un'idea quanto più vicina alla verità della relazione che c'è. Quanto più vicina perché la certezza non ce la si ha attraverso gli indici, ma attraverso degli indicatori veri e propri. **Per essere sicuro sempre che il soggetto è titolare del diritto di proprietà del bene dovrei risalire alla vicenda, cioè al fatto, che ha generato la relazione tra l'individuo e il bene: questi fatti si chiamano modi di acquisto della proprietà**, cioè le forme, i fatti, gli accadimenti che il diritto qualifica come idonei a trasferire la proprietà. I modi di acquisto della proprietà dicono come si fa a diventare proprietari e come si fa a provare di esserlo diventati sulla base di quella precisa modalità. **Questi si distinguono in due grandi categorie:** - **la proprietà viene acquisita a titolo derivativo, cioè la proprietà mi viene trasmessa da qualcuno.** - **Il primo modo con cui si acquista la proprietà è con un contratto, nel nostro ordinamento giuridico anche la donazione è un contratto.** Quindi, che la cosa io la paghi, mi venga regalato o la scambi c'è sempre un contratto e il contratto è una vicenda a titolo derivativo, cioè c'è sempre uno che dà (il dante causa) e quello che riceve (l'avente causa). - **Secondo classificato è la successione a causa di morte che per effetto dell'accettazione dell'eredità salda il patrimonio dell'erede con quello del decuius.** È una vicenda a titolo derivativo perché l'erede subentra nella personalità del decuius e nei beni che erano stati del decuius. - **Poi c'è il modo di acquisto della proprietà tipico dello Stato: l'espropriazione**. Con l'espropriazione lo Stato si prende il diritto di proprietà. - **Poi lo Stato se lo prende anche con un altro modo il diritto di proprietà: la confisca,** che non è un'espropriazione ma è un atto che solitamente deriva da una sanzione soprattutto penale o amministrativa. - **La vendita forzata** che è un modo di acquisto della proprietà dove non c'è il consenso del venditore ma c'è il creditore che si è sostituito al venditore vendendo il bene dato in garanzia per soddisfarsi. Queste sono le vicende a titolo derivativo; **in tutti questi casi c'è un titolo e un documento corrispondente: nel caso del contratto c'è il contratto di compra-vendita** **che dice chi è il proprietario, nel caso della successione c'è il testamento o la dichiarazione di successione che ha fatto il notaio, nel caso dell'espropriazione c'è il decreto di esproprio, nel caso di confisca c'è il decreto di confisca e nel caso della vendita forzata c'è il provvedimento del giudice che dice che la vendita ha avuto buon fine.** **In questo modo si riesce a provare la proprietà**. - **la proprietà viene acquisita a titolo originario** ci sono dei casi in cui non si acquista necessariamente da qualcuno. - Ad esempio, **se si va a caccia o a pesca e si prende un fagiano o una trota l'animale diventa mio, tanto è che lo porto a casa e lo mangio o lo rivendo; sono diventato proprietario per un fatto che si chiama occupazione**, che in senso tecnico è una vicenda di acquisto a titolo originario di un bene mobile che non appartiene a nessuno. - **Poi c'è l'invenzione** - **L'accessione** che è quando un bene si attacca a un altro bene. - Poi ci sono due vicende: **l'usucapione e il possesso vale titolo**. **Quali sono i modi con i quali si perde la proprietà?** Sicuramente **il contratto è un modo di perdita, la successione, l'espropriazione, la confisca;** quindi, **sono tutti metodi con i quali si perde anche il diritto, ma ci sono anche l'usucapione e la rinuncia.** Però qua c'è un problema: per rinunciare devo fare qualche cosa; non è che la rinuncia di per sé mi faccia perdere un diritto, a meno che alla rinuncia non corrisponda l'abbandono. **L'abbandono è chiaramente un fatto che denota la volontà di non volere più una cosa, si trasforma il bene in una res derelicta; quell'atto di abbandona simboleggia il mio atto di rinuncia**. Difficilmente in alternativa si capisce quando c'è una rinuncia, perché il mancato utilizzo fa parte delle facoltà del titolare. **Quindi, noi ammettiamo la rinuncia solo quando alla rinuncia consegue un atto di abbandono** (qualcosa che faccia inequivocabilmente pensare che il bene sia stato abbandonato) e questo vale solo per i beni mobili perché per i beni immobili valgono altre cose. **Per affrontare il tema dell'usucapione e del possesso vale titolo bisogna tornare alla relazione tra soggetto e bene**. Finora abbiamo parlato di relazioni che si basano su tre elementi e quindi di relazioni che chiamiamo diritti reali. **Esiste però una relazione che non è di diritto reale quando il bene di cui il soggetto dispone non ha le tre caratteristiche viste**. *Per esempio, quando sono affittuario di un immobile vuol dire che c'è un contratto in base al quale il proprietario mi autorizza a utilizzare l'immobile. In questa situazione non è proprietà quella tra me e l'immobile perché il proprietario resta lui, non è neanche un altro diritto su cosa altrui*; **il consenso del proprietario a che io utilizzi il bene pagando un canone, perché me lo ha prestato o per qualsiasi altra ragione, crea un rapporto tra me e il bene che si chiama tecnicamente detenzione: l'affittuario dell'immobile non ha la proprietà, è solo un detentore.** **La detenzione si confonde con la proprietà, perché ciò che si vede è la relazione di fatto ma che si tratti di proprietà o di detenzione lo si sa solo in base al titolo che però non si vede**. **La detenzione è una relazione di fatto che nasce da un titolo diverso da quello da cui nasce la proprietà: nasce sostanzialmente da un contratto.** **È diversa dalla proprietà perché non è perpetua (la detenzione scade), non è nemmeno una situazione assoluta (perché c'è almeno una persona a cui non posso dire che faccio quello che voglio e questa è il proprietario) e non si ha il diritto di seguito (perché se il proprietario vende il bene io lo devo dare al nuovo proprietario).** *\[Si chiama noleggio il contratto con il quale si viene autorizzati a usare una cosa non produttiva, si chiama affitto quando la cosa è produttiva\]*. La detenzione è una situazione meno forte giuridicamente della proprietà perché il bene non è mio. **La posizione del detentore è tutelata solo in quanto detentore, mentre il proprietario ha la tutela da tutti i punti di vista. Dal punto di vista dello Stato Patrimoniale, nel bilancio, se il bene è di proprietà è un conto mentre se è in detenzione è diverso; non si può dire che un bene in affitto è un'immobilizzazione immateriale perché non si è proprietari.** **C'è una terza forma di appartenenza, un terzo legame che connota i rapporti tra soggetti e beni: il possesso.** **[I legami sono solo tre: proprietà (diritti reali in generale), possesso e detenzione]**. Il possesso nel linguaggio comune lo utilizziamo per indicare una relazione di qualche tipo; ma **il possesso nel diritto è definito nel Codice [all'Art. 1140: il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un\'attività corrispondente all\'esercizio della proprietà o di altro diritto reale]**[.] Dal punto di vista fenomenico non cambia nulla tra l'essere proprietari, detentori e possessori. **Il legislatore dice che per essere proprietari ci deve essere un titolo di qualche tipo, per essere detentore ci deve essere un altro tipo di titolo e per essere possessore manca il titolo perché si vedono le persone esercitare un'attività sulla cosa che corrisponde a quell'attività che farebbero come proprietari, come usufruttuari, come titolari di un altro diritto reale, ma quello che manca è il titolo.** **Il primo possessore è il proprietario perché esercita il potere sulla cosa, però il proprietario oltre a esercitare un potere ha in più un titolo**. L'implicito di questo articolo che il proprietario è il primo possessore e lo è anche quando la cosa non la utilizza, perché i poteri del proprietario comprendono il fatto che lui non ci faccia niente. **Inoltre, ci sono situazioni in cui c'è possesso ma non c'è titolo.** **Il possessore senza titolo è il ladro: il ladro non ha un titolo, ma si comporta con la cosa come se fosse il proprietario.** Il possesso, inteso come potere che corrisponde alla proprietà senza essere proprietari, quando non c'è anche il titolo quindi quando non è il possesso del proprietario nasce sempre da un'attività del possessore che è contraria alla volontà del proprietario. Il ladro non ha il consenso del proprietario perché se lo avesse ci sarebbe un contratto. E quello che inizia a possedere fa un'attività contro la volontà del proprietario; cioè se scade il contratto di comodato e io non libero l'appartamento io non ho più titolo per stare lì, questa situazione si trasforma automaticamente in una situazione illegittima perché contraria a un titolo. E **se inizio a comportarmi come un proprietario vuol dire che ho fatto una cosa che il Codice chiama interversione del possesso,** **cioè ho cambiato il mio titolo da detentore sono diventato volontariamente possessore.** ***Il legislatore si preoccupa del possesso perché il possesso è il sintomo più forte che la relazione tra soggetto e bene è una relazione di proprietà o di diritto reale perché il fatto che il soggetto si comporti come il proprietario nella stra grande maggioranza dei casi segnala che quel soggetto è il proprietario***. **Ecco perché il legislatore si preoccupa di dire esattamente che cosa è, come funziona e quali sono gli effetti del possesso, perché in moltissime occasioni il possessore è il vero proprietario cioè il possessore è il soggetto che ha anche il diritto**. **Noi diciamo tecnicamente che per esserci possesso ci deve essere l'aminus possidendi, cioè ci deve essere l'atteggiamento del possessore che si comporta come se fosse il proprietario anche se sa di non esserlo**. **Il proprietario oltre all'animus possidendi ha il titolo, quindi quello che gli danno i modi di acquisto della proprietà oltre al possesso, cioè la relazione di fatto, è il titolo; quando c'è solo la relazione di fatto c'è possesso**. Siccome solitamente il proprietario sa di esserlo ed esercita le prerogative di proprietà normalmente è il possessore. **Il secondo comma dell'Art. 1140 dice: si può possedere direttamente o per mezzo di persone che hanno la detenzione del bene**. **Non bisogna avere una relazione diretta con la cosa per essere possessori, bisogna avere l'atteggiamento che corrisponde al diritto dei proprietari**. C'è un tema: nel 99% dei casi il proprietario è anche possessore diretto o mediato dal detentore, nell'1% dei casi c'è un problema. E il problema è: ***quando il possessore si comporta come il proprietario disponendo del bene (dandolo a qualcun altro) a titolo definitivo (cioè lo vende o lo regala), l'atto di disposizione trasferisce la proprietà, il possesso o la detenzione***? Il tema è quando a disporre del bene è il possessore senza titolo e questo è un problema generale da risolvere perché da una parte sicuramente c'è il proprietario che dice che la cosa gli è stata tolta contro la sua volontà e dall'altro c'è quello che ha comprato da uno che sembrava a tutti gli effetti il proprietario. **Questo è un problema di ordine economico e anche di ordine pubblico, perché lo Stato mi deve tutelare sia quando sono proprietario che possessore.** Qua c'è un correttivo che opera quando la relazione mi viene trasferita dal possessore, ovvero quando si compra dal ladro, a certe condizioni definite dalla legge anche se il ladro è possessore io divento proprietario. **Questa è la situazione che noi identifichiamo nel caso possesso vale titolo (Art. 1153 del Codice civile). L'Art. 1153 (effetti dell'acquisto del possesso) dice: colui al quale sono alienati beni mobili da parte di chi non è proprietario, ne acquista la proprietà mediante il possesso (dal possessore è possibile acquistare la proprietà), purché sia in buona fede (buona fede in senso oggettivo, cioè devo essere ignaro di ledere il diritto del vero proprietario;** c'è un reato nel Codice penale che si chiama acquisto incauto per cui se sono state comprate merci sospette non c'è nessun possesso vale titolo, anzi se va bene ti becchi l'acquisto incauto e se va male sei un ricettatore perché vuol dire che eri d'accordo a riciclare merce rubata) al momento della consegna e sussista un titolo idoneo al trasferimento della proprietà (ad esempio il contratto). **In presenza di queste tre condizioni il possesso vale titolo, il possesso si sostituisce a quello che effettivamente mi avrebbe trasferito la proprietà**. **Si parla di beni mobili perché il problema lo si ha solo con i beni mobili, perché solo con i beni mobili c'è il problema di certificare la proprietà in quanto per i beni immobili ci sono i pubblici registri; per i beni mobili non c'è un sistema economicamente sostenibile per accertare chi è il proprietario.** Il rischio è che l'incertezza sulla titolarità non fa produrre lo scambio, ecco perché è un problema di ordine economico quello di sicurezza degli scambi. La regola di possesso vale titolo, rispetto alle n vicende circolatorie del bene, a un certo punto interrompe l'incertezza perché la mia vicenda d'acquisto sana l'incertezza perché io a quel punto divento effettivamente proprietario anche se non so chi era il precedente proprietario. Ecco perché è una vicenda di acquisto a titolo originario, perché io compro non sapendo chi fosse il precedente proprietario; **se il vero proprietario si materializza un secondo dopo e mi prova che effettivamente lo è perde perché l'acquisto in buona fede ha creato il titolo e questo titolo vince rispetto al titolo precedente.** Questo è un paradosso perché stiamo dicendo che il ladro può trasferire la proprietà, ma non significa che stiamo legittimando i ladri a fare affari; stiamo dicendo che qua per ragioni di funzionamento del mercato dobbiamo bilanciare le esigenze di tutela della proprietà con quelle di circolazione dei beni e normalmente vincono le esigenze del proprietario, ma quando ricorrono quelle tre condizioni vince il terzo in buona fede, se ha il titolo idoneo e se ha conseguito il possesso. Inoltre, **l'Art. 1155 dà una regola: se taluno con successivi contratti aliena a più persone un bene mobile, quella tra esse che ne ha acquistato in buona fede il possesso è preferita alle altre, anche se il suo titolo è di data posteriore. Quindi, il primo che consegue il possesso (cioè esce dal negozio con il bene) vince anche se ha acquistato dopo; questo fa la differenza rispetto a una vendita dal vero proprietario, cioè se il primo che vende è il vero proprietario e facciamo un contratto scritto, se lui rivende il bene vinco io perché in questo caso vince il titolo**. Questa regola funziona quando il taluno è un soggetto che non ha un titolo, quindi è un mero possessore, che da possessore aliena il bene più volte e quindi in questo caso è il possesso che vince anche se il titolo è posteriore. Quando invece il venditore è un vero venditore allora vince chi ha il titolo. Per quanto paradossale la regola possesso vale titolo tutela tuti noi. **10° LEZIONE** ***Tra i modi di acquisto della proprietà ci eravamo soffermati sulla regola piuttosto strana che chiamiamo possesso vale titolo che è la regola, che per quanto paradossale possa sembrare, dice che un ladro ci può trasmettere la proprietà***. In realtà è un modo di acquisto a titolo originario, quindi non ce l