Igiene e Pediatria dispensa 2024-2025 PDF
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2025
Paola Scarcella
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Summary
This document is a handout on Hygiene and Pediatrics for the 2024-2025 academic year. It discusses the concept of hygiene, distinguishing it from other medical disciplines and detailing various aspects of preventive medicine such as epidemiology, preventive medicine, public health, and health education. It emphasizes the promotion of health and protection from harmful factors.
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Anno Accademico 2024-2025 Corso di Igiene e Pediatria Prof.ssa Paola Scarcella Il termine Igiene deriva dalla dea greca Igea o dea dalla salute. Nell’ambito della scienze biomedi...
Anno Accademico 2024-2025 Corso di Igiene e Pediatria Prof.ssa Paola Scarcella Il termine Igiene deriva dalla dea greca Igea o dea dalla salute. Nell’ambito della scienze biomediche l’igiene si caratterizza per il fatto di avere come fine la difesa della salute dei singoli e della collettività. L'igiene ha come oggetto l'individuo sano per mantenerlo tale o addirittura per accrescere, promuovere la sua salute. Quindi l’igiene ha come scopo la promozione, il mantenimento e il potenziamento dello stato di salute degli individui e delle popolazioni. Ciò che differenzia l’igiene dalle altre discipline biomediche è dunque che essa non ha come oggetto di studio l'individuo malato e la ricerca di mezzi atti a diagnosticare e curare malattie già manifeste. Per esempio esistono molte discipline mediche specialistiche, oltre la medicina generale con i medici di base. Ci - sono specialisti come l'otorinolaringoiatra che cura le malattie del naso, dell’orecchio e della gola; oppure c'è il ginecologo e ostetrico che è lo specialista delle malattie dell'apparato femminile e delle eventuali malattie della gravidanza. Le diverse discipline della clinica: la clinica medica, la clinica chirurgica si occupano della diagnosi delle malattie e della terapia, cioè di riportare un individuo che è malato dopo aver fatto la diagnosi con un'adeguata terapia ad uno stato di salute. L’epidemiologia, la medicina preventiva, la sanità pubblica e l’educazione sanitaria L’igiene può essere suddivisa in diverse branche. L’epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione delle malattie nelle popolazioni, le loro cause ed i fattori di rischio ad esse associati, con il fine di attuarne la prevenzione. Essa quindi include l’osservazione dell’andamento delle malattie, l’individuazione delle cause e dei fattori di rischio che possono provocarne l’insorgenza e condizionarne la diffusione, gli studi sullo stato di salute della popolazione e quelli per individuare e valutare gli interventi atti a migliorare le condizioni di vita. L’epidemiologia è la base della prevenzione. La medicina preventiva tutela la salute dell’individuo e della collettività, utilizzando strumenti biomedici. Un tipico provvedimento di medicina preventiva sono le vaccinazioni. La vaccinazione è un provvedimento che serve a rendere un individuo immune, perchè non contragga la malattia per cui viene vaccinato. La vaccinazione si effettua sul bambino sano, di cui si potenzia la salute; se il E bambino non sta bene, se ad esempio ha un sintomo come la febbre, o una malattia non può essere vaccinato; ma si aspetta che sia completamente guarito. La vaccinazione non è un atto terapeutico, ma un provvedimento di medicina preventiva applicato ad individui sani attraverso mezzi di tipo biomedico, i vaccini. Dunque le vaccinazioni sono un provvedimento di medicina preventiva, servono a mantenere l'individuo sano, a non farlo ammalare, sono cioè degli interventi preventivi. Un intervento applicato al sano per mantenerlo sano, non è una terapia. La vaccinazione fa parte della prevenzione, si pratica prima della eventuale comparsa della malattia. La terapia serve a curare una malattia già manifesta, si somministra all'individuo già malato. E’ ben evidente che prevenzione e terapia sono concetti profondamente differenti Un altro intervento di medicina preventiva è la mammografia, che permette la diagnosi precoce del tumore al seno. La sanità pubblica tutela la salute dell’individuo e della collettività attraverso l’utilizzo di strumenti biomedici e non biomedici; si avvale di competenze non solo sanitarie, ma anche economiche, ingegneristiche, logistiche ecc.. Il termine pubblico significa che si tratta di azioni a beneficio di tutta la collettività. Un tipico intervento di sanità pubblica è la costruzione di acquedotti attraverso i quali viene fornita acqua potabile alle collettività. Gli acquedotti sono un opera di sanità pubblica di cui godono i paesi sviluppati. Nei paesi in via di sviluppo spesso non ci sono gli acquedotti e non si è sicuri della potabilità dell'acqua che si beve. E’ importante sottolineare che l’acqua è un veicolo di trasmissione di molti agenti patogeni. Le malattie E trasmesse attraverso l'acqua sono tantissime. Se l'acqua non è potabile, cioè non è controllata all’origine e non viene aggiunto il cloro all’acqua come si fa negli acquedotti, rappresenta un pericolo per la salute. Una malattia che può essere trasmessa dall’acqua non potabile è il colera, ancor oggi presente in molti paesi non sviluppati. Causate dall’ingestione di acqua contaminata sono anche le diarree infantili, tuttora una delle principali cause di mortalità dei bambini, nei paesi a risorse limitate. Anche l’epatite virale di tipo A (quella per cui non c'è la 3 vaccinazione obbligatoria) si trasmette attraverso l'acqua non potabile oltre che attraverso gli alimenti; anche la poliomielite, il tifo, il paratifo, la dissenteria si diffondono in questo modo. Bere acqua potabile evita molte malattie; è una delle forme più efficaci di prevenzione. Altre azioni di sanità pubblica sono lo smaltimento e l'eliminazione dei rifiuti liquidi o liquami. I rifiuti, se non rimossi, possono provocare malattie. Ci sono le fognature dinamiche, così chiamate perchè portano i liquami lontani dalla città per essere poi adeguatamente smaltiti. Ci sono i pozzi neri, che sono delle fognature statiche, che cioè non trasportano i liquami lontano dalle abitazioni, ma che comunque evitano la loro dispersione. In molti paesi invece le fognature non esistono, quindi i rifiuti liquidi, cioè i liquami, rimangono presso le abitazioni o vengono eliminati per strada e questo costituisce un problema sanitario, un rischio per la salute. Quindi prevenzione è anche lo smaltimento dei rifiuti. Sanità pubblica è anche il controllo della salubrità dell'aria che respiriamo. Molte malattie respiratorie sono dovute alla presenza di inquinanti nell'aria. E’ importante allora controllare la salubrità dell'aria con adeguate analisi di tipo chimico-fisico; quando la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria supera una certa soglia è necessario mettere in atto dei provvedimenti come il blocco della circolazione delle auto o la circolazione a targhe alterne: si tratta di provvedimenti di sanità pubblica, che non sono eseguiti da personale medico, ma attuati da altri professionisti e decisi dagli enti locali, come il comune. Spesso si tratta di regolamenti o di leggi che appunto tutelano la sanità pubblica. L’educazione sanitaria è un'attività di comunicazione, intesa ad incrementare o potenziare la salute, ad eliminare i fattori di rischio e a prevenire le malattie. L’educazione sanitaria può essere rivolta a singoli o a intere comunità. Molte attività di educazione sanitaria sono attività collettive e individuali, non sempre svolte da personale sanitario. È chiaro che gli operatori sanitari fanno educazione sanitaria: il medico che dà consigli alimentari o sull’attività fisica e spiega perché non bisogna fumare o consumare eccessive quantità di alcool; ma anche l’ostetrica o il ginecologo che insegnano alle madri come fare un corretto svezzamento fanno opera di educazione sanitaria. Ma questa attività non è appannaggio esclusivo del personale sanitario, ma anche degli educatori, dei formatori, degli insegnanti. Ad esempio spiegare ai bambini perché è importante fare attività fisica è compito di tutti gli insegnanti. Se le conoscenze degli insegnanti in campo sanitario sono di un buon livello, essi potranno spiegare meglio e trasmettere conoscenze precise, complete e di sicura efficacia. I momenti fondamentali dell'educazione sanitaria sono: l'acquisizione di conoscenze, la modifica degli atteggiamenti errati e l'adozione di comportamenti corretti. 1 La prima fase è l’acquisizione delle conoscenze da parte dei destinatari: pazienti, scolari, popolazione. generale, ecc. 2 La modifica degli atteggiamenti errati è il secondo momento: ad esempio se una persona fuma, attraverso. l'educazione sanitaria si vuole modificare l'atteggiamento cioè convincerlo a smettere di fumare o a diminuire, non fumare in presenza di altri (danni da fumo passivo). E’ chiaro che nell’educazione sanitaria entrano in gioco anche altre discipline, per esempio la scienza della comunicazione. Infatti questi messaggi vanno espressi in un modo accessibile, accettabile, persuasivo, convincente. La verifica dell'efficacia del messaggio è molto importante. tanto più quando la comunicazione avviene tra soggetti che hanno una continuità di rapporto, come può essere tra insegnanti e alunni, oppure tra utenti di una struttura ed educatori. Si è visto che il messaggio di educazione sanitaria se viene trasmesso da docenti e educatori, adeguatamente formati, è più efficace che se trasmesso da operatori sanitari, che non hanno un rapporto e una comunicazione assidua con gli alunni e gli utenti. 3 La terza fase è l’adozione di comportamenti corretti, come ad esempio una corretta alimentazione e una. adeguata attività fisica. L'educazione sanitaria richiede una sorta di feed-back del messaggio educativo, si tratta di un'attività di comunicazione in cui deve essere verificata l'efficacia del messaggio. La promozione e la protezione della salute La prevenzione si sostanzia in 2 principali attività: promozione dello stato di salute e protezione della salute dai fattori nocivi. La promozione della salute è l'individuazione e il potenziamento dei fattori che accrescono la salute.La protezione della salute è l'individuazione e la rimozione delle cause e dei fattori che creano danno alla salute. L’individuazione di questi fattori positivi e negativi è una sorta di diagnosi individuale e di comunità. Ad esempio l’alimentazione è un fattore di benessere: alimentarsi in modo corretto, introdurre cibo in maniera equilibrata sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo promuove la salute. Una buona alimentazione è 4 essenziale durante la gravidanza ed è un fattore fondamentale per la crescita e lo sviluppo del bambino dalla nascita e durante i primi anni di vita fino all’adolescenza. D’altra parte una alimentazione insufficiente o malnutrizione rappresenta un fattore negativo predisponendo a molte malattie. Soprattutto nei bambini gli effetti di una alimentazione insufficiente possono essere causa di gravi forme di malnutrizione che aumentano la probabilità di malattia e morte soprattutto nei paesi in via di sviluppo. L'educazione alimentare, nutrizionale fa anch’essa parte della prevenzione, in quanto promuove la salute. Anche vivere in un ambiente in cui l'aria è salubre, non inquinata è un fattore di salute. D’altra parte l’aria inquinata rappresenta un fattore di rischio per malattie respiratorie, soprattutto nei bambini. Una vita non stressata è un fattore positivo: è noto che vivere serenamente migliora lo stato di salute. Esistono delle relazioni ormai acclarate, evidenziate dalla ricerca scientifica fra l'ansia, lo stress e molte patologie anche fisiche; per esempio c'è un'ulcera dello stomaco che si chiama ulcera da stress. Un altro fattore di benessere è l'attività fisica a tutte le età, sin dall’infanzia. L’attività fisca migliora la salute e favorisce una crescita armonica del corpo. Non è solo un rimedio per soggetti che già hanno una patologia, per esempio che sono obesi o hanno la pressione alta, ma è un’attività che migliora in generale la salute perché migliora la circolazione del sangue. Attività fisica non vuol dire necessariamente attività sportiva o addirittura agonistica, ma semplicemente camminare, fare le scale, fare cioè un’attività fisica alla portata di tutti e non una vita sedentaria, che al contrario aumenta la probabilità di insorgenza di molte malattie cronico-degenerative. 5 La pediatria è una branca della medicina che si occupa dello sviluppo psicofisico dei bambini e della diagnosi e terapia delle malattie infantili. Anche se il termine pediatria vuol dire “medicina del bambino”, nell’accezione comune la pediatria è qualcosa di più, è la scienza del bambino o meglio la scienza dell’essere in via di sviluppo: quindi la scienza del bambino fin dal momento del concepimento: e quindi dell’embrione, del feto, del neonato, del bambino e dell’adolescente e comprende la conoscenza dello sviluppo normale e patologico. Infatti la peculiarità del bambino come oggetto di una branca medica è data dall’essere un soggetto in continua evoluzione. Ma la pediatria è anche la branca della medicina che si occupa della diagnosi e cura delle malattie infantili , sia di quelle tipiche ed esclusive dell’infanzia (malattie congenite, traumi da parto, disturbi della nutrizione del lattante, ecc.), sia di quelle che possono colpire il bambino, pur non essendo esclusive dell’età infantile, in quanto le particolarità biologiche dell’organismo infantile implicano peculiari problemi di ordine clinico e terapeutico. Fra le discipline cliniche della medicina la pediatria ha delle peculiarità: Quasi la metà del tempo del pediatria è dedicato al “bambino sano”, soprattutto nei primi anni di vita: E controlli di salute, attività di medicina preventive, consigli ed educazione sanitaria. La maggior parte delle malattie di cui si occupa il pediatra sono acute e benigne Anche nel caso di malattie caratterizzate da una lunga storia naturale come ad esempio l’asma o il diabete, il pediatra si trova a svolgere un ruolo di educatore di salute nei confronti del bambino e della famiglia Una peculiarità è che sempre il pediatra si trova ad avere un rapporto indiretto con il paziente/bambino. Infatti il pediatra ha anzitutto un rapporto con la famiglia e tende a considerare il bambino nell’ambito della famiglia. Tutti questi aspetti fanno della pediatria una disciplina meno ”specialistica” di altre (otorinolaringoiatria, gastroenterologia, ecc.) e più globale che si prende cura di tutti gli aspetti della vita e della salute del bambino anche in relazione al suo contesto di vita. Si può dire che la pediatria è come una medicina “generalista” del bambino, che si avvale poi di varie specializzazioni quali la neonatologia, la cardiologia pediatrica, la allergologia, la pneumologia, ecc. 6 Definizioni e significato di Salute La salute può essere definita in modi molto diversi; il modo più semplice è identificarla con l’assenza di malattia. Tale formulazione, seppure efficace, trascura la possibilità di patologie presenti e non manifeste. Una definizione di salute comunemente utilizzata, coniata nel 1948 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità tiene presente questo aspetto: “la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale” e non la semplice assenza di malattia. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in inglese World Health Organization (WHO) è un’agenzia dell'ONU, un'organizzazione sovranazionale. In quanto tale, l’OMS dà delle raccomandazioni, non emana leggi, perché le leggi sono competenza degli stati. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha un ruolo di indirizzo, quindi dà definizioni e raccomandazioni che possono o meno essere recepite dalle varie nazioni. Nella definizione di salute sono comprese 3 dimensioni, non solo quella della salute fisica, ma anche il benessere psichico, psicologico (quindi l’assenza non solo di malattie fisiche, ma anche mentali). Infine nella definizione entra anche il benessere sociale, cioè il vivere in una condizione di integrazione sociale. Ad esempio una persona immigrata non integrata, oppure una persona senza fissa dimora non si può definire una persona che vive in completo benessere fisico, mentale e sociale. Si tratta di uno stato ideale, una definizione di salute molto ambiziosa, non facilmente raggiungibile. D'altra parte quando si parla di salute, si deve avere un target che sia alto per non accontentarsi della semplice assenza di malattia. Infatti si può avere una patologia non manifesta. Ci sono delle malattie, come le malattie infettive, in cui è evidente la differenza tra lo stato di salute e lo stato di malattia: ad esempio nell’influenza appaiono subito dei sintomi chiari come la febbre o dei sintomi respiratori: la tosse o un aumento delle secrezioni mucose nasali, o ancora il dolore alle articolazioni. Ci sono però delle patologie definite croniche che non danno immediatamente sintomi. Un esempio è il tumore del seno, che è il tumore più diffuso fra le donne. Questa patologia dà dei sintomi solo quando raggiunge certe dimensioni, cioè solo quando è già in una fase avanzata. Esiste però un test per la diagnosi precoce, uno screening, che è la mammografia. Ma a che serve svelare il tumore in una fase precoce? Serve ad individuarlo quand'è molto piccolo, quando ha la grandezza di qualche millimetro ed eliminarlo, prima che possa crescere. L’efficacia di questo screening è evidenziata dal fatto che oggi l'87% delle donne che ha il tumore al seno guarisce. Lo screening identifica una malattia che non dà sintomi, cioè la persona che va a fare la mammografia periodica (e dovrebbe essere fatta da tutte le donne dopo i quarant'anni, a meno che non ci siano problemi o rischi particolari e quindi va fatta prima), è una donna apparentemente sana, che però può già avere una malattia che - viene identificata con un'indagine di medicina preventiva, cioè con lo screening mammografico. · jo Altri screening sono quelli neonatali (v. pag. 76) che, fatti nei primi giorni di vita del neonato, permettono di diagnosticare alcune malattie (fenilchetonuria, ipotiroidismo, fibrosi cistica, ecc.) e di iniziare precocemente la terapia che migliora la sopravvivenza e la salute del bambino. (RISCHIO di INFARTO) Un altro esempio è il controllo della glicemia per coloro che sono a rischio di diabete mellito (il diabete è una malattia purtroppo in aumento in Italia: ci sono 3 milioni di diabetici). Esistono alcuni fattori di rischio che devono spingere a fare questo screening: avere dei genitori diabetici, essere obesi o anche sovrappeso, avere una certa età, fare vita sedentaria ecc. IL controllo della glicemia eseguita su soggetti sani, privi di sintomi, può svelare uno stato di “pre-malattia”, di malattia asintomatica. Questi esempi ci fanno capire come parlare di semplice assenza di malattia è riduttivo per definire la salute. E infatti si usano gli screening per identificare delle malattie non ancora in atto o non ancora manifeste Ma un soggetto in queste condizioni, pur non avendo sintomi, non vive una condizione di completo benessere e questo ci fa intuire l’importanza di una definizione così esigente come è quella dell’OMS, che è alla base della prevenzione. Se ci si fermasse ad una definizione della salute come semplice assenza di malattia, molte malattie cronico- degenerative non sarebbero individuate precocemente ma in una fase in cui hanno già fatto dei danni ed è difficile ripristinare la condizione di salute. V SCREENING al COLON- > - TUMORE ALL'INTESTINO 7 TUMORI -SDIABETECARDIOVASCOLARI MALATTE Differenze tra malattie acute e cronico-degenerative Le malattie acute e croniche hanno delle caratteristiche decisamente diverse. Causa/fattore di rischio Le malattie infettive per la maggior parte sono malattie acute e sono determinate da una causa specifica, necessaria , che è l'agente patogeno. PROVOCA MALATTIA LA GENERA (VIRUS BATERIO) > - , , La malattia infettiva è sempre provocata da un agente patogeno, senza quest’ultimo non può esservi malattia infettiva. Si tratta di un modello causa-effetto molto semplice. E’ un rapporto altamente specifico, cioè ad un agente patogeno corrisponde una determinata malattia: al bacillo MALATTTusal I MONOFATTORIALI di Koch corrisponde la tubercolosi; il virus dell'HIV causa l'AIDS, il virus del morbillo causa il morbillo, il plasmodio falciparum la malaria. COVID-CORONAVIRUS Un uguale rapporto causa-effetto non è riconoscibile nelle malattie croniche, anche per la complessità della storia naturale di queste malattie. La storia naturale della malattia infettiva è semplice: al contatto con l’agente patogeno a cui segue il periodo di incubazione, c'è la manifestazione clinica , e poi quasi sempre la guarigione o assai più raramente la morte. Le malattie croniche hanno alla loro origine non una causa ma fattori di rischio. Il fattore di rischio è un fattore che comporta un aumento del rischio di insorgenza della malattia. Il fattore di rischio non è sufficiente nel determinare una malattia, ma agisce contemporaneamente ad altri fattori di rischio (esterni o interni all’organismo). escupio Tumore al POLMONE FUMO INQUINAMENTO : , Monofattoriali/Multifattoriali La causa o fattore causale è nelle malattie infettive è l’agente patogeno, le malattie croniche sono caratterizzate dalla presenza di più fattori di rischio. ⑪ Quindi le malattie acute sono dette mono-fattoriali, mentre le malattie croniche sono dette multi-fattoriali. Predisposizione MALATIA CRONICA E’ una sorta di terreno favorevole allo sviluppo di una determinata patologia. La predisposizione è ereditaria, può essere identificata attraverso la presenza in una famiglia di un ascendente o più ascendenti malati (es: diabete mellito). La predisposizione è più forte se ad avere la malattia sono i genitori, ma è spesso presente, anche se più debole, se ad essere malati sono altri consanguinei. Nel diabete mellito la predisposizione è più forte se è il padre ad essere malato. Quindi se un soggetto è predisposto, è più facile, anche in combinazione con altri fattori di rischio, la comparsa della malattia. Come tutti i fattori di rischio la predisposizione anche se fortemente presente non determina la comparsa della malattia. Nel caso del diabete mellito, anche se entrambi i genitori sono malati, non è detto che il figlio si ammalerà. Pur I avendo una forte predisposizione, se avrà uno stile di vita sano ed eviterà altri fattori di rischio comportamentali, non è detto che svilupperà la malattia. Anche alcuni tumori presentano una chiara predisposizione; tra questi alcuni tipi di tumori del seno e dell’intestino. Esistono anche altre malattie meno “importanti” che presentano familiarità: ad esempio l’artrosi e le vene varicose. N.B. Diverso è il caso delle malattie ereditarie, come per esempio l’anemia mediterranea, di cui si può avere la forma completa (morbo di Cooley) o la forma incompleta. La modificazione genetica all’origine di questa patologia è un fattore causale e non un fattore di rischio (predisposizione). N.B. Nelle malattie infettive la presenza di più membri di una famiglia ammalati della stessa malattia è legata al contagio. Quindi, la predisposizione è assente nelle malattie infettive. NELLE MALATIE Acute Assente la PREDISPOSIZIONE > - E' Età di comparsa E’ evidente che ci si ammala di malattie infettive anche da adulti e anziani, ma la maggior parte delle malattie infettive si hanno durante l’infanzia e l’età giovanile. Le malattie croniche invece sono tipiche dell’età adulta e anziana. Ci sono tuttavia malattie croniche dei più giovani come il diabete mellito giovanile, e alcuni tumori. 8 Esordio improvviso/subdolo L’esordio è improvviso (acuto) nelle malattie infettive, mentre è subdolo, poco evidente nelle malattie croniche. Le malattie acute sono caratterizzate da un esordio chiaro, acuto, improvviso. Si passa repentinamente da una condizione di salute ad una condizione di malattia: la persona comincia a sentirsi male, in molti casi compare la febbre, compaiono dei sintomi legati all’interessamento dell’organo es : bersaglio: nel caso di una malattia dell’apparato respiratorio: tosse, aumento delle secrezioni, ecc.; nel caso dell’apparato digerente: nausea, vomito, diarrea, ecc. I sintomi sono quasi sempre tipici tanto che in genere il medico fa la diagnosi con facilità. Invece nelle malattie croniche, quasi sempre l’esordio è subdolo: la malattia non ha dei sintomi chiari, all’inizio. Per esempio il diabete mellito è lungamente asintomatico, talvolta anche quando la glicemia è molto elevata. Si possono avere dei sintomi generici (non tipici) come la stanchezza, ecc. Spesso nelle patologie croniche, quando i sintomi si manifestano chiaramente, la malattia è già presente da tempo; per esempio l’infarto del miocardio si manifesta in modo acuto (il malato sente in molti casi un dolore forte, nella zona cardiaca) ma le coronarie (arterie che portano il sangue al cuore) dell’infartuato hanno cominciato ad essere danneggiate, ammalate molti anni prima, senza dar luogo a sintomi. esempio : PRESSIONE ALTA, , IPERTENSIONE Periodo di incubazione/fase di latenza Nelle malattie infettive l’incubazione è il periodo che intercorre dal contatto con l’agente patogeno alla manifestazione dei sintomi. esempio : E’ un tempo con una durata definita a seconda della malattia; nell’influenza è 24-48 ore, nel morbillo 2-3 settimane, ecc. Quindi nella malattia infettiva, sulla base del periodo di incubazione, è possibile ricostruire il momento in cui il soggetto si è infettato. Nelle malattie croniche non c’è il periodo d’incubazione; si può definire una fase di latenza che è il periodo in cui i fattori di rischio agiscono nell’individuo e producono delle alterazioni responsabili della malattia. Il momento in cui iniziano alterazioni significative che diventano stabili dando luogo alla patologia cronica non è quasi mai riconoscibile. E’ noto, tuttavia, che la malattia sintomatica è quasi sempre preceduta da una fase asintomatica (latenza) che può durare molti anni. come la-X Decorso acuto/cronico MALATIA SI Il decorso acuto è caratterizzato da un inizio improvviso, acuto, con sintomatologia evidente e tipica della MANIFESTA malattia; i sintomi raggiungono un loro acme, la massima intensità; poi in modo spontaneo, cioè senza l’intervento di farmaci, si va verso una riduzione dei sintomi, fino alla loro scomparsa; si ha quindi la fase detta di convalescenza, in cui l’individuo torna alla condizione precedente la malattia (guarigione). Il decorso acuto in genere ha una durata di pochi giorni o qualche settimana. Il decorso cronico è molto diverso. La malattia inizia in modo subdolo: non ci sono sintomi tipici della malattia, ma generici: stanchezza, malessere ecc. Con la comparsa di sintomi più specifici si può avere una fase di acuzie seguita da remissioni (riduzione o scomparsa dei sintomi) e riacutizzazioni o recidive. Raramente la malattia cronica guarisce e tende piuttosto a protrarsi per tutta la vita. Sintomi chiari/sintomi generici Nelle malattie acute i sintomi sono caratteristici e subito manifesti, sono dapprima di intensità crescente (acuzie) e quindi decrescenti fino alla guarigione. Nelle malattie croniche i sintomi sono generici e solo tardivamente specifici; possono attenuarsi e riacutizzarsi. Guaribili quasi sempre/quasi mai Le malattie infettive sono quasi sempre guaribili; l’individuo sano supera la maggior parte delle malattie infettive semplicemente facendo affidamento sulle sue capacità di difesa. Le malattie croniche non sono quasi mai guaribili. Ci sono delle malattie croniche guaribili, per esempio determinati tumori, che se diagnosticati precocemente, possono guarire. Dall’altra è anche vero che alcune malattie infettive non guariscono: per esempio L’AIDS. Una volta che il virus. wB. [ dell’HIV infetta l’individuo non è più eliminabile. L’AIDS è una malattia infettiva che, grazie alla terapia, può diventare cronica. Anche alcuni tipi di epatiti virali hanno queste caratteristiche. RESTITUZIONE ALL'INTEGRITA Restitutio ad integrum La restitutio ad integrum è un termine medico che si usa per dire che la persona ritorna alla condizione che aveva precedentemente alla malattia, ritorna alla situazione che aveva prima di ammalarsi. 9 La restitutio ad integrum è presente quasi sempre nelle malattie infettive, acute. Invece nelle malattie croniche la restitutio ad integrum è molto rara, come la guarigione. Presenza diO esiti Conseguenze LEGATE alla MALATIA - L’ultima differenza è legata alla precedente, ma aggiunge anche qualche cosa di diverso: nelle malattie acute gli esiti, le conseguenze della malattia sono rari. Quando si guarisce si ritorna alla condizione precedente. Ci sono anche delle malattie infettive in cui rimangono degli esiti, delle conseguenze. Per esempio nella poliomelite, malattia oggi debellata in Italia grazie alla a : E vaccinazione, ma non in tutto il mondo. Quando questa malattia guarisce rimangono delle conseguenze: sono delle paralisi in genere agli arti inferiori. La persona è guarita ma non ha la restitutio ad integrum, rimangono degli esiti. Nelle malattie croniche, invece, gli esiti sono molto frequenti. La persona malata di diabete mellito non solo non guarisce, ma può avere delle complicazioni, esiti della : S malattia quali arteriopatie degli arti inferiori con possibili necrosi a carico del piede, delle arterie retiniche fino alla cecità. Un nuovo concetto di salute La definizione dell’OMS, pur avendo avuto grande importanza, è tuttavia figlia del tempo in cui è stata formulata: poco dopo la seconda guerra mondiale la vita media si fermava a 50 anni e le malattie infettive rappresentavano la prima causa di morte e le malattie croniche erano molto meno frequenti. Oggi la situazione epidemiologica è ben diversa: la vita media è di circa 80 anni e ci si ammala e si muore soprattutto per malattie cronico- degenerative. In questo mutato contesto è difficile immaginare che ci sia una persona veramente sana secondo la definizione & dell’OMS: è difficile che nel corso di una lunga vita non ci si ammali di almeno una malattia cronico- degenerativa. Si è affermata nel tempo la necessità di una nuova definizione di salute meno statica e più dinamica. Infatti: - La salute non è uno stato, ma una dimensione dinamica. Essa varia per ogni individuo in relazione alle circostanze. La salute è definita non solo dai professionisti della salute, ma anche dalla persona, in relazione ai suoi bisogni funzionali. La salute è la capacità dell’individuo di adattarsi continuamente all’ambiente fisico e sociale che lo circonda. Si tratta di un nuovo approccio alla salute, non più orientato solamente alla singola malattia, ma alle diverse dimensioni dell’individuo e alle sue interazioni con l’ambiente. 10 Fattori endogeni ed esogeni e salute I determinanti della salute sono i fattori che influenzano lo stato di salute di un individuo e più estesamente di una comunità o di una popolazione. Tali determinanti fanno riferimento ai fattori genetici, agli stili di vita, alle condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali delle persone, all’esposizione ai rischi, alle condizioni di vita e di lavoro; inoltre all’accesso ai servizi e alle reti sociali, cui possono attingere in caso di necessità. Il modello concettuale ha al centro le caratteristiche biologiche (sesso, età e patrimonio genetico) ovvero i determinanti non modificabili; più esternamente ci sono i determinanti modificabili cioè suscettibili di essere corretti e trasformati come gli stili di vita individuali e poi i “determinanti di contesto” ambientali, che pure sono modificabili. Tutti i determinanti possono influire anche sulla salute della coppia madre-bambino e determinare problemi di salute in entrambi. E’ chiaro che la salute della madre sarà fondamentale per lo sviluppo del bambino sia durante la vita intrauterina che durante l’allattamento. Pertanto è importante prenderli in cosiderazione attentamente FATORICONCONTO NASCE dall'interno Fattori endogeni VIENE - dell'INDIVIDUO > Sono fattori propri, intrinseci all’individuo e sono pertanto fattori non modificabili; fra questi dobbiamo citare l’età, il sesso e i fattori genetici. O Età Le malattie infettive sono più frequenti durante l’infanzia, mentre le malattie cronico-degenerative sono più tipiche dell’età anziana. Un aspetto particolare da considerare nell’ambito della salute del bambino è il rischio di malattie genetiche all’aumentare dell’età materna. In particolare è noto che la probabilità di concepire un bambino con la sindrome di Down aumenta all’aumentare dell’età materna, probabilmente in conseguenza dell’invecchiamento del partrimoniom di ovuli della madre. C Sesso Alcune malattie sono di gran lunga più frequenti in uno dei due sessi. Ad esempio le malattie cardiovascolari, il tumore del polmone presentano una maggiore frequenza nel sesso maschile. L’osteoporosi, il tumore della mammella sono più frequenti nel sesso femminile. Z ↓ TUMORE all'utero TUMORE PROSTATA 11 DETERMINA OGNI INDIVIDUO al DNA -LEGATI Fattori genetici I fattori genetici possono comportarsi come delle cause o dei fattori di rischio. Sono dei veri e propri fattori causali quando ad un errore genetico corrisponde una patologia, come ad esempio nella trisomia 21 o sindrome di Down. In questa sindrome i cromosomi 21 anziché essere una coppia sono tre. Il fattore che predispone è l'età della madre; più una donna è avanti negli anni e più è facile che il suo ovulo, cioè il gamete femminile, presenti questa caratteristica anomala. La madre può anche essere una donna giovane, ma la frequenza di questo errore genetico aumenta al crescere dell'età al momento del concepimento. - Un'altra malattia in cui il fattore genetico agisce come causa, che è molto frequente in Italia e nei paesi mediterranei è l'anemia mediterranea. Ci sono dei portatori di questo difetto genetico, che se si sposano tra di loro possono concepire un figlio con l’anemia mediterranea o morbo di Cooley. Una semplice analisi del sangue può svelare la condizione di portatore di anemia mediterranea. so TALASSEMIAIGlobuli ROSSI HANNO della FORMA ALTERATA I NON Diversamente dalla sindrome di Down, nel caso dell’anemia mediterranea la malattia genetica dipende sia dal TRASPORTANO padre che dalla madre. OSSIGENO Altra malattia che riconosce un fattore genetico come causa è l’emofilia. > -DISTURBO della Coagulazione del Sangue I fattori genetici si comportano invece come fattori di rischio quando aumentano la probabilità di avere una determinata malattia: si parla allora di predisposizione ereditaria o di familiarità Ancora oggi il bravo medico, durante la visita ad un paziente, dopo aver fatto l’anamnesi personale fa anche quella familiare: chiedendo notizie sulle patologie presenti nella famiglia prova a capire se quel soggetto ha una familiarità per determinate malattie. Oggi è possibile attraverso i test genetici svelare la predisposizione per alcune condizioni. Nel diabete mellito un fattore di rischio importante è la predisposizione ereditaria. Nel caso del diabete la predisposizione che viene dal padre è più forte di quella che viene dalla madre, se entrambi i genitori sono diabetici, la predisposizione è molto forte. Tuttavia anche in quest’ultimo caso, se il soggetto elimina i fattori di rischio comportamentali come la sedentarietà e una alimentazione ipercalorica ed eccessivamente ricca di zuccheri semplici, potrà non ammalarsi di diabete. Infatti la predisposizione è un fattore di rischio, e non una causa. Attraverso comportamenti salubri e stili di vita corretti, dunque esiste la possibilità di evitare le malattie a cui siamo predisposti. - Anche per molte malattie cardiovascolari e per molti tumori è nota una predisposizione. La familiarità oltre che per condizioni patologiche esiste anche per situazioni positive, per esempio la maggiore longevità, che rappresenta uno dei risultati del miglioramento delle condizioni di vita. Il fatto che tante persone vivano a lungo e per molti anni in buona salute è uno straordinario successo. L'Italia è uno dei paesi con la speranza di vita tra le più alte del mondo (> 80 anni), soprattutto nelle donne. I motivi alla base di questo sono complessi e non tutti noti. In ogni caso la longevità dipende anche dalla genetica: avere dei nonni, dei genitori ultranovantenni indica una predisposizione alla longevità. 12 Si Può AGIRE MODIFICANDO I COMPORTAMENTI NOCIVI Fattori comportamentali o abitudini personali ↑ Diversamente dai fattori genetici, questi sono fattori acquisiti in vario modo durante la vita e quindi modificabili. Possono essere dei fattori positivi: alimentarsi correttamente, fare attività fisica, le corrette abitudini igieniche (lavarsi i denti e le mani), etc., ma anche essere fattori negativi: alimentazione scorretta, sedentarietà, fumo di tabacco, eccesso di alcool, uso di droghe, ecc.. Le abitudini personali si combinano variamente con la predisposizione genetica; si può anche non ammalarsi di - una determinata malattia verso la quale si ha familiarità, se si evitano comportamenti nocivi. Ad esempio: le vene varicose sono una malattia molto frequente, che colpisce anche persone giovani. Si tratta di una malattia, per cui è nota una predisposizione, ma molto dipende dal comportamento negativo che è stare in piedi per lungo tempo fermi. La stazione eretta comporta un affaticamento della pompa venosa con conseguente comparsa delle varici. È quindi una malattia professionale per esempio dei banchisti, dei commessi, di coloro che per lavoro sono costretti per molte ore a stare in piedi fermi. Alimentazione e nutrizione L’alimentazione può costituire un fattore di malattia, ma al tempo stesso può rappresentare un fattore di promozione della salute o fattore di prevenzione del danno. Una alimentazione adeguata aiuta e favorisce la normale crescita dei bambini, degli adolescenti fino all’età adulta; aiuta a prevenire numerose malattie e a mantenere buone condizioni fisiche e mentali; è indispensabile per la donna durante il periodo della gravidanza e dell’allattamento. Viceversa una alimentazione inadeguata ha effetti più o meno dannosi a seconda della gravità di tale inadeguatezza, della sua durata, dell’età delle persone. Nell’infanzia e nella gravidanza, cioè durante le fasi di sviluppo dell’organismo, i danni sono più gravi. Alimentazione inadeguata significa anche alimentazione eccessiva e in ogni caso non equilibrata. Dunque una alimentazione scarsa o incompleta causa all’organismo una serie di danni e di alterazioni che vengono definite denutrizione o iponutrizione o malnutrizione per difetto. Anche l’eccesso di alimenti e in particolare di alcuni alimenti può essere dannosa e provocare quella che è nota come malnutrizione per · eccesso, cioè soprappeso e obesità. Per capire i danni causati dalla cattiva o insufficiente alimentazione, è necessario sapere cosa è l’alimentazione, cosa si intende con questo termine e a cosa serve alimentarsi. Con il termine alimentazione si intende l’introduzione di cibo, di alimenti, cioè di materiale indispensabile a mantenere in vita l’organismo. ⑪ Ma alimentazione non vuol dire necessariamente corretta alimentazione, mentre con il termine nutrizione si intende l’introduzione di sostanze nutritive. Esistono infatti dei cibi che non hanno alcun valore nutrizionale, il cosiddetto cibo spazzatura, cibo che è calorico ma non ha valore nutrizionale, non è necessariamente nocivo, ma privo di valore nutritivo. Se si vuole parlare di corretta alimentazione, bisogna riferirsi alla nutrizione, cioè all'introduzione di sostanze nutrienti, o semplicemente di nutrienti. All'interno di ogni alimento sono contenuti i nutrienti, che sono più o meno prevalenti a seconda dell'alimento. Ogni alimento contiene vari nutrienti (carboidrati, proteine, grassi, acqua, vitamine e minerali), ma nessun alimento contiene da solo tutti i nutrienti, per cui per introdurre tutti i nutrienti è necessario anzitutto che la dieta sia variata. Perché è necessario nutrirsi? La domanda, da una parte, può apparire semplice, dall'altra ha una sua complessità. Infatti i motivi per cui ci si alimenta, cioè si introducono nutrienti sono diversi. Il primo, il più ovvio, è perché nutrirsi è una necessità fisiologica, senza nutrirsi non si vive. Senza cibo vengono a mancare le sostanze nutritive necessarie alla vita, quindi ci si alimenta per un bisogno fisiologico. Alimentarsi serve per lo sviluppo e la crescita durante l’infanzia e l’adolescenza, ma anche per avere energia per lavorare e per svolgere tutte le attività della vita e ancora per il mantenimento del corpo in buona salute e per il recupero e la ripresa dopo malattie, ecc. Nutrizione dunque significa introduzione corretta con gli alimenti di tutti i nutrienti. ④ I nutrienti sono l'acqua, i minerali, le vitamine, i carboidrati, i grassi e le proteine. Questi sono i nutrienti o le sostanze nutritive e sono contenuti nei cibi in quantità, in percentuali diverse, ma non c'è nessun cibo che corrisponde a un nutriente cioè non c'è nessun cibo che è fatto solo di grassi, non c'è nessun cibo che è fatto SANA/BUONA ALIMENTAZIONE 13 ↓ Ci Può AIUTARE LA PIRAMIDE ALIMENTARE INTRODURRETUNINUTRIENT (PER OGNI ETA' solo di proteine, anche se ci sono dei cibi dove la percentuale di proteine è prevalente. Gli alimenti sono un mosaico di nutrienti talvolta addirittura non hanno valore nutritivo. Si distinguono alimenti di origine vegetale e animale. Gli alimenti di origine vegetale sono le farine, gli oli, i legumi, frutta e verdura, ecc. Gli alimenti di origine animale sono le carni, i pesci e le uova, il latte e tutti i derivati. Le funzioni degli alimenti sono essenzialmente tre: funzione energetica: si intende la funzione del cibo di fornire energia necessaria per lo svolgimento di ogni movimento volontario o involontario e per il funzionamento di ogni organo. I nutrienti utilizzabili come combustibile sono i carboidrati e i grassi, solo in misura secondaria le proteine, che svolgono invece principalmente la funzione plastica. funzione plastica: la funzione plastica consiste nella fornitura di materiale plastico per la creazione di nuove cellule e la produzione di sostanze necessarie all’organismo. Questo processo è fondamentale per la crescita e lo sviluppo, ma anche per la riparazione e la rigenerazione dei tessuti. Il materiale plastico per eccellenza sono le proteine; ma anche alcuni minerali (calcio, fosforo, ecc), i grassi e l’acqua hanno funzione plastica. O In questa funzione di costruzione rientra anche la formazione degli anticorpi, che sono formati da proteine. funzione regolatrice: alcuni nutrienti hanno come compito prioritario quello di regolare alcune funzioni dell’organismo, di alcuni organi, dei tessuti. Sono essenzialmente i minerali e le vitamine. Ad esempio la vitamina D regola la mineralizzazione delle ossa. Alimentazione in gravidanza La qualità dell’alimentazione materna durante la gravidanza è uno dei fattori che può influenzare in maniera significativa la salute della gestante e del nascituro, non solo durante il periodo fetale e neonatale, ma anche successivamente alla nascita. SE PRENDE Nel primo trimestre di gravidanza, l’incremento di peso della gestante si deve all’aumento del volume di sangue MENO di e alla crescita dell’utero. 7 kg Non è quindi un incremento di peso rilevante (può essere all’incirca di un chilo) e, a meno che non vi siano NON VA situazioni di particolari carenze o di sottopeso della donna, non è necessario modificare l’apporto di energia: la BENE dieta deve essere variata, completa, equilibrata e deve includere l’integrazione con le vitamine e minerali, in particolare ferro e acido folico, il cui fabbisogno difficilmente può essere soddisfatto unicamente con la dieta. Nel secondo trimestre, il peso, per donne normopeso, cresce di circa 0,5 kg alla settimana. I LARN consigliano un’aggiunta di 300 kcal/die per il secondo semestre di gravidanza e di 460 kcal/die per il terzo trimestre. INDICE di MASSA CORPOREA È bene ricordare che il fabbisogno aggiuntivo di energia in gravidanza e l’aumento auspicabile di peso va ↳ comunque stabilito individualmente e varia a seconda dell’IMC pre-gravidanza. Per una donna normopeso (IMC precedente alla gravidanza compreso tra 20 e 25), ad esempio, l’incremento di peso ideale dovrebbe essere compreso tra 10 e 12 kg. Può essere diverso se la gestante è sottopeso, sovrappeso o in caso di gravidanza gemellare. Un eccessivo incremento ponderale durante la gravidanza è da evitare perché responsabile di complicanze r pericolose sia per la futura mamma (gestosi, diabete gestazionale e parto prematuro), ma anche per il nascituro, che può presentare ad esempio macrosomia o essere a rischio di lesioni durante il parto. Durante l’intero periodo della gestazione è bene seguire una dieta varia e sana per assicurare al feto tutti i nutrienti di cui ha bisogno per lo sviluppo. In gravidanza e durante l’allattamento aumenta il fabbisogno di proteine, di vitamine fra cui la A, la D, la C, la B12, l’acido folico, di minerali e di lipidi in particolare di acidi grassi essenziali. Solo in poche occasioni e per alcuni nutrienti l’aumento dei fabbisogni non può essere coperto dalla dieta e si rende necessaria la prescrizione di supplementi. In particolare si raccomanda attenzione alla supplementazione con acido folico che può ridurre in maniera significativa l'incidenza di alcune gravi malformazioni del "tubo neurale" fra le quali la spina bifida e al ferro e vitamina A, soprattutto nelle zone in cui si risocntra carenza a livello di popolazione. Utili (anche prima del concepimento) i supplementia base di ferro (specialmente durante il secondo e il terzo trimestre in cui vi è una tendenza all'anemizzazione). 14 GRASSI BUONI Il consumo di adeguate quantità di acidi grassi essenziali, in particolar modo della serie omega-3, presenti nel pesce, soprattutto quello detto “azzurro”, è importante per la crescita e lo sviluppo del sistema nervoso centrale del neonato e per lo sviluppo della retina. Per coprire il fabbisogno di acidi grassi essenziali, si può ricorrere su consiglio del medico ad alimenti fortificati o ad integratori. La dieta deve soddisfare le richieste dell’organismo sia della gestante che della nutrice in modo da garantire lo sviluppo ottimale del bambino e la salute della donna. Gli alimenti cheO non devono mancare sono: 8 pesce, carne, uova O latte e derivati del latte ⑧ alimenti ricchi di amido, piuttosto che di zuccheri semplici ⑧ frutta e verdura O alimenti ricchi di fibra, per contrastare la stipsi, spesso presente in gravidanza. La dieta A partire dalle indicazioni precedenti, è opportuno: frazionare l’alimentazione quotidiana in 4-5 pasti mangiare lentamente, per evitare l’ingestione di aria che può dare un senso di gonfiore addominale seguire una dieta il più possibile varia e contenente tutti i principi nutritivi preferire alimenti freschi per mantenerne inalterato il contenuto di vitamine e minerali consumare ogni giorno verdura cotta e cruda e frutta preferibilmente di stagione consumare con moderazione i legumi secchi che potrebbero favorire la comparsa di meteorismo e coliche addominali preferire le carni magre tipo pollo, tacchino, manzo cucinate alla griglia o in forno o in umido consumare il pesce almeno due volte a settimana, perché ricco di acidi grassi essenziali e privilegiare sogliola, merluzzo, nasello, trota, palombo, dentice, orata, cucinati alla griglia o al cartoccio o al vapore o in umido. Evitare i pesci conservati sott’olio o in salamoia. Evitare il consumo di molluschi e crostacei consumare non più di 2 uova a settimana, cucinate alla coque o in camicia o a frittata cotta al forno o in padelle antiaderenti (quindi senza condimenti) consumare latte e/o yogurt, preferibilmente a ridotto contenuto di grassi evitare i cibi di origine animale crudi o poco cotti e gli insaccati ridurre il consumo di grassi animali (burro, lardo) e preferire l’olio extravergine d’oliva ridurre al minimo il consumo di carboidrati raffinati (zucchero, dolci, gelati) preferendo modiche quantità di pasta, pane, patate evitare caramelle, bevande zuccherate, prodotti di pasticceria, cioccolato, cibi fritti, condimenti molto elaborati bere abbondantemente durante tutta la giornata, circa 2 litri di acqua, preferibilmente oligominerale evitare le bevande alcoliche e limitare il consumo di caffè limitare il consumo di sale. 15 STILI DI VITA SALUTARI: ATTIVITÀ FISICA - > STRUMENTO MIGLIORE PER PREVENIRE MOLTE PATOLOGIE L'organismo umano non è nato per l'inattività: il movimento gli è connaturato e una regolare attività fisica, anche di intensità moderata, contribuisce a migliorare tutti gli aspetti della qualità della vita. Al contrario, la scarsa attività fisica è implicata nell'insorgenza di alcuni tra i disturbi e le malattie oggi più frequenti: diabete di tipo 2, malattie cardiocircolatori (infarto, miocardico, ictus, insufficienza cardiaca), tumori. Attività fisica. Quale? NO SPORT Quando si parla di attività fisica non è raro incorrere nell'errore di confonderla con lo sport. Non è così. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la definisce come qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico. In questa definizione rientrano quindi, non solo le attività sportive, ma anche l'attività lavorativa di coloro che svolgono un lavoro manuale e normali movimenti della vita quotidiana, come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e i lavori domestici. Per svolgere attività fisica, quindi, non è necessario trovare del tempo espressamente dedicato a questo. Si può SNWT trovare l'occasione di fare movimento in ogni momento della giornata trasformando le normali attività quotidiane, in un pretesto per fare un po' di esercizio. Le cifre 150 minuti In Italia il 30% degli adulti tra 18 e 69 anni svolge, nella vita quotidiana, meno attività fisica di quanto è SETTIMANA A di raccomandato e può essere definito sedentario. In particolare, il rischio di sedentarietà aumenta con il progredire CAMMINATA dell'età, ed è maggiore tra le persone con basso livello d'istruzione e difficoltà economiche. La situazione è migliore nelle regioni del nord Italia, ma peggiora nelle regioni meridionali (Rapporto PASSI 2011). Secondo i dati ISTAT, nel 2010 in Italia il 38% delle persone da 3 anni in su ha dichiarato di non praticare, nella vita quotidiana, né sport né altre forme di attività fisica. Secondo i dati del sistema di monitoraggio Okkio alla salute, soltanto 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e circa 1 bambino su 4 (26%), al momento della rilevazione, dichiarava di non aver svolto alcuna attività fisica il giorno precedente l'indagine. Come in altri paesi europei, l'attività motoria della popolazione in Italia è diminuita di pari passo con i grandi cambiamenti del lavoro e dell'organizzazione delle città. Da una parte lo sviluppo dell'automazione, anche nel lavoro domestico, e il deprezzamento sociale del lavoro manuale, dall'altra la dominanza del trasporto motorizzato e la riduzione di spazi e sicurezza per pedoni e ciclisti. Assieme a questi fattori, si sono sempre più ristretti gli spazi per il gioco libero dei bambini e per i giochi e gli sport spontanei e di squadra; queste attività hanno ora luoghi deputati la cui accessibilità è limitata ed ha un costo, non solo monetario. Inoltre, giocano un ruolo il valore che viene socialmente assegnato alle attività motorie ed altri fattori come i modelli genitoriali e il peso attribuito all'attività motoria nel curriculum scolastico. Questi ostacoli rendono difficili i comportamento motori attivi. Quanto muoversi? Non esiste un livello di attività fisica che sia valido per ogni persona. Né è semplice misurare la quantità di movimento svolto. Nel 2010 l'OMS ha comunque tentato di dare indicazioni chiare valide per tutti, stabilendo la quantità minima di attività fisica per tre gruppi di età: 16 bambini e ragazzi (5 - 17 anni): almeno 60 minuti al giorno di attività moderata - vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive adulti (18 - 64 anni): almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa, con esercizi di rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno 2 volte alla settimana anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l'avvertenza di svolgere anche attività orientate all'equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni, dovrebbe fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni. In ogni caso è stato evidenziato che in verità non esiste una precisa soglia al di sotto la quale l'attività fisica non produce effetti positivi per la salute. Risulta quindi molto importante il passaggio dalla sedentarietà ad un livello di attività anche inferiore ai livelli indicati dalle linee guida. Importante anche impegnarsi personalmente per modificare il contesto in cui si vive al fine di sostenere i cambiamenti necessari per rendere più facile l'adozione di uno stile di vita sano e attivo nella proprio città, nei luoghi di lavoro e di studio Anche nei primi anni di vita (0-3) l’attività fisica agisce positivamente sia sul corpo sia sulla mente, pertanto i bambini possono iniziare a praticare “sport” dalla più tenera età. Naturalmente i bambini devono vivere lo sport con gioia e serenità. Da 0 a 3 anni sarà necessaria la presenza dei genitori. Non si deve sotto i 6 anni praticare nessuno “sport” in maniera agonistica, ma si deve abituare il bambino semplicemente ad usare i propri muscoli. L’attività fisica per il bambino nei primi anni di vita deve essere l’occasione che consente la crescita sana e armonica del suo corpo e per socializzare con i coetanei. Fin dai primi mesi di vita si può andare in piscina (nei corsi previsti per madre e bambino insieme), successivamente ci sono le passeggiate , le corse e i giochi di movimento (palla). Rischi di una vita sedentaria La sedentarietà, oltre a predisporre all’obesità, può compromettere altri aspetti della salute. Uno stile di vita poco attivo è un fattore di rischio per patologie come la cardiopatia coronarica, il diabete, il tumore al colon etc. La vita sedentaria è una condizione predisponente, insieme ad una cattiva alimentazione di importanti patologie, quali: diabete di 2 tipo disturbi cardiocircolatori (infarto, miocardico, ictus, insufficienza cardiaca) insufficienza venosa sovrappeso e obesità osteoporosi, artrite ARTROSI/MALATTIA DEGENERATIVA) ipertensione arteriosa aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue alcuni tumori. L’attività fisica regolare rappresenta un fattore protettivo per le malattie cardiovascolari e il diabete, sia in termini di mortalità che di morbilità. In particolare, agisce abbassando la pressione arteriosa e i valori dei trigliceridi nel sangue, aumentando il colesterolo HDL (colesterolo buono) e migliorando la tolleranza al glucosio. Una buona salute, forma o condizione fisica è garantita da uno stile di vita sano piuttosto che da una eredità genetica. Una vita attiva è lo strumento migliore per prevenire molte patologie. Per mantenersi in buona salute è necessario “muoversi” cioè camminare, ballare, giocare, andare in bicicletta. Ecco alcune semplici regole da seguire per una “lunga vita… in movimento” I benefici dell'attività fisica Muoversi quotidianamente produce effetti positivi sulla salute fisica e psichica della persona. Gli studi scientifici che ne confermano gli effetti benefici sono ormai innumerevoli e mettono in luce che l'attività fisica: migliora la tolleranza al glucosio e riduce il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 previene l'ipercolesterolemia e l'ipertensione e riduce i livelli della pressione arteriosa e del colesterolo diminuisce il rischio di sviluppo di malattie cardiache e di diversi tumori, come quelli del colon e del seno riduce il rischio di morte prematura, in particolare quella causata da infarto e altre malattie cardiache 17 previene e riduce l'osteoporosi e il rischio di fratture, ma anche i disturbi muscolo-scheletrici (per esempio il mal di schiena) riduce i sintomi di ansia, stress e depressione previene, specialmente tra i bambini e i giovani, i comportamenti a rischio come l'uso di tabacco, alcool, diete non sane e atteggiamenti violenti e favorisce il benessere psicologico attraverso lo sviluppo dell'autostima, dell'autonomia e facilità la gestione dell'ansia e delle situazioni stressanti produce dispendio energetico e la diminuzione del rischio di obesità Ci sono benefici ad ogni età: Per i bambini e i ragazzi la partecipazione ai giochi e ad altre attività fisiche, sia a scuola che durante il tempo libero, è essenziale per: un sano sviluppo dell’apparato osteoarticolare e muscolare il benessere psichico e sociale controllare il peso corporeo favorire il funzionamento degli apparati cardiovascolare e respiratorio. Inoltre, lo sport e l’attività fisica contribuiscono ad evitare, nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti sbagliati, quali l’abitudine a fumo e alcool e l’uso di droghe. Anche per gli anziani l’esercizio fisico è particolarmente utile in quanto: ritarda l’invecchiamento previene l’osteoporosi contribuisce a prevenire la disabilità contribuisce a prevenire la depressione e la riduzione delle facoltà mentali contribuisce a ridurre il rischio di cadute accidentali migliorando l’equilibrio e la coordinazione. Uomini e donne di qualsiasi età possono trarre vantaggio anche solo da 30 minuti di moderato esercizio quotidiano. Non è necessario dedicarsi ad una attività specifica. Infatti l’attività fisica può essere di tipo sportivo oppure connessa con le attività quotidiane, ad esempio spostarsi a piedi o in bicicletta per andare a lavoro o a scuola, usare le scale invece dell’ascensore. L’importante è mantenersi attivi sfruttando ogni possibile occasione, ad esempio: dedicarsi ai lavori di giardinaggio, fare la spesa, portare a spasso il cane. Anche durante la gravidanza una moderata attività fisica fa bene alla salute della madre e del nascituro. Infatti mantenersi in forma già dal primo trimestre di gravidanza permette di portare avanti al meglio la gestazione anche dal punto di vista fisico. Un esercizio regolare riduce le lombalgie, migliora la postura e la circolazione del sangue nelle gambe, contrastando gonfiori, dolori e crampi che caratterizzano soprattutto gli ultimi mesi di gravidanza. Ma i maggiori benefici si riscontrano a livello dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio. A causa della presenza del feto, durante la gravidanza aumentano la quantità di sangue circolante e il volume di aria respirata, in modo da soddisfare le necessità del feto e della placenta. L'esercizio fisico, potenziando la capacità respiratoria e cardiaca, permette al bambino di ricevere sangue ricco di ossigeno e nutrienti e di allontanare in modo più efficiente l'anidride carbonica. Mantenersi in forma permette anche di contenere l'aumento di peso e diminuisce il rischio di incorrere nel diabete gestazionale, che comporta il pericolo di possibili complicanze per il neonato. Inoltre, sono notevoli i benefici anche al momento del parto. Cuore e polmoni in salute permettono di affrontare meglio quest'ultima fase, senza dimenticare che avere una muscolatura addominale ben allenata facilita il passaggio del bambino nel canale del parto. Anche i dolori del travaglio sembrano diminuire: infatti, una regolare attività fisica durante la gravidanza stimola la produzione di sostanze che aumentano la soglia di percezione del dolore. Altri Fattori POSITIVI : - ABITUDINI IGIENI CHE riduzionedellemalattieufei patogeni · lavaggio noni an i · lavaggio denti prevenzione-carie 18 -CAPACITA' di ADATTAMENTO Fumo di tabacco Il consumo di tabacco (tabagismo) rappresenta uno dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale ed è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti e, ad ogni boccata, durante la combustione, si sprigionano più di 4000 sostanze chimiche. IPA - IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICO Tra le più pericolose c’è il catrame che contiene sostanze cancerogene che si depositano nel polmone e nelle NON Et vie respiratorie e sostanze irritanti, che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema. CANCEROGENA La nicotina, inoltre, è un alcaloide che influenza il sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza. & ↓ Il tabacco è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie: il fumo infatti non è responsabile solo del tumore AUMENTA PRESSIONE e del polmone. ecctatio. BATTO CARDIACO. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio per i tumori (è fortemente associato a quelli del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie) e per le malattie respiratorie non neoplastiche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco); è inoltre uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, ictus e infarto). Un fumatore ha un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto a un non fumatore. Un individuo che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni. In generale, va considerato che la qualità di vita del fumatore è seriamente compromessa, a causa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (tosse, catarro, bronchiti ricorrenti, asma ecc.) e cardiache (ipertensione, ictus, infarto ecc.) che possono limitare le attività della vita quotidiana. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile. Sempre secondo l’OMS il fumo di tabacco è il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili a livello mondiale, con circa un miliardo di fumatori, di cui circa l’80% vive in paesi a basso e medio reddito, nei quali il carico di malattia e mortalità collegato al tabacco è più pesante. Il 70% dei consumatori inizia i a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% prima dei 25 anni. L’OMS calcola che quasi 8 milioni di persone perdono la vita ogni anno per i danni da tabagismo. La maggior parte dei decessi correlati al tabacco si verifica nei paesi a basso e medio reddito, che sono spesso bersaglio di intense interferenze e marketing dell'industria del tabacco Nell’Unione Europea il consumo di tabacco rimane il più grande fattore di rischio evitabile per la salute, ed è responsabile di 700.000 decessi ogni anno. Circa il 50% dei fumatori muore prematuramente, con conseguente perdita media di 14 anni di vita per fumatore. Il consumo di tabacco è la principale causa di cancro prevenibile, con il 27% di tutti i tumori attribuiti al consumo di tabacco. Inoltre, i fumatori hanno anche più probabilità di soffrire di una serie di malattie a causa del loro uso di tabacco, tra cui cardiovascolari e problemi respiratori. Fumo passivo Fra le vittime oltre 600.000 sono non fumatori esposti al fumo passivo. Nel mondo si stima che il fumo passivo provochi 603.000 morti premature (28% bambini, 26% uomini e 47% donne). L’OMS, inoltre, ha analizzato i risultati di oltre 40 studi sull’impatto del fumo dei genitori sulle malattie delle basse vie respiratorie dei bambini. 19 E’ stato stimato che i figli di madri fumatrici hanno un eccesso di rischio del 70% di avere malattie delle basse vie respiratorie rispetto ai bambini figli di madri non fumatrici1. Il fumo materno durante la gravidanza, inoltre, è la principale causa di morte improvvisa del lattante e di altri effetti sulla salute, incluso il basso peso alla nascita e una ridotta funzionalità respiratoria. L’asma, la malattia cronica più comune nei bambini, è più frequente tra i bambini i cui genitori fumano. Il fumo passivo è inoltre un fattore di rischio per l’induzione di nuovi casi di asma e per l’esacerbazione dell’asma in bambini con malattia stabilizzata. L’esposizione a fumo passivo nell’infanzia è anche associata con otite media acuta e cronica: più di 40 studi che hanno indagato gli effetti del fumo dei genitori sull’otite dei bambini, hanno rivelato un eccesso di rischio che va dal 20% al 40%. La situazione in Italia In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro (Tobacco Atlas sesta edizione, 2018). Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui. I dati sulla prevalenza del fumo tra gli adulti sono raccolti ogni anno dall’ISTAT con l’Indagine sulle attività della vita quotidiana e dall’Istituto Superiore di Sanità con la sorveglianza PASSI e l’indagine ISS/Doxa. Nel 2021, secondo dati ISTAT, i fumatori, tra la popolazione di 14 anni e più, sono poco meno di 10 milioni. La prevalenza è pari al 19%. Forti sono le differenze di genere: tra gli uomini i fumatori sono il 22.9% tra le donne il 15,3%. Il fumo di tabacco è risultato più diffuso nella fascia di età tra i 25-44 anni (circa 1 persona su 4). Abitudine al fumo (Rapporto Passi 2021-2022) Il fumo di sigaretta e le caratteristiche dei fumatori In Italia, la maggioranza degli adulti 18-69enni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma 1 italiano su 4 è fumatore (24%). Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, tuttavia 22 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto. In Italia, la maggioranza degli adulti 18-69enni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma 1 italiano su 4 è fumatore (24%). Il consumo medio giornaliero è di circa 12 sigarette, tuttavia 22 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto. Il fumo di sigarette è più frequente fra gli uomini rispetto alle donne (28% vs 21%) e disegna un gradiente sociale significativo, coinvolgendo molto di più le persone con difficoltà economiche (37% vs 21% fra chi non ne ha) o con bassa istruzione (27% fra chi ha al più la licenza elementare vs 18% fra i laureati). La variabilità territoriale mostra in testa alla classifica delle Regioni con le più alte quote di fumatori alcune del Centro-Sud, in particolare Umbria, Campania e Lazio. Dal 2008, la percentuale di fumatori va riducendosi a rilento ma significativamente in tutto il territorio italiano, sebbene sembri rallentare questa discesa proprio nel periodo pandemico. La quota di ex fumatori cresce all’avanzare dell’età, è maggiore fra le persone senza difficoltà economiche, fra i cittadini italiani rispetto agli stranieri e fra i residenti nelle Regioni settentrionali; tuttavia la quota più alta di ex fumatori è tra i residenti della Sardegna (24%). Ancora troppo bassa l’attenzione degli operatori al fumo: meno di 5 fumatori su 10 riferiscono di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da un medico o da un operatore sanitario. L’attenzione degli operatori sanitari peraltro scende nel tempo e in particolar modo nel periodo pandemico. Il consumo di altri prodotti da fumo A partire dal 2014 PASSI ha iniziato a raccogliere informazioni anche sull’uso di altri prodotti immessi sul mercato: la sigaretta elettronica (dal 2014), il tabacco trinciato (cioè sigarette confezionate a mano con tabacco sciolto, dal 2015) e i dispositivi a tabacco riscaldato (dal 2018). 20 Il tabacco trinciato Negli ultimi anni le vendite di tabacchi trinciati sono andate aumentando nell’Unione europea e anche in Italia. La loro maggiore diffusione è in parte spiegata dal minor costo (determinato da una minore pressione fiscale rispetto a quella imposta sulle sigarette confezionate) ma anche dal falso preconcetto che fumare sigarette confezionate a mano con tabacco sciolto sia meno dannoso per la salute, per l’uso di un tabacco più naturale e con meno additivi rispetto a quello utilizzato nelle sigarette confezionate industrialmente. In realtà i danni alla salute sono gli stessi. Per cui è grande la preoccupazione che il ricorso alle più economiche sigarette rollate a mano possa rendere debole una delle misure di contrasto al tabagismo più efficace, la pressione fiscale e l’aumento dei prezzi al consumo delle sigarette confezionate, che riduce la domanda e la prevalenza di fumatori. Ancora più grave è la possibilità che, in virtù del minor costo dei trinciati, segmenti della popolazione, come i meno abbienti o i più giovani, diventino insensibili alle politiche fiscali dei prezzi, e possano migrare verso questo prodotto più economico ma altrettanto dannoso per la salute, contribuendo così anche all’incremento delle disuguaglianze sociali nel tabagismo. Nel biennio 2021-2022 poco meno del 15% dei fumatori intervistati dichiara di utilizzare esclusivamente o prevalentemente sigarette confezionate a mano con tabacco trinciato. Utilizzato più frequentemente dai giovani fumatori 18-24enni (26%) e mediamente più istruiti (20% fra i laureati), ma fra le persone più mature per età, l’uso dei trinciati è prerogativa dei meno abbienti. I dati annuali confermano un aumento progressivo e significativo di chi usa questo tipo di prodotti, dall’11% del 2015 al 15% del 2022. La sigaretta elettronica (e-cig) La sigaretta elettronica è un dispositivo che, riscaldando una soluzione di una sostanza (in genere glicole propilenico o glicerolo con o senza nicotina o aromi), produce aerosol; l’inalazione di questo aerosol consente di provare sapore e sensazione simili a quelle provocate dal fumo di tabacco, con la differenza sostanziale che, mancando la combustione, il rischio cancerogeno è teoricamente più basso. Ciononostante, il rischio di dipendenza da nicotina resta lo stesso, dal momento che in pochi utilizzano questo dispositivo senza il ricorso all’aggiunta di nicotina liquida. A partire dalla loro immissione sul mercato nel 2006, in Italia si è verificato un forte interesse da parte di fumatori alla ricerca di alternative meno nocive al tabacco, o di un ausilio per smettere di fumare, con un conseguente incremento nelle vendite. D’altra parte, a causa della novità del prodotto, della varietà delle sostanze impiegate e della rapidità della sua diffusione è stato ed è tuttora difficile ottenere prove certe sulla loro sicurezza a lungo termine e sulla loro efficacia per smettere di fumare. Nel biennio 2021-2022 l’uso della sigaretta elettronica coinvolge mediamente poco più del 3% della popolazione, ma è più frequente fra i più giovani di 18-24 anni (6%). I dati annuali mostrano un lento e modesto aumento dell’uso della sigaretta elettronica fra i residenti in Italia che passa da poco meno del 2% del 2014 al 4% nel 2022. I dispositivi a tabacco riscaldato (HTP - Heated Tobacco Products) Si tratta di un prodotto entrato nel mercato solo recentemente, nel 2016 (per la prima volta in Giappone, con un grande boom di vendite). Funziona inserendo una piccola sigaretta di tabacco all’interno un apparecchio che scalda il tabacco senza bruciarlo. Per questa ragione viene pubblicizzato come un prodotto meno nocivo alla salute, alternativo alla sigaretta. Tuttavia, essedo questo dispositivo a base di tabacco espone comunque alla dipendenza da nicotina, sostanza naturalmente contenuta nelle foglie del tabacco. Dal 2018 PASSI ha iniziato a raccogliere informazioni sull’uso di questo prodotto che in Italia è ancora appannaggio di pochissime persone, meno del 3% nel biennio 2021-2022, ma in aumento significativo dallo 0,5% del 2018 al 3,4% nel 2022. I numeri sono troppo contenuti per evidenziare differenze significative o un profilo particolare di consumatori di questo prodotto ma mettono già in luce un uso più frequente fra i più giovani di 18-24 anni (6%). Utilizzo composito di sigarette tradizionali e di dispositivi elettronici (e-cig e/o HTP) Interessanti sono i dati sull’utilizzo composito dei diversi prodotti commercializzati dalle multinazionali del tabacco, dalla sigaretta tradizionale alla sigaretta elettronica (che non prevede l’uso di tabacco ma di nicotina dosabile) fino ai più recenti dispositivi a di tabacco riscaldato (HTP). Questi dati mettono in luce come l’adozione di dispositivi elettronici non sembri rappresentare una scelta verso l’abbandono della sigaretta tradizionale (cui viene attribuito un rischio maggiore per la salute a causa della combustione del tabacco e della presenza della nicotina contenuta nel tabacco), ma piuttosto l’occasione per mantenere questa cattiva abitudine e fare un uso congiunto dei diversi prodotti. 21 Nel biennio 2021-2022 a fronte di una quota di fumatori pari al 24% fra i 18-69enni, il 20% riferisce un uso esclusivo di sigarette tradizionali e il 4% dichiara sia di fumare sigarette tradizionali che di utilizzare un dispositivo elettronico (fra e-cig e/o HTP); a questi si aggiunge una quota di persone (3%) che fa invece un uso esclusivo di dispositivi elettronici (e-cig e/o HTP) rimanendo comunque esposta ai rischi di dipendenza da nicotina e ai rischi residuali della combustione del tabacco (comunque presente anche nelle HTP). Il trend che si osserva dal momento in cui PASSI ha iniziato ad indagare l’uso dei nuovi dispositivi elettronici immessi sul mercato (2014 per la e-cig e 2018 per HTP) mostra una riduzione costante della quota di chi utilizza esclusivamente sigarette tradizionali a favore di un aumento di coloro che utilizzano sia sigarette tradizionali che dispositivi elettronici; cui si aggiunge poi una quota, anche questa in lenta crescita di coloro che utilizzano solo dispositivi elettronici. Per quanto riguarda il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo correlate, nel nostro Paese la mortalità e l’incidenza sono in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne. Infatti, anche se la mortalità per carcinoma polmonare tra le donne si mantiene inferiore a quella maschile, presenta purtroppo un trend storico significativamente crescente, a differenza di quanto si osserva tra gli uomini. Considerando un ampio periodo temporale (1980-2009) il tasso di mortalità femminile è più che raddoppiato, passando da 10,35 a 25,9 per 100.000 abitanti; analizzando le ripartizioni geografiche, i valori più elevati si osservano nel Nord e nel Centro. Tale andamento rispecchia quello della prevalenza dei fumatori, con una progressiva riduzione nei maschi ed un costante lieve aumento nelle femmine. Fumo e gravidanza MORTE IMPROVVISA del Nascituro - SIDS Il periodo della gravidanza è un momento speciale per smettere di fumare, anche per i danni che il fumo può provocare al bambino. Molti studi hanno dimostrato che il tabagismo della madre, durante la gravidanza, è una delle cause di aborto spontaneo, di parto prematuro, così come di aumento della mortalità e morbilità perinatale e infantile; inoltre è causa da aumentato rischio di sindrome di morte improvvisa del lattante e di basso peso alla nascita. Il fumo in gravidanza è associato ad una riduzione del peso alla nascita di 200-250 grammi, non solo nei figli di fumatrici, ma anche di donne non fumatrici esposte all’effetto del “fumo passivo”. Gli studi evidenziano, inoltre, un ritardo nella crescita cognitiva nell’infanzia, un rischio maggiore di infezioni respiratorie, asma e alterazioni cromosomiche. Infine le madri che fumano hanno meno latte e di minore qualità rispetto ad una non fumatrice la produzione di latte nel tempo è più breve. Giovani e fumo Nonostante la diminuzione del numero dei fumatori nei paesi industrializzati, resta preoccupante la percentuale dei fumatori giovani. L’abitudine al fumo di tabacco è più diffusa, infatti, nelle fasce di età giovanili ed adulte. In particolare, tra i maschi la quota più elevata si raggiunge tra i 25 e i 34 anni e si attesta al 33,5%, mentre tra le femmine si raggiunge tra i 55-59 anni (20,4%). Le motivazioni che spingono i giovani a fumare dipendono da un processo multifattoriale complesso, come fattori di rischio ambientali (accessibilità, ai prodotti a base di tabacco, accettazione del tabacco nel contesto sociale di vita, disagio familiare), sociodemografici (basso livello socio-economico) e comportamentali-individuali (basso livello di scolarità, scarse capacità nel resistere all'influenza sociale, basso livello di autostima e di autoefficacia). Per contrastare questo problema, che racchiude in sé, sia aspetti sanitari che sociali, la comunità scientifica raccomanda programmi di prevenzione Uno dei contesti privilegiati dove poter sviluppare programmi di prevenzione efficaci è quello scolastico, attraverso interventi partecipativi, volti a fornire informazioni correte sull’uso del tabacco e, contestualmente, a facilitare lo sviluppo di competenze dei giovani, come il pensiero critico, la capacità decisionale e la gestione delle emozioni. L’efficacia di questi interventi aumenta se viene coinvolta la famiglia e il contesto sociale di appartenenza. In generale questi interventi devono avere la finalità di promuovere l’empowerment delle persone e della comunità di riferimento, affinché ognuno possa fare scelte sulla salute consapevoli. 22 10 buoni motivi per smettere di fumare Per incoraggiare i fumatori, soprattutto i giovani, a smettere di fumare, ecco alcuni validi motivi, dichiarati dall'American Cancer Society. Passo dopo passo, i benefici che trae il nostro corpo dallo smettere di fumare ENTRO 20 MINUTI si normalizza la pressione arteriosa si normalizza il battito cardiaco torna normale la temperatura di mani e piedi ENTRO 8 ORE scende il livello di anidride carbonica nel sangue si normalizza il livello di ossigeno nel sangue ENTRO 24 ORE diminuisce il rischio di attacco cardiaco ENTRO 48 ORE iniziano a ricrescere le terminazioni nervose migliorano i sensi dell’olfatto e del gusto ENTRO 72 ORE si rilassano i bronchi, migliora il respiro aumenta la capacità polmonare DA 2 SETTIMANE A 3 MESI migliora la circolazione camminare diventa sempre meno faticoso DA 3 A 9 MESI diminuiscono affaticamento, respiro corto, e altri sintomi come la tosse aumenta il livello generale di energia ENTRO 5 ANNI la mortalità da tumore polmonare per il fumatore medio (un pacchetto di sigarette al giorno) scende da 137 per centomila persone a 72. ENTRO 10 ANNI le cellule precancerose vengono rimpiazzate diminuisce il rischio di altri tumori: alla bocca, alla laringe, all'esofago, alla vescica, ai reni e al pancreas. DOPO 10 ANNI la mortalità da tumore polmonare scende a 12 per centomila che é la normalità; praticamente il rischio di decesso per tumore polmonare è paragonabile a quello di una persona che non ha mai fumato. Come smettere di fumare Smettere di fumare da soli è possibile. I più recenti dati ISTAT indicano, infatti, che il 90% degli ex fumatori ha smesso senza bisogno di aiuto. Se si decide di provare da soli è bene ricordare che le prime 24 ore dall’ultima sigaretta sono le più difficili e nei primi 4 giorni sono più intensi i sintomi dell’astinenza, che tendono ad attenuarsi dalla prima settimana al primo mese, mentre sensazioni di malessere (come affaticabilià, irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento dell’appetito, ecc.) possono persistere anche per alcuni mesi. Se non si riesce a smettere da soli, la cosa migliore da fare è sentire il proprio medico di famiglia e decidere insieme un percorso. La scienza ha dimostrato che maggiore è il supporto che si riceve, più è alta la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo. Le strategie per smettere di fumare oggi comprendono: Terapie farmacologiche La terapia con i sostitutivi della Nicotina (NRT) e il Bupropione aiuta i fumatori ad astenersi e ad alleviare i sintomi di astinenza; inoltre si stanno studiando nuovi farmaci, specificatamente per i fumatori, che diminuiscono il piacere associato al fumo. Sostegno psicologico di operatori specializzati, sia vis à vis che telefonico, facilita la decisione al cambiamento, aiuta a rafforzare le motivazioni; le terapie di gruppo aggiungono alle strategie cognitive e comportamentali la condivisione dei problemi e delle motivazioni con altri fumatori. 23 Alcool Le bevande alcooliche fanno parte delle nostre tradizioni culturali e sono spesso al centro di tante occasioni sociali. Spesso però vengono consumate senza una piena consapevolezza degli effetti negativi che un consumo eccessivo può avere sulla salute. Consumo di alcool in Italia Secondo l’ISS nel biennio 2021-2022, meno della metà degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (17%) ne fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione. SI BEVE TANTISSIMO & TEMPO In POCTISSIMO Il 9% per consumi episodici eccessivi, binge drinking (5 o più Unità Alcoliche - UA in una unica occasione per gli uomini e 4 o più UA per le donne), il 9% per consumo alcolico esclusivamente/prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più UA medie giornaliere per gli uomini e 2 o più UA per le donne). Il consumo a “maggior rischio” è più frequentemente fra i giovani e in particolar modo i giovanissimi (fra i 18-24enni la quota sfiora il 35%), fra gli uomini (21% vs 13% nelle donne) e fra le persone socialmente più avvantaggiate, senza difficoltà economiche (19% vs 14% di chi ha molte difficoltà economiche) o con un alto livello di istruzione (20% fra i laureati vs 8% fra chi ha, al più, la licenza elementare). È preoccupante il numero di persone che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato, fra i quali il 52% dichiara di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista. L’11% delle donne in gravidanza riferisce di aver consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista e fra quelle che allattano al seno la quota aumenta al 29%. Il consumo di alcol a “maggior rischio” resta una prerogativa dei residenti nel Nord Italia (con un trend in aumento) in particolare nella PA di Bolzano, seguita, tra le Regioni del Nord, dalla PA di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Tra le Regioni del Sud, il Molise ha la percentuale di consumatori di alcol a “maggior rischio” più alta della media nazionale e paragonabile a quella della PA di Bolzano. Anche il consumo di tipo binge è una prerogativa dell’Italia settentrionale (dove si registra anche un aumento significativo dal 2010) e in particolare del Nord Est, ma Molise e Sardegna si distinguono negativamente fra le Regioni meridionali (il Molise fa registrare una delle quote più alte del Paese). 24 Dal 2010 si osservava un lento ma progressivo aumento del consumo di alcol a maggior rischio, determinato dall’aumento del binge drinking e del consumo prevalentemente/esclusivamente fuori pasto, ma dal 2018 si inizia a osservare un’inversione di tendenza che si conferma, e anzi si accentua, durante la pandemia, per poi tornare a valori pre-pandemici nel 2022. Si tratta di modeste variazioni in termini assoluti ma statisticamente significative, sostenute evidentemente dalle minori occasioni di incontro e socialità (cui il binge drinking e il consumo di alcol fuori pasto si associano), determinate dalle chiusure dei locali imposte dalle misure per il contenimento dell’emergenza. A fronte della riduzione del binge drinking o del bere fuori pasto, aumenta però il consumo abituale elevato, e questo è più visibile proprio nei gruppi della popolazione che ne sono più coinvolti (le persone con maggiori difficoltà economiche e meno giovani) fra i quali, nel periodo pandemico, si arresta il calo dei consumi che si andava osservando negli anni precedenti la pandemia. L’attenzione degli operatori sanitari al problema dell’abuso di alcol appare ancora troppo bassa: appena il 7% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno. Effetti sulla salute Il consumo di prodotti alcolici (sostanze psicoattive che possono portare a dipendenza) è associato allo sviluppo di numerose malattie croniche non trasmissibili (Mcnt) e può creare dipendenza; provoca, inoltre, come effetto immediato, alterazioni psicomotorie che espongono a un aumentato rischio non solo chi lo assume ma anche il contesto sociale di riferimento. Bere alcolici, infatti, può condurre a maggiore incidentalità stradale e correlata invalidità, nonché indurre comportamenti sessuali a rischio, infortuni sul lavoro, episodi di violenza, abbandoni e incapacità di costruire legami affettivi stabili. Il danno causato dall’alcool, oltre che alla persona che beve, può estendersi quindi alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera società. Si stima che in Italia siano almeno 30.000 le morti causate dall’alcool, che risulta essere la prima causa di morte tra i giovani fino ai 24 anni di età, in relazione principalmente agli incidenti stradali. Non esiste un consumo sicuro per salute e i rischi di danni alcol-correlati variano in funzione di diversi fattori: la quantità di alcol bevuta abitualmente, la quantità assunta in una singola occasione, le modalità e il contesto di consumo, le caratteristiche individuali (quali ad esempio età, sesso, condizioni patologiche preesistenti che determinano una differente suscettibilità soggettiva). Gli effetti nocivi dell’alcol possono essere annullati completamente solo astenendosi dal consumo che non è tollerato/ammesso in alcune circostanze (come alla guida o sul luogo di lavoro) o fasi della vita come ad esempio durante la gravidanza (la sindrome alcolico fetale - Fetal alcohol sindrome, Fas - è la più grave delle patologie del feto indotte dall’assunzione di alcol durante la gestazione. Raccomandazioni I rischi di danni alcool-correlati variano in funzione di diversi fattori: la quantità di alcool bevuta abitualmente la quantità assunta in una singola occasione le modalità e il contesto di assunzione dell’alcool le caratteristiche individuali, come età, sesso, condizioni patologiche preesistenti, ecc., che determinano una differente suscettibilità agli effetti nocivi dell’alcool. Questi effetti negativi sono provocati dall'alcool etilico (o etanolo). Si tratta di una sostanza che l'organismo umano può tollerare in moderate quantità (in effetti non si trova naturalmente al suo interno), superate le quali si cominciano ad avvertire i primi effetti tossici. Questa soglia è stabilita in base alle Unità Alcooliche (U.A.), ognuna delle quali corrisponde a circa 12 grammi di etanolo, la quantità contenuta in 40 ml di superalcoolico (il classico bicchierino), 125 ml di vino o 33 ml di birra. Un uomo adulto può assumere fino a 2 – 3 U.A al giorno, mentre una donna non dovrebbe superare 1 – 2 U.A e un anziano al massimo 1 U.A. 25 Le etichette delle bottiglie di alcoolici riportano il tasso alcoolico in gradi, che rappresentano il volume occupato dall'alcool in 100 ml di prodotto. Per sapere quanti grammi di etanolo sono pr