Giovan Battista Marino Biography (PDF)

Summary

This document provides a biography of the Italian poet Giovan Battista Marino, highlighting his life, works, and poetic style. It also discusses his influence on Italian literature during the 17th century. His approach to poetry is analyzed as well.

Full Transcript

LA VITA E LE OPERE Nato a Napoli nel 1569, Marino fu avviato dal padre agli studi di diritto, ma li abbandonò presto per dedicarsi all'attività letteraria. Fu al servizio presso vari signori e frequentò i raffinati ambienti culturali della sua città, dalla quale dovette fuggire nel 1600 per evitare...

LA VITA E LE OPERE Nato a Napoli nel 1569, Marino fu avviato dal padre agli studi di diritto, ma li abbandonò presto per dedicarsi all'attività letteraria. Fu al servizio presso vari signori e frequentò i raffinati ambienti culturali della sua città, dalla quale dovette fuggire nel 1600 per evitare il carcere, avendo falsificato dei documenti per far scagionare un amico accusato di omicidio. Si trasferì a Roma e nel 1602 si recò a Venezia per seguire la pubblicazione in due volumi della sua prima raccolta di versi, le Rime, già caratterizzate da un profondo rinnovamento dei temi e da un ardito sperimentalismo formale. Per questo motivo negli anni successivi entrò in contrasto con il poeta Tommaso Stigliani (1573- 1651), strenuo sostenitore dei canoni classicistici e del modello petrarchista. Intorno al 1608 si trasferì a Torino presso la corte di Carlo Emanuele I di Savoia, dove si scontro subito con il poeta genovese Gaspare Murtola (1570 ca. - 1624), segretario del duca. Ne seguì un intenso scambio di componimenti dal tono violentemente satirico, poi raccolti nella Murtoleide; proprio in uno di questi testi è contenuta la celebre affermazione «È del poeta il fin la maraviglia: / [...] chi non sa far stupir vada a la striglia [a farsi strigliare], come i cavalli», che costituisce una sorta di dichiarazione programmatica. Quando, nel 1609, Marino entrò nelle grazie del duca e ricevette il titolo di cavaliere, Murtola, invidioso, tentò di uccidere il rivale. In conseguenza di questo gesto egli fu dunque arrestato e Marino, uscito quasi illeso dall'attentato, nel 1610 ottenne l'ambito posto di segretario e poeta ducale. L'anno successivo, tuttavia, finì in carcere per aver composto alcuni versi ritenuti offensivi nei confronti dei Savoia. Liberato dopo ben quattordici mesi, si dedicò poi con maggior impegno alla scrittura e nel 1614 pubblicò una nuova raccolta di liriche intitolata La Lira. Abbandonata Torino nel 1615, si recò a Parigi, dove riscosse un clamoroso successo, ottenendo una cospicua pensione dal re Luigi XIII. Negli anni successivi fece pubblicare La galeria (1619), una vastissima raccolta di liriche basate sulla descrizione di opere d'arte (dipinti e sculture) e La sampogna (1620), comprendente otto idilli favolosi e quattro pastorali. Nel 1623 usci infine L'Adone, un lungo poema mitologico in venti canti al quale Marino lavorava da più di vent'anni. Considerato ormai da molti come il più grande poeta della sua epoca e venerato come un modello insuperabile da una folta schiera di giovani seguaci, in quello stesso anno Marino rientrò in Italia, ottenendo trionfali accoglienze prima a Torino, poi a Roma e infine a Napoli, dove mori poco dopo il suo arrivo, nel 1625. LA POETICA La straordinaria fama ottenuta da Marino deriva in gran parte dall'ambizione personale e dalla capacità di inserirsi all'interno dell'ambiente di corte, stringendo relazioni con gli uomini di potere e con i più prestigiosi esponenti della cultura, e accendendo spesso la curiosità del suo pubblico con polemiche e scandali. Ma la sua opera riscosse molto successo soprattutto perché riusci a soddisfare le esigenze di rinnovamento stilistico e tematico che si andavano affermando nel nuovo secolo, di fronte a una realtà che stava trasformandosi e che perdeya progressivamente i punti di riferimento tradizionali. Egli si dimostro infatti abilissimo nel riconoscere e nell'assimilare tutte le spinte innovative espresse dai letterati della sua epoca, a partire proprio da Tasso, rielaborandole tuttavia in modi estremamente originali. Al centro della scrittura poetica Marino pose non una fedele imitazione dei modelli, ma un processo di variazione e combinazione ingegnosa, teso a riutilizzare tutto il materiale letterario disponibile, per inglobarlo in un'opera nuova. Egli sfrutto fino in fondo le possibilità combinatorie offerte da un ricchissimo armamentario di artifici retorici, applicandoli magistralmente ai materiali raccolti per ricavarne nuovi e sorprendenti effetti e significati. Proprio a causa di questo suo particolare atteggiamento nei confronti dei modelli. Marino fu spesso accusato dagli avversari di "plagio", cioè di appropriarsi in modo sleale dei versi composti da altri. Così si difese da tali accuse in una lettera indirizzata all'amico poeta Claudio Achillini: «imparai sempre a leggere col rampino [gancio, uncino], tirando al mio proposito ciò ch'io ritrovava di buono, notandolo nel mio zibaldone [raccolta di appunti] e servendomene a suo tempo». L'affermazione è molto importante perché rivela non solo la spregiudicatezza con cui l'autore rivendica a se stesso piena libertà espressiva, ma anche il carattere intellettualistico e letterario della creazione poetica, che trae ispirazione non tanto dalla realtà, quanto piuttosto dalla produzione letteraria coeva o del passato. L'opera di Marino si configura come un catalogo di immagini, di sensazioni e termini preziosi, una rassegna di cose e parole mosse da congegni retorici perfettamente dominati dal loro autore al fine di suscitare lo stupore e la meraviglia in un pubblico ormai stanco della letteratura tradizionale e prevalentemente rivolto alla ricerca di sensazioni inedite. Proprio nel tentativo di assecondare i gusti dei lettori, il poeta rifiuta le regole fissate dal petrarchismo rinascimentale, come si comprende bene dalle sue parole: «i miei libri, che sono fatti contro le regole, si vendono dieci scudi il pezzo a chi ne può avere; e quelli che sono regolati Iscritti secondo le regole], se ne stanno a scopar la polvere delle librerie» (da una lettera del 1624 al poeta Girolamo Preti). La poetica della «maraviglia», inoltre, fondandosi sull'esaltazione del piacere estetico, determina un allontanamento netto e definitivo dalla concezione controriformistica della letteratura come strumento di edificazione morale e di propaganda ideologica. Marino rivendica cosi la piena autonomia della poesia e dell'arte, considerate come strumenti di una rappresentazione del mondo esteriore in tutti i suoi molteplici e cangianti aspetti, che vengono indagati attraverso i sensi.

Use Quizgecko on...
Browser
Browser