Parmenide e la Scuola Eleatica

Scuola filosofica fondata da Parmenide, che si concentrava sulla natura dell'essere e sulla riflessione logico-ontologica.

Principio fondamentale dell'essere secondo Parmenide: l'essere è e non può non essere, il non-essere non è e non può essere.

L'essere è eterno, ovvero non ha inizio né fine nel tempo, non è nato e non morirà mai.

L'essere è immutabile, ovvero non cambia mai. Ogni mutamento sarebbe illusorio e impossibile.

L'essere è indivisibile, ovvero è uno e omogeneo, non può essere separato in parti.

Il poema filosofico di Parmenide, in cui descrive un viaggio immaginario in cui una dea gli rivela due vie fondamentali di ricerca: la via della verità e la via dell'opinione.

La via della verità, che esplora l'essere come eterno, immutabile, unico, indivisibile, infinito e perfetto.

La via dell'opinione, che riguarda le apparenze e il mondo sensibile, ritenuto ingannevole e fallace.

Il paradosso di Achille e la Tartaruga descrive una situazione in cui Achille, essendo un corridore molto veloce, è in una gara con una tartaruga. La tartaruga ha un vantaggio iniziale. Achille deve raggiungere la tartaruga, ma Zenone argomenta che Achille non la raggiungerà mai. Ogni volta che Achille raggiunge il punto in cui era la tartaruga, la tartaruga si è mossa un po' avanti, creando una piccola distanza tra loro. Questo processo continua all'infinito, quindi secondo Zenone, Achille non riuscirà mai a superare la tartaruga.

Il paradosso della freccia fa un'affermazione su una freccia che vola verso un bersaglio. Zenone argomenta che in un istante specifico, la freccia deve essere ferma. In un istante, la freccia è ferma perché non sta viaggiando verso un'altra posizione. Se ogni istante è come un fotogramma di un film, la freccia è ferma in ogni fotogramma, quindi il movimento sarebbe impossibile.

I paradossi di Zenone riguardano il concetto di infinito e suggeriscono la possibilità che lo spazio e il tempo siano infiniti e divisibili. In questo contesto, si può sempre suddividere lo spazio o il tempo in parti più piccole, portando a somme infinite di intervalli.

I paradossi di Zenone sollevano interrogativi sul tempo. Questi paradossi ci interrogano sulla natura del tempo. È un insieme di istanti discreti o un flusso continuo? Se è un insieme di istanti discreti, è un flusso di momenti statici, quindi sembra impossibile un vero movimento. Se è un flusso continuo, allora non ci sono istanti separati.

La matematica moderna, con il calcolo infinitesimale e il concetto di limite, ha offerto una soluzione a questi paradossi. Può dimostrare che una sequenza infinita di intervalli (come la corsa di Achille) può convergere a un valore finito. Questo significa che Achille può comunque raggiungere la tartaruga, anche se ci sono infiniti intervalli da attraversare.

I paradossi di Zenone sono rimasti un tema cruciale nella storia del pensiero. Hanno stimolato riflessioni filosofiche e scientifiche sul tempo, lo spazio e il movimento. Continuiamo a riflettere sull'implicazione di questi paradossi.

Zenone non intendeva negare la realtà del movimento o del cambiamento. Il suo scopo era evidenziare le questioni paradossali riguardanti il movimento e la percezione del tempo. Voleva sostenere la visione di Parmenide, il quale sosteneva che il cambiamento è un'illusione.

I paradossi di Zenone, a causa della loro importanza storica e filosofica, rimangono un argomento importante anche oggi. Ci costringono a considerare alcune difficoltà nella nostra comprensione del mondo, soprattutto dei movimenti di oggetti, dei tempi e del continuo dello spazio. Il loro impatto dura fino ai giorni nostri e continua a suscitare discussioni e riflessioni, il che dimostra il loro carattere di pioneri del pensiero logico.

Perfetto implica l'essere completo in sé stesso, una totalità che non manca di nulla. È un concetto di unità e staticità, che si oppone al mutamento e al divenire.

Parmenide si distacca dai filosofi ionici, che vedevano il mondo come composto da elementi materiali in continuo cambiamento. Ad esempio, Talete credeva che l'acqua fosse l'elemento fondamentale, mentre Anassimene sosteneva che fosse l'aria.

Parmenide si discosta anche da Eraclito, che considerava il divenire come l'essenza della realtà. La famosa frase di Eraclito 'panta rei' (tutto scorre) descrive un mondo in costante trasformazione.

Parmenide afferma che il pensiero di un essere in cambiamento implica la sua non esistenza. Se qualcosa cambia, significa che prima era diverso da come è ora. Quindi, il cambiamento implica la non-esistenza di un essere.

Zenone di Elea, discepolo di Parmenide, sviluppa paradossi logici per difendere le tesi del suo maestro, soprattutto contro le critiche all'idea di un essere immobile.

Platone, nel suo dialogo 'Parmenide', affronta le problematiche sollevate dal filosofo, cercando di conciliare l'idea di un essere immobile con la realtà del divenire. Nel dialogo 'Sofista', Platone continua a indagare l'essere e la sua relazione con il non essere.

Aristotele riconosce la grandezza di Parmenide come uno dei primi a riflettere sulla metafisica. Tuttavia, Aristotele critica la negazione del divenire da parte di Parmenide, sostenendo che il cambiamento è essenziale per la realtà.

La riflessione di Parmenide sull'essere pone la domanda fondamentale: cosa è veramente reale? Il suo pensiero ci spinge a distinguere tra l'apparenza e la realtà, una questione che continua a influenzare la filosofia fino ai giorni nostri.