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Questi appunti trattano di diritto di impresa, analizzando i concetti fondamentali come Soggetti, Beni, Fatti e Relazioni. Vengono inoltre descritte le Norme Giuridiche con esempi pratici e le relative fonti.

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**DIRITTO DI IMPRESA** **[LEZIONE 1]** (20/09/2022) Il diritto procede per qualificazione. Non esiste spazio, tempo... il mondo giuridico riqualifica questi elementi, e tutto ciò che vediamo sono SOGGETTI, BENI, FATTI o RELAZIONI. È possibile ricondurre tutto a queste 4 categorie. Ad esempio, la...

**DIRITTO DI IMPRESA** **[LEZIONE 1]** (20/09/2022) Il diritto procede per qualificazione. Non esiste spazio, tempo... il mondo giuridico riqualifica questi elementi, e tutto ciò che vediamo sono SOGGETTI, BENI, FATTI o RELAZIONI. È possibile ricondurre tutto a queste 4 categorie. Ad esempio, la morte è un fatto, alla quale sono connesse delle conseguenze (estinzione, testamento...). Oppure, la caduta in una buca (fatto) genera una relazione tra noi e il comune (rimborso). L'impresa generica è invisibile, un costrutto giuridico che mette insieme tanti elementi (consegne, produzione...). [SOGGETTI]: - **Soggetti di diritto che "si vedono"** (persone fisiche); - **Soggetti di diritto che "non si vedono"** (aziende, aggregazioni, organizzazioni, società per azioni...). Questi ultimi sono soggetti creati da individui per il conseguimento di una finalità. Tra di loro si distinguono: - **Enti**, **associazioni** **non perseguono finalità di tipo lucrativo**, pur svolgendo attività economica (Emergency...). Perseguono finalità altruistiche. Questi soggetti vengono definiti "terzo settore". - **Soggetti con finalità lucrativa**. [BENI]: Nello stato patrimoniale compaiono passività ed attività, ed in queste ultime compaiono i beni. La distinzione che si può fare è la seguente: - **Beni materiali** - Beni mobili - Beni immobili - **Beni immateriali** È rilevante la qualifica del bene, soprattutto dal punto di vista fiscale e amministrativo. Nel tempo hanno assunto più rilevanza i beni immateriali (ad esempio i segreti industriali, marchi, brevetti, diritti d'autore...), a discapito dei beni materiali, più rilevanti in passato. Chi acquisita un libro, ad esempio, lo compra per la storia (bene immateriale), non per l'oggetto fisico in sé (bene materiale). Non è possibile estrarre valore dai beni immateriali senza un'attività d'impresa collegata. Un inventore necessita di un'impresa per sviluppare la sua idea, un artista necessita di una casa d'asta per mettere in mostra il suo dipinto... [FATTI]: I fatti sono qualificati dal diritto sulla base di due parametri: - Partecipazione del soggetto al fatto (se investo una persona con la macchina, il fatto è caratterizzato dall'attività umana, e normalmente identificato come **atto**); - Connotazione naturale -- **fatti naturali** - (piove, nasco, muoio...). È possibile si generino relazione tra atti. Ad esempio, comprando un caffè scaturisce una relazione contrattuale tra due parti. Alcuni fatti e atti, non tutti, sono collegati a conseguenze giuridiche. La nascita ha sempre rilevanza giuridica, sbadigliare no, sparare solo a volte può avere rilevanza giuridica... Gli atti possono essere classificati sulla base della compatibilità alle norme giuridiche: - **Atti illeciti** - **Atti leciti** Non esistono sfumature, si può cadere solo in una di queste due categorie. La differenza tra atto lecito e illecito, tuttavia, dipende molto dalle circostanze. All'interno degli atti umani leciti esiste un sottoinsieme rilevante: **atti di natura contrattuale** (contratti). L'impresa, infatti, è una rete di contratti, ed esiste e svolge attività tramite contratti (noleggio, vendita, affitto, concessioni...). Questi atti hanno una conseguenza da un punto di vista patrimoniale Per quanto riguarda le imprese, ci si focalizzerà su atti illeciti, poiché generano obbligazioni risarcitorie. In particolare, il focus sarà posto su [responsabilità] relative a: - Prodotti difettosi; - Concorrenza sleale (appropriazione illecita di segreti industriali...); - Attività pericolose (gestione impianto di risalita, fabbrica di fuochi artificiali...). [RELAZIONI]: Alcune relazioni sono giuridicamente irrilevanti (voler bene ad un peluche...) altre invece hanno una grande rilevanza giuridica (relazione con una persona, tra una persona e un bene...). Molte relazioni sono protette (diritto di proprietà, ovvero la relazione tra un bene e una persona...). Le relazioni connettono le altre 3 categorie. **NORME GIURIDICHE**: Le norme giuridiche sono suddivise in 3 tipologie: 1. **Norme di qualificazione**: qualificano un soggetto, un bene, un fatto o una relazione. Prevedono sanzioni relative a [efficacia]/[inefficacia]...; 2. **Norme di comportamento**: spiegano come comportarsi, in funzione della relativa qualifica (essendo lavoratore, ho determinati obblighi (mantenimento di segreti industriali...) e diritti (ferie...)). Queste norme impongono un comportamento in funzione della qualifica. Il comportamento può essere seguito, o meno, e ciò determina delle conseguenze, tra cui eventuali sanzioni (un genitore che non mantiene un figlio verrà sanzionato...). Tipicamente le sanzioni sono di [natura patrimoniale], ma in alcuni casi possono essere di [natura]... (arresto...); 3. **Norme di organizzazione**: esplicita come si struttura il soggetto. La relativa sanzione è di [invalidità] (ad esempio, se si costituisce una società in forma orale, questa risulta invalida). Tutte le norme giuridiche prevedono sanzioni (conseguenze che si verificano sul piano giuridico). Il non seguire un comandamento, ad esempio, genera conseguenze sul piano religioso, NON giuridico. La norma sociale (è buona educazione dire buongiorno...) NON genera sanzioni giuridiche, bensì sanzioni sociali (diminuisce la reputazione se la norma non viene seguita). Caratteristica necessaria affinché esista una norma giuridica, è che sia giuridico il potere che emana la norma stessa. Di seguito saranno elencate le varie fonti delle norme giuridiche Codice Civile, 1942: Articolo 1 Preleggi: indicazione delle fonti (delle norme giuridiche): - **leggi** (generate dal parlamento); - **regolamenti** (generati da pubblica amministrazione); - **usi**/**consuetudini**. Queste sono norme non poste da autorità giuridica, ma che derivano da comportamenti, i quali sono ripetuti talmente a lungo ed in modo diffuso, da far sorgere la convinzione che il comportamento sia obbligatorio. Sono caratterizzate da un elemento materiale (comportamento stesso) e da un elemento psicologico (convinzione che il comportamento sia obbligatorio). Storicamente, le consuetudini erano molto diffuse tra gli imprenditori. Originariamente, vennero poste come ulteriore fonte di norme giuridiche le norme corporative, tuttavia, nel 1943 l'ordinamento corporativo venne soppresso. Successivamente, nel 1948 venne adottata la **Costituzione repubblicana**, a sua volta fonte di norme, e che si pone [sopra] le altre fonti (le norme scaturite dalla Costituzione prevalgono sulle altre). Seguono, a livello gerarchico, le leggi, i regolamenti, ed infine le consuetudini. Il rapporto tra fonte superiore e inferiore è di validità-invalidità. Ad esempio, la Costituzione garantisce la proprietà privata, la quale può essere espropriata solo se: (1) ciò è garantito dalla legge; (2) è motivo di interesse generale; (3) viene riconosciuto un indennizzo. Se una legge o un regolamento vanno contro questi principi sulla proprietà privata, vengono dichiarati incostituzionali. Inoltre, l'ingresso dell'Italia nell'Unione Europea ha comportato l'aggiunta di un ulteriore livello di fonti: il **Trattato** (fonte più importante del diritto europeo), nato per garantire la libertà d'impresa sul territorio europeo. Ad esempio, introduce le norme antitrust. A livello del trattato, sono presenti due fonti distinte: **regolamenti** e **direttive**. Queste producono norme giuridiche, le quali prevalgono sulle norme dello Stato, e che si applicano in tutti i Paesi appartenenti all'UE. Come già detto, vale il [principio gerarchico]: la fonte superiore subordina quella inferiore. La norma giuridica che introduce una conseguenza negativa, perciò, può essere eliminata tramite una norma generata da una fonte superiore. Ogni norma genera un costo a livello d'impresa (impone una modifica della produzione...), in quanto l'impresa stessa deve adeguarsi alla norma. Tuttavia, parallelamente la norma riduce le incertezze. Ad esempio, Elon Musk nel 2017 chiese norme relative all'IA, poiché dopo un caso di incidente causato da un malfunzionamento del sistema di guida autonoma era diventato difficile vendere Tesla, a causa della mancata volontà delle compagnie di assicurare questi veicoli. Ciò dimostra come la norma sia necessaria a ridurre rischi/incertezze, giustificando in questo modo il costo. In caso una norma passata entri in contrasto con una nuova norma dello stesso livello, si applica il [principio cronologico], secondo il quale prevale la norma introdotta successivamente (quella nuova). Secondo il [rapporto generale-speciale], invece, la norma più specifica prevale su quella generale. [ES]: Una prima norma stabilisce che gli autoveicoli possano viaggiare al massimo a 50 km/h, mentre quella nuova stabilisce che i motoveicoli possano viaggiare al massimo a 70 km/h. In questo caso la norma più recente è più specifica di quella precedente, in quanto si riferisce a motoveicoli, e prevale. Di conseguenza, i motoveicoli possono viaggiare max a 70 km/h, mentre tutti gli altri max a 50 km/h. Questi principi riescono a gestire i **problemi di antinomia** (contrasto tra norme). Al contrario, il **problema della lacuna** (mancanza di norme) può essere gestito in due modi: - Attraverso il [principio]: tutto ciò che non è vietato, è consentito; - In alcuni casi, tuttavia, la norma può essere poco chiara (ad esempio, non vengono nominati i veicoli a 3 ruote nella per il rispetto dei limiti). In questo caso, si cerca di estendere le norme interpretativamente. Il processo interpretativo, tuttavia, non è libero, ma deve avvenire sulla base della legge stessa. La legge, infatti, contiene delle norme di interpretazione (Articolo 12 Preleggi: "[nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore. Se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell\'ordinamento giuridico dello Stato]"). Il processo interpretativo si dipana su quattro livelli. In prima battuta, è necessario attribuire alla norma il significato che si evince immediatamente dalle parole utilizzate (**interpretazione letterale**), stando attenti all'**intenzione del legislatore**. Nel caso in esame, l'intenzione del legislatore è quella di limitare la velocità su una certa strada. Se non è ancora possibile risolvere la controversia, viene utilizzato il **principio dell'analogia** (nel nostro caso, si accosta il veicolo a 3 ruote al veicolo che più gli somiglia). Spesso, è necessario rivolgersi ad esperti del settore/periti. Se non si ottiene una risposta valida, bisogna infine rivolgersi ai **principi generali**, che si riferiscono ai livelli superiori della gerarchia. Le norme, tuttavia, sono estremamente più lente rispetto all'evoluzione sociale e tecnologica (ad esempio, attualmente non esistono ancora norme relative all'IA). Perciò, i fenomeni di lacuna sono inevitabili. **[LEZIONE 2]** (21/09/2022) **SOGGETTI DEL DIRITTO**: Gli **enti**, a differenza delle persone fisiche, sono entità invisibili create dal diritto. Sono aggregazioni umane e materiali alle quali il diritto fornisce concretezza giuridica. I soggetti intesi come **persone fisiche** sono organizzati, in forma elementare, in famiglie. Dal punto di vista giuridico, l'individuo ha una sua collocazione spazio-temporale (spazio e tempo sono fatti). Alla sua [morte], da un punto di vista giuridico, il diritto si preoccupa della successione dei suoi beni. La successione può essere: - Ab intestato (legale, segue le regole del Codice civile); - Testamentaria (governata in tutto o in parte dalla volontà del soggetto che muore, il *de cuius*). Se il testamento esiste ed è valido, la successione viene eseguita secondo il testamento, altrimenti, si seguono le regole del Codice civile. La successione di un imprenditore, ad esempio, può modificare radicalmente la realtà dell'impresa. Una successione ab intestato potrebbe creare vari dissidi interni. La successione stabilisce l'erede/i. Nel Codice civile, se non si trovano parenti oltre un certo grado, subentra lo Stato, il quale però eredita solo l'attivo del *de cuius.* Tutti gli altri eredi prima dello Stato, invece, ereditano anche gli eventuali debiti. Un soggetto, di fronte alla chiamata dell'eredità, ha tre alternative: - Accettazione; - Rinuncia (colui chiamato a succedere non vuole che il patrimonio del *de cuius* si mischi con il proprio); - Accettazione con beneficio di inventario (il chiamato all'eredità accetta ma procede a fare inventario, diventando erede solo se la differenza tra attivo e passivo è positiva). Articolo 42, comma 4, Costituzione Italiana: (sulla proprietà privata) "*La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità*." Vengono così sanciti i limiti relativi alla successione. Ad esempio, i soggetti più vicini all'individuo non possono essere esclusi dal *de cuius*. Quando la morte non è certa, il CC regola questa fase di incertezza. Il CC disciplina l'assenza, la scomparsa e la morte presunta, tre fasi successive una all'altra, che portano, per l'appunto, alla morte presunta, alla quale si apre a tutti gli effetti la vicenda successoria. In corrispondenza di ciascuna fase, gli eredi possono assumere decisioni relative ai beni del soggetto La [nascita] corrisponde al fatto secondo il quale un soggetto viene ad esistere secondo il diritto (Art. 1 CC "*La [capacità giuridica](https://www.brocardi.it/dizionario/3475.html) si acquista dal momento della [nascita](https://www.brocardi.it/dizionario/595.html)*"). La **capacità giuridica** è l'attributo della persona fisica che fa esistere per il diritto la persona (capacità di assumere su sé stessi diritti e doveri). Nel nostro ordinamento non è, invece, ammessa la cd. morte civile, cioè la situazione di chi, benché vivente, venga privato di tutti i diritti. Oltre alla connotazione temporale (nascita ad un tempo T0), esiste anche la connotazione spaziale. Quest'ultima è importante in quanto la capacità giuridica è riconosciuta dall'ordinamento giuridico del luogo di nascita. Il luogo di nascita identifica la cittadinanza (negli ordinamenti dove è valido lo *ius soli*), la quale identifica l'appartenenza, e quindi la soggezione ad un certo ordinamento giuridico. Alcuni ordinamenti (quelli dove si applica lo *ius soli*) stabiliscono che tutti i diritti dipendono dal luogo di nascita, mentre per altri i diritti di cittadinanza riconosciuti dal luogo sono parziali, in quanto la cittadinanza in questi casi si acquista in modo diverso. In Italia esiste una forma estremamente temperata dello *ius soli.* ***Ius soli*** (in [lingua latina](https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_latina) «diritto del suolo») è un\'espressione giuridica che indica l\'acquisizione della [cittadinanza](https://it.wikipedia.org/wiki/Cittadinanza) di un dato Paese come conseguenza del [fatto giuridico](https://it.wikipedia.org/wiki/Fatto_giuridico) di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo*** [ius sanguinis](https://it.wikipedia.org/wiki/Ius_sanguinis)*** (o «diritto del sangue»), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore, sulla base pertanto della discendenza e non del luogo di nascita. Alla nascita si generano diversi tipo di relazioni: - L'[affinità] è la relazione giuridica tra l'individuo e parenti acquisiti (cognato...); - Il [coniugio] è la relazione giuridica tra i coniugi. - La [parentela] è la relazione giuridica tra l'individuo ed i parenti. La parentela con i genitori identifica chi rispetto al minore esercita, al suo posto, i diritti e i doveri (potestà genitoriale). I genitori, o chi fa le veci del minore si sostituisce al lui nelle scelte fondamentali dell'attività giuridica consentita al minore. Secondo l'art.2 del CC: "*La maggiore età è fissata al compimento del diciottesimo anno. Con la maggiore età si acquista la capacità di compiere tutti gli atti per i quali non sia stabilita un'età diversa*". Al diciottesimo anno si acquisisce quindi la **capacità di agire**, ovvero, la capacità di attuare gli atti e disporre dei diritti per i quali non è prevista un'età diversa. La capacità di agire è la condizione minima per costituire un'impresa. A ciascuna di queste relazioni sono connessi obblighi e diritti, e hanno una certa rilevanza dal punto di vista successorio. Anche il **diritto al nome** è identificato dal momento della nascita (Art.6 CC "*ogni persona ha diritto al nome, che è per legge attribuito. Nel nome si comprendono il [prenome](https://www.brocardi.it/dizionario/607.html) e il [cognome](https://www.brocardi.it/dizionario/608.html). Non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati*". Avere diritto al nome significa che, nel caso non venga dato dai genitori, a ciò provvederà il tribunale dei minori. Inoltre, permette all'individuo di tutelarsi da un punto di vista giuridico (tutelarsi da usurpazione e contestazione). Art 7 CC: "*La persona, alla quale si contesti il diritto all\'uso del proprio nome o che possa risentire pregiudizio dall\'uso che altri indebitamente ne faccia, può chiedere giudizialmente la cessazione del fatto lesivo, salvo il [risarcimento dei danni](https://www.brocardi.it/dizionario/3912.html)*." La norma contempla due ipotesi e due, conseguenti, azioni. La contestazione sussiste quando si impedisce ad un soggetto l\'uso del [nome](https://www.brocardi.it/dizionario/606.html) che allo stesso spetta; l\'uso indebito, invece, consiste nell\'appropriazione o utilizzazione abusiva del nome altrui.\ Le due azioni poste a tutela specifica del nome, mediante un ordine inibitorio da parte del Giudice, sono l\'**azione di reclamo** (per tutelare il diritto della persona ad usare il proprio nome contro l\'atto del terzo, anche non in mala fede, che ne impedisce l\'uso) e l\'**azione di usurpazione**, esperibile in caso di indebito uso del nome, la quale però richiede un pregiudizio anche solo potenziale. Il diritto al nome si perde con la morte, ma esistono situazioni nelle quali il nome viene contestato o usurpato anche dopo la morte. Art. 8 "*Nel caso previsto dall\'articolo precedente, l\'azione può essere promossa anche da chi, pur non portando il nome contestato o indebitamente usato, abbia alla tutela del nome un interesse fondato su ragioni familiari degne d\'essere protette*." In alcuni casi, perciò, la tutela del diritto al nome può essere richiesta anche dai parenti. Anche uno pseudonimo può essere tutelato allo stesso modo del nome. Come conseguenza della capacità giuridica, inoltre, vengono acquistati dall'individuo altri diritti (**diritti della personalità**), tra i quali il diritto al nome, o il diritto all'immagine (Art. 10 "*Qualora l\'[immagine](https://www.brocardi.it/dizionario/610.html) di una persona o dei genitori, del coniuge o dei figli sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi in cui l\'esposizione o la pubblicazione è dalla legge consentita, ovvero con pregiudizio al [decoro](https://www.brocardi.it/dizionario/611.html) o alla [reputazione](https://www.brocardi.it/dizionario/612.html) della persona stessa o dei detti congiunti, l\'autorità giudiziaria, su richiesta dell\'interessato, può disporre che cessi l\'abuso, salvo il risarcimento dei danni*"). La norma tutela l\'interesse del soggetto a che la sua immagine non venga diffusa o esposta pubblicamente, e va ricollegato con gli artt. 96-97 della legge sul diritto d\'autore (L. 633/1941). L\'art. 96, nello specifico, impedisce che l\'immagine di una persona possa essere esposta, pubblicata o messa in commercio senza consenso di questa (primo limite è quindi la volontà del soggetto tutelato). L\'art. 97, invece, da un lato permette la riproduzione quando questa risulti giustificata dalla notorietà o dall\'ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici e culturali, ovvero dal collegamento a fatti, avvenimenti o cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico; d\'altro lato, vieta l\'esposizione o la messa in commercio dell\'immagine quando ciò rechi pregiudizio all\'onore, alla reputazione e al decoro della persona ritratta. La protezione dell\'immagine spetta in primis alla persona (fisica ma anche giuridica, come ha più volte chiarito la giurisprudenza) interessata: vi è però l\'estensione del diritto ad agire in giudizio anche ai familiari/parenti più prossimi (coniuge, genitori e figli), nell\'ottica costituzionalmente orientata di solidarietà familiare. All'evento nascita, si collega anche il tema del **controllo del corpo.** Art. 5 CC: "*Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all\'ordine pubblico o al buon costume*". L\'atto dispositivo è in generale vietato, salva la legittimità dello stesso qualora rispetti i limiti previsti dall\'articolo in questione. Il consenso prestato per un atto legittimo può comunque in ogni tempo essere revocato dal consenziente. Il limite di carattere speciale, sancito dalla norma, pone la menomazione irreversibile quale *discrimen* tra ciò che è ammissibile (es.* *la donazione del sangue, espressamente consentita e disciplinata dalla L. 592/1967) e ciò che è vietato (es. il trapianto di cornea di persona vivente, che pregiudicherebbe irrimediabilmente la funzione della vista). Nel momento in cui vengono meno le capacità psico-fisiche che permettono di riconoscere le proprie responsabilità giuridiche e provvedere a sé stesso, il Codice regola determinate situazioni di incapacità speciale (eccezioni alla capacità generale di intendere e volere) a tutela dell'individuo: 1. In una prima situazione, l'individuo è normalmente capace, ma perde la capacità di intendere e volere. L\'art. 428 c.c. è posto a tutela di soggetti che, pur legalmente capaci, compiano determinati atti trovandosi in stato di incapacità di intendere o volere. La situazione di incapacità non deve essere permanente, potendo anche essere transitoria; l\'atto deve essere gravemente pregiudizievole per l\'autore. "... *gli atti compiuti, possono essere [annullati](https://www.brocardi.it/dizionario/1780.html) su istanza della persona medesima o dei suoi [eredi](https://www.brocardi.it/dizionario/838.html) o [aventi causa](https://www.brocardi.it/dizionario/3067.html), se ne risulta un grave pregiudizio all\'autore...".* Per l\'annullabilità relativa degli atti compiuti in uno stato di semplice incapacità naturale, da persona incapace d\'intendere o di volere ma non interdetta, diventa presupposto necessario \"un pregiudizio grave\" dell\'autore, ossia un molto sensibile danno risentito da chi, per le sue speciali condizioni, appare essersi trovato, al momento dell\'atto, in uno stato d\'incoscienza o comunque in uno stato di perturbamento tale da non permettergli la comprensione e la valutazione del rilevantissimo nocumento cui con quell\'atto si esponeva (es. vendita di una casa a 1/10 del prezzo di mercato). Se risulta la malafede del contraente, l'atto viene annullato. In caso il contraente fosse in buonafede, il contratto invece non viene annullato, poiché l'esigenza di tutela dell'affidamento (contraente fa affidamento sula validità del contratto, perché inconsapevole dello stato di menomazione psico-fisica in cui versa il soggetto) prevale sull'esigenza di tutela dell'incapace. "...*l\'annullamento dei [contratti](https://www.brocardi.it/dizionario/1690.html) non può essere pronunziato se non quando, per il pregiudizio che sia derivato o possa derivare alla persona incapace d\'intendere o di volere o per la qualità del contratto o altrimenti, risulta la [malafede](https://www.brocardi.it/dizionario/4545.html) dell\'altro contraente*". La malafede del contraente e il grave pregiudizio (danno) sono due condizioni che devono sussistere contemporaneamente per l'annullamento dell'atto. Ci sono però casi in cui è possibile tenere conto della "*qualità del contratto*". In queste situazioni particolari, nell'istanza in cui siano presenti grave pregiudizio e buonafede, il giudice può far prevalere il grave pregiudizio, annullando il contratto. In conclusione, grave pregiudizio e malafede producono sempre l'annullamento, mentre in alcune circostanze (contratto di donazione...) la scelta spetta al giudice. A tutela ulteriore (oltre la tutela normale della buona fede negoziale) in favore dell\'altro contraente, è stabilito che l\'azione di annullamento non si possa far valere che in un termine relativamente** **breve, ossia entro cinque anni dalla cessazione dello stato di incoscienza. 2. Nel caso la perdita della capacità di intendere e volere perduri, il legislatore introduce 3 rimedi: - [Interdizione]: art.414 c.c. "*Il maggiore di età e il [minore emancipato](https://www.brocardi.it/dizionario/2525.html), i quali si trovano in condizioni di [abituale infermità di mente](https://www.brocardi.it/dizionario/801.html) che li rende incapaci di provvedere ai propri interessi, sono interdetti quando ciò è necessario per assicurare la loro adeguata protezione.*" Necessario accertare che l'impossibilità di provvedere ai propri interessi (non sia in grado di indicare la propria data di nascita, non appaia orientato nel tempo, non conosca il valore delle banconote mostrate...) sia abituale. L'abitualità indica uno stato di malattia duraturo non necessariamente inguaribile, e non deve confondersi con la continuità o perpetuità, potendo l'infermità essere anche saltuaria ed intermittente; ne consegue che l'esistenza di lucidi intervalli non ostacola la pronuncia di interdizione. Negli atti dello Stato Civile sono elencate le persone interdette. Le ragioni dell'interdetto prevalgono sempre nei confronti di un altro soggetto in caso di attività giuridica con questo. Questa è la grande differenza con l'articolo 428 c.c. Al soggetto interdetto viene attribuito un sostituto (tutore) per lo svolgimento dell'attività giuridica che il primo non può più svolgere. - [Inabilitazione:] art.415 c.c "*Il maggiore di età infermo di mente, lo stato del quale non è talmente grave da far luogo all\'interdizione \[(https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-primo/titolo-xii/capo-ii/art414.html)\], può essere inabilitato. Possono anche essere inabilitati coloro che, per [prodigalità](https://www.brocardi.it/dizionario/802.html) o per abuso abituale di bevande alcooliche o di stupefacenti, espongono sé o la loro famiglia a gravi pregiudizi economici. Possono infine essere inabilitati il sordo e il cieco dalla nascita o dalla prima infanzia, se non hanno ricevuto un\'[educazione sufficiente](https://www.brocardi.it/dizionario/803.html), salva l\'applicazione dell\'articolo (https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-primo/titolo-xii/capo-ii/art414.html) quando risulta che essi sono del tutto incapaci di provvedere ai propri interessi*." Inabilitazione comporta la perdita parziale della capacità di agire (riguarda solo gli atti di straordinaria amministrazione, quelli che incidono sulla consistenza patrimoniale dell'inabilitato (es. vendita casa...)) e la nomina di un curatore (il curatore non si sostituisce, come il tutore, alla persona inabilitata: egli solamente assiste ma non rappresenta (es. serve il consenso del curatore per la vendita di casa, il quale si "aggiunge" a questa decisione). A differenza, nel caso dell'interdizione, la perdita della capacità d'agire è totale. L'inabilitato può continuare l'esercizio dell'impresa commerciale solo se autorizzato dal tribunale, e con l'assistenza del curatore. - [Amministrazione di sostegno] ([ADS]): art.404 c.c. "*La persona che, per effetto di una infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trova nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il domicilio*." È una misura meno drastica rispetto alle altre due, che tutela la persona tramite **assistenza** per mezzo di un amministratore di sostegno. In questo caso il soggetto non perde la capacità di agire. Interdizione e inabilitazione si producono con sentenze, mentre l'ADS tramite decreto. Atti compiuti dall\'interdetto e dall\'inabilitato: Art.427 c.c. "*Nella sentenza che pronuncia l\'interdizione o l\'inabilitazione, o in successivi provvedimenti dell\'autorità giudiziaria, può stabilirsi che taluni atti di ordinaria amministrazione possano essere compiuti dall\'interdetto senza l\'intervento ovvero con l\'assistenza del tutore, o che taluni atti eccedenti l\'ordinaria amministrazione possano essere compiuti dall\'inabilitato senza l\'assistenza del curatore. Gli atti compiuti dall\'interdetto dopo la sentenza di interdizione possono essere [annullati](https://www.brocardi.it/dizionario/812.html) su istanza del tutore, dell\'interdetto o dei suoi [eredi](https://www.brocardi.it/dizionario/838.html) o [aventi causa](https://www.brocardi.it/dizionario/3067.html). Sono del pari annullabili gli atti compiuti dall\'interdetto dopo la nomina del tutore provvisorio, qualora alla nomina segua la sentenza di interdizione*". Gli atti compiuti da chi è stato giudizialmente [interdetto], dopo la sentenza d\'[interdizione](https://www.brocardi.it/dizionario/4155.html) possono essere impugnati, per annullabilità relativa, dal tutore o dai successori dell\'interdetto. Altrettanto può aver luogo, per impulso dell\'[inabilitato] o dei suoi successori, in condizioni analoghe contro gli atti di lui eccedenti la semplice amministrazione, dopo la sentenza di [inabilitazione](https://www.brocardi.it/dizionario/4156.html) o dopo la previa adeguata nomina del [curatore provvisorio](https://www.brocardi.it/dizionario/4161.html). **SOGGETTI DEL DIRITTO DIVERSI DA PERSONE FISICHE** (**ENTI**): Tempo fa la differenza tra soggetti che svolgono attività economica e soggetti che svolgono attività non economica (es. associazioni studentesche) era molto più marcata. Questa differenza si è affievolita attualmente, poiché è stata accettata l'idea che anche gli enti creati senza finalità di lucro possono svolgere attività economica (es. partiti...). D'altro canto, molte altre aziende sono mutate diventando no-profit. La distinzione basata sul tipo d'attività svolto, perciò, non è più così rilevante, tuttavia, volendo fare una classificazione, la distinzione si articola nel seguente modo: - I soggetti di diritto diversi dalle persone fisiche che non sono pensati per lo svolgimento dell'attività economica sono: le **associazioni**, i **comitati**, le **fondazioni**, e sono disciplinati nel primo libro del Codice civile (sono enti senza finalità di lucro); - Gli enti pensati per svolgimento di attività economica imprenditoriale sono le **società** (disciplinate nel quinto libro del c.c.). L'ente, in generale, è una qualifica puramente giuridica. L'ente è una formazione/aggregazione sociale, composta da due elementi tangibili ([persone fisiche] che lo compongono e [patrimonio], ovvero i beni raccolti e destinati ad un interesse comune), e un elemento intangibile ([interesse che spinge alla creazione dell'ente]). Alcune attività umane, infatti, non possono essere efficacemente svolte a livello individuale. La dimensione e il rischio d'impresa che derivano da quest'ultima portano le persone ad aggregarsi creando un ente, all'interno del quale avviene poi un processo di specializzazione dei singoli soggetti fisici. La Costituzione, all'art.2, afferma che "*La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell\'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l\'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale*". Le formazioni sociali, ovvero gli enti, sono dei luoghi ideali nei quali si svolge la personalità di un individuo. Questo sta a significare che non basta lo Stato affinché gli individui maturino dal punto di vista personale. Sono necessari gli enti, i quali si sostituiscono talvolta alla Stato in alcune attività (es. terzo settore, che raccoglie fenomeni di associazionismo che svolge attività soprattutto di cura della persona), ed in alcuni casi oltre a sostituirlo provano anche a sovvertirlo (associazioni mafiose). In alcuni ordinamenti mondiali del presente o passato, gli enti intermedi che sostituiscono lo Stato sono malvisti. In altri, non vengono posti limiti alla creazione di associazioni enti, a patto che abbiano una natura lecita. **Ente pubblico**: Lo Stato stesso, e le sue articolazioni, sono enti (es. Regione, Comune, Provincia...). Tuttavia, la differenza che li contraddistingue risiede nel fatto che sono **enti di diritto pubblico**, ovvero enti governati dal diritto amministrativo, e si rapportano all'individuo ponendosi al di sopra di questo, non secondo un principio di uguaglianza. L'ente pubblico può usufruire dei suoi poteri autoritativi, ma tuttavia può comportarsi anche come privato (es. può espropriare, ma può anche comprare,...). Gli enti pubblici hanno, perciò, una doppia capacità giuridica (di diritto pubblico e di privato). Gli enti privati, al contrario, non hanno poteri specifici, a meno di determinate circostanze. Come già detto, lo Stato necessita di enti per il perseguimento delle finalità generali. Tra le funzioni che possono essere svolte dallo Stato, è presente anche l'esercizio dell'attività d'impresa, ovvero, può creare enti senza proprietario (**enti pubblici di interesse economico**), dotati di capacità di diritto pubblico. Come conseguenza, sono comparsi sul mercato enti di diritto pubblico che svolgono attività economica privata (es. poste...), allo stesso modo delle imprese private. Attraverso questi enti, lo stato diventa imprenditore. La differenza dell'attività economica gestista tramite con forma di diritto pubblico consiste nella mancanza di persone che perseguono una finalità comune, poiché queste sono sostituite dallo Stato, e nella provenienza del patrimonio (proviene dallo Stato stesso). Inoltre, l'imprenditore crea l'impresa per finalità di lucro soggettivo, ossia vuole che l'esercizio produca utili di cui vuole poi entrare in possesso. In linea di principio, quindi, se lo Stato creasse attività d'impresa dovrebbe avere lo stesso fine. Tuttavia, allo Stato va bene anche se l'esercizio venga chiuso in pario in perdita, a patto che venga erogato un servizio ai cittadini (es. non converrebbe aprire ufficio postale in paese sperduto, ma è necessario per offrite un servizio a tutti). È prevalente l'interesse dell'erogazione di un servizio, piuttosto che l'interesse per la produzione di utile. Lo Stato può avere un comportamento di questo tipo sul mercato, poiché non può fallire (al massimo ripiana (es. Alitalia)). Nel trattato dell'UE, tuttavia, viene citato come non si possano ammettere forme di falsificazione della concorrenza. Ciò spinse all'uscita dal mercato di tutti gli Stati appartenenti all'UE, attraverso processi di privatizzazione (lo Stato esce dal mercato rinunciando ad essere proprietario dell'attività di impresa, passando la proprietà ad altri), affinché tutti i settori potessero essere regolati dal principio della libera concorrenza. La privatizzazione ha richiesto di trasformare un ente pubblico economico da enti di diritto pubblico a enti di diritto privato. Ovvero, ha richiesto la trasformazione di un ente pubblico economico in società per azioni, con successiva collocazione del capitale sociale sul mercato, in modo che la maggioranza delle quote possa passare in mano a privati. Affinché possa avvenire la privatizzazione, infatti, il capitale sociale deve essere contendibile, poiché se lo Stato detenesse il 100% delle quote, cambierebbe poco. Gli Stati si sono tuttavia riservati dei diritti, come la golden share ([poteri](https://it.wikipedia.org/wiki/Potere_(diritto)) speciali che possono essere esercitati dal [governo](https://it.wikipedia.org/wiki/Governo), tra cui quello di nominare un proprio membro nel [consiglio di amministrazione](https://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_di_amministrazione) della società oggetto di privatizzazione che, a differenza degli altri componenti dell\'organo di governo dell\'impresa, goda di poteri più ampi). Gli enti pubblici godono di un privilegio, poiché possono esercitare poteri sostitutivi a quelli dello Stato. Esistono casi in cui si riconoscono immediatamente gli enti privati (associazione per il verde del quartiere...) e gli enti pubblici (regione...). In altri casi, però, è più difficile riconoscere **l'entità dell'ente** (es. regione crea società per il trasporto pubblico urbano, posseduta per una certa percentuale da un privato). In questo caso è difficile stabilire se la natura è pubblica o privata, tanto che la Corte di Giustizia ha stabilito che per definire la natura è necessario osservare 3 indici: 1. Provenienza risorse che l'ente utilizza (se l'ente preleva risorse dal bilancio dell'ente pubblico, l'indicatore punta verso l'ente pubblico); 2. Nomina della maggioranza degli amministratori (anche se non sempre i soci con maggioranza nominano la maggioranza degli amministratori. Se l'ente pubblico si riserva la possibilità di nominare la maggioranza degli amministratoti, prevale la natura pubblica); 3. Modalità con la quale viene svolta l'attività (pubblico se il soggetto è dotato di poteri autoritativi, che fanno presupporre una disparità tra il soggetto ed i suoi clienti (es. potere di richiedere il biglietto su autobus...), privato altrimenti) Se tutti 3 questi elementi puntano verso l'ente pubblico, la natura è sicuramente pubblica, altrimenti, se presenti 2 su 3, si presuppone la natura pubblica, ma bisognerà controllare altri elementi. Importante stabilire la natura, in quanto se l'ente è pubblico sarà soggetto alle norme di diritto pubblico, nel bene e nel male, quindi, anche quando deve comprare dei beni (ad esempio). Pubblica amministrazione, infatti, non può comprare liberamente, ma deve seguire delle procedure di gara trasparenti, oggettive e non discriminatorie. Queste hanno un costo, ma danno la garanzia di acquistare la migliore offerta al miglior prezzo. Ente pubblico soggetto a delle regole a tutela della concorrenza. **Responsabilità**: Quando il proprietario dell'ente non è più lo Stato, bensì un privato, si modifica il tema della **responsabilità** (chi risponde in ultima analisi della gestione della società). La responsabilità è un concetto giuridico che presuppone che dell'attività compiuta dai soggetti, ci sia sempre una conseguenza, la quale ci orienta nei comportamenti (conseguenza del profitto ci orienta a una gestione efficiente, conseguenza di ripercussioni ci orienta verso un comportamento lecito...). Concetto di **responsabilità patrimoniale**: Art.2740 c.c. "*Il debitore risponde dell\'adempimento delle [obbligazioni ](https://www.brocardi.it/dizionario/1525.html)con tutti i suoi beni presenti e futuri\...*". L'articolo sottolinea come il patrimonio (presente e futuro) del soggetto sia garanzia del soddisfacimento del debito del soggetto nei confronti di altri. Tutto il patrimonio di un individuo, presente e futuro, è perciò soggetto alla soddisfazione degli enti che hanno reso una prestazione all'individuo. Questa conseguenza, perciò, ci rende responsabili, ed inoltre, anche al momento della morte, i debiti sussistono, venendo traslati ai successori. "...*Le [limitazioni della responsabilità](https://www.brocardi.it/dizionario/3191.html) non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge*". Esistono delle limitazioni della responsabilità, ma queste sono stabilite dalla legge. Il tema della responsabilità implica che un soggetto con capacità giuridica ma senza capacità d'agire (individuo minorenne) non ha una responsabilità limitata, la quale infatti risulta solo traslata ad altri (i genitori). In alcuni ordinamenti, una persona fisica può "fallire", mentre nel nostro il fallimento è contemplato solo per le società. Il fallimento è una procedura per la quale tutto l'attivo viene destinato alla soddisfazione dei debiti. **Responsabilità dell'ente**: Quando un ente inizia a svolgere attività economica, chi risponde dei debiti dell'ente? Ovviamente, una persona fisica non avrebbe vantaggio ad aggregarsi ad un ente, se poi il patrimonio dei partecipanti fosse messo in pericolo dalle scelte dell'ente stesso. Tuttavia, se fosse solo l'ente a rispondere dei suoi debiti, essendo l'ente solo un'entità giuridica potrebbe essere possibile per l'individuo sfruttare questa condizione accumulando debiti che non verranno mai ripagati. Ciò, naturalmente, non può essere fatto da un individuo, in quanto a questo è associata una soggettività giuridica, e quindi un patrimonio. Rispondendo al quesito posto precedentemente, la limitazione di responsabilità per un ente, secondo legge, è possibile (per i debiti dell'associazione risponde solo l'associazione), ed è un'eccezione prevista dalla legge. È una conseguenza del provvedimento di riconoscimento, un provvedimento amministrativo che fornisce all'ente, se sussistono certe condizioni, personalità giuridica (ente viene personificato, e gli viene assegnato un patrimonio del quale risponde, allo stesso modo di una persona). Dei debiti dell'ente, perciò, risponde solo l'ente con il suo patrimonio, e questo non si mischia con il patrimonio dei componenti dell'ente). Se l'associazione non è riconosciuta, il creditore può rivolgersi anche a coloro che compongono l'ente, altrimenti, se l'ente è riconosciuto, questo gode di autonomia patrimoniale perfetta (il suo patrimonio non si mischia con il patrimonio di chi compone l'ente, e viceversa). Tuttavia, non è possibile accumulare debiti tramite l'ente, in quanto il riconoscimento è controllato, ovvero il prefetto valuta la congruità del patrimonio rispetto alla finalità che l'ente vuole perseguire (es. per un'associazione studentesca, bisogna valutare se il patrimonio previsto sia conforme e sufficiente per raggiungere gli obiettivi). Il sistema viene quindi detto concessorio, poiché il prefetto può negare il riconoscimento, sulla base di una verifica amministrativa. Il riconoscimento presuppone un controllo preventivo, ma anche dei controlli successivi, che possono portare alla revoca del riconoscimento. Per questo motivo, molte associazioni non sono riconosciute. Queste, infatti, preferiscono una maggiore discrezione nei loro confronti ai vantaggi forniti dal riconoscimento (es. partiti...). Per le **società di capitali**, l'autonomia patrimoniale perfetta (separazione del patrimonio della società da quello dei soci) è effetto automatico, dato dall'iscrizione della società nel registro delle imprese. I requisiti per l'iscrizione al registro delle imprese di una società di capitali (società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità limitata) sono la presenza di patrimonio, sede, finalità dichiarata... ed altre informazioni che saranno poi rese pubbliche. Il sistema in questo caso è di tipo normativo, con l'iscrizione, date delle condizioni, è possibile ottenere l'autonomia patrimoniale perfetta. Per associazioni, comitati, fondazioni, la limitazione di responsabilità è garantita previo riconoscimento (sistema concessorio), mentre nel caso di società di capitali è garantita dopo l'scrizione nel registro delle imprese (sistema normativo). - [Sono enti non personificati]: associazioni e comitati non riconosciuti, e società di persone (società semplice, società in nome collettivo, società in accomandita semplice); - [Sono personificati] (godono di autonomia patrimoniale perfetta): associazioni riconosciute, fondazioni, società di capitali (spa, saba, srl). **Enti no-profit e startup**: Gli **enti no-profit** non sono enti che necessariamente non fanno profitto (il profitto può essere anche occasionale). La loro finalità, tuttavia, non è la divisione del profitto. Se questo viene generato, la natura dell'ente no-profit impone di reinvestire il profitto per le finalità dell'ente o accantonarlo per le finalità dell'ente stesso. Gli enti no-profit, quindi, generano profitto ma non nell'interesse dei partecipanti. Gli enti no-profit, e tutti gli enti ibridi rispetto a ciò previsto nel cc, sono stati messi in condizione di esistere con l'obiettivo che i privati potessero affiancare lo Stato nell'erogazione di servizi di un certo tipo (Es. ente pensionistico privato svolge attività economica, affiancando gli enti pubblici nella gestione della previdenza pubblica) Esistono, infine, società commerciali nelle quali il legislatore ha ritenuto di togliere temporaneamente il requisito del lucro (es. **startup**). Questo è stato fatto per attrarre gli investitori, fornendo loro delle agevolazioni fiscali (per i primi 5 anni la startup non può dividere gli utili, pena la perdita del titolo di startup innovativa e quindi perdita dei benefici fiscali per gli investitori). **[LEZIONE 5]** (05/10/2022) Come visto, solo alcuni enti hanno personalità giuridica, ottenuta in seguito ad un riconoscimento o all'iscrizione al registro delle imprese. Art.12 c.c. "*Le associazioni, le fondazioni e le altre istituzioni di carattere privato acquistano la personalità giuridica mediante il [riconoscimento](https://www.brocardi.it/dizionario/615.html) concesso con decreto del Presidente della Repubblica. Per determinate categorie di enti che esercitano la loro attività nell\'ambito della provincia, il Governo può delegare ai prefetti la facoltà di riconoscerli con loro decreto.*" Riconoscimento è dato dal prefetto quando l'associazione opera a livello nazionale, mentre è dato dalla Regione quando l'associazione ha ambito regionale (la personalità giuridica è comunque garantita a livello nazionale). Nel 1942, quando è entrato in vigore il codice, il controllo delle associazioni/fondazioni/comitati da parte da parte della Pubblica Amministrazione aveva una finalità politica (Stato voleva controllare cosa facessero questi enti), ma anche una finalità di mantenimento dell'ordine economico. Quando un ente senza fini di lucro riceve grandi somme di denaro, infatti, le sottrae al mercato, generando perdite di benessere (es. se curia riceve grandi donazioni, non genera con quel denaro valore aggiunto). Attraverso questo controllo, tuttavia, era possibile monitorare questi flussi di denaro. **Se, per volontà di chi costituisce l'ente o per mancato riconoscimento da parte del prefetto, chi risponde dei debiti dell'ente NON riconosciuto?** Art.38 cc "*Per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l\'associazione i terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune. Delle obbligazioni stesse rispondono anche [personalmente](https://www.brocardi.it/dizionario/645.html) e [solidalmente](https://www.brocardi.it/dizionario/2668.html)* (tutte assieme)* le persone che hanno agito in nome e per conto dell\'associazione*". L'associazione non riconosciuta non ha un patrimonio, bensì le risorse confluiscono in un cosiddetto *fondo comune*. Individui terzi possono soddisfare i loro crediti dal fondo comune, ma anche dal patrimonio di coloro che hanno agito in nome e per conto dell'associazione stessa. Il codice non dice da quale di questi due fonti attingere per prima (possibile attingere tutto dal fondo e poi dai patrimoni, o viceversa). In questo modo, si proteggono coloro che pur associati non agiscono per conto dell'associazione, ponendo a rischio solo il patrimonio di coloro hanno concretamente svolto l'attività negoziale. Il rischio dell'associato semplice, al massimo, corrisponde alla quota di partecipazione versata nel fondo comune, che può essere persa. Nel caso il fondo comune ed i patrimoni non siano sufficiente ad estinguere il debito, secondo l'art.2740, il creditore ha il diritto di riscuotere anche le somme accumulate in futuro nel fondo comune e/o nei patrimoni. Si consideri ora l'amministratore di un'associazione non riconosciuta; quest'ultimo ha versato nel fondo comune il valore relativo alla quota di partecipazione, e di contro, nel suo patrimonio sarà presente la quota. Non si è, tuttavia, proprietari di quel valore, poiché si ha solo diritto a partecipare alla vita amministrativa dell'associazione; perciò, se l'amministratore si assume un'obbligazione per conto suo, separata dall'associazione (es. acquisto macchina) non potrà ripagare il debito usando la quota dell'associazione. Impossibile per il creditore rifarsi sulla quota stessa (quota non può essere trasformata in liquidità). Esiste quindi una separazione tra il patrimonio dell'individuo e il fondo comune per quanto riguarda i debiti dell'individuo. Se una società dovesse agire in nome e per conto di un'associazione/fondazione/comitato non riconosciuta, risponderebbe con il proprio patrimonio ad eventuali debiti. **Comitato**: Per quanto riguarda i comitati ([comitati](https://www.brocardi.it/dizionario/3621.html) di soccorso o di beneficenza e i comitati promotori di opere pubbliche, monumenti, esposizioni, mostre, festeggiamenti e simili): art.40 cc "*Gli organizzatori e coloro che assumono la gestione dei [fondi](https://www.brocardi.it/dizionario/648.html) raccolti sono responsabili personalmente e solidalmente della conservazione dei fondi e della loro destinazione allo scopo annunziato.*" Coloro che assumono la gestione dei fondi devono assicurarsi che il denaro raccolto venga utilizzato solo per scopi affini al comitato, e rispondono con il loro patrimonio ad eventuali debiti. **Ordinamento e amministrazione delle associazioni non riconosciute:** Art.36 c.c. "*L\'ordinamento interno e l\'amministrazione delle [associazioni non riconosciute](https://www.brocardi.it/dizionario/643.html) come persone giuridiche sono regolati dagli accordi degli associati..."* Un'associazione riconosciuta o non riconosciuta necessita di un'organizzazione iniziale. Questo si finalizza con la creazione di un contratto associativo (statuto/atto costitutivo), che non necessariamente dev'essere scritto per essere valido (a meno che non ci siano di mezzo immobili). *"...Le dette associazioni possono stare in giudizio nella persona di coloro ai quali, secondo questi accordi, è conferita la presidenza o la direzione*." Il comma secondo precisa che la [rappresentanza legale](https://www.brocardi.it/dizionario/3881.html) (ovvero la possibilità di agire o essere convenuti in giudizio) degli enti di fatto può essere conferita al presidente o all\'organo direttivo dei medesimi, che devono essere risultare dagli accordi tra gli associati. In mancanza di precise indicazioni nello statuto o nelle deliberazioni, le qualifiche indicate dalla legge vanno riferite alla più alta carica associativa. L'ente ha una sua articolazione interna e degli organi deputati a comunicare all'esterno la volontà dell'ente. La specializzazione interna delle funzioni (divisione del lavoro) dell'ente segue delle regole, date dagli associati o scritte nel codice. Gli organi sono delle ripartizioni interne dell'ente, che per funzionare necessitano di persone (per mezzo di una persona l'ente svolge delle azioni). Alcuni hanno una mera rilevanza solo interna, altri hanno rilevanza esterna (connettono l'ente con l'esterno). Per far funzionare l'ente (di qualsiasi tipo (associazioni non riconosciute, società...)) è necessario un potere gestorio (potere di prendere decisioni internamente) ed un potere rappresentativo (potere di esternare la volontà interna dell'ente). Possibile che un solo organo abbia entrambi i poteri.  il primo potere individua un potere che ha a che fare con la gestione interna dell'ente nelle sue connotazioni direttive, organizzative, amministrative e contabili. La rappresentanza riguarda invece l'attività esterna, prerogativa riconosciuta al presidente che, attraverso la spendita del nome, vincola l'ente con i terzi.   Nelle società di capitali, l'assemblea composta dai soci nomina un organo esecutivo (amministratori) che ha il potere gestorio e rappresentativo (assemblea delega gli amministratori). Il potere esercitato da quest'organo è un potere derivato dalla volontà dei soci. All'interno di quest'organo se ne distinguono altri due (presidente e amministratore delegato). Come spesso accade, poi, la presidenza delega il potere rappresentativo all'amministratore delegato, il quale agisce in nome e per conto della società. Nelle organizzazioni più sofisticate, è presente anche un organo di controllo, il quale ha il compito di controllare soprattutto la gestione economico-finanziaria della società, nell'interesse dei soggetti rappresentati (soci). A grandi linee, seppur in maniera meno complessa, tutti gli enti hanno struttura di questo tipo. Colui che ha potere rappresentativo lo esercita tramite un potere giuridico particolare: la **spendita del nome** (criterio in base al quale l\'imprenditore esercita in nome proprio l\'attività d\'impresa). L'effetto giuridico della spendita del nome consiste nel fatto che le conseguenze di quell'attività si producono poi immediatamente nella sfera giuridica dell'ente (es. se l'organo che esercita potere rappresentativo compra per l'ente, ciò che ha comprato finisce nel patrimonio dell'ente, non nel proprio). **Associazione** Ente giuridico, personificato o meno, con cui le persone, fisiche o giuridiche, perseguono una finalità di tipo ideale e altruistica. Devono essere costituite con atto pubblico. Art.18 c.c.: responsabilità degli amministratori: "*Gli [amministratori](https://www.brocardi.it/dizionario/625.html) sono responsabili verso l\'ente secondo le norme del [mandato](https://www.brocardi.it/dizionario/2078.html). È però esente da responsabilità quello degli amministratori, il quale non abbia partecipato all\'atto che ha causato il danno, salvo il caso in cui, essendo a cognizione che l\'atto si stava per compiere, egli non abbia fatto constare il proprio dissenso*." Il mandato è il contratto. Gli amministratori devono comportarsi nell'interesse della società. Nel caso un organo sia composto da più amministratori, tutti coloro a conoscenza dell'atto che non si sono opposti alla partecipazione dell'atto, sono da considerarsi responsabili (non è da considerarsi responsabile colui che non era a conoscenza dell'atto, o che si è opposto alla decisione poi presa). [L'individuo ha il potere di iscriversi ad un'associazione? E l'associazione ha il diritto di rifiutare o cacciare l'individuo]? Nel caso di una società, questa ha suddetto potere. È infatti impossibile diventare socio a meno che qualcuno venda all'individuo le quote (anche in quel caso, comunque, i soci preesistenti possono opporsi). Nel caso di un'associazione, invece, la questione risulta più delicata. L'esclusione è possibile, nel caso l'individuo non stia alle condizioni imposte. Art.24 cc: recesso ed esclusione degli associati: "*La qualità di associato [non è trasmissibile](https://www.brocardi.it/dizionario/636.html), salvo che la trasmissione sia consentita dall\'[atto costitutivo](https://www.brocardi.it/dizionario/618.html) o dallo [statuto](https://www.brocardi.it/dizionario/619.html)...".* Gli eredi non diventano direttamente associati alla morte di un individuo precedentemente associato (qualità di socio intrasmissibile). Questo perché la scelta di associarsi presuppone una valutazione individuale. Esiste un'eccezione a questa regola, nel caso in cui lo statuto lo preveda. Nelle società, invece, le quote sono trasmissibili. *"...L\'associato può sempre [recedere](https://www.brocardi.it/dizionario/637.html) dall\'associazione se non ha assunto l\'obbligo di farne parte per un tempo determinato. La dichiarazione di recesso deve essere comunicata per iscritto agli [amministratori](https://www.brocardi.it/dizionario/625.html) e ha effetto con lo scadere dell\'anno in corso, purché sia fatta almeno tre mesi prima...".* A meno che non si abbia assunto l'obbligo di far parte di un'associazione per un certo tempo, l'associato può uscire liberamente dall'associazione *"...L\'esclusione d\'un associato non può essere deliberata dall\'assemblea che per gravi motivi; l\'associato può ricorrere all\'[autorità giudiziaria](https://www.brocardi.it/dizionario/996.html) entro sei mesi dal giorno in cui gli è stata notificata la deliberazione...".* L'assemblea ha la facoltà di escludere un associato solo in presenza di gravi motivi (es. tesserato associazione vegetariani viene scoperto a mangiare carne). Ovvero, il comportamento dell'associato deve manifestare valori contrari a quelli dell'associazione. L'esclusione, se l'associato lo richiede, può essere invalidata dal giudice. *"...Gli associati, che abbiano receduto o siano stati esclusi o che comunque abbiano cessato di appartenere all\'associazione, non possono ripetere i contributi versati, né hanno alcun diritto sul patrimonio dell\'associazione*". La quota associativa, nel caso di esclusione o recessione, resta nel fondo comune dell'associazione. Rispondendo alla domanda iniziale: non esiste un diritto che garantisca di entrare nell'associazione, a meno che non si abbiano tutti i requisiti previsti dallo statuto (in questo caso, se l'associazione rifiuta, è possibile rivolgersi ad un giudice). Al di fuori di questo caso particolare, l'individuo non può costringere l'associazione a farlo entrare, nel caso i soci siano contrari. L'individuo, però, può creare una sua associazione, diritto garantito dalla Costituzione. **Fondazioni**: Ente definito come patrimonio destinato ad uno scopo. È il fondatore/i a destinare il patrimonio ad un dato scopo. La fondazione può essere creata: - Tramite il testamento (es. fondazione che fornisce ogni anno delle borse di studio, intitolate alla persona morta); - Tramite atto pubblico (atto di fondazione). L'atto di fondazione e l'atto di destinazione (atto con il quale segrego/destino parte del mio patrimonio) garantiscono che il patrimonio diventi impermeabile alle vicende personali. I creditori possono pertanto rifarsi solamente sul patrimonio della fondazione. Questa, perciò, risulta essere a tutti gli effetti un soggetto con personalità giuridica. Differisce dall'[Associazione](https://italianonprofit.it/risorse/definizioni/associazioni/) in quanto quest'ultima si basa sull'azione dei soci finalizzata allo scopo e prevede l'elezione democratica degli organi sociali. La Fondazione invece non ha soci e salvo casi particolari l'organo di governo non viene democraticamente eletto bensì designato nelle modalità previste dallo statuto. Inoltre, nella Fondazione non è possibile mutare le finalità di destinazione del patrimonio volute dal/i fondatore/i, salvo che sia previsto dallo [Statuto](https://italianonprofit.it/risorse/definizioni/statuto/) o in casi particolari vi sia un provvedimento governativo. Alcune fondazioni sono state create per legge (es. fondazioni bancarie sono state volute dalla legge, e hanno nel loro patrimonio quote di capitale sociale delle banche). In questo caso, gli utili derivanti dalla fondazione (che può svolgere attività economica) non possono essere ridistribuiti. **[LEZIONE 6]** (12/10/2022): **BENI e RELAZIONI (tra due beni e tra un soggetto ed un bene)**: Dal punto di vista dell'impresa è fondamentale il concetto di bene (impresa produce e utilizza beni). I beni hanno una collocazione nell'impresa, non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista giuridico, e tramite le scritture contabili ed il bilancio si ottiene una fotografia della posizione giuridica dei beni (beni sotto forma di scorte, prodotto finito...). Attraverso questi strumenti, infatti, è possibile attribuire una qualifica al bene, ed una relazione giuridica tra bene e impresa. Necessario distinguere i beni intesi sul piano fisico da quelli intesi sul **piano giuridico**. Il Codice civile, all'art.810, afferma che "*sono beni in senso giuridico le cose che possono formare oggetto di diritti*". Una cosa si definisce *oggetto di diritti* se almeno un soggetto rivela un interessa verso quella cosa, quantificabile anche economicamente. In ottica giuridica la categoria delle cose ricomprende unicamente quelle che: - possono cadere in nostro potere (termine che va inteso nel più ampio significato di "signoria"); - siano idonee a soddisfare qualsiasi bisogno dell'uomo (caratteristica che in ambito economico viene denominata *ofelimità*). Solo in presenza di tali presupposti la cosa viene considerata un bene. Non è necessario che essa sia sottoposta alla signoria di alcuno, ma è sufficiente che risulti suscettibile di esserlo. Non è neppure necessario che la cosa venga avvertita dai nostri sensi come sostanza corporea (*res corporalis*): essa, infatti, può essere anche un\'entità che viene concepita con l\'intelletto (*res incorporalis*). Fanno parte di tale ultima categoria in particolare i beni immateriali, come ad esempio il diritto d\'autore, i diritti della personalità umana, il marchio di fabbrica. Infine, vi sono sostanze come i gas, i vapori e altre emanazioni terrestri, che rappresentano una sottocategoria delle cose corporali in quanto di natura aeriforme, e che sono pertanto ugualmente suscettibili di essere assoggettati al potere umano. **I beni devono essere trattati tutti allo stesso modo, con la stessa importanza, dal punto di vista economico e giuridico?** NO. Esistono beni di natura diversa, che perciò non possono essere trattati allo stesso modo. Esistono beni che non sono percepibili fisicamente (es. NFT), ma devono essere comunque regolati, in quanto oggetti di diritti. All'epoca, tuttavia, quando è stato scritto il codice nel 1942, il legislatore considerò solo beni mobili e immobili, in quanto i beni materiali erano molto più rilevanti di quelli immateriali. La distinzione tra beni mobili e immobili, inoltre, era molto importante (tassazione diversa, raffigurazione contabile diversa...). Art.812 cc: distinzione beni mobili e immobili "*Sono [beni immobili](https://www.brocardi.it/dizionario/3575.html) il suolo, le sorgenti e i corsi d\'acqua, gli alberi, gli edifici e le altre [costruzioni](https://www.brocardi.it/dizionario/1205.html), anche se unite al suolo a scopo transitorio* (es. prefabbricati...)*, e in genere tutto ciò che naturalmente o artificialmente è incorporato al suolo* (es. container, gru vincolata al suolo...)*. Sono reputati immobili i mulini, i bagni* (nelle zone di balneazione) *e gli altri edifici galleggianti quando sono saldamente assicurati alla riva o all\'[alveo](https://www.brocardi.it/dizionario/1125.html) e sono destinati ad esserlo in modo permanente per la loro utilizzazione. Sono [mobili](https://www.brocardi.it/dizionario/1126.html) tutti gli altri beni*". L'articolo non esige che i beni siano uniti stabilmente al suolo, ma basta che lo siano anche a scopo transitorio, come i chioschi che sorgono sul suolo pubblico con concessione amministrativa limitata nel tempo purché infissi sul terreno, gli edifici di una esposizione, ecc. I beni mobili sono, invece, identificati per esclusione. Art.814 cc: "*Si considerano beni mobili le [energie naturali](https://www.brocardi.it/dizionario/1127.html) che hanno valore economico*". Molti beni sono ancora in via di definizione (es. fondale marino, orbita geostazionaria...). **Relazioni tra beni:** 1. **Pertinenza e vincolo pertinenziale**: Art.817 cc. "*Sono [pertinenze](https://www.brocardi.it/dizionario/1130.html) le cose destinate in modo durevole a servizio o ad ornamento di un\'altra cosa. La destinazione può essere effettuata dal proprietario della cosa principale o da chi ha un [diritto reale](https://www.brocardi.it/dizionario/1140.html) sulla medesima*". Le pertinenze sono beni mobili o immobili, ma legate alla cosa principale in modo durevole tramite l'atto di destinazione (il rapporto pertinenziale non può essere né occasionale né temporaneo). La destinazione di una cosa a servizio od ornamento di un\'altra viene effettuata dal titolare della cosa principale (o di altro legittimato), ed è orientata alla costituzione di un rapporto di complementarità e strumentalità tra le cose*.* Il parcheggio, ad esempio, è una pertinenza in quanto a servizio di un'altra cosa. Anche il pergolato è una pertinenza, fungendo in questo caso come ornamento. Art.818 cc: "*Gli atti e i rapporti giuridici che hanno per oggetto la cosa principale comprendono anche le [pertinenze](https://www.brocardi.it/dizionario/1130.html), se non è diversamente disposto\..."* Se il proprietario vuole separare la pertinenza dalla cosa principale, deve esplicitarlo. Se nel contratto non è scritto diversamente, tutte le pertinenze passano al compratore assieme alle cose principali a cui sono associati. *"...Le pertinenze possono formare oggetto di separati atti o rapporti giuridici..."* Possibile, come detto in precedenza, separare la pertinenza dalla cosa principale, trattandole separatamente. *"...La cessazione della qualità di pertinenza non è opponibile ai terzi i quali abbiano anteriormente acquistato diritti sulla cosa principale*." Il vincolo di pertinenza può essere sciolto dal proprietario, ma solo prima della vendita/donazione... Ad esempio, se un individuo vende una casa (cosa principale) con garage (pertinenza) non ha più il diritto di sciogliere il vincolo di pertinenza, o rifarsi in qualche modo sulla pertinenza, in quanto questo diritto è passato al nuovo proprietario. 2. **Universalità di mobili:** Relazione tra beni mobili con destinazione unitaria (beni con funzione comune) e che appartengono alla stessa persona**:** I beni di questo tipo sono, ad esempio, i greggi (valore dipende più dall'insieme di pecore, che dalla singola pecora), collezione di opere d'arte... La destinazione unitaria non fa comunque perdere l\'autonomia alle cose che formano l'universalità, le quali potranno quindi essere oggetto, separatamente l\'una dall\'altra, di singoli atti (es. vendita della singola pecora...). La destinazione unitaria è data dalla natura dei beni Dalla formulazione dell'art. 816 c.c. si evince che tre sono gli elementi delle *Universalità** ***di mobili: - *pluralità di cose mobili*; - *destinazione unitaria*: le cose che compongono l'*Universalità*, pur avendo ciascuna un proprio distinto valore economico, debbono assolvere una *funzione comune* (così i libri di una biblioteca); - *appartenenza al medesimo soggetto*. In alcuni casi, i beni mobili che fanno parte di un'universalità possono essere **beni riproduttivi** (es. gregge, allevamenti di salmone, bosco di castagne...), ovvero beni che a loro volta producono ricchezza. Sono beni che provengono da altri beni (frutti dei beni). Art. 820 cc "*Sono **[frutti](https://www.brocardi.it/dizionario/998.html) naturali** quelli che provengono direttamente dalla cosa, vi concorra o no l\'opera dell\'uomo come i prodotti agricoli, la legna, i parti degli animali, i prodotti delle miniere, cave e torbiere. Finché non avviene la separazione, i frutti formano parte della cosa. Si può tuttavia disporre di essi come di cosa mobile futura...".* Il legislatore si occupa di questa tipologia di beni (frutti) perché è necessario comprendere a chi appartengono. Secondo l'articolo, finché non avviene la separazione dalla cosa da cui provengono, i frutti appartengono a chi possiede la cosa. Essi sono da considerarsi come un insieme economico con la cosa che li produce, e quindi in linea di massima seguono le sorti giuridiche della stessa. Tuttavia, s*i può disporre di essi come di cosa mobile futura* (possibile venderli, scambiarli... anche prima che avvenga l'effettiva separazione). L'atto (d'acquisto, ad esempio) ottiene validità, però, solo al momento della separazione (es. basilico diventa proprietà del compratore solo nel momento in cui viene staccato dalla pianta). Finché non avviene la separazione è il compratore a sopportare il rischio d'impresa (acquista un prodotto che potrebbe non venire mai ad esistere). Molte aziende acquistano questi tipi di prodotti in anticipo (es. Barilla con basilico) per proteggersi da fluttuazioni di prezzo. *"...Sono **frutti civili** quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne abbia. Tali sono gli interessi dei capitali, i [canoni enfiteutici](https://www.brocardi.it/dizionario/4112.html), le [rendite vitalizie](https://www.brocardi.it/dizionario/3596.html) e ogni altra rendita, il corrispettivo delle [locazioni](https://www.brocardi.it/dizionario/1916.html)*." Es.  interessi sui capitali, i canoni d'affitto, le rendite vitalizie e ogni altra rendita (rendita derivante al noleggio di una barca...), il prezzo delle locazioni di cose, ecc. Art.821 cc: acquisto dei frutti: "*I frutti naturali appartengono al proprietario della cosa che li produce, salvo che la loro proprietà sia attribuita ad altri. In quest\'ultimo caso la proprietà si acquista con la separazione\..."* Come già accennato, il nuovo proprietario del frutto naturale diventa tale solo nel momento in cui avviene la separazione. *"...Chi fa propri i frutti deve, nei limiti del loro valore, rimborsare colui che abbia fatto spese per la produzione e il raccolto\..."* Questa precisazione deriva da un'antica attività, secondo la quale, dopo il raccolto, alcuni individui si recavano sul posto per prelevare ciò che rimaneva. L'articolo impone a questi di rimborsare i produttori relativamente alle spese sostenute da questi per la produzione e il raccolto. Al giorno d'oggi, attività di questo tipo sono praticamente scomparse. *"...I frutti civili si acquistano giorno per giorno in ragione della durata del diritto."* Mentre la separazione accade in un momento preciso, i frutti civili maturano su base temporale, dove l'unità temporale è il giorno (es. interesse di un prestito si calcola su base giornaliera). **Relazioni tra soggetti e beni**: A chi appartengono i beni? I beni possono appartenere a una categoria tra queste tre: - Appartengono a **soggetto pubblico**. Questi possono essere di diverse categorie: - [Beni demaniali]: art.822 cc: "*Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia; le opere destinate alla difesa nazionale. Fanno parimenti parte del [demanio pubblico](https://www.brocardi.it/dizionario/1132.html), se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi; gli acquedotti; gli immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia; le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche; e infine gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico*". Delle due parti in cui l'articolo si divide, la prima è dedicata ai beni che non possono appartenere se non allo Stato e non possono essere oggetto se non di proprietà demaniale; la seconda, invece, è diretta ad indica quei beni che possono appartenere così allo Stato come ad altri soggetti compresi i privati, e che fanno parte del demanio solo quando sono in proprietà dello Stato. - [Beni patrimoniali]: Art.826 cc "*I beni appartenenti allo Stato, alle province e ai comuni, i quali non siano della specie di quelli indicati dagli articoli precedenti, costituiscono il patrimonio dello Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo, le cose d\'interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la dotazione della Presidenza della Repubblica, le caserme, gli armamenti, gli aeromobili militari e le navi da guerra. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni, secondo la loro appartenenza, gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi, e gli altri beni destinati a un pubblico servizio*". I beni patrimoniali sono tutti i beni appartenenti a Stato, provincie, comuni, diversi da quelli demaniali. Per patrimonio indisponibile dello Stato si intendono beni destinati direttamente a un fine pubblico. Il patrimonio disponibile, invece, è costituito dai beni che permettono all\'ente a cui appartengono di conseguire un reddito (es. scuolabus). - [Beni ecclesiastici]: art.831 cc: "*I beni degli [enti ecclesiastici](https://www.brocardi.it/dizionario/1139.html) sono soggetti alle norme del presente codice, in quanto non è diversamente disposto dalle leggi speciali che li riguardano. Gli edifici destinati all\'esercizio pubblico del culto cattolico, anche se appartengono a privati, non possono essere sottratti alla loro destinazione neppure per effetto di alienazione, fino a che la destinazione stessa non sia cessata in conformità delle leggi che li riguardano*". I beni sono soggetti esclusivamente alle leggi stabilite dallo Stato. Le chiese (*edifici destinati all\'esercizio pubblico del culto cattolico*) non possono essere sottratte alla loro destinazione, ovvero all'uso del culto, neanche per effetto di alienazione. - Non appartengono a **nessuno**: - Appartengono a **soggetto privato**: Beni costruiti, trovati, ereditati. 1. **Diritti personali sul bene** (Relazioni di tipo personale): es. prendendo in prestito una bici da un amico, tramite un contratto di prestito nasce un diritto personale di godimento (ci viene concesso il godimento temporaneo di quel bene). Non esistano regole che impedisca alle due parti di creare vincoli, per questo possono esistere varie combinazioni relativamente a queste relazioni (es. prestito di mezzo di produzione con pagamento di canone. Al termine del pagamento di tutte le tranche, il bene passa di proprietà (leasing)). 2. **Diritti reali**: Il diritto reale è un diritto che assicura al suo titolare un potere diretto e assoluto su un bene. I diritti reali si caratterizzano per la loro tipicità: solo la legge può prevederli e dettarne la disciplina (per intenderci: un privato non può creare diritti reali nuovi. Questi diritti seguono il *principio del numero chiuso* (i privati non possono creare diritti diversi da quelle previste dalla legislazione). La creazione di diritti reali diversi da quelli forniti dal legislatore ingesserebbe troppo la circolazione dei beni. Questo principio nasce con la Rivoluzione francese per superare il concetto di proprietà privata del Medioevo che aveva generato situazioni di infeudazione, sub infeudazione... La proprietà risultava molto stratificata, e troppi soggetti potevano esercitare dei diritti nei confronti di tale proprietà. Ad esempio, su un singolo terreno una persona aveva il diritto di coltivare, un'altra di raccogliere la legna\... Ciò avevo reso difficile l'acquisto e la vendita di questo tipo di beni, i quali risultavano vincolati da tanti individui. Inoltre, un numero elevato di proprietari aumenta i costi transazione, e per ridurli è necessario ridurre il numero di soggetti che possono esprimere il consenso alla circolazione di una risorsa. Con la Rivoluzione francese, quindi, venne introdotto il concetto della proprietà privata come diritto sacro e inviolabile, e conseguentemente il concetto del singolo proprietario, il quale ha diritto pieno ed esclusivo sul bene, ma può comunque attribuire ad altri soggetti dei diritti sul proprio bene, secondo i limiti introdotti dal legislatore. Per [diritto pieno] si intende che tutte le facoltà di sfruttamento economico del bene sono in capo al proprietario, mentre mediante il [diritto esclusivo], il proprietario può escludere terzi dalla proprietà e da qualsiasi forma di sfruttamento del bene non consentita dal proprietario stesso (proprietà e consenso sono due concetti strettamente legati). I diritti reali sono di due categorie: - **Diritti reali su cosa propria**: si caratterizzano per l'attribuzione, al loro titolare, del potere di fare ciò che vuole in ordine a un bene (es. proprietà). - **Diritti reali su cosa altrui** (a loro volta distinti in [diritti reali di garanzia] e di [godimento]): attribuiscono ai loro titolari singole facoltà inerenti a cose che sono di proprietà di altri (ad esempio, il potere di godere dei frutti di un fondo). I diritti reali (di ogni tipo) sono caratterizzati da 3 elementi: 1. Immediatezza: il titolare può esercitare sulla cosa direttamente il suo potere e ne trae soddisfacimento altrettanto direttamente, cioè senza l'intervento o l'intermediazione di alcuno; 2. Assolutezza: il diritto del titolare deve essere rispettato dalla generalità degli individui e, quindi, può essere fatto valere verso tutti (il diritto vale nei confronti di tutti); 3. Inerenza: indica il potere del titolare del diritto di opporre il proprio diritto nei confronti di un possessore o di chiunque altro vanti un diritto sulla cosa. **Diritti reali su cosa propria**: **Proprietà**: La proprietà implica il potere di disporre in maniera piena ed esclusiva di una cosa, senza limiti di tempo (godendo dei frutti che produce direttamente, vendendola, concedendola in godimento a terzi e via dicendo). La proprietà si può acquistare da un precedente titolare (ad esempio, tramite una compravendita o una donazione), si può ereditare, ma si può anche acquistare *a titolo originario*, ossia senza un soggetto trasferente. Con riferimento all'ultima ipotesi, si pensi ad un pescatore che faccia propri i pesci nella sua rete, o all'usucapione. In concreto, essere proprietari viene definito da delle coordinate definite dalla legge. Queste coordinate sono: - [Spaziali]: ciascun bene immobile ha una collocazione spaziale (sistema catastale identifica la collocazione spaziale dei beni immobili), mentre la collazione dei beni mobili non è fissa, ma dipende dalla volontà del proprietario; - [Temporali]: i diritti reali sono illimitati. Non esiste la perdita del diritto connessa esclusivamente al passare del tempo. Il proprietario cessa di essere tale quando il bene viene distrutto o venduto. 1. [consenso scritto]: Per far circolare un bene immobile è necessario un contratto scritto; 2. [formalità]: Necessario rendere pubbliche tramite la trascrizione nei registri immobiliari tutte le vicende che coinvolgono un bene immobile (es. la volontà testamentaria di un padre di passare al figlio un immobile deve essere trascritta nel registro immobiliare; un acquisto all'asta deve essere trascritto...). Questi due requisiti rendono impossibile per un soggetto non sapere che esso sia il proprietario di un bene immobile. Per i beni mobili, vige soltanto la regola del [consenso] (anche non scritto, basti pensare all'acquisto di un caffè al bar) e anche per questi vale il principio dell'usucapione. **Diritto di proprietà**: art. 832 cc "*Il proprietario ha [diritto di godere](https://www.brocardi.it/dizionario/1141.html) e [disporre](https://www.brocardi.it/dizionario/1142.html) delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l\'osservanza degli obblighi stabiliti dall\'ordinamento giuridico*". Il diritto è pieno ed esclusivo, ma entro i limiti e con degli obblighi, come ad esempio, la tassazione. I limiti, invece, sono imposti in quanto la proprietà privata svolge una funzione societaria (limiti imposti per rispettare le norme sulla sicurezza, limiti urbanistici relativi allo sfruttamento di edifici di interesse storico...). I limiti sulla proprietà privata sono relativi principalmente agli immobili, piuttosto che a quelli mobili, ma non per questo non esistono limiti anche per quest'ultimi. Per quanto riguarda i [rapporti di vicinato] (situazioni in cui due proprietà confinano spazialmente, e i diritti/facoltà di un proprietario incidono sull'altro) esistono due ordini di limiti per la proprietà (intesa in generale, quindi estesa a tutte le tipologie di beni). Questo tipo di rapporti assume maggiore importanza quando a confinare sono due attività produttive (es. aeroporto e resort, appartamento da affittare e friggitoria...): 1. Limite riguardante atti emulativi: art. 833 cc "*Il proprietario non può fare [atti](https://www.brocardi.it/dizionario/1143.html) i quali non abbiano altro scopo che quello di nuocere o recare molestia ad altri*" (es. Piantare alberi sul proprio fondo, ad una distanza legale, ma con l\'unica finalità di impedire la vista del panorama al vicino) l'atto emulativo ricorre quando: - L'atto è oggettivamente dannoso; - L'atto è intenzionalmente fatto per recare danno. 2. Limite riguardante le immissioni: art.844 cc "*Il proprietario di un fondo non può impedire le [immissioni](https://www.brocardi.it/dizionario/1151.html) di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi..."* Il Codice civile detta una regola generale. Colui che genera le immissioni, ha il diritto di continuare la sua attività fintanto che le immissioni non superano determinati limiti di tollerabilità, che dipendono anche dal luogo specifico in cui l'attività è svolta (limiti di una zona industriale diversi da quelli presenti in una zona residenziale). *"...Nell\'applicare questa norma l\'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso*" Quando l'attività supera la soglia di tollerabilità, tuttavia, l'attività non viene immediatamente vietata. Infatti, il giudice confronta le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà colpita, tenendo in considerazione la priorità ed importanza dell'attività produttiva. Il giudice, quindi, se reputa che l'attività produttiva debba continuare, può chiedere due cose nei confronti dell'attività: - Indennizzo rivolto al proprietario confinante (impresa continua la sua attività, pagando al proprietario una somma); - Obbligo per l'impresa di adottare determinate misure tecniche (es. filtri per il fumo...). **Quali sono le garanzie che il proprietario ha nei confronti dello stato?** La proprietà è soggetta al principio del consenso, il quale regola i rapporti con i privati (la proprietà può essere traslata da un privato all'altro solo se è presente il consenso del proprietario). Il rapporto tra privato e stato (intese anche tutte le sue articolazioni), tuttavia, non è di uguaglianza (stato si pone in posizione di autorità). Se lo stato dovesse volere la proprietà di un privato: - Può comprarla (allo stesso modo di un privato); - Se il privato non è disposto a venderla (non è presente consenso), lo stato può prendere la proprietà sfruttando la sua posizione di forza. Nella Costituzione, si evidenzia come la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, ma sottolinea poi come questa può essere espropriata per motivi di interesse generale. Lo stato può quindi far propria una proprietà privata: - nei casi previsti dalla legge; - quando sussiste un motivo di interesse generale (che deve essere indicato nella legge); - garantendo un indennizzo (non è consentito un esproprio a titolo gratuito). Al momento le leggi prevedono che l'indennizzo non debba essere pari al costo di mercato, ma quantomeno equo. Spesso da indennizzi modesti, possono nascere contenziosi. **Proprietà privata dell'impresa**: L'impresa è un'attività, e la relazione che sussiste tra imprenditore e impresa è una relazione di proprietà (imprenditore che lancia l'impresa ne è proprietario, anche se non necessariamente è proprietario di tutti i beni usati nell'attività). Nel caso uno stato decidesse di prendere un'impresa: art.43 Costituzione "*A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale*". Il potere di esproprio dello stato si estende anche alle imprese. Le garanzie per il proprietario sono maggiori rispetto al caso di un bene: - devono sussistere fini di utilità generale; - esproprio deve essere previsto dalla legge; - deve essere previsto un indennizzo; - situazione di esproprio si deve riferire a servizi pubblici essenziali (trasporto pubblico, sanità...) a situazione di monopolio, a fonti di energia e deve avere un preminente carattere di interesse generale. ES. ENEL oggi è privatizzata, ma in passata è stata ente pubblico economico, ovvero, l'impresa venne nazionalizzata tramite una legge che disponeva l'appropriazione allo stato di tutte le aziende produttrici di energia elettrica. Tutte le condizioni sopra esposte risultavano soddisfatte ed i proprietari di quelle aziende, prima private, vennero indennizzati. Le norme di nazionalizzazione sono state usate principalmente a fini difensivi, per impedire ad altri stati di acquisire imprese chiave. Attualmente la nazionalizzazione, tuttavia, è divenuta più complessa, in quanto il Trattato dell'UE evidenzia come ci si debba basare sulla libera concorrenza. **Modi di acquisto della proprietà privata**: art. 922 cc "*La proprietà si acquista per occupazione, per invenzione, per accessione, per specificazione, per unione o commistione, per usucapione, per effetto di contratti, per successione a causa di morte e negli altri modi stabiliti dalla legge*" La proprietà si può acquistare: 1. **a titolo originario**: qualcuno diventa proprietario di un bene senza che tale diritto gli venga trasmesso dal precedente titolare. a. [occupazione]: si verifica quando qualcuno si appropria di una cosa mobile, che non appartiene a nessuno, con l'intento di divenirne proprietario. Possono essere oggetto di occupazione soltanto i beni mobili (es. rivista abbandonata su una panchina, pesci nel mare...). Infatti, i beni immobili che non appartengono a nessuno sono di proprietà dello Stato o delle regioni a statuto speciale. b. [invenzione]: consiste nel ritrovamento di una cosa smarrita, ossia un bene mobile, avente un valore economico, che sia stato perduto da qualcuno, che ignora il luogo in cui esso si trova (se non si trattasse di smarrimento, ma di abbandono, rientreremmo nel caso precedente, quello dell'occupazione). La legge prevede che chi trovi una cosa smarrita deve consegnarla al proprietario, o, se non sa chi sia, al sindaco del comune in cui è avvenuto il ritrovamento. Questi ne dà notizia mediante pubblicazione sull'albo pretorio del Comune e provvede alla custodia del bene. Se il proprietario rivendica la cosa, essa gli viene restituita e al ritrovatore spetta una ricompensa pari a un decimo del valore della stessa. Se, invece, trascorso un anno nessuno reclama la cosa, il ritrovatore ne diviene proprietario per invenzione. Non si deve però trattare di una cosa di interesse storico, artistico, archeologico, paleontologico: in questo caso, si applicano leggi speciali. Si tratta, infatti, di beni che interessano la collettività, e come tali appartengono allo Stato o ad altri enti pubblici. c. [accessione]: proprietario di un bene, considerato come principale, acquisisce la proprietà di altri beni, considerati come accessori rispetto ad esso. Accessione può essere di due tipi: 1. [Accessione verticale:] Se un bene mobile viene unito materialmente a un bene immobile, diviene automaticamente di proprietà del titolare di quest'ultimo. Esistono, però, diverse ipotesi da considerare; 2. [Accessione orizzontale:] se, a seguito di fenomeni naturali (alluvioni...), la dimensione di un terreno viene ampliata dai detriti, il proprietario di tale terreno per accessione acquista la proprietà della maggiore estensione di terreno che si è venuta a creare. d. [usucapione]: deriva dall'esercizio del possesso su un bene, compiendo delle attività tipiche del proprietario, in modo pacifico, non violento e ininterrotto per un periodo di tempo di almeno vent'anni. Perché la proprietà venga acquisita dal possessore è irrilevante che il possesso sia o meno di buona fede. e. [possesso vale titolo] (art. 1153 cc) Per comprendere l'usucapione e la regola del possesso vale titolo occorre necessariamente sapere cosa si intende giuridicamente per **possesso.** Art.1140 cc: possesso: "*Il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un\'attività corrispondente all\'esercizio della [proprietà](https://www.brocardi.it/dizionario/1140.html) o di altro [diritto reale](https://www.brocardi.it/dizionario/1140.html). Si può possedere direttamente o per mezzo di altra persona, che ha la [detenzione della cosa](https://www.brocardi.it/dizionario/1474.html)*". È, solitamente, il proprietario ad avere il possesso della cosa. Questo si definisce possessore qualificato, perché la relazione tra lui e la cosa deriva da un titolo (acquisto, confisca, donazione...). La relazione, perciò, non è una relazione di fatto, bensì una relazione qualificata giuridica (proprietà). Esistono situazioni, tuttavia, nelle quali i soggetti sono in una relazione con un bene, che non è né di proprietà né di detenzione. Si tratta, in questo caso, di relazione di possesso. Il possesso è la relazione di fatto (NON di diritto) che si instaura tra un bene e la persona che ne ha la concreta e materiale disponibilità. Facciamo un esempio: se stai leggendo un articolo sul tablet, stai esercitando il tuo possesso sull'apparecchio; se lo stai leggendo sul telefonino di un tuo amico, ugualmente ti troverai in una relazione di possesso nei riguardi del cellulare. La differenza è che, nel primo caso, possesso e proprietà, mentre nel secondo il possesso non corrisponde con la proprietà. Paradossalmente, anche il ladro che ti ruba il cellulare ha il possesso dello stesso. Infatti, tutti coloro che esercitano un potere di fatto sulle cose, corrispondente alla proprietà o ad un altro diritto reale, e non hanno titolo, sono definiti possessori. Altro esempio, è il caso di un proprietario di un terreno che invade quello del vicino -- in buona o mala fede -- e lo coltiva insieme al proprio. Esso sta esercitando un possesso; e peraltro, se il legittimo titolare non lo rivendicasse entro 20 anni, si formerebbe l'[[usucapione]](https://www.laleggepertutti.it/25338_lusucapione-cose-e-come-funziona) e la proprietà passerebbe di mano. L'usucapione, quindi, è formato da 3 elementi: - inerzia del proprietario; - scorrimento del tempo (20 anni); - situazione di possesso ininterrotto. Il possesso si distingue dalla *detenzione*, in quanto questa consiste nell'avere la disponibilità materiale di un oggetto senza l'intenzione di possederlo come se si fosse il legittimo proprietario (es. avere in prestito un libro di un amico, senza rovinarlo in alcun modo e ammettendo che il libro appartenga ad un\'altra persona). Il possesso, invece, consiste non solo nella disponibilità materiale di un bene, ma anche in un atteggiamento ulteriore: quello di volersi comportare (a ragione o a torto) come se si fosse il proprietario. Il possesso, nonostante non sia un diritto, è sempre tutelato dalla legge, e questo implica che sia tutelato il proprietario (possessore qualificato), ma anche il ladro. Il possessore che perde il possesso può recuperarlo indipendente dal fatto che sia o meno il proprietario (es. si tutela il possesso di una persona che ruba un bene, nel momento in cui il bene gli viene a sua volta rubato). Questa tutela è atta a garantire che i soggetti non si facciano giustizia da soli. Deve essere lo Stato ad agire col fine di restituire il bene al primo proprietario, non esso stesso. Siccome il possesso è una relazione di fatto (possessore si comporta come se fosse il proprietario) può far nascere problemi di apparenza (possessore è in diretta relazione con il bene, non il vero proprietario, e perciò agli occhi degli altri appare come il vero proprietario). Da questo problema scaturisce il problema di tutela dell'affidamento (es. ladro rivende una bici, facendola apparire come sua, ad un negoziante inconsapevole. In determinate condizioni, la bici diventa del negoziante). Art. 1153 cc: [Possesso vale titolo]: "*Colui al quale sono alienati [beni mobili](https://www.brocardi.it/dizionario/1126.html) da parte di chi non è proprietario, ne acquista la [proprietà](https://www.brocardi.it/dizionario/1140.html) mediante il possesso, purché sia in [buona fede](https://www.brocardi.it/dizionario/1488.html) al momento della consegna e sussista un [titolo](https://www.brocardi.it/dizionario/3135.html) idoneo al trasferimento della proprietà. La proprietà si acquista libera da diritti altrui sulla cosa, se questi non risultano dal titolo e vi è la buona fede dell\'acquirente. Nello stesso modo si acquistano i diritti di [usufrutto](https://www.brocardi.it/dizionario/3319.html), di [uso](https://www.brocardi.it/dizionario/1307.html) e di [pegno](https://www.brocardi.it/dizionario/3998.html)*". Se il possesso di un bene è trasferito da un soggetto in base ad un titolo (donazione, vendita...), ed il compratore è in buona fede, il compratore diviene proprietario del bene a titolo originario. Praticamente, la legge dice che è possibile diventare proprietario di un bene che possiedi anche se chi te l'ha venduto non era legittimato al trasferimento (ladro che vende l'oggetto rubato, usufruttuario che vende la nuda proprietà, conduttore che vende l'appartamento in cui vive in locazione...), se ricorrono le seguenti circostanze: - il trasferimento riguarda beni mobili (sono quindi escluse le case, i fabbricati, le automobili, i terreni, ecc.), perché il compratore ha sempre la possibilità di accertare se chi vende è il vero proprietario, tramite i registri pubblici. L'accertamento del reale proprietario nel caso dei beni mobili è impossibile, per via degli elevati costi di transazione; - si è** **in buona fede; - esiste un titolo astrattamente idoneo al trasferimento, ovvero, esiste una qualsiasi scrittura che, di norma, consentirebbe l'acquisto della titolarità di un bene. In pratica, deve trattarsi di un atto giuridico che consenta il trasferimento di un diritto da un soggetto ad un altro (come una vendita, una permuta o una donazione). Il titolo è astrattamente idoneo quando si tratta di un atto che contiene tutti gli elementi necessari per la sua validità, ma che non può produrre i suoi effetti tipici perché l'alienante non ha il potere di disporre del diritto. 2. **a titolo derivativo**: il diritto viene trasmesso da un soggetto all'altro. Ad esempio, si pensi al caso di un terreno sul quale grava una** **servitù di passaggio a favore di un vicino: il nuovo proprietario acquisterà il suo diritto con il limite derivante dalla servitù e non potrà impedire al vicino di esercitarla. f. [Contratto]: Trasferimento della proprietà tra il *dante causa* (proprietario) e *l'avente causa* (acquirente). È una modalità a titolo derivativo perché l'acquirente subentra nella medesima posizione in cui si trovava il precedente proprietario; g. [Successione a causa di morte]: comporta il trasferimento della proprietà dei beni del defunto ai suoi eredi, che acquisiscono ognuno una quota del suo patrimonio. Se il defunto, quando era in vita, aveva fatto testamento, si rispetterà la sua volontà; in mancanza di disposizioni testamentarie, la successione avverrà secondo le prescrizioni di legge; h. [Espropriazione]: lo Stato, oppure un altro ente pubblico, dovendo costruire un'opera, acquisisce forzatamente la proprietà dei fondi sui quali essa dovrà sorgere, corrispondendo un'indennità ai proprietari; i. [Vendita forzata]: quando un debitore non paga i suoi creditori, questi ultimi possono avviare una procedura finalizzata a privarlo, in tutto o in parte, dei suoi beni, perché vengano forzatamente venduti ed essi possano soddisfarsi sul ricavato della vendita; j. [Confisca]: in alcuni casi, previsti dalla legge, lo Stato può privare un soggetto della proprietà di uno o più beni, quando essi sono stati utilizzati per commettere un reato, oppure appartengono a chi lo ha commesso. Un esempio è dato dai beni confiscati alla mafia **Modi di dismettere/perdere la proprietà**: Tramite

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