Manuale di Preparazione Scienze del Corpo e della Mente (PDF)
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Questo manuale di preparazione per l'Università di Torino si concentra su argomenti di psicologia e neuroscienze. Copre argomenti come psicologia generale, neuropsicologia, neuroscienze e psicologia fisiologica e psicometria. Le informazioni provengono da diversi autori e libri tra cui Schacter, Gilbert e Wegner, Atkinson e Hilgard, Làdavas e Berti, Carlson, Shaughnessy, Zechmeister e Zechmeister, e Albano e Testa.
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Manuale di preparazione SCIENZE DEL CORPO E DELLA MENTE - TORINO Neuroscienze Università di Torino (UNITO) 363 pag. Documen...
Manuale di preparazione SCIENZE DEL CORPO E DELLA MENTE - TORINO Neuroscienze Università di Torino (UNITO) 363 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 1 MANUALE DI PREPARAZIONE MANUALE DI PREPARAZIONE PER IL TEST DI INGRESSO AL CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE DEL CORPO E DELLA MENTE LM-51 Università degli studi di Torino Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 2 MANUALE DI PREPARAZIONE Indice PSICOLOGIA GENERALE (MPSI-01): - Schacter, D., Gilbert D. & Wegner D. (2010). Psicologia Generale. Zanichelli, Bologna. Pag. 3 - Atkinson, W.W. & Hilgard, E.R. (2011). Introduzione alla psicologia. Piccin, Padova. Pag. 57 NEUROPSICOLOGIA (MPSI-02): - Làdavas, E. & Berti, A. (2020). Neuropsicologia. Il Mulino, Bologna. Pag. 131 NEUROSCIENZE E PSICOLOGIA FISIOLOGICA (MPSI-02): - Carlson, N.R. (2014). Fisiologia del comportamento. Piccin, Padova. Pag. 194 PSICOMETRIA (MPSI-03): - Shaughnessy, J.J., Zechmeister, E.B. & Zechmeister, J.S. (2012). Metodologia della ricerca in psicologia. McGraw-Hill, Milano. Pag. 269 - Albano, R. & Testa S. (2002). Statistica per la ricerca sociale. Carocci, Roma. Pag. 330 Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 3 MANUALE DI PREPARAZIONE PSICOLOGIA GENERALE (MPSI-01): Schacter, D., Gilbert D. & Wegner D. Cap.1 Psicologia: evoluzione di una scienza Accadevamo molte cose nel 1860. Fra queste ricordiamo il giovane William James che si affaccia ad una nuova scienza, chiamata psicologia (dalla combinazione del greco “psiche” che significa “anima”, e “logos”che significa “studiare”), che stava appena iniziando a svilupparsi. William cominciò a pensare che questo nuovo approccio moderno e scientifico affrontava problematiche antiche sula natura umana, quesiti a cui solo filosofi e poeti avevano cercato di dare risposta. Divenne, in seguito, professore ad Harvard e dedicò il resto della sua vita alla psicologia. La sua opera fondamentale “principi di psicologia” è ancora letta diffusamente e rimane uno dei libri più significativi mai scritti sull’argomento. Se William James fosse vivo oggi si meraviglierebbe dei tanti progressi intellettuali che ha avuto la scienza che contribuì a fondare. Oggi gli psicologi affrontano temi come la percezione, la memoria, l’attenzione, la creatività, la coscienza, l’amore, l’ansia, la dipendenza e molto altro ancora. Ricorrono a tecnologie all’avanguardia per esaminare ciò che accade nel cervello quando proviamo rabbia, si ricorda un’esperienza passata. Esaminano l’impatto della cultura sull’individuo, le origini e gli usi del linguaggio, i modi in cui si formano i gruppi e si sciolgono, le somiglianze e le differenze fra persone con retroscena culturale diversi.La loro ricerca sposta avanti le frontiere della conoscenza ed ha anche applicazioni pratiche. La psicologia è lo studio scientifico della mente e del comportamento. La mente si riferisce alla nostra personale esperienza interiore,all’incessante flusso di coscienza fatto di percezioni, pensieri, ricordi e sentimenti. Il comportamento si riferisce alle azoni osservabili degli esseri umani e degli animali, alle cose che facciamo nel mondo. La psicologia viene vista come il tentativo di usare metodi scientifici per affrontare interrogativi fondamentali sulla mente e sul comportamento. Si vuole capire come fa la mente a funzionare con tanta efficacia nel mondo, consentendoci di portare a termine operazioni banali come allacciarsi le scarpe, eccezionali come mandare gli astronauti nello spazio, o sublimi come dipingere la “monna lisa”. Ma anche comprendere perché talvolta la mente funziona in maniera del tutto inefficiente, inducendoci a commettere errori di ragionamento e di giudizio o a esperire inganni percettivi e vuoti di memoria. Ad esempio: - quali sono le basi delle percezioni, dei ricordi e dei sentimenti o del senso soggettivo del sé? Per anni i filosofi hanno cercato di capire in che modo il mondo oggettivo, fisico, del corpo fosse collegato al mondo soggettivo, psicologico della mente. Oggi sappiamo che tutte queste esperienze soggettive scaturiscono dalle attività elettriche e chimiche del cervello. Questa relazione e stata evidenziata da scienziati e neuro scienziati con nuove tecnologie (come la risonanza magnetica funzionale che consente di ottenere scansioni di un cervello e vedere quali parti di esso sono attive mentre leggiamo una parola, vediamo un volto, apprendiamo una nuova abilità, o ricordiamo un’esperienza personale). – come fa la mente a permetterci di funzionare con tanta efficacia? Se vogliamo capire come funziona una cosa, dobbiamo prima capire a cosa serve. La funzione della mente è quella di aiutarci a fare cose cheanimali complessi devono fare per prosperare, come procurarsi il cibo e un compagno. Infatti i processi psicologici sono adattativi, cioè promuovo il benessere e la riproduzione degli organismi che intraprendono quei processi. Ad esempio, la percezione ci consente di riconoscere le nostre famiglie, di veder i predatori e di evitare di restare imbottigliati nel traffico. Il linguaggio ci permette di organizzare pensieri e comunicarli agli altri e ciò consente la formazione di gruppi sociali e di collaborare. Grazie alla memoria evitiamo di dover risolvere sempre gli stessi problemi ogni Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 4 MANUALE DI PREPARAZIONE volta. Quindi le emozioni ci permettono di reagirevelocemente agli avvenimenti che implicano “vita o morte2 e ci mettono in grado di formare dei forti legami sociali. Un caso esemplare è quello di Elliot, che, in seguito ad un’operazione chirurgica per rimuovere un tumore nel cervello, egli perse ogni capacità di provare emozioni. Le emozioni sono adattative perche fungono da segnali per comunicarci situazioni di pericolo. Nella vita del povero Elliot mancava la capacità di attivare un processo psicologico di base (l’esperienza emozionale) in grado di compiere la sua normale f unzione adattativa. – perché talvolta la mente funziona in maniera inefficiente? La mente è vista come una macchina che può svolgere milioni di cose,ma come le macchine spesso la mente rinuncia alla precisione in cambio di velocità e versatilità. La nostra vita mentale è predisposta a guasti ovvero occasionali disfunzioni, siamo tutti inclini a commettere errori, se non ci fossero il comportamento umano sarebbe ordinato, prevedibile e monotono cosa che chiaramente non è. Le disfunzioni mentali ci consentono di capire meglio il normale funzionamento della mente e del comportamento. Le persone agiscono come se avessero il pilota automatico, in maniera automatica in base a routine ben apprese che eseguono senza pensare. William James pensava che l’influenza dell’abitudine potesse contribuire a spiegare azioni apparentemente bizzarre. Rotture e guasti non implicano solo distruzione e fallimento: sono anche vie di conoscenza. Analogamente, capire le mancanze, gli errori, gli abbagli e la natura imperfetta del comportamento umano stabilisce una prospettiva utile a comprendere il funzionamento normale della vita mentale e del comportamento. Ma per capire la psicologia del XXI secolo bisogna partire dalle origini, questo appena detto non è che la punta di un iceberg. Le radici della psicologia: la via verso una scienza della mente. La psicologia moderna ha radici nella filosofia. Cominceremo esaminando quelle radici per poi descrivere alcuni primi tentativi di sviluppare un approccio scientifico alla psicologia ponendo la mente in relazione con il cervello. Dopo, vedremo come gli psicologi si siano suddivisi in diversi campi o scuole di pensiero.: gli strutturalisti, che cercavano di analizzare la mente suddividendola nelle sue componenti di base, e i funzionalisti che si concentravano sul mondo in cui le abilità mentali consentono alle persone di adattarsi ai vari ambienti. I progenitori della psicologia: i grandi filosofi Platone e Aristotele furono i primi a interrogarsi su come funzioni la mente. Platone sosteneva L’ innatismo, secondo cui certi tipo di conoscenza sono innati o connaturati. Aristotele, invece, sosteneva che la mente del bambino fosse una tabula rasa su cui venivano scritte le esperienze ed era sostenitore dell’empirismo filosofico secondo cui tutta la conoscenza si acquisisce mediante l’esperienza. La controversia relativa a quanta parte abbiano “la natura” e la cultura” nello spiegare i vari comportamenti è ancora aperta. Le idee di questi filosofi provenivano dalle osservazioni personali, dall’intuizione e dalla riflessione. Per quanto fossero piuttosto bravi ad argomentare gli uni contro gli altri, di solito era impossibile giungere a una risoluzione della loro dispute dato che il loro approccio non prevedeva alcun metodo di verifica delle teorie. Dal cervello alla mente: il nesso francese Il filosofo francese Descartes sosteneva che il corpo e la mente fossero due cose diverse , il corpo fatto di sostanza materiale e la mente di sostanza spirituale, e in che modo interagiscono? Questo è il problema del dualismo ovvero di come l’attività mentale possa trovare accordo e cooperazione con il comportamento fisico. il filosofo sosteneva che la prima influenzasse il corpo grazie a una piccola struttura posta alla basedel cervello conosciuta come ghiandola pineale. Altri filosofi del suo tempo erano inclni a rifiutare la sua spiegazione. Il filosofo inglese Hobbes, invece sosteneva che mente e corpo non sono affatto due cose diverse ma lamente è ciò che il cervello fa. Anche il medico francese Gall sosteneva che mente e cervello fossero collegati ma più in virtù della loro dimensione che da ghiandole. Osservò che l’abilità mentale spesso aumentava con l’aumentare delle dimensioni del cervello e diminuisce se il cervello è danneggiato. Questi studi di Gall furono ampiamente accettati ma egli sviluppò la teoria nota come frenologia secondo cui specifiche abilità e caratteristiche mentali, che spaziano dalla memoria alla capacità di essere felici, sono localizzate in Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 5 MANUALE DI PREPARAZIONE specifiche aree del cervello. Questa idea si dimostrò corretta ma ebbe conseguenze assurde. Infatti Gall disse che la dimensione di protuberanze e di rientranze del cranio rifletteva le dimensioni delle aree celebrali sottostanti e toccandole si poteva stabilire se una persona era amichevole, prudente, ecc. Altri scienziati francesi cominciarono a collegare cervello e mente in maniera più convincente. I primi tentativi di sviluppare una scienza della mente furono compiuti da Broca e Flourens che osservarono gli effetti del danno cerebrale sulle capacità mentali i persone e animali. Il Biologo Flourens condusse esperimenti in cui asportava chirurgicamente parti specifiche del cervello ad animali e notò che le loro azioni e movimenti erano diversi da quelli di animali con cervello intatto. Il chirurgo Broca ebbe l’intuizione che il danno subito in una zona specifica del cervello intaccasse una funziona mentale specifica, il che dimostrava che cervello e mente sono strettamente collegati. Questi furono i primi due che dimostrarono che la mente si fonda su una sostanza materiale, il cervello. Dalla filosofia alla psicologia:in Germania nasce la nuova scienza Alla metà del XIX secolo, la psicologia beneficò del lavoro di scienziati tedeschi specializzati nell’ambito della fisiologia cioè lo studio dei processi biologici, specialmente nel corpo umano. William James fu attirato dall’opera di due fisiologi: Wundt e Von Helmholtz. Helmholz misura la velocità delle risposte Helmholtz aveva sviluppato un metodo per misurare la velocità degli impulsi nervosi. Egli addestrò una serie di partecipanti a reagire quando applicava uno stimolo (input sensoriale proveniente dall’ambiente)a parti diverse della gamba, egli registrava il tempo di reazione dei partecipanti, cioè la quantità di tempo impiegata per rispondere ad uno stimolo specifico , e gli permise di valutare quanto tempo occorreva ad un impulso nervoso per giungere la cervello. Wundt e lo sviluppo dello strutturalismo Gli psicologi attribuiscono la nascita ufficiale della psicologia a Wundt. Nel 1867, wundt tenne all’università di Heidelberg il primo corso di psicologia fisiologica e questo portò alla pubblicazione nel 1874 del suo libro “principi di psicologia fisiologica”. Nel 1876 wundt aprì all’università di Lipsia il primo laboratorio dedicato esclusivamente agli studi psicologici e quando segnò la nascita della psicologia come ambito di studiindipendente. Wundt credeva che la psicologia scientifica dovesse concentrarsi sull’analisi della coscienza l’esperienza soggettiva che una persona ha del mondo e della mente. Essa comprende una vasta gamma di esperienze soggettive. Adottò lo strutturalismo (con Titchener) ossia l’analisi degli elementi base che costituiscono la mente. Questo approccio consisteva nello scomporre la coscienza in sensazioni ed emozioni elementari. Wundt cercò di analizzarle usando il metodo dell’introspezione , l’osservazione soggettiva della propria esperienza personale. Cercò di fornire misurazioni oggettive dei processi di coscienza avvalendosi dei tempi di reazione simili a quelle sviluppate inizialmente da Helmholtz. Titchener porta lo strutturalismo negli stati uniti Molti psicologi europei e americani si recarono a Lipsia per studiare Wundt. Tra di loro, c’era Titchener, che in seguito si trasferì negli Usa e allestì un laboratorio di psicologia alla cornell University. Titchener portò in America alcuni elementi dell’approccio di wundt, ma introdusse dei cambiamenti. Per esempio, mentre Wundt poneva in risalto il rapporto fra gli elementi della coscienza, Titchener sui concentrò sull’identificazione degli elementi di base in quanto tali. L’influenza dell’approccio strutturalista andò scremando, soprattutto a causa del metodo introspettivo. La scienza richiede osservazioni replicabili. Purtroppo anche osservatori ben addestrati fornivano analisi introspettive contraddittorie riguardo le loro esperienze coscienti. Rendendo così difficile a psicologi diversi concordare sugli elementi alla base dell’esperienza conscia. A dire il vero, alcuni psicologi dubitavano che di fatto fosse possibile identificare tali elementi mediante la sola introspezione. Uno dei più importanti fu William James. James e l’approccio funzionale James concordava con wundt su alcuni punti, essi comprendevano l’importanza di concentrarsi sull’esperienza immediata e l’utilità della tecnica dell’introspezione, ma dissentiva con la sua Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 6 MANUALE DI PREPARAZIONE affermazione che la coscienza si potesse scomporre in elementi separati James riteneva che cercare di isolare e analizzare un momento particolare della coscienza distorcesse la natura essenziale della coscienza. Secondo lui essa era più simile a un flusso incessante che a un complesso di elementi distinti. Perciò decise di affrontare la psicologia da una prospettiva diversa e sviluppò un approccio noto come funzionalismo(lo studio dello scopo a cui adempiono i processi mentali nel permettere alle persone di adattarsi al proprio ambiente). contrariamente allo strutturalismo, che esamina va le strutture dei processi mentali, l funzionalismo di proponeva di comprendere a quali funzioni adempissero quei processi. Il pensiero di james si ispirava alle idee di Darwin e al principio di selezione naturale, secondo cui le caratteristiche di un organismo utili alla sua sopravvivenza e alla sua riproduzione han no maggiori probabilità rispetto ad altre caratteristiche di essere trasmesse alle generazioni successive. Secondo questa prospettiva, le capacità mentali devono essersi evolute in quanto adattativi, cioè perché aiutano gli esseri umani a risolver e problemi e ad aumentare le loro probabilità di sopravvivenza. Applicando il principio di Darwin della selezione naturale, James riteneva che la coscienza dovesse assolvere a un’importanze funzione biologica e che è il compito degli psicologi consistesse nel capire quali fossero queste funzioni In breve tempo la psicologia funzionalista di James guadagnò seguaci. Nell 1881 Hall contribuì all’assetto formale della psicologia realizzando il primo laboratorio per la ricerca nel nord America, la prima organizzazione professionale(american psychological association) e la prima rivista del settore. Gli sforzi di James e Hall fecero si che il funzionalismo si affermasse come una delle più importanti scuole di pensiero psicologico del nord America. Errori e illusioni rivelano la psicologia Nello stesso periodo in cui alcuni psicologi svilupparono lo strutturalismo il funzionalismo, altri iniziavano a pensare al modo in cui le illusione e i disturbi potessero servire a chiarire il funzionamento psicologico. E cominciarono a rendersi conto che spesso si può capire come funziona una cosa quando si guasta. Nuovo movimento, psicologia della Gestalt. Le illusioni di movimento e la nascita della psicologia della Gestalt Le Illusioni sono errori di percezione, di memoria e di giudizio in cui l’esperienza soggettiva differisce dalla realtà oggettiva. La percezione di movimento, ragionò Wertheimer, non si poteva spiegare termite gli elementi separati che causano l’illusione ma piuttosto come il fatto che un lampo di luce mobile viene percepito come un tutt’uno piuttosto che come somma delle sue singole parti. Questo insieme e unitario, in tedesco è Gestalt. Werthimer portò lo sviluppo della psicologia della gestalt (un approccio psicologico che evidenzia come spesso si percepisca l’intero piuttosto che la somma delle parti ). In altre parole, la mente impone un’organizzazione a ciò che percepisce perciò le persone non vedono effettivamente ciò che vede lo sperimentatore ma gli elementi come un insieme unificato. La tesi proposta dagli psicologi della gestalt erano opposte a quelle degli strutturalisti, secondo i quali l’esperienza era scomponibile in elementi separati. Wertheimer e gli psicologi della gestalt che lo seguirono, svilupparono ulteriormente la teoria aggiungendovi nuove dimostrazioni e illusioni che rafforzarono le loro asserzioni circa la propensione della mente a percepire l’intero piuttosto che la somma delle singole parti. I disturbi mentali e la personalità multipla Nello stesso periodo in cui gli psicologi della gestalt scoprivano che e illusione della percezione visiva possono aiutarci a capire come l’occhio e il cervello di norma funzionino così bene, altri psicologi scoprivano che i comportamenti bizzarri do pazienti con disturbi psicologici potevano gettare una luce sul normale funzionamento della mente. Il disturbo dissociativo dell’identità implica la presenza di due o più identità distinte all’interno dello stesso individuo. Medici clinici come jean-marie Charcot e janet studiarono casi singolari, dopo aver intervistato pazienti che avevano sviluppato una condizione nota come isteria ossia una perdita temporanea delle funzioni cognitive, motore, di solito a seguito di esperienze emotivamente sconvolgenti. I pazienti isterici diventavano ciechi, paralizzati, o perdevamo la memoria, anche se non vi era alcuna spiegazione o causa fisica dietro i loro problemi. Tuttavia, quando nei pazienti veniva indotto uno stato di trance mediante l’ipnosi i loro sintomi scomparivano. E una volta usciti dallo stato Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 7 MANUALE DI PREPARAZIONE di trance, però, i pazienti dimenticavano quello che era accaduto durante l’ipnosi e presentavano di nuovo i sintomi. William James riteneva che questi singoli casi avessero delle implicazioni per comprendere la natura della mente. Nello stato normale di esperienza conscia, siamo consapevoli di un unico io o sé, ma le aberrazioni descritte da charcot e janet suggeriscono che il cervello ‘può creare molti sé consci, ognuno inconsapevole dell’esistenza degli altri. Freud e la teoria psicoanalitica Freud cominciò a compiere osservazioni personali su pazienti isterici e a sviluppare delle teorie per spiegare i loro strani sintomi e comportamenti. Freud teorizzò che molti dei problemi dei suoi pazienti si potevano ricondurre a esperienze infantili dolorose che la persona non riusciva a ricordare, e si convinse che il potente flusso di questi ricordi apparentemente perduti rivelava la presenza di una mente inconscia. Secondo Freud, l’inconscio è la parte della mente che opera al di fuori della consapevolezza conscia ma che influenzaazioni, pensieri e sentimenti consci. Questa idea portò Freud a sviluppare la teoria psicoanalitica, un approccio che sottolinea l’importanza dei processi mentali inconsci nel plasmare sentimenti, pensieri e comportamenti. Secondo la prospettiva psicoanalitica, è importante svelare le prime esperienze d un individuo e fare luce sulle ansie, i conflitti e i desideri inconsci. La teoria psicoanalitica costituì la base di una terapia che Freud chiamò psicoanalisi che si propone di far emergere il materiale inconscio alla consapevolezza cosciente,. La teoria diventò alquanto controversa perche sosteneva che per comprendere pensieri, emozioni e comportamenti di una persona fosse necessario un’esplorazione approfondita delle sue prime esperienze sessuali e dei suoi desideri sessuali inconsci. Si può stabilire che ciascun pensatore, a modo suo, riconosceva l’importanza e il valore di studiare gli errori mentali per chiarire il funzionamento umano. L’influenza della psicoanalisi e la risposta umanistica La maggior parte degli storici considera Freud uno dei due o tre pensatori più influenti del XX secolo. Nell’ambito della psicologia l’impatto maggiore della psicoanalisti è stato sulla pratica clinica, ma nel corso degli ultimi 40 anni quell’influenza si è ridotta in maniera considerevole. Ciò è dovuto dal fatto che Freud aveva una visione pessimistica della natura umana, che ne poneva in risaltoi limiti e i problemi anziché possibilità e potenzialità. Maslow e Rogers aprirono la strada a un nuovo movimento chiamato psicologia umanistica, un approccio alla comprensione della natura umana che pone in risalto il potenziale positivo degli esseri umani. Gli psicologi umanistici concentrarono la loro attenzione sulle aspirazioni più elevate che le persone nutrono. Anziché considerare le persone prigioniere di eventi accaduti in un passato ormai remoto, gli psicologi umanisti le vedevano come liberi agenti dotati di un bisogno innato di svilupparsi, crescere e realizzare il proprio pieno potenziale. La psicologia del XX secolo: il ruolo centrale del comportamentismo Le scuole di pensiero psicologico che si erano sviluppate fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo (strutturalismo, funzionalismo, psicoanalisi, psicologia della gestalt e psicologia umanistica) differivano in maniera sostanziale l’una dall’altra, con un unico punto comune; ognuna cercava di comprendere come la mente funzionasse esaminandone i contenuti coscienti come pensieri, emozioni, ricordi e percezioni o cercando di far affiorare nella mente conscia i contenuti inconsci. In ciascun caso era difficile stabilire con certezza che cosa avvenisse nella mente delle persone. con ciò si sviluppò un nuovo approccio in quanto gli psicologi misero in discussione l’idea che la psicologia dovesse concentrare l’indagine sulla vita mentale. Questo nuovo approccio è il comportamentismo e afferma che gli psicologi dovessero concertarsi sullo studio scientifico del comportamento oggettivamente osservabile. Watson e la nascita del comportamentismo Nel 1904 Watson riteneva che l’esperienza individuale fosse troppo vaga e soggettiva per essere oggetto di indagine scientifica. Le scienza richiedeva misurazioni oggettive e replicabili di fenomeni accessibili a tutti gli osservatori. Perciò propose che gli psicologi al posto di descrivere esperienze consapevoli, si dedicassero allo studio del comportamento (quello che le persone fanno anziché quello che esperiscono) perché il comportamento può essere osservato da tutti e misurato oggettivamente. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 8 MANUALE DI PREPARAZIONE Secondo Watson l’obbiettivo della psicologia doveva essere quello di prevedere e controllare il comporto mante in modo che la società netraesse beneficio. Watson sosteneva che visto che non possiamo interrogare gli animali sulle solo esperienze soggettive ed interiori l’unico modo per comprendere come questi apprendono e si adattano consiste nel concentrarsi unicamente sul comportamento e suggerì che lo studio sugli esseri umani doveva procedere nella medesima direzione. Watson fu molto influenzato dagli studi di Pavlov. Nei suoni esperimenti (cap.6) il suono che portava alla salivazione nei cani era uno stimolo (un input sensoriale proveniente dall’ambiente) e la salivazione costituiva la risposta, cioè l’azione o una modificazione fisiologica evocata da uno stimolo. Watson e i suoi seguaci fecero di questi due concetti gli elementi costitutivi delle loro teorie.. si dice infatti che il comportamentismo è basato sul binomio stimolo-risposta. Watson riteneva che il comportamento umano fosse molto influenzato dall’ambiente, ma questo non è l’unica forma di influenza sul comportamento la più importante (piccolo Albert). Il risultato d tutti questi sviluppi fu che negli anni venti il comportamentismo era diventato dominatenell’ambito della psicologia scientifica. B.F Skinner e lo sviluppo del comportamentismo Nel 1926 Skinner sviluppò un nuovo genere di comportamentismo. Secondo lui gli animali agiscono nel proprio ambiente per trovare cibo, riparo e per accoppiarsi. Egli si chiese se potesse sviluppare dei principi comportamentali per spigare come gli animali imparavano ad agire in queste situazioni. Skinner costruì la “camera di condizionamento” in questa c’era una leva che se premuta faceva scivolare al suo interno una pallina di cibo, un ratto affamato posto all’interno della gabbia poteva premere la leva per caso e a quel punto la pallina di cibo cadeva dal vassoio. Dopo di che il numero delle volte in cui la leva veniva premuta cresceva. Skinner ebbe così la prova di quello che egli definì il principio del rinforzo, secondo cui le conseguenze di un comportamento determinano se esso avrà maggiori o minori possibilità di essere riprodotto di nuovo. Il concetto di rinforzo divenne la base del nuovo approccio del comportamentismo elaborato da Skinner esposto nel testo fondamentale “il comportamento degli organismi”. Skinner decise e riuscì tramite la teoria del rinforzo a far giocare due piccioni a ping pong, scomponendo il lavoro in più parti e usò il rinforzo per insegnare ai piccioni ognuna di essere e premiandoli quando facevano un movimento giusto e non premiandoli quando non lo facevano. Da questo si definì l’idea che Skinner avrebbe potuto migliorare anche l’insegnamento nelle scuole. Scomponendo un compito difficile in più parti semplici per insegnarle ai bambini, creò la “macchina da insegnamento” che faceva ai bambini una serie di domande di difficoltà sempre crescente basate sulle risposte date dagli allievi. Skinner pensava anche che la soddisfazione di sapere subito se la risposta era corretta funzionasse da rinforzo. Skinner espose la sua idea di una società utopistica il cui comportamento è controllato dalla giusta applicazioni del principio del rinforzo. Sosteneva che le sue intuizioni si potevano usare per migliorare il benessere degli esseri umani e per risolvere i problemi della società. Ma ci furono molte critiche, secondo le quali Skinner toglieva alle persone il libero arbitrio, ma egli sosteneva che la comprensione dei principi che danno origine al comportamento poteva servire ad aumentare il benessere sociale. Il risultato di questa controversia fu che la fama di Skinner raggiunse livelli molto elevati. Oltre il comportamentismo: la psicologia si espande Watson, Skinner e i comportamentisti dominarono la psicologia dagli anni trenta ai cinquanta del 900. Ma perché il comportamentismo fu soppiantato? È parchè, anche se permetteva agli psicologi di misurare, prevedere e controllare il comportamento, lo faceva a discapito di alcuni importanti fattori. Esso ignorava i processi mentali che avevano affascinato James e Wundt e si trovarono incapaci di spiegare alcuni fenomeni molto importanti. In secondo luogo, non consideravano la storia evolutiva degli organismi, oggetto di studioe perciò non riuscivano a spiegare perché , ad esempio, un ratto potesse imparare ad associare la nausea al cibo molto più velocemente di quanto riuscisse ad associarla al suono o alla luce. La nascita della psicologia cognitiva Gli psicologi ignorarono i processi mentali fino agli anni 50 del 900 fino a che apparve una Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 9 MANUALE DI PREPARAZIONE novità: il computer. L’avvento del computer ebbe un enorme impatto pratico, e anche un enorme impatto anche sulla psicologia. Se gli psicologi potevano pensare agli eventi mentali come a un flusso di informazioni che percorre la mente, allora avrebbero potuto studiare questi fenomeni in maniera scientifica. L’affermarsi del computer fece riaffiorare l’interesse per i processi mentali in tutto l’ambito della psicologia e produsse un nuovo approccio detto psicologia cognitiva che è lo studio scientifico dei processi mentali, comprendenti la percezione, il pensiero, la memoria e il ragionamento. I pionieri del cognitivismo Bartlett era uno psicologo britannico interessato alla memoria e insoddisfatto della ricerca svolta finora, in particolare da Ebbinghaus che nel 1855, usando se stesso come soggetto di ricerca, aveva cercato di scoprire con che velocità ed efficienza riusciva a memorizzare e a ricordare una serie di informazioni prive di significato. Bartlett credeva invece fosse più opportuno esaminare la memoria con i tipi di informazione con cui si ha veramente a che fare nella vita quotidiana. Perciò sottopose dei soggetti ad un esperimento, egli raccontava una storia ed essi dovevano ricordarla e osservò i tipi di errori che commettevano quando cercavano di richiamarla. Si accorse che i partecipanti spesso ricordavano ciò che saprebbe dovuto accadere o ciò che si aspettavano accadesse piuttosto che ciò che veramente era accaduto, egli concluse quindi che la memoria non è una riproduzione fotografica delle esperienze passata ma è fortemente influenzata dalle nostre conoscenze, speranze, aspirazioni e desideri. Piaget era uno psicologo svizzero che studiava gli errori percettivi e cognitivi nei bambini per comprenderela natura e lo sviluppo della mente umana (ca.9) Lewin sosteneva che fosse possibile prevedere il comportamento di una persona nel mondo se si giungeva a comprendere la sua esperienza soggettiva del mondo. Lewin si rese conto che non era tanto lo stimolo quanto l’interpretazione che la persona dava allo stimo a determinare la risposta, ovvero il comportamento successivo. Un pizzico sulla guancia può essere spiacevole o piacevole a seconda della persona che lo dà, dalle circostanze in cui viene dato e dalle guancie che lo ricevono. La tecnologia e lo sviluppo della psicologia cognitiva I contributi di psicologi come Bartlett, Piaget e Lewin fornirono le prima alternative al comportamentismo, ma non riuscirono a detronizzarlo. Per questo scopo ci volle l’esercito Durante le seconda guerra mondiale, i militari fecero ricorso alla psicologia per capire quale fosse il modo migliore di far apprendere ai soldatil’uso di nuove tecnologie come i radar. Lo psicologo britannico Broadbent fu tra i primi a studiare che cosa accade quando si cerca di prestare attenzione a più cose contemporaneamente. Egli dimostrò che la limitata capacità di gestire il flusso di informazioni in entrata è una caratteristica fondamentale della cognizione umana. Lo psicologo americano Miller rilevò una straordinaria costanza dei limiti della nostra capacità di elaborazione possiamo prestare attenzione e trattenere nella mente per breve tempo solo sette(più o meno) elementi di informazione. Gli psicologi cognitivi iniziarono a condurre esperimenti e a elaborare teorie per comprendere meglio questilimiti alla capacità della mente. Possiamo dire che un computer è costituito da un hardware e un software. Se il cervello è analogo all’hardware, forse allora la mente è analoga al software. Seguendo questa linea di pensiero gli psicologi cognitivi iniziarono a scrivere programmi per computer per vedere quali tipi di software riuscissero a imitare il linguaggio e comportamento umano. Secondo Chomsky il linguaggio poggia su regole mentali che ci consentono di comprendere e produrreparole e frasi nuove. Egli fornì un’interpretazione del linguaggio intelligente, dettagliata e cognitiva in grado di chiarire molti fenomeni che i comportamentisti non riuscirono a spiegare. Questi sviluppi risalenti agli anni 50 aprirono la strada a studi cognitivi condotti negli anni 60. Si svilupparono metodi nuovi che consentirono loro di studiare i processi cognitivi. L’entusiasmo trovò vocenel testo “psicologia cognitiva” di Neisser. Questo libro costituì uno dei fondamenti dello sviluppo della psicologia cognitiva che crebbe e prosperò negli anni successivi. Il cervello incontra la mente: la nascita delle neuroscienze cognitive Se da un lato gli psicologi studiavano il software della mente, poco avevano da dire sull’hardware del cervello. Eppure il rapporto fra software e hardware è importante. Ciascun elemento ha bisogno dell’altro per funzionare. Questa dipendenza diventa evidente nei casi in cui un danno Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 10 MANUALE DI PREPARAZIONE cerebrale in una determinata area del cervello fa sì che una persona perda una specifica capacità cognitiva. Questi casi ci ricordano che perfino i processi cognitivi più semplici dipendono dal cervello. Ciò diede vita alla ricerca chiamata psicologia fisiologica, oggi conosciuta come neuroscienza comportamentali, un ambito che collega iprocessi psicologici alle attività del sistema nervoso e ad altri processi organici. Per saperne di più sul rapporto fra mente e cervello i neuro scienziati comportamentali osservano le risposte degli animali mentre sono impiegati a seguire compiti studiati, come correre attraverso un labirinto. Per ragioni etiche la chirurgia cerebrale sperimentale non può essere praticata sugli esseri umani e così gli psicologi che vogliono studiare il cervello si affidano a difetti di nascita, incidenti e malattie che spesso sono la causa di danni in particolari regioni del cervello, questi compromettono una particolare capacità, allora gli psicologi deducono quale ragione è coinvolta. Vero la fine degli anni 80 del 900, le conquiste tecnologiche portarono a sviluppo di tecniche di “scansione cerebrale” non invasive con i quali gli psicologi potevano osservare ciò che accade non cervello di una persona mentre legge, studia, immagina, ascolta, ecc. la scansione cerebrale è uno strumento di visualizzazione che ci consente di osservare il cervello in azione e di vedere quali parti sono coinvolte in determinate operazioni. Le neuroscienze cognitive costituiscono un campo di ricerca che tenta di comprendere i legami tra processi cognitivi e attività cerebrale. La mente adattativa: la nascita della psicologia evoluzionistica Il rinnovato interesse della psicologia per i processi mentali e il suo crescente interesse per il cervello furono due sviluppi che allontanarono gli psicologi dal comportamentismo. Anche un terzo elemento contribuì a indirizzarli su un percorso diverso. La psicologia evoluzionistica spiega la mente e il comportamento in termini di valore adattativo delle capacità che la selezione naturale ha preservato nel sorso del tempo. Questa affonda le sue radici nella teoria della selezione naturale di Darwin. Dal 1975 quando venne pubblicato “sociobiologia” di Wilson il pensiero evoluzionistico ha una presenza identificabile in psicologia. Gli psicologi evoluzionistici pensano alla mente come un insieme di Moduli specializzati, costruiti in modo da risolvere problemi che i nostri antenati affrontarono per molti anni come cercare da mangiare, accoppiarsi e riprodursi. Secondo la psicologia evoluzionistica, se il cervello non è un computer multiuso capace di fare o imparare molte cose, ma un computer costruito per fare bene alcune cose e non altre. È dotato di una serie di applicazioni il cui scopo è fare quelle cose che le precedenti versioni si sono trovate nella necessità di fare. I critici dell’approccio evoluzionistico sottolineano che molti tratti attuali degli esseri umani e degli altri animali probabilmente si sono evoluti per assolvere a funzioni diverse da quelle odierne. Per verificare le ipotesi sulle origini evolutive dei fenomeni psicologici è un compito arduo, ma non impossibile. Secondo gli psicologi evoluzionistici i comportamenti o i tratti che si manifestano universalmente in tutte le culture sono con ogni probabilità degli adattamenti evolutivi. Oltre l’individuo: la prospettiva sociale e quella culturale Gli psicologi non perdono di vista il fatto che gli esseri umani sono fondamentalmente animali sociali e in quanto tali fanno parte di una vasta rete di famigliari, amici, conoscenti, insegnanti e colleghi. Il nostro comportamento è fortemente influenzato dalla loro presenza o assenza. Le due aree della psicologia che hanno sottolineato questo elemento sono la psicologia sociale e quella culturale. Lo sviluppo della psicologia sociale La psicologia sociale è lo studio delle cause e delle conseguenze del comportamento interpersonale. questa definizione consente agli psicologi sociali di occuparsi di una vasta gamma di argomenti. La psicologia sociale cominciò a svilupparsi in modo serio negli anni 30 sotto l’influenza di numerosi avvenimenti storici. Lewin adottò il linguaggio della fisica per sviluppare la “teoria del campo” che considera il comportamento sociale come il prodotto di “forze interne” (personalità, obbiettivi e convinzioni personali) e “forze esterne” (pressione sociale, cultura di appartenenza), mentre Asch effettuò esperimenti di laboratorio per esaminare la “chimica mentale” che ci permette di combinare poche informazioni su una persona n un’impressione completa della sua personalità. Asch esaminò anche le condizioni in presenza delle quali le persone possono influenzarsi reciprocamente a pensare e agire in modo disumano e Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 11 MANUALE DI PREPARAZIONE irrazionale. Allport studiò la stereo tipizzazione, il pregiudizio e il razzismo, sostenendo che il pregiudizio non ‘ che il risultato di un errore percettivo. Allport identificò l’intervento di un errore mentale: gli stessi processi percettivi che ci consentono di classificare in categorie in maniera efficiente gli oggetti del mondo fisico e sociale, ci fanno anche classificare in modo erroneo interi gruppi di persone. Oggi gli psicologi sociali si occupano di una maggiore varietà di argomenti (memoria sociale, rapporti sociale) e fanno ricorso ad un ampia gamma di tecniche, ma questo ambito della psicologia rimane dedicato alla comprensione del cervello quale organo sociale, della mente quale adattamento sociale e dell’individuo come essere sociale. La nascita della psicologia culturale Con il termine “cultura” si fa riferimento si valori, alle tradizioni e alle credenze condivise da un gruppo particolare di persone. sebbene pensiamo alla cultura in termini di nazionalità e gruppi etnici, essa si può definire anche in base all’età (cultura giovanile), sull’orientamento sessuale (cultura omosessuale) alla religione (cultura ebraica) o all’occupazione (cultura accademica). La psicologia culturale è lo studio del modo in cui le culture rispecchiano e plasmano i processi psicologici dei loro appartenenti. Gli psicologi culturali studiano una vasta gamma di fenomeni dalla percezione all’interazione sociale, cercando di capire quali di questi fenomeni siano universali e quali subiscano variazioni da luogo a luogo e da un epocaall’altra. Wundt scrisse molto sule influenze che cultura e società hanno sulla mente. Ma le sue idee non destarono molto interesse. La psicologia culturale cominciò ad affermarsi solo negli anni 80 del 900 quando psicologi e antropologi iniziarono a scambiarsi idee e metodi. Le leggi della fisica e della chimica vengono assunte come universali e per buona parte della storia della psicologia lo stesso valeva per i principi che governano il comportamento umano. Secondo la morente dell’assolutismo la cultura incide poco o nulla sulla maggior parte dei fenomeni psicologici, eppure le culture differiscono in vari modi e ciò che è vero per una cultura può non essere vero per un ‘altra. Le correnti del relativismo sostiene che i fenomeni psicologici tendono a variare da una cultura all’altra e che dovrebbero essere presi in considerazione solo nel contesto di una cultura specifica. La maggioranza dei fenomeni psicologici può subire l’influsso della cultura di appartenenza, alcuni ne sono completamente determinati mentre altri ne sembrano essere del tutto indipendenti. I fenomeni meno universali sono probabilmente quelli radicati nelle molteplici pratiche di socializzazione sviluppate nelle diverse culture. La psicologia come professione: passato e presente La maggior parte della gente non ha idea di cosa sia la psicologia o di che cosa facciano gli psicologi. Ora prendiamo in considerazione il suo presente. Gli psicologi si associano: l’american psychological association Nel luglio del 1892 James, Hall e altri 5 psicologi costituirono un’organizzazione che rappresentasse la psicologia come professione e quel giorno nacque l’american psychological association (APA). Mentre nel 1988, 450 psicologi hanno fondato l’american psychological society (APS) un’organizzazione dedicata ai bisogni degli psicologi che portano avanti i bisogni della ricerca scientifica. L’attuale coinvolgimento nell’APA e più in generale nella psicologia delle donne e delle minoranze deve molto all’audacia di alcuni pionieri. Nel 1905 Mary Calkins fu la prima donna presidente dell’APA. Grazie a lei oggi le donne ricoprono un ruolo di spicco in tutti gli ambiti della psicologia. Il primo appartenente a un gruppo di minoranza nominato presidente dell’APA fu Clark nel 1970. Che cosa fanno gli psicologi: carriere dedicate alla ricerca Si può diventare uno psicologo attraverso una gamma di percorsi diversi. Gli studenti dopo aver finito il college e proseguono con un corso di dottorato per ottenere un PhD in qualche branca particolare della psicologia. Durante questo dottorato, gli studenti famigli rizzano con il settore frequentando i corsi o imparando a condurre ricerca collaborando con i professori. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 12 MANUALE DI PREPARAZIONE Cap. 2: I metodi della psicologia Empirismo:come conoscere le cose Oggi noi usiamo il termine dogmatismo per descrivere la tendenza delle persone ad aderire saldamente alle proprie tesi, e la parola empirismo per descrivere la convinzione che una conoscenza accurata del mondo richieda un’attenta osservazione. Il fatto che grazie all’osservazione siamo in grado di rispondere a domande sul mondo può sembrare ovvio, ma questo è in realtà una scoperta relativamente recente. Il passaggio dal dogmatismo all’empirismo è venuto da lontano ma quando è arrivato ha gettato le fondamenta per la scienza moderna. L’empirismo si è dimostrato un approccio proficuo alla comprensione dei fenomeni naturali, ma per usare questo approccio è necessario un metodo, che è un insieme di regole e tecniche per l’osservazione che consente agli osservatori di evitare illusioni, errori e le conclusioni erronee che a semplice osservazione può produrre. In molte scienza con il termine metodo si fa riferimento alle tecnologie che migliorano le facoltà sensoriali. Ma il comportamento umano è relativamente facile da osservare. Eppure i metodi della psicologia sono tra i più sofisticati. Tre cose rendono le persone particolarmente difficili da studiare: -La complessità: gli psicologi studiano l’oggetto più complesso dell’universo, il cervello umano. -la variabilità: le persone sono tanto vaie quanto le loro impronte digitali. -la reattività: le persone spesso sentono, pensano e agiscono in un modo quando sono osservate e in un altro quando non lo sono. Quando le persone sanno di essere oggetto di studio, non sempre si comportano come farebbero. Gli esseri umani sono tremendamente complessi, infinitamente variabili e peculiarmente reattivi, e questi attributi costituiscono una sfida per lo studio scientifico del loro comportamento. Come si vedrà, gli psicologi hanno sviluppato una varietà di metodi appositamente ideati per affrontare di petto queste difficoltà. La scienza dell’osservazione:dire che cosa Occorre svelare che cosa le persone fanno prima di poter cercare di spiegare perché lo facciano. Osservare qualcosa significa usare i propri sensi per apprendere quali siano le sue proprietà. Ma l’osservazione casuale non sempre va bene perché sono notoriamente incostanti, e non ci dicono nulla su altre proprietà a cui potremmo essere interessati. Se volete conoscere altre proprietà dovete fare più che osservare, dovete misurare. Misurazioni Dobbiamo prima definire le proprietà che desideriamo misurare e poi trovare un modo per rilevarla.Definire e rilevare Nelle conversazioni quotidiane usiamo continuamente parole come peso, lunghezza, velocità senza renderci conto che ciascuno di questi termini ha una definizione operativa, che è la descrizione di una proprietà in termini misurabili. Il primo passo da compiere nell’effettuare qualsiasi misurazione consiste nel definire in termini concreti la proprietà che vogliamo misurare. Il secondo passo consiste nel trovare un modo per rilevare i termini concreti che la nostra definizione descrive. Per fare ciò dobbiamo usare uno strumento di misura ossia un dispositivo in grado di rivelare gli eventi ai quali si riferisce una definizione operativa. Proprietà come forma, colore, lunghezza o durata sono idee astratte e non possono essere misurate direttamente. Definire e rilevare sono due compiti che ci consentono di misurare le proprietà fisiche e sono sempre questi due compiti che ci consentono di misurare anche le proprietà psicologiche. Vi sono molti modi per definire la medesima proprietà e molti modi per rilevare gli eventi che questa definizione contempla. Validità Le misurazioni consistono in due compiti: definire, che è il processo mediante il quale le proprietà vengono collegate a definizioni operative, e rilevare, che è un processo mediante il quale le definizioni operative vengono collegate a misurazioni. Se eseguiamo l’uno o l’altro di questi due Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 13 MANUALE DI PREPARAZIONE compiti, allora qualunque misurazione facessimo mancherebbe di validità che è la caratteristica di un’osservazione che consente di trarre da essa inferenze accurate. Poiché le misurazioni comportano due compiti, vi sono due modi perché una misura manchi di validità. In primo luogo, una misurazione non sarà valida qualora la definizione operativa non definisca adeguatamente la proprietà, e in secondo luogo una misura non sarà valida qualora lo strumento di misura non sia in grado di rilevare adeguatamente le condizioni che la definizione operativa descrive. Problemi di definizione Una buona definizione operativa deve avere validità di costrutto, che è la tendenza di una definizione operativa e di una proprietà a condividere il significato. È sensato definire ricchezza come la quantità di denaro che una persona possiede in risparmi, investimenti e immobili, perché l’oggetto concreto che chiamiamo denaro è significativamente correlato al concetto astratto che chiamiamo ricchezza. Alcune definizioni operative sono chiaramente collegate alle rispettive proprietà, e alcune altrettanto chiaramente non lo sono. Se sorridere è una definizione valida della felicità allora dovrebbe avere validità predittiva, che è la tendenza di una definizione operativa a essere collegata ad altre definizioni operative della stessa proprietà. Problemi di rilevazione L’affidabilità è la tendenza di uno strumento di misura a produrre lo stesso risultato ogniqualvolta viene usato per misurare la stessa cosa e qualunque strumento di misura che non abbia questa tendenza non è utile. Un buon strumento di misura deve essere affidabile. L’altra faccia è la sensibilità che è la tendenza di uno strumento di misura a produrr risultati diversi quando viene usato per misurare cose diverse. Gli strumenti di misura affidabili e sensibili sono quelli che individuano le condizioni specificate da una definizione operativa (a) quando hanno luogo e (b) solo quando hanno luogo. Validità, affidabilità e sensibilità sono i prerequisiti per misurazioni accurate. Campioni Gli individui a volte fanno cose degne di nota che meritano di essere studiate con attenzione, a questo scopo gli psicologi si avvalgono dello studio dei casi singoli, un metodo per acquisire conoscenze scientifiche studiando un singolo individuo. Le persone con capacità inconsuete, con esperienze non comuni o con deficit insoliti ci dischiudono una visione più vasta e profonda della psicologia umana. Il più delle volte gli psicologi sono impegnati a osservare persone che non sono eccezionali e cercano di spiegare perché pensano, sentono e agiscono così come fanno. Quando studiano le persone comuni, gli psicologi ne osservano mole e poi cercano di spiegare la media di quelle osservazioni. Questo è uno dei più potenti strumenti metodologici della psicologia. La legge dei grandi numeri Una popolazione è l’insieme completo degli oggetti o degli eventi che potrebbero essere misurati. Un campione è l’insieme parziale, o sottoinsieme, di oggetti o eventi che viene effettivamente misurato. Da ciò deriva la legge dei grandi numeri la quale afferma che con l’aumentare delle dimensioni di un campione aumenta anche la fedeltà con cui gli attributi del campione riflettono gli attributi della popolazione dalla quale esso è estratto. Calcolare la media La media di un campione può darci informazioni sulla media di una popolazione, ma non ci po’ dare informazioni gli individui di quella popolazione. Quando gli psicologi sostengono che le donne hanno migliori capacità motorie fini rispetto agli uomini o che gli uomini hanno una migliore capacità spaziale delle donne, le loro affermazioni non valgono, e non intendono essere valide, per ogni individuo in queste popolazioni. Si illustra questo punto con osservazioni ipotetiche disposte in una coppia di distribuzione di frequenza che sono rappresentazioni grafiche delle misure ottenute in un campione e che rappresentano il numero di volte che ciascuna misura è stata osservata. Sull’asse orizzontale viene riportato ogni possibile punteggio ottenuto in un test delle capacità motorie fini e sull’asse verticale viene riportato il numero di volte che ciascun punteggio è stato osservato. Una distribuzione di frequenza Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 14 MANUALE DI PREPARAZIONE può assumere qualunque forma, ma di solito assume la forma definita distribuzione normale , è una distribuzione di frequenza in cui le misure sono per la maggior parte concentrate attorno alla media e diminuiscono verso le due estremità, i due lati della distribuzione sono, inoltre, simmetrici. Questo è un metodo terribilmente scomodo di comunicare informazioni. In psicologia, brevi sintesi in grado di coglier le informazioni essenziali di una distribuzione di frequenza sono dette statistiche descrittive. Vi sono due importanti tipi di statistiche descrittive. -le descrizioni della tendenza centrale riguardano il valor delle misure vicine al centro o al punto centrale della distribuzione di frequenza. Le tre più frequenti sono: moda (il valore della misura osservato con maggiore frequenza) media ( il valore medio delle misure) e mediana ( il valore che è maggiore o uguale a metà dei valori nella distribuzione di frequenza, e minore o uguale all’altra metà dei valori). -le descrizioni della variabilità riguardano il grado in cui le misure in una distribuzione di frequenza differiscono le une dalle altre. Una descrizione matematicamente semplice della variabilità è il campo o intervallo di variazione, che è l’intervallo compreso tra il valore della misura più alta e il valore della misura più bassa. Distorsioni sistematiche È del tutto naturale comportarsi un po’ diversamente quando si è sotto i riflettori dell’attenzione altrui, questofatto rende gli esseri umani difficili da studiare, perché mentre gli psicologi cercano di scoprire comedavvero si comportano le persone, queste spesso cercano di comportarsi così come pensano di doversi comportare. Le caratteristiche della domanda sono quegli aspetti di un setting sperimentale che inducono le persone a comportarsi così come esse pensano che l’osservatore desideri o si aspetti che esse si comportino. Le caratteristiche della domanda ostacolano i nostri tentativi di misurare il comportamento così come normalmente si manifesta, e gli psicologi hanno sviluppato svariati metodi per evitarle. Evitare le caratteristiche della domanda L’osservazione naturalistica è una tecnica per ottenere conoscenze scientifiche osservando le persone nei loro ambienti naturali senza farsi notare. Vi sono però due ragioni per cui l’osservazione naturalistica non può risolvere a sola il problema delle caratteristiche della domanda. In primo luogo, alcune delle cose che gli psicologi vogliono osservare non si verificano naturalmente. In secondo luogo, alcune delle cose che gli psicologi vogliono osservare si possono ottenere colo grazie all’interazione diretta con una persona somministrandole un questionario o sottoponendola a un test o a un’intervista. Quando non si possono evitare le caratteristiche della domanda, gli psicologi nascondono alcune cose. Per esempio, è meno probabile che le persone siano influenzate dalle caratteristiche della domanda quando non possono essere identificare come autrici delle loro azioni, e di questo gli psicologi si approfittano consentendo alle persone di rispondere in forma privata o anonima. Un’altra tecnica consiste nel misurare comportamenti che non sono suscettibili ad esse. Per esempio i comportamenti non possono essere influenzai dalle caratteristiche della domanda se non sono sotto il controllo volontario. È improbabile inoltre che i comportamenti siano influenzati quando le persone non sanno che la domanda e il comportamento sono in relazione. Tutti questi trucchi del mestiere sono utili ma l modo migliore di evitare le caratteristiche della domanda consiste nel far sì che le persone osservate non conoscano il vero scopo dell’osservazione. Anche se in genere provano a scoprirlo da sole. Ecco perché gli psicologi usano delle storie di copertura, ossia spiegazioni fuorvianti il cui intento è impedire ai partecipanti di discernere il vero scopo dell’osservazione. L’osservazione in cieco Le aspettative possono influenzare le osservazioni. E le aspettative spesso determinano i tipi di errori che l e persone commettono. In secondo luogo, le aspettative possono influenzare la realtà. Le aspettative degli osservatori possono avere una potente influenza sia sulle loro osservazioni sia sul comportamento dei soggetti che vengono osservati. Gli psicologi si avvalgono di molte tecniche per evitare queste influenze, una delle più comuni è l’osservazione in doppio cieco che è un’osservazione il cui vero scopo resta celato sia all’osservatore sia al partecipante. È artica comune in psicologia che tanto gli osservatori quanto i partecipanti siano tenuti all’oscuro dei veri scopi della ricerca. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 15 MANUALE DI PREPARAZIONE La scienza della spiegazione:dire il perché Sebbene la ricerca scientifica parta da un’attenta misurazione delle proprietà, il suo fine ultimo è di norma la scoperta di relazioni casuali tra proprietà. Le misurazioni non ci possono dire (a) se queste proprietà sono in relazione fra loro, e (b) se la loro relazione è casuale). Gli scienziati hanno sviluppato alcuni modi ingegnosi di usare le misurazioni per rispondere a queste domande. Correlazione Se vi mettete all’angolo di una strada e insultando alcune parsone che passano di lì, e non insultandone altree poi chiedendo loro l’ora, ogni persona che non è stata insultata vi direbbe l’ora, gli altri insultati si rifiuterebbero. Risultati come questi vi convincono che l’essere insultati induce le persone a rifiutare qualunque tipo di richiesta da parte di coloro che l’hanno insultate, cioè l’insulto è la causa diretta del loro rifiuto. Quindi i due eventi hanno fra di loro un rapporto causale. Pattern di variazione Le misure ci possono dare informazioni solo sulle proprietà di oggetti ed eventi, ma possiamo conoscere le relazioni tra oggetti ed eventi mettendo a confronto i pattern di variazione in una serie di misure. Si consideri ciò che è accaduto quando avete messo in scena lo studio su insulti e richieste. -avete misurato un paio di variabili che sono proprietà il cui valore po’ cambiare da un individuo all’altro o nel corso del tempo. Avete poi misurato una variabile il cui valore poteva variare da non insultato a insultato, e avete misuratola seconda variabile che poteva variare fra concesso o rifiutato. -dopo lo avete rifatto e rifatto, effettuando una serie di misurazioni -infine avete provato a individuare un pattern nella vostra serie di misure. Quando due variabili sono sincronizzate si dice pattern di covariazione o correlazione. Si dice che due variabili sono correlato quando le variazioni nel valore di una variabile sono sincronizzate alle variazioni nel valore dell’altra. Le correlazioni non si limitano a descrivere il passato. Esse ci consentono anche di prevedere il futuro. Quando due variabili sono correlate, conoscere il valore di una variabili ci consente di fare previsioniriguardo al valore dell’altra variabile. Ogni correlazione può essere descritta in due modi ragionevoli. Una correlazione positiva descrive una relazione fra due variabili in termini “più-più” o “meno-meno”. Una correlazione negativa descrive una relazione tra due variabili di tipo “più-meno” o “meno-più”. Misurare la correlazione Le correlazioni perfette sono molto rare nella vita di ogni giorno. Gli studiosi di statistica hanno sviluppato un metodo per stimare la probabilità che una particolare previsione sia accurata misurando la forza della correlarne sulla quale essa si basa. Il coefficiente di correlazione è una misura della direzione e della forza di una correlazione, ed è simboleggiato dalla lettera r. come nella maggior parte delle misure, il coefficiente di correlazione ha un campo di variazione limitato. -quando r=1 la relazione tra le variabili è detta correlazione positiva perfetta ciò indica che ogni volta che il valore di una variabile aumenta di una certa quantità, anche il valore della seconda variabile aumenta di una certa quantità- -quando r=-1 la relazione tra le variabili è detta correlazione negativa perfetta il che significa che quando il valore di una variabile aumenta di una certa quantità, il valore della seconda variabile diminuisce di una certa quantità. -quando r=0, non vi è alcuna relazione sistematica tra le variabili, esse sono scorrelate. Questo significa che il pattern di variazione di una varabile non è sincronizzato in alcun modo con il pattern i variazionedell’altra. Causalità Il nostro cervello è così pronto a connettere cause ed effetti che spesso opera connessioni che in realtà non esistono. Per contro, il nostro cervello a volte non rileva relazioni causali che invece esistono. Il punto qui è che se vogliono scoprire relazioni causali tra variabili, allora il puro empirismo non è sufficiente. Ci serve un metodo per scoprire tali relazioni causali. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 16 MANUALE DI PREPARAZIONE Il problema della terza variabile Le correlazioni naturali sono le correlazioni che osserviamo nel mondo attorno a noi, e benché le osservazioni possono dirci se tra le due variabili esiste una relazione, non ci possono ire che tipo di relazione hanno. Tutte le variabili che sono legate da una relazione causale sono correlate,, ma non tutte le variabili che sono correlate sono legate da una relazione causale. Altezza e peso sono positivamente correlate, ma l’altezza non causa il peso, ne il peso causa l’altezza. Che tipo di relazioni possono sussistere fra variabili correlate? Si consideri un esempio, molti studi condotti sui bambini trovano una correlazione tra la quantità di violenza che un bambino vede in televisione (X) e l’aggressività del suo comportamento (Y). Queste due variabili hanno una relazione, ma quale? -X->Y. Una semplice possibilità che guardare programmi violenti (X) causa l’aggressività (Y). -Y->X. L’aggressività (Y) spinge i bambini a guardare programmi televisivi violenti (X) -Z->X e Y. Un’ultima e non tanto semplice possibilità è che una terza variabile (Z) induca i bambini ad essere aggressivi (Y) sia a guardare programmi violenti (X), nessuna delle due variabili è causalmente associata alla’altra. Quest’ultima è detta correlazione spuria, il che significa che due variabili sono correlate solo perché ciascuna di esse è causata da una terza variabile. Il problema è che là fuori c’è un’infinità di terze variabili e pertanto un infinito numero di ragioni per cui X e Y potrebbero essere correlate. Poiché la maggior parte di noi non ha tempo di eseguire un numero infinito di studi con campioni abbinati (una tecnica che fa sì che i partecipanti di due campioni siano in media identici dal punto di vista della terza variabile ) o coppie abbinate( una tecnica che fa sì che ogni partecipante di un campione sia identico a un partecipante dell’altro campione del punto di vista della terza variabile), non possiamo mai essere sicuri che la correlazione naturale fra X e Y sia la prova della sussistenza i una relazione causale tra le due variabili. Questo problema è cos’ spinoso che ha un nome specifico, problema della terza variabile, che si riferisce al fatto che non è possibile inferire una relazione causale tra due variabili sulla base della correlazione naturale esistente tra di esse e ciò è dovuto alla possibilità sempre presente di una correlazione spuria. Sperimentazione Il problema della terza variabile ci impedisce di usare le correlazioni naturali per stabilire l’esistenza di relazione causali, di conseguenza dobbiamo trovare un altro metodo che ci permetta di farlo. Un esperimento è una tecnica che consente di stabilire relazioni causali tra variabili. La maniera migliore per capire in che modo gli esperimenti realizzino questa straordinaria impresa consiste nell’esaminare le loro due caratteristiche fondamentali: la manipolazione la randomizzazione. Manipolazione Le azioni si qualificano come esperimento perché si usa la manipolazione che è la creazione di un pattern divariazione artificiale in una variabile indipendente al fine di determinare il potere causale. La manipolazione è uno degli ingredienti cruciali di un esperimento. Se manipolassimo anziché misurare l’esposizione di un bambino ai programmi televisivi violenti, allora non dovremmo mai chiederci se una terza variabile l’avrebbe causata. Perché sapremmo già che cosa ha indottoil bambino a guardare o a non guardare programmi televisivi violenti. Siamo stati noi. Fare un esperimento, comporta 3 fasi cruciali: -mettiamo in atto una manipolazione. La variabile che viene manipolata è la variabile indipendente, perché essendo controllata da noi, è indipendente da ciò che il partecipante dice o fa. Creiamo almeno due gruppo di partecipanti: un gruppo sperimentale, che è il gruppo di soggetti trattati in modo particolare, e un gruppo di controllo, che è il gruppo di soggetti che non sono trattati in quel modo particolare. -in secondo luogo, avendo creato un pattern di variazione in una variabile, passiamo a misurare il pattern di variazione di un’altra variabile. Noi chiamiamo la variabile che viene misurata variabile dipendente,perché il suo valore dipende Da ciò che il partecipante dice o fa. -in terzo luogo, controlliamo se i pattern di variazione delle variabili dipendenti e indipendenti siano sincronizzati. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 17 MANUALE DI PREPARAZIONE Randomizzazione La manipolazione è una delle caratteristiche cruciali di sperimentazione che ci consentono di superare il problema della terza variabile e stabilire un rapporto casuale fra una variabile indipendente e una dipendente. La seconda caratteristica è un po’ meno intuitiva. l’ autoselezione è un problema che si verifica quando l’inclusione di un partecipante nel gruppo sperimentale o nel gruppo di controllo è determinata dal partecipante stesso. E allora chi decide? Non decide nessuno. L’inclusione in gruppi dev’essere determinata in maniera randomizzata ossia, casuale. La randomizzazione è una procedura che sfrutta eventi casuali per fare in modo che l’assegnazione di un partecipante al gruppo sperimentale o a quello di controllo non sia determinata da alcuna terza variabile. Significatività La randomizzazione è uno strumento potente e come tanti non funziona tutte le volte che lo usiamo. Quando l’assegnazione randomizzata fallisce non possiamo concludere che vi sia una relazione casuela fra le variabili dipendenti e indipendenti. Come possiamo sapere quando la randomizzazione non è riuscita? Purtroppo non possiamo saperlo con certezza ma in ogni particolare caso possiamo calcolare la probabilità che essa sia fallita. Trarre conclusioni Se appiccassimo tutte le tecniche di cui si è discusso finora, potremmo ideare un esperimento dotato di validità interna, la quale è la caratteristica di un esperimento che consente di trarre inferenze accurate circa la relazione casuale tra una variabile dipendente e una indipendente. Un esperimento ha validità interna quando: -una variabile indipendente è stata efficacemente manipolata -i partecipanti sono stati assegnati a caso ai gruppi che questa manipolazione ha creato -una variabile dipendete è stata misurata senza distorsioni o errori sistematici con uno strumento di misura valido, sensibile e affidabile -una correlazione è stata osservata fra il pattern di variazione creato nella variabile indipendente e il patterndi variazione misurato nella variabile dipendente Se facciamo queste cose, allora possiamo concludere che i cambiamenti nella variabile indipendente ottenuti grazie alla manipolazione hanno causato i cambiamenti misurati nella variabile dipendente. Variabili rappresentative Gli esperimenti ci consentono di trarre conclusioni riguardo ai rapporti casuali tra le particolari definizioni operative che abbiamo manipolato e misurato, ma non riguardo alle proprietà astratte che queste particolari definizioni operative rappresentano. Si dovrebbe cercare di dare agli esperimenti validità esterna , che è una proprietà di un esperimento nel quale le variabili sono state definite operativamente in modo normale, tipico o realistico. Una teoria è una spiegazione ipotetica di come e perché un fenomeno si verifichi, e una ipotesi è una previsione verificabile derivata da una teoria. Le teorie ci consentono di generare ipotesi su ciò che può accadere, o su ciò che deve accadere, o su ciò che accadrà in presenza di particolari circostante, e gli esperimenti sono tipicamente intesi a creare queste circostante, testare le ipotesi e in tal modo fornire evidenze pro o contro le teorie che le hanno generate. Gli esperimenti non intendono essere versioni in miniatura della vita quotidiana e pertanto la validità esterna non è necessariamente un problema. Rappresentatività dei campioni Il campionamento casuale è una tecnica per scegliere i partecipanti la quale assicura che ogni membro di una popolazione abbia un’eguale possibilità di essere incluso nel campione. Quando campioniamo in maniera casuale i partecipanti tratti da una popolazione, guadagniamo il diritto di generalizzare il comportamento del campione al comportamento della popolazione Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 18 MANUALE DI PREPARAZIONE Cap.3 Neuroscienze e comportamento In questo capitolo vedremo come funziona il cervello, che cosa succede quando non funziona a dovere , e in che modo entrambe le condizioni determinano il comportamento. I neuroni: le origini del comportamento Ci sono 100 miliardi di cellule nel nostro cervello impegnate ad eseguire un vasta gamma di compiti per consentirci di funzionare quali esseri umani. Gli esseri umani hanno pensieri, sentimenti e comportamenti che spesso sono accompagnati da segnali visibili, questi sono prodotti da una componente fisica soggiacente e invisibile, coordinata dall’attività delle vostre cellule celebrali. Quindi tutti i vostri pensieri, sentimenti e comportamenti hanno origine da cellule del cervello che incamerano informazioni e producono un qualche tipo di risultato. Queste cellule sono i neuroni , cellule del sistema nervoso specializzate nell’elaborazione e nella comunicazione di informazioni. Durante gli anni 80 dell’800, un medico e istologo spagnolo, Santiago Ramòn y Cajal provò una nuova tecnica per colorare i neuroni all’interno del cervello. La colorazione evidenziò l’aspetto di intere cellule rivelando che esse hanno forma e dimensioni diverse. egli fu il primo a vedere che ogni neurone è formatoda un corpo e molte ramificazioni che si estendono verso altri neuroni. Egli riteneva che i neuroni fossero le unità preposte all’elaborazione delle informazioni nel cervello e che, malgrado gli spazi vuoti tra i neuroni, questi dovevano comunicare in qualche modo. Le componenti del neurone Cajal scoprì che i neuroni sono strutture complesse formate da tre parti fondamentali: il corpo cellulare, i dendriti e l’assone. Il corpo cellulare è la componente più grande del neurone che coordina i compiti di elaborazione delle informazioni e mantiene viva la cellulare. Questo contiene un nucleo, che ospita i cromosomi che contengono il nostro DNA. Il corpo circolare è circondato da una membrana porosa che consente alle molecole di fluire dentro e fuori la cellula. I neuroni hanno due tipi di estensioni specializzate dalla membrana cellulare che consentono di comunicare: i dendriti e l’assone. I dendriti ricevono informazioni dagli altri neuroni e le trasmettono al corpo cellulare. L’assone trasmette informazioni ad altri neuroni, muscoli o ghiandole. Ogni neurone ha un unico assone che può essere molto lungo. In molti neuroni l’assone è rivestito da una guaina di mielina, uno strato isolante di sostanza grassa. La guaina mielinica è formata da cellule di glia, che sono cellule di supporto presenti nel sistema nervoso, alcune di queste cellule digeriscono parti di neuroni morti, altre forniscono sostegno fisico e nutritivo ai neuroni e altre formano la mielina per aiutare l’assone a trasmette informazioni in modo più efficiente. Infatti le malattie demielinizzanti, come la sclerosi multipla, la guaina mielinica si deteriora, provocando un rallentamento nella trasmissione delle informazioni da un neurone all’altro. Cajal osservò che i dendriti e gli assoni non arrivano a toccarsi. Vi è un piccolo spazio tra l’assone di un neurone e i dendriti o il corpo cellulare di un altro. Questo spazio fa parte della sinapsi: la connessione o regione tra l’assone di un neurone e i dendriti o il corpo cellulare di un altro. Principali tipi di neuroni Vi sono tre principali tipi di neuroni ciascuno dei quali svolge una funzione distinta: i neuroni sensoriali, i neuroni motori e gli interneuroni. I neuroni sensoriali ricevono informazioni dal mondo esterno e trasmettono queste informazioni al cervello. Hanno sui loro dendriti terminazioni specializzate a ricevere segnali luminosi, sonori, tattili, gustativi e olfattivi. I neuroni motori o motoneuroni trasmettono i segnali neurali dal cervello fino ai muscoli per generare il movimento, questi hanno lunghi assoni. La maggior parte del sistema nervoso è formata da interneuroni che connettono neuroni sensoriali, neuroni motori o altri interneuroni. Alcuni interneuroni trasmettono informazioni dai neuroni sensoriali al sistema nervoso, altri trasmettono informazioni dal sistema nervoso ai neuroni motori, ecc. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 19 MANUALE DI PREPARAZIONE I neuroni presentano anche delle forme di specializzazione a seconda della loro posizione. Ad esempio le cellule di Purkinje, sono un tipo di interneurone che dal cervelletto veicola informazioni al resto del cervello e al midollo spinale. Oppure le cellule piramidali , che si trovano nella corteccia cerebrale hanno un corpo cellulare con sanzione triangolare e un singolo dendrite lungo tra molti dendriti più corti. La generazione di segnali elettrici: la comunicazione delle informazioni all’interno del neurone Capire in che modo i neuroni elaborano le informazioni è cruciale per comprendere appieno il modo in cui il cervello funziona. La comunicazione delle informazioni all’interno dei neuroni e tra di essi è un processo in due fasi: conduzione e trasmissione. La prima fase è la conduzione del segnale elettrico attraverso distanze relativamente grandi all’interno dei neuroni, dai dendriti al corpo cellulare, e poi lungo l’assone. La seconda fase è la trasmissione dei segnali elettrici tra neuroni attraverso la sinapsi. Nell’insieme queste due fasi danno luogo a quella che gli scienziati definiscono azione elettrochimica dei neuroni. Il potenziale di riposo: le origini delle proprietà elettriche del neurone La membrana cellulare consente a piccole molecole cariche elettricamente, dette ioni, di fluire dentro la cellula e defluire fuori da essa. I neuroni sono naturalmente dotati di una carica elettrica chiamata potenziale di riposo, che è la differenza di carica elettrica tra l’interno e l’esterno della membrana cellulare di un neurone. Il potenziale di riposo nasce dalla differenza nelle concentrazioni di ioni all’interno e all’esterno della membrana neuronale. Gli ioni possono avere carica positiva (+) e carica negativa (-. Nello stato di riposo, all’interno del neurone vi è un’elevata concentrazione di uno ione positivo, il potassio (K ⁺), mentre all’esterno del neurone vi è una concentrazione bassa di K⁺. Aumentando la concentrazione di K⁺ nel liquido extracellulare in modo da eguagliare la concentrazione di K⁺ nel liquido intracellulare, il potenziale di riposo scompare. La concentrazione di ioni K⁺ all’interno e all’esterno di un assone è controllata da canali nella membrana dell’assone che consentono alle molecole di entrare e uscire dal neurone. Nello stato di riposo i canali che consentono alle molecole K⁺ di fluire liberamente attraverso la membrana cellulare sono aperti, mentre i canali che consentono il flusso di altre molecole sono chiusi. Vi è una concentrazione naturalmente più elevata di molecole K⁺ all’interno del neurone, pertanto alcune molecole K+ fuoriescono dal neurone attraverso i canali aperti, producendo all’interno del neurone una carica di circa -70mV rispetto all’esterno. Il potenziale d’azione:l’invio di segnali a lunghe distanze Il neurone mantiene il suo potenziale di riposo la maggior parte del tempo. Si può produrre un segnale stimolando l’assone con una breve scarica elettrica. L’impulso che ne deriva è detto potenziale d’azione edè un segnale elettrico che si propaga lungo tutto l’assone di un neurone fino alla sinapsi. Il potenziale d’azione si ha solo quando la scarica elettrica raggiunger un certo valore, o soglia. Quando la scarica raggiunge il valore di sogli si osserva un segnale molto più intenso, il potenziale d’azione. Una stimolazione elettrica inferiore alla soglia non riesce a generare il potenziale d’azione, mentre una stimolazione elettrica pari o superiore al valore di soglia genera il potenziale d’azione , che ha sempre le stesse caratteristiche e la stessa magnitudine. Una proprietà del potenziale d’azione è che la sua carica oscilla attorno ai +40 millivolt. Il potenziale d’azione si ha quando vi è un cambiamento nello stato dei canali della membrana dell’assone. Si ricordi che durante il potenziale di riposo, soltanto i canali K+ sono aperti. Quando una carica elettrica arriva al valore di soglia, i canali K+ si chiudono per qualche tempo, e altri canali che consentono il flusso di uno ione carico positivamente, il sodio (Na+) si aprono. Gli ioni Na+ sono più concentrati all’esterno dell’assone che al suo interno. Quando i canali Na+ si aprono, questi ioni che sono carichi positivamente affluiscono all’interno, aumentando la carica positiva sulla faccia interna dell’assone i rapporto a quella esterna. Questo flusso di Na+ verso l’interno dell’assone spinge il potenziale d’azione al suo valore massimo di +40 millivolt. Dopo che il potenziale d’azione ha raggiunto il suo picco massimo, i canali della membrana ritornano al loro stato originario, il quale ritorna al potenziale di riposo. A questo punto di hanno molti ioni Na+ dentro l’assone e molti ioni K+ all’esterno dell’assone. Durante questo periodo in cui gli ioni sono in uno stato di squilibrio, il neurone non può avviare un altro potenziale d’azione, perciò si ha il Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 20 MANUALE DI PREPARAZIONE cosiddetto periodorefrattario, ossia la fase successiva a un potenziale d’azione, durante la quale non può essere generato un nuovo potenziale d’azione. Lo squilibrio viene rovesciato da una “pompa” chimica nella membrana cellulare che porta gli ioni Na+ all’esterno dell’assone e gli ioni K+ al suo interno. Ma in che modo questa carica elettrica si muove lungo l’assone? Quando un potenziale d’azione viene generato parte inizialmente dall’inizio del’assone, esso si propaga a breve distanza e ciò produce un potenziale d’azione in una posizione adiacente sull’assone. Anche quel potenziale d’azione si propaga, generando un potenziale d0’azione in un’altra posizione adiacente e così via. Questo semplice meccanismo fa si che il potenziale d’azione si propaghi per l’intera lunghezza dell’assone, la guaina mielinica facilita la trasmissione del potenziale d’azione. La mielina no copre l0’intero assone, piuttosto avvolge intorno ad esso lasciando piccoli punti di interruzione tra un segmento e l’altro. I punti di interruzione sono detti nodi di Ranvier. Quando si sposta lungo l’assone ricoperto da guaina ,mielinica, il segnale neurale salta da nodo a nodo anziché dover attraversare l’intero assone. Questa modalità viene detta conduzione saltatoria e contribuisce a velocizzare il flusso dell’informazione lungo l’assone. La generazione di segnali chimici: la trasmissione sinaptica tra i neuroni La parte finale dell’assone è costituita dalle terminazioni assoniche, struttura a forma di bottone che si diramano da un assone. Un terminale assonico è pieno di minuscole vescicole che contengono i neutrotrasmettitori, sostanze chimiche che trasmettono attraverso la sinapsi informazioni ai dendriti di un neurone ricevente. I dendriti del neurone ricevente contengono i recettori, componenti della membrana cellulare che ricevono i neurotrasmettitori e danno il via a una nuovo segnale elettrico. Quando fluiscono attraverso la membrana cellulare gli ioni K+ e Na+ fanno passare il neurone presinaptico dal potenziale di riposo al potenziale d’azione. Il potenziale d’azione viaggia lungo l’assone fino alleterminazioni assoniche , dove stimola il rilascio di neurotrasmettitori delle vescicole entro lo spazio della sinapsi. Questi neurotrasmettitori si diffondono attraverso la sinapsi e si legano ai siti recettori posti sul dendrite del neurone ricevente, o neurone postsinaptico. Un nuovo potenziale elettrico prende vita in quel neurone, e il processo continua lungo l’assone di questo neurone fino alla successiva sinapsi e al successivo neurone. Questa azione elettrochimica, detta trasmissione sinaptica, consente ai neuroni di comunicare gliuni con gli altri ed è il processo che sta alla base di pensieri, emozioni e comportamenti. Ma come fanno i dendriti a sapere quali dei neurotrasmettitori che inondano la sinapsi ricevere e quali ignorare? Una risposta è che i neuroni tendono a formare nel cervello delle vie neurali caratterizzate da specifici tipi di neurotrasmettitori, un neurotrasmettitore può essere prevalente in una parte del cervello. Una seconda risposta è che i neurostramettitori e i ricettori postsinaptici funzionano come un sistema a chiave e serratura. La struttura molecolare del neurotrasmettitore deve “adattarsi” alla struttura molecolare del neurone postsinaptico. Una seconda domanda è cosa succede ai neurotrasmettitori rimasti nella sinapsi dopo che il messaggio chimico è stato trasmesso al neurone postsinaptico. I neurotrasmettitori lasciano la sinapsi in tre processi. In primo luogo, si ha riassorbimento, quando ineurotrasmettitori vengono riassorbiti dalle terminazioni assoniche del neurone presinaptico. In secondo luogo, i neurotrasmettitori possono essere degradati da enzimi presenti nella sinapsi in un processo chiamato disattivazione enzimatica. Infine, i neurotrasmettitori possono legarsi a siti recettori sui neuroni presinaptici detti auto recettori. Gli auto recettori rilevano in che quantità un neurotrasmettitore è stato rilasciato nella sinapsi e segnalalo al neurone di smettere di rilasciarlo. Ci sono circa 60 sostanze chimiche che giocano un ruolo fondamentale nel trasmettere informazioni attraverso il cervello e il corpo. Tipi di neurotrasmettitori L’acetilcolina è un neurotrasmettitore coinvolto in numerose funzioni, fra cui ilo controllo motorio volontario. Si trova nei neuroni del cervello e nelle sinapsi in cui gli assoni si connettono ai muscoli e agli organi del corpo, come il cuore. Contribuisce anche alla regolazione dell’attenzione, dell’apprendimento, del sonno, dell’attività onirica e della memoria. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 21 MANUALE DI PREPARAZIONE La dopamina è un neurotrasmettitore che regola il comportamento motorio, la motivazione, il piacere e l’attivazione emozionale. È coinvolta nella regolazione di cruciali attività umane. I neurotrasmettitori possono eccitare o inibire la trasmissione sinaptica, e con ciò modificare il comportamento. Il glutammato è un importante neurotrasmettitore eccitatorio coinvolto nella trasmissione di informazioni in tutto il cervello. L’acido gamma-amminobutirrico (GABA) è il principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello. I neurotrasmettitori inibitori bloccano la trasmissione del segnale tra neuroni, anche questa attività inibitorio contribuisce al funzionamento dell’organismo. La noradrenalina è un neurotrasmettitore che influenza l’umore e l’attivazione fisiologica, è particolarmente coinvolto negli stati di vigilanza, o in una più intensa consapevolezza dei pericoli presenti nell’ambiente. La serotonina è coinvolta nella regolazione del sonno e della velia, dell’alimentazione e del comportamento aggressivo. Un’altra classe di messaggeri chimici è formata dalle endorfine sostanze che agiscono nelle vie di trasmissione del dolore e nei centri del’emozione del cervello. Ognuno di questi neurotrasmettitori influisce in modi diversi su pensieri, sentimenti e comportamento, pertanto il funzionamento normale comporta un delicato equilibrio di ciascun trasmettitore. Anche un leggero squilibrio può influire in maniera notevole nel comportamento. In che modo le sostanze psicotrope imitano i neurotrasmettitori Molte sostanze che agiscono sul sistema nervoso operano favorendo il funzionamento dei neurotrasmettitori, oppure interferendo con esso. Sono dette agoniste le sostanze che intensificano l’azione del neurotrasmettitore, sono dette antagoniste le sostanze che bloccano il funzionamento di un neurotrasmettitore. Alcune sostanze alterano un passaggio nella produzione o nel rilascio del neurotrasmettitore, mentre altre hanno una struttura chimica così simile a un neurotrasmettitore da essere in grado di legarsi ai suoi recettori. Se, legandosi a un recettore, una sostanza avvia l’azione del neurotrasmettitore allora si tratta di una sostanza agonista, se invece blocca l’azione del neurotrasmettitore, allora si tratta di una sostanza antagonista. L’organizzazione del sistema nervoso I neuroni funzionano formando circuii e vie cerebrali, i quali a loro volta influenzano i circuiti e le vie di altre aree del corpo. I neuroni sono gli elementi costitutivi fondamentali che formano i nervi, ossia fasci di assoni e di cellule gliali che li supportano. Il sistema nervoso è una rete di neuroni interagenti che trasmette informazioni elettrochimiche in tutto il corpo. La suddivisione del sistema nervoso Il sistema nervoso viene suddiviso in due componenti principali: il sistema nervoso centrale e periferico. Il sistema nervoso centrale (SNC) comprende il cervello e il midollo spinale. Riceve informazioni sensoriali dal mondo esterno, elabora e coordina queste informazioni e invia comandi al sistema scheletrico e muscolare perché entrino in azione. All’apice del SNC sta il cervello, il quale contiene struttura che sostengono le più complesse funzioni percettive, motorie, emozionali e cognitive del sistema nervoso. Il midollo spinale si diparte dal cervello; al midollo spinale si connettono i nervi che elaborano le informazioni sensoriali e trasmettono comandi al corpo. Il sistema nervoso periferico (SNP) collega il sistema nervoso centrale agli organi e ai muscoli del corpo. Si suddivide a sua volta in sistema nervoso somatico e autonomo. Il sistema nervoso somatico è l’insieme dei nervi che trasmette informazioni in entrata e in uscita dal sistema nervoso centrale. Gli esseri umani esercitano un controllo consapevole su questo sistema e lo usano per percepire, pensare e coordinare i loro comportamenti. Il sistema nervoso autonomo è l’insieme di nervi che trasmette comandi involontari e automatici che controllano i vasi sanguigni, gli organi interni e le ghiandole. Questo lavora autonomamente per regolare gli apparati corporei, per lo più in modo indipendente dal controllo conscio. Il sistema nervoso autonomo comprende due divisioni: il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, ciascuno dei quali esercita undiverso tipo di controllo sul corpo. Il sistema nervoso simpatico è l’insieme di nervi che prepara il corpo per l’azione nelle situazioni minacciose. Nel sistema nervoso simpatico i nervi emanano falla sommità alla parte terminale del midollo spinale e si connettono a una varietà di organi, come gli occhi, le ghiandole salivari, il cuore e i polmoni. Document shared on https://www.docsity.com/it/manuale-di-preparazione-scienze-del-corpo-e-della-mente-torino/8473722/ Scienze del Corpo e della Mente – Università degli Studi di Torino 22 MANUALE DI PREPARAZIONE Il sistema nervoso parasimpatico aiuta il corpo a ritornare a un normale stato di riposo. In generale, rispecchia le connessioni del sistema nervoso simpatico. Le componenti del sistema nervoso centrale Il sistema nervoso centrale si compone di sue elementi: i cervello e il midollo spinale, questi sono responsabili della maggior parte di ciò che facciamo in quanto esseri umani. Il midollo spinale ci aiuta a respirare, reagire al dolore muovere i muscoli e ci consente di camminare. Senza di esso il cervello non sarebbe in grado di tradurre in azione nessuna delle sue elaborazioni superiori. Per alcuni comportamenti molto basilari, il midollo spinale non ha bisogno dell’input proveniente dal cervello. Le connessioni tra gli input sensoriali e i neuroni motori presenti nel midollo spinale mediano i riflessi spinali, semplici vie del sistema nervoso che generano rapidamente contrazioni muscolari. Compiti elaborati richiedono che il midollo spinale e cervello collaborino. Il sistema nervoso periferico comunica con il sistema nervoso centrale attraverso nervi che convogliano le informazioni sensoriali al cervello. Che ne portano fuori i comandi o che fanno entrambe le cose. Attraverso il midollo spinale il cervello invia i comandi per i movimenti volontari ai neuroni motori. Le lesioni al midollo spinale recidono quelle connessione dal cervello ai neuroni sensoriali e motori che sono essenziali alla percezione sensoriale e al movimento, le diverse regioni del midollo spinale controllano apparati e sistemi del corpo diversi. Esplorare il cervello I neuro scienziati suddividono il cervello secondo vari criteri, il più diffuso è la suddivisione “dal basso verso l’alto2, notando come le diverse regioni siano specializzate in diversi tipi di compiti. Le funzioni più semplici vengono eseguite “ai livelli più bassi” del cervello, mentre le funzioni più complesse vengono eseguite a livelli via via “più alti”. Bisogna tener presente che nessuna delle strutture o aree cerebrali può agire da sola: f