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This document discusses Decadentismo, a literary movement in 19th century Europe. It explores the movement's origins in response to colonialism and industrialization.
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La fiducia che si aveva prima comincia a venire meno, si sviluppano colonialismo e imperialismo (conquista delle terre di Africa e Asia). In questo contesto anche l’Italia si volge alla colonializzazione, che risulta fallimentare; si volge al colonialismo perché non vuole essere tagliata fuori dalle...
La fiducia che si aveva prima comincia a venire meno, si sviluppano colonialismo e imperialismo (conquista delle terre di Africa e Asia). In questo contesto anche l’Italia si volge alla colonializzazione, che risulta fallimentare; si volge al colonialismo perché non vuole essere tagliata fuori dalle altre potenze europee. In questo contesto accade che se prima c’era una frattura tra intellettuali e società (non si ritrovano più nella società), ora ciò che si crea è un’incomunicabilità, l’intellettuale non riesce più a comunicare e si isola. L’intellettuale viene declassato, deve trovare un suo ruolo. DA DOVE PROVIENE IL DECADENTISMO? C’è un cambiamento culturale, emergono delle filosofie che mettono in risalto la spiritualità (non più la razionalità): ci sono delle dottrine che vanno a scardinare l’impostazione del positivismo. La certezza nella conoscenza viene messa in discussione. La teoria della relatività dimostra che non esiste una conoscenza assoluta (ma cambia in base al punto di vista); la scoperta del subconscio e dell’inconscio (che sfugge alla coscienza); Nietzsche che contesta la cultura tradizionale; l’intuizionismo di Bergson (una parte della realtà la posso intuire perché cambia costantemente); l’intuizionismo di Benedetto Croce (il sentimento non può essere ridotto a una formula scientifica). C’è una presa di coscienza del fatto che l’uomo è guidato da interessi personali ed è in grado di distruggere il mondo per interessi personali. Si dimostra così che nella vita non si hanno punti fermi, la realtà non è conoscibile. C’è un senso di smarrimento. Ora l’intellettuale è ancora più in contrasto con la classe borghese. Il positivismo viene quindi soppiantato dal decadentismo AGGIUNGERE TABELLA DIFFERENZE Decadenza nei confronti della società Con il termine decadentismo si intende una tendenza culturale che si sviluppò in Europa a partire dall’ultimo ventennio dell’ottocento e che ebbe come centro propulsore Parigi. Il termine ha origine dal sonetto “Languer” del poeta francese Paul Verlaine pubblicato nel 1883 sulla rivista parigina Le Chat noir. I Bohémien erano poeti che conducevano una vita sregolata anticonformista. Il sonetto di Verlaine si apriva con il seguente verso “sono l’impero alla fine della decadenza” con il quale il poeta si identificava con l’atmosfera di languore, cioè di stanchezza ed estenuazione spirituale, tedio che aveva contraddistinto l’impero romano nella fase della sua decadenza. Nella società l’arte, la bellezza, la creatività non venivano più stimate o venivano mercificate, l’artista veniva marginato e in questa emarginazione si identificava rivendicando con essa la propria eccezionalità o ostentando un atteggiamento di compiacimento autodistruttivo a partire da uno stile di vita trasandato, dedito ai vizi agli eccessi come l’abuso di alcol o o droghe, oppure caratterizzato da comportamenti sessuali anticonformisti come l’omosessualità. Il termine “decadent” presente nel sonetto di Verlaine fu subito utilizzato dalla cultura ufficiale per riferirsi in modo dispregiativo a questi circoli di avanguardia, i quali a loro volta si appropriano del termine che ne fecero il titolo di una delle loro riviste pubblicate nel 1886. Intanto nel 1883, lo stesso Verlaine aveva pubblicato un’antologia di poesie dal titolo “i poeti maledetti”. Il titolo della raccolta riprendeva un’immagine tratta da un poeta che con la sua vita e la sua opera aveva rappresentato un modello per questi artisti. Ne “i fiori del male” invece una madre maledice il momento in cui ha concepito il figlio poeta e, proprio come quella madre, anche la società borghese capitalistica maledice la figura dell’artista assoluto; ormai isolato inascoltato ha perso la propria aureola nel fango delle strade metropolitane e rinuncia a raccoglierla, scegliendo di vivere nel vizio e nella mediocrità come i comuni mortali. Allo stesso modo Crisman, il romanzo controcorrente, considerato una delle Bibbie del decadentismo europeo e in particolare dell’estetismo. Il protagonista del romanzo incarna il modello dell’ esteta decadente, è un aristocratico che rifiuta la mediocrità del mondo contemporaneo e si ritira in una casa museo fuori città, in una solitudine artificiosa, fatta di arte e letteratura. Questo personaggio ispirerà il protagonista del piacere di Gabriele D’Annunzio e il Dorian Gray di Oscar Wilde. In risposta alla volgarità del materialismo borghese, l’esteta esibisce un atteggiamento aristocratico narcisista. La sua vita è dedicata alla ricerca e al culto della bellezza come un’esperienza mistico-sensuale, proprio perché l’esteta concepisce la vita come un’opera d’arte. Nel 1886 sul giornale parigino, il poeta Jean Mores pubblicava il manifesto del simbolismo, nel quale annunciava l’esaurimento quanto della letteratura romantica, come di quella realista e naturalista, proclamando l’avvento di una nuova manifestazione artistica. Simbolismo anche ripreso da una poesia di Baudelaire, “corrispondenze” nella quale la natura viene vista come una foresta di simboli in cui la realtà autentica non è quella oggettiva dell’esperienza e della ragione, ma quella profonda inconscia che si nasconde sotto la superficie delle cose. Per quanto riguarda le tematiche più ricorrenti, ci sono la nuova sensibilità decadente già presente nel romanticismo, l’atteggiamento nichilistico (la negazione di qualsiasi valore o verità dell’esistenza in polemica con l’ottimismo borghese e il positivismo), l’emarginazione sociale e l’inettitudine dell’artista inadatto alla vita perché affetto da stati patologici come la malinconia e la noia esistenziale. Anche l’amore cambia volto e diventa soprattutto erotismo, esibito per scandalizzare; trionfa l’immagine della femme fatale. L’insoddisfazione nei confronti delle religioni tradizionali lascia il posto a forme di misticismo all’esigenza di una spiritualità più intima e personale di pianismo, cioè di annullamento e fusione con la natura e il divino che risiede in essa come nelle poesie di D’Annunzio, ma anche a forme di satanismo in cui la ribellione contro Dio rispecchia la ribellione contro ogni legge o istituzione. Come si colloca l’intellettuale? Gli intellettuali cercano di recuperare un ruolo, si identificano nella figura del “poeta veggente; cioè colui che riesce a vedere al di là di quello che appare. Attraverso delle improvvise folgorazioni vede ciò che è oltre l’apparenza. Ci sono varie poetiche nel decadentismo. Simbolismo: la realtà è inconoscibile e quindi si carica di simboli, di elementi che rimandano ad altri significati. La realtà vera non è quella percepibile con i sensi ma è qualcosa di più profondo che vive sotto le parvenze sensibili e che soltanto il poeta, illuminato da improvvise folgorazioni, può cogliere. La differenza con il simbolismo medievale è che non si limita a una semplice metafora, ma è evocativo (non richiede l’uso della ragione) Estetismo: L’arte deve ispirare concretamente la realtà, plasmarla, arricchirla di esperienze eccezionali alla ricerca del nuovo. Panismo: tendenza a confondersi e mescolarsi con il tutto (natura..). Il poeta acquista coscienza della propria universalità e si ricongiunge al TUTTO. Surrealismo Espressionismo Pascoli è calato nella realtà del suo tempo, cerca di essere partecipe della realtà del suo tempo. Vive profondamente la crisi del positivismo, ci sono delle rivolte, contrasti tra classi sociali, insoddisfazione della classe operaia. C’è l’affermazione del socialismo. Pascoli cerca comunque di collocarsi, aderisce al socialismo e partecipa a delle rivolte e manifestazioni. Viene imprigionato per alcuni mesi e sarà un’esperienza forte per l’uomo si rende conto che non era ciò che aveva intenzione di ottenere. Il socialismo nasce con dei buoni propositi, nasce con delle intenzioni volte alla difesa dei diritti della classe operaia (dei più deboli) e ciò fa sì che colini all’idea di Pascoli. Il marxismo propone la lotta armata, la rivoluzione che non appartiene all’ideologia di Pascoli, che aveva aderito al socialismo perché aveva visto l’opportunità di fare del bene (agli ultimi). L’ideale da cui si sente animato lo esprime nella poesia “i due fanciulli”. I due fanciulli Parla di 2 fratelli che litigano e per punizione vengono mandati a letto senza cena chiusi in camera al buio. All’inizio sono arrabbiati, però nel buio la paura li porta ad associarsi tanto che quando la madre lo va a controllare lo trova addormentati abbracciati. La madre viene rappresentata come pietosa, dolce, buona. Fa un appello agli uomini: pensare all’ombra della morte. Invita gli uomini alla pace, a non essere in discordia tra di loro; invita alla solidarietà di modo che quando la morte arriverà (con la sua lampada accesa) li trovi placidi. L’ideale è la pace tra gli uomini e che non ci siano discordie, quindi si distacca dal marxismo e lo esprime in poesia. È un discorso simile a quello di Leopardi ma ci sono delle differenze: innanzitutto Pascoli ha una visione pessimistica dell’esistenza e pensa che la vita sia pregna di dolore ma A DIFFERENZA DI LEOPARDI egli non incolpa la natura, dice che l’uomo è malvagio. La visione negativa dell’esistenza gli deriva dalle esperienze familiari (uccisione del padre), da una serie di morti (madre, fratelli). Cercherà di ricostruire questo nido famigliare andando a vivere con le ultime sorelle rimaste, situazione di benessere che verrà interrotta quando una sorella si sposerà. L’altro motivo è la messa in discussione del positivismo: tutti gli studi fatti e le certezze accumulate diventano niente, la colpa del dolore non è nella natura (salvata sempre) ma nell’uomo che è malvagio. Mentre Leopardi nega completamente l’esistenza di un’aldilá (rifiuta le illusioni), Pascoli accusa il positivismo perché ha tolto agli uomini la fede in Dio; così è positivista e non parla di un’esistenza di un Dio ma il ritorno al riferimento dei morti che sono nell’aldilà c’è sempre. Ha una proiezione nell’aldilá. Il suo rivolgersi all’aldilà è rivolgersi ai morti, che sarebbe come tornare indietro nel tempo (e interagire in qualche modo con i familiari deceduti). Crisi del positivismo: come si colloca l’intellettuale? La realtà diventa mistero, per Pascoli l’unico che può cercare di svelarlo è il poeta. Il poeta per Pascoli ha la collocazione di veggente, che può cogliere attraverso delle folgorazioni degli aspetti della realtà che non sono visibili all’occhio umano. Prendendo spunto dal motivo letterario del fanciullino elabora la sua poetica. Pascoli lascia spazio all’irraziomale e grazie al fanciullino è in grado di apprezzare le piccole cose. (Fanciullino pag.601) Per Pascoli la poesia non deve avere fine pratico; tuttavia, la poesia PURA spontanea e disinteressata, può avere effetti utili ed educativi sulla società. Il sentimento poetico sopisce gli odi. Nella poesia pura del fanciullino di Pascoli è quindi implicito un’utopia umanitaria che invita all’affratellamento di tutti gli uomini, al di là delle barriere di classe e di nazione che li contrappongono gli uni agli altri. Il fanciullino non è portatore di odio e di avidità (non la conosce). Pascoli pensa che la vita è male, il dolore ha il ruolo di temprare l’animo umano e permettono alla persona di avere una profondità che altri non hanno, nobilitano l’animo. Per questo non bisogna abbandonarsi agli odi, il dolore insegna il perdono. UNA POETICA DECADENTE Fare sintesi pag 602 I temi della poesia Pascoliana La poesia di Pascoli rivela una sensibilità decadente ma non è un poeta maledetto. Nella fisionomia intellettuale e l’esatto opposto del poeta maledetto; nel suo vissuto incarna l’immagine dell’uomo comune, appagato della sua vita modesta. Dal punto di vista letterario, l’immagine del poeta coincide con quella di uomo. Si presenta come il cantore della realtà comune e dei suoi valori, propone la visione della vita del piccolo proprietario rurale pago della propria vita; non è contro i borghesi e tra città e campagna predilige la vita a contatto della natura della campagna. Non è interessato a scagliarsi contro la società borghese. È un poeta decadente perché considera la realtà come mistero, si considera un poeta veggente, approda alla poesia del frammenti (attraverso queste folgorazioni coglie una verità altra e queste folgorazioni le riporta su carta con componimenti brevi). La prima raccolta di Pascoli si chiama Myricae, ci sono dei componimenti che evidenziano il fanciullino che parla. Il punto di partenza è la natura che si carica di mille significati. Il termine myricae trae spunto da un passo di Virgilio che parla di “umili tamerici”. Arano È la presentazione di una scenetta campestre. Innanzitutto dal punto di vista stilistico notiamo che non è un sonetto (è un madrigale). Nel campo, dove qualche pompano rosso spicca nel filare e dalle fratte la nebbia che c ‘è di mattina sembra venire su, si ara (arano). Gridando vengono spinte le lente vacche, altri seminano, c’è chi ribatte i solchi di terra con una zappa; Perché il passero esperto sa che potrà beccare i semi, e si sente il suono del pettirosso che becca è simile al tintinnio dell’oro. C’è questo quadretto agreste, viene nascosto però il fatto che l’uomo fa come una lotta contro gli animali per salvaguardare il proprio cibo; allora dice che il lavoro dell’uomo sta nel ribattere le zolle perché in agguato ci sono gli uccelli che vogliono beccare i semi Il fanciullino è nel fissare su carta l’uomo in simbiosi nella natura e in contrasto con la natura, Temporale Il fanciullino descrive un temporale: quando si sta per scatenare un temporale si sente un bubbolio lontano, l’orizzonte rosseggia come infuocato a mare, è nero di pece a monte. Emerge la figura di un casolare, simile a un’ala di gabbiano. Tramite le onomatopee il fanciullino descrive questa situazione. In tutte le situazioni ritornerà la casa, il casolare: in una situazione di paura (temporale) emerge il casolare, la sua casa (punti di riferimento) che nel momento di terrore rappresenta la tranquillità. Ritorna l’immagine del nido. Il lampo C’é un lampo durante il temporale, illumina la terra grigia. È come se fosse il seguito di un discorso già aperto. Sia la terra sia il cielo appaiono come sono. La terra è grigia, il cielo disfatto, ingombro, pieno di nubi. Nel tumulto una casa bianca apparì e sparì in un attimo in quanto illuminata dal lampo. C’è un altro significato: nel trambusto della vita, il punto di riferimento è la casa (il suo nido, che ritorna sempre), in contrapposizione al nero della notte. X Agosto Il fanciullino interpreta il fenomeno delle stelle cadenti come il pianto del cielo per il dolore del mondo. Inizia con un’apostrofe a San Lorenzo. Per mostrare che la terra è un atomo opaco di male, che gli animali e gli uomini sono vittime dello stesso male, inverte i luoghi in cui tornarono l’uomo e la rondine. Entrambi muoiono innocenti ed entrambi provvedono alla famiglia. Anche il cielo si commuove per questa crudeltà L a lontananza Il tema della lontananza può essere una parola chiave nella produzione pascoliana perché si tratta della lontananza dalla felicità: egli vive con la lontananza della felicità, vive con l’intento di ricostruire il nido per un RITORNO a quella “lontananza” (gli affetti). Parliamo di NOSTOS, che vuol dire ritorno. Questo riferirsi al passato (lontananza) ha una valenza ambivalente: da una parte in alcuni momenti si sente il peso di questa lontananza ed è fonte di dolore (si sente chiamato da quello che era il suo nido), dall’altra l’eroe invece è evocata, è desiderata (desidera il NOSTOS). Questa lontananza vuole recuperarla con un ritorno, possibile nel SOGNO, grazie al quale incontra le persone più importanti della sua vita. Questa lontananza viene percepita quindi come dolore e quindi quasi chiede che venga nascosto. L a Nebbia Si rivolge alla nebbia (linguaggio analogico), le chiede di nascondere il passato (perché è causa di dolore), vuole vedere soltanto LA SIEPE DELL’ORTO; il presente, il muro che delimita la casa. Le chiede di nascondere le cose lontane, che sono piene di pianto; vuole vedere il presente e quello che ha (la casa prima, i meli ora). Questa lontananza lo chiama, non riesce a staccarsi. Vuole vedere il presente, ma nell’ultima strofa ritorna il tema della morte: il presente ha una fine. “Che io veda il viale bianco che percorrerà un giorno in un don don di campane”. Il contenuto primo, la parola chiave è “nascondi”,va nascosto ciò che prima era fonte di felicità ma ora è dolore. Il presente che lui vuole vedere consiste nella siepe dell’orto, i due peschi e i due meli (ciò che gli dà da vivere) La struttura è classicheggiante, ricca di figure retoriche (anafora, enjambement, analogie). Ricordiamo le prime 2 strofe perché ricorderemo sulla tematica della siepe e l’accontentarsi di quello che si ha, dell’orto che delimita la proprietà privata. In relazione all’evento fondamentale della sua vita, la perdita del nido, la volontà di ricostituirlo, abbiamo visto che questa lontananza ha un valore ambivalente: è fonte di dolore tanto che implora la nebbia affinché nasconda le cose lontane perché nella lontananza c’è il dolore. Questo dolore lo porta a considerare la vita come una perdita. Casa mia Il NOSTOS lo ritrova nel sogno, che ritroviamo in CASA MIA Incontra la madre, alla quale chiederà di venire dove si trova lei. Lei gli risponderà che non è possibile, alzerà questo muro e cercherà di farlo staccare da questo passato. In questi sogno vede la casa fiorita, il punto di riferimento, vede la madre che sussurra. L’idea che lui ha è delle donne brave (di casa). Lui vuole rimanere lì nella casa. Vede la casa fiorita, la madre, ma la madre sta al cancello: il muro di separazione tra il vivo e la morta. La vede, ha una voce flebile, il NOSTOS è conferma di ciò che lui vuole, prendersi cura delle sorelle e della madre (lavorerò per voi). Si evidenza qual’e la visione ideologica di Pascoli, il quale celebra la vita di campagna: LA SIEPE che delimita rappresenta la proprietà di cui ogni contadino deve essere contento. Lui è per la vita di campagna, a contatto con la natura. La siepe rappresenta la proprietà di cui ogni uomo ha diritto, che racchiude i propri affetti. L’uomo lavora per provvedere alla famiglia, in un cinte#to in cui ci sono stati stravolgimenti nelle stesse famiglie. La mamma gli ribadisce che lei si trova al cancello: è impossibile che si riuniscano. Contemporaneamente arieggia il senso di morte, ritorna la notte. Mia madre Come appare la madre? Lo vediamo in MIA MADRE C’è sempre questo incontro, indica il precipitare del vento (come fa presto sera). Dall’inizio il tempo precipita, c’è sempre l’inserimento in un contesto in cui c’è una natura serena (gli animali). Pascoli vede la madre con il labbro tremante; stanno pregando, e la vede piangere. C’è la trasfigurazione del sogno. Commiato Nella poesia commiato (che vuol dire separazione) è la madre che creerà il distacco. Lei deve andare per un’altra strada, è la madre (che lui ammira) che crea questo distacco. Ribadisce di essere morta, dice che c’è qualcuno (presumibilmente Dio) che non gradiva la sua presenza. Si fa notte,“dimmi madre se nel tramonto del tuo giorno tuo figlio si deve preparare sereno per un ritorno”; il positivismo aveva tolto la certezza dell’aldilà e la fede in Dio, per questo Pascoli chiede alla madre se ci sarà l’incontro, se c’è l’eternità, se esiste davvero l’aldilà. Ritorna il bianco della strada (la stradina del cimitero). La lontananza diventa un filo conduttore, vista come strappo da un passato che per lui rappresenta la felicità. Felicità è ambivalente, il ritorno è fonte di dolore (nella nebbia), aamche fonte di desiderio. Il NOSTOS è presente nel sogno, che mostra il desiderio, il piacere che avrebbe nel ricostituire il nido. Nel sogno gli appare la madre trasfigurata, nella, giovane (pripiezione a ciò che era), ma allo stesso tempo è una madre triste con una voce flebile, che rimane al apcancello elrche anche nel sogno e ben presente a Pascoli il concetto che c’è un limite di separazione, sarà proprio la madre a dire addio al figlio nel sogno. Pascoli chiede alla madre se esiste un aldilà, vuole tornare a credere che Dio c’è perché solo Pascoli si rende conto e sa che solo in questa prospettiva è possibile un ritorno, un incontro. (Non mi dire addio se di la c’è Dio) Dice che davanti a lui c’è solo il bianco della strada, al di là del sogno si proietta a quello; il suo obiettivo è la strada del cimitero perché sa che lì troverà la mamma. L’ora di bga Gli arriva il suono delle ore (l’orologio con la campana che suona). Associa il suono delle campane a una voce che persuade, allora dice “è ora, è tardi”. Si rivolge a questa fantomatica voce e le chiede di lasciarlo vivere del suo passato. Il fanciullino si meraviglia perché tutto è nuovo, il suono delle campane è come una voce, è come se si rivolgesse al tempo e gli chiedesse di fermarsi per sentire il rumore delle fronde, il canto dei galli (realtá agreste). Nonostante ciò il tempo sembra dirgli “è ora”: la notte è l’ora in cui lui pensa ai suoi cari. C’è un ribaltamento della situazione, viene evidenziato il combattimento in Pascoli. Si tratta di una lontananza antropologica; la parola chiave lontananza la possiamo leggere in chiave diversa come una. Lontananza geografica. Italy È uno stralcio tratto dai poemetti; nei poemetti egli parla della storia di una famiglia all’interno della quale la figlia, col marito, i nipoti ecc sono costretti a migrare (fenomeno della migrazione degli italiani verso l’America). Egli racconta la storia di questa famiglia, dimostra di essere attenti alla realtà del suo tempo. La madre, anziana, rimane a casa; la figlia di questa coppia si ammala di tisi e. Devono tornare in Italia perché c’è un’aria più pura (per farla curare). Ma questa figlia è nata in America, non conosce l’italiano e aveva uno stile di vita differente. Pascoli ragiona su quelle che sono le conseguenze della migrazione perché la migrazione, oltre a creare una distanza fisica, crea una separazione e un’incomunicabilità tra i membri della stessa famiglia. La nonna e la bambina piccola rappresentano gli estremi all’interno di questa famiglia, la bambina ha difficoltà a vivere in un contesto più piccolo, la nonna non riesce a capire cosa dice la bambina. Il bello di questo poemetto è che poi trascorrono del tempo insieme, quelli che sono i valori della famiglia non si perdono e faranno sì che la bambina dirà “ritornerò” (acquisisce questo senso di appartenenza e scopre il bello di questa vita semplice, mentre la nonna morirà). La bambina rappresenta il futuro che tornerà: gli ideali di Pascoli (famiglia, casa, vita semplice) vengono espressi anche affrontando un’altra tematica, quella della migrazione. Egli esprime un giudizio negativo nella società che porta la migrazione ma giustifica anche il colonialismo (tutti hanno diritto a una terra) e quindi crede che sia giusto che gli italiani si spostino a cercare nuove terre. Nella migrazione evidenzia gli aspetti negativi e la soliditá dei valori della famiglia. (Differenza tra illuminismo-rom rom-dec: se il romanticismo porterà all’ottimismo, il decadentismo porterà alla prima guerra mondiale) Il gelsomino notturno Fa parte dei canti di Castelvecchio, tornano le tematiche quali la vita di campagna, la tragedia familiare ecc. È proprio il dolore che ha vissuto che crea questa lontananza dalla vita, da ciò che comunemente si ha e soprattutto l’amore. Siccome si è sempre orientato alla ricostruzione del nido non essi e mai aperto all’amore. Scrive il componimento in occasione del matrimonio della sorella. È importante vedere come si nascosta dietro l’ape tardiva, che rappresenta il suo allontanamento dalla vita amorosa. A testimonianza della sua presenza nell realtà in cui vive, andiamo a leggere la siepe. LA SIEPE La siepe diventa per Pascoli il confine che gli permette di proteggere la sua proprietà, mentre per Leopardi rappresenta l’immaginazione. Mentre il decadentismo di Pascoli è un po’ istintivo (la vita è dolore, il poeta veggente, il fanciullino), D’Annunzio ha una personalità opposta; approderà alle poetiche decadenti più superficiali. D’Annunzio, partendo da un alto concetto di sé, mirerà sempre a vivere una vita al di sopra di ogni limite, all’insegna del “bel vivere” esteticamente parlando. Quindi va alla ricerca di esperienze eccezionali e del vivere inimitabile (gesto plateale, gesto eroico). È alla ricerca dell’essere in primo piano, apparire come un modello INIMITABILE: lotta per avere un ruolo (però infondato). Vita Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara da una famiglia borghese. Nel 1879 pubblica la sua prima raccolta di versi, “Primo vere”; sono raccolte un po’ d’imitazione, ha come modello Carducci. Verga. Nel 1881 si diploma e si trasferisce a Roma per frequentare l’università, ma poco dopo interrompe gli studi, attratto dalla vita mondana. 2 anni più tardi sposa la duchessa Maria Hardouin di Gallese, dalla quale avrà 3 figli. Per alcuni anni, scrive articoli per “La Tribuna” di Roma, nel frattempo porta avanti la sua attività di poeta e si cimenta nella prosa. Nel 1891 si separa dalla moglie e si stabilisce a Napoli, dove collabora con il quotidiano “Il Mattino”. In un primo momento, si ispirerà ai poeti russi contemporanei e scrive 2 romanzi (Episcopo, l’innocente); si accosterà alle teorie dí Nietzsche elaborando una sua teoria sul superuomo. D’Annunzio conosce l’attrice Eleonora Duse, con cui avvia un’importante relazione. Siederà in parlamento come deputato dell’estrema destra e sostiene il progetto di una forte corrente imperialistica dell’Italia. Nel primo decennio del 900 il modello del vivere inimitabile proposto da D’Annunzio diviene una moda, dando vita al fenomeno del “D’annunzianesimo”. Il piacere Nella prima fase approda all’estetismo paratico: sia culturale (inseguire l’arte) che pratico (vivere la vita come un’opera d’arte). Il verso è tutto, l’arte è il valore supremo e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori, si sottopone solo alla legge del bello (non c è distinzione). L’uomo si lascia ispirare dal bello e dai sensi, c’è un culto religioso dell’arte. La poesia nasce da altra letteratura, i versi dannunziani sono fitti di echi letterari. Espressione dell’ estetismo è il romanzo “il piacere” dove il protagonista è Andrea sperelli: un esteta, un uomo che si lascia guidare dalle passioni (alter ego di D’Annunzio), vive in una casa-museo all’insegna del godimento della vita ma si rivela un uomo corrotto (senza spina dorsale), nel senso che va dietro anche alle basse passioni per stare dietro a questo ideale di vivere la vita al massimo. Per questo vive l’amore come un continuo “trarre piacere”, per questo è un’idea egoista. L’esteta si isola in un mondo di arte e bellezza (non reale), caratterizzato da una maschera, cioè una “risposta ideologica al declassamento”: vuole riacquistare una posizione privilegiata, vuole il successo e la fama. Vuole condurre la vita di lusso aristocratico. D’Annunzio si preoccupa di produrre opere di successo, non si sottrae agli scandali (ha molte amanti), il suo modo di fare avrà un seguito. Soprattutto dalla classe borghese (corrotta, arricchita, che vive a mo di aristocrazia) avrà un seguito. Nel momento in cui lui scrive “il piacere” si rende che sta perdendo l’immagine di esteta, è proprio lui che in questo romanzo mette in evidenza gli aspetti negativi di questo personaggio. Andrea sperelli è un uomo dalla volontà debole e fa la propria vita come un’opera d’arte. La crisi si dimostra nel rapporto con la donna. Il principio di estetismo evidenzia la sua corruzione, ciò si vede nel rapporto amoroso: nella sua vita ci sono 2 donne, una è la femme fatale, l’altra è Elena Muti. Elena Muti lo lascia e lui stringe una relazione con una donna diametralmente opposta; inizialmente vede questa relazione come un modo per purificarsi, ma si lasceranno. D’Annunzio rischia di non essere più sulla cresta dell’o da e scrive un romanzo in cui critica lo stesso estetismo e presenta Andrea spere,lì come un uomo che prende coscienza della sua situazione. TESTO Elena lo aveva lasciato perché Andrea era in bancarotta. Questo esteta cerca stimoli al proprio piacere, non ha il discernimento del vero dal falso (pensa che tutto sia vero): crede vero un moto dell’anima ma non è così. Segue i propri istinti, confonde il sentimento con l’autocompiacimento. Non distingue il vero sentimento dal falso, perché è egoista e pensa solo a se. Domina l’anima con l’artifizio, la sua relazione con Maria (donna pura) lo ha portato a pensare che ingannare una donna fedele (Maria) non è stuzzicante quanto una donna passionale. Non si fa ingannare dall’amore, habere non haberi (possiede la donna e non è posseduto dall’amore). Momentaneamente D’Annunzio quindi abbandona l’estetismo e deve trovare una nuova fase, la fase della bontà in cui ha una produzione intimistica, di questo fa parte il poema “Consolazioni”. Si avvicina a Dostovjesky, il quale esplora la psiche e presenta tutti i turbamenti interiori dei personaggi. D’Annunzio quindi scrive dei romanzi tra cui “L’innocente”: un romanzo in cui esprime un’esigenza di rigenerazione e di purezza (fase della bontà) attraverso il recupero del legame coniugale e della vita a contatto con la campagna. Parla di una coppia in crisi, lei ha una relazione extraconiugale da cui nasce un figlio; i due decidono di rinsaldare questo amore nonostante il tradimento uccidendo il bambino. È un po’ come un finale a sorpresa, a sfondo quasi patologico. In questa fase della bontà c’è questa apparente volontà di recuperare i rapporti familiari e i sentimenti puri. In realtà queste raccolte presentano anche temi ambigui: passioni, morte. CONSOLAZIONE (confronto con Pascoli) È un ritorno al passato, è un proiettarsi al passato: si parla del colloquio affettuoso con la madre. La vede giovane, ci sono elementi in comune con la descrizione della madre di Pascoli (fare X interrogazione). Si parla del sogno, cioè il luogo d’incontro con la madre anche di Pascoli. La purificazione della madre D’Annunzio la può ottenere tramite la madre (vista come un’ostia, figura religiosa) Siamo in autunno, un autunno defunto. È un continuo dialogo, un continuo richiamare la madre. Prima le chiede se l’anima della madre la stesse ascoltando, ora le chiede se lo odiasse. C’è quindi un desiderio di purezza, e la purezza la cerca nel richiamo della madre. Anche D’Annunzio progetta dei ciclo: il ciclo dei romanzi della rosa, del giglio e del melograno. La Rosa è l’amore, il giglio è il fiore del superuomo, il melograno è la passione. Sono raccolte incomplete, come quelle di verga: al ciclo del romanzo della rosa appartiene il piacere, l’innocente e il trionfo della morte, a quello del giglio le vergini delle rocce, a quello del melograno appartiene il fuoco. I ROMANZI DEL SUPERUOMO Tutto ciò che propone D’Annunzio, ha la consapevolezza che sarà una proposta fallimentare: stravolgerà l’oltreuomo di Nietzsche. In D’Annunzio coesiste un’ambiguità, da una parte c’è l’esaltazione dell’uomo superiore, ma questo stesso uomo è tormentato da un senso di morte e sfinimento. C’è la coesistenza, l’attrazione per la grandezza e per la morte; in tutti i suoi romanzi presenta dei personaggi decadenti, pensiamo a Andrea Sperelli, che vive in modo corrotto ma ha preso consapevolezza del suo essere molle e isolato. Tutti questi personaggi di D’Annunzio sono alter ego di D’Annunzio. Pascoli si afferma l’immagine di un intellettuale che vive nella solitudine, presente e distante nel suo tempo perché ha difficoltà a inserirsi in questa società mentre D’Annunzio si erge al di sopra, capisce che l’esteta non ha successo e trova un’altra strafa ma è sempre un uomo inetto a inserirsi nel contesto sociale. Gli intellettuali che combattono contro il declassamento rivelano invece il fatto di non riuscire a conformarsi nella loro società. Di fondo ciò che vuole D’Annunzio è apparire, è sempre un esteta. SUPERUOMO il concetto di oltre uomo di Nietzsche verrà strumentalizzato da D’Annunzio e dalle tendenze politiche imperialistiche del 900. D’Annunzio coglie gli aspetti del pensiero di Nietzsche con una superficialità, trasformandolo in 1. rifiuto del conformismo borghese, dei principi egualitari che schiacciano la personalità, per lui non è possibile che ci sia uguaglianza. 2 Esaltazione dello spirito dionisiaco 3 Rifiuto dell’etica della pietà, dell’altruismo 4 esaltazione della volontà di potenza 5esaltazione del mito del superuomo Stravolge quindi l’oltreuomo con lo spirito di potenza, il desiderio di potenza, superiorità e disprezzo (imperialismo). Da una coloritura anti borghese, aristocratica, reazionaria e imperialistica. Egli si scaglia contro la realtà borghese del nuovo Stato unitario in cui il trionfo di principi democratici egualitari contamina il senso della bellezza. Il superuomo ha l’obiettivo di creare una nuova aristocrazia, un’élite che sappia tenere schiava la moltitudine di essere umani e che sappia elevare un nuovo stile di vita attraverso il culto del bello e l’esercizio della vita eroica. Il dominio di questa élite deve tendere a una nuova politica aggressiva dello Stato italiano. L’obiettivo quindi è quello di creare una nuova aristocrazia ed ebbe seguito, viene dipinto come un vate, il superuomo esteta. Il nuovo personaggio non nega l’immagine dell’esteta, l’estetismo diventa strumento di dominio della realtà. L’eroe dannunziano non si accontenta di essere isolato ma si adopera per imporre attraverso l’arte il dominio di un’élite violenta e raffinata insieme. È un tentativo che va in direzione opposta all’originale mito dell’esteta perché l’esteta diventa vate. Accanto alla celebrazione vi è comunque un senso di morte. Alla trilogia dei romanzi del giglio appartiene “le vergini delle rocce”, dove c’è un uomo che vuole procreare con una donna di antica nobiltà per creare il nuovo “re, discendente da una razza pura, che possa dominare l’Italia. Sempre per proporre un valore in contrapposizione ai valori borghesi, l’eroe (sdegnoso della realtà borghese)vuole portare a compimento l’ideal tipo latino: generare il superuomo, il futuro re di Roma che guiderà l’Italia. Nella nuova ideologia superomistica la decadenza, la morte non sono cancellate dall’interesse di D’Annunzio ma rovesciate, devono essere lo stimolo all’affermazione della vita e le azione eroiche. L’eroe lotta per raggiungere il proprio obiettivo, il quale deve scegliere tra 3 principesse aventi virtù distinte; non esiste la principessa che riunisca le tre virtù, non riuscirà a compiere il suo proposito.