Summary

Il documento fornisce una panoramica dell'economia aziendale, partendo dal concetto di impresa come attività economica e organizzata e descrivendo gli elementi chiave come l'azienda, i soggetti giuridici ed economici, le diverse classificazioni delle imprese (in base allo scopo, al soggetto giuridico, al numero di soggetti giuridici, all'attività economica svolta, all'evoluzione cronologica) , gli organi aziendali (decisionale, esecutivo, di controllo) e la corporate governance, inclusi i sistemi di corporate governance (outsider, insider, italiano). Infine, vengono analizzate le dimensioni aziendali e le forme di aggregazione tra imprese.

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’IMPRESA: attività professionale, economica e organizzata dall’imprenditore per produrre o scambiare beni e servizi. Presenta un aspetto dinamico, perché è frutto delle azioni e delle strategie dell’imprenditore che essendo in continuo cambiamento portano a delle conseguenze sul mercato. Deve essere...

’IMPRESA: attività professionale, economica e organizzata dall’imprenditore per produrre o scambiare beni e servizi. Presenta un aspetto dinamico, perché è frutto delle azioni e delle strategie dell’imprenditore che essendo in continuo cambiamento portano a delle conseguenze sul mercato. Deve essere: - Professionale → ovvero lavorare in modo continuativo a seconda delle possibilità, quindi esercitando prevalentemente quell'attività; - Organizzata → ovvero deve essere svolta attraverso un'azienda mentre in passato significava svolgere l'intero processo produttivo, cosa ormai non più possibile visto che esistono tecniche e macchinari sempre più innovativi. - Economica → portare un’aggiunta di valore, ottenendo ricavi superiori ai costi. L'azienda: complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. I beni possono essere materiali (impianti e attrezzature) o immateriali (lavoro e risorse umane). Presenta un aspetto prevalentemente statico. La differenza tra azienda ed impresa la troviamo nel Codice Civile, il codice definisce l’azienda, ma non l’impresa, in quanto la definizione di impresa la otteniamo per deduzione da quella di imprenditore. Soggetto giuridico e soggetto economico Soggetto giuridico: persona fisica o giuridica responsabile dell'esercizio dell'impresa di fronte ai terzi e alla legge. Nelle imprese individuali è una persona fisica ovvero l'imprenditore. Nelle società di persone tutti i soci sono i soggetti giuridici mentre nelle società di capitali è l'amministratore delegato. Soggetto economico: colui o coloro che hanno potere decisionale sulla vita dell'impresa, che cambia in base alla percentuale di azioni possedute. Se l'impresa è individuale, soggetto economico e soggetto giuridico coincidono. Si diventa soggetto economico possedendo la maggioranza assoluta (50%+1) oppure ottenendo una maggioranza relativa. Classificazione delle imprese Le imprese si classificano in base allo scopo, in base al soggetto giuridico, al numero di soggetti giuridici (persone che le costituiscono), all’attività economica svolta, in base all'evoluzione cronologica. In base allo scopo Aziende di consumo o di erogazione: offrono servizi o prodotti per soddisfare direttamente i bisogni degli utenti. Sono pubbliche perché si finanziano tramite le imposte e non è previsto il concetto di profitto. Aziende di produzione o impresa: Producono beni o servizi da destinare allo scambio per conseguire un utile (lucro) e soddisfano indirettamente i bisogni dei soggetti. Sono solitamente private. In base al soggetto giuridico Imprese pubbliche: hanno un soggetto giuridico pubblico e hanno come obiettivo soddisfare i bisogni pubblici (es. Ferrovie dello Stato, Regione, Provincia) Imprese private: hanno un soggetto giuridico privato e soddisfano i bisogni dei soggetti privati, come il conseguimento del profitto. In base al numero di soggetti giuridici Imprese individuali: sono quelle il cui soggetto giuridico costituente è una sola persona fisica. 1 Imprese collettive: sono quelle formate da più persone che svolgono l’attività, (il soggetto giuridico è dato da più persone fisiche o da una persona giuridica) e quindi si può parlare di società. In base all’attività economica svolta (classificazione soggettiva) Imprese industriali: trasformano fisicamente i materiali e le merci. Imprese commerciali o mercantili: acquistano e vendono così com’è il prodotto. In più effettuano degli adattamenti in base ai bisogni dei consumatori. Imprese di servizi: producono e vendono servizi che paghiamo e utilizziamo quando ne abbiamo bisogno (come trasporti, ristoranti, alberghi); tra queste rientrano le imprese bancarie che oltre ad offrire servizi, utilizzano il denaro come merce, lo comprano dai risparmiatori e lo rivendono agli investitori (con interessi), perciò sono anche imprese commerciali. Imprese assicuratrici: vendono un servizio contro i rischi, sperando che l’evento non si verifichi (aleatorietà), in cambio di un corrispettivo in denaro chiamato premio assicurativo, che aumenta se il rischio è maggiore. In base all’evoluzione cronologica (classificazione degli economisti) Si dividono in tre settori: -Settore primario:sono le attività economiche dedicate all’allevamento, all’agricoltura, alle imprese minerarie, estrattive. -Settore secondario: le attività economiche legate alla produzione industriale. -Settore terziario: le attività di commercio, di servizi (banche, alberghi, assicurazioni, trasporti). -Settore terziario avanzato: si occupa del supporto alle industrie attraverso produzione di software e servizi di consulenza (avvocati, notai). Organi aziendali In un’impresa collettiva ci sono tre organi: l’organo decisionale ovvero chi esercita prevalentemente attività decisionale; l’organo esecutivo ovvero chi ha il compito di applicare e attuare le decisioni dell’organo decisionale; l’organo di controllo o operativo ovvero chi si occupa di vigilare sull’amministrazione della società e sul rispetto dello statuto. Esistono due tipi: il primo è il controllo gestionale, sostanziale o di merito che verifica che l’organo esecutivo abbia rispettato la volontà dei soci; il secondo è il controllo contabile o formale che viene effettuato sulle registrazioni contabili come IVA, bilanci, conti vari con le banche, verificando che gli amministratori abbiano seguito le norme civilistiche e fiscali. Non possono indicare se economicamente l’azione è sbagliata perché si concentrano sulla forma e non sul contenuto. Corporate governance Per corporate governance, si intendono tutti gli strumenti, i sistemi, i processi e i rapporti aziendali che permettono una gestione efficiente dell'impresa nell’interesse di tutti gli stakeholder. La scelta del tipo va fatta nel momento in cui nasce la società, oppure dopo ma con un’assemblea straordinaria: - Outsider system (o modello anglosassone) ➜ tipico delle public company, imprese di grandi dimensioni ad azionariato diffuso e quotate, che hanno proprietà altamente 2 frazionata, visto l’enorme numero di soci. Pertanto c’è una grande separazione tra proprietà e controllo. - Insider system (o tedesco) ➜ tipico delle società ad azionariato ristretto, la proprietà è stabile e concentrata in un gruppo, vi è la presenza di banche e investitori istituzionali. - Modello italiano ↓ Sistema tradizionale: l’ASSEMBLEA DEI SOCI (organo decisionale, che individua le strategie di lungo termine e approva il bilancio) nomina sia il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (organo esecutivo, che esegue la volontà dei soci, elabora le politiche aziendali ovvero le modalità per raggiungere gli obiettivi e redige il bilancio) sia il COLLEGIO SINDACALE (organo di controllo con funzione di vigilanza sull’amministrazione e sul rispetto dello statuto) + REVISORE DEI CONTI che subentra quando le dimensioni aziendali superano un certo limite stabilito dalla legge. Il controllo dei soci è totale perché nominano entrambi gli organi. Sistema dualistico: l’ASSEMBLEA DEI SOCI (organo decisionale) nomina SOLO il CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA (organo di controllo) che approva il bilancio e a sua volta nomina il CONSIGLIO DI GESTIONE (organo esecutivo che redige il bilancio). In inglese si chiama two-tier system perchè ha una struttura nella quale i poteri di gestione e di controllo sono attribuiti a due organi diversi. Sistema monistico: l’ASSEMBLEA DEI SOCI (organo decisionale) approva il bilancio e nomina SOLO il CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE (organo esecutivo che redige il bilancio). Al suo interno poi, il CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE sceglierà alcuni membri che formeranno il COMITATO PER IL CONTROLLO SULLA GESTIONE (organo di controllo). In inglese si chiama one-tier system vista la sua struttura nella quale i poteri di gestione e di controllo sono affidati allo stesso organo. Differenze principali - Concentrazione azionaria: nel dualistico è medio-alta (azioni concentrate in poche mani), in quello monistico è bassa (azionariato diffuso = public company) - Rapporto capitale di credito (preso in prestito) - capitale di rischio (proprio, conferito dai soci): alto nel dualistico (dato che non usano molto la borsa per trovare capitali, si devono rivolgere alle banche), basso nel monistico (i capitali si trovano in borsa). Se il capitale di credito è maggiore si dice che l’impresa è sottocapitalizzata. - ​Metodo di risoluzione delle crisi: dualistico intervento dei principali azionisti, nel monistico ci sono le scalate ostili: ovvero tentativi di prendere il controllo dell’azienda comprando le azioni man mano (“silenziosamente”); durante una crisi, quando il valore delle azioni in borsa si abbassa questo avviene più facilmente. Quindi si rilancia sul mercato, risolvendo la crisi. (Le comprano in fallimento o pre-fallimento, le riorganizzano e le rivendono); ​Dimensione aziendale In base alle dimensioni aziendali le aziende possono essere classificate in aziende di piccole, medie e grandi dimensioni. Generalmente un'impresa di piccole o medie dimensioni è caratterizzata da un processo produttivo flessibile e da tempi decisionali molto rapidi. Viceversa, una grande impresa è caratterizzata da una struttura organizzativa complessa, da un processo produttivo poco flessibile e da tempi di reazione medio-lunghi agli stimoli esterni. Il criterio di valutazione della dimensione aziendale non è però univoco ed esistono diversi parametri: 3 ♦ Parametri tecnici → quantità prodotta o potenzialità degli impianti. Questi parametri tecnici hanno senso se si tratta di aziende dello stesso settore. ♦ Parametri patrimoniali → capitale proprio (capitale sociale = beni versati dai soci per creare la società) e capitale investito (proprio + di terzi). Anche in questo caso ha senso se si tratta di aziende dello stesso settore. ♦ Parametri economici → fatturato (incasso dell’impresa in un periodo di tempo che di solito è un anno) e valore aggiunto: è la differenza tra il valore dell’input (ricavi) e quello dell’output (costi). È difficile individuare i costi di produzione perché esistono costi diretti e specifici attribuibili al prodotto e altri indiretti come pubblicità, pulizie, contabilità. Il fatturato non si può usare per confrontare imprese di settori diversi, a differenza del valore aggiunto (unico parametro per confrontare aziende di diverso settore). ♦ Parametri organizzativi -> numero di occupati, dipendenti. Soprattutto in questo caso ha senso se si tratta di aziende dello stesso settore. Utilizzato dell’ISTAT assieme al fatturato, per classificare le imprese in piccole medie e grandi (quando supera i parametri di quella media): ∎ MICRO ➜ meno di 10 dipendenti, meno di 2 mln di fatturato annuo ∎ PICCOLA ➜ meno di 50 dipendenti, meno di 10 mln di fatturato annuo ∎ MEDIA ➜ meno di 250 dipendenti, meno di 50 mln di fatturato annuo Forme di aggregazione tra imprese Il gruppo aziendale è la principale forma di aggregazione tra imprese. È un insieme di minimo due imprese con un unico soggetto economico e almeno due soggetti giuridici. Il soggetto economico si chiama capogruppo, casa madre o holding. Le imprese che fanno parte del gruppo si chiamano collegate o controllate. Normalmente queste imprese hanno tutte la forma di società e sono società per azioni, perché hanno il capitale suddiviso in azioni, che possono essere facilmente scambiate. Nelle società di persone, invece, il capitale è diviso in quote, che sono delle parti simboliche e non rappresentate da un documento fisico come le azioni. Holding o Capogruppo: una società che possiede partecipazioni o quote di altre società controllate che allo stesso tempo dirige e delle quali gestisce il capitale. Quindi ha una grande capacità di controllo e ampi settori d’investimento. Esistono: 1) Holding pure o finanziarie: non effettuano nessuna produzione in senso materiale ma hanno come unica funzione/interesse il coordinamento tecnico-finanziario; ; 2) Holding impure o miste: oltre all’attività di gestione finanziaria svolgono attività di produzione o scambio di beni o servizi quindi hanno interessi commerciali e industriali. La società controllata è una società che è di proprietà di un’altra società, in quantità sufficiente per esercitare un’influenza dominante sull’amministrazione. Sono controllate le società nelle quali: - un’altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria; - Non si ha la maggioranza, ma si ha comunque un’influenza dominante in assemblea perché un’altra società ha voti sufficienti; 4 - un'altra società ha influenza dominante perché ci sono particolari vincoli contrattuali con essa. La società collegata è una società in cui azioni o quote sono possedute in quantità significative da un'altra società, ma non sono sufficienti per esercitare un’influenza dominante sull’amministrazione. (Se sono sufficienti per esercitare un’influenza dominante sull’amministrazione, la società è detta società controllata). Subisce un’influenza notevole da parte di un’altra società che ha: il 20% dei voti dell’assemblea ordinaria, per le società non quotate; il 10% dei voti dell’assemblea ordinaria, per le società quotate. Differenza tra società controllata e collegata: - nella collegata il bilancio non viene consolidato dalla capogruppo; - nella controllata, il relativo bilancio d’esercizio viene invece consolidato con quello del controllore. Il gruppo aziendale può essere: - Industriale ➜ ha collegamenti esclusivamente tecnico-produttivi; - Misto ➜ ha collegamenti economico-produttivi, per motivi di tipo finanziario, oppure per indirizzare l’opinione pubblica a proprio favore; - Finanziario ➜ ha collegamenti economici, sono esclusivamente imprese che vengono acquistate per la loro capacità di generare profitto. I gruppi aziendali hanno una particolare caratteristica: indipendentemente dal capitale investito dal soggetto economico A per essere tale, all’aumentare del numero di livelli diminuisce la quota di capitale che il soggetto economico utilizza per essere tale. La società A decide di comprare il 60% di B, quindi A controlla B. Se B decide di comprare il 65% di C e ne detiene il controllo, in automatico anche A controlla C senza che debba investire ulteriori soldi. L’aumento del numero dei livelli riduce, a parità del capitale investito, la quota di capitale che deve essere detenuta dal soggetto economico per avere il controllo di tutto il gruppo. Le partecipazioni (possesso di azioni) possono essere: - Dirette➜ la capogruppo controlla direttamente la società controllata; 5 - Indirette➜ la capogruppo partecipa a una controllata tramite un’altra controllata; - Reciproche o incrociate ➜ A possiede azioni di B e B di A. Partecipazioni incrociate tra la capogruppo e la controllata. Esprime l’interesse di una società nei confronti dell’altra. Altre forme di aggregazioni tra imprese Si basano su rapporti contrattuali ∎ CONSORZIO ➜ È un accordo tra più imprese dello stesso settore per coordinare o svolgere fasi gestionali che da sole non avrebbero potuto affrontare (o per capacità finanziaria o per competenze). Serve anche per contenere spese, ottenere più profitti collaborando e svolgere azioni a beneficio della comunità. I soldi utilizzati sono versati dai consorziati in base alla propria capacità contributiva. È un contratto tipico in forma scritta (altrimenti è nullo), disciplinato dal codice civile, quindi è legale. La durata è stabilita nel contratto. ∎ CARTELLO ➜ è un accordo di durata variabile, formale, ma illegale tra imprese dello stesso settore per ridurre il grado di concorrenza sul mercato e massimizzare i profitti. Le imprese si accordano su prezzi, mercati da controllare, distribuzione e produzione. ∎ ASSOCIAZIONI IN PARTECIPAZIONE ➜ è l'accordo con cui un soggetto (associante) attribuisce ad un altro (associato) il diritto di partecipare agli utili di un'impresa o di uno o più specifici affari. L'associato partecipa agli utili senza diventare socio dell'azienda. In particolare, si limita a conferire denaro o beni di altra natura. L'associante, invece, beneficia dei conferimenti senza modificare la struttura dell'impresa o chiedere finanziamenti. Ad esempio, Mario dà a Stefano un macchinario per la sua falegnameria e per questo partecipa agli utili dell'impresa di Stefano. È un contratto scritto, quindi legale, e ha una durata stabilita. ∎ JOINT VENTURES ➜ è l'accordo con cui due o più soggetti si impegnano a collaborare per la realizzazione di un progetto comune (la realizzazione di un impianto, la partecipazione ad un appalto..), mettendo a disposizione le proprie capacità, risorse e conoscenze. È uno strumento diffuso, soprattutto a livello internazionale perché permette un notevole risparmio in termini di costi e iter burocratici quando per esempio si acquista una proprietà all’estero. Con la joint venture tutte le parti del contratto partecipano alla gestione del progetto mentre nell'associazione in partecipazione, l'associato non può partecipare alla gestione, può solo contribuire con beni o denaro. Con la joint venture societaria i partner decidono di costituire 6 una società per raggiungere l'obiettivo. La durata è stabilita nel contratto (legale), la forma deve essere scritta e le imprese possono essere dello stesso settore o di settori diversi. ∎ ASSOCIAZIONE TEMPORANEA TRA IMPRESE ➜ è un contratto tra imprese di settori diversi con lo scopo di portare a termine un grande singolo progetto. Per esempio, consente la partecipazione a gare d’appalto anche a imprese (soprattutto di piccole e medie dimensioni) che, individualmente, non avrebbero i necessari requisiti tecnici e/o economici richiesti nel bando. L'azienda capogruppo, detta mandataria, ha il compito di rappresentare davanti al committente le altre aziende che ne fanno parte, dette mandanti. Ha durata temporanea stabilita dal contratto scritto (legale). ∎ AFFITTO D’AZIENDA ➜ è l’accordo con cui un imprenditore affitta e da in gestione l’azienda (personale e macchinari) ad un'altra impresa ma non può comprarla. Il titolare resta quindi proprietario. Per questo, chi prende in affitto l'azienda non risponde dei debiti precedenti. La durata è stabilita dal contratto scritto (temporanea) e avviene tra imprese dello stesso settore. ∎ RETE DI IMPRESE ➜ è un accordo innovativo di collaborazione tra imprese per svolgere in comune certe attività (che alla singola impresa non converrebbe svolgere) lasciando però a ciascuna la propria autonomia e indipendenza. Permette alle imprese di ridurre i costi fissi esternalizzando le attività costose e di essere più innovative. Il contratto è scritto, con scadenza, ed è legale. ∎ UNIONI VOLONTARIE ➜ è una collaborazione tra grossisti e commercianti al dettaglio al fine di effettuare acquisti cumulati (in grandi quantità) per ottenere riduzioni di prezzo da parte dei fornitori (imprese produttrici). Si accordano dal punto di vista operativo al fine di organizzare in comune gli acquisti e le vendite. È un contratto legale, formale e dalla durata variabile ∎ GRUPPO D’ACQUISTO ➜ è un accordo, che a differenza dell’unione volontaria, può essere stipulato solo da soggetti appartenenti alla stessa categoria (solo da grossisti, o solo da dettaglianti, o solo da consumatori). I soggetti che ne fanno parte acquistano un determinato tipo di merce direttamente dal produttore senza passare per vie intermedie, come negozi o grossisti che fanno lievitare il prezzo finale del prodotto. Nel gruppo per esempio due commercianti al dettaglio acquistano della frutta direttamente dall’agricoltore saltando l'anello del grossista mentre le unioni sono caratterizzate proprio dall’accordo con questa figura per l’acquisto della merce, i dettaglianti comprano solo da quel grossista perché l’accordo che hanno stipulato gli conviene. L’accordo è legale, formale e dalla durata variabile. ∎ FRANCHISING ➜ è un accordo contrattuale di collaborazione tra il franchisor (affiliante) e i franchisees (affiliati). Il franchisor è l'impresa con un’identità ben riconoscibile che ha già una clientela forte, dei prodotti e un marchio diffusi sul mercato. I franchisees sono coloro che decidono di avviare un’attività imprenditoriale avvantaggiandosi dell’identità del franchisor, che gli permette di essere indipendenti giuridicamente e patrimonialmente, rispettando però gli obblighi imposti dal contratto. Questi obblighi sono: - vendere solo i prodotti o servizi del franchisor; - evidenziare ed utilizzare marchio ed insegna del franchisor; - rispettare il layout del punto vendita; 7 - rispettare l’abbigliamento del personale. In più, il franchisee è tenuto al pagamento di una quota d’entrata (entrance fee) per l’utilizzo della formula commerciale (perché entra a far parte di una rete già consolidata, come se fosse una garanzia per il cliente) e delle royalties (canoni periodici), cioè i diritti percentuali sulla merce venduta. In questo modo si raggiunge l’uniformità della vendita, per sembrare che siano filiali. È un contratto disciplinato, deve avere forma scritta, e ha durata stabilita. ∎ GRUPPO EUROPEO DI INTERESSE ECONOMICO ➜ è un contratto di gruppo che riguarda la collaborazione di imprese che appartengono a diversi Stati dell’Unione europea, finalizzato allo svolgimento di attività economiche in comune. Non persegue lo scopo di lucro. Le legislazioni nazionali prevedono normative tra loro differenti che, pertanto, impedirebbero per certi versi l’esercizio di attività da parte di soggetti appartenenti a diversi Stati. Per questo visto che possiede una specifica disciplina comunitaria, consente di superare i contrasti derivanti dalle differenze delle discipline nazionali. I membri che compongono il gruppo sono responsabili illimitatamente e solidalmente per le obbligazioni del gruppo. La durata è stabilita nel contratto, la forma è scritta ed è legale. Si basano su rapporti informali ∎CITY COMMUNITY OF INTERESTS➜ ​Un soggetto può svolgere l’attività di amministratore in un’impresa e contemporaneamente essere amministratore in un’altra impresa (se le imprese non sono concorrenti e non ci sono obiezioni). Le aziende sono di settori diversi, ma comunque collegate tra loro. C’è una comunanza di interessi che si verifica in una sola persona, che è l’amministratore. Questo accordo è legale e dura in base alla durata del contratto dell’amministratore. Ovviamente è un accordo informale, non scritto, altrimenti essendo eticamente scorretto porterebbe danni commerciali a entrambe le aziende. ∎ GENTLEMEN'S AGREEMENT (accordo tra gentiluomini) ➜ È un “accordo” tacito, non ci si è parlati né si è firmato un contratto. Si fa capire ai concorrenti che non c’è volontà di fare concorrenza, quindi l’impresa prende una parte del mercato e lascia un’altra parte agli altri. Se si riesce a dimostrare che è stato fatto questo accordo, allora diventerebbe illegale, perché va a scapito del consumatore. Infatti se ci fosse l’accordo scritto sarebbe un cartello. 8 IL BILANCIO ♦ È il documento che serve a rilevare e valutare i risultati che si presume l’impresa abbia ottenuto. I soggetti interessati/che valutano il bilancio possono essere: INTERNI: sono interessati direttamente al bilancio (azionisti, soggetto economico, gli organi direttivi ed esecutivi, l’organo di controllo); ESTERNI: il fisco (organismi che controllano il regolamentare pagamento delle imposte), la Consob che controlla solo le società quotate in borsa, vari organismi pubblici, sindacati, le banche, i fornitori, i clienti. Esistono diversi tipi di bilancio, in base: Al periodo esaminato: ◉ PREVENTIVO ➜ redatto prima che si verifichino i fatti. È una previsione di entrate e uscite. È tipico delle imprese pubbliche, che hanno l’obiettivo di mantenere un equilibrio finanziario tra entrate e uscite. Un esempio è il bilancio dello stato (documento di programmazione economica e finanziaria). Deve essere approvato prima della fine dell’anno e illustra le entrate e uscite che il governo prevede per l’anno successivo. Le imprese meglio organizzate redigono anche dei bilanci preventivi facoltativi, semestrali o annuali, che sono bilanci interni. ◉ CONSUNTIVO ➜ è tipico delle imprese private. Viene redatto alla fine dell’esercizio (di solito alla fine dell’anno o alla fine di un periodo preso in considerazione). È un bilancio “esatto”, con numeri realmente realizzati. Una volta approvato, va presentato presso il registro delle imprese, in camera di commercio dove diventa pubblico. Deve essere compilato nel modo stabilito dal codice civile, mentre quello preventivo non ha delle regole rigide, essendo facoltativo, ma ovviamente di solito segue la stessa linea. Al momento di redazione: ◎ BILANCIO ORDINARIO ➜ redatto alla fine di ogni esercizio, in momenti di ordinaria amministrazione; ◎ BILANCIO STRAORDINARIO ➜ redatto nel momento in cui si verifica un evento straordinario, come il fallimento, lo scioglimento dell’attività, la riduzione del capitale, la fusione con altre società. È formato solo dallo stato patrimoniale. Al numero di aziende esaminate: ◉ BILANCIO D’AZIENDA ➜ vale solo per la singola azienda; ◉ BILANCIO CONSOLIDATO ➜ è il bilancio globale, quindi la somma di tutti i bilanci d’azienda delle imprese che fanno parte di un gruppo aziendale. È redatto dalla capogruppo ed è in grado di definire la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato economico del gruppo. Grazie al bilancio consolidato, le imprese che fanno parte del gruppo possono cercare di ottenere finanziamenti con tassi più bassi se si dimostra la solidità del gruppo. 9 Alle normative rispettate: ◎ BILANCIO CIVILISTICO ➜ si rispettano le norme stabilite nel codice civile per quanto riguarda forma, contenuto e regole di redazione. Si redige per finalità giuridiche, quindi è obbligatorio secondo il codice civile per vedere com'è andata la gestione e contiene voci e descrizioni uguali per tutte le aziende. ◎ BILANCIO FISCALE ➜ segue le norme fiscali, relative al pagamento delle imposte, che cambiano in continuazione, a seconda delle esigenze di tipo fiscale. Va redatto perché, attraverso le norme fiscali, si calcola il reddito imponibile, ovvero quello su cui calcolare le imposte. Redazione e approvazione: La redazione viene effettuata dall’organo esecutivo quindi dal consiglio di amministrazione (sistema monistico e tradizionale), o dal consiglio di gestione (sistema dualistico). L’approvazione, precedentemente esaminata da parte dell’organo di controllo, viene effettuata dall’assemblea dei soci (organo decisionale - sistema tradizionale e monistico), o dal consiglio di sorveglianza (organo di controllo - sistema dualistico). Una volta approvato il bilancio viene depositato presso il registro delle imprese, sotto il controllo del tribunale civile, che può dichiarare il fallimento aziendale. Per questo, se non dovesse essere approvato, di sicuro il tribunale inizierebbe ad indagare. Si può dire che sarebbe un atto di sfiducia nei confronti degli amministratori e sicuramente la giustizia troverebbe qualcosa che non va, le banche bloccherebbero i finanziamenti costringendo a cercare beni dagli usurai che non chiedono garanzie, ma che per gli interessi troppo elevati portano comunque l'azienda al fallimento. Per bloccare in partenza questi problemi i soci si auto nominano amministratori. Per approvare il bilancio c'è tempo fino a quattro mesi dopo la chiusura dell'esercizio. I documenti del bilancio civilistico sono 4 : stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa e rendiconto finanziario (non è obbligatorio per le micro e piccole imprese e per le società di persone) ◉ LO STATO PATRIMONIALE ➜ è il documento che fotografa/illustra la situazione patrimoniale dell'impresa alla data del bilancio, cioè alla data di chiusura dell'esercizio che normalmente (ma non sempre) coincide con il 31/12. È un conto riassuntivo, nel senso che al suo interno ci sono tanti conti. Fisicamente è composto da due sezioni divise e contrapposte, attivo e passivo. Nell’attivo c’è scritto come sono stati utilizzati i capitali, due esempi sono le immobilizzazioni (risorse utilizzate per l’acquisto di macchinari, impianti, fabbricati per esempio utilizzabili anche per i prossimi esercizi, a lungo termine) e l’attivo circolante (opposto delle immobilizzazioni perché sono quelle risorse -denaro liquido in cassa e crediti da soci come assegni- e beni -giacenze di magazzino- destinati alla vendita in breve tempo). Nel passivo c’è scritto da dove provengono i capitali (le fonti di finanziamento) quindi vengono presi dal patrimonio netto (capitale sociale + riserve), dai debiti verso terzi , dagli utili. Le passività generano le attività perché dal passivo l’impresa prende le risorse per fare investimenti, quindi per l’attivo. Attività e passività devono coincidere. Perché se le attività fossero superiori alle passività, i fondi investiti sarebbero superiori a quelli realmente disponibili, impossibile. 10 ◉ IL CONTO ECONOMICO ➜ è un documento contabile che evidenzia il risultato dell’esercizio (periodo di attività/anno preso in considerazione), cioè individua quanta ricchezza è stata prodotta, come è stata ottenuta e da chi è stata presa. Contiene i ricavi e i costi dell'esercizio: i costi corrispondono agli acquisti, alle spese per il personale, alle utenze, alle imposte e alle tasse. I ricavi corrispondono alle vendite del prodotto o servizio e agli interessi o agli affitti. Dalla differenza tra costi e ricavi si ottiene il risultato economico dell’esercizio che può essere in perdita o in utile. La ricchezza prodotta - l’utile - sarà spartita tra coloro che hanno finanziato l’azienda, cioè soci ed eventuali terzi. In caso contrario, se i costi superano i ricavi, l’azienda non registrerà un utile, ma una perdita d’esercizio. I costi e i ricavi sono divisi in raggruppamenti con una forma scalare: A) Valore della produzione = reddito prodotto dall’azienda. Da questo devono essere computati i Costi della produzione (relativi generalmente a stipendi, materie prime, fitti, svalutazioni). Questo primo calcolo permette di ricavare la differenza tra valore e costi di produzione. B) Costi della produzione = risorse impiegate durante l’esercizio C) Proventi e oneri finanziari = entrate provenienti da partecipazioni ad altre società, perdite sui cambi di valuta D) Rettifiche di valore di attività finanziarie = rivalutazioni e svalutazioni di titoli e partecipazioni in altre società (perdite) E) Proventi e oneri straordinari = costi e ricavi straordinari che non hanno a che vedere con la gestione ordinaria dell’esercizio Le classi A e B rappresentano la gestione ordinaria, la parte C quella finanziaria e la E quella straordinaria. ◎ LA NOTA INTEGRATIVA ➜ illustra, integra, chiarisce e spiega i dati sintetici e numerici dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico con DETTAGLI e altre informazioni. Inoltre, permette di motivare le scelte fatte dagli amministratori, specificando i criteri di valutazione applicati. Spiega i motivi dei movimenti di liquidità evidenziati dal rendiconto finanziario e illustra le previsioni per il futuro. ◎ IL RENDICONTO FINANZIARIO ➜ è un documento finanziario che mostra come l’impresa ha generato, raccolto e impiegato la liquidità, i fondi durante l’esercizio. Rappresenta il documento con il più elevato contenuto informativo in merito alla struttura finanziaria della società e permette di comprendere il fabbisogno finanziario dell’esercizio in corso rispetto a quello dell’esercizio precedente. A differenza dello stato patrimoniale che fa una “fotografia” al 31/12, questo mette in evidenza la situazione dell’impresa all’inizio dell’anno e alla fine. IL BILANCIO SOCIALE (DI SOSTENIBILITÀ, ETICO) È un documento che integra il bilancio di esercizio e dimostra il contributo dell’impresa a favore della società e dell’ambiente. L’impresa, infatti non deve solo produrre valore economico e mirare al profitto, ma ha anche una forte responsabilità sociale nei confronti dell’ambiente e dei vari stakeholder, cioè i portatori di interesse che possono essere interni (dipendenti, azionisti, amministratori) o esterni (clienti, fornitori, opinione pubblica). 11 In Italia non è obbligatorio, ma nonostante i costi di redazione siano molto elevati rappresenta un vantaggio, un valore aggiunto per le imprese che lo redigono, in quanto contribuisce ad accrescere la loro immagine e reputazione e attrae gli stakeholder. Tra gli svantaggi, però, c’è il rischio che il bilancio sociale sia strumentalizzato per scopi opportunistici, perché ha contenuto e forma liberi e non presenta né un modello, né una legge omogenea nei diversi paesi. Inoltre, negli ultimi anni si da sempre più importanza all’impatto ambientale delle attività economiche, per questo motivo le imprese redigono il bilancio ambientale, concentrato sulla sostenibilità dell’impresa (emissioni atmosferiche, inquinamento acustico e visivo, spese ambientali, consumo energetico, gestione delle acque, smaltimento dei rifiuti…). LE SOCIETÀ Le imprese possono essere: Individuali ➜ un unico proprietario; Collettive ➜ più proprietari = società. In Italia, le società sono un tipo di contratto, con cui due o più persone mettono a disposizione beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica, allo scopo di dividerne gli utili. Per i contratti, normalmente, vale il principio di autonomia contrattuale (è possibile modificare il contratto in base alle proprie esigenze, a condizione che non si vada contro i principi fondamentali). I contratti di società, invece, NON POSSONO ESSERE MODIFICATI. FORME GIURIDICHE DI SOCIETÀ Le forme giuridiche di società sono 7: 1. Società semplice (s.s.); 2. Società in nome collettivo (s.n.c.); 3. Società in accomandita semplice (s.a.s.); 4. Società per azioni (S.p.A.); 5. Società in accomandita per azioni (S.a.p.A.); 6. Società a responsabilità limitata (s.r.l.); 7. Società cooperativa (coop.). CLASSIFICAZIONI DELLE SOCIETÀ In base al tipo di attività svolta: ♦ Società commerciali ➜ s.n.c., s.a.s., s.p.a., s.r.l., s.a.p.a., coop. Sono quelle che svolgono attività: - Industriale diretta alla produzione di beni e servizi; - Intermediaria nella circolazione di beni (grossisti); - Di trasporto per terra, acqua o aria; - Bancaria o assicurativa. ♦ Società non commerciali ➜ s.s. Sono semplici da gestire perché hanno poca burocrazia e non sono soggette a dichiarazione di fallimento. Questa distinzione serve a tutelare le attività agricole, che sono più esposte ai 12 rischi (rischio meteorologico), quindi se un agricoltore avesse debiti che non fosse in grado di restituire, c’è una legge che gli permette di riprendersi negoziando con i creditori per pagare solo quello che riesce a pagare, riducendo i debiti a metà, o zero o pagando con il proprio patrimonio. In base all’obiettivo principale perseguito: ♦ Società lucrative ➜ s.s., s.n.c., s.a.s., s.p.a., s.r.l., s.a.p.a., (tutte tranne coop.) hanno come obiettivo il lucro e la divisione degli utili tra i soci. ♦ Società non lucrative ➜ hanno carattere mutualistico (obiettivi di tipo sociale) quindi favoriscono i soci perché hanno dei vantaggi nel mondo lavorativo. Es: gli garantiscono un risparmio di spesa per l’acquisto di beni o servizi oppure una retribuzione maggiore, rispetto a quella offerta dal mercato del lavoro. Hanno pochi capitali quindi sono aiutate dallo Stato. Le cooperative sociali, per esempio, hanno tra i dipendenti portatori di handicap e perciò hanno sconti in maniera di tributi da pagare. Quindi mettono gli scopi sociali prima di quelli economici. Le cooperative possono essere di tipo A o B. Sono di tipo sociale ed hanno una distinzione. La prima è finalizzata alla realizzazione di servizi alla persona (tipo A - case famiglia, centri sociali per anziani), l'altra all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (tipo B - dipendenti con handicap). In base al tipo di responsabilità dei soci: ♦ Società di persone ➜ sono quelle in cui i soci sono al centro di tutto, non hanno personalità giuridica perché hanno responsabilità totale anche di fronte ai terzi. Sono anche dette «società ad autonomia patrimoniale imperfetta». Questo significa che il patrimonio della società non è completamente separato da quello dei soci. Per questo motivo, se la società non riesce a pagare i propri debiti, i soci sono costretti a rispondere alle obbligazioni col proprio patrimonio personale. Pertanto la responsabilità dei soci è illimitata e solidale. Illimitata: significa che i soci rispondono con tutti i loro averi dei debiti non pagati dalla società. Solidale: il creditore sociale può rivolgersi ad uno qualsiasi dei soci ed esigere da lui l'adempimento dell'intera obbligazione. Per costituirla, la legge non impone di versare un capitale minimo (come invece succede per le società di capitali) e si può partire anche senza un euro. Ma è proprio per questo che diventa necessario come garanzia il patrimonio personale dei soci. Sono società di persone le s.s., le s.n.c e le s.a.s. Il capitale sociale è composto da quote. ♦ Società di capitali ➜ hanno autonomia patrimoniale perfetta perché in caso di debiti della società o di fallimento, i creditori possono rivalersi solo sul patrimonio della società e non su quello dei soci che rimane al riparo da ogni rischio (il socio ha una responsabilità limitata alla propria quota di capitale). A differenza delle società di persone, ha personalità giuridica quindi di fronte alla legge è responsabile l’amministratore delegato e non i soci. Per costituirle è necessario un capitale minimo, che varia a seconda del tipo di società (Per S.p.a. e S.a.p.a. il capitale sociale è composto da azioni e minimo è 50 mila euro. Per s.r.l. il capitale sociale è composto da quote ed è minimo 10 mila euro. Per coop. è variabile, composto sia da quote che da azioni). Non è detto che un socio sia anche amministratore perché chiunque può comprare le azioni. 13 - Società in accomandita ➜ sono caratterizzate dalla presenza di due categorie di soci: ACCOMANDATARI: amministratori che prendono i soldi e li utilizzano per la gestione. Sono responsabili personalmente per i debiti contratti dalla società, come nelle società di persone. ACCOMANDANTI: finanziatori, sono fuori dalla gestione e responsabili solo per i soldi versati, come se fosse una società di capitali. In quanto investitori, non rischiano con il proprio capitale ma solo con quello investito, non partecipano alle scelte fiscali della società ma possono approvare il bilancio. ATTO COSTITUTIVO ➜ CONTRATTO che esprime scopi e regolamenti della società, può essere: - Non necessario: per le società semplici, non c’è bisogno di scrivere il contratto; - Scrittura privata autenticata: s.n.c. e s.a.s., si scrive il contratto privatamente e lo si firma in presenza del notaio che autentifica la firma. In seguito si registra al registro delle imprese. - Atto pubblico: si va dal notaio, che scrive l’atto costitutivo e lo fa firmare. Poi è il notaio che lo deposita. ASSEMBLEE DELLE SPA La convocazione dell’assemblea spetta agli amministratori (in particolare al presidente dell’organo esecutivo) o dal Consiglio di Gestione (governance dualistica). All’assemblea è presente l’intero organo esecutivo, ma saranno i soci a decidere o meno quali proposte degli amministratori accettare. Inoltre gli amministratori possono essere sollecitati a convocare l’assemblea dai soci che possiedono azioni che rappresentano il 10% del valore del capitale sociale. Può essere a seconda degli argomenti da trattare: - ORDINARIA ➜ Riguarda gli atti di ordinaria amministrazione. Gli amministratori sono tenuti a convocarla almeno una volta all'anno per l'approvazione del bilancio. - STRAORDINARIA ➜ convocata all’occorrenza, quando bisogna prendere particolari decisioni legate ad un evento straordinario (fallimento, trasferimento della sede all’estero, scioglimento della società, diminuzione e aumento del capitale sociale, modifiche dello statuto) Categorie di azioni che le s.p.a. possono emettere ∎ ORDINARIE ➜ permettono di partecipare e avere diritto voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie, danno diritto a ricevere il dividendo, ovvero la porzione di utili che una società distribuisce ai propri azionisti al termine dell'esercizio e il rimborso del capitale in caso di fallimento, o liquidazione (ovvero quando prima di sciogliere la società bisogna vendere tutti i beni e i valori che sono intestati alla società trasformandoli in denaro liquido, che servirà a pagare i debiti che ha la società. Se ci sarà un ulteriore importo a disposizione (utili), viene distribuito tra i soci sulla base della loro percentuale di possesso della società. ∎ PRIVILEGIATE ➜ offrono dei privilegi ai loro possessori: - hanno diritto ad accedere agli utili in misura maggiore e prima dei possessori di altre categorie di azioni; - hanno il diritto ad essere rimborsati della loro quota di capitale versato per primi e in misura maggiore in caso di scioglimento o liquidazione; - partecipano alle perdite in misura limitata rispetto ai possessori di azioni ordinarie; - permettono di partecipare solo alle assemblee straordinarie (azioni a voto limitato) Sono emesse solo dalle società quotate in borsa. 14 ∎ DI RISPARMIO ➜ chi le possiede ha ancora più vantaggi rispetto alle azioni privilegiate, perché a livello patrimoniale si guadagna di più (dividendo maggiore superiore al 2% rispetto agli altri) rispetto a quanto si spende effettivamente per acquistarle. Tuttavia, non danno diritto di voto né diritto di partecipazione alle assemblee (azioni a voto limitato). Quindi si chiamano così perché sono state introdotte per incentivare l’investimento in borsa dei piccoli investitori, poiché rispondevano meglio alle loro esigenze: i titolari di questo tipo di azioni sono interessati esclusivamente al guadagno e non alla gestione dell’impresa e alla partecipazione alle assemblee. Il 50% del capitale sociale delle S.p.a. deve essere rappresentato da azioni ordinarie, la somma delle azioni di risparmio e quelle privilegiate non può superare il 50% perché altrimenti i possessori di azioni ordinarie non riuscirebbero ad approvare il bilancio. Spesso chi compra azioni punta a guadagnare in linea capitale, spera di rivenderle ad un prezzo più alto rispetto a quanto le ha comprate. Questo tipo di guadagno è il più veloce e consistente da raggiungere se la società funziona bene, in caso di scioglimento gli azionisti vengono rimborsati, ma non se decidono loro di uscire. Un altro tipo di guadagno è quello in linea di interessi ovvero al pagamento dei dividendi una volta l’anno. Non sempre è garantito, perché se la società ha un bilancio positivo potrebbe decidere di autofinanziarsi, reinvestendo gli utili, oppure di distribuirli ai soci (o entrambe). IL RUOLO ECONOMICO E SOCIALE DELL’IMPRESA ◉ Consiste nel massimizzare il profitto creando reddito e ricchezza da distribuire per soddisfare i bisogni umani e della collettività. Per questo, le imprese mirano al progresso tecnologico per avere mezzi innovativi e all’avanguardia per produrre sempre più valore e far fronte alla concorrenza. La costituzione italiana sostiene e incoraggia l’attività imprenditoriale, da qui deriva il ruolo sociale dell’imprenditore e della sua attività. Quindi l’impresa e di conseguenza l’imprenditore, non devono limitarsi alla produzione economica e di beni e servizi, ma hanno una responsabilità sociale: CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY ➜ l’insieme di azioni svolte dall’impresa per migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti e di tutti gli stakeholder, costruire un impatto sociale positivo nel territorio sul quale opera, garantire e migliorare la propria tutela ambientale e sostenibilità. Pertanto, l’ impresa influenza fortemente le condizioni di vita della collettività. Infatti, maggiormente formato sarà il personale, migliore sarà la qualità del lavoro prodotto e maggiore sarà il benessere del lavoratore, che porterà positività sia dentro che fuori l’azienda. L’IMPRENDITORE ➜ è colui che esercita l’attività economica organizzando gli strumenti necessari per produrre e scambiare beni e servizi. Deve: - essere professionale, cioè deve svolgere un'attività in modo continuo e non occasionale; - massimizzare il profitto (produrre maggior reddito), assicurandosi che i costi non superino i ricavi e far aumentare il valore economico del capitale attraverso nuovi mercati, nuovi prodotti o nuovi mezzi di produzione; - far sopravvivere l’azienda all’interno di un mercato incerto e in continuo cambiamento puntando a fortificare il patrimonio dell’impresa. Deve far fronte alla concorrenza, grazie alla sua capacità di rischiare e di previsione, intuendo i cambiamenti di mercato o creandoli; 15 - contribuire allo sviluppo dimensionale quindi stimolando la crescita di capitali investiti, fatturato, numero di dipendenti e struttura dell’impresa; - ridurre i conflitti d’interesse, creando un ambiente di lavoro favorevole per tutti i dipendenti. Il ruolo dell’imprenditore negli ultimi anni è cambiato, ma anche il contesto socioeconomico in cui esercita la sua professione. Essere imprenditori in un Paese in cui l’economia è in crescita, come quella italiana di 30 anni fa, permette di avere un grande potere d’acquisto e quindi un’alta domanda; ben diverso è essere imprenditore nell’economia incerta di adesso. Oggi il successo di un'impresa dipende dalla combinazione tra imprenditorialità e managerialità. L'imprenditorialità è la capacità di assumere decisioni rischiose per innovare, quindi capire in anticipo dove sta andando il mondo prima che imbocchi una certa direzione. La managerialità è la capacità di concretizzare le decisioni imprenditoriali in modo razionale. VISIONE SISTEMICA DELL’IMPRESA L'impresa è vista come un sistema di organi che interagiscono tra loro per raggiungere un obiettivo comune. Gli organi devono essere coordinati dai vertici direzionali e ognuno svolge una funzione diversa. Sono stati individuati tre tipi di sistemi: ∎ SISTEMA ORGANIZZATO = il tutto vale più delle singole parti (lavoro di squadra di idraulici nel complesso risulta migliore rispetto al lavoro di uno solo) ∎ SISTEMA DISORGANIZZATO = il tutto vale meno delle singole parti, produttività decrescente (calciatori da soli giocano bene ma nel complesso non vincono perché l’allenatore li fa perdere, il lavoro di un idraulico risulta migliore di quello di una squadra di idraulici che magari insieme hanno lavorato male) ∎ SISTEMA NEUTRO = il tutto vale quanto le singole parti; l’attività di organizzazione e disorganizzazione si annullano a vicenda TEORIA DEI SISTEMI - Concetto di apertura/chiusura ➜ un sistema è aperto se ha continui scambi con l’esterno, l’impresa è un sistema aperto per via delle sue funzioni, scambia beni e servizi nell’ambiente in cui opera - Concetto di omeostasi ➜ un sistema riesce a mantenere la propria condizione di equilibrio nel tempo (equilibrio patrimoniale e finanziario) nonostante i cambiamenti o le turbolenze dell'ambiente esterno. Lo fa attraverso un meccanismo di autoregolazione. -Concetto di equifinalità ➜ imprese con diverse caratteristiche e diversi punti di partenza possono arrivare allo stesso risultato mediante percorsi alternativi L’impresa può essere vista come un sistema: ♦ MECCANICISTICO: visione di Taylor della Ford basata sul lavoro a catena, dove gli operai sono paragonabili alle macchine, ognuno con un compito ben preciso. Hanno l’obiettivo di aumentare la produzione impiegando meno tempo. ♦ BIOLOGICO: l’impresa è vista come un essere umano, un organismo vivente, infatti interagisce con l’ambiente proprio come l’uomo. Le imprese devono perdurare nel tempo, a differenza degli esseri umani, che hanno il loro ciclo di vita. ♦ COGNITIVO: l’impresa è vista come un insieme di conoscenze atte a produrre nuova conoscenza. Secondo questa visione la vera ricchezza dell’impresa non è costituita dal suo patrimonio materiale ma dalle risorse intangibili come le conoscenze (know-how) che possiedono i dipendenti per svolgere bene particolari attività. Attraverso l’esperienza 16 maturata col tempo e i continui processi di apprendimento, come il learning by doing (ovvero apprendere nuove conoscenze lavorando) vengono prodotte altre conoscenze, utili per l’innovazione e per lo sviluppo dell’impresa. ♦ SOCIALE: perché al suo interno operano risorse umane e tecniche (mezzi di produzione), gruppi interni ed esterni di stakeholder che a volte collaborano, a volte entrano in conflitto e tra i quali diffondere valore per svilupparsi; ♦ TECNICO: perché per funzionare ha bisogno sempre di nuovi strumenti tecnologici e DINAMICO perché si tratta di un sistema aperto in continuo cambiamento. I RAPPORTI TRA L’IMPRESA E L’AMBIENTE L’impresa opera all’interno di un ambiente vasto con cui scambia risorse e crea ricchezza. L’ambiente è il contesto generale all’interno del quale l’impresa svolge le sue funzioni. Questo contesto è caratterizzato da particolari condizioni politiche, sociali, culturali ed economiche. Questo ambiente può essere suddiviso in: ▲ MICROAMBIENTE ➜ è quello specifico a diretto contatto con l’impresa, dove questa distribuisce i vari servizi. Tutti i soggetti con i quali l’impresa interagisce (stakeholder sia interni che esterni all’impresa) possono influenzare le prestazioni e le attività quotidiane dell’azienda. Esistono due sub ambienti nei quali l'azienda deve scegliere come operare: - ambiente transazionale: riguarda l’acquisizione dei valori produttivi in base alla convenienza economica. Ogni impresa deve risolvere il problema dei confini della sua organizzazione e del ricorso al mercato per l’approvvigionamento delle risorse. Per risolvere questo problema dovrà scegliere quali risorse conviene produrre autonomamente e quali acquistare all’esterno (MAKE OR BUY?). Scegliendo la produzione si ampliano i confini dell’organizzazione e cresce il grado di autonomia dal mercato delle forniture. Invece, più si farà ricorso al mercato, più si amplierà l’ambiente transazionale con il quale dovrà formare le sue relazioni di scambio; - ambiente competitivo: dipenderà dalla scelta delle porzioni di mercato da soddisfare. Sarà l’impresa a definire l’ambiente competitivo di riferimento. All’interno vi saranno degli interlocutori (stakeholder) che dovranno raggrupparsi in categorie, dando origine a dei mercati con i quali l’impresa scambierà le risorse. Quindi per esempio ogni impresa si collegherà con: - il mercato del lavoro: costituito dall’offerta del lavoro; - il mercato della produzione: composto dai produttori di materie prime; - il mercato finanziario: composto dalle Borse Valori; - il mercato di vendita: costituito dai potenziali acquirenti dei beni o servizi prodotti. È indispensabile la conoscenza dell’ambiente competitivo nel quale si ha intenzione di entrare, per attivare diverse strategie competitive, decidere se indirizzare i prodotti ad una clientela ampia o ad una nicchia di mercato. Il microambiente è inserito all’interno del macroambiente. ▲ MACRO AMBIENTE ➜ è il contesto generale in cui l’azienda svolge le sue funzioni. Ovvero riguarda i principali fattori esterni e incontrollati, come le variabili (geografiche, economiche e politiche) che influenzano direttamente le decisioni di un’impresa (quindi il microambiente). Per questo non può essere scelto: perché è l’impresa che deve adeguarsi alle condizioni e alle variabili che presenta. Queste variabili possono offrire opportunità, ma allo stesso tempo rappresentano anche minacce per l’azienda. È composto da quattro sub-ambienti: 17 ambiente politico-istituzionale: la politica e le leggi di un paese influenzano fortemente le relative scelte economiche e di gestione dell’impresa ad es. le politiche fiscali emesse dal governo e i cambiamenti nel partito politico di maggioranza. La stabilità politica è fondamentale per le scelte delle imprese che potranno quindi prevedere risultati a lungo termine. ambiente culturale-tecnologico: l’impresa è influenzata dalla cultura (adattamento dei prodotti al mercato locale, es: in base alla religione) perché è consapevole e tiene conto delle abitudini, delle tradizioni e della cultura del popolo che vive nell'ambiente in cui opera. Anche lo sviluppo tecnologico dell'ambiente in cui opera è fondamentale per la gestione dell’impresa (paesi sottosviluppati), infatti nuove risorse tecnologiche aiutano un’azienda a modernizzarsi e restare all’avanguardia sul mercato. ambiente socio-demografico: definito dalla struttura della popolazione residente e dalle relazioni tra gli individui, tiene conto del tasso di natalità e invecchiamento della popolazione e del tasso di immigrazione. Questi cambiamenti socio-demografici si riflettono direttamente sul consumo (prodotti acquistati più da giovani o più da anziani). ambiente macroeconomico: è rappresentato dalle variabili economiche, che influenzano l'economia del paese o del continente (per es. inflazione - prezzi e moneta-, crisi, tipo di economia: collettiviste o liberiste; collocazione dell'economia dello Stato nel contesto internazionale, situazione economica del Paese interessato) ATTEGGIAMENTO DELL’IMPRESA VERSO L’AMBIENTE ESTERNO ♦ ATTENDISTA ➜ è un comportamento passivo e difensivo, l’ impresa aspetta il verificarsi dei cambiamenti ed agisce in base alle necessità, adattando la gestione. Atteggiamento non consigliabile, la concorrenza ne trae vantaggio. ♦ ANTICIPATORIO ➜ è un comportamento attivo e di sviluppo. L’impresa cerca di prevedere i cambiamenti dell’ambiente esterno per non trovarsi impreparata. (modello razionale) ♦ PROATTIVO ➜ le imprese cercano di influenzare l’ambiente (mercato) attraverso i loro comportamenti. Usa l’innovazione per assumere posizioni di leadership. (modello di sviluppo) STAKEHOLDER Gli stakeholder (portatori di interesse) sono i soggetti che hanno interessi collegati a quelli dell’impresa. Possono essere: ∎ primari ➜ sono i dipendenti, i dirigenti e gli investitori, clienti e fornitori: chi ha un interesse diretto nella vita dell’impresa; senza di loro l’impresa non potrebbe sopravvivere. Tutti devono essere soddisfatti: i dirigenti vogliono poter agire liberamente, senza subire troppa pressione dai proprietari; gli investitori vorranno dei risultati in termini di guadagno dai loro investimenti; i dipendenti per produrre bene devono lavorare in un ambiente sereno con uno stipendio che li soddisfi; i clienti devono essere soddisfatti del prodotto venduto e i fornitori devono essere affidabili e fornire materie prime di qualità. ∎ secondari ➜ sono quei soggetti che hanno un interesse nell’impresa, ma non ne determinano la sopravvivenza nel tempo, tuttavia, possono influenzarne il comportamento di lungo termine (gruppi ambientalisti, gruppi di opinione, media, sindacati…) L’imprenditore è il primo tra gli stakeholder e deve assicurarsi che ci sia un buon rapporto con tutti gli stakeholder per ottenere ottimi risultati nella gestione aziendale. E’ importante 18 stabilire la loro rilevanza e individuare quelli “giusti”, ovvero chi ha interessi corrispondenti a quelli dell’azienda e non la danneggia. Infatti esistono: -stakeholder amichevoli, dai quali si può ottenere un sostegno decisivo per l’attività dell’impresa, quindi possono essere coinvolti vista la loro alta collaborazione e la bassa possibilità di minacce; - stakeholder avversari, dai quali bisogna difendersi vista la bassa collaborazione e l’alta possibilità di minacce, potrebbero generarsi difficoltà per l’attività aziendale; - stakeholder non orientati, dai quali si potrà avere un sostegno o un atteggiamento negativo, quindi ci si può collaborare ma c’è un’alta possibilità di minacce; - stakeholder marginali, il cui peso nei confronti dell’impresa è poco rilevante quindi sono solo da monitorare perché c’è bassa possibilità di collaborazione ma anche di minacce (sono innocui). IMPRESA E MERCATO ◉ Il mercato è il luogo fisico o virtuale, dove si incontrano domanda e offerta di un determinato bene o di un determinato servizio. La sua funzione è mettere in contatto i soggetti del mercato, che sono produttori e consumatori che contrattano il prezzo di beni e servizi. Questi scambi possono avvenire tra imprese e consumatori (business to consumer) oppure tra imprese e imprese (business to business). ∎ La filiera è l’insieme delle imprese che partecipano alla produzione di un bene, quindi non solo partecipano all’intero processo produttivo ma anche a quello di distribuzione (partendo dalla trasformazione delle materie prime in prodotto, fino alla fornitura al consumatore finale, tutte unite come a formare una catena perché ogni fase è eseguita in successione). ◎ Il settore ha confini difficilmente definibili. Possiamo definirlo: In senso stretto: è l’insieme di imprese che producono prodotti simili, percepiti omogenei dalla domanda e quindi sostituibili (perciò può essere considerato aggregazione multilivello). Producendo beni simili, le imprese sono tra loro concorrenti, per questo motivo è molto importante collocarsi nel giusto settore. Le imprese entrano ed escono dal settore, perciò si parla di variabilità entro il confine quando le imprese in competizione cercano di aumentare la loro quota di mercato restando all’interno di esso. Invece, parliamo di variabilità oltre il confine quando le imprese si spingono oltre il loro settore per mutare la loro posizione competitiva, ampliare la propria quota di mercato, vendendo di più anche in altri settori. (Ducati è passato dal settore di produzione moto prestazionali a quello di produzione di divertimento e stile di vita) In senso ampio: insieme di imprese che producono beni la cui domanda presenta elasticità incrociata ➜ la domanda varia in base alla variazione del prezzo di un altro bene. L'elasticità incrociata risulta essere positiva nel caso di beni sostituibili. Se ad esempio, aumenta il prezzo del burro, mentre quello della margarina (bene sostituibile) resta uguale, il consumo di burro diminuirà mentre la domanda di margarina aumenterà. In caso di elasticità incrociata negativa i beni sono complementari perché se il prezzo di un bene diventa troppo alto si riduce anche la domanda del bene complementare: se aumenta il prezzo della benzina è possibile che la domanda di automobili diminuisca. Inoltre la domanda di un bene può essere: 19 Elastica: all’aumento del prezzo c’è una diminuzione della quantità prodotta (beni superflui). Questo è un problema per i produttori in quanto rappresenta incertezza Rigida: indipendentemente dal prezzo, non varia la quantità domandata (beni primari). È più sicura. Il concetto di settore è fondamentale perché se si eliminasse non ci sarebbero più termini di paragone con i quali valutare l’attività dell’impresa, che si troverebbe a confrontarsi con l'intero sistema economico nazionale e internazionale, quindi con l’intera concorrenza. Due prodotti sono sostituibili (diversi tra loro ma raggiungono lo stesso scopo) quando: - hanno prestazioni (qualità) e funzioni d’uso simili (per esempio un telefono Apple e un telefono Android -modello top di gamma- hanno la stessa funzione e prestazioni simili); - hanno la stessa funzione ma tecnologia (materiale utilizzato) diversa (imballaggi in vetro, imballaggi in plastica). - devono essere prodotti e venduti nella stessa area geografica altrimenti il costo del trasporto sarebbe troppo alto (un bene importato può essere sostituito con un prodotto locale) La loro origine risale al modello delle 5 forze competitive di Porter: quando si decide di fare impresa bisogna considerare molti fattori, tra cui la presenza di imprese concorrenti che producendo prodotti sostitutivi costituiscono una minaccia per l’impresa. STRUTTURA DEL MERCATO Il mercato è composto da: ▲DOMANDA ➜ riguarda i consumatori; in base al loro numero può trattarsi di: - domanda frazionata/polverizzata: quando un bene/servizio viene richiesto da molti consumatori (es. automobili); - oligopsonio: quando ci sono pochi consumatori di quel bene/servizio (strumenti per TAC) - monopsonio: quando c’è un solo acquirente di quel bene (Ferrovie dello Stato) ▲OFFERTA ➜ i produttori e i venditori. In base all’offerta distinguiamo 4 forme di mercato: - concorrenza perfetta: è un modello di mercato ipotetico, raro o non esistente nella realtà perché ci sono moltissimi venditori che offrono gli stessi prodotti allo stesso prezzo (i venditori non decidono il prezzo di mercato, ma lo assumono, price taker). Nessuno ha il potere di influenzare il prezzo di mercato, perché nemmeno la variazione della domanda/dell’offerta da parte di un singolo consumatore/venditore incide (es. due pizzerie vendono la pizza margherita quindi stesso prodotto allo stesso prezzo imposto dal mercato, se il consumatore smettesse di mangiarla il prezzo comunque non cambierebbe). Non esistono barriere all’entrata o all’uscita del mercato per le imprese. - concorrenza imperfetta: è la forma reale di concorrenza, visto che ci sono molti venditori che offrono un prodotto non omogeneo e differenziato. La strategia di differenziazione del prodotto determina un cambiamento nelle preferenze dei consumatori in quanto, pur essendo simili, i prodotti non sono considerati dagli acquirenti come beni sostituibili. Ogni prodotto è diverso dagli altri perché ha differenze materiali (caratteristiche tecniche, qualità oggettiva, ecc.) o immateriali (reputazione del brand, qualità percepita, pubblicità, ecc.). In questo tipo di mercato ogni singola impresa può modificare sia la quantità di produzione e sia il prezzo (può essere solo lievemente superiore rispetto alla concorrenza, perché altrimenti i consumatori sceglierebbero un prodotto simile con un prezzo minore). 20 - oligopolio: caratterizzato da un numero limitato di produttori o venditori, in genere di grandi dimensioni, ma molti compratori (c’è più concentrazione della domanda). I venditori sono in grado di modificare l’offerta e il prezzo di vendita del proprio bene/servizio. L’ingresso nei mercati caratterizzati da questa struttura è molto difficile a causa della presenza di numerose barriere (gentlemen’s agreement, cartelli). Es: compagnie telefoniche. - monopolio: l'offerta di un bene/servizio è concentrata nelle mani di un'unica impresa, in grado di soddisfare l’intera domanda di mercato. L'impresa monopolista può decidere liberamente il prezzo di vendita, perché non ci sono né beni sostituibili né imprese concorrenti sul mercato, quindi i consumatori non hanno alternative a cui rivolgersi. L'ingresso nel mercato è ostacolato dalla presenza di barriere forti. Per esempio l'ingresso viene accettato solo se il monopolista è statale perché se fosse privato potrebbe approfittarsi della situazione di grande guadagno (Tabacco. Anche il sale era monopolio dello Stato). PARADIGMI GESTIONALI Un paradigma gestionale è un modello interpretativo attraverso cui le imprese percepiscono l’ambiente che le circonda, influenzano il mercato e stimolano all’acquisto. Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione dei paradigmi gestionali: ∎ Paradigma strutturalista: la struttura del mercato influenza il comportamento delle imprese, a sua volta il comportamento influenza il risultato dell’impresa (Struttura-Condotta-Performance). Questo atteggiamento è di tipo attendista, perché l’impresa adatta il suo comportamento in base ai cambiamenti del mercato. ∎ Paradigma comportamentista: il comportamento delle imprese influenza la struttura del mercato, da questo si determina il risultato (Condotta-Struttura-Performance). Questo atteggiamento è proattivo perché è il comportamento che porta il mercato a cambiare. ∎ Paradigma basato sulle risorse: (Resource Based View): le risorse di un’impresa determinano il suo comportamento (quindi il modo in cui produce, quanto produce e come, strategie) e di conseguenza il risultato (Risorse-Condotta-Performance). Bisogna saper adeguare i comportamenti/ la condotta alle risorse che si possiedono per ottenere dei risultati. Per raggiungere il successo e quindi prevalere sulla concorrenza, non solo bisogna avere delle risorse innovative, come competenze distintive ma bisogna saperle integrare a comportamenti innovativi. ∎ Paradigma basato sulle conoscenze: le conoscenze (know-how, brevetti, competenze dei dipendenti) sono il punto di partenza perché producono le capacità che portano al raggiungimento di risultati (Knowledge-Capacità-Performance). (Solo io so fare la coca cola, solo io posso farla, tutti compreranno da me/ saper fare la coca cola è una risorsa intangibile, una competenza esclusiva di un'impresa che la concorrenza non possiede. Sono un vantaggio perché sono difficili da imitare). COMPETENZE: sono il risultato di un percorso di studio. CAPACITÀ: abilità soggettive di un individuo, sono difficili da trasmettere. INTERNALIZZAZIONE ED ESTERNALIZZAZIONE DELLE FUNZIONI AZIENDALI È fondamentale decidere se svolgere una o più fasi del processo produttivo all’esterno o all’interno dell’impresa. Prima di prendere questa decisione, per valutare quale opzione conviene maggiormente a livello di costi, non bisogna fare solo il confronto tra quanto costa produrre all’interno e quanto all’esterno. Questo perché non bisogna considerare solo i costi diretti ma anche i costi indiretti, come quelli di transazione (per progettare, negoziare e tutelare lo scambio). In linea di principio si affidano all’esterno quelle fasi del processo produttivo che comportano il sostenimento di costi fissi, costi che non variano al variare della quantità prodotta. 21 FATTORI DI COMPETITIVITÀ NEL MERCATO L’impresa compete non solo attraverso il fattore “prezzo” ma anche attraverso fattori di non price competition (es. la capacità di innovare il bene o servizio prodotto, di sviluppare una rete distributiva forte e di rapportarsi ad altri enti o soggetti del proprio ambiente). L’impresa per resistere nel tempo deve diventare competitiva cioè deve sviluppare competenze, risorse e conoscenze, per farlo ha bisogno di: - attivare i suoi punti di forza (qualità delle risorse); - apprendere continuamente, anche innovando; - prevenire le difficoltà e curare le sue debolezze - avere caratteristiche di leadership forti (metodo di conduzione aziendale adottato dai “capi/dirigenti”) COMPLESSITÀ AMBIENTALE E FLESSIBILITÀ D’IMPRESA L'ambiente è complesso perché è un sistema in continuo cambiamento, pertanto è difficile prevedere la sua evoluzione. Questa complessità deriva dalla globalizzazione dei mercati, che causa un’economia senza confini, cioè di stampo universale. Per flessibilità d’impresa si intende la sua capacità di adeguarsi rapidamente e adeguatamente agli improvvisi cambiamenti dell’ambiente esterno. Per essere flessibile un’impresa deve essere capace di rischiare, lasciando la propria zona di comfort e puntando tutto sulle proprie conoscenze distintive. Per questo oggi flessibilità significa anche evoluzione. L’impresa flessibile sa anticipare le tendenze future, sviluppando le giuste strategie per rispondere al cambiamento. LA GESTIONE STRATEGICA DELL’IMPRESA Per far funzionare un'impresa c’è bisogno della GESTIONE: un complesso di decisioni e attività svolte da essa per raggiungere gli obiettivi. Tra queste decisioni ci sono le strategie, scelte di comportamento imprenditoriale di lungo termine. La scelta della strategia dipende dalle previsioni che si fanno sull’andamento futuro. Per fare delle previsioni attendibili, bisogna analizzare l’ambiente in cui opera l’impresa. Esistono scelte e azioni di carattere strategico e di carattere operativo: ♦ la gestione strategica➜ è l’insieme delle decisioni e delle azioni di lungo termine prese per raggiungere gli obiettivi imprenditoriali prefissati. Infatti vengono creati piani strategici per raggiungere la visione dell'organizzazione. Alcuni esempi sono le strategie complessive, le strategie competitive e le strategie funzionali. ♦ la gestione operativa➜ è l'insieme delle decisioni operative abituali di breve termine ovvero quelle che illustrano come le attività saranno realizzate e da chi. La gestione operativa crea dei piani operativi che spiegano come raggiungere gli obiettivi a breve termine dell’azienda, quindi servono per eseguire e attuare i piani strategici. Un esempio è il coordinamento delle risorse organizzative (risorse finanziarie, risorse fisiche e risorse umane) in modo da raggiungere gli obiettivi dell’impresa e gli obiettivi nel piano strategico. IL DISEGNO STRATEGICO Per raggiungere il successo, l’azienda deve definire un disegno strategico, cioè un progetto, un piano chiaro e completo che contenga formule per prevedere i cambiamenti ambientali, l’elaborazione di una strategia per competere sul mercato, e adattamenti della struttura organizzativa per raggiungere la vision. Serve per regolare la gestione futura secondo una prospettiva di lungo tempo. 22 GLI OBIETTIVI STRATEGICI Gli obiettivi strategici sono traguardi a lungo termine che l’impresa vuole raggiungere per realizzare con successo la sua mission. Definire i giusti obiettivi strategici è fondamentale per riuscire a distinguersi tra la concorrenza e quindi per gestire il rapporto impresa-mercato. Per esempio, se si volesse avviare un’impresa di produzione di automobili, ma l’analisi di mercato dice che tra 5 anni il petrolio finirà, allora non sarebbe un obiettivo strategico. Lo è invece quando l’obiettivo si adatta al mercato e diventa quello di produrre macchine elettriche. Altri esempi di obiettivi strategici sono: - lo sviluppo dimensionale (+ fatturo, + aumento la mia quota di mercato - crescita del volume d’affari) - il ripristino degli equilibri gestionali (risposta alla crisi - perché per avere successo deve esserci equilibrio economico- equilibrio tra costi e ricavi; equilibrio patrimoniale tra crediti e debiti; equilibrio finanziario tra entrate e uscite monetarie.) - la riduzione del rischio complessivo di gestione (continuità aziendale) - l’uscita dal mercato (cessione o liquidazione - perchè devo fermarmi e non operare più in mercati/con clienti che non riesco a gestire per non fallire) - il consolidamento e mantenimento delle posizioni di mercato e reddituali raggiunte (difesa del mercato) - il disinvestimento totale/parziale se necessario (ridimensionamento) ORIENTAMENTO STRATEGICO DI FONDO (MISSION) È l’idea dell’imprenditore su come raggiungere il successo, la filosofia che guida le sue scelte. Per definire chiaramente gli elementi che lo compongono, è necessario individuare “dove”, “perché” e “come” viene svolta l’attività aziendale: - il campo di attività in cui opera l’azienda, inteso non solo in termini di settore ma anche in termini geografici (es. locale, nazionale ecc.), temporali (es. scelte di breve, medio, lungo periodo) e di sviluppo qualitativo e dimensionale; - le ragioni che spingono l’imprenditore a svolgere l’attività imprenditoriale (es. importanza del profitto, del confronto competitivo, del rapporto con l’ambiente sociale); - le modalità usate per la gestione e l’organizzazione dell’azienda. L’orientamento strategico di fondo si forma continuamente in ogni azienda grazie a processi di apprendimento individuali e collettivi, che riguardano principalmente la direzione aziendale. Non coincide con la strategia aziendale perché è un elemento di questa. Mentre la vision rappresenta il sogno dell’imprenditore sul futuro dell'azienda, ciò che l’azienda ambisce a diventare (cosa vuole essere?), la mission è una sorta di dichiarazione di intenti perché riguarda il livello pratico, il presente, gli obiettivi quotidiani, nonché il modo in cui si intende realizzarli giorno per giorno (come vuole realizzare l’ambizione? con quali strumenti e azioni?). La mission è dunque il braccio operativo che lavora alla realizzazione della vision, mediante azioni, progetti ed attività guidate da obiettivi precisi, definiti, misurabili e controllabili. STRATEGIA VS POLITICA: ◎ La strategia è un piano completo scelto per raggiungere gli obiettivi (es: acquisire una posizione di mercato e guadagnare la fiducia dei clienti), composto da decisioni coerenti e azioni realizzabili, progettate in modo flessibile e che seguono un insieme di politiche. 23 ◉ La politica è un insieme di linee guida (principi e regole) sulle quali devono basarsi le strategie. Inoltre, dirigono le decisioni della gestione per quanto riguarda le attività di routine, quelle di breve termine. Invece solitamente le strategie vengono formulate per affrontare un nuovo obiettivo (a lungo termine) o problema che non è stato rilevato prima. Le politiche riguardano aree funzionali dell’impresa quindi devono basarsi su un’analisi interna più approfondita; mentre le strategie analizzano principalmente l’ambiente esterno per raggiungere l’obiettivo, di conseguenza sono più dinamiche. COME ELABORARE LA STRATEGIA: ANALISI DI SETTORE Per scegliere in quale settore l’impresa andrà ad operare ed elaborare le strategie bisogna fare un’analisi di settore. Ci sono diversi modelli che si possono seguire per fare questa analisi: ∎ ANALISI DI SETTORE DI PORTER - MODELLO DELLE 5 FORZE COMPETITIVE Il modello di Porter della concorrenza allargata spiega che la competitività all'interno di un settore non è data dalla semplice rivalità tra concorrenti esistenti. Esistono infatti cinque forze che contribuiscono ad alimentare tale rivalità: la minaccia di nuovi concorrenti, il potere dei fornitori, il potere degli acquirenti e la minaccia di prodotti sostitutivi. Perciò sono necessarie delle strategie competitive. 1. Concorrenti del settore: sono le imprese già presenti nel settore. L’aumento della concorrenza è determinato da diversi fattori che bisogna considerare: - Concentrazione: bisogna conoscere il numero e le dimensioni delle imprese che operano in un certo settore. Questo perché ogni nuovo ingresso aumenta la concorrenza così anche se ci sono imprese di grandi dimensioni, perché essendo molto conosciute sul mercato questo potrebbe non essere così attrattivo; - Differenziazione del prodotto: introduzione di prodotti differenziati, più ce ne sono più c’è concorrenza; più sono standardizzati più il mercato è attrattivo perché si può offrire un prodotto differenziato; - Diversità dei concorrenti: quando le imprese sono molto simili c’è meno possibilità per costruire il proprio spazio, maggiore è la somiglianza (per obiettivi, strategie), più la concorrenza si basa sul prezzo - Capacità in eccesso: se la capacità produttiva è in eccesso le aziende tenderanno ad abbassare i prezzi, attraverso politiche promozionali per smaltire l’eccesso. - Costi sostenuti dall’impresa: se un’impresa ha costi fissi elevati sarà incoraggiata a vendere i propri prodotti a costi più bassi, per riuscire a far fronte ai costi fissi. Se un settore è particolarmente profittevole, attirerà nuove imprese. - Andamento della domanda - Barriere all’uscita: il sostenimento di costi fissi elevati rende oneroso per le aziende uscire dal mercato, che quindi accettano la pressione competitiva. 2. Potenziali entranti: sono rappresentati da nuovi ingressi di altre imprese nel settore. L’elemento che può rendere i potenziali entranti una “minaccia” è legato all’esistenza di barriere all’entrata: minori sono tali barriere, e minore è la possibilità di guadagno nel settore, mentre maggiore sarà la concorrenza. Esistono barriere più o meno forti, come la necessità di capitale iniziale, quelle legali (licenze, brevetti, ecc.), di distribuzione (l’uso di canali privilegiati ed esclusivi), di costo (reperire fattori produttivi a basso costo o economie di apprendimento), di economia di scala (un nuovo entrante di piccole dimensioni potrebbe avere difficoltà a stare in un mercato dove deve produrre in grande quantità), guerre di prezzi come ritorsione da parte delle altre imprese. 24 3. Prodotti sostitutivi: i prodotti sostitutivi possono essere una minaccia per un prodotto già ben consolidato sul mercato. Quanto maggiore è la complessità dei bisogni del cliente, tanto minore sarà il ricorso dei consumatori a prodotti sostitutivi. Di contro, minore sarà la complessità del bisogno (o minore sarà la differenza nella percezione delle diverse prestazioni), e maggiore sarà la possibilità che i clienti attingano a prodotti sostitutivi, magari sulla base dei soli prezzi (es: treni ad alta velocità) 4. Potere contrattuale dei clienti: Riguarda la relazione esistente tra imprese e i clienti. Gli acquirenti possono esercitare il proprio potere contrattuale chiedendo prezzi minori o maggiore qualità. Più è alto il loro potere contrattuale meno attrattivo è il mercato. I fattori che incidono maggiormente sul potere contrattuale sono: - sensibilità al prezzo: se un prodotto è facilmente sostituibile (più concorrenza) i clienti saranno più sensibili al prezzo, non baderanno alla qualità del prodotto. Quindi sarà minore il potere di agire dell’azienda (es. unico cliente farina). - concentrazione e numerosità: più clienti ci sono e più sono concentrati, meno potere contrattuale ha l’azienda, perché deve soddisfare le loro esigenze. - integrazione a valle: il cliente ha meno potere contrattuale perché ci sono pochi canali distributivi esterni e quindi il cliente sarà costretto a comprare direttamente da quell'azienda. 5. Potere contrattuale dei fornitori: se l’azienda ha un solo fornitore ed è difficile trovarne altri, quel fornitore avrà un grande potere contrattuale nei confronti del suo cliente, di conseguenza può stabilire prezzi più alti. Es: vendo chitarre e ho un solo fornitore che mi permette di essere competitivo offrendomi prodotti di grande qualità, se questa azienda alzasse i prezzi io comprerei il prodotto a prescindere. ∎ MODELLO DI ABELL - DEFINIZIONE DI BUSINESS Definisce l’Area Strategica di Affari, cioè il business (la porzione di mercato in cui l’azienda intende operare). Prende in considerazioni 3 variabili: -Funzioni d’uso: specifici bisogni del cliente che l’impresa intende soddisfare. -Tecnologia del prodotto: cioè le scelte tecniche attraverso cui l’azienda decide di soddisfare i bisogni. -Clienti: target da servire, al quale l’azienda si rivolge proponendo il suo prodotto o servizio. Abell osserva che uno stesso prodotto può soddisfare diversi gruppi di clienti, rispondendo a diverse funzioni d’uso, tramite tecnologie diverse. VINO: può soddisfare diversi clienti➜ basic, popular Rispondere a diverse funzioni d’uso ➜ bevanda, socializzazione, regalo, turismo Con tecnologie diverse➜ enoteche, wine bar, dettaglianti ∎ CATENA DEL VALORE DI PORTER È un modello concettuale che permette di individuare in che modo l’impresa crea valore. Grazie alla separazione tra attività primarie e attività di supporto si individua da quali deriva il vantaggio competitivo. Il valore è il prezzo (sacrificio economico) che il compratore è disposto a pagare per quel prodotto. La catena del valore si divide in: - Attività primarie ➜ fondamentali per la creazione del prodotto stesso (logistica interna, attività operative, logistica esterna, marketing e vendite, servizi) - Attività di supporto ➜ fanno da supporto perché non sono direttamente coinvolte nella creazione del prodotto (contabilità, gestione delle risorse umane, sviluppo della tecnologia, gestione di fornitori) 25 Suddividendo in questa catena l’impresa, si capisce in quali fasi del processo produttivo si crea più valore (in queste ci si concentra maggiormente perché portano vantaggio competitivo) e in quali se ne crea meno (candidate ad essere esternalizzate). ES: ➜ attività primarie di un albergo: scelta strategica della posizione geografica, attività di prenotazione semplice e veloce, operatività del settore ristorazione. ➜ attività di supporto: inserimento dell'albergo in canali informatici, pubblicità, contabilità, assunzione e formazione del personale. Questo modello presenta anche dei limiti in quanto è pensato prevalentemente per grandi aziende, tuttavia con i dovuti adattamenti può essere utile anche nelle aziende più piccole. ∎ Analisi SWOT È uno strumento fondamentale per valutare i punti di forza, le debolezze, le opportunità, e le minacce del settore. Valutando questi quattro elementi potremmo capire quale strategia è più adatta al nostro business. L’azienda è esposta sia a fattori esterni (opportunità e minacce) che a fattori interni (punti di forza e debolezze). - I fattori interni possono essere controllati, mentre quelli esterni no. I punti di forza vanno individuati per essere sfruttati al meglio e le debolezze per essere limitate. Punto di forza: competenza e professionalità dei dipendenti; Debolezza: molti debiti. - I fattori esterni sono elementi che possono influenzare il nostro vantaggio competitivo positivamente (opportunità), negativamente (minacce). Minacce: nuovi concorrenti, guerre sui prezzi; Opportunità: prevedere e sfruttare i cambiamenti ambientali. I fattori esterni che dovremo analizzare saranno: la politica, l’andamento del mercato e i rapporti con gli stakeholder. Fare questa analisi serve a - trasformare le debolezze in forze e le minacce in opportunità - per finalità anche di marketing, infatti possiamo analizzare i nostri competitor e colpirli sui loro punti deboli. ∎ Analisi VRIO - Valore, Rarità, Inimitabilità, Organizzazione Il modello VRIO analizza le risorse e le capacità interne dell’azienda. Le risorse possono essere classificate in base a: - Valore ➜ le risorse di un’impresa devono avere valore e quindi essere preziose, portando vantaggio competitivo. - Rarità➜ quando le risorse di un’impresa sono rare (non possedute da altri concorrenti), questa ha maggiore vantaggio competitivo. - Inimitabilità ➜ quando le risorse sono inimitabili è difficile che la concorrenza se ne appropri visto che acquisirle sarebbe molto costoso e faticoso. - Organizzazione ➜ se un’impresa è organizzata riesce a sfruttare al meglio le proprie risorse e capacità. Quando tutte le risorse hanno queste caratteristiche, l’impresa avrà una grande capacità competitiva. GERARCHIA FRA STRATEGIE L’insieme delle strategie, ordinate secondo una precisa scala gerarchica, regolano il funzionamento dell’impresa. Al vertice ci sono le strategie complessive, al centro le strategie competitive e alla base quelle funzionali. Gli organi di governo devono scegliere i campi o le aree di affari in cui operare secondo una strategia complessiva che può essere di sviluppo o di mantenimento delle posizioni già conquistate, ma devono anche stabilire i 26 comportamenti da assumere nei confronti della concorrenza in ciascuna delle aree di affari prescelte. Le strategie competitive definiscono gli obiettivi e le politiche da adottare per fronteggiare la concorrenza e acquisire la clientela. Al livello sottostante si pongono le strategie funzionali che devono essere strumentali rispetto alle strategie competitive e sono operative visto che riguardano le modalità di attuazione delle funzioni di gestione. Pur essendoci questa gerarchia, saranno sempre le strategie competitive ad influenzare quelle complessive perché la decisione di essere presenti in certi mercati o aree d'affari si basa sulle probabilità di competere efficacemente in quei mercati o in quelle aree. STRATEGIE COMPLESSIVE O STRATEGIE DI SVILUPPO DIMENSIONALE Una strategia complessiva permette all'impresa un percorso di crescita e sviluppo o di mantenimento della propria posizione di mercato. L'ingresso in una nuova area d'affari è subordinato all'opportunità di potere competere all'interno di esso con buone probabilità di successo. L’obiettivo delle strategie complessive è lo sviluppo dimensionale ma non è l’unico perché l'imprenditore potrebbe anche decidere di rinunciare alla crescita e migliorare i tre equilibri di gestione (finanziario, patrimoniale, economico). Ovviamente un’impresa equilibrata avrà molte più possibilità di puntare alla crescita. Queste strategie effettuano una vera e propria fotografia interna dell’impresa individuando forze e debolezze ed attuando strategie proprio sulla base delle risorse disponibili. Quando ci si sviluppa ci sono dei vantaggi come l’aumento dei ricavi e la riduzione di costi; ma ci sono anche svantaggi come la rigidità che si accompagna ad un ampliamento della struttura aziendale, l’incapacità di mantenere il necessario grado di controllo sulla gestione, la maggiore “visibilità” di mercato tipica delle imprese più grandi. Per poter decidere quale strategia complessiva attuare, è necessario considerare 4 elementi: - ampiezza obiettivi -grado di rischio -risorse disponibili -opportunità di crescita PERCORSI DI SVILUPPO DIMENSIONALE ♦ SVILUPPO MONOBUSINESS ➜ conduce ad un processo di concentrazione, che può essere: - Integrazione orizzontale: l’impresa punta a conseguire una maggiore forza nel settore in cui opera, ampliando la potenzialità degli impianti, creando altre unità produttive mediante l’acquisizione di imprese simili (Facebook acquista Instagram). L’integrazione orizzontale ha lo scopo di far crescere la quota di mercato detenuta dall’impresa. Ciò si ottiene completando la gamma di prodotti trattati, ampliando il numero di segmenti di mercato serviti o allargando l’area geografica di vendita; - integrazione verticale: questo sviluppo può portare a due tipi di espansione: A monte quando l’impresa aumenta il numero di attività che l’avvicinano ai fornitori (es: Perugina compra il cacao o gestisce una piantagione); A valle quando l’impresa aumenta il numero di attività che l’avvicinano ai clienti (aumento punti vendita) ♦ SVILUPPO PLURI BUSINESS➜ conduce alla diversificazione produttiva e l’impresa si espande in mercati nuovi e settori diversi da quelli in cui già opera. Si divide in: - diversificazione correlata: è l’espansione verso nuove aree di affari rispetto alle quali, però, esistono dei collegamenti tecnologici o di marketing (es. un’impresa produttrice di pasta alimentare che si diversifica inserendosi nella produzione di biscotti); 27 - diversificazione non correlata: si realizza quando tra attività vecchie e nuove aree di affari non c’è nessun collegamento né di tecnologia né di mercato (es. un’impresa che produce abbigliamento che si inserisce nel business dei trasporti). ♦ INTERNAZIONALIZZAZIONE ➜ consiste: - nell’espansione all’estero della propria attività (ampliamento internazionale del mercato di sbocco); - nella multinazionalizzazione, cioè nell’allargamento dell’intera gestione aziendale sul piano mondiale. Lo sviluppo internazionale può realizzarsi in diversi modi: Esportazione indiretta: vendita a big buyer di prodotti realizzati in patria. Esportazione diretta: creazione di una propria rete di vendita all’estero. ∎ Produzione indiretta: licenze (deleghe) di fabbricazione dei propri prodotti a produttori esteri. ∎ Produzione diretta: si investe direttamente all’estero per creare impianti di produzione e reti di vendita. ∎ Organizzazione multinazionale: creazione di soggetti giuridici autonomi operanti a livello globale. STRATEGIE COMPETITIVE Permettono all’impresa di essere competitiva sul mercato - Leadership di costo: è tipica di settori in cui i prodotti sono standardizzati; consiste nell’avere rispetto ai concorrenti, dei costi di produzione bassi in modo che il profitto sia maggiore; perché avendo un costo di produzione più basso posso vendere ad un prezzo più basso (compagnie aeree low-cost, ikea) - Differenziazione di prodotto: consiste nell’offrire un prodotto o un servizio unici, con caratteristiche migliori e distintive rispetto alla concorrenza. Perciò il compratore non può paragonare i prodotti perché sono diversi e quindi è disposto a pagare un prezzo superiore Apple, Audi) - Focalizzazione: ogni settore ha prodotti di nicchia sui quali si concentra (ci sono prodotti acquistabili solo da pochi consumatori. Es: Ferrari, pipe). - Leadership di servizio: caratterizzata dalla completezza dell’offerta: prodotti + servizi. Prodotti estremamente tecnologici e innovativi, ma che senza essere accompagnati dal servizio che permette di sfruttarlo a pieno, sono come gli altri. (Es: Bimby nuovo con abbonamento a ricette) STRATEGIE FUNZIONALI La strategia funzionale è la strategia che aiuta l'azienda a definire come utilizzare e gestire le risorse e le competenze nel modo più efficiente in ciascuna delle sue aree di operatività, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Per essere efficaci devono essere sviluppate e applicate in modo coerente. Perché il modo in cui opera ogni reparto dell'azienda si ripercuote sugli altri. Quindi, se non operano in modo coerente e coordinato, gli obiettivi prefissati non saranno raggiunti. Strategie di marketing ➜ servono a soddisfare il massimo bisogno dei consumatori. Si basano sulla definizione del prodotto, della forma di commercializzazione (definire canali 28 distributivi) e del servizio post-vendita. È necessario determinare le strategie di comunicazione (pubblicità del prodotto) Strategie finanziarie ➜ definisce come sarà realizzato il processo di finanziamento dell'azienda e quali saranno le sue principali fonti per farlo. È molto importante, perché ha un grande impatto sui risultati generali dell'impresa, che se saranno positivi le permetteranno di ottenere nuove risorse. Strategie di produzione ➜ l'insieme delle azioni che devono essere seguite per realizzare il processo produttivo di un bene o la fornitura di un servizio. Strategia delle risorse umane ➜ azioni che cercano di massimizzare il potenziale e le competenze lavorative del personale che lavora in azienda. Naturalmente, queste azioni partono dal processo di reclutamento, formazione e motivazione del personale. Strategia di ricerca e sviluppo ➜ insieme di azioni volte a implementare nuove tecniche produttive. L'ATTIVITÀ DIREZIONALE Nelle imprese l’organo decisionale è quello più importante: è formato dai proprietari dell’impresa, quindi dai soci di maggioranza. Quindi la figura centrale è l’imprenditore, colui che istituisce e/o gestisce un’attività economica d’impresa assumendosi il rischio. E’ una persona che contribuisce a sviluppare nuovi prodotti o nuovi mercati stimolando la creazione di nuova ricchezza e lo fa sotto forma di beni e servizi che sono utili alla collettività/società. Possiamo definire l’imprenditore come “l’Inventore di un Business”. Altra figura fondamentale è il manager ovvero quella persona che ha la responsabilità della definizione e del perseguimento di determinati obiettivi. Quindi possiamo dire che il manager si occupa della gestione, prende decisioni sull’impiego delle risorse economiche disponibili e in particolare si occupa di coordinare le risorse umane. Possiamo definirlo un “Tecnico della Gestione”. I manager fanno parte degli organi direttivi e quindi si trovano in una posizione intermedia, tra la decisione strategica ad opera dei soci di maggioranza e gli organi esecutivi veri e propri. Il loro compito quindi è tradurre le decisioni dei proprietari in modalità operative (piani) e quindi poi in risultati, ottenendo il massimo rendimento dai fattori produttivi impiegati. Il processo direzionale quindi è l’insieme dei vari organi che operano tra di loro e portano all’organizzazione dell’impresa, può essere scomposto in 4 fasi: 1. Programmazione (atti di decisione) ➜ ogni attività deve essere programmata stabilendo in anticipo obiettivi da raggiungere, le modalità (attraverso strategie), le risorse da impiegare. 2. Organizzazione (atti di disposizione) ➜ ogni attività deve essere organizzata individuando chi e con quali responsabilità dovrà realizzare un determinato obiettivo. 3. Conduzione (atti di guida) ➜ ogni attività deve essere condotta fornendo direttive e motivando le persone, ma senza imporre totale autonomia 4. Controllo (atti di valutazione) ➜ ogni attività deve essere controllata valutando le differenze tra risultati conseguiti e quelli attesi. Ciascuna fase viene gestita da una funzione organica distinta (funzioni direzionali, operative e di staff) che comporta procedure e tecniche diverse, impegna anche livelli gerarchici inferiori. PROCEDURE DECISIONALI ED OPERATIVE Per far funzionare l’impresa servono procedure o “routine” organizzative, che stabiliscono norme di comportamento da adottare per tematiche simili che, nel tempo, si trasformano in regole (decisionali o operative) che facilitano la soluzione dei problemi di coordinamento di 29 attività. Per determinare le procedure serve fare un analisi gestionale che individua le aree da regolare; oppure un'analisi organizzativa per valutare le responsabilità. Tipologie di procedure: - Operative: regolano lo svolgimento delle attività ripetitive - Di controllo: attuate da organi direzionali per controllare - Di informazione: riguardano flussi di informazione - Decisionale: riguardano interventi degli organi direzionali LA PROGRAMMAZIONE È il primo momento del ciclo direzionale che consiste nello stabilire IN ANTICIPO obiettivi da seguire, strategie e risorse da impiegare per la gestione futura. Devono essere portate a termine entro un arco di tempo. In questo modo ci saranno più probabilità di successo, mentre invece affidandosi all'improvvisazione l’impresa sarà in ritardo e non seguirà i tempi del mercato. Però programmare non è prevedere: la programmazione usa le previsioni (metodi previsionali con base scientifica) e lo fa con dei piani contenenti gli obiettivi, risorse, operazioni, tempi. Senza un'attività di previsione, non è possibile effettuare alcuna programmazione. La programmazione serve per coordinare la gestione aziendale. La pianificazione consiste nel creare un piano a lungo termine per organizzare l’azienda e per perseguire gli obiettivi che vengono stabiliti. Un piano aziendale è uno strumento di guida, coordinamento e controllo sia della gestione funzionale che complessiva. Per questo, esistono piani operativi/funzionali che analizzano singole aree funzionali e quindi servono a coordinare operazioni di routine, in base alle risorse disponibili. Alcuni esempi sono i piani di vendita, piani di produzione, piani finanziari fatti dai direttori di funzione. Poi esistono piani strategici, che servono a pianificare l’intera gestione in base agli obiettivi a lungo termine. Vengono integrati e coordinati nella strategia complessiva dal direttore generale. Il piano strategico è il riferimento per tutto il sistema di piani ed è un piano a scorrere nel tempo: ogni anno si aggiunge un nuovo anno e si elabora il piano pluriennale. La pianificazione si estende su 3 orizzonti temporali in base ai cambiamenti del settore o dell’ambiente: - Lungo termine (3-5 anni): piano strategico modifica i vincoli ambientali, programma gli imprevisti. Prima fisso gli obiettivi, poi mi organizzo le politiche per raggiungerli e le risorse da mettere in campo. - Medio termine (1-3 anni): piano strategico - Breve termine (

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