Docimologia 2: Valutazione della Qualità nei Servizi per l'Infanzia PDF

Summary

Questo documento analizza la valutazione della qualità nei servizi per l'infanzia, esaminando le diverse forme di valutazione esterna e interna, nonché le scelte politiche, gli investimenti e le risorse coinvolte. Il documento esplora gli strumenti di valutazione e riflette sull'idea di 'buon servizio educativo', includendo la formazione e la ricerca degli ultimi decenni. Inoltre, presenta un breve excursus storico sulla qualità, dalla storia antica fino ai concetti moderni di controllo e gestione della qualità.

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DOCIMOLOGIA 2 "Valutazione della qualità nei servizi per l'infanzia" di Emilia Restiglian La qualità di un servizio per l'infanzia può essere rilevata mediante forme diverse di valutazione esterna e interna, ma è anche il frutto di scelte politiche durature nel tempo, di investimenti,utilizzo di ri...

DOCIMOLOGIA 2 "Valutazione della qualità nei servizi per l'infanzia" di Emilia Restiglian La qualità di un servizio per l'infanzia può essere rilevata mediante forme diverse di valutazione esterna e interna, ma è anche il frutto di scelte politiche durature nel tempo, di investimenti,utilizzo di risorse, di riflessioni e confronti tra politici e cittadini, tra esperti,educatori,insegnanti e famiglia.La formazione e la ricerca degli ultimi 20-30 anni nel nostro paese ci ha fornito una serie di strumenti di valutazione radicati nei contesti che gli hanno voluti e sistematizzati.Arrivare a definire cosa siano, una buona scuola dell\'infanzia, un buon educatore, un buon insegnante, un buon coordinatore, è il frutto di un percorso costante di consapevolezza di se stessi e del proprio luogo di lavoro, di un equilibrio tra la componente strutturale e funzionale di un servizio educativo e quella legata al bambino e alle sue relazioni con il contesto(elementi fondamentali per lo sviluppo e l'apprendimento). Ragionare sulla qualità permette di dare garanzie al bambino e alla famiglia sul buon funzionamento di un servizio educativo e di quello che succede al suo interno. Lavorare sulla qualità dei nidi e nelle scuole dell\'infanzia significa garantire che il servizio si agganci ad alcuni indicatori, in grado di verificare nella quotidianità degli aspetti della pratica educativa e didattica e le caratteristiche del contesto. Richiamando in estrema sintesi Il pensiero della Gestalt,"il tutto è più della somma delle singole parti"Un servizio educativo sarà composto dall\'interconnessione di persone, spazi e mmateriali.Dopo lo scioglimento dell'Opera Nazionale maternità e infanzia(ONMI) nel dicembre 1975,le funzioni relative alla protezione e all\'assistenza di maternità e infanzia sono state assorbite dalle regioni. Nel frattempo, sono stati istituiti gli asilo nido comunali (legge 6 dicembre 1971 numero 1044), concepiti come servizi sociali di interesse pubblico, con lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare un adeguato assistenza alla famiglia e anche per facilitare l'accesso della donna a lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale. Lo stato decide di finanziare un quadro quinquennale per la realizzazione di asili nido in tutto il territorio nazionale, le regioni hanno funzione di programmazione e di orientamento e i comuni gestione dei servizi. Nuovi servizi però si distribuiscono sul territorio in modo disomogeneo, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo punto l\'articolo 6 della legge 1044 del 1971 parla di gestione dei servizi con la partecipazione delle famiglie e delle rappresentanze delle formazioni sociali organizzate dal territorio, di personele qualificato sufficiente ed è adeguato fa garantire l\'assistenza sanitaria psico-pedagogica del bambino e di requisiti tecnici, edilizi ed organizzativi tali da garantire l\'armonico sviluppo del bambino. Nel tempo i nidi d\'infanzia hanno risposto alle esigenze delle famiglie rispetto a orari di apertura, ricettività, pasti, riposo, progetti pedagogici. Sono diventati luoghi di incontro, collaborazione e studio rispetto alle politiche dell'infanzia e ai diritti dei bambini. Anche il ragionamento sulla qualità dei servizi dell\'infanzia ha avuto un impatto fortemente differenziato nelle diverse regioni. In Emilia Romagna o in Toscana la, fino al 2000 si è cominciato a ragionare sul sistema integrato 06 e su integrazione tra pubblico e privato, inoltre invece rimane una marcata differenziazione tra la prima infanzia 0-3 anni e la scuola dell\'infanzia tra sei anni. Questa situazione è per durata fino alle emanazione del decreto legislativo del 13 aprile 2017 numero 65, istituzione del sistema integrato di educazione e distruzione dalla nascita sinosi anni, a norma dell\'articolo 1, dalla legge 13 luglio 2015 numero 107 detta buona scuola. Alla base del sistema integrato ci sono ricerche che confermano l\'importanza di gettare le basi per lo sviluppo delle potenzialità di ogni bambino. Il sistema integrato, come al caso della legge 5 febbraio 1992 numero 104, per le persone con disabilità, che è stata voluta fortemente dal basso, da associazioni come gruppo nazionale nidi infanzia, da comuni e regioni che da tempo lavorano in un\'ottica di continuità e confronto tra nidi e scuole d\'infanzia. La sentenza della corte costituzionale del 22 novembre 2016 numero 284 ha chiarito che la definizione di standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l\'infanzia e della scuola dell\'infanzia, diversificati in base alla tipologia e all\'età di bambini e orari di servizio, è di competenza delle regioni. Molte persone che si occupano dell\'educazione dei bambini più piccoli sanno bene quanto possa essere complesso lavorare nei miti nelle scuole dell\'infanzia. Ancora oggi però è diffusa l\'idea che sia sufficiente custodire i bambini quando sono più piccoli. Sarà che chi scrive viene da una realtà territoriale avanzata economicamente, dal punto di vista dell\'educazione e dell' infanzia, da zone in cui la qualità dei servizi è legata sì ai processi di autorizzazione e accreditamento, ma ancora troppo poco a percorsi continuativi di riflessione e consapevolezza rispetto al proprio ruolo professionale, al servizio educativo offerto e ai percorsi di crescita e di sviluppo dei bambini.L\'accesso indiscriminato negli anni ai ruoli di educatore di nido ed insegnante di scuola dell\'infanzia da parte di persone non preparate, non ha favorito né sostenuto processi di qualità dei servizi per l\'infanzia. Le persone che frequentano l'università hanno l'opportunità di conoscere, riflettere e spesso applicare modelli e strumenti che rispondono alle ricerche più recenti in ambito educativo.Lo si considera un requisito di base che poi deve essere agganciato a un contesto lavorativo altrettanto aggiornato.Se questo non accade,il servizio per l'infanzia sarà un luogo di riproduzione culturale rigido,ancorato a modalità di lavoro ripetitive,che non tengono conto dei bisogni e dei diritti dei bambinifrenando così le azioni di cambiamento e miglioramento in un'ottica di qualità.É difficile però trasporre l'ottica della qualità di ambito aziendale,legata alla soddisfazione del cliente,nei servizi alla persona.I clienti di nidi e scuole sono i bambini,ma essendo piccoli ci sono anche le famiglie.Inseguire la soddisfazion dei soli genitori,però,sarebbe troppo fuorviante.Le loro richieste potrebbero essere finalizzate solamente a far accudire il figlio per un numero molto elevato di ore al giorno.Al centro dovrebbe esserci l'idea secondo cui nido e scuole sono luoghi di educazione e cura del bambino. Cenni di storia della qualità Famosa è la definizione di qualità come "concetto senza tempo" di Joseph Juran.Essa è legata all'idea di mercato come luogo di incontro tra domanda e offerta,è un concetto che si è evoluto nel corso del tempo con il mutare del concetto di mercato e delle esigenze dei clienti, mantenendo sempre la sua accezione legata al fare bene qualcosa. La testimonianza più antica della qualità si ritrovano tra i fenici (se non rispettavano le regole stabilite perché per la produzione di qualcosa, si poteva subire la mutilazione delle mani), ma lo stesso codice di hammurabi, risalente al XVIII secolo a.c, prevedeva la condanna a morte del costruttore, che è lo svolgendo correttamente il suo lavoro, fosse ritenuto responsabile del crollo della casa costruita e dell\'uccisione del suo proprietario. Tra le più antiche rappresentazioni di attività legate al controllo della qualità vi è una tomba egiziana del 1580 a.c, in cui si vedono controlli dimensionali e di planarità effettuati da persone diverse da quelle impegnate nel lavoro con martello e scalpello. Appare chiaro il riferimento a un\'idea di qualità come misurazione di qualcosa, concetto che viene ripreso presso gli antichi greci e romani, che misero a punto strumenti di maggiore precisione definendo unità di misura, creando campioni di riferimento e metodi documentati di fabbricazione degli stessi.All\'interno delle botteghe artigiane le conoscenze venivano trasmesse agli apprendisti, che così potevano replicare il prodotto. L\'interesse principale era la qualità e la rispondenza dell\'oggetto alla volontà dell\'artigiano e del committente. La manodopera era di elevata professionalità e il prodotto era una vera e propria opera d'arte.Nasceva in questo periodo il marchio come segno identificativo del produttore che certificava la qualità del prodotto. Con la prima rivoluzione industriale si passa dalla produzione artigianale a quella di massa e a un concetto di qualità sempre più formalizzato. Produrre in massa significa realizzare in serie prodotti standardizzati con l\'uso generalizzato di macchine e con il supporto di manodopera specializzata e meno costosa di quella artigianale punto con la seconda rivoluzione industriale cominciano a essere prioritarie le tecniche di riduzione dei costi e di controllo dei processi. Il concetto di qualità inizia a delinearsi e a tradursi come controllo finale di tutta la produzione, che permette di scartare i prodotti difettosi tramite ispezione. Questo causava gravi perdite perché eliminando i pezzi imperfetti, si vanificavano le risorse investite dall\'azienda. Valutare i prodotti, inoltre, richiedeva tempi lunghi che costavano ed era possibile che si verificassero errori da parte degli addetti al controllo, e quindi non poteva esserci la garanzia dell\'assenza totale di difetti. Lo scopo principale delle aziende in epoca industriale era quello di produrreconseguenza=venne messa a punto,tra il 19/20 sec,da Taylor l' organizzazione scientifica del lavoro che consisteva nella programmazione e organizzazione dettagliata di ogni singola posizione lavorativa, dai tempi di lavoro ai movimenti degli operatori e degli strumenti, considerati componenti di un meccanismo di cui doveva essere garantito un funzionamento efficiente. Ogni lavoratore aveva compiti prefissati ed era esecutore di qualcosa stabilito da altri, di solito gli ingegneriidee utilizzate nella produzione di auto presso gli stabilimenti Ford di Chicago, tanto che nel 1916 venne coniato il termine fordismo per definire una forma di produzione basata sulla catena di montaggio al fine di incrementare la produttività.Successivamente tale metodica si diffuse in tutto il settore dell\'Industria manifatturiera, anche a seguito della Prima Guerra mondiale (1914-18), aprendo di fatto alla produzione di Massa.Il taylorismo e il fordismo avevano spostato il ruolo di controllore della qualità all'utilizzatore finale, che valutava la rispondenza del bene acquistato all'uso che ne voleva fare. Questo accadeva perché nel processo di produzione ciascuno era interessato solamente al proprio compito, perdendo di vista le altre fasi e l'obiettivo finale.Tra gli anni Venti e Trenta del 900 inizia a diffondersi il "controllo di qualità"controllare il prodotto Durante la fase di produzione attraverso la scomposizione delle varie fasi di trasformazione in modo da individuare punti critici in cui introdurre attività di verifica in grado di bloccare le eventuali difettosità. Vennero poi introdotti controlli statistici che permettevano di non ispezionare tutti i prodotti.Il padre dal controllo statistico della qualità è Walter Andrew Shewhart, ideatore delle carte di controllo. Importante fu anche il contributo del collega George Deforest Edward che introdusse alcuni principi della qualità assurance(garanzia della qualità). Grazie a questi principi, gli Stati Uniti furono in grado di offrire a basso costo, durante la seconda Guerra mondiale, grandi quantitativi di forniture belliche.Dal 1940 l'American Standard Società lavoró su committenza del ministero della guerra degli Stati Uniti per applicare i metodi statistici al controllo della qualità di prodotti e materiali destinati all'esercito.Il progetto venne diretto da Harold French Dodge con la collaborazione di William Edwards Demingil lavoro portò all\'emissione di norme sul collaudo statistico, che vennero applicate anche al di fuori dell\'ambito militare, regolando i rapporti tra cliente e forniture. Si trattava di una modalità di produzione centrata sulla qualità che però, destabilizzò l\'industria statunitense a causa degli alti costi della manodopera e della conflittualità interna con i sindacati. Solo dagli anni 80 gli Stati Uniti seppero rivalutare la qualità come opportunità.Nel 1946 Deming fu chiamato in Giappone per lavorare al censimento della popolazione,per far parte di un gruppo di ricerca sul controllo della qualità(quality control research group) e per tenere alcuni corsi di formazione manageriali che sono passati alla storia e che svilupparono l\'idea di contorno della qualità come strumento manageriale e valida strategia di miglioramento. In Giappone il consenso attribuito a Deming fu così ampio che venne istituito un premio per chi si fosse distinto nello studio o nell\'applicazione delle teorie statistiche. I primi nazionali o internazionali per la qualità hanno consentito di diffondere la cultura della qualità favorendo l\'emergere di buone pratiche e stimolando il miglioramento continuo. Uno degli strumenti più utilizzati per conoscere il proprio stato di sviluppo organizzativo è l\'autovalutazione. La qualità dei processi e della produzione aveva permesso di realizzare prodotti migliori a costi inferiori rispetto al mondo occidentale, ancora fermo sulla divisione del lavoro e sulle incapacità di rispondere alla variabilità della domanda. A partire dagli anni cinquanta vengono introdotti concetti e modalità per la gestione di impresa come il ciclo plan-do-check-act, i circoli di qualità e alcuni strumenti statistici. Il ciclo pdca o ruota di Deming,è un metodo usato per controllare e migliorare la qualità dei processi aziendali, ottimizzando l'interazione tra progettazione, produzione, controllo e riprogettazione. Si divide in quattro fasi che formano un processo ciclico: Plan(pianificare le azioni per migliorare un prodotto o un processo) Do(eseguire quanto pianificato, raccogliendo informazioni) Check(controllare e studiare il risultato ottenuti)Act(agire sulla base di quanto appreso). Tra gli strumenti statistici invece vanno segnalati il diagramma di Pareto e il diagramma a causa effetto di Ishikawa, detto anche a lisca di pesce. In seguito comincia a farsi strada il concetto di qualità intesa come soddisfazione del cliente alimentando la tendenza a offrire un prodotto sempre più di qualità a un prezzo più alto.Per fare questo viene sviluppato un approccio,il Company Wide quality control,che estende i concerti e le tecniche del controllo della qualità dalla produzione e dagli esperti a tutti i settori dell\'azienda. Tutto ciò porta al successo l\'industria giapponese. Fa partire dagli anni settanta si sviluppa il Total quality management(TQM)che prevede il controllo sul processo produttivo da parte del lavoratore, al quale vengono affidate più mansioni. Si diffonde quindi la convinzione che, senza questo tipo di controllo, difficilmente si possono ottenere prodotti privi di difetti o imperfezioni. La gestione totale della qualità ha come presupposto che tutti i lavoratori siano convinti dell\'importanza della qualità ponendosi in un\'ottica di miglioramento costante.Il TQM rappresenta il quarto step di sviluppo dei sistemi di gestione della qualità, dopo l\'ispezione, il controllo, la garanzia della qualità. Il Total quality management ruota intorno all\'acquisizione delle capacità di produrre innovazione e miglioramento continuo, mantenendo o introducendo nel sistema organizzativo: una gestione separata sui processi; dirigenti con spiccate doti di leadership; motivazione e coinvolgimento del personale; introduzione dei rapporti cliente fornitore interni; legami di partnership con i propri fornitoriscopo=ottenere e mantenere livelli elevati di soddisfazione del cliente e degli altri stakeholder(le parti interessate). Uno degli aspetti più interessanti del TQM è la gestione per processi, intendendo per processo una sequenza di attività logicamente interconnesse, finalizzate a un obiettivo specifico. Ciascun processo comprende un input in ingresso(informazioni, materiali, richieste del cliente), un fornitore interno o esterno che accoglie l\'input, Un output in uscita (il risultato della trasformazione degli input) per i clienti, destinatari dell\'output. Un processo comprende anche risorse, materiali o i materiali, vincoli, regole e opportunità. Altro nodo centrale del TQM è il miglioramento continuo come strategia che invita a ripercorrere continuamente Il cammino tracciato migliorandolo perché, dato che la realtà muta con continuità, non è possibile adagiarsi sul successo acquisito e stare a guardare: occorre continuare ad impegnarsi con intensità crescente. Lo strumento principale per realizzare il miglioramento continuo è il ciclo pdca. Si affianca al TQM, il sistema di certificazione della qualità, e cioè l\'insieme delle norme europee mondiali di certificazione delle aziende. Verso la fine degli anni settanta si senta l\'esigenza di unificare la normativa, per arrivare nel 1987 alla pubblicazione del primo standard sulla gestione della qualità,ISO 9000,da parte dell'international organization for standardization, organizzazione che definisce le norme tecniche a livello internazionale. Le norme ISO 9000 ," documento introduttivo quadro", sono le più conosciute in quanto posti a fondamento di molte altre norme. In Italia vengono divulgate nel 1994 con la sigla UNI EN ISO 9000. Le norme costituiscono i requisiti minimi che un sistema aziendale deve possedere per garantire al cliente il livello di qualità concordato o atteso in modo affidabile e permanente. Tre motivi che portano le aziende ad applicare alle norme iso ci sono le richieste vincolanti dei mercati, dei committenti o della legislazione vigente e, l\'effetto pubblicitario è quindi l\'immagine positiva acquisibile all\'esterno. L\'applicazione delle norme iso però può portare anche un\'eccessiva burocratizzazione che scoraggia l'innovazione e il miglioramento continuo. Infine, le norme non garantiscono di per sé la qualità, ma assicurano solo che quanto scritto nel documento venga rispettato. La letteratura distingue un concetto plurale di qualità: -la qualità attesa riguardante l\'utente rappresenta ciò che ci si aspetta di trovare quando si sceglie un determinato nido o scuola; -la qualità progettata riguarda il servizio, ed è relativa all\'offerta formativa e educativa; -la qualità erogata riguarda ciò che effettivamente in servizio offre ai suoi utenti -la qualità percepita è la soddisfazione dell\'utente rispetto all\'offerta del servizio ed è posteriore alla fruizione dello stesso punto la qualità può anche essere paragonata all\'utente pone a confronto servizi diversi. Attualmente la qualità aziendale è legata alla sostenibilità e all\'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, risultato di un percorso iniziato subito dopo la conferenza di Rio de Janeiro nel 2012. Esso ingloba al 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile all\'interno di un vasto programma d\'azione per un totale di 169 traguardi. All\'inizio del 2016 tutti i paesi si sono impegnati a raggiungere questi traguardi e entro il 2030rivoluzione dei paradigmi di sviluppo della nostra società che accoglie l\'invito contenuto nel libro verde della commissione europea, esatto per promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese e che ha introdotto i concetti della cosiddetta economia verde, Green economymodello teorico di sviluppo economico che considera l\'evoluzione del prodotto interno lordo (PIL) anche in termini di impatto ambientale. La valutazione delle politiche educative e dei sistemi inizia nei primi anni ottanta del Novecento in molti paesi avanzati.Valutare assume un connotato politico, visto che ciò consente di giustificare le spese di fronte all\'opinione pubblica, di alloccare altre risorse ed eventualmente avviare riforme del sistema di educazione e di istruzione. Paesi come Regno Unito, Francia e Spagna hanno messo in atto grandi organizzazioni proprio sul finire degli anni ottanta, rendendo possibile la crescita dell\'Autonomia delle istituzioni scolastiche. L\'autonomia permette di sviluppare un\'offerta educativa e formativa contestualizzata e specifica ma al contempo ha bisogno di essere accompagnata per garantire che il sistema si sviluppi in modo equilibrato. In Italia si parla di ciò del 1990,00 in occasione della conferenza nazionale sulla scuola, quando viene presentato uno studio del Censis per la realizzazione di un sistema nazionale di valutazione. Con la direttiva del 21 maggio 1997, numero 307 il ministero della pubblica istruzione istituisce il servizio nazionale per la qualità dell\'Istruzione presso il centro europeo dell\'educazione (CEDE), sorto nel 1974. Nel 1999 il cede viene trasformato in istituto nazionale per la valutazione del sistema dell\'istruzione (decreto legislativo 20 luglio 1999 numero 258), e successivamente riordinato in istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (invalsi) (decreto legislativo 19 novembre 2004 numero 286). Il DPR del 28 marzo 2013 numero 80 regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione prevede che il sistema nazionale di valutazione (snv) operi ai fini del miglioramento della qualità dell\'offerta formativa e dell\'apprendimenti, valutando l\'efficienza e l\'efficacia del sistema educativo.Inoltre, esso delinea con chiarezza l\'articolazione del sistema nazionale di valutazione, composto da invalsi, Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (indire) e contingente ispettivo (composto da dirigenti di seconda fascia con funzione tecnica ispettiva, che fanno parte dei nuclei di valutazione esterna delle scuole assieme a esperti selezionati e formati da invalsi). Infine, definisce il procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche, che si snoda in quattro ambiti: l\'autovalutazione delle istituzioni scolastiche, la valutazione esterna (prevede che invalsi individui delle situazioni da porre verifica, sulla base di indicatori di efficienza e di efficacia definiti al suo interno), le azioni di miglioramento (le istituzioni scolastiche sono chiamate poi a definire e attuare interventi migliorativi anche con il supporto di indire, università, e di ricerca, associazioni professionali e culturali) e la rendicontazione sociale. Le normative che hanno stabilito l\'entrata in vigore del procedimento sono la direttiva del 18 settembre 2014 numero 11 e la c.m. del 21 ottobre 2014, numero 47. Documenti internazionali per la qualità dei servizi per l\'infanzia A livello europeo le politiche destinate all\'infanzia sono state inizialmente supportate per favorire l\'occupazione femminile, la parità di genere e la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Nel 1992 la direzione per le pari opportunità della commissione Europea ha istituito la rete per l\'infanzia, in cui i servizi fossero considerati espressione del diritto dei bambini. La rete poneva l\'accento sul coinvolgimento attivo dei bambini nei processi decisionali connessi alla loro partecipazione alla vita sociale e culturale della comunità in cui sono inseriti. I documenti prodotti dalla rete Europea evidenziavano, già negli anni 90 che l\'interpretazione e definizione del concetto di qualità dovevano intendersi come esito di un processo democratico che comportava lo scambio e il confronto tra differenti idee e prospettive. Il lavoro della rete è confluito nella definizione di 40 obiettivi di qualità che i servizi per l\'infanzia degli Stati membri avrebbero dovuto raggiungere nei successivi dieci anni, ma che non sono stati perseguiti. Secondo l\'approccio della rete: -la qualità è un concetto relativo, fondato su sistemi di valore e convinzioni; -la definizione della qualità è un processo di per sé importante in quanto offre l'opportunità di mettere in comune, analizzare e comprendere meglio i valori, le idee, le conoscenze e l\'esperienza prodotta nel settore; -tale processo dovrebbe essere caratterizzato da una partecipazione democratica, con il coinvolgimento di diversi gruppi di soggetti (bambini, genitori,..); -le esigenze, le opinioni e i valori di questi gruppi non sempre coincidono; -la definizione della qualità deve essere concepita come un processo dinamico e continuo, che comporta valutazioni e aggiornamenti periodici. La qualità è quindi un percorso frutto di una scelta ragionata e condivisa che può essere rivista sistematicamente. Nella scuola dell\'infanzia italiana degli anni 90 ci sono due elementi che hanno contribuito alla diffusione di procedure di valutazione e di autovalutazione: la sperimentazione Ascanio e l\'introduzione della carta dei servizi. Ascanio (attività sperimentale coordinata avvio nuovi indirizzo organizzativi) ha coinvolto un buon numero di scuole nel territorio nazionale dell\'anno scolastico 1994-95, consentendo di costruire modelli organizzativi coerenti con il nuovo profilo culturale disegnato dagli orientamenti e di anticipare i processi di realizzazione dell\'Autonomia scolastica. La carta dei servizi viene introdotta nel 1995 nelle scuole di ogni ordine e grado. Questo strumento rappresenta un documento di indirizzo che favorisce nell\'utenza la conoscenza delle istituzioni scolastiche, delle regole che le governano e dell'impegni assunti, consentendo ai cittadini di controllare la qualità dei servizi erogati. Le tematiche toccate dai 40 obiettivi di qualità erano ampie: formazione del personale, finalità educative, finanziamento dei servizi e la loro valutazioneobiettivi che perseguivano fini quantitativi legati all\'esposizione dei servizi. La commissione Europea ha evidenziato come \"nel 2010 i servizi di accoglienza per l\'infanzia a livello UE non erano ancora in linea con gli obiettivi dichiarati \"questo sottolinea l\'utilità di rilanciare il dibattito su questa carenza e sulle sue cause riproponendo soluzioni e orientamenti politici per il raggiungimento degli obiettivi in questione.È la comunicazione 66, educazione e cura della prima infanzia: consentire a tutti i bambini di affacciarsi al mondo di domani nelle condizioni migliori, il documento sintetizza al meglio l\'idea della qualità dei servizi come elemento fondante per sviluppare le potenzialità di ogni bambino. La comunicazione ha evidenziato come l\'educazione e la cura della prima infanzia costituiscono la base essenziale per il buon esito dell'apprendimento permanente, dell\'integrazione sociale, dello sviluppo personale e della successiva occupabilità. Le primissime esperienze dei bambini, gettano infatti le basi per ogni forma di apprendimento ulteriore e se queste basi sono solide nei primi anni, l\'apprendimento successivo si rivelerà il più efficace e probabilmente diventerà permanente. Tra i documenti più recenti che affermano questo c\'è quello dell\'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il documento fa riferimento esplicito a risultati delle prove internazionali Pisa(programme for International student Assessment) e pirls(progress in International reading literacy study), che dimostrerebbero in modo chiaro come la partecipazione a iniziative ECEC di elevata qualità porti a conseguire in tali test risultati notevolmente superiori sulle competenze di base.PISA è un'indagine internazionale promossa dall'OCSE. La settima edizione del 2018 ha coinvolto 79 paesi. Per ogni ciclo triennale di Pisa viene approfondito un ambito particolare: Pisa 2018 ha posto al centro della valutazione la competenza di lettura (Reading literacy), che si riferisce alla capacità degli studenti di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società. Lo studio IEA PIRLS è un'indagine internazionale promossa dall'International Association for the Evaluation of Educational Achievement(IEA):avviata nel 2001 e proposta come principale obiettivo la valutazione comparativa delle abilità di lettura di bambini al quarto anno di scolarità. Citato è il lavoro dell\'econometrista James Heckman, premio nobel nel 2000, che ha elaborato una tesi \"equazione di Heckman", basata su alcuni principi derivati da ricerche in campo psicologico ed economico. L\'equazione illustra che quanto più gli interventi vengono attuati in fasi precoci dallo sviluppo del bambino, tanto più producono risultati. La comunicazione 66/il 2011 suggerisce di trovare un giusto equilibrio tra elementi cognitivi e non cognitivi nel programma di studi; di sviluppare politiche per attirare, formare e trattenere in ECEC personale adeguatamente qualificato; di assicurare la garanzia di qualità, attraverso ad esempio la progettazione di contesti pedagogici armoniosi e ben coordinati, coinvolgendo le parti interessate. Le aree principali alle quali orientare le azioni di cooperazione tra gli stati membri al fine di migliorare l\'accesso e la qualità dei servizi per l\'infanzia da 0 a 6 anni sono così riassunte da Lazzari: -creazione di servizi inclusivi ad Accesso universale; -progettazione di curriculum efficaci che rispondono ai bisogni di apprendimento e di socializzazione dei bambini in questa fascia di età; -formazione crescita professionale continua del personale; -identificazione di forme di finanziamento efficaci ed eque garantiscano l\'accesso ai servizi per l'infanzia; -elaborazione di forme di governance che prevedono una solida collaborazione tra le politiche afferenti ai diversi settori in cui i servizi per l\'infanzia sono interlocutori. A seguito di questa comunicazione, nelle conclusioni del consiglio dell\'UE dello stesso anno tali aree di intervento vengono ritenute prioritarie per le politiche europee e si invitano gli stati membri a intraprendere un processo di cooperazione nell\'ambito delle politiche per l\'educazione e cura dell\'infanzia, che ha dato avvio a una serie di attività. Nel marzo 2012 è stato istituito un gruppo di lavoro tematico sull'educazione e cura dell'infanzia, formato da esperti degli stati dell\'Unione, per discutere sugli elementi di qualità trasversali ai diversi servizi presenti nei vari paesi. Il gruppo ha adottato una specifica metodologia di lavoro, il metodo aperto di coordinamento, che si fonda sull\'apprendimento reciproco tra pari, partendo dall\'identificazione e dall\'analisi critica delle iniziative politiche che hanno contribuito ad aumentare in modo significativo l\'accesso ai servizi all\'infanzia e a migliorare la qualità in ambito educativo, per poi definire raccomandazioni in grado di supportare l\'azione dei politici del personale dei servizi. Il gruppo di lavoro ha messo a punto un documento, proposal for key principessa of a quality framework for early childhood Education and care, dove nella prima parte vengono presentate alcune condizioni che possono contribuire a realizzare ed assicurare una qualità elevata nei servizi: -qualità strutturale si riferisce alle norme e all\'organizzazione dei servizi; -qualità di processo si riferisce alle pratiche attuate nel servizio, compresi il gioco, le relazioni tra gestori e famiglie, tra bambini e adulti e tra bambini; -qualità degli esiti formativi fa riferimento alla ricaduta che i processi educativi hanno sulla famiglia, sulla comunità e sulla società. Comprende anche i benefici per i bambini, inclusi i risultati sugli apprendimenti. La seconda parte del documento presenta dieci principi, articolati in cinque aree ed elaborati in modo congiunto come stimolo per azioni di potenziamento dei servizi nei vari paesi: A. accesso ai servizi educativi e di cura per l\'infanzia 1. Disponibilità di servizi a costi accessibili per tutte le famiglie e i loro bambini 2. Servizi che incoraggino la partecipazione, rafforzino l\'inclusione sociale e accolgano le diversità B. personale che opera nei servizi educativi e di cura per l\'infanzia 3. Personale qualificato 4. Condizioni di lavoro supportanti che creino occasioni per lo sviluppo professionale del personale attraverso l\'osservazione, la riflessione, la progettualità, la collegialità e la collaborazione con i genitori. C. curricolo 5.curricolo fondato su obiettivi, valori e approcci pedagogici, che consente ai bambini di sviluppare appieno le loro potenzialità in modo globale 6\. Un curricolo che richieda agli operatori di collaborare con i bambini, con i colleghi, con i genitori e di riflettere sulle pratiche agite. D\) monitoraggio e valutazione 7\. Tali processi producono informazioni a livello locale, regionale, nazionale che sono rilevanti per sostenere la qualificazione continua delle politiche delle pratiche educative. 8\. Procedure di monitoraggio e valutazione che siano riconducibili al primario interesse del bambino. E\) condizioni di governance che rendono possibile la realizzazione di tutti i principi 9\. Tutti coloro che prendono parte al sistema di servizi per l\'educazione e la cura dell\'infanzia hanno una visione chiara e condivisa del loro ruolo e delle loro responsabilità e sono consapevoli del fatto che sono chiamati a collaborare con organizzazioni partner. 10\. I provvedimenti che regolamentano e finanziano il settore sostengono una progressiva generalizzazione dell\'offerta di servizi per l\'infanzia a sovvenzionamento o a finanziamento pubblico, e i progressi compiuti verso tale traguardo sono regolarmente riportati a tutti i soggetti interessati. Valutazione della qualità dei servizi educativi Parole di valutazione della qualità dei contesti educativi significa Prima di tutto coinvolgere tutti gli operatori che vi lavorano. Per essere veramente efficace la valutazione deve essere partecipata, dialogica e formativa. I processi formativi dei nidi e delle scuole dell\'infanzia riflettono una pluralità di esperienze, ma c\'è bisogno di strumenti che consentano di fare bilanci, di confrontarsi e di rilanciare idee e valori che pongono al centro il bambino. La verifica precede la valutazione. Priorità della verifica è quella di rilevare elementi obiettivi, mentre la valutazione si esprime attribuendo a tali elementi un valore punto se dunque la verifica consiste nella misurazione oggettiva della prestazione, la valutazione è l\'apprezzamento che utilizza criteri che vanno oltre gli esiti della prestazione stessa. Se intendiamo la valutazione come un processo partecipato, non possiamo esimerci dall\'introdurre il concetto di autovalutazione o valutazione interna. Quando si parla di autovalutazione si fa riferimento alla possibilità che la valutazione venga svolta per il proprio conto, in modo autonomo.Se si parla di autovalutazione in un servizio educativo, si intende il processo di attribuzione di valore e di giudizio da parte degli operatori al proprio contesto lavorativo. Si tratta di attivare le proprie capacità e risorse per leggere e riflettere sulla propria azione educativa e sulle dimensioni che compongono il proprio ambito di lavoro, al fine di autocorreggere e autoregolare le azioni stesse. L\'etero valutazione, detta anche valutazione esterna, è l\'azione del dare valore e del giudicare il servizio da parte di persone esterne, essa può essere concepita come controllo e di conseguenza potrebbe essere rifiutata o osteggiata dal personale. La valutazione dei nidi e delle scuole dell\'infanzia permette di far emergere la pedagogia latente, ovvero l\'insieme delle pratiche, delle regole, delle abitudini, delle routine, degli avvenimenti, delle attività e delle usanze caratteristiche di un certo contesto che hanno ricapito formativa sui bambini che in tale contesto sono chiamate ad apprendere. Sono queste aspetti a essere richiamati da Moss quando definisce la qualità "l\'essenza o la natura di qualcosa, oppure le proprietà che la rendono tale", distinguendola dalla qualità che prende in considerazione il funzionamento di un servizio in relazione al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Moss si rifà alle tesi del ricercatore svedese Andersson per specificare ulteriormente il concetto: la qualità è ciò che sta sotto la superficie, il perseverante lavoro giornaliero del corpo docente che può risultare difficilmente visibile se non si sta a lungo insieme ad un gruppo di bambini. Il richiamo alla documentazione come capacità di rendere visibile ciò che è poco visibile,è fondamentale e rende conto del processo valutativo e riflessivo degli operatori. Dagli anni novanta si giudica la scuola nella totalità e nella complessità degli elementi che la costituiscono per verificare l\'efficacia delle soluzioni organizzative e formative adottate e per rendere trasparenti i processi che la attraversano la guidanoAlcuni strumenti sono stati costruiti per osservare i servizi nella loro totalità, altri per osservare le sezioni: in ogni caso si tratta di strumenti che pongono in rilievo indicatori e standard di riferimento, partendo dai requisiti minimi che devono essere garantiti per assicurare lo star bene di utenti ed operatori, per giungere a livelli di eccellenza relativi comunque alla fisionomia peculiare di ogni servizio, alla sua storia in una realtà circoscritta. Valutare in senso educativo significa usare strumenti scientificamente rigorosi per raccogliere informazioni su un dato evento, attivare un processo dinamico che è posturale interpretazione dei dati stessi sulla base degli strumenti di cui si è detto, e mira ad un impatto sulla situazione di partenza che implica un\'azione, un cambiamento, un miglioramento, una decisione innovativa. Gli strumenti sono vere e proprie scale di valutazione che definiscono una determinata realtà considerata come un modello, facendo riferimento a vari aspetti che la compongono e alle relazioni tra gli stessi. Tali aspetti rappresentano gli elementi essenziali del contesto scuola. Una delle distinzioni classiche della letteratura sulla valutazione è quella di Scriven (1967), che distingue la valutazione formativa da quella sommativa: quella formativa accompagna il processo di apprendimento nel suo svolgersi per correggerlo e migliorarlo in alcuni aspetti rendendolo adatto all\'utente, quella sommativa si colloca al termine di un certo apprendimento e mira a controllare e verificare i risultati attuando una rendicontazione dei risultati raggiunti. Per Cipollone la valutazione formativa è una forma di valutazione che ha luogo in itinera, nel corso del processo di qualificazione pedagogica del servizio o della realtà educativa, al fine di migliorare e innovare il servizio stesso dopo averne osservato le realizzazioni e le pratiche e dopo aver riflettuto e discusso sulla finalità che morì di lavoro si è dato e sugli obiettivi che intendeva raggiungere, mentre la valutazione sommativa sarebbe finalizzata a formulare un giudizio finale sulla capacità dimostrata da una certa realtà educativa nell\'assolvere i compiti che le sono stati affidati e gli obiettivi che essa si è riproposta.Dalla valutazione sommativa l\'esigenza di giungere a forme di certificazione della qualità, soprattutto sulla base dell\'esigenza da parte delle amministrazioni pubbliche di assicurare i livelli di qualità dei servizi per l\'infanzia. Si tratta di un controllo della qualità che viene affidato per lo più a figure esterne al servizio, prevalentemente a tecnici della valutazione. La valutazione formativa ha a che fare con i processi di consapevolezza rispetto al proprio sé professionale, all\' esplicitazione delle idee che fondano il lavoro con i bambini, dei parametri di qualità che si ritengono realizzare e di ridefinizione del proprio lavoro sulla base degli essi del processo valutativo stesso. La valutazione è la raccolta sistemica e interpretazione dei dati che conduce come parte integrante del processo ad un giudizio di valore che mira all\'azione. Il percorso indicato presuppone un approccio critico agli strumenti e ai metodi utilizzati. Sono richiamate le categorie di orientamento al futuro, tramite un\'azione migliorativa e di rinnovamento. Il concetto di giudizio di valore era già stato espresso da Barbier quando affermava che si ha valutazione quando ci troviamo in presenza di operazioni che hanno per risultato un giudizio di valore sulle attività di formazione e che la valutazione è un atto deliberato e socialmente organizzato che si concretizza in un giudizio di valore.Anche Hadji aveva recuperato il concetto di valutazione come formulazione di un giudizio di valore riferendosi a un certo oggetto, mediante il confronto tra il piano reale dell\'oggetto da valutare e il piano ideale delle attese e delle idee riguardanti l\'oggetto stesso.Da qui deriva l'importante aspetto del carattere situato, soggettivo e negoziato di ogni valutazione.Pure per Bezzi valutare significa attribuire un giudizio di sostanza, quindi valutare è un'attività, o un processo, volto a migliorare qualcosa.Semeraro aggiungi al ragionamento l'aspetto della complessità e la relazione con il contesto esterno definendo la valutazione come un processo complesso di attribuzione di significato, attraverso giudizi di valore a fatti, eventi,relazioni; si tratta di un processo complesso proprio perché qualsiasi oggetto da valutare è caratterizzato da complessità, collocandosi in una rete di interdipendenza. Ed è proprio il contesto un\'altra componente importante del concetto di qualità dei servizi educativi, in quanto correlato a diversi aspetti di qualità percepita da parte dei soggetti legati alla scuola. Per questo motivo la qualità è un concetto relativo in quanto legato a ciò che sta dentro, fuori e intorno alla singola istituzione educativa e, quindi, complesso. Il concetto di relatività della qualità è sì legata al rapporto tra l\'essere e il dover essere esercitato, ma soprattutto è ragionato e perseguibile in base al contesto in cui ogni persona è inserita. Tognetti pone l\'accento sulla necessità di considerare la dimensione soggettiva della valutazione della qualità, in quanto costruzione sociale legata al processo di comunicazione e confronto fra i diversi attori sociali.Se si intende considerarla all' interno del processo di governo del sistema dei servizi, non si può prescindere dal rendere il concetto esplicito, condiviso, relativo, multidimensionale e osservabile. Per questo bisogna: definire le dimensioni che connotano il concetto, altrimenti non si riesce a comunicare l'idea di valutazione agli altri; condividere una serie di dimensioni; incrementare e modificare aspettative e conoscenze;scomporre le dimensioni individuate,definendo un insieme di regole di giudizio costruite su indicatori,e rendere il giudizio comunicabile.Una delle definizioni di qualità che Ferrari riprende dal mondo aziendalistico e produttivo è quella di "miglioramento progressivo di sistema in termini di efficacia e di efficienza a tutti i livelli per fornire prodotti e servizi che soddisfino il cliente. L\'efficienza riguarda il rapporto tra i risultati raggiunti e le risorse impiegate, mentre l\'efficacia concerne il raggiungimento degli obiettivi e si articola in terra ed esterna: la prima riguarda il raggiungimento degli obiettivi organizzativi, mentre la seconda riguarda il reale cambiamento che il programma ha realizzato. Se ci si riferisce a nidi e scuola dell'infanzia, l'efficacia interna fa riferimento a elementi organizzativi come il numero di bambini accolti, il rapporto numerico educatore bambini o gli orari di apertura. Mentre l\'efficacia esterna si pone il problema di un confronto tra quanto realizzato e i bisogni originari ai quali si voleva dare risposta. Nel paragonare la filosofia del total quality management (TQM) con il mondo della scuola, Ferrari richiama anche l\'elemento dei circoli di qualità, in quanto anche all\'interno dei servizi educativi coloro che vi lavorano sono legati da una catena di prestazioni. Se l\'insegnante offre un servizio allo studente, ciò è reso possibile perché alle spalle ci sono una segreteria e un dirigente scolastico; il miglioramento progressivo di una scuola coinvolge a tutti i livelli coloro che vi lavorano. Nella scuola i poteri sono ripartiti tra diversi organi collegiali in modo differente e le modalità decisionali sono disuguali.In questo senso Ferrari discute la difficoltà di paragonare la scuola all\'azienda, visto che è necessario considerare che il prodotto è la formazione dello studente e non allo studente in sé e che la riuscita della formazione richiede l\'impegno in prima persona dell\'allievo, tanto da non poter sovrapporre il processo di insegnamento a quello di apprendimento. Gli utenti della scuola sono diversi e quindi il concetto di qualità nei contesti educativi deve per forza confrontarsi con molteplici punti di vista e valori.Altri aspetti del TQM invece sono interessanti per il mondo della scuola, ad esempio il nesso che lega la qualità del prodotto a quella del processo produttivo, l\'importanza del coinvolgimento di ogni soggetto dell\'organizzazione nel processo,.. più complessa invece risulta la relazione tra i due contesti se si pensa alla necessità aziendale di accentuare e formalizzare tutti gli aspetti di pianificazione e sistematicità sia formale che documentaria, prescrivendo la predisposizione, l\'uso e il mantenimento di piani, procedure, istruzioni. Secondo benedetti e gariboldi è possibile elaborare indicatori quantitativi solamente rispetto alle condizioni che possono essere determinanti per favorire la qualità del servizio educativo, come ad esempio il rapporto numerico educatore bambini oppure il monte ore dedicato alla formazione del personale. La natura dinamica della qualità è stata ripresa nelle regioni che per primo è hanno affrontato il tema della qualità dei servizi per l\'infanzia del nostro paese: Emilia Romagna Toscana e Umbria. Il gruppo costituitosi in seno agli insegnamenti pedagogici dell\'università di Pavia ha saputo prendere come riferimento la prospettiva dell\'educational evaluation e quella del customer satisfaction di derivazione aziendale. Entrambe queste prospettive, condividono la natura dinamica della qualità secondo cui la realizzazione di un prodotto o servizio di qualità è una meta verso la quale si tende e che implica un processo continuo di monitoraggio e valutazione di quanto realizzato, funzionale al miglioramento del servizio erogato e l\'adeguamento di questo ai bisogni educativi dell\'utente.Il servizio si caratterizza per i seguenti elementi: -è immateriale -è contestuale e inseparabile. Esso viene di norma realizzato, venduto e consumato nel medesimo momento e con la presenza contestuale dell\'utente con la necessità di fare le cose bene fin dalla prima volta -è partecipato dal cliente, che collabora in diversi modi alla definizione del servizio -è eterogeneo, in quanto influenzato da chi lo fa e da chi lo richiede. Questi concetti vengono ripresi in parte dalla distinzione operata da Bezzi tra servizi e servizi alla persona, includendo in questi anche servizi educativi. Nei servizi alla persona : -l\'azione specifica dell\'operatore è allo stesso tempo processo e prodotto -il ruolo degli operatori è di eseguire il processo erogando allo stesso tempo il prodotto -l\'azione in ogni caso è irripetibile, in quanto l\'operatore si confronta con l\'utente portando a qualcosa che è sempre diverso. Le caratteristiche più importanti dei servizi alla persona sono: -l\'intangibilità; le prestazioni fornite non sono materiali. L'intervento educativo può essere realizzato in modo efficace, ma l'efficacia non può essere determinata in modo Certo con parametri rigidi o test statistici. -la negoziabilità: anche nei servizi alla persona ci sono norme, regolamenti e documenti che si pongono come riferimento per il lavoro degli operatori. Ogni volta che un operatore e utente entrano in relazione generano una relazione unica alla quale è necessaria adeguarsi con flessibilità. -il coinvolgimento e la responsabilità degli operatori -i beneficiari della valutazione sono allo stesso tempo co-partecipi dell\'azione valutativa e beneficiari ultimi dalla valutazione del servizio -la limitazione delle risorse; è una caratteristica dei servizi alla persona, in cui c\'è sempre pochissimo tempo, personale e disponibilità economica. Un elemento interessante legato al concetto di qualità è l\'innovazione, frutto della ricerca della qualità. L\'innovazione si articola in processi di verifica e di valutazione che promuovono qualità. In questo modo un'innovazione di qualità dipenderebbe dalla qualità del nuovo progetto pedagogico del nido che ne scaturisce. Considerando le esperienze quotidiane offerte al bambino,Grange propone alcuni criteri cui associare domande guida specifiche per la valutazione della qualità dell\'Innovazione. Tali domande guida subiscono una logica di possibilità, hanno un ordine non gerarchico e fanno riferimento al contesto, ai motivi e ai valori del loro progetto pedagogico. Critica l\'opinione di Dahlberg,Moss e Pence sulla possibilità che la qualità sia un tema che può interessare i servizi per l\'infanzia quando è intesa come discorso sulla qualità, e cioè come un prodotto del pensiero illuminista e delle entusiasmo modernista per l\'ordine e il controllo. Osservare il mondo attraverso una lente modernista significa considerare i servizi per l\'infanzia come produttori di esiti predeterminati, che considerano il bambino come un contenitore vuoto che deve essere preparato per l\'apprendimento scolastico. Il discorso sulla qualità richiama l\'esigenza di avere risposte chiare, certificate da autorità accademiche, professionali o di altro tipo.Un approccio di questo tipo è basato sulla concezione positivistica secondo cui il mondo esterno può essere conosciuto tramite la misurazione e sulla convenzione che il ricercatore sia in grado di adottare una posizione obiettiva e neutrale rispetto all\'oggetto di indagine, separando i fatti dai valori. Alla base vi è l\'assunto che ci sia un\'entità o essenza di qualità, che è una verità conoscibile, obiettiva e certa che attende là fuori di essere scoperta e descritta. Il discorso sulla qualità ricerca la certezza applicando un metodo scientifico, che consente di tenere a universalità, stabilità, normalizzazione e standardizzazione.Schwandt, Dahlberg,Moss,Pence definiscono tutto questo come criteriologia, ricerca di criteri permanenti o stabili di razionalità. Indicare criteri di qualità spetta in questo caso a esperti in grado di applicare conoscenze ed esperienze ritenute oggettive da persone scelte in quanto garanti di rigore, obiettività, imparzialità e fiducia. Uno strumento adeguato riuscirebbe a ridurre la complessità e la diversità dei prodotti misurati ad un numero limitato di criteri misurabili di partenza, che possono poi essere introdotti in una serie di punteggi numerici. Nei servizi all\'infanzia si parla di utenti. La definizione di qualità dovrebbe emergere da un dialogo con la comunità stessa entro un contesto politico e sociale specifico e contestualizzato. Questo approccio post modernista viene definito discorso della costruzione del significato, che si posiziona in quanto tale nell\'incontro con gli altri. I richiami sono chiaramente al costruzionismo sociale e a un'idea di apprendimento come processo di costruzione sociale per mezzo del quale diamo un senso al mondo. La costruzione del significato richiede condizioni precise quali l'inquadramento del lavoro pedagogico in un contesto più ampio sulla prima infanzia e sulle sue istituzioni, tramite una riflessione continua e critica sulle questioni di fondo, la dimensione pedagogica come strumento che sostiene la riflessività nel lavoro pedagogico, l\'importanza degli incontri e del dialogo, la partecipazione di facilitatori come pedagogisti. Lo scopo è quello di costruire il significato partendo dalla pratica riconoscendo che ci possono essere più interpretazioni. In questo modo vengono accolte la complessità, la diversità, la soggettività, le prospettive e punti di vista altrui,fino a raggiungere a una riconcettualizzazione dal termine stesso di qualità. Valutazione formativa e partecipata Un gruppo di ricercatori di Pavia ha messo a punto l'approccio deve valutare restituire riflettere innovare e valutare. L'approccio parte dalla definizione di valutazione come accertamento intersoggettivo di più dimensioni formative e organizzative di un contesto educativo e indicazione della loro misurabile distanza da espliciti livelli considerabili ottimali da un gruppo di riferimento, in vista di un incidenza concreta sulle esperienze educativa. La definizione precisa e approfondisce quella del Joint Commitee del 1981, che definisce la valutazione come investigazione sistematica del valore e del merito di qualche oggetto. La definizione delle ricercatrici evidenzia il carattere pragmatico della valutazione, che ha un impatto sul contesto oggetto di valutazione, esaminato e giudicato nelle sue diverse dimensioni, utilizzando processi intersoggettivi collegati a un gruppo di riferimento e raccogliendo dati che vengono confrontati con determinati standard. Il confronto viene considerato attendibile in quanto i valori di riferimento sono condivisi e la misurazione avviene in modo rigoroso. L\'approccio ha una funzione formativa, essa ingloba anche l\'empowerment evaluation\*, con lo scopo di promuovere processi di consapevolezza e autodeterminazione nelle organizzazioni, in modo che la valutazione possa diventare parte integrante del lavoro di progettazione di un intervento educativo \* grazie a questa i soggetti apprendono a valutare e formulare i loro obiettivi in modo più consapevole e autonomo, negoziando con gli altri valori, obiettivi e significati del processo di valutazione. Nell\'approccio Pavese la valutazione formativa assume un ulteriore valore educativo in quanto il processo attivato ha funzione trasformativa, inducendo una modificazione di atteggiamenti, fornendo l\'opportunità di acquisizione di capacità e conoscenze, arricchendo e articolando l'esperienza dei partecipanti relativamente all'oggetto che si è andati a valutare, promuovendo un processo a spirale di formazione continua. Oggetto della valutazione è la realtà complessa(agenzia, istruzione, servizio) situata e specifica, caratterizzata da una finalità educativa. Per essere valutato l\'oggetto deve presentarsi in una forma organizzata, se non proprio istituzionale: finalità, responsabili, destinatari, operatori devono essere riconoscibili. Ciò che viene valutato è l\'offerta formativa di una scuola nella sua interezza, l\'ambiente fisico, le relazioni interne ed esterne all\'aula, il lavoro quotidiano con i bambini e le strategie adottate, il curriculum e il pensiero pedagogico dell\'Istituto, la riflessione sull\'intenzionalità educativa che si esplicita in ogni gesto in ogni scelta. Sono importanti anche le componenti organizzative dei nidi e delle scuole dell\'infanzia. Ciò che viene valutato deve costruire un modello, una rappresentazione in forma astratta dell\'oggetto educativo di valutazione che precisi quali dimensioni o indicatori vanno tenuti in conto punto tale modello va esplicitato ai negoziato con i soggetti valutanti così da garantire un accordo previo sulla significatività delle informazioni da raccogliere.In ambito educativo si considerano indicatori alcuni dati quantitativi relativi a fenomeni educatori, come il tasso di dispersione scolasticaquesti ultimi possono essere concepiti come criteri che consentono di misurare se tali obiettivi sono stati raggiunti. L\'indicatore però può essere individuato a partire da criteri di qualità che una certa realtà educativa deve possedere per soddisfare le esigenze della comunità o di un gruppo di persone di riferimento. Per attribuire il giudizio si procede misurando lo scarto tra lo stato di fatto della realtà da valutare e gli espliciti livelli considerati ottimali dal gruppo di riferimento. L'apprezzamento avviene attraverso un confronto tra essere e dover essere. Lo strumento che permette di fare tutto questo deve : -definire la realtà da valutare dichiarando i vari aspetti che la compongono e le relazioni reciproche; -proporre un modello prescrittivo della realtà da valutare sulla base di assunti pedagogici e valoriali di fondo, stiamo parlando di uno strumento intriso di valori, in quanto sono di valore le dimensioni considerate rilevanti per la valutazione e l\'idea di qualità sottesa. Destinatari del processo di valutazione sono i gruppi di lavoro, che al contempo sono valutatori e destinatari del processo di valutazioneessi sono frutto della negoziazione tra il responsabile della realtà da valutare e il responsabile del processo valutativo. Se la valutazione deve avere una finalità trasformativa, è importante che le persone che lavorano assieme in un servizio educativo possano confrontarsi e negoziare significati sull'educazione: avere cioè la possibilità di esprimere ad alta voce pensieri e idee personali è fondamentale se si vuole procedere al miglioramento. Il modello che si sta descrivendo prevede il coinvolgimento sia del gruppo di lavoro sia di valutatori esterni, esperti di procedure valutative e di processi di formazione, in grado di sollecitare discussioni e confronto e garanti del percorso di negoziazione. In questo modo, la dialettica tra i valutatori esterni e quelli interni, portatori di saperi differenti circa la realtà da valutare, costruirà un dispositivo e una strategia essenziale allo svolgimento del processo. Il modello Pavese poggia su alcuni assunti di base:\ -la natura costruita dai dati valutativi. Se la realtà è costruita, significa che i valori che si assumono danno luogo a uno strumento che si configura come rappresentazione della realtà da valutare, capace di stimolare il confronto; -la natura situata dell\'oggetto di valutazione. Lo strumento di valutazione è collocato in un certo territorio e vi appartiene in quanto riesce a cogliere la complessa ecologia della realtà da valutare con le sue specificità; -il carattere democratico e partecipativo della valutazione. Lo strumento a natura intersoggettiva, è costruito da persone diverse, che rappresentano ruoli e funzioni differenti e nei servizi; -il carattere formativo della valutazione. Il lavoro previsto del modello consente alle persone di assumere consapevolezza rispetto alle proprie idee e ai propri valori di riferimento, di sviluppare la capacità di esprimere il proprio pensiero e di argomentare il proprio punto di vista, di comprendere significati delle scelte compiute, di acquisire competenze di ricerca e di arricchirsi dal confronto con gli altri; -il carattere continuativo del processo valutativo. Adottare un percorso di valutazione come quello descritto presuppone che il gruppo possa guardare al futuro nell\'ottica del cambiamento e riflettere su quanto agito in vista della riprogettazione del proprio contesto. Il processo di valutazione si articola in sette momenti: 1.precisazione degli scopi per cui la valutazione viene condotta. Definizione e coinvolgimento su questa base del gruppo di lavoro.2. definizione negoziata dell\'oggetto di valutazione e dello/gli strumento/i con cui effettuarla 3.addestramento allo strumento, il gruppo di lavoro deve familiarizzare con lo strumento scelto.4. accertamento della qualità mediante l\'Impiego di strumenti. Sia i componenti del gruppo di lavoro che il valutatore esterno dovrebbero utilizzare lo strumento completandolo individualmente, cioè formulando il proprio apprezzamento in base ai criteri.5.discussione dei dati valutativi: in modo tale che ciascuno partecipante possa avere un quadro complessivo di tutti i punteggi assegnati.6. valutazione dello strumento. È importante a questo punto che venga svolta tale valutazione. Le modalità possono essere plurime: l\'assegnazione di valore ai diversi item dello strumento per giudicarne la validità e la pertinenza al contesto oppure in questionario che rilevi il consenso del gruppo rispetto ai criteri proposti nello strumento. I dati che ne derivano vengono anch\'essi organizzati e discussi in modo collegiale. La metavalutazione, valutazione della valutazione, è la riflessione critica sul processo di valutazione che consente di migliorare la valutazione stessa. 7.valutazione-bilancio dell\'esperienza. Prevede la restituzione dell\'intera esperienza valutativa al gruppo di lavoro. Da questo possono scaturire nuove ipotesi di lavoro, altri momenti valutativi o altro ancora. Nel tempo l\'approccio messo a punto dal gruppo Pavese è stato ribattezzato \"valutare, riflettere, restituire\" e ha ulteriormente definito l\'idea che gruppi di educatori e insegnanti, sotto la guida di un formatore, possano riflettere sulla realtà operativa in cui operano, al fine di diventare più consapevoli dell\'organizzazione pedagogica e delle pratiche educative realizzate e giungere a progettare interventi di miglioramento. Col tempo la valutazione è passata dall'essere costruita dalla misurazione al periodo in cui la misurazione continua a essere utilizzata ma si affianca ad altri strumenti ad esempio descrivendo l'oggetto di valutazione. Successivamente viene introdotto il giudizio, che richiede determinati standard rispetto ai quali formularlo, guidati da valori, aspetto nuovo perché la valutazione fino a quel momento era stata sempre considerata indipendente dalla dimensione valoriale. Al valutatore viene chiesto di essere giudice e di possedere nozioni sia tecniche descrittive. Secondo la più recente valutazione di quarta generazione piccola la realtà è costruita e si modifica nel tempo per forma e contenuto a seconda delle persone e dei contesti desiderati.La valutazione è dunque un processo sociale mutevole in cui i valutatori entrano in relazione.Tra i principi di tale valutazione c\'è la negoziazione, alla cui base si pone la collaborazione e l\'inclusione degli stakeholder nel processo di valutazione stesso: essa è utile per mettere assieme diversi punti di vista e prospettive, mira all' immersione di elementi di mediazione che vanno a superare la situazione iniziale per giungere a decisioni e scelte condivise. Viene ribadita l\'importanza del contesto come insieme complesso di aspetti che entrano in reciproca relazione tra di loro, elementi concreti e aspetti simbolici, senza che sia possibile pensare di indagare la qualità utilizzando criteri, strumenti e procedure validi per la realtà che non hanno una missione educativa. È il contesto a essere oggetto di valutazione. L\'oggetto di valutazione viene definito in molti testi evaluando. La negoziazione e il confronto servono per definire la qualità intrinseca di un servizio o di una scuola e sono al contempo la posta in gioco per tutti coloro che ritengono che il benessere di un\'istituzione sia costruito dai valori e dagli obiettivi formativi. L'empowerment Evolution presentato in precedenza trova nella revisione dell\'approccio un ulteriore approfondimento per quanto riguarda il ruolo del valutatore formatore. Nei processi di valutazione formativa ogni partecipante viene invitato a mettere in luce la sua esperienza in modo che possa essere confrontata con la realtà o oggetto di valutazione, ma anche con le proprie idee. Per fare questo è necessario un valutatore formatore in grado di sostenere i partecipanti nel processo di autoregolazione, che porta alla propria autorealizzazione, facilitando la rimozione delle barriere che ostacolano il contatto della persona con i propri vissuti e con la consapevolezza delle proprie aspirazioni,pena la mancanza di evoluzione del gruppo dal punto di vista progettuale.Deve anche saper lavorare sulla zona di sviluppo prossimo, così come definita da Vygotskij, vale a dire un\'area in cui il soggetto può lavorare, con il supporto di una persona più capace, per raggiungere l\'autonomia o acquisire ulteriori competenze. Il ruolo del valutatore formatore è quello di promuovere dall\'interno processi di valutazione formativa, esso è esterno alla realtà oggetto di valutazione ed è una persona esperta di realtà educative e di valutazione con il compito di: assumersi la responsabilità dell\'intero processo: gestire il rapporto con la committenza, chiarendo la natura formativa del processo valutativo e la sua struttura, creare e mantenere un gruppo di lavoro orientato al compito, formare i partecipanti alla conoscenza e all'uso degli strumenti e delle procedure di valutazione, raccogliere le valutazioni dei partecipanti e i contenuti di discussioni e decisioni collegiali, negoziare e realizzare i compiti concordati man mano -garantire lo svolgimento secondo modalità democratiche e dialogiche -promuovere la funzione riflessiva e formativa della valutazione. La certificazione di qualità Qualità, affidabilità, certificazione sono termini che appartengono a un lessico per addetti ai lavori e la qualità, da importante aspetto settoriale legata al controllo, è diventata, a partire dagli anni 2000 una componente essenziale per il mercato: essa è essenziale per essere realmente competitivi in un contesto che opera in un regime di concorrenza. Il significato del termine qualità porta con sé una certa complessità che tocca aspetti etici, deontologici, morali e filosofici. Nel 1974 negli Stati Uniti uscì lo zen e l\'arte della manutenzione della motocicletta, prima opera di Robert Pirsing. Il libro narra la storia di un uomo che un giorno, assieme al figlio undicenne e altri due amici, sale sulla motocicletta e parte per un viaggio che non ha una vera e propria vita. Quando la moto dell\'amico ha un guasto, l\'autore si chiede quale sia la differenza tra chi viaggia e motocicletta sapendo come funziona una moto e chi non lo sa punto questo pensiero fa sorgere nell\'autore una serie di domande di matrice filosofica, ad esempio: da che cosa nasce la tecnologia? Che cos\'è la qualità? La risposta che Pirsing si dà, relativamente al concetto di qualità, è: "la qualità sappiamo cos\'è, eppure non lo sappiamo. Questo è contraddittorio. Alcune cose sono meglio di altre, cioè hanno più qualità. Ma quando provi a dire in che cosa consiste la qualità astraendo dalle cose che la posseggono, le parole ti sfuggono. Ma se nessuno sa cos'è ai fini pratici non esiste per niente. Invece esiste come appunto su cos'altro sono basati i voti, se no? Perché mai la gente pagherebbe una fortuna per certe cose, e ne getterebbe altre nella spazzatura? Ovviamente perché alcune sono meglio di altre""la gente pagherebbe una fortuna" perché desidera che quel prodotto, sia di qualità certificata, possiedo ovvero una certificazione di qualità. Posto che il termine prodotto fa riferimento a tutto ciò che viene prodotto e che servizio è l\'equivalente i materiali di una merce, dunque un bene che ha un valore economico quantificabile, possiamo asserire che la qualità di un prodotto o di un servizio è rappresentata da quelle peculiarità che gli permettono di soddisfare le aspettative del soggetto che lo utilizzerà. Il livello di qualità deve essere poi raggiunto in modo ininterrotto nel tempo e perché ciò accada è fondamentale implicare tutte le funzioni di un'azienda. E' per tale ragione che si parla di sistema qualità, proprio perché tutte le figure sono fortemente coinvolte nei processi tesi a migliorare sempre più il livello qualitativo del proprio operato. Inoltre la qualità presenta altresì connotati di tipo organizzativo di tipo economico gestionale che sono determinati per la fluidità dei processi. Non di rado, chi sceglie di lavorare secondo un sistema di qualità applica il Project management, uno stile lavorativo organizzativo che implica un\'attività distretto e continuo controllo del progetto o del servizio per garantire il rispetto dei suoi obiettivi, la qualità, le tempistiche, il budget. Dal punto di vista deontologico, possiamo dire che procedere secondo l\'ottica della qualità significa procedere secondo l\'applicazione sistematica del buon senso, della correttezza e delle normative cogenti punto l\'ambito dei servizi alla persona prevede l\'esecuzione e l\'erogazione di molteplici attività lavorative nelle quali avviene la fornitura di un servizio che implica una relazione diretta con il cliente-utente-fruitore.per servizi sociali, educativi, assistenziali, sanitari si intendono tutte le attività relative alla predisposizione e all\'erogazione di servizi, gratuiti o a pagamento due punti con la legge quadro 8 novembre 2000 numero 328, sono state poste le basi per la realizzazione di un sistema integrato di servizi e interventi socio assistenziali ed educativi, ma soprattutto è stato introdotto il riconoscimento di un ruolo attivo dei soggetti privati, in particolare del privato sociale, chiamato terzo settore: Esso si occupano solo della gestione dei servizi stessi ma anche della programmazione e della realizzazione degli interventi. Nasce così l\'impresa sociale, una struttura economica e organizzativa che,pur mantenendo la capacità di attivare meccanismi di solidarietà e di reciprocità, è in grado di agire anche sul libero mercato. Quanto sopra espresso ci introduce all\'interno del mondo del non profit, nel quale le cooperative sociali hanno, sviluppato e sperimentato il modello organizzativo basato sulla certificazione di qualità va chiarito che non vi è alcun obbligo di certificarsi e che si tratta di una libera scelta, ma appare opportuno sottolineare che per un\'azienda, una cooperativa, un ente possedere un sistema qualità significa lavorare facendo riferimento a norme definite dall\'Unione Europea. Nel 1994 sono state emanate alcune norme, le norme Uni EN ISO serie 9000 che contengono i requisiti minimi che le aziende devono soddisfare per impostare la propria attività secondo criteri di garanzia della qualità. La famiglia delle norme ISO 9000 comprende tre norme utilizzabili come riferimento per l\'ottenimento della certificazione, la ISO 9001(utilizzabile nel caso l\'azienda o la cooperativa volle a certificare un sistema qualità che presenti la garanzia della qualità delle fasi di progettazione, sviluppo, fabbricazione, installazione e assistenza di prodotti o servizi), La iso 9002(utilizzabile nel caso l\'azienda voglia certificare un sistema qualità che preveda la garanzia della qualità nella fabbricazione, installazione e assistenza di prodotti o servizi) e la 9003(utilizzabile nel caso in azienda vuole certificare un sistema qualità che preveda la garanzia della qualità nei controlli e nelle ispezioni finali di prodotti o servizi). Nel latino la parola certificare viene da certum facere, che vuol dire rendere certo, rendere evidente Ed evidente è la nostra parola chiave. Ciò poiché l\'organizzazione, l\'azienda, la cooperativa sono tenute a dichiarare fortemente e a dimostrare attraverso una precisa documentazione, a un terzo attore rappresentato dalle ente di certificazione che i propri prodotti o servizi raggiungono un determinato livello di qualità e soprattutto che sono in grado di mantenerlo nel tempo, con un costante impegno alle miglioramento ottenendo presenti le esigenze del cliente, ma in particolare sono tenute a dimostrare che possono darne evidenza in ogni momento. Bisogna prestare attenzione al fatto che nel linguaggio della qualità, quando parliamo di cliente, ci riferiamo tanto al cliente esterno che è l\'acquirente o al committente, quanto al cliente interno che è il lavoratore stesso.Le procedure della qualità si devono preoccupare del cliente, ma salvaguardare anche il benessere del lavoratore, il quale deve percepire coerenza tra ciò che l\'azienda dichiara di fare e ciò che mette in atto realmente. Come si ottiene la certificazione ISO 9001? In primo luogo bisogna individuare la norma applicabile all\'azienda tra quelle della serie UNI EN ISO 9000, successivamente è indispensabile a farsi affiancare da una società di un sistema qualità. La società specializzata invierà un consulente per la creazione del sistema qualità che aiuterà il gruppo di lavoro del centro a descrivere le procedure adatte al tipo di prestazioni che vi vengono erogate e la documentazione necessaria a dimostrare che le procedure sono state eseguite. Sulla base dei requisiti di tale norma, l\'azienda formalizzerà per iscritto le attività svolte e predisporrà: -un manuale della qualità (dove viene descritto tutto ciò che si fa); -eventuali istruzioni e direttive impartite a un lavoratore in riferimento a compiti specifici; -altri documenti utili allo scopo; -una precisa modulistica. La presenza di un consulente in azienda ha lo scopo di permettere l'organizzazione di raggiungere gli obiettivi prefissati, grazie alla guida di un esperto che ha già sviluppato le attività che l'azienda intende svolgere; tale esperto ha il compito di individuare le modalità di risposta ai requisiti della norma che di più si adattano all\'azienda, permettendo di ovviare alle criticità e di raggiungere più velocemente il risultato. Una volta scelta la società di consulenza, quest\'ultima dovrà essere di supporto nell\'individuazione del responsabile assicurazione qualità interna, è bene che esso sia responsabile a tutti gli effetti, ossia che occupi la maggior parte del suo tempo a monitorare i processi e che abbia capacità di comunicazione e di coinvolgimento nei confronti di tutti i dipendenti. Il passo successivo consiste nella scelta dell\'ente di certificazione tra quelli accreditati.Gli enti certificati per poter svolgere la loro funzione,devono essere accreditati dal sistema nazionale per l\'accreditamento degli organismi di certificazioneACCREDIA,esso ha l'obiettivo di rafforzare l' autorità e la credibilità,sia a livello nazionale che internazionale,degli organismi di certificazione, attestando che tali organismi hanno i requisiti e le professionalità per svolgere il proprio compito e che tale compito è svolto correttamente ed equamente. A questo punto l\'azienda invia la richiesta di un preventivo a uno più enti certificatori, sceglie l\'inte che ritiene più idoneo e richiede ufficialmente la visita per l\'ottenimento della certificazione i tempi della consulenza sono solitamente 8-10 mesi per una piccola azienda, al di sotto dei 30 dipendenti, 10 12 mesi per aziende dai 30 ai 70 dipendenti, 12 14 mesi per aziende di dimensioni superiori. Una volta realizzati tutti i passi necessari a creare il sistema di gestione qualità bisogna aspettare che lente certificatore prescelto effettui la visita ispettiva, al fine di verificare e attestare la conformità dei processi e delle procedure implementate, rilascia certificazione.La visita di verifica viene svolta da un gruppo di valutazione,composto da due o tre persone, sulla base di un programma inviato in anticipo all'azienda.Il team di verifica controlla il manuale della qualità,le procedure,i processi,la documentazione,e accerta la coerenza tra quanto espresso a livello progettuale e quanto effettivamente posto in essere dai lavoratori. Al termine il gruppo di valutazione si riunisce per discutere e stila il rapporto di verifica, che è evidenzia le eventuali situazioni di non conformità riscontrate: in questo caso viene richiesto all\'azienda di adottare opportune azioni correttive. Il gruppo di valutazione presenta quindi alla direzione l\'esito della verifica ispettiva, in base al quale raccomanderà o meno all\'apposito comitato di certificazione dell\'ente il rilascio del certificato. Ottenuta la certificazione ISO 9000 l\'azienda deve rendersi conto del fatto che gli sforzi e le spese affrontate per ottenere la certificazione devono convertirsi in un investimento e non rimanere solo apparenza, anche perché all\'organismo di certificazione tornerà per verificare il buon funzionamento del sistema e per essere Certo che il percorso compiuto dall\'azienda non sia stato fatto per salvare le apparenze o per avere un marchio di qualità da esibire, ma perché realmente crede in queste procedure. Il certificato ha normalmente una validità 3 anni che però è subordinata all\'esito positivo delle visite periodiche di sorveglianza che avvengono annualmente. Nel 2003 nasce un nuovo tipo di certificazione che riguarda l'infanzia punto è un tipo di certificazione richiesta dalle cooperative sociali che organizzano e gestiscono servizi per l'infanzia, ma anche da singoli nidi o da singole scuola dell'infanzia. Si tratta della certificazione uni 11.034. essa si presenta come strumento di garanzia in merito all'affidabilità e alla sicurezza dei luoghi in cui i bambini piccoli trascorrono il proprio tempo, infatti riguarda: -servizi alla prima infanzia, fino ai tre anni; -servizi alla prima infanzia strutturati con servizi educativi rivolti anche alla fascia di età tre sei anni; -servizio educativi progettati per la fascia di età 0-6 anni come nel caso dei centri per infanzia, pubblici o privati; È una norma complementare alla ISO 9001, dalla quale, in un certo senso, si può dire che ne deriva. La norma prevede che la direzione della struttura: -definisca la propria missione esplicitando i risultati che intende raggiungere con il proprio lavoro; -rediga un documento tecnico all\'interno del quale descrivere tutte le procedure che intende attuare così come le modalità operative, inserendo ruoli, funzioni e nominativi dei responsabili interni; -predisponga una pianificazione delle diverse attività che consenta al genitore di conoscere in modo approfondito il percorso educativo che il proprio bambino inizierà a vivere; -rediga il progetto educativo che racconti con dovizia di particolari come sia organizzata la struttura: spazi, tempi, routine, educatori, impostazioni pedagogica, progettazione educativa, verifica della progettazione educativa, relazione con le famiglie, servizi sociali; -mette in atto tutto questo avvalendosi di personale qualificato, formato, aggiornato, individuato attraverso un preciso Assessment center; -assicuri che tutti gli operatori seguono corsi di formazione che vadano a colmare eventuali lacune e puntino ad aggiornare sui temi fondanti le più recenti teorie pedagogiche; -stabilisca i muti e i tempi del monitoraggio delle azioni educative, della valutazione e, della verifica. L\'autorizzazione all\'esercito e l\' accreditamento istituzionale La legge regionale era(regione Emilia Romagna) del gennaio 2000 numero 1, norme in materia dei servizi educativi per la prima infanzia, è stata tra le prime e più importanti leggi regionali con il compito di definire requisiti per autorizzare e accreditare servizi nido pubblici e privati. Era veramente necessario varare una legge di questo tipo? Facciamo un passo indietro, quando a metà degli anni ottanta vi è un\'inattesa crescita economica che stava investendo molte nazioni europee, provocando una ripresa di notevole entità. La ripresa originava da una buona situazione dell\'economia mondiale, Favorita soprattutto dal ribasso dei prezzi del petrolio e da una nuova disponibilità dell\'imprenditore investire. Aumento delle possibilità lavorative, Maggiore ricchezza delle famiglie italiane e nascita di un terziario forte significano maggiori opportunità di impiego per le famigliemiglioramento che portò all\'apertura di nuove scuole, nuove sei universitarie, nuove case di riposo, nuovi sedi ospedaliere e nuovi asili nido che si diffusero soprattutto in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, regioni in cui lo sviluppo economico fu più intenso. Il nuovo panorama che si venne a tratteggiare vide molte coppie con figli strette nella necessità di affidare i bambini a strutture educative rivolte a fascia 0-3 anni, che all'epoca erano insufficientibisogna sentito in particolare nel nord-est, in Veneto, regione che balzò all\'onore delle cronache come la regione del miracolo del NordEst, quando comuni di medie, ma anche piccole dimensioni, iniziarono a vivere un reale benessere. La regione Veneto si attrezzò molto velocemente con una legge regionale, 23 aprile 1990 numero 32, presa ad esempio da tutte le regioni italiane è citata spesso. Questa legge consentiva l\'implementazione di servizi per l\'infanzia innovativi da parte di enti pubblici, ma anche dal privato. Una normativa che ebbe due grandi meriti due punti di direzione di servizi diversificati sulla base delle esigenze familiari e territoriali, l\'erogazione di contributi economici, fondo perduto, tanto per l\'edificazione o la ristrutturazione di nuovi servizi, quanto per la gestione degli stessi, erogando un contributo mensile per ogni bambino iscritto e frequentante; somme che permisero ai comuni di fissare delle rette mensili sostenibili per tutte le famiglie poiché erano calcolate in base al reddito annuo.momento meraviglioso per l\'infanzia soprattutto in Emilia Romagna, che raggiungeva livelli altissimi e fama internazionale, al punto che negli Stati Uniti si parlava di Reggio approach, poiché si credeva che Reggio fosse il nome dell\'approccio. Iniziarono così a diffondersi molti servizi rivolti all\'infanzia, gestiti da privati di rado consapevoli della delicatezza e della complessità di un servizio rivolto ai bambini dai 3 ai 36 mesi: giardini dell\'infanzia, baby parking, centri per l'infanzia, centri 0-10anni. Ma non vi era un organismo di controllo circa gli aspetti di sicurezza dell\'edifici così come le modalità educative, gli itinerari pedagogici e la preparazione degli operatori. Accadde dunque che virgola laddove il settore dei nidi pubblici era oggetto di rigorosi controlli, delle unità socio sanitarie locali USSL che rilasciavano il certificato igienico sanitario dopo attenti controlli, il privato, che non era sottoposto a controlli, tendeva all\'anarchia: dagli orari di apertura illimitati, alle rette mensili non calmierate, fino a servizi privi di progettazione educativasituazione che poteva divenire fonte di gravi rischi per intere generazione di bambini, senza l\'intervento di una normativa atta a regolamentare tale ambito. Così il legislatore si impegnò parare legge regionali destinati a mettere in ordine questa crescita utile, mai controllata, dei servizi all'infanzia. Le prime regioni a reagire furono Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana.Le leggi prevedevano l\'attenzione alla sicurezza degli stabili nei quali sono organizzati i servizi e il rigoroso controllo della qualità pedagogica dei servizi e della preparazione tecnica di chi lavora. L\'ateneo Padovano essendo il contesto di preparazione dei giovani educatori è funzionale per dedicarci alla descrizione della situazione normativa Veneta dove nell\'anno 2002 e stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la legge regionale 16 Agosto 2002 n 22,la quale prevede che "tutte le strutture sanitarie,socio-sanitarie e sociali per poter operare sul territorio regionale debbano essere in possesso di un'autorizzazione all'esercizio, che garantisca la qualità dell'assistenza rilasciata dalle varie strutture".La legge 22/2002 prescrive che all'accudimento del bambino sia di elevato livello tecnico professionale scientifico, che si è effettuato in condizioni di efficacia ed efficienza, che sia provato rispetto ai reali bisogni di salute, psicologici e relazionali della persona. La legge ha definito anche i criteri per ottenere l'accreditamento istituzionale, che deve concorrere al miglioramento della qualità del sistema sanitario, socio sanitario e sociale, garantendo ai cittadini prestazioni di adeguato livello quantitativo e qualitativo. Nel 2007 Il rispetto della normativa diventò obbligatorio per tutti, grazie allemanazioni del decreto della giunta regionale del 16 gennaio 2007 numero 84nell'allegato a descrive i requisiti da rispettare nella realizzazione di interventi socio-sanitari e sociali a carattere residenziale e semi residenziale rivolti a: prima infanzia ed età evolutiva, persone con disabilità, persone anziane autosufficienti e non, soggetti affetti da problematiche di dipendenza da sostanze d\'abuso. I requisiti si possono suddividere in: REQUISITI PER L\'AUTORIZZAZIONE ALL\'ESERCIZIO. Autorizzare significa dare il proprio consenso perché qualcuno faccia qualcosa. L\'autorizzazione è un procedimento che permette a un servizio di esistere ed operare seguendo i requisiti dell\'allegato a della legge 84 del 2007. Questo significa che una volta edificato l\'edificio è presentato come servizio per l\'infanzia, il gestore avanza una richiesta di autorizzazione che deve essere rilasciata prima che vi facciano il loro ingresso i bambini. Inviata la richiesta all\'ente proposto un team si reca al nido per controllare che esso rispetti i requisiti necessari per l\'autorizzazione. Il team è composto da un pedagogista, un geometra o un architetto o un ingegnere, un professionista legato all\'ambito dell\'igiene pubblica. Il team inizia così a controllare tutti i requisiti, che si suddividono in: -requisiti Generali, obbligatorio per qualsiasi tipo di servizio, ed è da questi che è fondamentale iniziare in quanto solo strettamente connessi alla normativa sulla sicurezza e riguardano qualsiasi tipo di servizio riscritto dalla legge 22 del 2002. La struttura adempie alle nomine e alle procedure previste dal decreto legislativo del 19 settembre 1994, n 626 e successive modifiche e integrazioni. Significa che la struttura risponde a tutte le normative Generali inerenti la sicurezza dell\'edificio: impiantistica, antisismica, antincendio... -requisiti di area, riguardano esclusivamente l\'area infanzia. L\'ente gestore deve dichiarare il risultato generale di tipo socio educativo che si vuole raggiungere, il target di utenza, i servizi di riferimento, le attività, le modalità di controllo, i momenti di verifica. -requisiti funzionali, requisiti che concernono i ruoli e le funzioni del personale che lavora all\'interno dei servizi, a contatto con i bambini e con le loro famiglie.La pianta organica del personale, assicura un adeguato rapporto numerico in relazione alla frequenza massima: 1 unità ogni sei i bambini di età inferiore a 12 mesi; un\'unità ogni otto bambini di età superiore a 18 mesirequisito che assicura una sorveglianza e un accudimento tarati sul numero dei bambini presenti. -requisiti strutturali, che devono presentare accorgimenti architettonici che vanno al di là delle consuete norme di sicurezza. Maria Montessori riteneva che nelle case dei bambini gli arredi fossero veri e propri strumenti educativi e dovessero essere funzionali, leggeri e proporzionati all\'altezza dei bambini. Questo requisito richiede che lo spazio sia tale da permettere al bambino di muoversi nell\'ambiente in modo sempre più autonomo, ma in totale sicurezza. -requisiti tecnologici, aspetti tecnici ma documentabili e certificabili. L\'organizzazione architettonica e l\'arredo devono rispondere a requisiti di equilibrio estetico, nel rispetto delle indicazioni psicopedagogiche in merito all\'utilizzo di materiali e colorazioni che favoriscono la salubrità dell\'ambiente e la serenità e la sicurezza dei bambini.La stessa Montessori, sottolinea il diritto del bambino a vivere spazi belli perché lo spazio è il terzo educatore. Il requisito sottolinea questa necessità sommando la bellezza alla salubrità dell\'ambiente: questo significa che, ad esempio la composizione chimica delle tinte da parete deve essere esente da qualsiasi rischio. -requisiti organizzativi, riguardano il progetto pedagogico organizzativo di base, che deve definire aspetti principali come calendario, routine, inserimento. REQUISITI PER L\'ACCREDITAMENTO ISTITUZIONALE Accreditare significa confermare,avvalorare qualcuno o qualcosa. Nel nostro caso significa che il servizio può dimostrare di saper operare a un buon livello organizzativo e pedagogico. Anche in questo caso il giorno della verifica aggiunge un team proveniente dall'USSL o dall\'amministrazione comunale, composto da due o tre professionisti, che a seguito della richiesta di accreditamento avanzata dall\'ente gestore del nido si reca presso La struttura è contro la che vi sia un\'evidenza effettiva e documentale della capacità del gruppo di lavoro di rispondere correttamente ai requisiti. Il livello di adesione al requisito viene espresso in valori percentuali: 0%, quando i requisito non è minimamente soddisfatto, 60% quando è soddisfatto in parte, 100% quando è soddisfatto pienamente. L\'accreditamento consente alle strutture aperte entro l\'anno 2010 di accedere ai contributi regionali. Per le strutture nate dopo il 2010, è possibile essere accreditate ma non ricevere i contributi regionali. Seguire i requisiti richiesti dal percorso di accreditamento equivale a creare una memoria storica del servizio, creare un\'identità del servizio, essere un reale punto di riferimento per il territorio, documentare la qualità nei confronti dei diversi stakeholders. L\'accreditamento va a certificare l\'intenzionalità, a contrastare lo spontaneismo e a permettere la diffusione di un linguaggio comune che consente la condivisione di significati. I requisiti per l\'accreditamento si dividono in: -requisiti generali,Deve essere garantita la rilevazione del grado di soddisfazione da parte di utenza, committenza, operatori e famigliequesto significa dare agli stakeholder di un servizio la possibilità di: esprimere un giudizio sul servizio stesso, presentare delle critiche o delle osservazioni, dare dei suggerimenti. Nel caso del nido, questo diritto viene dato: -al committente: ovvero all\'ente che decide di dare il servizio in gestione; -agli operatori. Vi possono essere momenti nei quali il lavoro di relazione con famiglia e colleghi può produrre situazioni di disagio nell\'educatore o nell'ausiliario ed è pertanto importante andare a sondare anche il grado di soddisfazione di quello che viene spesso definito il cliente interno; -le famiglie, l\'elemento strategico del nido che deve poter esprimere il proprio grado di soddisfazione anche più di una volta all\'anno. Il gruppo di lavoro dovrà analizzare con attenzione il giudizio espresso dalle famiglie, rivedere le aspetti critici e, in seguito, riproporre il questionario al fine di verificare se il disagio espresso in precedenza sia effettivamente rientrato. REQUISITO DI AREA Il progetto deve essere documentato e messo a disposizione delle persone che accedono al servizio. La progettazione educativa è finalizzata: -alla creazione di un ambiente che favorisca ad instaurarsi di relazioni significative tra bambini e adulti e tra gli stessi bambini; -alla messa in atto di azioni educative e didattiche differenziate per processi di crescita e sviluppo; -a garantire interventi di personalizzazione educativa e interazione con la famiglia. Governance dei servizi per l\'infanzia Gli anni successivi all\'emanazione della legge 6 dicembre 1971,n.1044,con cui sono stati istituiti gli asili nido comunali, hanno rappresentato nella storia dei servizi per l\'infanzia italiani un periodo di grande fermento pedagogico e culturale.A partire da quegli anni i nidi d\'infanzia hanno iniziato a diffondersi soprattutto al Nord e al centro del paese, mentre a sud, a causa di una cronica crisi occupazionale, sono tuttora molto pochi. Questa disomogeneità dell\'offerta si traduce a livello nazionale in una copertura di servizi per la fascia 0-3 anni di Massimo il 23%,, di cui 12,3% pubblicidato ancora il distante dall'obiettivo posto agli Stati dell\'Unione dal Consiglio Europeo di Barcellona del 2002, di garantire entro il 2010 ad almeno il 33% di bambini tra 0 e 3 anni l\'accesso al nido ai servizi integrativi. Centro nord copertura di servizi = 31% Sud=13,5%(Valle d\'Aosta 42,3%, Umbria 39,4%, Emilia Romagna 36,3%, toscano 33,3%,, Campania 6,6%, 9,3% in Sicilia). Dopo l\'entrata in vigore della legge 1044 del 1971 le regioni hanno regolamentato il funzionamento dei servizi per la prima infanzia, che nel corso degli anni si sono modificati per tipologia e organizzazione nel tentativo di rispondere in modo adeguato ai cambiamenti sociali in corso e ai bisogni delle famiglie. Inizialmente i comuni hanno gestito in forma diretta nidi e servizi integrativi, per poi contemplare forme di gestione indiretta: -l\'apporto di servizi, in cui il comune ha mantenuto la titolarità del nido/servizio integrativo; -la concessione, in cui la titolarità del servizio è passata al concessionario che si è assunto in modo sostanziale il rischio economico della gestione. La gestione esternalizzata, diffuse sia a partire dagli anni 90,anche grazie alla legge 8 novembre 1991 N 381,sulla disciplina delle cooperative sociali, ha segnato il passaggio dal governament alla governance, portando l\'ente locale a sperimentare soluzioni nuove, con l\'esigenza di garantire la qualità dell\'offerta educativa dei servizi del territorio. A tale necessità i comuni hanno fatto fronte valorizzando la dimensione della qualità del progetto educativo, piuttosto che l\'offerta del prezzo più basso, premiando anche il possesso di specifiche certificazioni di qualità da parte dei concorrenti.Nello stesso periodo, l\'offerta di servizi per la prima infanzia è andata ampliandosi anche grazie al diffondersi di strutture educative e titolarità privata, avviate da soggetti che operavano sul libero mercato, la cui attività e possibilità di accedere a finanziamenti pubblici è stata disciplinata dalle leggi regionali sull\'autorizzazione e l\'accreditamento. L\'emanazione di tali norme ha consentito agli enti locali di stipulare delle convenzioni solo con istituzioni private in possesso dell'accreditamento istituzionale, salvaguardando il diritto dei bambini e delle famiglie di usufruire di servizi per l\'infanzia con caratteristiche di qualità. La gestione diretta consente al comune di esercitare un autorevole ruolo di regia, di garantire la continuità gestionale, di effettuare un contorno diretto dalla qualità, investendo in processi di miglioramento, e di mantenere un rapporto costante con le famiglie, per meglio rispondere ai loro bisogni in un'ottica di sussidiarietà e prevenzione di situazioni di disagio. Il manuale dei servizi educativi per l\'infanzia, realizzato dall\'istituto degli innocenti 2017, ha evidenziato come la gestione diretta dei servizi sia una condizione favorevole allo sviluppo di competenze che sono di grande valore e importanza per poter esercitare la funzione di controllo sulla rete territoriale dei servizi pubblici e privati. Il manuale è stato realizzato in attuazione della convenzione, stipulata il 22 dicembre 2015, tra la presidenza del Consiglio dei ministri e l\'Istituto degli innocenti di Firenze nell\'ambito delle attività di monitoraggio del piano di sviluppo dei servizi socio educativi per la prima infanzia. La gestione diretta comporta un notevole impegno dal punto di vista organizzativo ed economico. Quella indiretta implica più livelli un minore impegno e responsabilità da parte del comune e consente una maggiore flessibilità organizzativa, a fronte però: -di una possibile discontinuità nella gestione per il subentro di un nuovo appaltatore a concessionario, a seguito dell'espletamento di procedure di evidenza pubblica; -di una difficoltà dell\'ente locale a verificare gli esiti degli interventi e a costruire un rapporto diretto con le famiglie e con la comunità. L'esternalizzazione dei servizi in alcune realtà ha comportato una rinuncia da parte degli amministratori locali a praticare una vera governance, determinando una deresponsabilizzazione della politica sui temi dell\'educazione e dei diritti dell\'infanzia. Laddove era ben radicata una forte cultura pedagogica, l\'ente locale è stato in grado di assumere o mantenere la regia di un sistema di gestione integrata, attraverso forme di coordinamento tra servizi pubblici e privati rivolti all'infanzia, nel rispetto delle differenti culture pedagogiche, finalizzate alla condivisione di riflessioni e buone prassi da cui partire per promuovere una qualificazione diffusa a livello territoriale e azioni politiche ed educative coerenti nell\'interesse dei bambini e delle bambine. Grazie all\'emanazione del decreto legislativo 13 aprile 2017 n 65 di attuazione della legge delega 13 luglio 2015, n 107 sulla riforma del sistema di istruzione scolastica, è stata sancita per i servizi all\'infanzia la condivisione delle responsabilità di governance e finanziamento da parte di stato regioni comuni. Il decreto legislativo 65 del 2017 indica gli obiettivi strategici con cui garantire fin dalla nascita pari opportunità di cura ed educazione, dire l\'azione e gioco in un sistema educativo nazionale in continuità 0-6 anni. L\'intento è quello di eliminare disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, unitamente a quello di promuovere un percorso educativo e formativo unitario tra il nido e la scuola dell'infanzia, salvaguardando la specificità di ciascuna istituzione. Il raggiungimento di tali obiettivi richiede un importante significativo lavoro di governance a più livelli,parlando delle condizioni che rendono possibile la realizzazione di azioni di potenziamento dei servizi, si afferma che tutti coloro che, a vario titolo, prendono parte al sistema di servizi per l'educazione e la cura dell'infanzia devono avere una visione chiara e condivisa del loro ruolo e delle loro responsabilità. A livello locale questo implica anche il raccordo con i servizi sanitari e sociali per far fronte a situazioni di disagio del bambino e della sua famiglia. La predisposizione di progetti di intervento e forme di collaborazione e scambio tra professionalità diverse possono dare delle risposte concrete ed efficaci ai bisogni dei bambini in difficoltà e costruire una risorsa importante per la loro crescita.Le ricerche condotte in diversi stati dell\'Unione Europea hanno dimostrato che quando la governance non è unitaria, oppure lo è parzialmente, si trovano a frequentare i servizi di qualità inferiore. Al contrario i sistemi che prevedono una governante unitaria offrono una maggiore coerenza tra diverse aspetti che caratterizzano le politiche educative di cura dell\'infanzia e la loro implementazione, così come sembrano garantire un maggior stanziamento di Fondi a favore dei servizi destinati ai bambini più piccoli e alle loro famiglie.Un Comune che vuole offrire pari opportunità di educazione ed emancipazione a tutti i bambini deve assumere un ruolo di regia e impegnarsi a ridisegnare le relazioni e processi con tutti i soggetti che compongono l'offerta educativa, mirando a una proposta integrata in cui tutti operano per una politica condivisa dell\'educazione, incoraggiando collaborazioni e sinergie tra i servizi di educazione e istruzione del territorio. In questa prospettiva, lo stesso decreto legislativo promuove un\'idea di governance locale, quando, all\'articolo 7 parla delle funzioni e dei compiti degli enti locali e dell\'attivazione di un coordinamento pedagogico dei servizi a livello territoriale che costituisce una risorsa fondamentale per la qualificazione diffusa del sistema integrato di educazione e istruzione. La sfida e quindi tenere insieme la qualificazione di ogni singola istituzione quella dell\'intero sistema. Questo significa accantonare con

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