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LETTURA 9, Saggio sull'intelletto umano (Locke).pdf

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John Locke SAGGIO SULL’INTELLETTO UMANO A cura di MARIAN E NICOLA ABBAGNANO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE 3 CAPITOLO I DELLE IDEE IN GENERALE E DELLA LORO ORIGINE L’idea è l...

John Locke SAGGIO SULL’INTELLETTO UMANO A cura di MARIAN E NICOLA ABBAGNANO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE 3 CAPITOLO I DELLE IDEE IN GENERALE E DELLA LORO ORIGINE L’idea è l’oggetto del pensiero. 1. Poiché ogni uomo è consapevole di pensare, e poiché ciò cui il suo spirito si applica mentre pensa sono le idee che vi si trovano, è fuori dubbio che gli uomini hanno nel loro spirito molte idee; come ad esempio quelle espresse dalle parole bianchezza, durezza, dolcezza, pensare, movimento, uomo, elefante, esercito, ubriachezza e così via. La prima domanda da porsi è dunque: come gli vengono queste idee? So che é dottrina comunemente ammessa che gli uomini abbiano idee e caratteri originari stampati nel loro spirito fin dal primo momento della loro esistenza. Ho già esaminato diffusamente quest’opinione, e credo che ciò che ho detto nel Libro precedente sarà più facilmente accolto quando avrò mostrato da dove l’intelletto può procurarsi tutte le idee che ha e in quali modi e gradi esse possono giungere allo spirito: sul che mi appellerò all’osservazione e all’esperienza di ognuno. Tutte le idee vengono dalla sensazione o dalla riflessione, 2. Supponiamo dunque che lo spirito sia per così dire un foglio bianco, privo di ogni carattere, senza alcuna idea. In che modo verrà ad esserne fornito? Da dove proviene quel vasto deposito che la fantasia industriosa e illimitata dell’uomo vi ha tracciato con una varietà quasi infinita? Da dove si procura tutto il materiale della ragione e della conoscenza? Rispondo con una sola parola: dall’ESPERiENZA. Su di essa tutta la nostra conoscenza si fonda e da essa in ultimo deriva. La nostra osservazione adoperata sia per gli oggetti esterni sensibili, sia per le operazioni interne del nostro spirito che percepiamo e sulle quali riflettiamo, è ciò che fornisce al nostro intelletto tutti i materiali del pensare. Queste sono le due fonti della conoscenza, dalle quali scaturiscono tutte le idee che abbiamo o possiamo avere naturalmente. Gli oggetti della sensazione sono una delle fonti delle idee. 3. In primo luogo, quando i nostri sensi vengono in rapporto con oggetti sensibili particolari, trasmettono allo spirito molte percezioni distinte delle 120 cose, secondo i vari modi in cui quegli oggetti agiscono sui nostri sensi. E così veniamo ad avere le idee del giallo, del bianco, del caldo, del freddo, del morbido, del duro, dell’amaro, del dolce e di tutte quelle che chiamiamo qualità sensibili. E quando dico che i sensi le trasmettono allo spirito intendo che dagli oggetti esterni essi trasmettono allo spirito ciò che vi produce queste percezioni. Chiamo questa grande fonte della maggior parte delle idee che abbiamo, che dipendono interamente dai nostri sensi dai quali l’intelletto le deriva, SENSAZIONE. Le operazioni del nostro spirito sono Taltra fonte di esse. 4. In secondo luogo, l’altra sorgente dalla quale l’esperienza trae le idee che fornisce all’intelletto è la percezione delle operazioni del nostro spirito in noi stessi, così com’è applicato alle idee che ha; operazioni che, quando l’anima ci riflette e le considera, forniscono all’intelletto un altro insieme di idee che non potrebbero essere ottenute dalle cose esterne. Tali sono il percepire, il pensare, il dubitare, il credere, il ragionare, il conoscere, il volere e tutte le diverse azioni del nostro spirito; e giacché ne siamo consapevoli e le osserviamo noi stessi, ne riceviamo nel nostro intelletto idee altrettanto distinte quanto quelle che ci provengono dai corpi che agiscono sui nostri sensi. Ogni uomo ha in sé questa fonte di idee; e sebbene non si tratti di un senso, poiché non ha nulla a che fare con gli oggetti esterni, tuttavia è molto simile ad esso e potrebbe propriamente essere chiamata senso interno. Ma così come chiamo l’altra sensazione, chiamo questa RIFLESSIONE, perché le idee che essa ci dà sono soltanto quelle ottenute dallo spirito quando riflette in se stesso sulle proprie operazioni. Con riflessione intendo dunque, nel seguito di questo discorso, quella informazione che lo spirito ha delle proprie operazioni e della maniera in cui queste si svolgono, per cui vengono ad esserci neU’intelletto le idee di queste operazioni. Io dico che queste due cose, cioè le cose esterne materiali quali oggetti della sensazione, e le operazioni del nostro spirito dentro di noi quali oggetti della riflessione, sono le sole origini dalle quali tutte le nostre idee hanno inizio. Adopero il termine operazioni in senso lato, come comprensivo non solo delle azioni dello spirito intorno alle proprie idee ma anche di qualche sorta di passione che nasce talvolta da esse, quale può essere la soddisfazione o l’inquietudine cui dà luogo un pensiero. Tutte le idee che abbiamo provengono dall’una o dall’altra di queste. 121 CAPITOLO II DELLE IDEE SEMPLICI Idee non composte. 1. Per meglio capire la natura, il modo e l’estensione della nostra conoscenza, una cosa va attentamente osservata circa le idee che abbiamo: alcune di esse sono semplici, altre complesse. Sebbene le qualità che agiscono sui nostri sensi sono, nelle cose stesse, così unite e mescolate che non c’è separazione né distanza tra loro, è chiaro tuttavia che le idee prodotte da esse nello spirito vi entrano, per via dei sensi, semplici e non mescolate. Infatti, anche la vista e* il tatto ricevono spesso nello stesso tempo diverse idee dallo stesso oggetto, come ad esempio quando si vedono ad un tempo il movimento e il colore, o quando la mano avverte la mollezza e il calore nello stesso pezzo di cera, tuttavia le idee semplici, così unite nello stesso soggetto, sono così nettamente distinte come quelle che arrivano da sensi diversi. La freddezza e la durezza che si sentono in un pezzo di ghiaccio sono idee altrettanto distinte nello spirito quanto l’odore e la bianchezza di un giglio o il sapore dello zucchero e l’odore di una rosa. Nulla c’è di più evidente per un uomo della percezione chiara e distinta che ha di quelle idee semplici; ognuna delle quali, non essendo in se stessa composta, contiene in sé null’altro che una sola apparenza uniforme o concezione nello spirito, e non può essere distinta in idee diverse. Lo spirito non può né farle né distruggerle. 2. Le idee semplici, che sono i materiali di tutta la nostra conoscenza, sono suggerite e fornite allo spirito solamente per quelle due vie sopra menzionate, cioè la sensazione e la riflessione. Una volta che l’intelletto ha immagazzinato le idee semplici, ha il potere di ripeterle, confrontarle, e unirle assieme, in una varietà quasi infinita, e così può formare a suo piacere nuove idee complesse. Ma neppure l’ingegno più esaltato o Pintelletto più vasto hanno il potere, per vivace e vario che sia il loro pensiero, di inventare o foggiare una sola idea semplice nuova nello spirito, che non sia appresa nei modi già menzionati; e neppure può la forza delPintelletto distruggere quelle che ci sono. Il dominio dell’uomo su questo piccolo mondo del suo intelletto è pressocché lo stesso di quello che ha nel 135 gran mondo delle cose visibili, dove il suo potere, anche se esercitato con arte e abilità, non riesce a fare altro che a comporre e dividere i materiali che sono a disposizione, ma non può far nulla per fabbricare la minima particella di materia nuova o per distruggere un atomo di quella che già esiste. Chiunque vorrà accingersi a foggiare nel suo intelletto un’idea semplice non ricevuta mediante i sensi da oggetti esterni o dalla riflessione sulle operazioni del suo spirito, riscontrerà in sé la medesima incapacità. Vorrei che qualcuno cercasse d’immaginare un gusto che non abbia mai colpito il suo palato, o di farsi l’idea di un profumo che non abbia mai odorato; quando lo potrà fare, sarò pronto a concludere che un cieco può avere le idee dei colori e un sordo nozioni distinte dei suoni. Soltanto le qualità che agiscono sui sensi sono immaginabili. 3. Così, sebbene non possiamo credere impossibile che Dio faccia una creatura dotata di altri organi e di altri modi, per trasmettere aH’intelletto la conoscenza delle cose corporee, diversi da quei cinque, come si contano di solito, che ha dato all’uomo, credo tuttavia che non sia possibile per un uomo immaginare altre qualità nei corpi, comunque costituiti, mediante le quali possiamo prendere conoscenza di essi, oltre i suoni, i gusti, gli odori, le qualità visibili e tangibili. E se il genere umano non avesse avuto che quattro sensi, le qualità che sono gli oggetti del quinto senso sarebbero state altrettanto remote dalla nostra conoscenza, immaginazione e concezione, quanto possono ora esserlo quelle appartenenti ad un sesto, settimo o ottavo senso. Sarebbe, del resto, una grande presunzione negare che qualche altra creatura, in qualche altra parte di questo vasto e stupendo universo, possa averne di più. Chiunque non vorrà porsi orgogliosamente in cima a tutte le cose, ma considererà l’immensità di questa costruzione e la grande varietà che si trova in questa piccola e trascurabile parte di essa con la quale ha a che fare, potrà essere portato a credere che, in altre dimore, ci siano altri e diversi esseri intelligenti, delle cui facoltà egli ha così poca conoscenza o apprensione quanto un tarlo chiuso nel cassetto di una credenza ne ha dei sensi e deH’intelletto dell’uomo; giacché tale varietà e eccellenza sono conformi alla saggezza e al potere del Creatore. Ho seguito qui l’opinione comune secondo la quale l’uomo non ha che cinque sensi, per quanto, forse, bisognerebbe contarne di più; ma entrambe le ipotesi servono ugualmente al mio scopo presente. 136 CAPITOLO XII DELLE IDEE COMPLESSE Sono formate dallo spirito a partire dalle idee semplici. 1. Abbiamo finora esaminato le idee che lo spirito riceve passivamente, e che sono quelle semplici ricevute dalla sensazione e dalla riflessione di cui abbiamo appena parlato; lo spirito non può formarsene da sé, né avere alcuna idea che non consista interamente di esse. [1 Ma mentre lo spirito è interamente passivo nel ricevere tutte le sue idee semplici, esso esercita per conto suo numerosi atti mediante i quali altre idee sono foggiate con le idee semplici, quali materiali e fondamenti di esse. Gli atti con cui lo spirito esercita il suo potere sulle idee semplici sono principalmente questi tre: i) Combinare varie idee semplici per formarne una complessa; così sono formate tutte le idee complesse. 2) Mettere assieme due idee, semplici o complesse, e giustapporle in modo da vederle insieme senza unirle; così lo spirito ottiene tutte le sue idee di relazioni. 3) Separar le idee da tutte le altre che le accompagnano nella loro esistenza reale, e questo si chiama astrazione: in tal modo sono formate tutte le idee generali. Questo mostra che il potere dell’uomo e i modi del suo operare sono molto simili nel mondo materiale e in quello intellettuale. Infatti, in entrambi questi mondi, i materiali sono tali che egli non ha alcun potere su di essi né per farli né per distruggerli, e quindi tutto ciò che può fare è di unirli assieme o giustapporli o separarli del tutto. Comincerò dal primo di questi atti nel considerare le idee complesse, e tratterò gli altri due nel debito luogo]. Poiché si osserva che le idee semplici esistono unite assieme in varie combinazioni, lo spirito ha il potere di considerare parecchie di esse unite assieme come un’unica idea; e ciò avviene non solo in quanto sono unite negli oggetti esterni, ma anche in quanto lo spirito stesso le ha unite. Le idee così composte di varie idee semplici messe assieme, le chiamo complesse: tali sono la bellezza, la gratitudine, un uomo, un esercito, l’universo; le quali, sebbene siano composte di varie idee semplici o d’idee complesse a loro volta forniate da idee semplici, vengono tuttavia considerate, quando lo spirito lo voglia, ognuna di per sé, come una cosa intera e designata con un solo nome. Formate volontariamente. 186 2. In questa facoltà di ripetere e congiungere fra loro le proprie idee, lo spirito ha un grande potere di variare e moltiplicare gli oggetti dei suoi pensieri, molto al di là di ciò che gli è stato fornito dalla sensazione o dalla riflessione; ma tutto si limita tuttavia alle idee semolici che esso ha ricevuto da quelle due fonti, che sono i materiali ultimi di ogni sua composizione. Le idee semplici provengono infatti tutte dalle cose stesse, e da queste lo spirito non può averne di più né di diverse di quelle che gli vengono suggerite. Non può avere altre idee delle qualità sensibili tranne quelle che gli vengono dall’esterno mediante i sensi, né idee qualsiasi di altre specie di operazioni di una sostanza pensante tranne quelle che trova in se stesso. Ma una volta ottenute le idee semplici, esso non è ridotto alla semplice osservazione e a ciò che gli viene offerto dall’esterno; può, col suo stesso potere, mettere assieme le idee che ha e così formare nuove idee complesse, che non aveva mai ricevuto così unite. Le idee complesse sono di modi, di sostanze o di relazioni. 3. Comunque siano composte o decomposte, per infinito che sia il loro numero e senza limiti la loro varietà, che occupa e impegna i pensieri degli uomini, credo che le idee complesse possono tuttavia essere riportate sotto questi tre capi: 1. MODI. 2. SOSTANZE. 3. RELAZIONI. Idee dei modi. 4. In primo luogo, chiamo modi le idee complesse che, comunque composte, non contengono in sé la supposizione di sussistere di per sé, ma sono considerate come dipendenze o affezioni delle sostanze: tali sono le idee designate dalle parole triangolo, gratitudine, omicidio, ecc. E chiedo scusa se in ciò uso la parola modo in un senso alquanto diverso dal suo significato ordinario; è infatti inevitabile nei discorsi che differiscono dalle nozioni comunemente ricevute o coniare nuove parole o far uso di quelle vecchie in un senso nuovo. Nel caso presente, quest’ultimo caso è forse il più accettabile dei due. Modi semplici e misti di idee semplici. 187 5. Di modi, ve ne sono due specie che meritano una considerazione a parte: Primo, alcuni sono semplici variazioni o combinazioni diverse della stessa idea semplice, senza la mescolanza di altre idee: come una dozzina o una ventina, le quali non sono altro che le idee di altrettante unità distinte addizionate, e queste io chiamo modi semplici, in quanto sono contenuti nei limiti di una sola idea semplice. Secondo, ve ne sono altri composti di idee semplici di varie specie, messe assieme per formare un’idea complessa: per esempio, la bellezza, che consiste di una certa composizione di colore e di figura la quale causa piacere a chi la guarda; il furto, che è il mutamento clandestino nel possesso di una cosa qualsiasi, senza il consenso del proprietario, e contiene, com’è evidente, una combinazione di varie idee di specie diverse. Questi li chiamo modi misti. Le idee delle sostanze sono singole o collettive. 6. In secondo luogo, le idee di sostanze sono le combinazioni di idee semplici di cui si assume che rappresentino cose particolari distinte che sussistono per sé, e di cui l’idea presunta o confusa di sostanza, quale che sia, è sempre la prima e la più importante. Così se alla sostanza uniamo l’idea semplice di un certo colore biancastro e opaco, con certi gradi di pesantezza, durezza, duttilità e fusibilità, abbiamo l’idea del piombo; e la combinazione delle idee di una certa specie di figura con i poteri del movimento, del pensiero e del ragionare, unite alla sostanza, forma l’idea comune dell’uomo. Ora vi sono due specie d’idee anche delle sostanze; una, di sostanze singole quali esistono separatamente, come di un uomo o di una pecora; l’altra di parecchie di queste messe assieme, come un esercito di uomini o un gregge di pecore. E queste idee collettive di parecchie sostanze messe assieme sono, ciascuna di per sé, idee singole non meno di quelle di un uomo o di una unità. Le idee di relazione. 7. In terzo luogo, l’ultima specie di idee complesse è quella che chiamiamo relazione, la quale consiste nel considerare e confrontare un’idea con un’altra. Tratteremo queste varie specie nel loro ordine. 188 Le idee più astruse che possiamo avere provengono tutte da due fonti. 8. Se seguiamo il progresso del nostro spirito e osserviamo con attenzione la maniera in cui ripete, aggiunge e unisce le idee semplici ricevute dalla sensazione o dalla riflessione, questo ci porterà più in là di quanto avremmo immaginato. E osservando acutamente l’origine delle nostre nozioni, troveremo, credo, che anche le idee più astruse, quelle che sembrano più remote dal senso o da qualsiasi operazione del nostro spirito, l’intelletto le foggia da sé, ripetendo e unendo le idee che ha ricevuto o dagli oggetti del senso o dalle proprie operazioni intorno ad esse. Sicché anche le idee più vaste e astratte sono derivate dalla sensazione o dalla riflessione, non essendo altro che ciò che lo spirito può fare e fa, mediante l’uso ordinario delle proprie facoltà adoperate intorno ad idee ricevute dagli oggetti del senso o dalle operazioni che osserva in sé intorno ad esse. Cercherò di mostrare ciò nei rispetti delle idee che abbiamo dello spazio, del tempo, dell’infinito e di alcune altre che sembrano le più remote dalle loro origini» 1. Aggiunta della quarta edizione. 189 CAPITOLO XXIII DELLE NOSTRE IDEE COMPLESSE DELLE SOSTANZE Come vengono fatte le idee delle sostanze particolari. 1. Poiché lo spirito, come ho già detto, è fornito di un gran numero di idee semplici, ad esso convogliate dai sensi così come si trovano nelle cose esterne o dalla riflessione sulle proprie operazioni, esso si accorge anche che un certo numero di queste idee semplici vanno costantemente insieme. Presumendo che esse appartengano ad una cosa sola, e poiché le parole si adattano alle apprensioni comuni e sono usate per un rapido scambio, queste idee, così unite in un solo soggetto, vengono chiamate con un nome solo; che inavvertitamente ci capita in seguito di menzionare e considerare come una sola idea semplice, mentre invece è una complicazione di molte idee messe assieme. Infatti, come ho detto, poiché non immaginiamo in quale maniera queste idee semplici possano sussistere da sole, ci abituiamo a supporre che ci sia qualche substratum in cui sussistono e dal quale risultano, che chiamiamo perciò sostanza. La nostra idea della sostanza in generale è oscura. 2. Se qualcuno vorrà esaminare la propria nozione di sostanza pura in generale, troverà che non ne ha nessun’altra idea se non la supposizione di non si sa quale sostegno di quelle qualità che sono capaci di produrre idee semplici in noi; qualità che comunemente si chiamano accidenti. Se a qualcuno si chiedesse qual è il soggetto cui ineriscono il colore o il peso, non avrebbe da dire se non che si tratta delle parti solide estese; e se gli si chiedesse a che cosa ineriscono quella solidità e quell’estensione non si troverebbe in una posizione molto migliore dell’indiano menzionato prima, il quale diceva che il mondo era sostenuto da un grande elefante; chiestogli su che cosa poggiava l’elefante, rispose, su una grande tartaruga: ma quando gli si chiese che cosa sostenesse questa tartaruga dalla schiena così ampia, rispose: qualcosa che non sapeva cosa fosse. E così qui, come in tutti gli altri casi in cui adoperiamo parole senza avere idee chiare e distinte, parliamo come i bambini; i quali, quando gli si chiede che cos’è una tal cosa e non lo sanno, facilmente danno la risposta soddisfacente che è qualcosa; il che in verità non significa altro, quando è così detto da bambini o da adulti, che non sanno di che si tratta e che la cosa che pretendono di conoscere e di 330 cui pretendono poter parlare è quella di cui non hanno alcuna idea distinta e così ne sono perfettamente ignoranti e all’oscuro. L’idea quindi alla quale diamo il nome generale di sostanza, non è altro che il sostegno supposto ma sconosciuto di quelle qualità che scopriamo esistenti, che non possiamo immaginare sussistano sine re substante, senza qualcosa per sostenerle; e chiamiamo perciò quel sostegno sub stantia; il che, secondo il vero valore della parola, in inglese comune si dice star sotto o sostenere. Delle varie specie di sostanze. 3. Avendo formato in tal modo un’idea oscura e relativa della sostanza in generale, giungiamo alle idee di particolari specie di sostanze, raccogliendo quelle combinazioni di idee semplici che l’esperienza e l’osservazione dei sensi umani ci ha fatto scorgere come esistenti insieme, e si suppongono quindi scaturite dalla particolare costituzione interna o dall’essenza sconosciuta di quella sostanza. Così giungiamo ad avere le idee di un uomo, un cavallo, l’oro, l’acqua, ecc.; e mi appello all’esperienza di ognuno per sapere se chiunque abbia un’idea chiara di tali sostanze al di fuori di certe idee semplici che coesistono. Sono le qualità ordinarie osservabili nel ferro, o in un diamante, messe assieme, che formano la vera idea complessa di quelle sostanze, che un fabbro o un gioielliere conosce comunemente meglio di un filosofo; il quale, qualunque siano le forme sostanziali di cui parla, non ha altra idea di quelle sostanze se non quella formata da una collezione delle idee semplici che vi si trovano. Dobbiamo tuttavia stare attenti, perché le nostre idee complesse di sostanze, oltre a tutte le idee semplici di cui sono composte, hanno sempre l’idea confusa di qualcosa cui appartengono e in cui sussistono; perciò quando parliamo di qualsiasi specie di sostanza, diciamo che è una cosa con queste o quelle qualità; come un corpo è una cosa che ha estensione, figura e capacità di moto; lo spirito, una cosa capace di pensare; e così diciamo che la durezza, la friabilità e il potere di attrarre il ferro sono qualità che si trovano nella calamita. Questi e altri modi simili di parlare sembrano presupporre che la sostanza sia sempre qualcosaoltre l’estensione, la figura, la solidità, il movimento, il pensare o altre idee osservabili, sebbene non sappiamo che cosa sia. Non abbiamo nessuna idea chiara o distinta della sostanza in generale. 331

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