Document Details

EasiestIndianArt

Uploaded by EasiestIndianArt

Tags

business economics economic activity business needs azienda

Summary

This document provides a theoretical overview of azienda ed economia aziendale, explaining concepts such as essential vs. discretionary needs, economic vs. non-economic goods, and the different types of economic activity (consumption, production, and transfer). It also discusses the characteristics of an azienda (systematic coordination, economic efficiency, and autonomy). The document includes a macro view of the economic system.

Full Transcript

AZIENDA ED ECONOMIA AZIENDALE L’attività umana si caratterizza per il soddisfacimento dei bisogni che implica lo svolgimento di un’attività economica che consiste nella produzione e nel consumo di beni e servizi scarsi utili al soddisfacimento dei bisogni umani. Chiaramente, i bisogni che noi esprim...

AZIENDA ED ECONOMIA AZIENDALE L’attività umana si caratterizza per il soddisfacimento dei bisogni che implica lo svolgimento di un’attività economica che consiste nella produzione e nel consumo di beni e servizi scarsi utili al soddisfacimento dei bisogni umani. Chiaramente, i bisogni che noi esprimiamosono distinguibili in due categorie principali: - Bisogni essenziali o indifferibili che sono connaturati alla stessa sopravvivenza e riguardano le esigenze irrinunciabili dell’uomo (bisogni di nutrirsi). - Bisogni voluttuari o differibili (perché si potrebbe vivere anche senza) che possono facilmente mutare nel tempo o subire condizionamenti esterni. Questi nostri bisogni e necessità possono essere soddisfatti mediante i beni economici ovvero qualsiasi bene idoneo a soddisfare un bisogno, disponibile in quantità limitata rispetto alle esigenze degli individui, i quali non possono facilmente acquisirli e, di conseguenza, inducono gli individui a compiere scelte per appagare i bisogni avvertiti. Questa tipologia di beni differisce dai beni non economici ovvero quei beni disponibili in natura in quantità illimitata, che sono liberamente e agevolmente acquisibili e che, per questo motivo, soddisfano senza limitazioni i bisogni di chiunque li ricerchi. Ogni qualvolta noi abbiamo bisogno di un bene scarso di natura economica per soddisfare il nostro bisogno, significa che dietro c’è un’attività economica che ne ha consentito la realizzazione e, ogni qualvolta c’é un’attività economica, c’é economia aziendale che studia i processi economici con i quali si realizzano i beni e i servizi che servono a soddisfare i bisogni umani. Quindi, l’attività umana diventa attività economica quando comporta l’usodi beni, risorse (risorse umane, risorse finanziarie, risorse intellettuali, risorse materiali) o mezzi scarsi (input), ai fini della soddisfazione dei bisogni. L’attività economica può essere concepita in modo tripartito: - Attività economica di consumo: io svolgo un’attività economica quando io consumo il caffè e la brioche al bar - Attività economica di produzione: quando qualcuno ha prodotto il mais con il quale é stata tratta la farina tramite la quale si é prodotto l’ingrediente con il quale qualcuno ha prodotto la brioche il giorno in cui io vado al bar e mangio la brioche - Attività economica di trasferimento: l’attività economica consiste anche nel prendere un prodotto é nel trasferirlo nel tempo e nello spazio. Ad esempio: se io oggi ho 100 capi di abbigliamento firmati, un’attività economica potrebbe essere quella di portare questi vestiti in Cina per rendere il prodotto più vicino alle esigenze del consumatore oppure quando io compro oggi il Parmigiano Reggiano a 10€ e lo voglio fair invecchiare per 36 mesi quando il suo prezzo sarà di 30€ perché il trasferimento nel tempo di un prodotto ne aumenta il valore e quindi é un’attività economica. Un’attività economica non si esaurisce soltanto in valutazione razionali ed economiche perché dietro ad un’attività economica non ci sono dei computer ma degli individui che in quanto individui compiono delle scelte che sono fondate sui loro fini. Quindi, una persona può decidere di fare alcune scelte per ragioni culturali/etica/religiosa e non per convenienza strettamente economica. Ad esempio, per motivi di natura etica, una persona può decidere di realizzare un libro con carta riciclata che costa di più e che dovranno poi vendere ad un prezzo adeguato al mercato oppure, per motivi sociali, alcune imprese investono molto nelle iniziative sociali mentire altre no. In questi casi non ci sono scelte 1 razionali ed economiche ma puramente etiche, culturali, religiose, sociali nonché legati all’esperienza, alle preferenze individuali e alle convinzioni politiche. Nel sistema economico odierno svolgono attività economica diversi soggetti (unità economiche/istituti): - singoli individui: normalmente si parla di economia familiare perché ognuno all’interno del nucleo famigliare produce un’attività economica (Ad esempio qualcuno produce ricchezza lavorando e c’é qualcuno che la consuma) - Gruppi di persone: organizzazioni di natura diversa (associazione, ente no profit) dove varie persone, di diverse famiglie, si incontrano insieme. - Entità diversamente organizzate e complesse: che sono geneticamente predisposti a fare quello. Non tutte le unità economiche sono aziende. Infatti, ogni unità economica può considerarsi un’azienda soltanto se soddisfa questi tre caratteri: - Coordinazione sistematica: l’azienda é composta da un insieme di elementi che interagiscono tra di loro e che sono legati tra di loro da relazioni e rapporti di dipendenza reciproca (coordinazione sistematica). I due elementi fondamentali che compongono struttura di un’azienda sono il lavoro (personale) e il patrimonio (beni necessari allo svolgimento delle attività che possono essere sia materiali, particolarmente presenti in azienda in cui si attuano produzioni tecniche, ma anche, sempre più spesso, di risorse immateriali, talvolta meglio definibili intangibili come, modelli, software, diritti, conoscenze, risorse legate all’informatica eccetera). Infine, l’azienda è un sistema di tipo aperto; in quanto tale, essa interagisce continuamente con l’ambiente circostante, da cui trae gli input e a cui cede gli output. Poiché l’ambiente é in continuo movimento, l’azienda è chiamata ad essere fortemente dinamica e flessibile, adeguando i propri prodotti alle richieste del mercato. - Economicità: significa raggiungere gli obiettivi che mi sono posto in funzione del mio orientamento di fondo (valori, identità morale, la ricerca di senso, convincimenti). L’obiettivo generale perseguito é quello di operare nel tempo in costanti condizioni di equilibrio economico, finanziario e monetario che però, una volta acquisite, sono destinate a essere continuamente compromesse da ostacoli, interferenze, fattori contrari, di origine sia esterna, sia interni (ingresso nel mercato di nuovo competitor). Economicità significa che l’azienda deve essere: - Efficiente (Efficienza operativa) —> capacità dell’azienda di utilizzare nel modo più vantaggioso possibile i mezzi produttivi di cui dispone e attraverso cui riesce ad ottenere il massimo risultato possibile. (Capacità di minimizzare l’impiego di risorse nel raggiungimento degli obiettivi —> se devo produrre una barra d’accia, devo utilizzare il minor acciaio possibile per essere efficiente se invece utilizzo il doppio dell’acciaio perché sbaglio la lavorazione vuol dire che mi costerà poi il doppio e non sarò stato efficiente) - Efficace (Efficacia strategica) —> capacità dei processi produttivi aziendali di raggiungere gli obiettivi (rapporto tra gli output effettivi e quelli desiderati —> 2 volevo vincere il campionato con 80 punti, ne ho accomunati 60 e sono arrivato terzo, non sono stati efficace) - Autonomia: ogni unità aziendale, per essere tale, deve avere una coordinazione sistematica, deve soddisfare condizioni di economicità e deve essere in grado di operare in modo autonomo cioè secondo i propri fini, i propri obiettivi, in modo indipendente dagli altri. L’autonomia é strettamente legata all’economicità perché un’azienda é autonoma quando riesce ad operare in condizioni di economicità. Infatti, se ho problemi sul piano dell’economicità potrei dover fare affidamento a soggetti esterni (banche, Stato) e ad essi rispondere (Esempio: Lufthansa o Alitalia sono sopravvissute tramite lo Stato tedesco e italiano. Da quel momento le compagnie aeree hanno iniziato a rispondere al sistema pubblico). Tuttavia, in questa epoca, il successo di un’azienda, si mostra spesso dipendente dalle relazioni che essa é in grado di istituire con altre aziende e dalle quali inevitabilmente provengono poi dei condizionamenti. Infatti, ci sono dei fenomeni che sfumano il concetto di autonomia perché, attraverso questi fenomeni, le aziende diventano reciprocamente dipendenti l’una dall’altra, come le: - Reti aziendali ovvero dei contratti tra aziende per collaborare tra di loro. Ad esempio, un’azienda che produce valvole per il mondo petrolifero. Questa azienda per creare le valvole ha bisogno di conoscenze pneumatiche,idrauliche, meccaniche, elettroniche. Tuttavia, un’azienda non ha tutte queste conoscenze e si mette quindi in rete ovvero crea dei contratti con altre aziendeper aiutarsi e dividersi le mansioni. —> un’azienda si occupa della parteidraulica, un’altra della parte meccaniche, un’altra ancora della parte elettrica, una del trasferimento… - Gruppi aziendali: una pluralità di aziende, giuridicamente indipendenti, che rispondono ad un’azienda capogruppo, detta holding. 3 SCHEMA DI SAMUELSON In un qualsiasi sistema economico, le unità economiche di base sono le famiglie perché dentro le unità famigliare si esprimono i bisogni attraverso cui si innesca l’intero sistema economico. Quindi, i componenti di una famiglia domandano prodotti (alimenti,abitazione, manufatti e gli altri servizi) e per svolgere questa attività la famiglia deveraccogliere e produrre qualche forma di risorse e quindi mette le proprie risorse (risparmi, lavoro, risorse naturali se la famiglia dispone di terreni, fabbricati) a servizio del sistema economico in cambio di un prezzo. Invece, dall’altro lato, le imprese, pagando dei prezzi di mercato, selezionano capitale, risorse di capitale, acquisiscono beni e con tutte queste attività organizzano in modo ordinato i loro processi economici. Ovviamente le imprese sono gestite dalle persone che sono contemporaneamente dentro alle famiglie e in qualchemodo dentro alle imprese che gestiscono questa attività e realizzano i beni che vengono messi sul mercato per soddisfare i bisogni delle persone. L’impresa offre dei beni che possono essere alimenti, manufatti, abitazioni, servizi che si confrontano nel mercato dei prodotti dove l’impresa offre un servizio o un bene in concorrenza con quello delle altre e, di conseguenza, si formano i prezzi di questi beni. Tutto questo ritorna poi alle famiglie chehanno bisogno di questi beni e servizi per soddisfare i propri bisogni. Questi sistema é regolato dall’operatore di pubblica amministrazione, ovvero lo Stato, che regola e disciplina questo processo (ad esempio: disciplina il mercato del lavoro —> remunerazioni minime, sistema di protezione dei lavoratori…). Attraverso queste attività, lo Stato raccoglieimposte dalle imprese e dalle famiglie e attraverso queste risorse allestisce i propri servizi. 4 L’ECONOMIA AZIENDALE RISPETTO ALLE ALTRE DISCIPLINE —> L’economia aziendale studia l’azienda “dall’interno”, si interessa di fatti e fenomeni concreti che avvengono in queste organizzazioni nel contesto degli ambienti esterni in cui operano. Invece, la macroeconomia studia i comportamenti collettivi e i loro effetti aggregati a livello nazionale e sovranazionale: ciclo economici, domanda aggregata, offerta aggregata, prezzi,inflazione, prodotto reddito nazionale, fattori di crescita e sviluppo di un paese, eccetera. Invece, la microeconomia studia scelte e comportamenti delle singole unità economiche guardate dall’esterno (esempio: comportamento di tutte le imprese che appartengono al settore delle automobili). Infine, l’economia industriale é una parte degli studi di microeconomia che studia le dinamiche settoriali (dove sta andando il settore energetico, sanitario …) L’AMBIENTE, L’AZIENDA RESPONSABILE, LA SOSTENIBILITÀ E IL RISCHIO Ogni azienda opera all’interno di un ambiente, ovvero l’insieme delle condizioni e delle circostanze, di varia natura, nelle quali le aziende operano. Nell’ambiente sono individuabili una serie di sistemi, meglio definibili come sottosistemi, con i quali più direttamente l’azienda entra in relazione e che si distinguono in: - Specifici: il subsistema che riguarda più da vicino una certa impresa. Esso è costituito dal settore di attività economica in cui un'impresa opera ed in particolare dai mercati con i quali l'azienda entra direttamente in contatto. Ad esempio mercato del lavoro, mercato dei capitali, dei servizi, mercato della tecnologia, mercati di sbocco - Generale: il subsistema comune a tutte le imprese che operano in un certo contesto: ad esempio l’ambiente fisico, politico, sociale, culturale, legislativo Ciascuno di questi ambienti offre all’impresa opportunità e vincoli perché in ogni ambiente ci sono norme da rispettare, vincoli fiscali, vincoli legati alla concorrenza ecc. Le aziende virtuose sono quelle che generano reddito dopo aver remunerato adeguatamente (ovvero dato giusto compenso) tutti coloro che hanno contribuito all’attività d’impresa (dipendenti, fornitori, investitori, il territorio —> l’azienda utilizzano anche risorse pubbliche come, per esempio, le strade). Quindi, quando l’azienda produce un risultato positivo avendo dietro tutti i soggetti citati contenti, soddisfatti perché il loro contributo é stato remunerato (contributo di lavoro per il lavoratore, materia prima per il fornitore, i servizi dello Stato, i finanziamenti delle banche) è uno scenario diverso da quello in cui opera un’azienda che, pur avendo ottenuto lo stesso risultato, ha al suo seguito alcuni soggetti non soddisfatti (non tutti perché con un buon reddito i finanziatori saranno felici, le banche anche perché così l’azienda può rimborsare il debito) come per esempio i lavoratori che, insoddisfatti, lavoreranno di meno come d’impegno (più assenteismo oppure se ne andranno) oppure il territorio/Stato che non consentirà più alle aziende di creare nuovi capannoni, ecc. Nel lungo periodo, le aziende devono essere in grado di soddisfare le attese dei vari altri interlocutori economici e sociali di cui occorre ricercare il consenso: gli stakeholder (detentori di interesse). Così facendo, nel lungo periodo se l’azienda ha il consenso di tutti gli stakeholder, questi soggetti continueranno a darle il loro contributo perché sono soddisfatti di lavorare con quell’azienda. Ad esempio, se l’azienda ha un buon rapporto con i fornitori perché li paga regolarmente, gli manda l’ordine per tempo (ecc…) 5 quando l’azienda dovrà chiedere al proprio fornitore un compromesso/favore come, per esempio, pagare dopo 6 mesi perché l’azienda non ha incassato a sua volta, i fornitori aiuteranno l’azienda e accetteranno queste condizioni. Gli studi sulla CSR (responsabilità sociale delle imprese) hanno esaminato le modalità con le quali le imprese ponevano e pongono oggi in essere le strategie volte a soddisfare gli obiettivi etico, sociali e ambientali.La CSR, che supera la shareholder theory di Friedman, è sempre stata considerata come unobiettivo staccato dall’azienda, come se fosse una condizione da soddisfare per realizzare i reali obiettivi competitivi ed economico- finanziari. Questa visione però si sta superando nei sistemi economici perché è la CSR non é più una attività filantropica (siccome la mia azienda va bene aiuto il territorio, faccio beneficenza, assumo persone svantaggiate) ma stadiventando una strategia d’impresa che, soprattutto le grandi imprese perseguono allo scopo di rafforzare nel lungo termine la propria posizione competitiva e la propria reputazione e, di conseguenza migliorare i propri risultati apportando benefici all’ambientee al benessere collettivo. Oggi, è più idoneo utilizzare la nozione di stakeholder responsibility in quanto la platea degli stakeholder si è fortemente ampliata perché i confini dei mercati sono più estesi, per i processi di globalizzazione ecc. Tuttavia, non tutti gli stakeholder possono essere considerati sullo stesso piano. Infatti, gli stakeholdersprimari sono quelli senza i quali l’impresa non può garantirsi una vita stabile e duratura. Invece, i secondari sono tutti gli altri soggetti che, pur in assenza di rapporti formalizzati, sono anch’essi portatori di interessi e attese nei suoi confronti e possono influenzarne le attività o essere influenzati. Questo ha portato ad un’estensione della responsabilità del management e quindi più ampio é il gruppo degli stakeholder che l’azienda deve soddisfarepiù ampia é la responsabilità dell’azienda stessa. La stakeholder view, la teoria dello stakeholder vede l’impresa come un soggetto collettivo a cui siamo tutti interessati l’impresa di comunità. Aziende sane che producono posti di lavoro ad esempio La shareholder view: vede l’impresa come strumento dell’azionista, obiettivo raggiungere i risultati dell’istituto L’impresa «responsabile» è l’impresa che si fa attrice dello sviluppo sostenibile del territorio in cui opera. L’impresa sostenibile é quella che si comporta in maniera corretta, integrità dei comportamenti, rispetto delle leggi, pagamento delle tasse, riduzione dell’inquinamento ecc… Quindi, un’impresa diventa realmente responsabile se essere responsabile diventa parte della cultura, dei valori dell’impresa e di tutti colori che operano all’interno dell’impresa stessa. In questo modo, si é creato un passaggio dalla sostenibilità solamente ambientale a quella ambientale che riguarda il miglioramento dellavivibilità dell’ambiente e la salvaguardia delle risorse naturali, la sostenibilità economica che attiene alla capacità di generare reddito adeguato alla crescita e, infine, la sostenibilitàsociale che attiene alla capacità di ottenere un’equa distribuzione delle condizioni di vita tra le varie classi. In una visione a medio lungo termine, gli obiettivi di benessere, progressoe qualità della vita, che contrassegnano lo sviluppo sostenibile, e quindi la sostenibilità, devono essere realizzati insieme. Il rischio è un’altro concetto importante perché se non ci fosse rischio non ci sarebbe impresa perché fare impresa significa rischiare di fare investimenti sbagliati, perdere il capitale, il lavoro ecc…. Naturalmente, l’imprenditore riceve una ricompensa perché assume un rischio. Infatti, il rischio si può mitigare, gestire, ridurre ma mai eliminare e consiste nella possibilità che l’azienda perda la sua capacità di raggiungere i risultati competitivi, sociali ed economico-finanziari e che quindi non sia in grado di remunerare 6 tutte le attese sociali, tutti i soggetti che forniscono i vari fattori produttivi indispensabili per conseguire le finalità che si propone. Questo nasce da due fenomeni importanti: la variabilità dell’ambiente e la conoscenza imperfetta dell’ambiente. Questi due fenomeni uniti generano il rischio d’impresa che si qualifica in due gruppi: rischi complessivi e i rischi particolari. Quindi, la complessità del futuro e le limitate capacità previsionali dell’uomo portano alla nascita di alcuni rischi aziendali che si concretizzano poi in rischi di natura diversa come per esempio il rischio operativo, il rischio di mercato, il rischio di credito, il rischio connesso a violazioni normative e irregolarità comportamentali, il rischio ambientale ecc. I rischi particolari sono delle manifestazioni parziali del rischio economico generale ovvero il rischio che l’impresa non sia in grado di sopravvivere nel tempo perché non é in grado di raggiungere gli obiettivi sociali, competitivi ed economico-finanziari. Questo rischio non é eliminabile perché posso cercare di gestirlo attraverso la flessibilità (esternalizzo il più possibile la mia produzione) e la crescita dimensionale (diventare più importante/grande sul mercato) ma non posso mai eliminarlo. Invece, i rischi particolari sono il modo in cui il rischio generale si manifesta. Ciascun rischio particolare presenta diversi caratteri che concorrono a configurare la cosiddetta entità del rischio che dipende da 4 dimensioni: la durata delle manifestazioni del rischio, la durata del rischio, l’entità del danno e la probabilità di manifestazione dell’evento rischioso. A differenza di quello che accade per il rischio generale, le sottocategorie di rischio (rischio di credito, operativo ecc..) si possono gestire con delle azioni volte ad attenuare l’entità del rischio agendo sulle cause che lo determinano e controllare gli effetti dannosi del rischio con provvedimenti che fanno leva sul loro trasferimento nello spazio (trasferire il potenziale danno a imprese assicurative) e nel tempo (possibilità di prevedere al meglio l’entità dell’onore scaturente, così da poterlo anticipatamente ripartire su più periodi). Tuttavia, anche la più accurata analisi non è in nessun caso in grado di eliminare il rischio generale perché le scelte aziendali sono basate inevitabilmente su ipotesi sul futuro. I rischi particolari, e quello generale, tendono ad accrescersi in intensità ed in frequenza per effetto, da un lato, della progressiva complessità dei processi produttivi, e, dall’altro, dell’ampliarsi dei mercati. Tutto ciò ha generato la formulazione di principi, prassi e regole di controllo in particolar modo nelle grandi aziende dove si trovano ormai istituite autonome unità organizzative dedicate alla gestione e controllo del rischio attraverso l’Enterprise Risk Management, un processo integrato di gestione del rischio che supporta l’azienda nel conseguimento dei propri obiettivi di creazione di valore e, in senso più ampio, nella costruzione di un vantaggio competitivo sostenibile. LO SCAMBIO E I FATTORI DELLA PRODUZIONE L’azienda riesce a mettersi in relazione con l’ambiente attraverso lo scambio di beni e servizi, capitale (compro capitale, presto capitale) e coperture assicurative. Lo scambio può essere monetario oppure realizzato in forma di baratto (fusione tra Intesa e San Paolo avvenuta senza far girare euro ma solo attraverso lo scambio delle azioni). Negli scambi monetari il prezzo esprime il valore delle condizioni di produzione negoziate ed é anche uno degli elementi dello scambio. Per esempio quando un’azienda compra il cuoio per realizzare le scarpe e l’ha pagato 10.000 € —> non tutto si racchiude nel prezzo perché non é solo la misura dello scambio ma anche una delle condizioni che vengono negoziate. Il 7 prezzo può avere una certa dimensione in funzione di quando viene pagato. Per esempio se l’azienda paga subito il cuoio, il fornitore mi applica lo sconto per pronta cassa (pago subito). Inoltre, il prezzo può cambiare se cambiano le condizioni complessive. Per esempio, l’azienda può richiedere il cuoio entro lunedì per determinate ragione, il fornitore quindi dovrà chiamare i suoi dipendenti in un giorno non lavorativo e quindi dovrà pagare di più i suoi collaboratori e di conseguenza alzare il prezzo per l’azienda per evitare che l’azienda si appoggi ad altri fornitori. Lo scambio monetario presuppone l’utilizzo della moneta che é: - Strumento di pagamento - Unità di misura: il numero di monete che viene dato in cambio della fornitura consente di misurare il valore della negoziazione - Riserva di valore nel tempo: la moneta cambia valore perché non esiste la stessa moneta in tutto il mondo. Tuttavia, non tutti gli scambi danno origine all’utilizzo immediato della moneta. Ciò implica l’esigenza di distinguere un credito di prestito o credito (debito) finanziario ovvero quello che nasce da un prestito (banche) e il credito di regolamento o credito (debito) commerciale ovveroquelli che nascono quando si paga in via dilazionata (fornitori). Quando l’impresa si interfaccia con l’ambiente dei fornitori acquista i fattori della produzione (input), ovvero tutti gli input che servono a realizzare i processi produttivi dell’azienda. I principali fattori produttivi sono il lavoro (personale) e il capitale. Tuttavia, il capitale non deve intendersi costituito solamente da mezzi monetari; se anche all’inizio dell’attività aziendale il capitale fosse composto esclusivamente da mezzi monetari (denaro e disponibilità bancarie) apportati dei proprietari dell’azienda, successivamente questi mezzi monetari vengono investiti per l’acquisto di beni e servizi utili allo svolgimento dell’attività aziendale (immobili, macchinari, automezzi, eccetera). Questi fattori produttivi si dividono in: - Fattori produttivi generici: i mezzi monetari che possono essere trasformati in qualsiasi elemento utile allo svolgimento dei processi aziendale (includono anche i capitali) - Fattori produttivi specifici: investimenti dei mezzi monetari in impianti, macchinari, merci, materie prime, attrezzature. Tuttavia, questi fattori sono difficilmente ripiegabili in altre aziende. I fattori produttivi specifici possono a loro volta classificarsi in: - Fattori produttivi a fecondità semplice ovvero quei fattori che vengono utilizzati per un solo ciclo produttivo (esempio l’uva che trasformo in vino) perché nel momento in cui sono utilizzati cedono interamente i propri servizi a vantaggio dell’attività produttiva a cui hanno partecipato. Quindi, il recupero dei mezzi monetari investiti nei fattori a fecondità semplice avviene direttamente con la vendita del prodotto in cui si vanno a incorporare. - Fattori produttivi a fecondità ripetuta ovvero quei fattori che vengono utilizzati per più cicli produttivi perché dopo un ciclo produttivo si consuma solamente parte della loro utilità economica (esempio: impianto di trasformazione dell’uva o dell’imbottigliamento —> automobile). Se in un dato istante, successivo momento dell’iniziale impiego, si vuole assegnare un valore ai fattori a 8 fecondità ripetuta, essa prende il nome di valore residuo è determinato sottraendo il loro costo di acquisizione il costo di utilizzazione. Quando un’azienda compra un fattore a fecondità ripetuta effettua un investimento durevole (l’utilità che mi può generale é protratta nel tempo). Le risorse monetarie (fattori produttivi generici) si recuperano attraverso alcuni circuiti tra cui due che sonoiprincipali: - il circuito dei finanziamenti attinti a titoli di capitale di proprietà, che considerano le operazioni con cui i proprietari apportano i mezzi monetari che servono per l’acquisto dei fattori della produzione (con questa modalità non sono previste condizioni, remunerazioni e rimborsi —> rischio d’impresa) - Il circuito dei finanziamenti attinti a titolo di capitale di terzi, che considera le operazioni con cui terzi finanziatori prestano mezzi monetari da investire poi nell’acquisto di fattori della produzione (banche, prestito obbligazionario) Il capitale proprio o di rischio, viene conferito senza alcun obbligo temporale di restituzione. Infatti, si configura come un investimento nella prospettiva di una remunerazione futura (incerta). Inoltre, può essere conferito sotto forma di mezzi monetarioppure secondi beni utilizzabili dall’azienda (macchinari, lavoro). Tuttavia, in questo caso édifficile determinare il contributo. Inoltre, può essere conferito in momenti differenti come, per esempio, al momento in cui viene conferita l’azienda oppure quando l’azienda ne ha bisogno (esempio: quando si fa un aumento di capitale). Quando il capitale di rischio non é sufficiente si ricorre al capitale di prestito o di terzi che corrisponde ad una disponibilità temporanea di denaro acquisito da soggetti terzi che dovrà essere restituito secondo modalità stabilite contrattualmente. Questo comporta che la remunerazione deve essere comunque riconosciuta al finanziatore anche in presenza di risultati di gestione negativi. Inoltre, l’azienda sostiene degli oneri (costo dell’affitto del denaro) per la disponibilità temporanea del denaro che non é di sua proprietà. Nel caso in cui non vengano restituiti ai finanziatori (tutti i creditori dell’azienda—> tutti coloro che non sono stati remunerati), questi ultimi possono richiedere il fallimento dell’azienda. I mezzi monetari recuperati tramite il capitale proprio e di terzi servono per realizzare l’idea imprenditoriale. 9 STRUTTURA, ATTIVITÀ E RISULTATI SCHEMA (IL MODELLO “STRUTTURA-ATTIVITÀ-RISULTATI) Ogni impresa per operare ha bisogno di una struttura (struttura di capitali propri e di rischio, di beni a fecondità semplice o ripetuta, l’organizzazione delle persone ecc…) che serve per sviluppare l’attività. Inoltre, la struttura fornisce alla gestione operativa i fattori materiali ed immateriali necessari al suo svolgimento (freccia 1) e alimenta le scelte di direzione strategica (freccia 2) la quale fornisce alla gestione operativa i necessari input strategici (freccia 3) e determina i cambiamenti della struttura necessari per realizzare la strategia prescelta (freccia 4). A sua volta, anche la gestione operativa influenza la direzionestrategica (frecce 5). Tutta questa attività produce dei risultati che nascono dalla struttura operativa (l’attività quotidiana di gestione dei processi di acquisto, produzione e vendita) (freccia 7) e che si riflettono sia sulla gestione operativa (freccia 8) sia sulla direzione strategica (freccia 9). In funzione dei risultati si continua a rivedere anche la struttura dell’azienda (freccia 10). La struttura (insieme di variabili che definiscono l’assetto istituzionale, organizzativo e patrimoniale dell’impresa) di un’impresa può essere articolata in tre componenti: - Assetto istituzionale: insieme delle persone che compongono il soggetto d’impresa (detto anche soggetto economico) ovvero quella persona che definisce i fini dell’impresa, le prerogative di governo, le modalità di esercizio di queste prerogative di governo tramutandola in indirizzo di governo economico della società - Assetto organizzativo: definisce la struttura interna e le modalità di svolgimento dei processi produttivi. Esso risulta dalla configurazione di tre variabili congiunte: la struttura organizzativa che riguarda le modalità di divisione del lavoro dell’impresa e la definizione dei compiti e delle responsabilità assegnate agli organi aziendali, i sistemi operativi che regolano e guidano i comportamenti delle persone nello svolgimento delle attività aziendali e, infine, la distribuzione del potere. 10 - Assetto patrimoniale: insieme di beni materiali (o hard) e immateriali (o soft) a disposizione dell’azienda in un determinato momento. Tra le risorse soft sono presenti anche i valori imprenditoriali, la filosofia di management e la missione d’impresa L’attività é l’insieme delle decisioni, azioni e interazioni che si svolgono a livello direzionale e a livello esecutivo, volte direttamente al conseguimento di risultati o al cambiamento della struttura: - Direzione strategica: definisce l’impostazione imprenditoriale di fondo dell’azienda. Le decisioni strategiche sono di lungo periodo difficilmente reversibili, non ripetitive. - Direzione operativa: consente il funzionamento dell’impresa, data una certa impostazione strategica, ed è preposta allo svolgimento di attività quotidiane. Nella direzione strategica vale l’efficacia strategica ovvero la capacità di raggiungere gli obiettivi e nella direzione operativa vale soprattutto l’efficienza operativa ovvero la capacità di minimizzare le risorse impiegate per raggiungere l’obiettivo Gli obiettivi si dividono in tre categorie diverse: 1. Obiettivi economico-finanziari (Utile e durabilità dell’azienda nel tempo) 2. Obiettivi competitivi ovvero quelli che riguardano i rapporti tra l’azienda e i concorrenti (Innovazione di prodotto e di processo, essere monopolista, crescita dimensionale, riconoscibilità di un marchio, di un’azienda e la fedeltà dei clienti e dei fornitori) 3. Obiettivi sociali ovvero quegli obiettivi che riguardano la sfera della responsabilità sociale (Qualità del lavoro, benessere della comunità e l’ecosostenibilità dei prodotti e dei processi) È impossibile massimizzare tutti gli obiettivi soprattutto nel breve termine. Non sempre questi obiettivi competitivi sono conciliabili con gli obiettivi economico-finanziario perché se un’azienda investe molto nell’innovazione avrà meno cassa e non é detto che l’azienda avrà utili negli esercizi successivi. Quindi, questa innovazione non sempre ripaga dal punto di vista economico-finanziario. Inoltre, anche conquistare obiettivi sociale può essere in contrasto con gli altri obiettivi. Infatti, l’azienda può realizzare dei prodotti molto ecosostenibili che però il mercato non apprezza perché l’ecosostenibilità costa di più e quindi l’azienda dei risultati economico-finanziari negativi. Quindi, nel breve termine é impossibile o comunque complicato conseguire tutti e tre i tipi di obiettivi ma nel lungo periodo devono essere raggiunti. Infatti, ciascuna impresa ha sempre un obiettivo (massimo due) che sono la priorità del breve periodo. Tuttavia, nel medio-lungo periodo é necessario conseguirli tutti e tre per sopravvivere sul mercato. Quando l’azienda riesce a raggiungere tutte e tre gli obiettivi vuol dire che é in sviluppo. (Invece la crescita si riferisce alla crescita quantitativa) 11 SCHEMA (RUOLO DELL'IMPRESA IN UN’ECONOMIA DI MERCATO) Detto tutto ciò, possiamo riflettere un attimo su qual’é il ruolo dell’impresa. La prima cosa che deve fare un’azienda é quella di attrarre le risorse che servono ad avviare i processi produttivi. È evidente che un’azienda riesce ad attrarre le risorse se offre a queste risorse un’adeguata ricompensa. Con le risorse, dette anche fattori della produzione (persone, capitali, beni materiali), l’impresa allestisce il sistema di offerta (sistema perché l’impresa quando offre qualcosa sul mercato non offre solo il prodotto ma anche il packaging, l’esperienza di consumo, bellezza del prodotto, sistema di servizi legati al prodotto, sistemi pre e post vendita, marchio, ecc…). Il sistema di offerta di un’impresa deve soddisfare i bisogni dei consumatori, in questo caso il sistema di offerta ha dei vantaggi competitivi (di costo, di qualità, di esperienza di acquisto, di reputazione, differenza tra la qualità percepita ed effettiva —> ad esempio entro in un bel bar che mi fa pensare che il caffè sia buono, ovvero la realtà percepita, invece il caffè poi non é così buono, ovvero la realtà effettiva). Se il sistema di offerta ha questi vantaggi competitivi e soddisfa i bisogni del mercato allora i clienti sono disposti a comprarlo e questo può tradursi in produzione di risultati economici- finanziari. Tuttavia, non sempre soddisfare i clienti significa ottenere dei risultatieconomico- finanziari perché il prodotto può costare troppo e non si riesce ad alzare il prezzo sul mercato perché c’é troppa concorrenza ecc. Quindi, l’importante é che nelle imprese sane il sistema di offerta che soddisfa dei bisogni abbia anche dei vantaggi economici rispetto ai concorrenti quindi che produca dei risultati. A questo punto, se l’impresa ottiene dei vantaggi economici, é in grado anche di soddisfare tutti gli stakeholder e tutte le attese sociali dei clienti, dei fornitori, dello Stato, degli azionisti, del territorio ecc… e se soddisfa tutte queste attese sociali allora é in grado di attrarre queste risorse perché se l’azienda é in grado di soddisfare tutti i soggetti che gravitano intorno 12 all’impresa é probabile che questi soggetti continuino a offrire queste risorse alle imprese (il cliente ritorna, il fornitore lavora con l’azienda, l’azienda riesce ad attrarre i talenti migliori). In questo caso il circuito diventa virtuoso perché produce risultati competitivi che si trasformano in risultati economici e che consentono di ottenere risultati sociali e il processo si autoalimenta positivamente. Invece, se uno di questi tre vantaggi non viene raggiunto questo circuito diventa vizioso, negativo e può portare l’impresa a situazione di difficoltà. Questo ragionamento ci porta a identificare tre dimensioni del sistema d’impresa che nascono dai risultati competitivi, sociali ed economico-finanziari: - Dimensione competitiva (che cosa offre, come lo produce, dove lo offre, come lo offre) - Dimensione sociale (capacità dell’impresa di soddisfare gli stakeholder) - Dimensione economico-finanziaria (quali risultati produco e come le produco) Tuttavia, la struttura funziona solo se c’é una struttura organizzativa e l’assetto di governance. 13 L’ASSETTO ISTITUZIONALE E CORPORATE GOVERNANCE Parlare dell’assetto istituzionale significa parlare dell’assetto che regge il potere di fondo dell’impresa. Negli studi sull’assetto istituzionale si parla di soggetto di istituito ovvero tutti quei soggetti che fanno parte, hanno dato avvio, governano l’impresa e che esprimo interessi istituzionali. Se essi hanno contenuto economico si parla di interessi economici istituzionali. Invece, i soggetti non di istituto sono coloro che esprimono gli interessi non istituzionale come per esempio gli stakeholder che non sono parte di chi comanda all’interno dell’impresa ma che influenzano le scelte. A questo punto si può costruire la seguente tabella in cui abbiamo la classificazione del tipo di interesse (istituzionale o non istituzionale) e della natura dell’interesse (economico o non economico). Gli interessi istituzionali di tipo economico sono gli interessi di cui sono portatori soprattutto i soggetti interni. Infatti, se io sono il proprietario o l’azionista mi interessa il dividendo ovvero la remunerazione dell’investimento di capitale fanno in impresa. Oppureil compenso di amministrazione che nasce quando un soggetto fa parte del consiglio di amministrazione di un’azienda e riceve un compenso per l’attività che svolge. Gli interessi del soggetto d’istituto sono mossi anche da obiettivi non economici come, per esempio, il prestigio, la continuità aziendale (il fatto che l’azienda duri nel tempo —> azienda lasciata ai figli, ai nipoti …), l’auto soddisfazione (fare il lavoro che ti piace) e la CSR. Poi ci sono gli interessi esterni cioè tutti gli altri stakeholder che esprimono l’esigenza che le imprese paghino le imposte, mantengano posto di lavoro e siano in un buon “stato di salute” ovvero in grado di pagare i fornitori, le banche perché ogni volta che l’azienda non ha un buon stato di salute é un danno che si riflette su tutto il sistema economico. Oltre a questi i soggetti non istituzionali hanno anche degli interessi di natura non economica che riguardano il rispetto dell’ambiente, il sostegno del territorio e lo sviluppo sociale. 14 Gli interessi istituzionali compongono l’assetto dell’istituto aziendale che viene definito in base alla configurazione: - Dei soggetti nell’interesse dei quali l’azienda si svolge; - Dei contributi che tali soggetti offrono all’azienda; - Delle ricompense che ricevono; - Delle prerogative di governo economico; - Delle correlazioni tra i contributi, le ricompense e le prerogative di governo. In ogni impresa possiamo unire i soggetti dell’istituto/dell’azienda i quali apportano i contributi critici ovvero quelli senza i quali l’azienda non funziona e quindi quelli più importanti che devono essere ricompensati in modo adeguato affinché questi soggetti continuino a apportare i loro contributi e per effetto di questo meccanismo, questi soggetti hanno delle prerogative di governo economico ovvero dei poteri che esercitano nel decidere le politiche e le strategie aziendali. Particolare attenzione bisogna riporre al fatto che questo schema si può declinare in modi diversi nei diversi tipi di imprese. 15 ° IMPRESE DI TIPO CAPITALISTICO ° Ad esempio, nelle imprese di tipo capitalistico, per effetto dei rapporti con i fornitori da cui si comprano le materie prime, con il personale che supporta il processo produttivo, con i clienti che acquistano il prodotto e dopo aver pagato le imposte al fisco e aver soddisfatto tutte le attese sociali ed economiche degli stakeholder, si genera un reddito che remunera fondamentalmente la proprietà, ovvero i soggetti capitalisti cioè quelli che hanno apportato capitale. Dunque, in queste tipologie d’impresa, sostanzialmente accade che questi soggetti (i proprietari) ricevendo il reddito (che é il risultato finale dell’attività aziendale), fanno un po’ da ammortizzatore perché se il reddito si riduce ottengono meno dividendi ma se il reddito aumenta i dividenti aumenta. Quindi abbiamo soggetti esterni remunerati su base contrattuale, quindi tutto definito e regolamento. Tuttavia, l’unica cosa non definita e regolata é la ricompensa della proprietà perché é variabile per definizione in quanto sono loro che si assumono il rischio d’impresa perché se l’impresa non ottiene risultati economici positivi i primi a non essere remunerati sono i proprietari. Questo è tipico di imprese nelle quali il fattore critico di successo dell’impresa é il capitale. Quindi, ilcapitale essendo fatto critico, garantisce agli altri una ricompensa fissa ed ai proprietari una ricompensa variabile che cresce se l’utile cresce. Quindi, nella “formula imprenditoriale” di queste imprese chi si assume l’iniziativa imprenditoriale é il portatore di capitale di rischio che si assume il rischio d’impresa, diventa soggetto d’istituto é se é adeguatamente remunerato continua ad apportare le proprie risorse. 16 ° COOPERATIVE DI CONFERIMENTO ° Invece, le cooperative di conferimento, nascono per dare ai soci condizioni di lavoromigliori di quelle che avrebbero sul mercato, sia in termini di qualità del lavoro che economici. Infatti, il soggetto che ha ricompensa variabile non é più colui che apporta il capitale (in questo caso il finanziatore) perché il soggetto critico é il fornitore di quella materia senza la quale il processo produttivo non si può avviare. Quindi, coloro che comandano sono i produttori e fornitori di quella materia che sono anche i destinatari del reddito d’impresa (soci-fornitori perché hanno la duplice veste di soci e per effetto di questo diventano anche fornitori stabili del capitale di rischio dell’impresa. Il rischio sta nelfatto che se l’azienda non fa utili e redditi adeguati sono i produttori che ricevono una quota inferiore). Ad esempio, in Granarolo, il fattore critico di successo nella materia prima essenziale per tutta la sua attività ovvero il latte e quindi chi comanda in Granarolo sono i produttori di latte perché Granarolo é una cooperativa di conferimenti dove il problema non é avere capitale in più o in meno ma avere il latte di qualità. Quindi, se l’azienda non fa utili e redditi adeguati sono i produttori di latte che ricevono una quota inferiore. Invece, se la cooperativa ha ottenuto risultati positivi, alla fine dell’anno, fanno i conti e capiscono quanto pagare il latte ai fornitori (2€ al litro), come il dividendo per le azioni. Quindi Granarolo sovra-paga il latte rispetto a quello che il fornitore avrebbe conseguito se l’avessevenduto sul mercato. Infatti, per esempio, se il fornitore avesse venduto il latte a Parmalat avrebbe guadagnato 0,7 € al litro. Invece, siccome l’ha portato da Granarolo ha guadagnato 1,3€ in più per ogni litro di latte, questa è la ricompensa per il capitale di rischio. 17 ° COOPERATIVE DI CONSUMO ° Nel mondo della finanza e in altri contesti esistono anche le cooperative di consumo, ovvero delle società cooperative tra consumatori per ottenere prodotti di consumo a prezzi migliori di quelli di mercato. I consumatori che si uniscono per formare una cooperativa di consumatori vengono chiamati soci perché sono a tutti gli effetti i veri proprietari della cooperativa. In questi casi il reddito scaturisce dopo aver remunerato tutticoloro che hanno contribuito all’attività d’impresa salvo i clienti. Le cooperative di consumo non sono presenti solo nell’ambito della finanzia. Infatti, una delle più importanti cooperative di consumo é la Coop. Quindi l’azienda compra dai fornitori, gestisce il personale, paga le imposte e se c’è un residuo si distribuisce ai clienti che svolgono, anche in questo caso, la duplice veste di socio (si investe poco per diventarlo) e di cliente. I clienti vengono remunerati attraverso delle agevolazioni sugli acquisti (pago meno). In questi casi chi si assume il rischio d’impresa é un soggetto diverso dal capitalista: può essere il conferente, il cliente, il lavoratore che assume l’iniziativa imprenditoriale e quindi si fa carico del rischio d’impresa e per questo diventa parte del soggetto di comando e ne riceve le ricompense. Questo pone anche altri problemi perché se il soggetto critico é il capitale, il capitale é omogeneo perché si misura e si ricompensa in euro. Se invece io sono un conferente di latte, il latte non è tutto uguale perché la qualità é diversa e quindi ci sono classificazione “a te che fai il latte di bassa qualità ti pago x, a quello che fa alta qualità pago y” °COOPERATIVE DI LAVORO° reddito d’impresaà il fattore critico è nelle mani del personale. Il rischio d’impresa se lo assumono il personale e ricade su di loro tramite il compenso di lavoro che dipende dai risultati aziendali. Tutti gli altri soggetti hanno una ricompensa fissa. Sono i lavoratori che si assumono il rischio d’impresa diventano così soci dell’azienda. (Es. servizi di pulizie, servizi di consulenza, servizi di trasporti). Ottengono sia i dividendi che la ricompensa. Se le cose andassero male avranno una ricompensa minore rispetto alla ricompensa di mercato. I dipendenti cercano di salvare l’impresa perché’ il fattore critico e’ il loro lavoro, e quindi riducono il costo del lavoro e se alla fine dell’anno faranno degli utili li distribuiranno. °COOPERATIVA SOCIALE° è l’unica che non ha obiettivo di utile ma è forma di cooperativa di lavoro con l’obiettivo di aiutare le persone. Per crescere servono gli utili ma non li distribuiscono li rinvestono per migliorare i servizi. Una testa un voto è il principio delle cooperative Le cooperative sono molto diffuse nel mondo della finanza. il soggetto che apporta il contributo critico non è il soggetto capitalista Nelle cooperative però c’è un limite ovvero un eccesso di democrazia è difficile trovare una quadra quando i soci sono tanti. Spesso i soci diventano talmente tanti che non si riesce a capire chi governa. Tema dell’a lungaggine decisionale superiore, minor reattività. Nelle imprese cooperative l’iniziativa imprenditoriale viene assunta da soggetti diversi rispetto alle aziende capitaliste diventando cosi i soggetti d’istituti, possono essere conferenti della materia prima o conferenti del lavoro o destinatari di beni e servizi. Quindi in questi modelli di istituto il capitale sociale è limitatissimo perché’ si apporta altro. C’è un capitale di rischio variabile non stabile. Il capitale di rischio non è il denaro conferito ma sono le condizioni conferite, i fattori specifici che variano nel tempo che se misurate generano un capitale di rischio di natura variabile rotativa. Nelle cooperative il lavoro non è pagato (costo più importante) quindi il capitale di rischio essendo il lavoro stesso è molto più difficile che falliscano perché’ sono tanti soci e quindi il rischio si divide. La cooperativa è più resiliente in periodi di crisi ma invece nei periodi di crescita è più inerte. Le cooperative distribuisce l’utile pagando di più il lavoro l’utile sarà basso perché è come se fosse un utile predistribuito in base ai rapporti con i soci. Avendo un utile basso e un carico mutualistico prevalente pagherò anche meno imposte. ° IMPRESE PUBBLICHE ° Invece, nelle imprese pubbliche il reddito é destinato allo Stato. In questi casi si cerca di soddisfare tutti i soggetti e la strategia é quella di massimizzare il reddito per poi destinarlo allo stato che lo utilizzerà per i propri fini politici, sociali e istituzionali. Ad esempio ENI. Quindi, nella “formula imprenditoriale” delle imprese pubbliche chi si assume l’iniziativa imprenditoriale é lo Stato che si assume il rischio d’impresa. È filologico che in queste imprese ci sia l’influenza politica. (color politico). Lo stato decide gli obiettivi che si dividono in obiettivo di profitto in senso stretto e obiettivi della collettività. Quindi la formula imprenditoriale in queste imprese, chi si assume il rischio è lo Stato e decide gli obiettivi da conseguire. RICAVI - COSTI = UTILE (o meglio reddito se è positivo o negativo perdita) Utile= risultato economico finanziario Il profitto è quella parte dell’utile che eccede la remunerazione medio-normale dell’investimento. (extra ricompensa si può dire) Es. si guadagna normalmente il 10% remunerazione dell’investimento se ottengo il 13% il 3% sarà il profitto. Le aziende no profit sono le aziende che non puntano a fare un utile. Le cooperative hanno obiettivi di utile. Solo che non lo distribuiscono con i dividendi ma pagando maggiormente il lavoro, la materia prima, riducendo i prezzi di vendita dei prodotti ai soci. L’ente pubblica ha l’obiettivo di utile ma a volte non ci riesce perché’ ci sono inefficienze, gestioni clientelari. A volte è una scelta lasciare in perdita derivante da una decisione politica a monte. Aziende non profit: produrre ricchezza vale per tutte le imprese ma si può decidere come distribuirlo SOGGETTO ECONOMICO E SOGGETTO GIURIDICO Un’impresa è tale se ha: L’autonomia: autonoma cioè ha una funzione di governo propria La durabilità’: L’imprese nascono per durare nel tempo L’ordine: Ha bisogno di regole, di un ordine economico, organizzativo, competitivo L’unità nella molteplicità: trovare un punto di equilibrio per stare in piedi L’economicità: Trovare un equilibrio reddituale, finanziario e monetario Può essere che l’autonomia in certe imprese non ci sia (imprese eterodirette). (Es impresa pubblica l’ente pubblico ti da obiettivi) (imprese controllate da multinazionali straniere) Che differenza c’è tra L’impresa, che è un istituto che ha la sua azienda e le società per azioni? La differenza sta nella relazione tra soggetto economico e soggetto giuridico. La società quando si presenta sul mercato deve avere una forma giuridica chiamata anche “vestito giuridico” (c.c definisce i tipi specifici di vestiti). Allora il soggetto giuridico è l’ente in nome del quale l’impresa è condotta ovvero il centro di imputazione di diritti e obblighi cioè colui che risponde nei confronti della legge per l’attività svolta dall’impresa, perché’ le imprese operano si possono trovare davanti ai tribunali. Mentre il soggetto economico e’ colui che comanda e che fa parte del soggetto d’istituto. Il soggetto giuridico deve venir visto in connessione con la forma con la quale è condotta l’attività aziendale. Il soggetto economico è colui che detiene le prerogative di governo economico. Nell’istituto impresa vi è sostanziale coincidenza tra il soggetto economico e il soggetto d’istituto. Invece, il soggetto giuridico é colui che assume rilievo dal punto di vista giuridico, del diritto. Quindi, il soggetto giuridico é il centro di imputazione dei diritti e degli obblighi derivanti dallo svolgimento dell’attività aziendale perché ogni azienda deve operare all’interno di un ordinamento giuridico e quindi assume una veste giuridica. Il soggetto giuridico deve essere visto in connessione con la forma con la quale é condotta l’attività aziendale e ci sono 2 tipologie molto semplici: - L’azienda individuale dove é presente un singolo imprenditore - L’azienda societaria dove si stipula un contratto societario attraverso il quale più soci creano un ente di natura societaria. In Italia, le società possono essere di due tipi: - Di persone che danno rilievo alle persone fisiche che rispondono - Di capitali dove la società diventa, nei confronti della legge, un soggetto diverso dai soci. Il soggetto giuridico é l’ente (persona fisica o giuridica) in nome del quale l’impresa è condotta ed a cui si riferiscono i diritti e gli obblighi che nascono dall’esercizio dell’impresa.Il soggetto giuridico può essere nelle imprese individuali, dove il soggetto giuridico coincide con quello economico una singola persona oppure nelle imprese collettive, dove il soggetto economico differisce da quello giudico, una società. Naturalmente, questi tipo di relazione dipende da come la società é costituita tra società di persone e società di capitali. Il codice civile italiano parla da questo punto di vista di società commerciali che secondo l’articolo 2247, non sono le società che vendono ma qualsiasi società che svolge un’attività d’impresa. Infatti, con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili (Art. 2247).Queste società dal punto di vista giuridico possono avere due tipi di autonomia patrimoniale: Autonomia patrimoniale semplice e autonomia patrimoniale perfetta. ° AUTONOMIA PATRIMONIALE SEMPLICE E SOCIETÀ DI PERSONE ° L’autonomia patrimoniale semplice é tipica delle società di persone. In queste società, i creditori particolari del socio non possono rivalersi sul patrimonio sociale finché dura la società. Inoltre, i beni sociali non possono essere ripartiti tra i soci finché non sono soddisfatti tutti i creditori della società (la società ha un patrimonio che non può essere ripartito tra i soci finché la società non ha pagato i suoi debiti). Infine, i creditori della società possono rivalersi sul patrimonio dei soci solo dopo aver escusso il patrimonio sociale. (Terminato il patrimonio sociale, i creditori possono rivalersi sul patrimonio dei singoli soci). Le società di persone sono società che non hanno personalità giuridica ed hanno un’autonomia patrimoniale imperfetta, pertanto è prevista per i soci la responsabilità illimitata. Infatti, oltre alla società, anche il socio risponde per le obbligazioni della società, dei debiti della società; risponde con tutto il suo patrimonio, con tutti i suoi beni, presenti e futuri. Inoltre, la responsabilità dei soci é anche solidale perché il creditore della società può, a sua scelta, rivolgersi ad uno qualsiasi dei soci illimitatamente responsabili e pretendere anche da lui solo l'adempimento dell'intera obbligazione. In generale, nelle società di persone ciascun socio: - ha il potere di amministrare la società (salve le eccezioni previste dalla legge); - non può trasferire la propria quota di partecipazione alla società senza il consenso degli altri soci. In caso di successione gli eredi non hanno diritto di entrare a fare parte della società, ma hanno solo un diritto di credito pari al valore effettivo della quota societaria caduta in successione. (Perché possano entrare in società occorre il consenso dei soci della società, oltre naturalmente al consenso degli eredi stessi, a parte il caso della quota del socio accomandante). Le società di persone si dividono in - Società in nome collettivo (s.n.c): in questo tipo di società tutti i soci rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali, salvo il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale. Inoltre, l’amministrazione spetta congiuntamente a tutti soci, salvo diversa decisione e i soci possono fallire. - Società in accomandita semplice (s.a.s): Questo tipo di società, pressoché uguale alla società in nome collettivo, é caratterizzata dalla presenza di due categorie di soci (questi tipo società, molto diffusa, offre l’opportunità di coinvolgere nell’impresa soci specifici come, per esempio, i proprietari del capannone, che danno un contributo utile all’impresa ma che non sono interessati ad amministrare. Inoltre, é utilizzata 20 anche per coinvolgere soci che hanno grandi disponibilità di mezzi monetari ma che non vogliono rischiare): - Gli accomandatari che amministrano la società e rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali; - Gli accomandanti: che non amministrano la società e rispondono per obbligazioni solo nei limiti del capitale conferito. ° AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA E LE SOCIETÀ DI CAPITALI ° L’autonomia patrimoniale perfetta é tipica delle società di capitali, ovvero delle società con personalità giuridica e un’autonomia patrimoniale perfetta. Infatti, in questi casi, soltanto la società con il suo patrimonio risponde delle obbligazioni sociali. Quindi, il socio ha una responsabilità limitata al capitale conferito. Di conseguenza, la società di capitale diventa un soggetto giuridico (personalità giuridica) importante perché ha un suo patrimonio con il quale far fronte alle obbligazioni. Per questo motivo, é un soggetto giuridicamente tutelato e risponde difronte alla legge con il suo patrimonio. Al tempo stesso però, il socio non ha potere diretto di amministrazione e controllo della società ma la sua qualifica di socio può essere liberamente trasferita (se non é stato stipulato un patto para-sociale). Le società di capitali si dividono in: - Società cooperativa a responsabilità limitata (s.c.a.r.l/s.c) sono delle società cooperative che fanno sempre rischiare i soci nei limiti di ciò che hanno conferito. - Società per azioni (s.p.a) sono delle società di capitale con dimensioni maggiori. Infatti per costituire una s.p.a è richiesto un capitale minimo di 50.000 euro, di cui almeno il 25% del capitale sociale (pari a 12.500 euro) deve essere versato alla sottoscrizione dell'atto costitutivo. Il capitale sociale corrisponde al prodotto tra il n°azioni e il valore nominale della singola azione. I principali diritti dell’azionista sono il diritto di intervenire alle assemblee, partecipare alla discussione ed esprimere il proprio voto. Inoltre, gli azionisti possono impugnare le delibere assembleari non conformi all’atto costitutivo, attivare i controlli del collegio sindacale, verificare i libri contabili e il bilancio d’esercizio, avere diritto agli utili e al rimborso del capitale e avere diritto di recesso. Infine, 1/10 dei soci (per le non quotate) e 1/20 dei soci (per lequotate) può richiedere agli amministratori la convocazione dell’assemblea. Nelle società per azioni sono presenti tre diversi organi: - Le Assemblee dei Soci che corrispondono all’organo deliberativo e sovrano. L’assemblea dei soci che si deve tenere obbligatoriamente una volta all’anno sono le assemblee generali ordinarie per approvare il bilancio. Poi ci possono essere altri tipi di‘ assemblee come quelle generali, straordinarie o speciali (tipiche di società che hanno soci diversi). - Gli Amministratori, Amministratore Unico se formato da una sola persona oppure Consiglio di Amministrazione se formato da più persone, sono l'organo esecutivo della volontà assembleare e, al tempo stesso, anche l’organo propulsivo delle decisioni dell’assemblea. Essi possono presiedere alla gestione dell’attività sociale e rappresentano la società. - Il Collegio Sindacale è l’organo elettivo interno, eletto dai soci, che ha una funzione di controllo e di sorveglianza sulla gestione sociale e sull’operato degli amministratori. Essendo un organo di controllo non entra nella gestione ma controlla e basta. I sindaci, che si riuniscono almeno ogni trimestre, sono nominatidall'assemblea ordinaria in un numero che può variare da tre a cinque membri effettivi (più due supplenti), rimangono in carica tre anni e, salvo particolari e gravi circostanze, sono irrevocabili. Il collegio sindacale si occupa del: Controllo legale: vigilare sull'osservanza delle norme del codice civile, delle altre leggi e dell'atto costitutivo; Controllo contabile: verificare la regolare tenuta della contabilità e la corretta redazione del bilancio (funzione delegabile a società di revisione o a un revisorecontabile) - Società a responsabilità limitata (s.r.l) sono sottoposte in larga parte alla stessa disciplina delle società per azioni (costituzione, organi sociali, bilancio, copertura di perdite, distribuzione di utili, variazioni dell’atto costitutivo, tenuta dei libri sociali, normativa fiscale). Tuttavia, le principali caratteristiche e peculiarità sono: - Il capitale sociale che deve essere maggiore di 10.000€. Tuttavia, si può anche costituire una s.r.l. "semplificata" con capitale almeno pari a 1 euro e inferiore a 10.000 euro solo se i conferimenti vengono effettuati in denaro. Inoltre, il capitale sociale non è diviso in azioni ma in quote (la quota di una s.r.l non può essere trasferita se non con il consenso degli altri soci). Infine, possono emettere obbligazioni (titolo di credito emesso da una società per raccogliere denaro a debito) solo se tale possibilità è prevista nell'atto costitutivo e i titoli vengono sottoscritti unicamente da investitori professionali soggetti a vigilanza prudenziale. - Società in accomandita per azioni (s.a.p.a) sono sottoposte per molta parte alla stessa disciplina delle società per azioni (Differiscono dalla s.a.s perché nelle s.a.s il capitale non é diviso in azioni). Tuttavia, i caratteri di peculiarità risiedono nella presenza di due categorie di soci: - Soci accomandatari che amministrano la società e rispondono in modo solidale e illimitato per le obbligazioni sociali. - Soci accomandanti che non amministrano la società e rispondono per le obbligazioni sociali solo nei limiti del capitale conferito. 22 SISTEMI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO Definite le tipologie di società che sono riconosciute dal nostro ordinamento, per le società di capitali di una certa dimensione é possibile scegliere diversi sistemi di amministrazione e controllo: Il sistema tradizionale dove l'Assemblea dei soci nomina l'organo esecutivo ovvero, Consiglio di Amministrazione o Amministratore Unico, e l'organo di controllo, cioè il Collegio Sindacale. Nel sistema tradizionale sono attribuite le seguenti competenze: - All’assemblea: approvazione del bilancio, nomina e revoca gli amministratori e i sindaci, determinazione del compenso di amministratori e sindaci e delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci. - Al Consiglio di Amministrazione spetta la gestione dell'impresa e provvede a: individuare i poteri del presidente, consentire a delega di attribuzioni a singoli amministratori o ad un comitato esecutivo, ad eccezione di alcune specifiche materie, precisare i rapporti intercorrenti tra il CdA e gli organi delegati. - Al Collegio Sindacale spetta la vigilanza sull'osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e, in particolare, sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla società e sul suo concreto funzionamento. Il sistema dualistico (modello diffuso nel mondo della finanza) dove l'Assemblea dei Soci nomina l'organo di controllo ovvero il Consiglio di sorveglianza il quale, a sua volta, nomina l'organo amministrativo, cioè il Consiglio di gestione. Nel sistema dualistico: - Il Consiglio di gestione esercita le funzioni tipiche dell'organo amministrativo (CDA) del sistema tradizionale. - Il Consiglio di sorveglianza è l'organo di controllo interno che, oltre agli incarichi di sorveglianza propri del Collegio Sindacale, esercita anche alcune funzioni di indirizzo 23 della gestione che sono proprie dell'assemblea dei soci nel sistema tradizionalecome, per esempio, la nomina e la revoca dei consiglieri di gestione e l'approvazione del bilancio di esercizio. Il sistema monistico dove l'Assemblea dei Soci nomina l'organo amministrativo ovvero il Consiglio di Amministrazione il quale, a sua volta nomina, al suo interno l'organo di controllo, cioè il Comitato di controllo sulla gestione. Nel modello monistico: - Il Consiglio di amministrazione: esercita le funzioni tipiche dell'organo amministrativo del sistema tradizionale. Inoltre, almeno 1/3 dei componenti del Consiglio deve essere in possesso dei requisiti di indipendenza. - Il Comitato per il controllo sulla gestione: è l'organo di controllo interno che, oltre agli incarichi di sorveglianza propri del Collegio Sindacale, esercita anche talune funzioni di indirizzo della gestione che sono proprie dell'assemblea dei soci nel sistema tradizionale come, per esempio, la nomina e la revoca dei consiglieri di gestione e l'approvazione del bilancio di esercizio. All’interno delle società ci sono amministratori di diverso tipo: Amministratori esecutivi ovvero quelli a il Consiglio di Amministrazione ha attribuito deleghe di gestione individuali e che ricoprono particolari funzioni direttive nella società. Invece, gli Amministratori non esecutivi sono quelli privi di deleghe di gestione individuali. Oltre a questi, nelle società quotate, esistono gli Amministratori non esecutivi indipendenti che, oltre a non avere deleghe, non hanno nulla a che fare con l’azienda se non il ruolo di amministratori che ricoprono. Quindi, questi amministratori non intrattengono, né hanno di recente intrattenuto, neppure indirettamente, con la società o con soggetti legati alla società, relazioni tali da condizionarne l’autonomia di giudizio. L’indipendenza degli amministratori è valutata dal consiglio di amministrazione dopo la nomina. 24 IMPRESA SOCIALE Le imprese sociali (is) sono tutte quelle imprese in cui l'attività economica d'impresa principale ha per oggetto la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale. Inoltre, le imprese sociali devono comunque mantenere finalità di interesse generale con la possibilità di potersi organizzare in qualsiasi forma di organizzazione privata e con qualsiasi tipo societario con la possibilità di formare anche un gruppo. L'importante è che questo tipo di impresa non abbia mai come fine ultimo o principale lo scopo di lucro. Quindi, non possono essere considerate imprese sociali le amministrazioni pubbliche o quelle che erogano servizi e beni solo in favore dei soci. SOCIETÀ BENEFIT Un’altra tipologia che si sta diffondendo negli ultimi anni é quella delle società benefit (SB) ovvero delle società con scopo di lucro che svolgono delle attività ordinarie ma che integrano il loro oggetto sociale con l’indicazione “SB”. Infatti, le società benefit sono società con scopo di lucro ma che si impegnano a creare un impatto positivo della loro attività sulla società e sulla biosfera, oltre a generare reddito, (scopo) al fine di creare valore sostenibile nel lungo periodo per tutti gli stakeholder (responsabilità). Quindi, non siamo nell’ambito del non profit. Le società benefit sono tenute a comunicare annualmente un rapporto, che si unisce al bilancio, all’interno del quale indicano i risultati conseguiti, le risorse impiegate e gli impegni futuri. MODELLI CAPITALISTICI DIFFUSI A LIVELLO INTERNAZIONALE Ci sono tre modelli capitalistici (assetti istituzionali) più importanti diffusi a livello internazionale: 1. Modello capitalistico anglosassone (Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Australia). Il modello capitalistico anglosassone è un modello definito market oriented, ovvero orientato al mercato finanziario (le borse e quindi di società largamente quartate in borsa). L’obiettivo delle aziende che utilizzano questo modello é quello di crescere ed entrare in borsa dove verranno poi acquisiti i capitali necessari per svilupparsi. Quindi, il modello capitalistico anglosassone è caratterizzato da un’elevata frammentazione del capitale di rischio fra numerosi piccoli risparmiatori (perché sono quotate in borsa), con due conseguenze: - trasferimento del potere di controllo a manager professionisti (forte separazione tra proprietà e controllo) - indebolimento del potere di controllo degli azionisti Inoltre, i comportamenti degli investitori istituzionali sono differenti e si basano soprattuttosu una politica di investimento attivo che consiste nell’acquisizione di titoli di società sottostimate e quindi, una pressione degli investitori affinché il management proceda a creare valore. In questo modello capitalistico é presente una forte influenza dell'AD (Chief Executive Officer, Ceo) sul CDA. Quindi questo sistema che incoraggia l’impresa a quotarsi e 25 che favorisce l’incremento della capitalizzazione di borsa, influenza l’economia indirizzando i flussi verso gli investimenti più profittevoli. 2. Modello capitalistico tedesco-giapponese (renano). Questo modello, rispetto al modello anglosassone, é basato su alcune categorie di azionisti di riferimento come, per esempio, le famiglie, gli investitori istituzionali e le banche. Tutti insieme diventano azionisti delle società non quotate. Quindi, in questo modello ci sono alcunisoggetti istituzionali che hanno un certo peso. Di conseguenza, le società si dividono tra una quota alle famiglie, una quota alle banche e una quota ai dipendenti con consigli di amministrazioni che dunque sono formati da famiglia, banche e dipendenti. Questo vuol dire che nel gruppo dei soci e nel board ci sono la famiglia imprenditoriale che porta una visione da imprenditore (diversa da quella del manager) perché un imprenditore é portato ad assumersi rischi, ha una visione più creativa ed é in grado di scombinare maggiormente le carte del mercato mentre il manager é più razionale. Poi ci sono le banche e quindi se le banche fanno parte del board l’azienda ha già chi finanzia l’azienda. Inoltre, i dipendenti quindi non si ha più un rapporto conflittuale perché fanno parte del modello gestionale. Quindi, questo modello punta alla collaborazione e alla crescita dimensionale piuttosto che alla massimizzazione del valore azionario e, di conseguenza, sono dei modelli d’ impresa che puntano al medio- lungo termine. Tuttavia, il limite di questo modello é legato ai vantaggi perché il limite é legato al fatto che gli obiettivi che mettono d’accordo tutti sono di medio-lungo periodo, trascurando il breve e, di conseguenza, perdono le opportunità di breve termine e sono lente nel processo decisionale. In conclusione, questo sistema richiede un forte impiego dell'autofinanziamento e del sostegno delle banche-socie (per crescere queste imprese usano le risorse di autofinanziamento e quelle delle banche-socie) 3. Modello capitalistico latino che viene utilizzato da Italia, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo e Grecia. Nel nostro paese c’é ancora un capitalismo che può esseredefinito misto perché é presente un rilievo sia del pubblico (imprese controllate dallo Stato o da enti locali) che del privato. In questo sistema é dominante la piccola-mediaimpresa di derivazione familiare. Inoltre, nel capitalismo misto ci sono molti fenomeni di privatizzazione delle imprese pubbliche e, il ruolo del mercato dei capitali (borsa valori) é in crescita ma ancora molto limitato. Nelle imprese di famiglia, la famiglia stessa può avere due ruoli o solo proprietaria e gestisce lei l’impresa oppure, quando l’impresa familiare cresce, la famiglia si ritira e ricopre soltanto il ruolo di proprietaria mentre la gestione viene lasciata a persone qualificate. Inoltre, nelle imprese di famiglia, ci sono i cosiddetti consigli “a tavola”. Inoltre, queste imprese crescono indebitandosi fortemente e utilizzando molto poco l’autofinanziamento. In aggiunta, il ridotto numero di imprese quotate ha portato ad un controllo concentrato in un ristretto numero di azionisti e all’attitudine degliazionisti di tenere le azioni a lungo. Anche in questo modello di capitalismo c’é un cambiamento in corso che vede l’incremento del ruolo delle Banche d’affari, del ruolo delle Autorità di vigilanza e del peso delle “grandi famiglie”. 26 ALLEANZE E ACCORDI AZIENDALI In questa epoca, il successo e la sopravvivenza di un’azienda dipendono in larga parte dalla sintonia con il contesto ambientale di cui fa parte. Un’azienda può quindi ritenere conveniente instaurare collaborazioni, accordi o alleanze di varia natura e tipo, con altre aziende che operano nello stesso contesto. Le diverse alleanze e accordi che l’azienda instaura con altre aziende rappresentano tutti strumenti per conquistare o consolidare vantaggi competitivi, ripartire i rischi, sviluppare nuove tecnologie, condividere e accrescere esperienze e conoscenze, incrementare concita nell’area produttiva e/o commerciale ed accedere a nuovi mercati. ° ALLEANZE STRATEGICHE ° Le alleanze strategiche sono particolari tipologie di accordi con scadenza non breve, percepiti all’esterno sostanzialmente informali oppure regolate su base contrattuale. Tali accordi servono, ad esempio, per accedere al mercato della controparte; oppure, tra concorrenti, per esercitare insieme alcune funzioni o per acquisire una maggiore forza contrattuale nei confronti delle istituzioni. ESEMPIO: Volkswagen e Ford, due società che hanno già posizioni forti ma che, peradattarsi all'ambiente difficile e migliorare la loro competitività a livello globale, hanno deciso di unirsi e formare un’alleanza strategica. ° ACCORDI DI LICENZA ° Gli accordi di licenza sono dei contratti per cui un soggetto, detto licenziante, titolare di alcuni diritti di proprietà industriale, concede temporaneamente ad un altro soggetto, detto licenziatario, la facoltà di utilizzare l’oggetto del contratto (ad esempio il brevetto, un marchio) dietro pagamento di una royalty (determinata applicando una percentuale sulle vendite derivate dall’utilizzo). Mentre il licenziante può espandere e diffondere l’uso del proprio marchio, il licenziatario ha la possibilità di entrare in un nuovo business a costi e rischi significativamente ridotti. ESEMPIO: Nel maggio 2018, Nestlé e Starbucks hanno stipulato un accordo di licenza per caffè da 7,15 miliardi di dollari. Nestlé (il licenziatario) ha accettato di pagare $ 7,15 miliardi in contanti a Starbucks (il licenziante) per i diritti esclusivi di vendita dei prodotti Starbucks (caffè monodose, tè, fagioli in sacchi, ecc.). Inoltre, Starbucks riceverà royalties dai caffè e dai tè confezionati venduti da Nestlé. Quindi, l'accordo di licenza ha fornito a Starbucks la capacità di promuovere il marchio al di fuori del Nord America attraverso le reti di distribuzione di Nestlé. Invece, Nestlé ha ottenuto l'accesso ai prodotti Starbucks e alla forte immagine del marchio. ° FRANCHISING ° Il franchising è un accordo con cui un’impresa industriale o produttrice di servizi (franchisor) concede ad un’impresa commerciale (franchisee), dietro il pagamento di una percentuale sul fatturato, detta royalty, il diritto a vendere in una determinata area, e secondo prefissate modalità, i propri beni e servizi, usando il m a r c h i o. A differenza 27 dell’accordo di licenza, nel franchising, il franchisor s’impegna anche a trasmettere al franchisee know-how, conoscenze, competenze, offrire formazione ed assistenza. ESEMPIO: In Italia, l’85% dei punti vendita McDonald’s sono condotti attraverso accordi di franchising, mediante i quali l’affiliato corrisponde a McDonald’s royalties nella misura del 5% delle vendite nette a fronte dell’utilizzo del brand e di altri servizi, oltre ad ulteriori somme, sempre calcolate in percentuale dei ricavi di vendita, per la pubblicità e per gli affitti delle strutture. ° JOINT VENTURE ° Una joint venture (ovvero "associazione temporanea di imprese") è un contratto con cui due o più imprese si accordano per collaborare al fine del raggiungimento di un determinato scopo o all’esecuzione di un progetto. ESEMPIO: Nel 1999 la casa automobilistica Renault e Nissan Motor hanno costituito con quote paritetiche una società di diritto olandese – Renault-Nissan BV – per elaborare una strategia comune. ° CONSORZI ° I consorzi sono alleanze con cui due o più imprese creano un’organizzazione comune per svolgere alcune attività che si predeterminano all’inizio del rapporto, pur conservando ciascuna di esse autonomia economica e giuridica. La legge distingue i consorzi con attività interna ovvero quelli che servono a svolgere alcune funzioni all’interno e nell’interesse dei consorziati (attività di ricerca) da quelli con attività esterna cioè quelli cheservono a svolgere alcune funzioni volte all’esterno a vantaggio dei consorziati, attraverso un ufficio comune e un fondo consortile (che costituito con i contributi dei consorziati edai beni acquistati attraverso questi contributi. Il fondo rappresenta il patrimonio delconsorzio). ESEMPIO: Nato nel 1934, il Consorzio del Parmigiano-Reggiano ha riunito tutti i caseifici produttori, perseguendo diversi obiettivi, ad esempio: tutela della Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.); vigilanza sulla produzione e sul commercio del formaggio "Parmigiano-Reggiano"; valorizzazione della sua produzione; promozione del suo consumo in Italia e all’estero, vigilanza sull’uso corretto dei marchi e tutela dalle contraffazioni, etc. ° RETI O NETWORK ° Le reti o network sono collaborazioni organizzate in diverse forme fra una pluralità di aziende. La rete consente di realizzare progetti comuni ma non vincola in modo permanente le aziende, che mantengono la propria autonomia. Ogni impresa fa quello che ha sempre fatto e soprattutto ciò che sa fare meglio. ESEMPIO: La rete Mondobio è formata da quattro aziende agroalimentari emiliano- romagnole che insieme soddisfano tutte le fasi della filiera. 28 ° DISTRETTI INDUSTRIALI ° I distretti industriali sono una pluralità di imprese, in generale di piccola e media dimensione, tutte appartenenti a un determinato settore e tutte legate ad un medesimo territorio, che danno luogo a una comunità a cui contribuiscono in modo paritario. Quindi, le imprese di un distretto decidono di condividere le loro conoscenze e di cooperare sotto diversi profili, pur restando indipendenti e concorrenti fra loro. In Italia esistono diversi distretti industriali tra cui il distretto della plastica, del prosecco, dell’agroalimentare, della pasta, ecc… ° AFFITTO DI AZIENDA ° Un’azienda può anche diventare oggetto di locazione e ciò accade quando il soggetto proprietario (che diventa così locatore), ne cede la gestione per un periodo di tempo e a determinate condizioni ad altro soggetto (affittuario). I contraenti possono essere sia persone fisiche, sia società. In questo modo, il locatore converte temporaneamente un reddito variabile (l’utile annuale) in un provento fisso (canone). Inoltre, il rischio tipico d’impresa si converte in rischio per l’inadempimento dell’affittuario relativamente al pagamento del canone. Altra ragione di rischio può consistere nella possibilità che l’affittuario, sapendo che la sua gestione é di durata limitata, possa operare solo scelte che producono effetti nel breve termine non occupandosi di quelle decisioni che dovrebbero produrre un ritorno a medio e lungo termine. Tuttavia, il proprietario potrà tutelarsi attraverso specifiche clausole contrattuali. ° GRUPPI AZIENDALI ° I gruppi aziendali sono una pluralità di aziende, le quali, sebbene indipendenti dal punto di vista giuridico, in realtà sono tra loro collegata dal fatto di essere tutte direttamente o indirettamente controllate da un unico soggetto: la capogruppo (detta anche holding), grazie al possesso che questa ha della maggioranza o della totalità delle quote del loro capitale. In altri termini, i soggetti giuridici delle singole aziende sono distinti e di conseguenza restano indipendenti dal punto di vista giuridico, ma il soggetto economico è comune ovvero la holding che svolge attività di indirizzo e coordinamento delle singole aziende appartenenti al gruppo. Ne consegue che l’autonomia decisionale della singola azienda risulta limitata (fenomeno che sfuma l’autonomia dell’azienda) in misura più o meno ampia a seconda del modello organizzativo e della politica di governo che la capogruppo adotta nei vari casi concreti. Tuttavia, ci sono situazioni di gruppi come, per esempio, Nestle, una società che ha sottostante tantissime realtà diverse. In questi casi, la holding é soggetto economico esclusivamente della parte finanziaria (decide chi comprare e chi vendere) perché sono business talmente diversi che la holding non riesce a svolgere l’attività di coordinamento e la lascia ai singoli soggetti che devono comunque rispondere alla capogruppo. La formazione dei gruppi rientra nei processi di crescita aziendale perché l’impresa che intende assicurarsi sopravvivenza e continuità a lungo termine, quindi condizioni di equilibrio duraturo, si pone costantemente l’obiettivo di crescere, sia nella dimensione, sia sul piano qualitativo (sviluppo —> incrementare conoscenze e competenze, reputazione, posizione sul mercato, capacità di tenere rapporti con i soggetti esterni eccetera). Gli obiettivi di crescita sono perseguibili in due modi: per via interna utilizzando mezzi e capacità di cui si dispone, e portando a compimento adeguati 29 programmi di investimento oppure per via esterna cioè acquistando altre imprese e combinando i punti di forza. Inoltre, l’acquisto può riguardare: - Acquisizione di imprese che svolgono la medesima attività e quindi l’obiettivo è semplicemente l’espansione dei volumi dei prodotti trattati - Acquisizione di imprese che svolgono la medesima attività, ma in diverse aree e quindi l’obiettivo è di avere società giuridicamente separate operanti ciascuno in uno specifico mercato (Autogrill) - Acquisizione di imprese capaci di realizzare produzioni che si collocano in fasi antecedenti o successive della medesima filiera produttiva in cui è posizionato l’acquirente quindi l’obiettivo é di creare integrazioni verticali. - Acquisizione di imprese che operano in settori del tutto differenti allora l’obiettivo é di realizzare una diversificazione delle attività - Acquisizione di imprese per fini puramente finanziari e speculativi. La finalità dell’acquisto è quella di fare un affare e di procedere alla successiva rivendita delle imprese acquisite. Medesimo intento puramente finanziario si nota anche quando si acquisisce il controllo di una società, perché l’impresa che possiede è produttrice di liquidità. LE VARIABILI ORGANIZZATIVE Le variabile muovendo le quali si configura un assetto organizzativo sono sempre le stesse: - Struttura organizzativa: definisce i criteri di fondo di divisione delle attività tra i soggetti che operano nell’impresa - Meccanismi operativi: processi che fanno funzionare l’organizzazione producendo stimoli al comportamento - Potere: non esiste organizzazione senza un sistema di potere, di autorità, di influenza che qualcuno esercita rispetto ai comportamenti degli altri. 1 - LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA La progettazione di qualsiasi struttura parte dal principio della divisione del lavoro, che può limitarsi a distribuire tra più addetti un carico di lavoro omogeneo oppure differenziarlo, anche in senso qualitativo, così da realizzare economie di specializzazione. Con la specializzazione, la divisione del lavoro assegna ogni lavoratore una funzione e ne delimita il ruolo: con riferimento alla funzione, il lavoratore si impegna a partecipare allo svolgimento di uno specifico insieme di attività; con riferimento al ruolo, gli viene attribuito un definito livello di autorità gerarchica (ossia il potere di assumere decisioni, per esempio). Come abbiamo potuto evincere, la struttura organizzativa esprime i criteri di fondo secondo i quali si attua la divisione del lavoro fra i soggetti che operano nell'impresa. Le scelte di struttura si dividono in scelte di: - Microstruttura: la definizione delle mansioni (insieme di compiti tipici di una persona) assegnate su singoli operatori e quindi delle rispettive posizioni (ruolo investito nell’ambito dell’organizzazione) 30 - Macrostruttura: che prevede la creazione di organi (sotto sistema di posizioni a cui é attribuito un insieme di compiti e una funzione) cui é demandata una funzione (insieme di attività elementari, collegate ad un obiettivo di risultati, attribuite a un organo e relative responsabilità) e ai quali sono assegnate le relative responsabilità. Chi è chiamato a disegnare l'organizzazione di un'azienda, può spingere il processo di divisione verso due prospettive complementari: quella della specializzazione del lavoro per FUNZIONE (=l’insieme delle attività elementari, collegate da un unico obiettivo comune) e quella della diversificazione dei “RUOLI", dei poteri e delle conseguenti responsabilità attribuite ai singoli. Immaginando di raffigurare graficamente le due dimensioni di sviluppo, potremmo qualificarle, rispettivamente, in orizzontale e in verticale. In senso orizzontale, chi lavora in azienda svolge attività coerenti con le proprie competenze tecniche: al personale impiegato saranno richieste conoscenze tecniche sulle caratteristiche dei processi di lavorazione. In senso verticale, chi lavora in azienda può svolgere compitidecisori o di controllo oppure di esecuzione, con vincolo di subordinazione. La struttura organizzativa si articola in tre dimensioni: - Verticale: modalità di sovra/subordinazione fra gli organi in funzione di una certa gerarchia. Quindi, consente di capire il livello di gerarchicazione di una società. - Orizzontale: modalità di specializzazione degli organi in termini di diversità di funzioni. La dimensione orizzontale riguarda il modo in cui sono divise le attività, ovvero la specializzazione degli organi allo stesso livello. - Temporale: esame congiunto del grado di permanenza (organi permanenti o organi temporanei) e del grado di continuità degli organi aziendali (organi continui o organi discontinui). Negli organigrammi quelli permanenti e continui si vedono. Invece, quello temporanei e discontinui non sempre si vedono ma sono organismi fondamentali per creare il coordinamento perché fanno in modo che soggetti provenienti da diverse funzioni possano collaborare insieme. 31 2 - MECCANISMI DI COORDINAMENTO In generale, chi progetta una struttura organizzativa è chiamato a trovare un punto di equilibrio tra due esigenze contrapposte: quella di minimizzare i costi di coordinamento all’interno dei singoli organi e quella di minimizzare i costi dell’integrazione tra i diversi organi. Sono disponibili, comunque, diverse opzioni per poter risolvere tali conflitti oalmeno attenuarne i possibili effetti negativi: i meccanismi di coordinamento: - Adattamento reciproco: tipico delle piccole imprese e di unità organizzative limitate. Il coordinamento reciproco si affida alla presunta inclinazione spontanea del lavoratore a dialogare con i colleghi di lavoro, a confrontare con essi rispettivi problemi e a concordare le possibili soluzioni, attraverso riunioni organizzate con periodicità rigida o flessibile. - Supervisione diretta: coordinamento conseguito attraverso una persona che assume la responsabilità del lavoro di altri, dando loro ordini e controllando le loro azioni - Standardizzazione processi di lavoro: si specificano o si programmano i contenuti del lavoro (tu al mattino ti occupi della pulizia dello stabilimento, al pomeriggio ti occupi del controlla della qualità del lavoro dei tuoi colleghi) - Standardizzazione degli output: si specificano i risultati del lavoro svolto (non voglio restituzione dei prodotti per difetti superiore all’1%) - Standardizzazione delle capacità e degli input: viene specificato il tipo di formazione richiesto (per svolgere l’attività di design delle scarpe voglio laureati in design, scienziati, diplomati ecc ecc) per eseguire il lavoro. 32 Altri meccanismi molto importanti sono quelli di: - Ricerca e selezione del personale: - Livelli di ingresso in azienda: nuove leve o assunzioni laterali di operatori provenienti da altre aziende - Livelli di competenze: di base o Specialistiche - Dimensionamento degli organici: - Indicatori: Produttività, Composizione capi-dipendenti, Costo - Formazione - Sviluppo: Competenze (sapere), Abilità (fare), Atteggiamenti (essere/modo di relazionarsi con i terzi) - Carriera - Definizione criteri di avanzamento, progettazione dei sistemi di carriera Inoltre, altri meccanismi di coordinamento sono: - Sistemi di pianificazione strategica: piani industriali di sviluppo (quali sono gli obiettivi tra tre anni. Da questo obiettivo di fondo nascono dei sotto-obiettivi che definiscono l’obiettivo di ciascun organo) - Sistemi di programmazione e controllo - Sistemi informativi: sistemi di gestione del personale, tutti i sistemi di coordinamento 3 - IL POTERE ORGANIZZATIVO Il potere organizzativo é la terza variabile e si qualifica essenzialmente nello stile di direzione dei manager di alto livello. Quando parliamo di potere si parla del modo in cui l’impresa viene gestita, ovvero lo stile manageriale che esprime la capacità di influenzare i comportamenti e si esercita secondo le modalità più diverse. Esistono numerose tipologie di stili di direzione: - Nelle relazioni gerarchiche gli stili di direzione più comuni si distinguono in: - Autoritari i quali si dividono a loro volta in: - autoritarismo: accentuazione della leadership in funzione del potere che si possiede (siccome ho il comodo posso usare il potere legato alla mia posizione) —> impone in funzione del potere che ha e fa leva sulla capacità sanzionatoria. - paternalismo: il direttore pone in essere comportamenti manipolatori ovvero una serie di azioni non per guidare ma per manipolare (esercitando un finto potere, un potere non trasparente) - burocratismo: in questo caso si usano le regole, le procedure, i mansionari. È tutto scritto, gli operatori devono rispettare le regolescritte (tipico della funzione pubblica). Quale potrebbe essere il miglior stile dei tre? Il migliore potrebbe essere quello paternalistico in quanto le persone sono più predisposte al dialogo. Un buon manager è colui, però, che sa cambiare lo stile di direzione in base alle situazioni. - Partecipativi: che si basano su processi di influenza fondati sulla ricerca del consenso, con prevalenza di componenti consultive e partecipative: infatti, 33 sono tanto più efficaci quanto più ampio è il contributo che i subordinati possono fornire al processo decisionale e/o all’attuazione delle scelte. GLI SCHEMI ORGANIZZATIVI AZIENDALI Mettendo insieme le tre variabili si definisce lo schema organizzativo aziendale. STRUTTURA ELEMENTARE: La struttura organizzativa semplice si adatta ad aziende con combinazioni produttive semplici caratterizzate da piccole dimensioni, un’unica linea di prodotti destinata ad una clientela omogenea. La struttura organizzativa semplice è caratterizzata da due soli livelli gerarchici: - un livello superiore, dove troviamo l'organo direttivo, che si occupa sia della direzione strategica, che operativa - un livello inferiore, dove troviamo i vari organi operativi che svolgono attività esecutive, mettendo in pratica le indicazioni impartite dal livello superiore, senza alcun potere decisionale. Questa struttura, date anche le piccole dimensioni delle aziende che la adottano, è poco formalizzata e il potere decisionale è accentrato al livello gerarchico superiore. Inoltre, il principale strumento di coordinamento nelle forme semplici è la supervisione diretta e il processo di valutazione tende ad essere più una valutazione delle persone (fedeltà, disponibilità, impegno), piuttosto che dei contributi che esse forniscono all'azienda; si tratta pertanto di valutazioni di tipo personalistico. Tuttavia, non è necessario pensare che la struttura semplice sia necessariamente inefficace. Infatti, se l'imprenditore riesce a coinvolgere e motivare i suoi collaboratori, allora questa forma permette di raggiungere obiettivi di efficienza ed economicità allo stesso tempo. Infine, nella maggior parte dei casi lo stile di leadership è autoritario e paternalistico. 34 STRUTTURA FUNZIONALE: In questo tipo di struttura, la struttura organizzativa é composta dagli organi direttivi di primo livello specializzati per funzioni tecnico/economiche (finanza, personale, produzione…). Esistono degli organi gerarchici, a questi è riconosciuto il compito di coordinare gli organi direttivi. Quindi, in questo tipo di struttura, le persone sono raggruppate in base all'appartenenza alla stessa area funzionale e assegnate alle diverse unità organizzative in base alle rispettive competenze: questo processo di aggregazione interessa tutti i livelli gerarchici. La struttura funzionale è tipica delle industrie, basata sulla standardizzazione delle attività: questa configurazione è accompagnata da crescita dimensionale ed è adatta alla produzione di massa. Il coordinamento si realizza attraverso la standardizzazione delle competenze (attraverso tirocini o corsi di formazione) ed attraverso meccanismi di supervisione diretta. Un evidente punto di forza è che favorisce il raggiungimento di economie di scala. Il principale punto debole è la lenta risposta ai cambiamenti che richiedono un coordinamento tra le varie unità. 35 STRUTTURA (MULTI) DIVISIONALE: Le caratteristiche principali della struttura organizzativa delle strutture divisionali sono gli organi direttivi di primo (Direzione divis. A…) (talora anche di secondo) specializzati per divis

Use Quizgecko on...
Browser
Browser