Parmenide e la Scuola Eleatica PDF

Summary

This document discusses Parmenide, a key figure in ancient Greek philosophy. It details his foundational ideas about the nature of reality, the concept of being, and his contrast with earlier schools. The text also touches on his influence in later philosophical thought.

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Parmenide è una delle figure centrali della filosofia greca antica, vissuto intorno al VI-V secolo a.C., originario della città di Elea (oggi Velia, in Campania). La sua importanza risiede nell’aver fondato la Scuola Eleatica, una corrente filosofica che si concentrava sulla riflessione logico-ontol...

Parmenide è una delle figure centrali della filosofia greca antica, vissuto intorno al VI-V secolo a.C., originario della città di Elea (oggi Velia, in Campania). La sua importanza risiede nell’aver fondato la Scuola Eleatica, una corrente filosofica che si concentrava sulla riflessione logico-ontologica e sulla natura dell'essere, ponendo le basi per il pensiero metafisico occidentale. La fondazione della Scuola Eleatica Parmenide fonda la Scuola Eleatica come un centro di pensiero che si opponeva alla filosofia ionica della natura (come quella di Talete, Anassimandro e Anassimene) e al pensiero di Eraclito. Mentre i presocratici ionici erano interessati a spiegare il cosmo attraverso l'individuazione di un principio materiale (arché) e al divenire costante delle cose, Parmenide introduce un approccio completamente nuovo: l'essere come unico e immutabile. Il poema di Parmenide e l'argomento dell'essere Il suo pensiero ci è giunto principalmente attraverso il poema filosofico intitolato "Sulla natura", scritto in esametri. In esso, Parmenide descrive un viaggio immaginario in cui una dea gli rivela due vie fondamentali di ricerca: 1. La via della verità (alétheia): che esplora l'essere, affermando che è eterno, immutabile, unico, indivisibile, infinito e perfetto. 2. La via dell’opinione (doxa): che riguarda le apparenze e il mondo sensibile, ritenuto fallace e ingannevole. Il punto centrale del poema è la famosa affermazione di Parmenide: "L’essere è e non può non essere; il non-essere non è e non può essere." Questa frase rappresenta il fondamento della sua ontologia. Parmenide sostiene che solo l'essere è reale, mentre il non-essere è impensabile e inesistente. Questa tesi si oppone radicalmente a qualunque concezione del divenire, come quella di Eraclito, che vedeva il cambiamento come il principio fondamentale della realtà. I valori dell'essere Parmenide attribuisce all'essere diverse caratteristiche fondamentali: 1. Eterno: L’essere non ha inizio né fine nel tempo. Non è nato né morirà mai, perché nascita e morte implicherebbero il passaggio dal non-essere all’essere o viceversa, cosa che per Parmenide è impossibile. 2. Immutabile: L’essere non cambia mai. Qualsiasi mutamento implicherebbe il divenire, che è illusorio e impossibile. 3. Indivisibile: L’essere è uno e omogeneo, non può essere separato in parti, poiché ciò implicherebbe la presenza di vuoti o di non-essere. 4. Perfetto: L’essere è completo in sé stesso, una totalità che non manca di nulla. Distacco dai filosofi precedenti Parmenide si distacca profondamente da: I filosofi ionici, che cercavano di spiegare il mondo attraverso elementi materiali in continuo mutamento (ad esempio, l’acqua di Talete o l’aria di Anassimene). Eraclito, che aveva descritto il divenire come l’essenza della realtà (il celebre "panta rei" – tutto scorre). Parmenide nega il cambiamento e il divenire, affermando invece la staticità assoluta dell’essere. Eredità e influenza Il pensiero di Parmenide ha avuto un'enorme influenza sulla filosofia successiva: 1. Zenone di Elea, suo discepolo, sviluppò paradossi logici per difendere le tesi parmenidee contro le critiche. 2. Platone, nei suoi dialoghi, affronta e sviluppa le problematiche sollevate da Parmenide, in particolare nel "Parmenide" e nel "Sofista". 3. Aristotele riconosce Parmenide come uno dei primi a riflettere sulla metafisica, pur criticando la sua negazione del divenire. La visione parmenidea dell’essere pone la domanda fondamentale su ciò che è veramente reale, separandolo da ciò che è solo apparente, una questione che continuerà a influenzare la filosofia fino ai giorni nostri. enone di Elea (V secolo a.C.) è un filosofo greco noto per i suoi paradossi che mirano a dimostrare le difficoltà logiche insite nella concezione comune di spazio, tempo e movimento. I suoi paradossi, tra cui quello di Achille e la tartaruga e quello della freccia, sono discussioni filosofiche progettate per sostenere le tesi del suo maestro Parmenide, il quale sosteneva che la realtà è unica, immutabile e indivisibile, negando il cambiamento e il divenire. Achille e la tartaruga Il paradosso di Achille e la tartaruga si sviluppa così: 1. Scenario: Achille, il corridore più veloce, gareggia contro una tartaruga, che è molto più lenta. Per generosità, Achille concede alla tartaruga un vantaggio iniziale (diciamo, 100 metri). 2. Argomento di Zenone: Quando Achille inizia a correre, deve prima raggiungere il punto dove la tartaruga si trovava inizialmente. Tuttavia, nel frattempo, la tartaruga si è spostata un po' più avanti. Quando Achille raggiunge il nuovo punto della tartaruga, questa si è spostata di nuovo, e così via. 3. Conclusione: Poiché c'è sempre una distanza, per quanto piccola, da colmare tra Achille e la tartaruga, Achille non potrà mai superarla, pur essendo più veloce. Questo paradosso mette in evidenza un problema legato alla somma infinita di intervalli di tempo e spazio: benché Achille sembri avvicinarsi continuamente alla tartaruga, il fatto di dover completare infiniti passi logici sembra impedirgli di raggiungerla. La freccia Il paradosso della freccia si concentra sul movimento e sulla percezione del tempo: 1. Scenario: Immaginiamo una freccia scoccata verso un bersaglio. Zenone sostiene che, in un dato istante, la freccia occupa una posizione specifica nello spazio. 2. Argomento di Zenone: In quel singolo istante, la freccia è immobile, perché non si sta muovendo verso nessuna direzione in quel momento isolato. Se ogni istante del tempo è come un "fotogramma" di un film, la freccia è ferma in ogni fotogramma. 3. Conclusione: Se il tempo è composto da una sequenza di istanti discreti e in ciascun istante la freccia è immobile, allora il movimento è impossibile. Interpretazione filosofica I paradossi di Zenone sollevano questioni profonde sul concetto di infinito, continuità e discrezione: Infinito e divisibilità: Achille e la tartaruga esplorano l'idea che lo spazio e il tempo possano essere divisi all'infinito, portando a una somma infinita di intervalli. Questo è stato successivamente affrontato con strumenti matematici, come la teoria dei limiti. Il problema del tempo: Il paradosso della freccia ci costringe a riflettere su come comprendiamo il tempo: è un insieme di istanti discreti o un flusso continuo? Impatto e risoluzioni moderne Zenone non intendeva negare il movimento o il cambiamento, ma evidenziarne i paradossi logici, sostenendo così la visione di Parmenide che il cambiamento è un'illusione. Tuttavia, la matematica moderna, con lo sviluppo del calcolo infinitesimale e del concetto di limite, ha mostrato come la somma infinita degli intervalli (ad esempio nella corsa di Achille) possa convergere a un valore finito, risolvendo in parte questi paradossi. I paradossi di Zenone restano una pietra miliare nella storia del pensiero, continuando a stimolare riflessioni filosofiche e scientifiche sul tempo, lo spazio e il movimento.

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