Introduzione alla Filosofia e Scienza PDF
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This document explores the relationship between philosophy and science, focusing on the evolution of scientific thought from ancient to modern times. It discusses the methods of science, including inductive and deductive reasoning, and examines the philosophical challenges of understanding causality and knowledge acquisition. Topics covered include theories of knowledge (epistemology), ontology, and ethics, offering a comprehensive overview of the field.
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INTRODUZIONE Relazione tra filosofia e scienza Opposizione: mettere in discussione il primato scientifico vs assumere i modelli della scienza matura Posizione intermedia: instaurare un dialogo tra le due parti, costituire un ponte tra sapere filosofico e scientifico. Linguaggio della scienza La sci...
INTRODUZIONE Relazione tra filosofia e scienza Opposizione: mettere in discussione il primato scientifico vs assumere i modelli della scienza matura Posizione intermedia: instaurare un dialogo tra le due parti, costituire un ponte tra sapere filosofico e scientifico. Linguaggio della scienza La scienza è ormai parte integrante della nostra cultura, ma al contempo vive una progressiva specializzazione e differenziazione dei saperi, che rende difficile avvicinare filosofia e scienza. antichità filosofia → scienza fisica intesa come filosofia naturale (es. Platone, Aristotele) epoca moderna scienza →filosofia con la rivoluzione scientifica (es. Galileo, Newton, Einstein) Filosofie delle singole scienze Oltre alla filosofia della scienza generale, essa si articola anche in settori specifici. Ambiti di indagine della filosofia → conoscenza scientifica Tre principali ambiti: 1. Teoria della conoscenza / Epistemologia (opposta alla Doxa) / Gnoseologia - Critica della ragion pura - Natura, limiti, giustificazione della conoscenza, riflessione strumenti analitici Conoscenza, intesa come “credenza vera e giustificata”: stato mentale espresso in proposizioni, corrispondente alla realtà, con ragioni per cui è vera a. stati percettivi, esperienze sensoriali b. inferenze deduttive, basate su un teoremi già dimostrati 2. Ontologia (ciò che esiste) / Metafisica (struttura, natura, proprietà degli enti considerati dall’ontologia) - La scienza permette di cogliere gli elementi che sono costituenti ultimi della realtà? - Natura della materia, rapporto tra cervello e stati neurofisiologici e mentali, ruolo della coscienza A. Materialismo: entità materiali, fisiche, distinti solo dal grado di complessità di combinazione degli elementi ultimi B. Idealismo / Spiritualismo: i costituenti ultimi sono di natura mentale, psicologica; il mondo percepito è un prodotto delle attività mentali (“secondo una certa interpretazione della meccanica quantistica – quella ortodossa – la luna esiste solo se e quando noi la guardiamo”) 3. Etica o morale (valori) - Critica della ragion pratica - Rapporto tra scienza e valori “Grande divisione” o “Legge di Hume”: fatti e valori si collocano su piani distinti e irriducibili; i primi sono descrittivi, i secondi sono prescrittivi – come tempi verbali indicativi e imperativi. Bioetica, dilemmi morali legati all’applicazione della ricerca scientifica, norme etiche della scienza (es. indipendenza di giudizio e principio di parità, comunitarismo, scetticismo sistematico, rifiuto dei dogmi, universalismo → Popper), valori dello scienziato in quanto tale vs del cittadino comune, carattere delle istituzioni private che finanziano la ricerca (conflitto tra scienziati di istituzioni pubbliche, utilitaristiche, e di laboratori privati, condizionali al profitto dell’azienda), trasparenza LA NASCITA DELLA SCIENZA MODERNA Intorno al 1600 inizia, in Europa, un processo riformativo del sapere scientifico. - Francesco Bacone, Novum organum, 1620 - Copernico, De Revolutionibus orbium coelestium, 1543 - Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1687 La scienza antica Cosmologia dal V secolo a.c. alla fine dell’età medievale L’originale visione aristotelica, unita ai valori cristiani, aveva dato vita a una cosmologia in grado di spiegare il mondo. Mondo terrestre - miscuglio di quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco. - movimento naturale (verticale, verso il basso per terra e acqua, verso l’alto per fuoco e aria) Mondo celeste o sublunare - eterno, in quanto costituito da una quintessenza - un solo tipo di mutamento, il movimento della traiettoria circolare, perfetta Metodo scientifico aristotelico Basato su due tipi di ragionamento: 1. Induttivo (dai fatti ai principi) Le inferenze induttive: a. da premesse vere conducono a conclusioni plausibili: b. non sono necessarie c. sono ampliative a1, a2, a3… sono A e sono anche B; tutti gli A sono B induzione per enumerazione semplice: osservazioni relative ad elementi individuali vengono assunte come base per una generalizzazione che riguarda una classe superiore di appartenenza. - Individuo “A” ha una caratteristica “b”; osservo n individui e inferisco che la caratteristica “b” è comune es. Il corvo ha la caratteristica di avere il piumaggio nero; tutti i corvi hanno il piumaggio nero induzione per intuizione diretta: è sufficiente un numero ristretto di osservazioni, se in linea di principio è possibile cogliere la spiegazione intuitivamente. - es. Un astronomo osserva la luna e si rende conto che il suo lato illuminato è sempre rivolto verso il sole. 2. Deduttivo (dai principi ai fatti) Le inferenze deduttive: a. da premesse vere producono conclusioni vere (conservazione verità) b. sono necessarie (necessità logica, la conclusione segue le premesse) c. sono esplicative ma non ampliative (permettono di rielaborare le conoscenze che già abbiamo) →permettono di prevedere eventi futuri Tutti gli A sono B; a è un A; a è B es. Tutti gli uomini sono mortali; Socrate è un uomo; Socrate è mortale. °°° Spiegare qualcosa significa giungere all’essenza delle cose, giungere alle cause formali. Si tratta di una scienza teleologica: segue l’idea che l'universo sia ordinata in vista di un fine. Aristotele individua diversi tipi di cause: materiali, efficienti, formali e finali. Si focalizza sulle ultime due, per capire ciò che costituisce e a cosa tende l’oggetto di studio. Ci si basa sull’individuare ciò che è e non può essere altrimenti: infatti si distingue tra una conoscenza che è possibile acquisire in totale completezza (del mondo celeste: ad esempio nel caso dell’astronomia) e una conoscenza instabile, imperfetta (quella del mondo terrestre, priva di necessità). La scienza moderna L’immagine fisica del mondo viene messa in discussione; il modello su cui si basa la scienza diventa causale: è la causa efficiente, l’elemento la cui presenza determina la manifestazione dell'oggetto, a cui si presta attenzione. La matematica diventa il linguaggio privilegiato per spiegare il comportamento della natura (Galileo Galilei ne parla ne Il saggiatore) Nuova visione del mondo L’uomo perde di centralità (sia rispetto alla scienza antica, sia alla religione), cambiano le strutture di pensiero. ○ Si inizia ad affermare la filosofia meccanica: l’intera natura è vista come un meccanismo, i cui movimenti sono regolari (possibile anche grazie all’evolversi della tecnologia). La visione metafisica corrispondente è quella del corpuscolarismo: l’idea che ogni elemento sia costituito da corpuscoli materiali elementari e dal loro movimento. ○ Locke formalizza una distinzione, già introdotta da altre figure come Galileo, tra qualità primarie (quantitative, misurabili) e secondarie (qualitative, soggettive). ○ Risvolti in campo sociale e politico: convivenza civile, dominio di natura tecnologica sul mondo naturale (progresso della specie). °°° Nuova logica Bacone nella sua opera Novum organum fa riferimento all’ “organo” aristotelico, con cui sono denominate le sue opere logiche: vuole rivoluzionare la logica aristotelica, che ritiene outdated. Attraverso una pars destruens, vuole eliminare la mente da pregiudizi, inganni della mente, false nozioni; da ciò che denomina “idoli”: - della tribù: strutture mentali con cui analizziamo il mondo, comuni al genere umano - della spelonca: conoscenze apprese culturalmente - del foro: informazioni con base puramente verbale - del teatro: sistemi filosofici tradizionali Con la pars construens, “l’arte di interpretare la natura”, pone due modalità di vedere il mondo: - trarre e far sorgere assiomi dall’esperienza - dedurre o derivare dagli assiomi nuovi esperimenti Costituisce la basi del metodo induttivo moderno: 1. raccolta ragionata dei dati 2. confronto tra basi induttive 3. generalizzazione per gradi 4. eliminazione di ipotesi prive dei requisiti richiesti 5. ruolo di esperimenti negativi 6. criteri di scelta tra ipotesi equivalenti empiricamente 7. istanza cruciale, experimentum crucis Il filosofo si paragona, infatti, ad un’ape che trasforma il nettare dei fiori in miele e condanna i filosofi che si comportano da semplici accumulatori di fatti (le “formiche”) o da teorici staccati dalla realtà materiale (i “ragni” che “ricavano da se medesimi la loro tela”). °°° Il problema dell’induzione (Hume) Il principio di induzione può funzionare se le osservazioni vengono attuate senza pregiudizi e preconcetti, e se sono corrette le generalizzazioni che compiamo e le conseguenze che ne traiamo. Nella prima metà del ‘700, il filosofo empirista Hume si esprime su questa questione, con Il trattato sulla natura umana e Ricerca sull’intelletto umano. Distingue impressioni (esperienza diretta, sensibile) e idee (copie sbiadite delle impressioni). Ritiene che l'esperienza non sia l’unica fonte di conoscenza: - contenuti logico-formali (“relazioni di idee”): regolati dal principio di non contraddizione - contenuti empirici (“materie di fatto”): leggi della logica e leggi della natura Tale distinzione implica che: logica e matematica - non possono contribuire da sole all’ampliamento della conoscenza - non possono trasferire le loro necessità al mondo dei fatti. ragionamenti empirici (causali) - non sono logici: il loro contrario non porta a contraddizioni logiche (es. sole che non sorge). - sono adottati perché consentono di ampliare la conoscenza e conferiscono una necessità anche empirica Hume contesta quindi la visione che l’esistenza stessa di un oggetto o fenomeno implica che vi sia un antecedente che l’ha causato. Alla base dell’idea di causalità ci sono: 1. contiguità o connessione spazio-temporale tra causa e effetto 2. priorità temporale della causa rispetto all’effetto 3. connessione necessaria tra causa ed effetto Tuttavia, da un punto di vista empirista, l’esperienza in sé non è in grado di giustificare la necessità (tacchino induttivista, Russell ; concetto di verificazionismo vs falsificazionismo). Si pone quindi due domande: a. Da dove deriva l’inferenza che ci porta a ipotizzare relazioni causali? Deriva dal principio di induzione, attraverso il quale estendiamo le regolarità viste nel passato anche al futuro. Questo principio è sorretto a sua volta dal principio di uniformità della natura. Non si tratta, anche in questo caso, di un principio logico. Non lo è neanche il suo principio base. E non possiamo giustificarlo a livello induttivo perché staremmo giustificando l’induzione con l’induzione. b. Perché attribuiamo necessità anche a questa inferenza? Radice di natura psicologica, ovvero la predisposizione a creare aspettative in base all'abitudine. Siamo comunque praticamente obbligati a usare l’induzione. Alcuni tentativi di giustificarla: - Interpretare le relazioni causali in termini probabilistici - Giustificazione pragmatica: l’induzione è un elemento costitutivo del ragionamento scientifico - Non c’è bisogno di una giustificazione razionale: fa parte della razionalità stessa (Crowson) → decisione convenzionale °°° Differenze SCIENZA ARISTOTELICA SCIENZA MODERNA ricerca delle cause formali ricerca delle cause efficienti linguaggio ? (legami logici ?) linguaggio matematico visione teleologica visione causale e meccanica conoscenza stabile/instabile qualità primarie/secondarie °°° Altre inferenze Abduzione (o inferenza alla miglior spiegazione) L’abduzione è ampliativa e non necessaria, come l’inferenza induttiva, ma segue uno schema differente: consiste nell'inferire, di fronte a una certa evidenza, l’ipotesi che permette di renderne conto nel modo più plausibile: si muove dai fatti alle premesse, ricercando le ipotesi esplicative e selezionando la migliore. Spesso associata al metodo investigativo o giudiziario (serie di indizi da collegare e interpretare, alla luce di più ipotesi possibili). Peurs (pragmatista) distingue l’abduzione dall’induzione e identifica un suo schema: - Fatto C sorprendente; ricerca di ipotesi; selezione dell’ipotesi più naturale; presunzione di verità dell’ipotesi es. 1: Orbita di Urano (inizio ‘800): sembrava incoerente con le conoscenze astronomiche dell’epoca; presenza di un altro pianeta (Nettuno), che in una certa fase della sua rivoluzione agiva sui movimenti di Urano; poi riscontrata a livello scientifico es. 2: Medico ungherese Semmelweis: contesto di epidemia di una malattia dell’utero; nota un tasso di mortalità elevato nel suo reparto, i cui medici si dedicano anche alla dissezione dei cadaveri; ipotizza la presenza di una “materia cadaverica” patogena; si impone quindi una disinfezione sistematica delle mani dopo ogni seduta Non è possibile o comunque banale stabilire la definizione di “migliore” o i criteri in base a cui valutarla (semplice, economica, ergonomica, compatibile con altre credenze…) Alcuni sostengono che l’induzione sia una sotto forma di abduzione, dove il fatto da spiegare è una sequenza di osservazioni; altri dicono che l’induzione sia invece primaria, e non esista un preciso criterio di scelta tra ipotesi alternative se non facciamo uso dell’induzione in primo luogo. L’abduzione presenta la caratteristica di essere un modello di ragionamento di tipo non monotono: dati degli eventi A, B, C e delle ipotesi p, q, r, l’aggiunta di un elemento D può sconvolgere lo scenario e portare alla formulazione di un’ipotesi più plausibile. Analogia La conclusione si basa su una somiglianza fra casi; non è necessariamente valido, ha una funzione più preliminare o euristica. - posti degli oggetti A e B che condividono proprietà p,q,r - se A è t, anche B è t es. inferisco analogicamente che se l’oro è malleabile, anche l’argento lo è, dato che condividono altre proprietà LA NASCITA DELLA FILOSOFIA SCIENTIFICA Dagli inizi del ‘900 (1928) agli anni ‘50-’60 in cui comincia a essere messa in discussione. Mach (scienze naturali, empirista; scienza ha l’obiettivo di descrivere nella maniera più economica la relazione tra fenomeni) Poincaré (fisico, padre del convenzionalismo: le leggi sono convenzioni per fornire la descrizione più semplice, e non possono essere confutate sulla base di sole osservazioni o esperimenti) Duhem (fisico, importante nella filosofia del ‘900) Il circolo di Vienna empirismo logico / neoempirismo / positivismo logico / neopositivismo Deriva dalla visione dell’empirismo (Hume) e dall’orientamento positivista (Comte) in Europa, che ha dominato nel corso dell’Ottocento, epoca in cui la scienza e le sue applicazioni tecnologiche cambiano la visione del mondo. A cavallo tra i due secoli il positivismo inizia a entrare in crisi: c’è una profonda rivoluzione che mette in discussione ciò che fino a quel momento era stato ritenuto vero (geometria, concezione meccanica del mondo, modello newtoniano, rimpiazzati dalla relatività e dalla quantistica), riguardo spazio, tempo, movimento, materia. Contesto storico La corrente dell’empirismo logico ha nascita a Vienna, capitale dell’impero asburgico, tra il 1907 e il 1912, dove un gruppo di studiosi con interessi scientifici e filosofici si incontrano in un caffè per discutere, con l’obiettivo di rendere la filosofia scientifica, in grado di superare le ambiguità tradizionali. - Alcuni esponenti sono Hahn (matematico), Frank (fisico, fisiologo), Neurath (sociologo, economista) Gli incontri si interrompono e riprendono negli anni ‘20, dopo la caduta dell'impero, e si aggiungono altre figure: - Carnap (fisica, logica: formale/matematica/simbolica, da Frege, di cui era allievo) e Schlick (da Berlino, dov’è a contatto con Einstein; cattedra di filosofia delle scienze induttive a Vienna). Si prefiggono di formulare una nuova visione positivista o empirista basata sulla logica, che sia in grado tra le altre cose di chiarificare il linguaggio scientifico e preservando il legame con il dato diretto. Nel 1928 viene fondata un’associazione scientifica intitolata Ernst Mach, poi passata alla storia come Circolo di Vienna; Hahn, Neurath e Carnap pubblicano nel 1929 La concezione scientifica del mondo, diventato noto come manifesto dell’empirismo logico. Progetto di unificazione della scienza coordinando le conoscenze provenienti da diversi ambiti; metodologia rigorosamente oggettiva (applicata anche alla psicologia: stampo comportamentista), istituzione di un linguaggio scientifico, libero da quelli storicamente determinati. Questa visione si diffonde anche altrove, ad esempio a Berlino, dove viene formata una società per la filosofia empirica, nota come Circolo di Berlino (von Mises, Hempel: modello nomologico deduttivo), a Praga, con la società Franz Brentano nel 1931, o in Polonia, nelle università di Varsavia e Leopoli, oltre che Finlandia, Norvegia, Danimarca, ecc. Attraverso convegni e periodici si consolidano i diversi movimenti; con l’avvento di Hitler nel 1933 (in quanto ebrei, o dalle idee socialiste), molti membri sono costretti all’emigrazione. Nel ‘36, a Vienna, Schlick viene assassinato da un suo studente; il movimento si sposta maggiormente in UK e USA. Assunzioni generali I. Il primato della conoscenza scientifica come forma di sapere Specialmente la fisica, a cui le altre discipline devono ispirarsi e agganciarsi: ideale enciclopedico dell’unità di tutte le scienze II. Adesione alla matrice empirista L’esperienza è identificata come fonte di sapere; si passa però dalla versione psicologista o fenomenista (esperienza personale, privata, derivata dai cinque sensi) a una fisicalista (intersoggettiva, 3° persona) III. Compito di chiarificazione La filosofia deve chiarire concetti e significati scientifici. ○ Uso della logica - funzione scientifica (matematica) - funzione filosofica (analisi sintattica e semantica del linguaggio) ○ Criterio verificazionista del significato Un ragionamento è valido solo se è possibile specificare il metodo della sua spiegazione; di fronte a un enunciato dobbiamo sempre poter stabilire come verificarlo empiricamente (oltre che dimostrarlo attraverso le scienze formali), indipendentemente dalla sua corrispondenza con la realtà. ➔ Istituzione di ipotesi teoriche, asserzioni generali equiparabili agli assiomi della geometria, da cui è possibile inferire deduttivamenti asserti più specifici di tipo empirico, poi sottoposti a verifica sperimentale. Attraverso degli enunciati di riduzione possiamo ricondurre gli assiomi teorici alla loro base, ad un livello osservativo: operazionalizzazione di variabilità e problema ontologico di capire se quello che osserviamo esiste davvero. In una fase successiva, l’ossessione per l’osservazione diretta passa in secondo piano (es. considerando l’uso di strumenti), si prendono in considerazione anche gli enunciati e termini teorici, perché passibili di verifica indiretta. Karl Popper e il principio di falsificazione Ne “La logica della ricerca”, 1934 (poi “La logica della scoperta scientifica”, 1970), espone la sua tesi del principio di falsificazione, contrapposto al verificazionismo: sostiene che una teoria è scientifica se e solo se è falsificabile (criterio necessario e sufficiente). ❖ Asimmetria logica: mentre la verifica richiede un numero potenzialmente infinito di casi positivi, e quindi inarrivabili da parte dell’uomo, una verifica da parte della falsificazione richiede un solo caso contrario. Qualora un’ipotesi superi un test empirico, non viene verificata bensì corroborata (“falsificazione evitata”) Un’ipotesi informativa viene considerata da Popper coraggiosa. es. di corroborazione: teoria della relatività generale di Einstein (eclissi 1919, spedizione di eddington) Le teorie che sono state falsificate sono comunque scientifiche; non sostiene che scienza e “Verità” siano la stessa cosa. Il criterio di Popper non è uno di significanza: - Metafisica: pur non essendo una scienza, non è priva di significato, e anzi, offrendo ipotesi sulla visione della realtà, può orientare e sollecitare la ricerca scientifica es. atomismo - Teorie della psicoanalisi: non sono scientifiche in quanto con un unico principio esplicativo spiegano sia un caso, sia il suo contrario. es. complesso di inferiorità di Adler, sublimazione della libido di Freud - Teoria marxista: previsioni sociali smentite dallo sviluppo storico concreto; marxisti che interpretano a posteriori i fatti e li giustificano ecc. es. rivoluzioni in ambienti capitalisti; polarizzazione dei ceti a scapito di quello medio ❖ Induce ad assumere una posizione antidogmatica verso ogni cosa, ovvero sottoporre tutto ai più rigorosi test empirici. La posizione filosofica a cui viene ricondotta questa visione è il razionalismo critico. es. astrologia; se credi in qualcosa trovi un significato anche se non hai nessuna prova concreta ❖ Promuove un approccio di tipo deduttivo radicale, rivolto alla ricerca di determinate conseguenze testabili a partire dai fatti osservati. L’induttivismo non è la pratica solitamente usata; è in parte d’accordo con Hume, ma differisce con la sua spiegazione psicologica relativa all’abitudine: ritiene invece che gli uomini sono delle macchine cognitive che funzionano per congetture e confutazioni, che le nostre aspettative precedono l’esperienza e indirizzino il modo in cui ci interfacciamo con il mondo. Popper riconosce che la nostra osservazione dei fenomeni non è pura, neutrale, incondizionata, ma viene intaccata da credenze di sfondo. Elimina quindi la distinzione neopositivista dei termini descrittivi e teorici. °°° Riduzionismo o liberalizzazione del criterio del significato I neopositivisti avevano sostenuto una traducibilità completa degli enunciati teorici in osservativi, e quindi la possibilità di costituire degli enunciati “ponte” tra le due sfere. Si tratta di un’equivalenza necessaria. Il principio di verificazione si basa su prove empiriche; gli enunciati teorici sono constatati da una congiunzione di enunciati protocollari in cui compaiono termini fisici, pertanto sono traducibili gli uni con gli altri, e hanno lo stesso valore. es. Un enunciato sulla temperatura (termine teorico) è determinato da una serie di altre proposizioni teoriche relative alla sua misurazione, quindi il funzionamento di un termometro Si tratta di una concezione che deriva da Mach, che considerava le teorie scientifiche dei “riassunti economici” di tutti i fenomeni osservabili, e che non possono andare oltre il loro dominio: hanno valore puramente strumentale. Carnap inizialmente sosteneva che una teoria può definirsi scientifica se rispetta due criteri: - confermabilità: conoscenza delle condizioni entro le quali un enunciato può essere sottoposto a una prova dell’esperienza (prima valutazione qualitativa, poi anche quantitativa, relativo a logiche induttive e calcoli della probabilità) - controllabilità: controllo empirico, procedimenti sperimentali di conferma Si tratta però di una definibilità parziale, che viene inoltre progressivamente abbandonata. Hempel riconosce infatti che i termini teorici siano caratterizzati da un’apertura di significato che non permette loro di essere tradotti completamente in termini osservativi. Una teoria è definita come “un sistema assiomatico formalizzabile per mezzo della logica simbolica, i cui assiomi sono formulazioni di leggi scientifiche che fissano relazioni fra termini teorici”; oltre agli assiomi, include definizioni dei termini teorici in base a termini osservativi. Rimane suscettibile di ampliamenti; è legata al piano dell’esperienza tramite regole di corrispondenza, che correlano i significati delle due dimensioni pur non traducendoli completamente. Comportamentismo logico Hempel: lo stato mentale della rabbia è teorico, in quanto accessibile solo da chi lo sperimenta; tuttavia ha delle conseguenze fisiologiche o comportamentali osservabili, che danno un significato al modello teorico e sono condivisibili pubblicamente. a. comportamentismo psicologico: nordamericano, Watson → rifiuto dell’introspezione b. comportamentismo logico: europeo, relativo al neopositivismo → rendere verificabili fisicamente gli stati mentali (concezione riduzionista, poi abbandonata anche da Hempel stesso) Fisicalismo: tutte le discipline che hanno l’ambizione di definirsi scientifiche devono adattarsi a modelli, usare enunciati, che siano riconducibili al linguaggio della fisica, traducibili senza perdita di significato. (legato al progetto di unificazione enciclopedica delle scienze) Realismo scientifico: credenza in entità non direttamente osservate ma postulate e facenti parti delle teorie scientifiche che reputiamo ben formulate e confermate. es. Hilary Putnam: immagina una comunità di “super spartani”, da sempre educati a non mostrare i propri stati interni, pur sperimentandoli; il significato del termine “rabbia” o “dolore” non può fare riferimento solo ad aspetti misurabili esternamente, la mente non è un mero insieme di disposizioni ad assumere comportamenti di un certo tipo, ma ha una sua componente psicologica, mentale, che non può essere direttamente ricondotta a una dimensione corporea/manifesta. °°° La critica olistica la tesi di Duhem Le teorie fisiche vanno valutate nella loro totalità e in senso stretto non ci sono unità di significato più specifiche della teoria stessa. Le teorie hanno una natura olistica, in quanto: a. sono costituite da una serie di enunciati b. fanno parte di un sistema di credenze più ampio (relativo anche alle condizioni specifiche dell’esperimento, es. funzionamento corretto del microscopio) Non è quindi possibile verificare un’istanza empirica (l’experimentum crucis di Bacone) che possa suggerire l’ipotesi giusta. Un esperimento in fisica non può falsificare un’ipotesi isolata, ma un sistema di ipotesi: non può identificare la parte “scorretta”. Le scelte vengono guidate piuttosto dal buon senso della comunità scientifica. es. Nel corso del ‘600 vigevano due teorie alternative riguardo il funzionamento della luce; da un lato Newton, che nel saggio sull’ottica sosteneva la teoria corpuscolare (flusso di particelle minuscole in rapido movimento), dall’altro Christian Huygens, che la considerava una propagazione a onda supportata da una sostanza non identificata (l’etere). Foucault valutò con un esperimento la velocità di propagazione della luce, e dimostrò che nel mezzo più denso si propaga più lentamente che nell’aria, il che costituisce un’istanza cruciale a favore del modello Huygens. Duhem osserva come la teoria di Newton comprendesse anche una serie di ipotesi e assunti ulteriori (es. interazione tra particelle può avere delle conseguenze nelle giuste condizioni), e che anche queste devono essere considerate false. Schema logico della falsificazione (modus tollens) : - (T = teoria ; e = fatto deciso tramite osservazione) T implica e → e è falso → T è falso Duhem sostiene uno schema più completo: - (A = insieme di assunzioni ausiliarie; ^ = insieme) T^A implica e → e è falso → T^A è falso Popper riconosce l’olismo, ma sostiene che se una teoria viene falsificata, è comunque necessaria come minimo una revisione della stessa. Spesso gli scienziati cercano di salvare le teorie cambiando le condizioni sperimentali o aggiungendo annessi. es. Orbita di Mercurio ; gli scienziati, come per l’orbita di Urano (dovuta a Nettuno), cercano spiegazioni alternative, come l’esistenza di un presunto pianeta chiamato Vulcano. Tesi di Duhem-Quine Esistono due forme diverse di olismo; a. debole/metodologico: non viene falsificata la teoria in sé, ma il sistema intero di ipotesi (Duhem) b. forte/semantico: non è possibile falsificare una teoria, in quanto è possibile aggirarla introducendo ipotesi ausiliarie che rendono quella di partenza compatibile con i fatti (Quine) Il modello di Duhem non si applica in tutti i casi, bensì solo alle scienze mature (fisica); non entra in gioco quando gli assunti generali non sono così complessi o integrati (biologia, fisiologia), o in materie di senso comune (assimilabile alll’ “Esprit de finesse” di Pascal, contrapposto all’ “Esprit géométrique"). La tesi di Duhem-Quine integra quella di Duhem con le considerazioni di Quine (filosofo nordamericano), che invece estende la sua validità al campo dell’intera conoscenza umana, senza porre distinzione tra i due campi. Ne I due dogmi dell’empirismo (1951), Quine sostiene che l’empirismo moderno sia condizionato da due dogmi (assunti dati per scontati): a. Presunta distinzione tra “verità analitiche” (puramente logiche) e “verità sintetiche” (empiriche) - Hume distingue tra relazioni di idee e materie di fatto - Kant distingue tra enunciati analitici (esplicativi, es. i corpi sono estesi) e sintetici (ampliativi, es. i corpi sono pesanti) - Frege distingue tra verità logiche, che sono principi alla base del ragionamento logico (A è A, A non è B, A è p o non è p) e enunciati analitici, che sono definizioni esplicite delle verità logiche (es. tutti gli scapoli sono uomini non sposati) ➔ Quine invece sostiene che nessun enunciato sia analitico o sintetico di per sé, che non ci sia un criterio con cui distinguere tra i due: considera piuttosto ruolo di un enunciato all’interno di un determinato linguaggio, il che implica una determinata visione del mondo, un sistema culturale di riferimento. L'unità minima è costituita dalla rete di credenze nella sua globalità, compresa la parte relativa alla logica. es. meccanica quantistica: i principi logici che consideriamo fondamentali (terzo escluso, principio di bivalenza) possono essere messi in dubbio. Concetti come la sinonimia (o l’analitica stessa) non presentano basi solide: mette in dubbio l’interscambiabilità di termini sinonimi, in quanto i significati[*] che attribuiamo sono frutto di convenzioni. Parla di relatività ontologica. es. atomo: etimologicamente, si riferisce alle particelle ultime (“non divisibile”); una volta scoperti i suoi sotto componenti, convenzionalmente assume il significato più generale di particella che costituisce il mondo fisico. [ ] * con “significato” intende - riferimento: l’oggetto (estenso) a cui si allude - senso: modalità di riferirsi all’oggetto, la sua descrizione (intensioni). b. Il riduzionismo, ovvero la riduzione di ogni enunciato a fatti del mondo dell'esperienza Non è possibile verificare empiricamente gli enunciati in modo singolo, in quanto va preso in considerazione il sistema di credenze. In merito a queste due critiche, nel saggio Significato e traduzione, 1959, sostiene l'indeterminatezza della traduzione, attuando l’esperimento mentale della traduzione radicale. - Parla di un etnologo/linguista che si ritrova in una regione ignota, abitata da una popolazione che parla una lingua sconosciuta; si domanda se sarà mai in grado di tradurla. - Parte dal vocabolario, il nome con cui designano determinati oggetti: anche se un indigeno dice una parola in riferimento a certe situazioni o oggetti, non può essere sicuro che sia la parola precisa che denomina l’oggetto come crede; per cui lo ripete in altre situazioni per avere un feedback (senza tenere conto che non è a conoscenza del linguaggio non verbale della tribù). - Non è però sufficiente: è solo consapevole che si trova nella presenza di uno stesso stimolo fisico, di un elemento condiviso: non è detto che un determinato suono relativamente breve possa denominare in modo costante nel tempo un particolare elemento nella sua interezza, o anche solo che il linguaggio esprima oggetti e non fasi temporali o eventi. Può solo associare un certo suono a una situazione. - L’unico aspetto che possiamo dare per scontato è l’identità del significato stimolo. ➔ Esternalismo semantico: non si tratta di contenuti logici-concettuali condivisi da una comunità di parlanti; le espressioni linguistiche acquistano un senso solo di fronte a determinati fattori causali esterni che le generano. °°° Contesto della scoperta e contesto della giustificazione Distinzione introdotta da Reichenbach tra il processo (psicologico) che conduce alla formulazione di una teoria, che sfugge al dominio puramente logico, e la sua giustificazione, merito di un’analisi relativa ai fatti in cui invece la logica ha un ruolo. Lascia a psicologia, storia, sociologia, il contesto della scoperta e la metodologia, lasciando al rigore scientifico la giustificazione relativa a prove empiriche. es. chimico tedesco Kekulé: scopre la formula chimica del benzene, dalla struttura ciclica. racconta che ha avuto un'intuizione in uno stato di dormiveglia quasi allucinatorio, mentre osservava le fiamme che si sprigionavano dai ceppi ardenti (serpente che si morde la coda) LA CONCEZIONE STANDARD DELLA SCIENZA E LA SUA MESSA IN DISCUSSIONE La cosiddetta standard view, relativa a: 1. rapporto teoria-esperienza 2. rapporto reciproco tra teorie 3. il mondo di concepire la natura del progresso scientifico Si concentra sulla struttura delle teorie e di come sia possibile giustificarle. Le teorie scientifiche sono viste simili ai sistemi formali della matematica, con la differenza che c’è un collegamento con l’esperienza attraverso determinate regole di corrispondenza. La standard view si basa sulle seguenti idee: 1. Le teorie scientifiche sono calcoli assiomatici deduttivi retti da rapporti logico-sintattici, su come gli enunciati si rapportano strutturalmente tra loro 2. Il rapporto tra la dimensione teorica e osservativa ha natura logica (asserti astratti, universali → eventi individuali con regole specifiche) I. possibilità di un’osservazione oggettiva, neutrale 3. I rapporti inter-teorici hanno una base logica I. riduzionismo (es. derivabilità tra termodinamica e meccanica statistica) II. unità della scienza (es. Compte) III. progresso scientifico come crescita cumulativa di conoscenza A partire dagli anni ‘50-’60 del Novecento, la concezione standard viene messa in discussione. Entrano in gioco due orientamenti principali: il post-positivismo e l’approccio semantico alle teorie scientifiche. La concezione semantica Supera l’idea di Hempel di teorie come reti fluttuanti sul piano osservativo, passando al concetto di modelli, che rappresentano descrizioni di strutture, dalle teoriche (linguaggio matematico, formalizzato) alle empiriche (fenomeni osservati); il nesso tra i due ordini di modelli è fornito da relazioni di invarianza, che ne preservano una struttura. La concezione semantica è quindi basata sulla nozione di modello. Un modello può essere definito come: ○ in senso logico-matematico, è una struttura che soddisfa determinati assiomi es. “essere più vecchio di” è un modello degli assiomi: 1. Se A è in relazione con B, allora B non è in relazione con A (relazione asimmetrica) 2. Se A è in relazione con B, e B è in relazione con C, allora A è in relazione con C (relazione transitiva) ○ in senso fisico, è una rappresentazione semplificata della realtà, che considera solo i fattori rilevanti e una loro valutazione quantitativa. es. elefante che percorre la strada tra Bologna e Firenze (100km c.a): ci chiediamo quanto ci mette. individuiamo una velocità media e lo rappresentiamo come un punto che percorre una retta della distanza tra le due città, senza considerare curve, pendenze, altri ostacoli. Una teoria fisica può essere considerata come un insieme di modelli fisici, che a loro volta sono (approssimativamente) modelli logico-matematici che partono da un determinato gruppo di assiomi. es. Galilei nelle sue ricerche si rende conto che ci sono fattori che ostacolano la formulazione di una legge esatta, e cerca di approssimare il più possibile i risultati (spazio percorso proporzionale al quadrato del tempo necessario a percorrerlo e attrito; passaggio dalla legge di Boyle a Gay-Lussac, che tiene conto non solo di pressione e volume di un gas ma dei legami interni tra le molecole) Non sempre si pretende di poter predire il comportamento di sistemi complessi; si cerca piuttosto di analizzare possibili relazioni di base usando modelli semplificati (psicologia: leggi → modelli). Non neutralità dei dati Hanson sostiene che sussista una differenza fondamentale tra termini teorici e osservativi, in quanto l’osservazione non può essere eradicata dal contesto in cui viene compiuta. Non può essere neutrale: è sempre “carica di teoria” (theory-laden), in quanto è determinata da elementi come: - l’esperienza pregressa e le inferenze che attuiamo (es. aereo, corrente) - il linguaggio utilizzato (significati impliciti dei termini, contesti a cui rimandano) - gli strumenti utilizzati Due soggetti con la stessa immagine retinica possono osservare due cose distinte es. Gestalt: immagini distali o invertibili; esperimento immaginario: Tycho Brahe (assume una posizione intermedia tra quella tolemaica e copernicana, sostenendo che il sole ruoti intorno alla terra, ma che tutti gli altri pianeti ruotino intorno al sole) e Keplero possono osservare il sorgere del sole ma interpretare l’evento in modi diversi. °°° Critica al progresso cumulativo I. Kuhn e il ruolo della storia della scienza Kuhn, nel suo saggio del 1962 intitolato La struttura delle rivoluzioni scientifiche (che doveva fare parte della collana Enciclopedia internazionale delle scienze unificate, progetto dei successori dei neoempirismo) analizza la storia della scienza, in particolare, il comportamento effettivo delle comunità di scienziati, e propone una precisa lettura filosofica, una “ricostruzione razionale”. 1. Prende posizione contro l’assunzione che mette in atto la distinzione tra contesto della scoperta e della giustificazione Sviluppa una filosofia della scienza molto diversa, che anziché basarsi su una ricostruzione a posteriori delle leggi scientifiche, una volta che erano già state confermate e codificate, analizza la dimensione storica e dinamica che porta alla loro formulazione: vuole rappresentare il processo reale della scoperta, e rileggerla in modo rigoroso a livello filosofico. 2. Contesta l’idea che la scienza sia frutto di un progresso cumulativo e lineare Avvengono delle rivoluzioni equiparabili a quelle politiche. ❖ Esistono periodi di scienza normale, caratterizzati da un paradigma, ovvero l’insieme delle conquiste scientifiche universalmente riconosciute che fornisce un modello comune di riferimento (= un accordo riguardo gli argomenti da affrontare, le teorie da utilizzare, le metodologie più adeguate, ecc.), che corrisponde a una certa visione del mondo. Possono essere segnati da particolari opere (Fisica di Aristotele, Tolomeo, Newton, Lavoisier, Darwin). es. meccanica di Newton, elettromagnetismo di Maxwell, relatività di Einstein, meccanica quantistica - Uno scienziato che opera nel contesto di scienza normale mette in atto attività conservatrici, in cui dà per scontato che il paradigma non abbia bisogno di essere messo in discussione; si occupa della “soluzione di rompicapo”, usando le regole e i metodi già in uso per risolvere le problematiche che insorgono. ❖ Quando i dati di tipo empirico non si accordano con il sistema di soluzione utilizzato, va a rompersi la visione del mondo dominante; quelli che erano considerati enigmi assumono il valore di anomalie, che a lungo andare causano dubbi. Questo contesto porta al verificarsi delle rivoluzioni scientifiche, durante le quali l'ordine presente fino ad allora (il paradigma) viene perso, ed entra in gioco una ristrutturazione che dà luogo a nuove alternative. L’emergere di nuovi paradigmi alternativi comporta la necessità di scegliere quello più adatto; tuttavia: - i paradigmi sono incommensurabili, ovvero non sono inter-traducibili, non hanno una base concettuale o linguistica comune (→ Quine); - un oggetto o evento non può essere osservato se non attraverso una certa teoria o visione del mondo (→ Hanson), per cui un cambiamento di paradigma cambia il significato stesso di ciò che si osserva (es. pianeta, massa). Pertanto, spesso le comunità sostengono le loro posizioni attraverso ragioni extra-empiriche (es. sociali, politiche, psicologiche): la visione di Kuhn viene definita di stampo irrazionalista. Riceve delle critiche in quanto il concetto di paradigma viene definito in molteplici modi, non sempre riconducibili l’uno all’altro; individua quindi dei significati più precisi: - Il termine può essere assimilato a “una matrice disciplinare”, ovvero la costellazione di credenze, valori e tecniche condivisi dai membri di una comunità - In una seconda accezione, più ristretta, indica un “esemplare”, un punto di riferimento concettuale e teorico condiviso dalla comunità e trasmesso attraverso educazione e applicazione. Può riferirsi a una specifica legge. Sottolinea il ruolo dell’educazione e l’addestramento a riconoscere determinati modelli o strutture (patterns) facenti parti del bagaglio condiviso della comunità: riconosce l'importanza della capacità di riconoscere somiglianze, analogie, tra situazioni diverse, in modo da poter applicare schemi di soluzioni già efficaci anche al futuro (→ Hanson) 3. Quando il mondo viene “ritagliato in modo diverso” in seguito a una rivoluzione scientifica, non sono solo le categorie concettuali a cambiare, ma il mondo stesso. Ciò accade perché non c’è modo di riferirsi ai fenomeni se non attraverso una determinata terminologia e visione del mondo. Si tratta di una visione idealista, relativa al concetto che non esiste una realtà esterna, autonoma e indipendente dal soggetto. es. Fenomeno della combustione prima e dopo la rivoluzione chimica di Lavoisier: prima si pensava che un corpo che brucia rilasciasse una sostanza nell’aria, chiamata flogisto. Idealismo soggettivo di Berkeley Considerato il primo idealista moderno. Riduce la realtà alle nostre idee, dato che esiste solo ciò che viene percepito (esse est percipi). Idealismo trascendentale di Kant La conoscenza è resa possibile da una serie di categorie, di concetti a priori presenti nell’intelletto, e dalle conoscenze a priori percettive, relative a spazio e tempo; si tratta di elementi universali e immutabili. La cosa in sé, il “noumeno”, è pensabile ma non conoscibile, in quanto la conoscenza si riferisce solo al mondo fenomenico. - I paradigmi di Kuhn corrispondono alle categorie kantiane, in quanto determinano il nostro contatto con il mondo, ma a loro differenza, sono mutevoli, e sono apprese a posteriori e non a priori. - Kuhn sostiene che il mondo non sia nemmeno pensabile (lo è solo attraverso paradigma, che non è però oggettivo), e che quindi nella pratica, non esista. - Il “costruttivismo” di Kuhn è radicale: non investe solo il piano epistemologico, ma anche quello ontologico. Non riguarda solo la relazione tra soggetto e oggetto, ma l’esistenza dell’oggetto in quanto tale. Inoltre, l’oggetto non viene costruito individualmente, ma è prodotto sociale, frutto di una comunità di soggetti tra loro in interazione, a partire da quella scientifica. Non esclude che un paradigma possa essere più efficace nel fornire un quadro teorico di riferimento, ma si tratta di una distinzione a livello pratico e strumentale, piuttosto che verso il concetto astratto di verità. Alcuni criteri possono essere la semplicità, la capacità predittiva, la coerenza logica interna. Kuhn anticipa orientamenti che si manifestano nei decenni successivi, a cui viene dato il nome di costruttivismo o costruzionismo sociale, secondo cui la realtà è frutto di processi storici, culturali (lowk opposto del riduzionismo). II. Lakatos e i programmi di ricerca Lakatos (ungherese, ebreo, comunista) tenta di elaborare e difendere il falsificazionismo di Popper: scrive La falsificazione e la metodologia dei programmi di ricerca scientifica, 1965. Condivide l’idea di Kuhn che l'elemento storico e dinamico è cruciale, ma sostiene che l’unità di riferimento fondamentale nella struttura della ricerca scientifica non stia nelle teorie o nei paradigmi, bensì nei programmi di ricerca, che possono svilupparsi in parallelo e competere per il primato. Un programma di ricerca è un insieme di teorie e ipotesi, costituito da: nucleo centrale: principi, assunti teorici centrali, considerati irrinunciabili È frutto di un consenso della comunità scientifica, una scelta metodologica cintura protettiva: ipotesi ausiliarie suscettibili di falsificazione e soggette a modifiche Ha il compito di spiegare le anomalie. es. psicologia → comportamentismo, cognitivismo, scuola storico-sociale, psicologia dinamica… Esistono diverse strategie di ricerca, che chiama euristiche; possono essere positive (da seguire) o negative (da evitare); invitano a un continuo spostamento dei problemi, quindi una riequilibrazione dei limiti, coerenza, ecc., che sia però svolto in funzione di sviluppare una teoria in gradi di ampliare la propria portata esplicativa, e non a preservare il nucleo centrale di per sé. → supera così il limite del falsificazionismo popperiano. Inoltre, la falsificazione non avviene solo sulla base di dati, ma anche sul maggiore potere esplicativo di teorie alternative in competizione; i mutamenti del sapere scientifico nascono all'interno dei programmi di ricerca, risorsa metodologica fondamentale dell'euristica positiva, anziché su discipline extra-scientifiche→ carattere più realistico rispetto a Kuhn. III. Laudan e le tradizioni di ricerca Laudan critica sia i modelli di Kuhn e Lakatos, e suggerisce invece una coesistenza e competizione tra tradizioni di ricerca: piuttosto che un paradigma dominante, si possono identificare famiglie di teorie collocate in tradizioni di ricerca. es. teoria dell’evoluzione (costituita da teorie diverse che funzionano a partire dall’assunto che le specie organiche abbiano una qualche comune ascendenza), teoria atomica, teoria quantistica/elettromagnetica; contrapposizione tra comportamentismo e psicoanalisi o meccanicismo e vitalismo Due aspetti fondamentali caratterizzano le teorie contenute all’interno di una tradizione di ricerca: condivisione di assunti ontologici e metafisici Possono non essere manifesti o esplicitati; possono subire modifiche. es. 1 comportamentismo: uniche entità legittime sono eventi fisici, fisiologici, direttamente osservabili es. 2 fisica cartesiana: suddivisione tra materia e pensiero scelte metodologiche es. 1: osservazione rigorosa Rispetto a Lakatos, si tratta di un modello più elastico: ritiene che anche gli aspetti centrali siano mutevoli, e non solo per fatti di natura empirica, ma anche concettuale (es. idea di spazio e tempo assoluto messa in dubbio dopo Newton; più ampio di Kuhn. Coesistenza tra teorie di ricerca diverse, che possono coesistere o succedersi, e che affondano le radici in idee filosofico-scientifiche diverse. Esistono quindi punti di vista ontologici diversi (soprattutto tema mente-corpo). Feyerabend e l’anarchismo metodologico Feyerabend (austriaco, fisico e filosofo); scrive Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, 1975, in teoria una prima parte di un’opera complessiva realizzata insieme a Lakatos (che però muore prematuramente). Si tratta di un affronto alla razionalità della scienza e del procedere scientifico. Nega l’esistenza stessa di un metodo scientifico: il discorso scientifico è equiparabile ad altri discorsi, ha una funzione pragmatica, per cui una teoria è buona nel momento in cui è adatta a determinati scopi. Propone un punto di vista anarchico, ovvero per cui i fatti esistono solo all’interno di un modello teorico condiviso socialmente, e pertanto qualsiasi prodotto concettuale può essere accettato nella misura in cui è funzionale allo sviluppo della conoscenza. °°° Sociologia della scienza Oltre che da Kuhn, con l’indagine di Merton nel suo saggio del ‘38, si cerca di porre in correlazione lo sviluppo della scienza con la crescita economica e sociale di quel periodo, nello specifico in Inghilterra. Per farlo utilizza categorie di sociologia derivate da Max Weber, che scrive L’etica protestante e lo spirito del capitalismo : egli mette in evidenza una relazione diretta tra un fenomeno religioso-culturale come il protestantesimo e un fenomeno economico come il capitalismo, sostenendo che il secondo derivi dalle assunzioni di base del primo (calvinismo: non solo ricerca del profitto, ma idea che il proprio lavoro e impegno porti alla realizzazione di sé attraverso la glorificazione di dio). Negli anni ‘60 nasce il cosiddetto “Programma forte”, un filone di ricerca orientato ad evidenziare le basi sociologiche della scienza, in particolare volto all’origine e natura delle teorie scientifiche. Idea di Kuhn che gli oggetti dell’indagine scientifica non sono trovati o scoperti ma costruiti da una comunità di ricercatori in interazione tra loro. Condizionamento sociale della scienza. LA SPIEGAZIONE SCIENTIFICA Uno degli obiettivi principali della ricerca scientifica è quello di spiegare i fenomeni, in modi diversi in base agli specifici ambiti di indagine. Il modello nomologico-deduttivo (D-N) o a leggi di copertura Per i neo-positivisti, spiegare significa ricondurre il fenomeno alla portata esplicativa di una legge naturale; ciò è possibile attraverso il modello-nomologico deduttivo (D-N) o a leggi di copertura. Hempel lo propone per la prima volta in un articolo riguardo la legalità del decorso storico. Spiegare significa mettere in campo un argomento inferenziale-deduttivo composto da un insieme di premesse (explanans, ciò che spiega) e una conclusione (explanandum, ciò che deve essere spiegato). Implica tre componenti fondamentali: 1. Enunciato che descrive l’evento da spiegare (E) es. il filo si è allungato 2. Uno o più enunciati che descrivono una legge universale (L1,L2) es. tutti i metalli si dilatano al calore 3. Enunciati che descrivono condizioni iniziali rilevanti legati a leggi universali (C1,C2) es. il filo è stato esposto a una fonte di calore Questo modello consente di spiegare eventi presenti già avvenuti, ma anche prevedere futuri eventi analoghi: simmetria. Il modello deve rispettare delle condizioni generali di adeguatezza: di ordine logico: - spiegazione dev’essere un argomento deduttivo valido - explanans deve contenere legge generale - explanans deve avere contenuto empirico di ordine empirico: - gli enunciati devono essere veri Il modello statistico-induttivo (I-S) Per superare il limite per il quale le condizioni iniziali devono essere in numero finito e accertate, Hempel sviluppa il primo modello di spiegazione statistica. Si tratta sempre di un modello a legge di copertura, ma si basa su leggi di carattere statistico, dalla forma: P (B | A) = r “la probabilità del verificarsi dell’evento di tipo B posto al verificarsi dell’evento A corrisponde a R” Il fenomeno è segnato da un livello di probabilità; per mantenere la simmetria tra spiegazione e previsione, la probabilità deve approssimarsi a 1. Critiche; dibattito sulla legge Spiegare l'accaduto di un evento attraverso una legge che lo esemplifica è davvero una spiegazione? Dibattito controverso sul significato di “legge”, a partire da Hume: regolarismo/empirismo: una legge di natura è una constatazione di una regolarità nel succedersi dei fenomeni, a cui attribuiamo un valore esplicativo per abitudine ma che non ha un valore ontologico proprio; la regolarità in sé rimane inspiegata (tautologia) Posizione sostenuta da Hume e gli empiristi logici. necessitarismo/realismo ontologico: la legge fa riferimento a una struttura ontologica profonda che attraversa la realtà e regola il succedersi degli eventi, garantendone la necessità Limiti D-N: - non considera restrizioni temporali a proposito degli enunciati es. il problema dell’eclissi: il fenomeno viene descritto non solo a partire da determinate condizioni iniziali e leggi meccaniche, ma anche dalla posizione degli astri dopo che l’eclissi si è verificata, ma questa non può essere considerata una vera e propria spiegazione - troppo ampio in quanto non coglie l’asimmetria relativa alla rilevanza di una spiegazione, l’asimmetria dei nessi causali es. il problema dell’asta della bandiera: spiegare la lunghezza dell’asta o l’altezza del sole a partire dalla lunghezza dell’ombra - il problema dell’asimmetria tra spiegazione e previsione (soprattutto dove viene implicata la statistica) es. biologia evoluzionistica: spiegazione ma non previsione maree: previsione ma non spiegazione - le condizioni iniziali non tengono conto della rilevanza esplicativa es. sale che si scioglie in acqua benedetta: non richiede che l’acqua sia benedetta uomo che prende la pillola anticoncezionale e non rimane incinto: non dovuto alla pillola Limiti del I-S riguardano: - requisito di alta probabilità induttiva: esclusione di eventi poco probabili Modello causale Salmon lavora a una teoria che si rapporta in chiave probabilistica all’idea di spiegazione causale, tenendo conto delle critiche a Hempel della nozione di rilevanza. Integra due livelli di spiegazione: 1. Il modello di rilevanza statistica (S-R) Spiegare significa inserire l’evento explanandum in una serie di correlazioni, espresse da generalizzazioni statistiche, che nel loro complesso costituiscono la classe di riferimento. Ammette inoltre l'importanza delle considerazioni di carattere pragmatico, legate alla particolare situazione analizzata. 2. Livello di spiegazione di carattere causale e probabilistico Una spiegazione scientifica non consiste in un ragionamento, ma nell’individuazione di una causa di un determinato fenomeno: l’explanans dev’essere causalmente rilevante ed efficace rispetto all’explanandum. Un processo causale viene definito come un'entità spazio-temporalmente continua, la cui struttura può essere modificata tramite l’introduzione di un marchio. A differenza di altri processi, quelli causali sono in grado di mantenere la modifica subita e trasmetterla senza interventi aggiuntivi. Un’interazione causale si verifica quando un’intersezione tra due processi causali che ne modifichino la struttura: ciascun processo assume caratteristiche che non avrebbe ottenuto senza l’interazione. Limiti: relazioni in termini non causali, ma ad esempio funzionali (es. seconda legge di Newton: forza F e massa m come cause di un'accelerazione vs comparazione fra grandezze diverse che variano in modi correlati tra loro) Modello strutturale Spiegare significa identificare ed esplicitare specifiche relazioni fra grandezze. Efficace con teorie di spiegazione matematica, ad esempio nel campo della fisica teorica contemporanea. Si basa infatti su fatti relativi alle entità matematiche. es. forma esagonale delle cellette degli alveari: massimizzazione di lavoro e quantità di materiale a disposizione Nella storia della scienza, la transizione da una teoria a un’altra è spesso caratterizzata dalla scoperta che non è necessaria una spiegazione. Modello unificazionista Spiegare significa ridurre il numero di fatti o leggi indipendenti che accettiamo; è richiesta un’attenta analisi di molti aspetti, riguardo i presupposti concettuali e i dettagli degli specifici domini di indagine presi in considerazione. es. teoria elettromagnetica di Maxwell; trattazione unificata della gravità sulla Terra e moti planetari permessa dalla teoria di Newton. Esistono inoltre dei rapporti tra i diversi livelli di spiegazione. Pragmatica della spiegazione Van Fraassen concepisce la spiegazione come irrimediabilmente legata al contesto, come una risposta a delle domande e dei perché. Questo modello si focalizza sulle caratteristiche delle domande stesse e sul processo che porta alla sua enunciazione, fino alla risposta. Il contesto viene considerato perché è ciò che determina le conoscenze condivise e gli interessi e competenze di chi domanda e chi risponde. E necessario valutare la classe antitesi, ovvero le alternative possibili di risposta a uno degli aspetti della domanda. IL REALISMO SCIENTIFICO Ci si chiede se le teorie che descrivono il mondo sono vere, anche al di là dell’osservabile, o sono solo strumenti con valore utilitario; questo dibattito non riguarda l’esistenza di un mondo indipendente dalla mente, ma l’esistenza delle entità introdotte attraverso ipotesi esplicative. Si contrappone all’antirealismo scientifico; a livello filosofico tradizionale, rispecchia l’opposizione tra realismo metafisico e idealismo metafisico. Tuttavia, non si concentra sul piano metafisico, ma piuttosto quello epistemico (cosa si può conoscere) e semantico (cosa significano gli enunciati sul mondo fisico). Realismo delle teorie No miracle argument, Putnam (pro) 1. se una teoria ha successo, ciò è dovuto presumibilmente al fatto che sia in grado di cogliere correttamente gli aspetti rilevanti della realtà, compresi quelli non direttamente osservabili; 2. è improbabile che se la teoria funziona, sia basata su una falsità 3. il successo sistematico delle teorie scientifiche sul mondo è con altissima probabilità dovuto alla loro verità, e qualsiasi altra spiegazione equivarrebbe ad accettare un miracolo. Non è possibile dare per scontato la premessa n.1; si basa su un’inferenza alla migliore spiegazione, che potrebbe comunque essere la migliore in una gamma di spiegazioni tutte false, e non tra tutte le possibili ipotesi (anche quelle non ancora considerate) La meta-induzione pessimistica (contro) Detto così perché è un ragionamento induttivo che ha basi a loro volta inferenziali induttive. La storia della scienza evidenzia che molte teorie del passato, considerate assolutamente vere, si sono poi dimostrate false. - Secondo i realisti, non possiamo dare per scontato che ciò che si è verificato in precedenza, debba accadere nuovamente. - Concetto di verità approssimata: il successo di una teoria scientifica non deve implicare che sia vera in ogni sua parte, ma deve saper descrivere parzialmente e con buona approssimazione gli aspetti rilevanti del suo dominio di riferimento. Anche se una teoria viene in qualche modo sostituita da una più completa, quella precedente rimane valida per le specifiche aree su cui era possibile applicarla es. teoria newtoniana; teoria ondulatoria della luce di Fresnel → equazione del campo elettromagnetico di Maxwell Teoria causale del riferimento: il riferimento di un termine è fissato dalla causa che è responsabile della sua denominazione, che rimane reale anche se poi viene integrato in una diversa teoria (?) es. termine elettrone, definito nei termini dell’entità che ne è responsabile La sotto determinazione empirica delle teorie (contro) Fa leva sul rapporto tra teorie scientifiche e fenomeni osservativi su cui si basano: dal punto di vista logico, si dà conto che ci siano più teorie compatibili con fatti empirici noti, che fanno riferimento a entità teoriche diverse attraverso ragionamenti inferenziali. La scelta tra teoria può dipendere da fattori non empirici. es. teoria tolemaica e copernicana; cartesiana e newtoniana; corpuscolare e ondulatoria a. forma debole: le due teorie alternative sono entrambe compatibili con l’evidenza disponibile nel presente. b. forma forte: le teorie sono compatibili con l’evidenza non solo presente, ma anche futura. - Attraverso nuove osservazioni o ridefinendo le assunzioni iniziale, è possibile determinare quale teoria è in grado di spiegare in modo migliore i dati. Forme di realismo Realismo delle entità Messa in luce da Hacking (?); mantenendo la distinzione tra entità osservabili e non, mette in evidenza come in alcuni contesti, gli scienziati diano per assodate entità teoriche, e le usano ad esempio come strumenti di studio, diventano manipolabili a livello sperimentale. es. particelle subatomiche usate negli acceleratori di particelle per indagare la struttura ultima della materia e delle forze fondamentali. Non equivale necessariamente a un realismo delle teorie; ci si chiede se questa distinzione possa avere senso. Realismo strutturale Nonostante il cambiamento delle teorie e di come i fenomeni vengono descritti, le entità in sé vengono definite in modo diverso, ma le relazioni tra loro sono le stesse, indipendentemente dalla loro formulazione matematica. Forma e struttura rimangono nonostante il contenuto possa differire. es. luce a. epistemico: non siamo in grado di conoscere le singole entità coinvolte nella struttura del mondo (la natura ultima delle cose); possiamo conoscere solo le relazioni tra esse b. ontico: la struttura ultima della realtà stessa è intrinsecamente relazionale, non è costituita da entità singole sole: gli elementi sono prodotti da noi attraverso la conoscenza IL PROBLEMA MENTE-CORPO: INTRODUZIONE Dibattito che attraversa da tempo la società; nel senso moderno, ha propriamente inizio con Cartesio e le sue pubblicazioni a partire dal 1641. Il tentativo di distinguere la mente dal resto del mondo fisico ha luogo perché, secondo il “senso comune”, che ha forma a partire da Cartesio, il sistema costituito dalle scienze naturali non sembra essere in grado di spiegare il funzionamento mentale umano: è spontaneo determinare il comportamento umano da cause immateriali, non fisiche. Oggigiorno, il concetto di mente è scientificamente accettabile, nel contesto di prove empiriche: c’è un tentativo di naturalizzare la mente. Spiegare la coscienza è il punto più critico (Huxley; Raymond: la paragona all’enigma della forma ultima della materia); i misteriani sostengono che risolvere tale problema sia oltre le capacità umane. Le fasi storiche I concetti di “mente” e “corpo” sono storicamente determinati, quindi appartengono a specifici contesti; è possibile individuare tre fasi fondamentali. 1. Nella tradizione classica (filosofia antica, medievale, rinascimentale), la contrapposizione avveniva tra anima (psyché) e corpo; non si occupava di distinguere l’uomo dal resto degli esseri viventi, ma gli esseri animati rispetto agli inanimati, e riguardava pertanto il concetto di “soffio di vita”. Si tratta di una classificazione qualitativa, pre-scientifica; non venivano operate distinzioni tra le due dimensioni, quindi non era problematica l’idea per cui l’anima potesse influenzare il corpo 2. Con Cartesio avviene uno slittamento dal concetto di anima a quello di mente (mens), che nella tradizione latina faceva riferimento all’anima “razionale”, propriamente umana, indicata come principio del pensiero e della coscienza. Assume la visione meccanicistica del mondo, frutto della scienza galileiana; proprio per questo deve distinguere tra le due dimensioni 3. Successivamente, avvengono diversi tentativi di superare il dualismo cartesiano, con processi di progressiva naturalizzazione della mente (che deve essere analizzabile e ricostruibile in termini scientificamente rigorosi e empiricamente verificabili). Ha luogo ad esempio con la nascita della psicologia scientifica, a partire dagli anni ‘30. René Descartes Sostiene un dualismo radicale delle sostanze, una divisione tra due dimensioni, che considera indipendenti ❖ res cogitans, regolata dalle leggi della logica ❖ res extensa, regolata dalle leggi della fisica L’uomo, la cui mente sarebbe costituita dal pensiero, e il cui corpo farebbe parte della dimensione estesa, è l’unica entità in cui le due dimensioni si incontrano, coesistono, e interagiscono causalmente tra loro: da un lato vi agisce il meccanicismo, dall’altro è dotato di volontà. ➔ Va contro il primo principio per cui il mondo fisico è un sistema chiuso in cui la causalità può avvenire solo dall’interno della dimensione fisica stessa. Non era ancora stato stabilito il primo principio della termodinamica, per il quale in un sistema chiuso, la somma di energia rimane costante – può solo trasformarsi (1800). Il mondo fisico viene privato di qualsiasi elemento psichico e morale, mentre il soggetto viene dematerializzato (io=interno, mondo=esterno): visione meccanica del mondo: le interazioni causali tra i corpi avvengono per contatto metafisica corpuscolare: costituenti ultimi della realtà, definiscono le qualità primarie: forma, estensione, movimento (contrapposte alle qualità secondarie, soggettive: colori, suoni, sapori — stampo idealista) Contrapponendosi alla concezione aristotelica, che tripartisce l’anima (includendo in essa anche le funzioni vegetative), si basa sulla fisiologia: una sorta di fisica organica, che si spiega secondo gli stessi schemi della scienza della natura. Scrive due saggi, L’uomo e Il mondo, in cui afferma che il corpo umano sia come una statua o una macchina di terra, che funziona secondo schemi meccanici in grado di spiegare le funzioni fisiologiche e sensoriali, come nell’idraulica di Harvey. es. riflesso: le particelle del fuoco tirano un filamento nervoso e permettono il passaggio degli spiriti animali dal cervello ai muscoli, permettendo un movimento; percezione della profondità attraverso una sorta di geometria innata. Concepisce il cervello come simmetrico nei due emisferi, ad eccezione della ghiandola pineale, sede degli spiriti animali, ovvero del legame tra mente e corpo. Ridefinisce la mente umana nello specifico, definendola cogitatio, affermando che essa sia razionale: è caratterizzata dal pensiero astratto, dalle funzioni cognitive superiori e dalle funzioni cognitive inferiori (es. percepire colori, provare dolore; qualità che non attribuisce agli animali, che sono percepiti come automi). L’elemento definitorio del mentale, che caratterizza entrambi i tipi di funzione e distingue l’uomo da altri esseri viventi, è la coscienza. Argomenti A priori ❖ In una delle Meditazioni metafisiche si chiede cosa possa rimanere di certo, se dovesse sottoporre al dubbio le sue stesse teorie. Usa argomenti a priori, ovvero fondati sulla pura analisi di concetti. Introduce l’argomento del cogito, in cui afferma che l’atto stesso di dubitare, che si tratta di una forma di pensiero, non può essere messo in dubbio, in quanto atto mentale cosciente. Esso rivela in qualche modo l’essenza del soggetto: il pensiero garantisce l’esistenza, e anzi ne è la base: l’uomo è prima di tutto un ente pensante; è infatti possibile immaginare di non avere realmente un corpo, ma non di non poter pensare, perché l’immaginazione stessa ha forma attraverso il pensiero. C’è una stretta identificazione tra atti mentali e coscienza; non prende in considerazione l’esistenza di un inconscio (concetto messo in dubbio da Leibniz, poi con la psicoanalisi). Può essere analizzato come argomento della concepibilità, e può assumere due interpretazioni: I. Termini intensionali si rifà al significato (intensioni) dei termini usati nell’argomento, quindi delle parole “corpo” e “mente” 1. posso dubitare di avere un corpo 2. non posso dubitare di pensare ➔ pensiero e corpo sono distinti, in quanto non hanno le stesse proprietà. Controargomento: enunciati che riguardano stati e processi mentali, in quanto referenzialmente opachi, seguono la logica dei contesti intensionali; in essi, non è possibile applicare la legge di Leibniz, che fa parte della logica estensionale, per la quale se due elementi condividono le stesse proprietà, sono identiche (e di conseguenza, si applica la legge della sostituibilità, per la quale due nomi che designano lo stesso oggetto possono essere intercambiati mantenendo la verità dell’enunciato). Infatti non vale il seguente ragionamento: 1. Edipo sa di aver sposato Giocasta 2. Giocasta è identica alla madre di Edipo ➔ Edipo sa di aver sposato sua madre es. luce della sera e luce del mattino: concepibili in modi diversi, ma si tratta sempre del pianeta Venere Cartesio potrebbe sostenere che la concepibilità non è solo intensionale, ma propriamente essenziale/ontologica. → Poter concepire la mente senza il corpo non esclude l’esistenza del corpo. II. Termini modali Studia enunciati di possibilità e necessità nelle loro accezioni logiche: se è possibile che una caratteristica non appartenga a una cosa, non le appartiene necessariamente. es. un tavolo può essere di metallo; non è quindi necessario che un tavolo sia di legno; è necessario che la somma interna degli angoli di un triangolo sia 180°, per cui non è possibile che sia un numero diverso. Reinterpretazione dell’argomento cartesiano: 1. la distinzione fra mente e corpo è immaginabile senza contraddizione: è possibile che esistano separatamente 2. non è necessario per la mente essere unita al corpo 3. mente e corpo sono distinti Controargomento: la possibilità logica non corrisponde però necessariamente alla realtà fisica. °°° A posteriori Cartesio usa anche argomenti di tipo empirico. ❖ Chiama in causa la differenza tra le proprietà corporee e mentali, considerando nuovamente legge di Leibniz, sostenendo che non possono essere identificate l’una con l’altra: 1. i corpi hanno proprietà x (e non y) 2. la mente non ha proprietà x (e ha y) ➔ sono distinti Mentre è impossibile distinguere tra un automa biologico o meccanico, è possibile inferire l’esistenza di una mente da due particolari caratteristiche, che non sono corporee: ○ capacità di parlare: non solo emettere suoni e parole, ma saperle combinare per esprimere i pensieri → Chomsky ○ capacità di agire in modo intelligente (adattamento flessibile alle situazioni, in modo universale): una macchina può rispondere a uno specifico compito e basta Mente Corpo intesa esteso privatezza (stati mentali i fatti fisici sono osservabili da tutti accessibili privatamente) incorreggibile (consapevolezza suscettibili di correzione, incerti certa degli stati mentali) (allucinazioni, interpretazioni sbagliate) linguaggio e adattamento equiparabile a un automa Causalità Nonostante la distinzione tra le due dimensioni, Cartesio sostiene una loro strettissima relazione all’interno dell’uomo, per la quale non è possibile dividerle. La relazione è basata su un rapporto causale, di tipo bidirezionale. es. mente → ghiandola pineale → spostamento degli spiriti animali che permette movimento; occhi →trasmissione segnale → immagine mentale L’azione della mente sul corpo non può essere definita in termini di causalità meccanica; viene concepita come una causalità analoga a quella di dio sul mondo nell’atto della creazione. La scoperta del principio di conservazione dell’energia porta la tesi di Cartesio relativa a una bidirezionalità della causalità a essere confutata. Diventa dominante il parallelismo metodologico o psicofisico (Wundt, Muller, Kulpe, Ebbinghaus), che pone in relazione gli eventi mentali e i processi neurofisiologici. - (‘900) Eccles cerca di evidenziare come nel cervello vi sia un’interfaccia di comunicazione tra mente e corpo (SNC); in Evoluzione del cervello e creazione dell’io , cerca di giustificare il dualismo interazionista che non violi tale principio, facendo riferimento a teorie quantistiche (i processi quantistici hanno un margine di indeterminatezza): la mente sarebbe un campo di probabilità che interviene sull’azione dei neurotrasmettitori, condizionando i livelli di indeterminatezza delle relazioni sinaptiche. Si sviluppano diverse correnti di pensiero: Parallelismo o occasionalismo I cartesiani francesi condividono il dualismo delle sostanze, ma anziché spiegare la relazione tramite un rapporto causale, identificano un parallelismo - Malebranche sostiene che tale parallelismo sia ad opera di dio, che interviene per far combaciare le due dimensioni nel momento in cui l’uomo forma una volontà, ecc. - Leibniz si pone in modo simile ma sostenendo un’armonia tra i due ordini di sostanza, stabilita nel momento della creazione (due orologi diversi ma sincronizzati). Monismo Contesta il dualismo, riconducendo le due dimensioni a una sola - Spinoza sostiene l’esistenza di una sostanza neutra, che riconduce a dio; la distinzione tra le due sostanze avrebbe luogo da due diversi modi di interpretare la realtà. Altri sostengono non due diverse interpretazioni, ma effettivamente due diversi ordini appartenenti allo stesso dominio - Hobbes sostiene il monismo materialista, riducendo il mentale alla dimensione corporea (non contesta cogito) - Berkeley sostiene il monismo mentale / idealismo, riducendo il corporeo al mentale; la realtà fisica sarebbe il prodotto delle attività mentali, in quanto la sostanza viene ridotta al loro essere percepite: esse est percipi Empirismo Contesta la visione mente come “sostanza”, interpretandola invece come una serie di funzioni mentali, un insieme di processi che si susseguono, senza un principio a sé che le sostenga. - Locke: è la memoria a costituire il filo conduttore tra passato e presente - Hume - Kant: appercezione trascendentale, che accompagna tutte le funzioni mentali e costruisce un’unità della coscienza Dualismo Dualismo ontologico delle sostanze: mente e corpo sono caratterizzati da proprietà distinte e fanno parte di due dimensioni diverse delle proprietà: i processi mentali e corporei sono distinti e irriducibili ma appartengono a una sola sostanza La correlazione tra le due sfere può essere spiegata tramite interazionismo (causalità bidirezionale), parallelismo (correlazione dovuta a una causa terza), o epifenomenismo (causalità unidirezionale: corpo →mente ma non viceversa) Dualismo epistemologico Dal punto di vista della conoscenza, il cervello e la mente sono oggetti di indagine irrimediabilmente distinti; i concetti usati per descrivere i processi neurali non sono applicabili all’universo dell’attività mentale e del comportamento umano; ciò dipende dal fatto che i nostri strumenti conoscitivi sono insufficienti. IL MATERIALISMO A partire dagli anni ‘30, fino agli anni ‘60-’70, in Europa (neo-positivisti) e negli Stati Uniti (comportamentismo) si sviluppa una risposta materialista al dualismo di Cartesio. Il materialismo (o fisicalismo) fa riferimento all’idea che tutta la realtà sia formata da energia, massa, particelle, onde; si basa sulla fisica per comprendere la composizione ultima della materia e le forze che vi agiscono. Nel contesto del dibattito mente-corpo, sostiene che la mente non faccia parte dell’arredo scientifico del mondo, ma che sia un prodotto dell’attività cerebrale. Si sviluppa in diversi atteggiamenti riguardo il ruolo della mente: riduzionismo: a. comportamentismo: mente come insieme di comportamenti o disposizioni b. teoria dell’identità di tipo: mente identica al cervello, processi mentali ricondotti completamente al cervello teoria dell’identità di occorrenza eliminativismo: la mente non esiste Riduzionismo Orientamenti indipendenti: psicologico (America) e filosofico (Europa, circolo di Vienna) che condividono assunti principali; con l’avvento del nazismo e la migrazione di molti studiosi europei in america, avvengono degli scambi. Assunti condivisi: - controllo del comportamento - analisi dei comportamenti manifesti attraverso stimoli manifesti - stati interni (mentali ma anche fisiologici) sono esclusi dall’indagine psicologica → black box A. Comportamentismo logico o filosofico Ha un assunto filosofico che non condivide con il comportamentismo psicologico; si tratta di una tesi semantica, ovvero ha a che fare con il significato di espressioni linguistiche. Riguarda, in particolare, la descrizione non degli stati mentali, ma dei comportamenti che li caratterizzano. Segue il principio di significanza empirica o principio di verificazione, ovvero sostiene che il significato di un enunciato è dato dalle condizioni vere, e che tali condizioni devono essere verificabili. A differenza dei comportamentisti della psicologia, vengono accettati gli stati neurofisiologici; in tali termini, un enunciato psicologico è sostanzialmente un’abbreviazione degli enunciati che lo caratterizzano, una riduzione. → Critica di Chomsky a Skinner riguardo il comportamento verbale. Frege applica alla differenza tra stati mentali e stati fisici la distinzione tra senso e riferimento: nonostante il loro diverso modo di presentarsi all'esperienza, distinguere in termini psicologici o fisicalisti certi eventi non significa che si tratti di riferimento diversi, ma solo di modi diversi. (es. fulmini = scariche elettriche). Si tratta di una riduzione ontologica ed epistemologica. Teoria dell'identità: modello teorico che sostiene la perfetta correlazione (identità) tra fisico e mentale su basi neurofisiologiche, quindi che a ogni tipo di stato mentale corrisponda un tipo di stato cerebrale. L’identità viene descritta come identità di tipo, per distinguerla da quella di occorrenza (anni ‘70-’80): ○ Tipo (type): riferimento a una categoria di oggetti, proprietà mentali es. mal di denti, in generale ○ Occorrenza (token): riferimento all’elemento specifico di una categoria, eventi mentali es. specifico mal di denti di me con la caria Adottando la teoria dell’identità, le corrispondenze sistematiche tra le due sfere permettono di ricondurre i due aspetti allo stesso elementi; secondo il principio di parsimonia o rasoio Occam, bisogna evitare la moltiplicazione di enti, in quanto la spiegazione migliore e quella più semplice: credere nell’esistenza di processi di altra natura oltre quella fisica piuttosto che ricondurli alla stessa sfera complicherebbe la visione. Riduzione a livello linguistico, riconduzione agli stessi termini scientifici. Riduzione interteorica, esposta dal neopositivista Ernst Nagel (es. termodinamica → meccanica statistica; genetica→biologia nucleare), relativa all’applicazione del modello nomologico deduttivo: come si spiega un evento deducendo l'assetto che lo descrive, si deducono le leggi di una teoria di livello superiore a partire di una teoria più fondamentale, dedizione possibile attraverso delle condizioni di contorno e di un dato manuale di regole, dette “leggi ponte” che specificano le equivalenze tra i termini delle due teorie. Alcuni esempi del legame tra eventi mentali e neurologici sono l’identificazione delle fibre C come trasmettitori del dolore; homunculus di Benefield. Obiezioni: Hilary Putnam, anni ‘60: principio di realizzabilità multipla - condividere un certo pensiero dovrebbe corrispondere a un determinato tipo di stato cerebrale, ma non è così - siamo portati ad attribuire stati mentali simili ai nostri anche agli animali, ma abbiamo strutture diverse Si potrebbe replicare che dipende dalla specie o che configurazioni apparentemente diverse sono analoghe dal punto di vista funzionale Plasticità del cervello: le connessioni tendono a modificarsi continuamente Legge di Leibniz: proprietà degli stati mentali non attribuibili a stati cerebrali e viceversa B. Comportamentismo analitico Wittgenstein si propone di tradurre gli enunciati nel linguaggio della logica; ne Le ricerche filosofiche si concentra sulle regole d’uso del linguaggio ordinario, influenzando profondamente il dibattito inglese degli anni ‘50. ○ Muove una critica alla possibilità di un linguaggio “privato”, in grado di delineare entità interiori del singolo parlante, sostenendo che i termini del linguaggio mentalistico, che fanno riferimento a stati interni, non siano frutto di un’analisi corretta: le espressioni usate non permettono di descrivere tali stati mentali, ma solo di esprimerli. ○ Secondo la visione mentalista, prima riconosciamo i nostri stati interni e successivamente applichiamo delle etichette linguistiche in modo appropriato, definendole come credere, sperare. Wittgenstein sostiene quindi che tali espressioni vengono apprese pubblicamente, intersoggettivamente, dall’esperienza di un terzo: ciò esclude un uso puramente solipsistico (di riferimento solo a se stessi), anche nel descrivere stati interni soggettivi. Ribalta la visione cartesiana: ritiene che il mentale sia in qualche modo accessibile dagli altri, in quanto esso caratterizza il linguaggio, oggetto che non può essere privato. Ryle, con The concept of mine (“lo spirito come comportamento” in italiano) critica il dualismo cartesiano. ○ Sostiene un’opposizione polare, in quanto il corpo è situato in uno spazio-tempo e si trova in una sfera pubblica, mentre la mente è situata solo in una dimensione temporale, è svincolata da leggi meccaniche, ed è interamente privata, può solo essere ipotizzata. Le menti possono interagire tra loro solo attraverso il corpo, non sussiste un rapporto causale diretto tra di esse. ○ Individua nel dualismo cartesiano il dogma dello spettro nella macchina, l’idea di un “io”, una coscienza, dentro il corpo, che osserva i contenuti delle rappresentazioni, percezioni, ecc.: si tratta di un errore categoriale, che consiste nel delineare in una categoria logica un elemento che non vi appartiene, in quanto la mente viene identificata come qualcosa di diverso dal comportamento e dalle disposizioni. es. errore categoriale: non percepire l'università non come sovra unità formata da edifici, strutture, dipartimenti; non concepire la famiglia come unità dei componenti. Oltre alla pars destruens, in cui riprende le tesi di Wittgenstein, istituisce una pars construens : sostiene che siano le disposizioni (= proprietà potenziali che si verificano in modo osservabile sotto determinate condizioni) a permettere l’accesso al mentale. Non si tratta di un approccio strettamente fisicalista o materialista, poiché tali disposizioni corrispondono ad azioni svolte da agenti, e non puri elementi fisici osservabili; anzi, l’errore del materialismo è proprio quello di considerare la mente come elemento puramente fisico. Il mentale viene inteso come l’insieme dei modi concettuali e linguistici di organizzare il mondo. Eliminativismo Ritiene che i fenomeni mentali non esistono e dunque vanno eliminati dalla ricerca. Feigl : con il progresso della neuroscienza, i termini mentali verrebbero interamente sostituiti da concetti fisici. Feyerabend : abbandonare il linguaggio mentalistico (es. possessioni demoniache → epilessia) I loro esponenti maggiori della corrente contemporanea sono i coniugi Patricia e Paul Churchland, che si pongono contro la “psicologia popolare”, del senso comune: sostengono che non dovrebbero appropriarsi di concetti come volontà, intenzioni, desideri, in quanto si tratta di presunti costrutti concettuali che sono però mere proiezioni del vero funzionamento cerebrale. La psicologia del senso comune è esplicativamente inadeguata (disturbi, sogni), stagnante La scienza spesso dimostra come le concezioni ordinarie del mondo siano in realtà sbagliate Tuttavia, spesso funziona bene come strumento predittivo. Entra in gioco poi il cognitivismo, che paragona il funzionamento mentale a quello di un elaboratore di informazioni elettronico (computer). Tuttavia lavora in modo parallelo e non seriale; si passa a modelli connessionisti, che i Churchland abbracciano. Forme moderate di Fisicalismo: identità di occorrenza Ogni evento mentale ha descrizioni di ordine fisico, ma non esclude descrizioni di altro tipo, ad esempio fenomenologico. La corrispondenza biunivoca tra fisico e mentale non riguarda i tipi, ma singole occorrenze. Questo concetto costituisce la base del funzionalismo. Monismo anomalo di Davidson: sostiene che lo stesso evento possa essere sia mentale sia fisico, ma che non sia possibile correlare le due descrizioni. Concilia: - interazione causale (esistenza di causazione mentale) - carattere nomologico della causalità (poter stabilire leggi dove c’è causalità) - anomalia del mentale (assenza di leggi deterministiche) La natura fisica del mentale è ciò che determina la causalità; tuttavia le leggi che si stabiliscono non possono trattare del mentale in sé, non esistono leggi ponte. Nella psicologia si possono riscontrare delle regolarità ma non delle regole vere e proprie, in quanto i processi mentali sono risultato di generalizzazioni approssimative: - natura olistica: non è possibile attribuire uno stato mentale senza attribuirne molte altre, complementari - natura normativa: l’attribuzione di stati mentali è regolata da principi di razionalità, logici, che conferiscono coerenza. il mondo mentale è composto da norme piuttosto che fatti Lo status di psicologia come scienza è debole: non deve mirare a prevedere e spiegare il comportamento, ma elaborare descrizioni razionali, interpretando gli agenti in termini di insiemi concreti. IL FUNZIONALISMO Concezione nata in opposizione a comportamentismo e teoria dell'identità; nasce negli anni ‘50-’60 e rappresenta il quadro teorico di riferimento della psicologia cognitiva, oltre che A.I., teoria della riformazione (?). Ha successo in quanto fornisce una cornice teorica alle scienze cognitive e permette di adottare una prospettiva non riduzionistica, pur rimanendo in un punto di vista fisicalistico. Tesi fondamentali Gli stati mentali sono concepiti come stati funzionali. Una proprietà è detta funzionale se dipende dal ruolo (la funzione) che certi elementi svolgono nel sistema; si tratta di una descrizione a livello astratto, quello della struttura logica, che prescinde dal modo in cui è realizzato fisicamente. L’attività mentale è concepita come un insieme di catene causali di stati mentali; le relazioni che si possono instaurare sono di tre tipi: ○ relazioni di input o relazioni percettive: tra ambienti e stati interni ○ relazioni cognitive in senso stretto: fra stati interni ○ relazioni di output o relazioni comportamentali: tra stati interni e comportamento I ruoli funzionali assumono l’accezione di ruoli causali, ovvero sono individuati in base alla funzione causale che compiono. es. distributore automatico di bevande Un aspetto fondamentale del funzionalismo consiste nel suo metodo della scomposizione funzionale, detto analisi funzionale: il funzionamento del sistema intero viene ricostruito dal funzionamento delle singole parti. Il funzionalismo si coniuga in due accezioni: Metafisico Gli stati mentali assumono l’identità stessa di ruoli causali Epistemologico Gli stati mentali assumono l’accezione di ruoli causali perché si tratta del modo più efficace di: - spiegare il comportamento di un sistema complesso - individuarne i sottosistemi funzionali ( → diagrammi di flusso o black boxes: ciascuna rappresenta un sottosistema con una funzione) Dennett, con il funzionalismo Omuncolare, integra la tesi funzionalista (essenza di uno stato psicologico = ruolo causale) con due altre idee: - una visione modulare della mente - la scomposizione va applicata in modo ricorsivo Uno stato mentale, in senso stretto, non possiede proprietà causali; sono gli stati fisici sottostanti ad essere causalmente efficaci. In questo senso, il funzionalismo è una forma di materialismo. Computazioni Il funzionalismo dal punto di vista computazionale, riprende una concezione già introdotta da Alan Turing: l’idea che l’intelligenza sia meccanizzabile, ovvero rappresentabile tramite procedimenti algoritmici che manipolano in modo automatico una serie di istruzioni. La macchina di Turing (MT), un modello teorico (con memoria infinita) però potenzialmente realizzabile è un primo tentativo di applicare l’analogia calcolatore-sistema cognitivo, ovvero la corrispondenza di hardware e software con cervello e mente. Lo stato di una MT viene descritto sulla base di tre elementi: input della MT output della MT, dato il suo stato e l’input lo stato successivo della MT dato il suo stato attuale Non è necessario fare riferimento al supporto fisico della macchina. Il funzionalismo nasce a partire da queste tesi, che forniscono un modo di formalizzare le definizioni di stati psicologici, sostenendo che la mente possa essere studiata indipendentemente dal suo substrato neurologico. Oggi questa tesi non è sostenuta; ma sostenere che la neurofisiologia ponga dei vincoli alla struttura delle computazioni, e quindi riconoscere la legittimità di due livelli di descrizioni distinti (psicologico e neuronale) non costituiscono una confutazione al funzionalismo. Lo fa invece l’idea che i processi cognitivi non possano essere computazioni perché il cervello non manipola simboli. Chomsky → mediazione di rappresentazioni mentali Fodor “fonda” la teoria computazionale-rappresentazionale della mente (TCRM) che concepisce i processi cognitivi come computazioni eseguite su rappresentazioni mentali. Si propone di dimostrare che gli stati mentali sono proprietà del mondo naturale: - valutabilità semantica: fornisce rappresentazioni della realtà esterna, veicolando informazioni che possono essere valutate in quanto vere o false - efficaci causalmente: hanno effetto sul mondo fisico, materiale, in quanto possono portare ad eseguire un’azione ecc. Sono quindi dotati di realtà ontologica e potenza causale. Brentano aveva parlato di intenzionalità (descrivere qualcosa che va oltre se stessi) proprio per distinguere il mentale dal mondo fisico; Fodor, con la naturalizzazione degli stati mentali, cerca di superare tale valenza dualistica. Parla di un linguaggio del pensiero o “mentalese”, sostenendo che le rappresentazioni abbiano natura linguistica combinazione attraverso regole di sintassi (come nel linguaggio naturale) i suoi costituenti hanno significati, si riferiscono al mondo esterno carattere composizionale: significato degli elementi e la struttura valore di verità, relazioni logiche Le computazioni agiscono sui simboli, anziché sui significati, sono quindi sensibili alle sole caratteristiche fisiche; pertanto, sono le strutture sintattiche tra simboli a determinare l'efficacia causale. es. macchina di Turing: codifica di strutture = mente - conservazione della verità: se le promesse sono vere, e il ragionamento è sintatticamente corretto, lo sarà anche il risultato (teoria della dimostrazione) (Contrapposto all’idea di emergentismo: continuità tra parti costituenti ultime e livelli di massima complessità). Critiche I. Problema della coscienza e dei qualia La mente viene concepita in due modi: 1. fenomenica: esperienza diretta, consapevolezza soggettiva es. effetto di vedere un pomodoro maturo; provare profondo dolore 2. cognitiva/computazionale: costrutto teorico introdotto da psicologia cognitiva per dare conto alla capacità di avere accesso ai propri stati interni es. ragionamento, pianificazione dell'azione Il funzionalismo non dà conto degli stati qualitativi, anche descritti come Qualia, le esperienze “pure” e in generale il vissuto fenomenologico che accompagna gli stati mentali. Irriducibilità dell'esperienza personale, in quanto intrinseca, indipendente da input/output: esperimenti mentali - Nagel, Che effetto fa essere un pipistrello: conosciamo il sistema percettivo (sonar) del pipistrello, ma non possiamo comprendere come sarebbe essere un pipistrello noi stessi. Non ci sono schemi esplicativi con cui descrivere l’esperienza soggettiva: la scienza moderna ha infatti sempre eliminato l’esperienza soggettiva dalla propria ricerca. - Jackson, “Mary la neuroscienziata” (I Qualia epifenomenici): giovane donna cresciuta in un ambiente bianco e nero; a contatto con il mondo esterno attraverso schermi. Decide di studiare processi fisici, fisiologici, cerebrali, alla base della percezione dei colori. Solo quando esce dalla prigione e vede i colori per la prima volta, comprende cosa significa vedere un colore. - Chalmers, gli zombie (La mente cosciente): mancano di stati qualitativi; indistinguibili fisicamente e funzionalmente, ma esperienza completamente diversa. Repliche: le esperienze personali non sono oggetto di conoscenza, non rientrano nella categoria di fenomeni osservabili e oggettivi in 3° persona (ciò viene contestato in quanto il vissuto rimane rilevante) la refrattarietà (resistenza nell’essere spiegati) nella funzionalizzazione degli stati qualitativi, dipende da quale punto di vista si assume in merito alla possibilità di concepire un sistema funzionalmente identico a uno dato, ma che differisce per proprietà qualitative. II. Eccessiva liberalità del funzionalismo Block propone l’argomento dell’assenza dei Qualia, accusando il funzionalismo di essere troppo liberale, ovvero di classificare come menti dei sistemi che molto verosimilmente non possono essere tali. Nel suo esperimento mentale China Brain, propone uno scenario in cui alla popolazione della cina viene assegnato il compiti di seguire l’istruzione di una MT, che sta simulando un certo processo cognitivo. Tale sistema non può essere considerato una mente, ma al più in un