Identità e scienze sociali PDF
Document Details
Uploaded by SimplestForeshadowing
Università degli Studi di Padova
Tags
Summary
Questo documento esplora il concetto di 'farsi media' e come i media digitali influenzano la costruzione dell'identità. Il documento discute delle pratiche di autorappresentazione sui social media e l'interazione tra identità personale e identità sociale. Descrive anche l'impatto del mondo contemporaneo sui processi identitari, focalizzandosi sull'aspetto relazionale e fluido dell'identità.
Full Transcript
Identità e scienze sociali. Farsi media. Il concetto di “farsi media”, introdotto da Giovanni Boccia Artieri, descrive l'attitudine crescente delle persone a diventare parte attiva nel processo di comunicazione, appropriandosi degli strumenti, dei codici e dei linguaggi dei media. In questo processo...
Identità e scienze sociali. Farsi media. Il concetto di “farsi media”, introdotto da Giovanni Boccia Artieri, descrive l'attitudine crescente delle persone a diventare parte attiva nel processo di comunicazione, appropriandosi degli strumenti, dei codici e dei linguaggi dei media. In questo processo, gli individui non sono più semplici spettatori o consumatori passivi di contenuti, ma assumono il ruolo di produttori e diffusori di messaggi, estetiche e retoriche, “diventando media” essi stessi. Questa trasformazione porta a un cambiamento profondo nel ruolo dei pubblici nella comunicazione. Le persone, grazie all'accesso diretto a piattaforme digitali e social network, possono creare e condividere contenuti autonomamente, raccontare la propria storia e autorappresentarsi. Ciò modifica il modo in cui il pubblico non solo ascolta e guarda i contenuti, ma anche come li elabora e li trasforma in nuove forme di espressione. La distinzione tra produttori e consumatori si sfuma, dando vita a prosumer (produttori-consumatori), che partecipano attivamente alla produzione culturale. - Le pratiche del raccontarsi e dell'autorappresentazione attraverso i media digitali si manifestano in diverse forme, dai post sui social media ai blog, video, commenti e recensioni. Questi ultimi, i commenti, rappresentano una forma cruciale di partecipazione, consentendo al pubblico di interagire direttamente con i contenuti e con altri utenti, contribuendo a creare conversazioni collettive e a ridefinire il senso della comunicazione pubblica. In questo quadro, l’appropriazione dei codici mediali non si limita solo alla padronanza tecnica, ma include anche la comprensione e l'utilizzo delle estetiche e delle retoriche dei media contemporanei. Identità e nuovi media. Nelle scienze sociali, l’identità non viene considerata come un’entità fissa e stabile, ma piuttosto come un processo dinamico e relazionale, che noi costruiamo attraverso l’interazione con gli altri. Anche le variabili storiche, culturali e sociali hanno un’importanza rilevante nella formazione dell’identità (che è un processo che dura per sempre). L’identità è un qualcosa che noi creiamo all’interno delle relazioni e delle interazioni e che ci permette sia di comprendere le aspettative degli altri nei nostri confronti, sia di comunicare cosa noi ci aspettiamo. L’identità si trova in un rapporto dialettico continuo con la società. Nel corso della propria vita, ognuno di noi considera due identità in sé stesso: - Identità personale, che si riferisce a come una persona vede se stessa come unica, basandosi sulla propria storia di vita, esperienze e il proprio corpo. È l'idea di essere un individuo diverso da tutti gli altri. - Identità sociale, che invece, riguarda come una persona si relaziona con gli altri e il mondo intorno a sé, assumendo diversi ruoli (come figlio, amico, lavoratore) e partecipando alle relazioni sociali. È l'aspetto di sé che dipende dalle interazioni e dai contesti in cui ci si trova. La complessità del sistema sociale è un altro fattore molto importante: più il contesto sociale in cui l'individuo opera è complesso (per esempio in termini di diversità culturale, stratificazione economica, pluralità di valori, ecc.) più l’identità individuale e il processo decisionale diventano sfaccettati. Questa visione mette in luce anche il ruolo del soggetto come parte attiva nella costruzione del proprio sé, in una costante dialettica tra l'individualità e le influenze sociali e culturali. L’identità, quindi, è il risultato di un processo continuo di negoziazione tra l’individuo e il mondo sociale, influenzato da fattori quali il genere, la classe sociale, la razza, l’istruzione e l’esperienza personale, e in costante evoluzione rispetto ai cambiamenti sociali. I media hanno sempre rivestito un ruolo cruciale nella costruzione e nella negoziazione delle identità individuali e collettive. Sin dall'inizio, essi hanno ampliato le esperienze delle persone, offrendo sfere di realtà, modelli di comportamento e narrazioni che spesso non sono accessibili nella vita quotidiana. Attraverso i media, le persone possono esplorare identità alternative, provare nuovi ruoli sociali e misurarsi con ideali e aspettative sociali in modi che nella realtà fisica sarebbero più difficili o meno immediati. Oggi, con l'avvento delle piattaforme digitali e dei social media, il processo identitario si è intensificato e trasformato. Questi strumenti non solo offrono spazi "in cui" costruire e mettere alla prova la propria identità, ma fungono anche da infrastrutture “con cui” operare in maniera continua e performativa la costruzione del sé. - Ad esempio, i profili social diventano vere e proprie rappresentazioni di sé, curate attraverso una selezione di contenuti che contribuiscono a costruire un'immagine coerente (o frammentata) dell’identità personale o di gruppo. Le piattaforme digitali possono essere interpretate come infrastrutture simbolico-relazionali che permettono la creazione di uno spazio di interazione simbolico, dove il "cantiere identitario" diventa visibile e condiviso. In queste piattaforme, gli utenti non si limitano a rappresentare se stessi, ma mettono costantemente in scena e modificano la propria identità in relazione agli altri, in un gioco di specchi e rispecchiamenti che contribuisce alla formazione dell'immagine sociale. Possiamo quindi ancora parlare di una separazione netta tra reale e virtuale? La risposta appare sempre più complessa, poiché entrambi i domini si alimentano a vicenda. Se un tempo la realtà virtuale poteva essere percepita come una sfera parallela e separata, oggi le esperienze mediate dalla tecnologia si intrecciano profondamente con la vita quotidiana. => Riflessività dopo il post-moderno. Nel passato, tra il tardo Medioevo e l'inizio dell'era moderna, le identità individuali e collettive erano strettamente legate alla posizione sociale e alle appartenenze ascrittive, come il ceto, la classe o l'eredità familiare. Queste strutture gerarchiche fornivano risposte "forti" su chi si era e quale ruolo si ricopriva nella società. Le possibilità di ascesa sociale o di cambiamento erano limitate, e l'individuo trovava gran parte della sua identità definita da questi vincoli esterni. Oggi, in una società post-moderna, queste forme di appartenenza ascrittiva hanno perso la loro rigidità e non offrono più risposte certe o definitive. La riflessività, ossia la capacità degli individui di riflettere sulla propria esistenza e di ricostruire costantemente la propria identità, è diventata centrale. Le identità contemporanee sono caratterizzate da una fluidità crescente: non sono più fissate in base a ceti o ruoli sociali prestabiliti, ma emergono in un contesto di continuo cambiamento e auto-sperimentazione. Nella società attuale, le strutture sociali fondanti del passato (la famiglia, il ceto o la religione) sono state sostituite da strutture informative e reti globali di comunicazione. Oggi, l'appartenenza e la definizione del sé dipendono sempre più dalla partecipazione a queste reti di informazioni, in cui la condivisione e l'accesso ai dati, alle risorse cognitive e alle relazioni digitali sono cruciali. Le identità non sono più vincolate alla posizione sociale, ma dipendono dalla capacità degli individui di navigare e interagire in queste strutture fluide. La riflessività contemporanea si sviluppa quindi in un contesto di autonomia all'interno di uno stato di connessione continua. L'individuo, pur avendo libertà di costruire la propria identità, lo fa in uno scenario interconnesso, dove le esperienze personali sono strettamente intrecciate con le dinamiche sociali e digitali. La riflessività si trasforma in un processo pubblico e interattivo, influenzato dallo sguardo degli altri. Oggi, l'identità non è solo un progetto individuale, ma si costruisce attraverso il feedback costante degli altri, soprattutto nelle piattaforme digitali. Ogni azione o rappresentazione del sé è soggetta a osservazione e giudizio, rendendo la riflessività una performance in continuo dialogo con il riconoscimento sociale. Questo porta a una nuova condizione, in cui l'identità è costantemente negoziata e rimodellata in base alle risposte che si ricevono dall’ambiente sociale, sia fisico che virtuale. => Costruire l’identità con l’approccio di Goffman. I social media hanno trasformato profondamente la dinamica della costruzione dell'identità, mettendola in relazione con l'approccio drammaturgico di Erving Goffman. Secondo Goffman, nella vita quotidiana le persone presentano sé stesse come in una performance teatrale, alternando spazi di ribalta (dove mostrano una "facciata" pubblica) e retroscena (dove possono rilassare il controllo e mostrarsi più autentiche). Nei social media, però, queste distinzioni si sfumano: gli spazi pubblici e privati si sovrappongono, rendendo difficile mantenere un chiaro confine tra ribalta e retroscena. La sovrapposizione dei pubblici digitali crea una sfida per l'individuo, che deve gestire diverse "facciate" simultaneamente, adattando la propria identità alle aspettative di molteplici gruppi di osservatori, spesso presenti nello stesso contesto virtuale. Di conseguenza, invece di una singola identità, i social media incoraggiano la moltiplicazione delle identità, con l'individuo che interpreta diversi ruoli a seconda della piattaforma o del pubblico con cui interagisce. Questo porta a una complessa gestione di sé, in cui la coerenza dell'identità diventa più fluida e frammentata. I primi studi sull’identità. I primi studi sull’identità nei media digitali hanno spesso contrapposto il reale e il virtuale, con alcune teorie che vedevano il mondo reale come una "brutta copia" del virtuale (cioè un posto non autentico), e altre che consideravano il virtuale un miglioramento della realtà (cioè un posto ricco di libertà e isolato dalla realtà esteriore, dove è possibile la sospensione del sé fisico). L’idea centrale era che l’identità fosse strettamente legata al corpo fisico (come evidenziato da autori come Lewin e Graham), quindi il sé online era visto come qualcosa che si separava dall’identità personale e che finiva per inserirsi in una serie di pratiche come l’abbellimento virtuale, il multitasking identitario o il gender-swapping. Con l’evoluzione dei media digitali, tuttavia, le prospettive si sono ampliate. I nuovi studi sull’identità. Studi recenti (Bakardjieva, Jenkins) mostrano che ciò che avviene online non è mai completamente decontestualizzato o disincarnato, ma si inserisce in un continuum tra vita fisica e digitale. Secondo danah boyd, gli spazi digitali e fisici sono interconnessi, creando una continuità che sfuma i confini tra offline e online. Luciano Floridi parla di onlife, un'esperienza in cui la distinzione tra reale e virtuale perde di significato, poiché la vita è sempre più mediata dalla tecnologia. La desiderabilità sociale diventa una forza che attraversa entrambi i mondi, influenzando la costruzione dell’identità sia online che offline. Il raccontarsi attraverso i nuovi media trascende quindi la semantica del vero e del falso, del reale e del virtuale. L’identità diventa un canovaccio a cui il soggetto lavora costantemente attraverso l’integrazione delle auto-narrazioni e delle narrazioni altrui, dei sistemi di relazioni, delle appartenenze, dei prodotti mediali che l’individuo crea o che consuma. In questo complesso lavoro di bricolage i nuovi media hanno una posizione importante perché mettono a disposizione risorse variegate alle quali accedere per gestire le narrazioni del sé così come i sistemi d’interazione. TUTTAVIA, l’introduzione di un nuovo medium nel panorama mediatico ha (come sempre) portato con sé una certa dose di tecnoscetticismo: le tecnologie digitali vengono accusate di assorbire gli individui in un mondo parallelo e, in tal modo, isolarle. - Sherry Turkle afferma proprio che con la diffusione di internet e la sempre maggiore disponibilità di media sociali accessibili ovunque, gli individui cambiano il modo di relazionarsi, interagendo meno con coloro che hanno accanto e venendo appunto assorbiti dallo spazio parallelo fatto di relazioni online => ALONE TOGETHER. Comunità e società. Ferdinand Tönnies, nel 1921, propose una distinzione fondamentale tra comunità e società. Nella comunità, le relazioni sono basate su legami profondi e informali, dove le regole, seppur non scritte, sono fortemente condivise. Il gruppo viene prima dell'individuo, e le norme sociali esercitano una forte pressione, creando un senso di appartenenza intensa ma anche relazioni più opprimenti. Al contrario, nella società moderna, prevale un maggiore equilibrio tra l'autonomia individuale e il rispetto delle norme. L’identificazione con il gruppo è meno forte, le interazioni sono più formali e distaccate, e l’individuo gode di maggiore libertà personale. Tuttavia, questo aumento di autonomia può comportare un livello maggiore di solitudine, poiché i legami sociali sono meno vincolanti e coinvolgenti rispetto a quelli delle comunità tradizionali. Una nuova forma di socialità. La diffusione dei social media e i cambiamenti nel sistema delle relazioni hanno portato all’interpretazione di una nuova forma di socialità, che ha trovato un’interessante chiave di lettura: - Nel networked individualism di Berry Wellman. - Nell’idea di virtual togetherness di Maria Bakardjieva. - Nei networked publics di danah boyd. => Networked individualism (Wellman). Nel 2002, Barry Wellman introdusse il concetto di networked individualism, che descrive una nuova forma di socialità in cui l'individuo si sgancia dal legame tradizionale con un luogo fisico o una comunità stabile. Con l'industrializzazione e la diffusione delle tecnologie digitali, le relazioni sociali non si basano più su appartenenze comunitarie rigide, ma su una rete di contatti che si estende oltre i confini geografici. In questo scenario, l'individuo diventa il centro delle connessioni, muovendosi tra diverse reti sociali e digitali. La rete non è solo un'infrastruttura tecnologica, ma una sovrapposizione di reti sociali e reti informatiche, che permette nuove forme di relazione e interazione. Il networked individualism favorisce la coesione interna di gruppi flessibili, basata su relazioni omofile (tra persone con interessi simili) e su legami deboli. Quest'ultimo concetto, elaborato da Mark Granovetter, indica che le connessioni più distanti o meno intense sono fondamentali per accedere a nuove informazioni e opportunità, rendendo i legami deboli cruciali nella società interconnessa. In questo contesto, l’individuo si muove in un sistema di relazioni fluido, dove la rete sociale è dinamica e adattabile, ridefinendo costantemente la propria posizione e i propri legami. => Virtual togetherness (Bakardjieva). Nel concetto di virtual togetherness, Bakardjieva supera l’idea tradizionale di comunità, sottolineando che la socialità online può assumere diverse forme. Non esiste una netta contrapposizione tra socialità “reale” e digitale, ma piuttosto una distinzione tra l’uso della rete per interagire con gli altri e l’uso isolato per il consumo di beni e servizi. Bakardjieva identifica diverse tipologie di relazioni digitali, in un continuum tra consumo e comunità. Tra queste ci sono: - L’infosumer, che utilizza la rete solo per cercare informazioni senza interagire con gli altri. - Le instrumental relations, dove l’utente interagisce brevemente per ottenere informazioni specifiche. - Le persone che esplorano idee nella sfera pubblica virtuale, scambiando opinioni con altri. - Il chatter, che usa il web per interazioni personali e sociali. - Il communitarian, che vede la rete come un luogo di sostegno e appartenenza, con relazioni simili a quelle faccia a faccia. Questa lettura evidenzia la complessità della rete come spazio sociale, non separato dal mondo reale. => Networked publics (boyd). danah boyd (2008) introduce il concetto di networked publics per descrivere gli utenti dei social media, evidenziando che non sempre questi formano vere comunità, poiché i legami sono spesso deboli e temporanei. I contenuti generati dagli utenti online UGC (User Generated Content) presentano quattro caratteristiche principali: - Persistenza: ciò che si esprime online è automaticamente registrato e archiviato. - Replicabilità: i contenuti possono essere facilmente duplicati. - Scalabilità: la visibilità potenziale dei contenuti nei pubblici connessi è molto grande. - Ricercabilità: nei pubblici connessi si può avere accesso ai contenuti mediante un sistema di ricerca. I pubblici connessi sono meno vincolanti rispetto alle comunità tradizionali e offrono fluidità nelle relazioni, come ad esempio i gruppi su Twitter che si formano attorno a un hashtag e svaniscono rapidamente. boyd individua tre dinamiche della socialità online: le audience invisibili, in cui non è sempre chiaro chi leggerà un contenuto; la mancanza di confini spaziali e sociali, che rende difficile separare i contesti; e l’opacità tra pubblico e privato, con una crescente fusione di questi due spazi nella vita digitale. I social network. L’impatto dei nuovi media, in particolare dei social media, sulla vita quotidiana e sulle modalità di interazione sociale é sempre più forte e in crescita. I social media, parte del web 2.0 o “web partecipativo”, facilitano la comunicazione e la partecipazione degli utenti, ridefinendo i ruoli di emittente e destinatario. Tra i media sociali, i blog sono tra i primi strumenti nati per condividere esperienze e opinioni, seguiti dai Social Network Site (SNS), come Facebook e LinkedIn, che permettono agli utenti di creare profili, connettersi e condividere contenuti. Le relazioni online si avvicinano sempre più a quelle offline, rendendo i SNS fondamentali nella gestione delle identità e delle connessioni sociali. L’uso di queste piattaforme è influenzato sia dai vincoli tecnici imposti dalle architetture digitali, sia dalle specificità sociali degli utenti, come età e capitale culturale. I social media hanno quindi un ruolo abbastanza importante nella costruzione dell’identità e della relazione sociale: gli utenti usano queste piattaforme per rielaborare la propria immagine e gestire le relazioni, spesso esponendosi a rischi come la “perdita della faccia” (Goffman). I social media offrono una flessibilità nella presentazione del sé e nella gestione della distanza relazionale, ma al contempo espongono gli individui a nuove forme di vulnerabilità, soprattutto legate alla reputazione e alla privacy. Infine, la linea tra pubblico e privato diventa sempre più sfumata, portando a una tensione tra esibizione e intimità, che si riflette in una continua sovrapposizione tra spazi online e offline.