PDF Diritto 2 - Diritto all'inclusione scolastica
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Summary
Il documento tratta il diritto costituzionale e i diritti fondamentali, focalizzandosi sul diritto all'inclusione scolastica. Vengono spiegati i concetti di nucleo incomprimibile dei diritti e il bilanciamento tra diritti e interessi pubblici, con esempi pratici e riferimenti alla giurisprudenza.
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diritto 2.1 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio....è posto in fondo, cioè è la quarta slide. Insomma, lo studente, no, anzi, il corsista sufficientemente sveglio è d'accordo, non è che farà difficoltà a capire che il tema dell'interpretazione normativa...
diritto 2.1 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio....è posto in fondo, cioè è la quarta slide. Insomma, lo studente, no, anzi, il corsista sufficientemente sveglio è d'accordo, non è che farà difficoltà a capire che il tema dell'interpretazione normativa lo accompagna in tutti gli altri argomenti che studia. Avevamo cominciato invece ad inquadrare la seconda parte del nostro corso, cioè la disciplina normativa del diritto all'inclusione scolastica, iniziando dalla disciplina di rango costituzionale. Avevamo sottolineato come la Costituzione il testo normativo fondamentale, la fonte gerarchicamente più alta nell'ordinamento sulla nostra scaletta occupa lo scalino più alto, quindi prevale su tutte le fonti contrarie e soprattutto le fonti di rango subordinato devono necessariamente rispettare la Costituzione. Abbiamo visto quali sono i contenuti che compongono la Costituzione italiana, che contiene la disciplina dei principi fondamentali, della forma di governo, le garanzie costituzionali, la magistratura, la disciplina delle coordinate dello Stato italiano come Stato regionale e anche una disciplina relativa ai diritti fondamentali. Che cosa sono? Sono diritti che la Costituzione riconosce e che in quanto previsti e tutelati direttamente dalla carta costituzionale hanno uno status diverso da quello di tutti gli altri diritti. Oggi comprenderemo anche dal punto di vista giuridico quali sono le ricadute nell'affermazione che un determinato diritto è un diritto fondamentale e quindi un diritto di rango Costituzione. Avevamo introdotto la distinzione fra diritti fondamentali di senso ampio e diritti sociali, se non ricordo male, il diritto alla salute, il diritto all'istruzione come esempi noti, più significativi di diritti sociali, cioè diritti che per essere soddisfatti, per essere tutelati richiedono necessariamente che lo Stato organizzi mezzi, beni, risorse per fornire prestazioni. La mia libertà personale, la mia libertà domiciliare, la mia libertà di manifestazione del pensiero richiedono innanzitutto un'attività di non ingerenza da parte dell'autorità pubblica. Io esprimo l'opinione che voglio sull'attuale suo governo, non è che lo Stato debba fare qualcosa, lo Stato mi deve garantire che la mia opinione possa essere liberamente espressa. Nel caso dei diritti sociali non basta, perché io posso proclamare quanto voglio il mio diritto alla salute, ma se non esiste un servizio sanitario che mi garantisce le prestazioni sanitarie, il diritto resta scritto sulla carta. La stessa cosa vale naturalmente per l'istruzione. E come ultimo tema avevamo toccato il concetto di nucleo incomprimibile, di nucleo essenziale di un diritto fondamentale. Avevamo questo passaggio un po' più articolato, è un passaggio strettamente giuridico. Non esistono diritti assoluti. Qualunque diritto, anche se proclamato in Costituzione, incontra dei limiti, nel senso che concorre o può concorrere con altri diritti fondamentali o con altri interessi pubblici che lo limitano. Gli esempi, l'avevamo detto, possono essere infiniti. La Costituzione riconosce la libertà domiciliare, ma se nel domicilio del signor Rossi si svolge un'attività criminosa, quel domicilio può essere ovviamente oggetto di imitazioni, spezioni, perquisizioni, sequestri. La mia libertà di manifestare, per esempio, il mio miniocio pensiero, si scontra col limite del buon costume fissato in Costituzione, inteso restrittivamente come divieto dello sceno, ad esempio. Un punto delicato è il limite che la scarsità delle risorse finanziarie oppone alla soddisfazione di determinati diritti. I soldi non crescono sugli alberi, il bilancio dello Stato non è ilimitato. E allora è necessario che, per i diritti che costano, tra virgolette, cioè diritti per i quali lo Stato deve necessariamente approntare risorse, strutture per soddisfarli, la vera domanda è qual è il punto d'equilibrio tra risorse che vanno divise fra una pluralità di settori, capite questo, no? E necessità di soddisfare determinati diritti. La domanda sottintende scelte che in parte sono di natura politica. Legittimamente ci possono essere orientamenti maggiormente attenti a soddisfare determinati diritti sociali o meno. Queste sono scelte legittime da un punto di vista politico. Il limite giuridico, però, che la Costituzione fissa è che ciascun diritto fondamentale ha un suo nucleo incomprimibile, un nucleo essenziale che indica quell'insieme di contenuti, di facoltà, di poteri che non possono essere soppressi, non possono essere cancellati. Perché? Perché se li cancello, al fondo sto cancellando lo stesso diritto fondamentale. E qui c'eravamo fermati, se non ricordo male. Ora, facciamo un esempio, e poi è chiaro che noi ci concentreremo sul diritto all'inclusione scolastica dello studente visabile, però facciamo un esempio sul diritto alla salute. Si parla molto, in questi mesi, di LEP a livelli essenziali di prestazioni, il tema è quello dell'autonomia differenziata. Ora, in campo sanitario esistono livelli essenziali di assistenza, è un lungo elenco di prestazioni che, teoricamente, il servizio sanitario deve garantire in ogni regione italiana. Rappresentano, cioè, guardandolo da punto di vista giuridico, il nucleo incomprimibile del diritto alla salute. Perché? Perché rappresentano prestazioni che io ho diritto di ricevere, a prescindere dalla porzione di territorio nella quale mi trovo, e a prescindere dalle risorse che il servizio sanitario regionale che me le sta fornendo dispone o meno. Cioè, l'ordine deve essere invertito, il servizio sanitario deve essere organizzato in modo da garantire quei livelli essenziali, non il contrario. Io assicuro quei livelli nella misura in cui ho determinate risorse. Io, con le risorse che ho, intanto assicuro quelli. Il resto si vede. Obiezione. Tra la teoria e la pratica, la strada è molto lunga. Cioè, noi stiamo spiegando quello che, da un punto di vista giuridico, la Costituzione vuole. Poi, scopriremo oggi, come anche per il diritto all'inclusione dello studente visabile, sovente è la giurisprudenza ad avere un posto di meglio a situazioni che erano contrarie a Costituzione. D'accordo? Domanda dello studente straordinariamente appassionato all'argomento attento, acuto, che si pone questioni giuridiche di particolare spessore, e che però potrebbe chiedersi, va bene, ma il bilanciamento... ho capito che una certa parte di bilanciamento è una scelta politica, no? Ok. Ma quando parlo di bilanciamento in termini giuridici, quindi dico che un certo diritto non può essere sacrificato oltre un certo limite, nel concorso con altri diritti fondamentali, con altri interessi Costituzionali. E ho capito anche che se c'è una Corte Costituzionale che tutela la Costituzione nei confronti della legge, la Corte Costituzionale è uno dei giudici che principalmente si occuperà di bilanciamento, d'accordo? Però la domanda di fondo è, con quali criteri giuridici un giudice accerta che un bilanciamento è legittimo o meno? Quando, cioè, può dire che il nucleo incomprimibile di un determinato diritto è stato cancellato? Allora, qui si aprono ovviamente molte possibili strade che potremmo seguire, nel senso che l'argomento è di straordinaria complessità e lo è in qualsiasi ordinamento giuridico evoluto. È un tema che si ripropone in tutti gli ordinamenti contemporanei. Diciamo questo in due parole. Il principio di proporzionalità, vi ricordate, quando si spara ai passeri con un cannone? Ne ho parlato con voi, naturalmente. Siete il terzo corso diverso che faccio in queste settimane, quindi ogni tanto ho questa sensazione straniante di dire delle cose che non ho detto. Benissimo, il principio di proporzionalità in qualche modo ci aiuta anche qui, nel senso che quando il giudice ha di fronte una legge che sacrifica un determinato diritto per tutelarne un altro o sacrifica un determinato diritto per tutelare un certo interesse, la prima domanda che si fa è se quel sacrificio è proporzionato, cioè se per soddisfare un certo diritto l'altro diritto sacrificato è stato sacrificato il minimo indispensabile. Questo è un primo criterio giuridico. Al fondo è innegabile che la valutazione conclusiva, cioè se il bilanciamento è proporzionato o è sproporzionato, porta spesso i giudici costituzionali ma anche amministrativi, li porta al confine delle scelte politiche e da lì nascono sovente polemiche molto forti tra politica da una parte e giudici dall'altra, d'accordo? Perché il confine che separa ciò che è diritto e ciò che scelta che spetta all'autorità politica non è tracciabile con una penna. Diciamo che esistono una serie di criteri di giudizio e quello di proporzionalità, senz'altro quello più utilizzato, che in qualche modo guidano la decisione che un giudice fa. Facciamo un esempio, quando scopriremo che il diritto all'inclusione scolastica dello studente disabile passa anche per il diritto al trasporto scolastico intuitivo e scopriremo che una legge regionale che dica, semplifico, garantisco il trasporto fino a che ho risorse, se non ce le ho ti arrangi, poi la vedremo meglio, e la corte dice no. Allora qui il punto qual è? Risorse pubbliche contro diritto all'inclusione. Non ti do il trasporto se non ho risorse. Sto sacrificando troppo diritto all'inclusione? La risposta è sì, perché se non arrivo a scuola manco posso essere... no, ecco, questa è stata un po' la valutazione. Altra cosa, chiaramente, è l'esempio delle modalità con cui quel servizio viene erogato. Quelle sono scelte che spettano, in quel caso, a legislatore regionale, d'accordo? La corte non entra sul come, però il fatto di dire tu potresti non beneficiare di quel servizio in quel caso intuitivamente toccava il nucleo essenziale, perché, ripeto, non vorrei essere... se non ti porto... se tu non puoi andare a scuola da solo perché la handicap è troppo grave e nessuno ti accompagna, l'inclusione scolastica manca, come dire, il passo prima. Certo, come detto, il problema del bilanciamento dei diritti fondamentali o di diritti fondamentali con interessi pubblici è un tema che si pone quotidianamente dinanzi a qualunque corte costituzionale. Un altro punto che vorrei chiarire, che è importante, è cercare di comprendere perché l'affermazione, il riconoscimento di un determinato diritto come un diritto fondamentale abbia conseguenze significative sull'ordinamento giuridico. In parte la risposta la conoscete già, dobbiamo ripartire dal criterio gerarchico in materia di fonti. Se la Costituzione è la fonte collocata sullo scalino più alto nella scala gerarchica delle fonti, se le fonti di grado superiore prevalgono sulle altre e se le fonti di grado inferiore devono rispettare i contenuti delle fonti di grado superiore, dire che la Costituzione riconosce un determinato diritto come diritto fondamentale, ha una conseguenza rilevantissima innanzitutto per lo stesso legislatore. Perché? Perché la legge dovrà necessariamente regolare quel diritto rispettandone il rango costituzionale. Non tutti siamo titolari di migliaia di diritti che non sono diritti fondamentali e che il legislatore con dei limiti è libero di regolare liberamente. Se un determinato diritto ha fondamento in Costituzione, innanzitutto significa che il suo nucleo fondamentale non può essere cancellato. Il legislatore dovrà preoccuparsi di regolarlo garantendone innanzitutto la tutela. Non è banale questo perché significa evidentemente porre un limite alle scelte discrezionali del legislatore che è molto forte. La seconda conseguenza la possiamo già vedere in capo all'amministrazione pubblica, cioè l'amministrazione pubblica. L'amministrazione pubblica, l'abbiamo detto, che cosa fa di mestiere? Interpreta e applica la legge. Per passare del tempo? No, per perseguire gli interessi pubblici che la legge le ha assegnate. Lo fa liberamente? Certo che no, principio di legalità, principio di tipicità lo fa esercitando i poteri che la legge le riconosce, d'accordo? L'amministrazione non è un jukebox, avendo di fronte disposizioni scritte le deve comunque interpretare, vi ricordate no? Le disposizioni scritte ne ricaunano. È chiaro che l'amministrazione che si trova a dover lavorare con disposizioni legislative che toccano diritti fondamentali deve partire da quello che ci siamo detti sino a qui, cioè di fronte a due interpretazioni possibili, una che tutela un diritto fondamentale, una che lo limita, lo comprime o lo cancella in modo significativo, l'interpretazione corretta sarà sempre la prima, d'accordo? È ovvio che l'amministrazione non può contraddire la legge, se la legge vieta una certa condotta l'amministrazione non può renderla possibile o se la legge non stanza determinate risorse per un'attività, l'amministrazione non è che può inventarsela, d'accordo? Non è che stampa lei la moneta, rende atto e applica, ma questi sono i casi limite. Nella stragrande maggioranza dei casi, e lo vedremo quando affronteremo la giurisprudenza amministrativa in materia di pay per esempio, di fronte a una normativa di rango legislativo che attua il diritto all'inclusione dello studente disabile, che scopriremo fra poco essere un diritto di rango costituzionale, di fronte a disposizioni legislative che possono essere lette in sensi diversi tra loro, la scelta corretta dal punto di vista interpretativo sarà sempre quella orientata alla tutela di quel diritto fondamentale, non alla sua limitazione. Domanda, il dirigente scolastico può di fronte ad un pay iscritto e approvato intervenire modificandone i contenuti? La risposta è in senso peggiorativo no, perché? In senso migliorativo se ne può parlare, se si assume lui la responsabilità ovviamente. Certo non lo può fare in senso peggiorativo ma per rispondere a questa domanda il percorso interpretativo corretto è quello che vi ho fatto ora, d'accordo? Ci sono domande fino a qua, prego. Le ordinanze ministeriali, come si inseriscono? Se parliamo di decreti ministeriali sono fonti secondarie, cioè le fonti secondarie sono composte da regolamenti dell'esecutivo che si dividono in regolamenti governativi adottati dall'intero governo, regolamenti ministeriali adottati da uno o più ministri oppure quei famosi BPCM, decreti da presidenza del consiglio dei ministri che ci hanno accompagnato durante l'era delle emergenze sanitarie. Se lei parla di ordinanze, il potere di ordinanza, allora l'ordinanza è un atto con cui un'autorità amministrativa si vede riconosciuta dalla legge la possibilità di introdurre delle regole che valgono per un periodo transitorio. Quelle regole possono anche essere diverse da quanto la legge stabilisce, ma servono per fronteggiare situazioni emergenziali. L'esempio più classico è le ordinanze di protezione civile, d'accordo? Calamità naturale, esigenza di intervenire rapidamente, seconda fase, esigenza di reperire beni, gara pubblica, anche no in caso di emergenza, certo minimo di confronto concorrenziale ma non la gara per selezionare dei beni, d'accordo? E le regole derogano rispetto alle norme di legge ma per un tempo limitato, se si riferisce a quello. Di ordinanze, sicuro che non siano circolari. La legge può tutto, nel senso che la legge può tutto, rispetto alle fonti secondarie può istituire i poteri normativi che ritiene in capo a un'autorità, d'accordo? L'ordinanza di un giudice è un provvedimento giurisdizionale che deve essere eseguito dall' amministrazione. L'amministrazione recepisce l'ordinanza, adotta un atto che non è ordinanza, però esegue l'ordinanza di un giudice. Quella è un'altra cosa ancora, ad ordinanza. Benissimo, allora sabato ho una richiesta di esercitazione pratica su 15, 16 fonti secondarie. No, no, sul serio, me la giri, la guardo, la guardo tu, la giri, ok. Bene, sì, prego, prego, scusate. Salve, io vorrei un'informazione, una verificazione in merito a quanto la dirigente scolastica possa intervenire sulla modifica della consegna del FEI. Ne parliamo quando parliamo del FEI. Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. diritto 2.2 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Guido i concetti di diritto fondamentale, di nucleo essenziale o nucleo incomprimibile, compreso perché la collocazione di un diritto in Costituzione, quindi il riconoscimento del fatto che si tratti di un diritto fondamentale, ha delle conseguenze pratiche sull'ordinamento, vediamo finalmente in che misura il diritto all'istruzione dei soggetti disabile, quindi il diritto all'illusione scolastica, rappresenta o meno un diritto fondamentale. Cominciamo, poi facciamo pausa e poi continuiamo. Allora, il punto di partenza fondamentale, interpretativo, è che la Costituzione, voi potete leggerla, rileggerla quanto vi fa piacere, espressamente non contempli il diritto all'istruzione dello studente disabile, inteso come diritto all'illusione, come diritto fondamentale. Questo diritto, espressamente, non è contemplato, quindi se io dovessi ricorrere al criterio letterale, ricordate, il fondamento letterale in Costituzione, non lo trovo. Esistono però tutta una serie di disposizioni contenute in Costituzione che aiutano a disegnare una trama normativa che letta sistematicamente, ecco l'avverbio magico, l'interpretazione sistematica, cioè l'idea che le disposizioni si leggono una assieme all'altra, non prese singolarmente. E l'unione di questi puntini, diciamo, di questi tratti disseminati nella nostra carta costituzionale, hanno infine condotto la Corte Costituzionale a riconoscere il diritto all'istruzione prima, l'illusione poi dello studente disabile, come un diritto fondamentale. Quali sono le disposizioni con cui necessariamente dobbiamo confrontarci? La prima è l'articolo 2 della Carta Costituzionale. L'articolo 2 che cosa ci dice? L'articolo 2, con una formula molto ampia, dice che la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell'uomo. Attorno a questa disposizione ci sono state battaglie interpretative non di poco conto fra gli studiosi del diritto costituzionale. Secondo alcuni è una formula generica che in qualche modo racchiude i diritti che la Costituzione elenca poi nello specifico, d'accordo? Dall'articolo 13 in poi la Costituzione contiene un lunghissimo elenco di diritti fondamentali, variamente disciplinati, e allora l'articolo 2 in qualche modo rimanda a quei diritti che sono scritti in Costituzione. Secondo altri, l'articolo 2 ha una funzione diversa, cioè oltre in aggiunta ai diritti scritti, quindi espressamente previsti in Costituzione, vi sono un'altra serie di diritti fondamentali che in realtà sono diritti inviolabili dell'uomo che come tale attraverso l'articolo 2 vengono riconosciuti. Esempio, diritto alla riservatezza, la famigerata privacy con cui tutti noi ci confrontiamo, è un diritto che voi non trovate menzionato in Costituzione, ma è un diritto che la Corte Costituzionale ha riconosciuto avere un fondamento in Costituzione. E il fondamento qual è? È quello dell'articolo 2. Da una parte c'è l'idea quindi di un elenco di diritti fondamentali previsto in Costituzione, e lì ci mettiamo un punto. Se tu volessi aggiungerne altri dovresti modificare la Costituzione, cosa che è possibile. La Costituzione può essere modificata seguendo quel particolare procedimento previsto nell'articolo 138 della Carta Costituzionale, quindi nulla impedirebbe che oggi si scrivesse un articolo 13b, dico io, che dice che il diritto alla riservatezza è un diritto fondamentale. Secondo l'altra tesi non occorre modificare il testo scritto, perché io tramite l'articolo 2, laddove identifico un determinato diritto come diritto inviolabile dell'uomo, automaticamente quel diritto diventa diritto di rambo costituzionale. Ci fermiamo 10 minuti e continuiamo dalla prima. Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. diritto 2.3 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. che non si riferiscono direttamente al diritto all'inclusione quindi all'istruzione dello studente visabile, ma che come detto costituirà una particolare trama normativa dalla quale vedremo il giudice costituzionale ha ricavato esattamente il diritto che rappresenta poi l'oggetto del nostro corso, anche perché tutte le disposizioni legislative che comincieremo oggi a vedere concludendo sabato in fondo sono strumenti che il legislatore ha adottato per garantire l'effettività dell'inclusione scolastica. Il primo abbiamo detto è l'articolo 2 che può essere letto come una porta di ingresso in Costituzione per diritti fondamentali che la Costituzione non ha nominato, osservazione, vabbè ma che problema c'è? Più diritti per tutti, bello slogan politico, nel senso che è meglio leggerlo in quel senso perché così possiamo configurare più diritti fondamentali per tutti. Allora qua rientra un po' il discorso fatto a proposito del bilanciamento, questo che dico ora sono considerazioni così che completano il ragionamento e che poi aiutano a riflettere forse. Il punto è che non esistono diritti a somma zero, cioè nel momento in cui io riconosco un diritto automaticamente o impegno risorse per soddisfarlo o riconoscendo quel diritto limito uno o più diritti concorrenti. Facciamo un esempio, io ritengo che diritto ad un'abitazione dignitosa debba essere considerato di rango costituzionale e quindi stabilisco che il diritto del conduttore, cioè di chi affitta un immobile destinato ad abitazione per sé e per il suo nucleo familiare, è un diritto fondamentale. Bene, che problema c'è? Nessuno con la consapevolezza che se lo configura come diritto fondamentale automaticamente il diritto di proprietà del locatore inevitabilmente si comprime. Nel caso per esempio del diritto all'inclusione degli studenti disabili credo che ragionevolmente possiamo essere tutti d'accordo che da un punto di vista politico è difficile essere contrario, non lo so, ognuno può avere le opinioni che vuole però diciamo. Il punto è che non è a costo zero, ovviamente impegna risorse che sennò potrebbero essere destinate ad altro. Questo per dire che chi legge l'articolo 2 come clausola chiusa, cioè non come porta d'ingresso ma come norma ricognitiva di diritti che stanno già scritti in Costituzione non lo fa perché è cattivo, lo fa perché interpretarlo all'opposto come una porta aperta eleva a rango costituzionale o può elevare a rango costituzionale un'altra serie di diritti che limitano altri diritti scritti in Costituzione. Questo è un punto, come dire, delicato, sufficiente essermi consapevole. La seconda disposizione interessante è l'articolo 3 della Carta Costituzione. L'articolo 3 si compone di due commi. Articolo 3,1 principio di eguaglianza formale, articolo 3,2 principio di eguaglianza sostanziale. Si dice che l'articolo 3 rappresenta l'esempio più calzante di compromesso ideologico fra le diverse anime che componevano l'assemblea costituente. Quindi l'articolo 3,1 con una visione, se vogliamo, improntata o comunque orientata a un modello di stato liberale. L'articolo 3,2 con l'eguaglianza sostanziale più vicina alle sensibilità politiche di quegli schieramenti che si riconoscevano in una ideologia socialista o perfino comunista. L'articolo 3,1 afferma l'eguaglianza formale che non è dare a tutti la stessa cosa, naturalmente, è trattare in modo uguale situazioni simili e differenziare il trattamento giuridico per situazioni diverse. La donna lavoratrice ha un periodo di congedo per maternità tot mesi prima del parto, l'uomo no. Non l'è dell'articolo 3,1, differenzia in modo diverso situazioni diverse, la donna che partoreggia non è l'uomo, mentre successivamente il congedo di paternità e di maternità può essere equiparato perché i doveri di cura possono essere assimilati. L'articolo 3,1 per ragioni storiche vieta tutta una serie di discriminazioni, sesso, religione, razza, oggi sappiamo che la razza non esiste ma la parola va pensata nel 1946 naturalmente con tutto ciò che c'era alle spalle e vieta una serie di discriminazioni che non occorrerebbe neanche vietarle perché sono implicitamente vietate in Costituzione, ma l'origine storica della Costituzione saggiamente spingeva a ribanirle. Diciamo che tanto tanti anni dopo non hanno fatto male forse, ma questa è una considerazione estemporanea di metà pomeriggio. Ma detto questo, chiudiamola qua, e detto questo invece il 3,2 ha un significato completamente diverso, nel senso che il 3,2 assegna alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo e l'effettiva partecipazione di tutti alla vita sociale, compendio io l'articolo 3,2. L'eguaglianza sostanziale perché? Perché muove dalla considerazione che di fatto esistono discriminazioni, la società non ci fa nascere tutti uguali e di conseguenza quelle differenze di partenza possono comportare una discriminazione di fatto. E allora il compito che la Repubblica si autoassegna è quello di rimuoverle. E' ovvio che siamo al cuore del conflitto o dell'equilibrio a seconda dei punti di vista fra libertà da una parte e eguaglianza dall'altra, no? E' l'equilibrio su cui si sorreggono tutti gli stati democratici contemporanei. La bilancia può pendere da una parte e dall'altra a seconda delle culture politiche, del contesto sociale, economico, dei tempi, c'è di tutto quel che volete. L'articolo 3 in qualche modo, il nostro articolo 3, in venti righe, non so quante sono, in quindici righe, contiene un po' questo eterno dilemma che connota gli stati democratici. Ora, il 3,2 è una disposizione che nel contesto che ci occupa è particolarmente interessante perché in effetti lo studente disabile scontra una situazione di fatto di partenza che lo sbattaggia rispetto a tutti gli altri. E' un dato oggettivo, non è una colpa e non è superabile senza un intervento attivo da parte dell'autorità. Anche questo mi pare intuitivo. Poi, naturalmente, l'intensità, la misura, le modalità possono essere opinabili, però rimuovere quell'ostacolo intuitivamente è uno degli esempi più canzanti di intervento da parte dell'articolo 3,2. Accanto a queste due disposizioni c'è poi tutta una serie di altre disposizioni che incontriamo nel titolo secondo della parte prima della nostra Costituzione, intitolato Rapporti Eticosociali. Qui, adesso lo dico scherzando, l'assemblea costituente è un po' raggruppato sotto un unico cappello, tutta una serie di situazioni che vanno dalla disciplina della famiglia, viene menzionato il matrimonio, i diritti doveri dei genitori nei confronti dei figli e vengono però anche menzionate una serie di diritti sociali fondamentali, l'articolo 32 diritto alla salute, per esempio, è qui, è scritto in quest'anno. Per quanto ci interessa, invece, vi chiamo l'attenzione sull'articolo 33,2 che dice che la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Leggiamola assieme all'articolo 34,1. La scuola è aperta a tutti e completiamo il quadro con l'articolo 38,3. Qui siamo nell'ambito di quelli che la Costituzione chiama rapporti economici e l'articolo 38,3 ci dice che, con il linguaggio del 1946, naturalmente il 46-48 quando è stata scritta la Costituzione, gli inabili e diminorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Allora, questo insieme di disposizioni che cosa ci dice? Riconosce un primo diritto in Costituzione per i soggetti disabili che era concepito con lo spirito del tempo, naturalmente, non con la sensibilità c'è un culturale che poi è venuta evolvendosi. Ci dice che la Repubblica si occupa, si fa carico di norme generali sull'istruzione e istituisce presente, verbo lo fa, non è che può farlo, scuole statali per tutti gli ordini e gradi e il 34,1 sta un po' al centro di tutto ciò. La scuola è aperta a chi? Accanto a queste disposizioni costituzionali che vi chiederei di prendere e mettere un attimo da parte, nelle slide qui troverete un ordine degli argomenti un po' diverso ma non credo che vi verrà l'influenza per questo, uno comprende che l'ordine è stato leggermente nel senso che mi sembra più utile introdurre qui, prima di affrontare la giurisprudenza costituzionale, prendere in considerazione altre disposizioni che sono rilevanti per il nostro tema e che incontriamo nelle norme costituzionali che disciplinano i rapporti fra legge statale e legge regionale. Vi ricordate la torta da dividere per fette? Con metafora culinaria, l'ordinamento possiamo pensarlo come una grande torta che la Costituzione ripartisce in fette, alcune sono di competenza della legge statale, altre sono di competenza della legge regionale, altre sono di competenza dell'una e dell'altra che concorrono assieme, d'accordo? Regolando determinate ora l'articolo di riferimento è il 117 della Carta Costituzionale, l'articolo 117 è costruito in questo modo, seguitemi, molto semplice, comma 2 un lunghissimo elenco di materie cioè di fette di torta, diciamo che l'importante è che passi il concetto, un lungo elenco di fette di torta che la Costituzione riserva alla legge dello Stato, vanno dalla lettera A alla lettera S, decine di materie che sono di competenza esclusiva della legge dello Stato, sono tutte le materie nelle quali tradizionalmente si esplica la sovranità dello Stato, d'accordo? Sicurezza interna, politica estera, difesa, governo dell'economia, diritti fondamentali, adesso semplifico e in più giurisdizione. Il comma 3 prevede un secondo elenco di materie che sono materie di competenza concorrente, le famose fette di torta ripartite, la base la deve dettare la legge dello Stato, la panna la mette la regione, lo Stato detta i principi fondamentali di una certa materia, la regione attua quei principi, ci sono materie importantissime, l'organizzazione del servizio sanitario per esempio sta tra le materie concorrenti. Tutte le fette di torta che non sono assegnate dal comma 2, non sono assegnate dal comma 3, sono automaticamente di competenza regionale, di competenza della legge regionale, ce lo dice il comma 4. Questo schemino cartesiano è poi complicato da una serie di criteri interpretativi che vi risparmio nel senso che, primo, la metafora culinaria funziona nelle aule universitarie, nella pratica funziona molto meno e cioè è difficile ripartire al millimetro le competenze per materie. Per esempio una legge sugli asili nido, in che materia ricade? Istruzione, lavoro, diritti fondamentali, tutti, un po' tutti. Una legge che disciplina la produzione di energia da punti rinnovabili, in che materia cade? In energia, ma tocca anche l'ambiente, ma tocca anche le attività produttive, tocca anche l'urbanistica. Quindi il riparto per materie trasmette un'idea di certezza cartesiana, molto chiara. Nella BRASI non è così facile, d'accordo? Seconda considerazione, uno dice, beh, adesso abbiamo uno stato regionale che riconosce la competenza regionale di tutto ciò che non è nominato, quindi la legge regionale è la fonte a competenza generale. Formalmente è corretto, il problema è che tu nel comma 2 e nel comma 3 hai un elenco talmente analitico di materie, che sono o dello stato o di competenza concorrente, che al fondo, tolte tutte le fette di torta, tutte le fette di torta che sono di competenza mista, resta veramente pochino, d'accordo? Domanda dello studente sveglio, vabbè, e a me che importa in vista del... e no, ora ci arriviamo, nel senso che diverse disposizioni toccano in qualche modo la materia del nostro corso. Ad esempio, le norme generali sull'istruzione sono materie di competenza esclusiva statale, quindi solo la legge dello Stato può dettare norme generali sull'istruzione. Certo, diciamo, la questione sta nell'aggettivo generali, che cosa significa, però di fatto le scelte fondamentali in materia di istruzione le compie la legge dello Stato. Un'altra materia molto importante per il nostro tema è quella indicata dalla lettera M del comma 2 dell'articolo 117, che riserva alla legge dello Stato, qui leggo testualmente la formula che usa la Costituzione, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Che cosa significa questo? Significa che quel nucleo incomprimibile dei diritti, anche sociali, viene deciso dalla legge dello Stato. È lo Stato che fissa lo standard minimo. Qual è la conseguenza? Evidentemente che la Regione può essere titolare di proprie competenze, lo vedremo poi in un caso, ma nel rispetto degli standard fissati dalla legge dello Stato. Infatti uno dei casi su cui ci soffermeremo brevemente riguardava proprio la pretesa di una Regione di subordinare il servizio di trasporto scolastico per gli studenti disabili alle risorse disponibili. Lo potrebbe fare? In teoria sì, no, nel momento in cui tocchi un diritto fondamentale. Quindi questa clausoletta della lettera M in qualche modo vincola trasversalmente tutte le competenze regionali. Questo è un punto importante perché, per esempio, negli Stati federali, negli Stati federali degli Stati Uniti, Germania, si differenziano dagli Stati regionali un po' anche per questo, perché ammettono una differenziazione nel trattamento dei diritti fondamentali da Stato a Stato. Negli Stati regionali prevale l'esigenza che lo Stato regionale e lo Stato centrale uniformi la disciplina, ricordo? Per i diritti fondamentali. Nell'ambito del 117,3, cioè tra le materie concorrenti, incontriamo però l'istruzione. Qui il legislatore che ha riscritto la Costituzione, questo è il punto della riforma costituzionale del 2001, ha un po' pasticciato nel senso che l'istruzione compare tra le fette ridotte esclusive dello Stato, norme generali, e poi è ripresa tra le materie concorrenti, che ha creato una serie di conflitti costituzionali infiniti fra Stato e regioni, per capire chi poteva fare che cosa. Semplificando al massimo, le norme generali sono dello Stato. La regione certo può intervenire per esempio disciplinando alcuni aspetti organizzativi sul proprio territorio, d'accordo? Ma le scelte di fondo sono contenute nella legge dello Stato. Anche il comma quarto però, quello che ci dice che tutte le fette di torta che non sono dello Stato o di competenze concorrenti sono regionali, c'è comunque utile. Perché? Perché il gioco di indovinare una materia che non è riconducibile al comma due, non è riconducibile al comma tre, quindi è regionale, è un giochino che non si è rivelato facile per le regioni in questi 23 anni. Una delle materie riconosciute in effetti di competenza residuale regionale è il trasporto scolastico locale. E' una materia che in effetti è di competenza residuale regionale e lo cito proprio perché poi ci verrà utile per quanto dire. Delineata questa cornice normativa, questa serie di disposizioni costituzionali che in qualche modo assumono rilevanza, vediamo ora come la Corte Costituzionale le ha interpretate, le ha messe in qualche modo a sistema e lo faremo soffermandoci su tre decisioni che sono poi quelle che mi sono state messe a disposizione. E allora, è ovvio, il tema non è lo studio analitico e meticoloso del caso giudiziario in ogni suo risvolto processuale e sostanziale, non è questo. Il tema è la sostanza del giudizio della Corte e le premesse giuridiche che lo so regolano. Allora, la prima sentenza che prendiamo in considerazione è la 215 del 1987, quindi siamo 37 anni fa, un contesto anche culturale profondamente diverso, questo lo risconterrete nel linguaggio anche che la Corte usa, sì ve l'ho messa, è la sentenza 215 del 1987, ma è quella messa a disposizione, la recuperate poi. Naturalmente il linguaggio che la Corte usa riflette il linguaggio che il legislatore impiegava in quegli anni e il tema era una disposizione di legge che non garantiva ai soggetti portatori di handicap, il linguaggio era quello ripeto di allora, la frequenza alle scuole medie e superiori. La legge cioè diceva che la frequenza alle scuole medie e superiori sarà facilitata, facilitata vuol dire sarà garantita, giusto? Sarà facilitata vuol dire che nella misura in cui le risorse, l'organizzazione, i contesti lo consentono, lo studente portatore di handicap potrà frequentare le scuole superiori. Da dove? Ciò non sarà possibile, lui non ha diritto di frequentarle. Qual è la risposta che la Corte dà alla questione di legittimità costituzionale? Cioè qui c'è stato un giudice che di fronte ad un soggetto portatore di handicap il quale ha contestato il fatto di non vedersi garantito il diritto alla frequenza della scuola superiore, si è rivolto al giudice lamentando la lesione di un suo diritto fondamentale. L'amministrazione ha risposto io ho la legge che dice così e non devo e il giudice ha fatto che cosa? Ha confrontato la legge con la Costituzione, ha ritenuto che potesse esserci un contrasto fra la legge e la Costituzione e si è rivolto al giudice costituzionale che vi ricordate è il giudice che tutela la Costituzione da lesioni apportate da norme di legge e la Corte Costituzionale in effetti giudica in Costituzionale questa disposizione legislativa stabilisce quindi che la frequenza alle scuole e medie superiori dei soggetti portatori di non deve essere facilitata ma deve essere assicurata e interessante per noi è naturalmente la motivazione mi riferisco ai paragrafi da 5 in poi anche qui non è che uno debba imparare a memoria riga per riga i concetti che sono quelli fondamentali perché perché la Corte Costituzionale naturalmente dà atto di una di un'evoluzione innanzitutto culturale nell'approccio ai soggetti portatori di etnica, si passa dalla scuola della segregazione alla scuola dell'inclusione è un processo culturale prima che normativo e si pone ovviamente il problema che anche voi avete ben compreso io posso dichiarare in Costituzionale una legge nella misura in cui lede una esposizione costituzionale ma io giudice costituzionale non ho un articolo della Carta Costituzionale che dice che il diritto all'istruzione del soggetto portatore di etnica, uso sempre il linguaggio del 1987, deve essere assicurata e allora qual è il ragionamento giudico che la Corte compie? è esattamente un'interpretazione sistematica di che cosa? di tutte quelle disposizioni che vi ho menzionato prima la Corte cioè ricorda l'articolo 2 della Carta Costituzionale quindi esistenza di diritti inviolabili, l'articolo 3,2 l'eguaglianza sostanziale che si persegue rimuovendo gli ostacoli di fatto che possono sussistere alla piena integrazione di un individuo, l'articolo 34,1 eccetera l'articolo 38 terzo gomma cioè nella sostanza la Corte Costituzionale leggendo in chiave sistematica giunge a riconoscere nel caso specifico il diritto dello studente portatore di etnica a frequentare l'intero ciclo di istruzione. Questa è la conclusione. Esiste un diritto fondamentale che non è scritto ma che ricavo in via interpretativa, magari la bolla che lo ciugano ricava un diritto fondamentale all'inclusione scolastica che tra i suoi contenuti ha innanzitutto quello di tradursi nel diritto a che venga assicurata l'istruzione per l'intero ciclo di studi. Un aspetto interessante che vi segnalo è il riferimento, anche qui naturalmente siamo nel 1987 quindi alcuni ragionamenti oggi possono, dopo che si è compiuto il processo di maturazione culturale, però dobbiamo porci con la testa del giudice di allora finisco i ragionamenti o poi mi chiedo, cioè laddove prende in considerazione anche l'articolo 34 terzo comma della Corte Costituzionale che dice che cosa? L'articolo 34 dice che i soggetti capaci e meritevoli anche se privi di meriti hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti nello studi. Prende in considerazione questo comma perché? Perché questo comma potrebbe essere letto al contrario, cioè potrebbe dire beh se uno studente non è capace e non è meritevole e lo studente è disabile, troppo spesso non è capace e meritevole al pari di uno studente normo dotato e allora in questo caso io potrei anche dire sì ma l'impegno che la Repubblica prende è nei confronti di quel soggetto e qui però riemerge quell'idea di eguaglianza in senso formale più che sostanziale, cioè io posso equiparare situazioni equiparabili, non equiparare situazioni diverse. Quindi il punto di partenza è diverso, un soggetto ha più capacità di un altro ma non, come dire, allora è giusto premiare chi è più capace consentendogli il percorso di studi ma ciò non legittima discriminare chi è meno capace, soprattutto senza la minima colpa. E' ovvio che questo tipo di ragionamento, anche se scopriremo poi quando affronteremo la giurisprudenza sovranazionale, che il vieto di discriminazione è esattamente la clausola più interessante per noi, ci ragioneremo su questo. Discriminazione diretta e anche indiretta. In questo caso però ragionare invocando l'articolo 34 terzo coma sarebbe discriminazione diretta, perché ti sto discriminando per la tua disabilità, di che sarebbe chiaramente contrario. Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 2.4 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Passiamo ora ad esaminare la disciplina di rango sovranazionale. Il fatto che esista una dimensione giuridica al di là della dimensione statale, è un concetto che immagino faccia parte della cultura generale di ciascuno di voi, e che in qualche modo abbiamo già visto nell'ambito del nostro corso, l'abbiamo visto quando ci siamo soffermati sulle fonti di diritto dell'Unione Europea. Norme di un ordinamento diverso dal nostro, atti giuridici, atti normativi di un ordinamento diverso, quello dell'Unione Europea, al quale l'Italia ha scelto di aderire, è che introducono regole giuridiche nell'ordinamento italiano, avendo come presupposto una limitazione della sovranità dello Stato. La sovranità statale è un po' il dogma su cui si è costruito lo Stato come forma di organizzazione del potere politico, ha raggiunto il suo apice tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, con le conseguenze che tutti noi ricordiamo molto bene. Se guardiamo all'esperienza del diritto internazionale e del diritto statuale conseguente alla fine della Seconda Guerra Mondiale, possiamo constatare come con la Costituzione inizialmente dell'ONU, cioè l'Organizzazione delle Nazioni Unite, con la progressiva formazione di quella che oggi chiamiamo Unione Europea, ovviamente con riferimento agli Stati che ne fanno parte, ancora con la Costituzione di un sistema di giustizia sovranazionale che è il cosiddetto sistema CEDU. CEDU è l'acronimo che sta per Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali e sta anche per Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Ci soffermeremo poi spiegando meglio, d'accordo? È un'organizzazione, è un sistema di tutela dei diritti fondamentali al quale aderiscono liberamente un numero significativo di Stati, l'aggettivo europeo non deve entrare in inganno perché nasce nel contesto europeo, ma vi fanno parte molti Stati che non c'entrano nulla con l'Unione Europea, d'accordo? Allora, questa dimensione sovranazionale del diritto tocca anche il tema del nostro corso e non a caso, se avete dato un'occhiata alle slide, noi prenderemo in considerazione innanzitutto un atto normativo proveniente dalle Nazioni Unite, cioè la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Convenzione che è stata introdotta, tra virgolette, recepita dallo Stato italiano con la legge numero 18 del 2009. La Convenzione è di qualche anno prima. Prenderemo poi in considerazione quello che ho appena ricordato, cioè il sistema CEDU a tutela dei diritti fondamentali, cercando ovviamente in termini assai succinti di spiegare che cos'è questo sistema CEDU, come opera e comprendendo poi qual è il rilievo concreto sui temi del nostro corso. Prenderemo in considerazione anche il diritto dell'Unione Europea, nella parte in cui si occupa esattamente di vietare discriminazioni basate anche su una situazione di disabilità fisica e le ripercussioni che ciò può comportare nell'ordinamento d'Italia. Andiamo con ordine. Sulla nascita dell'ONU, cioè la Costituzione dell'ONU nell'immediato dopoguerra, le sue finalità, l'idea di un governo mondiale degli Stati che prevenga conflitti armati, in qualche modo conducca il diritto internazionale, che era un diritto che si basava in buona sostanza sulla forza, sino ad un certo punto con la forza che comunque prevaleva sulle regole giuridiche, tra l'idea che si possa in qualche modo governare anche quel sistema di relazioni giuridiche tra Stati. La vicenda dell'ONU è una vicenda istituzionale molto complessa, articolata, con dei limiti che nascono dalle stesse modalità organizzative dell'organizzazione e tuttavia tra gli atti normativi che sono stati generati nel corso dei decenni successivi c'è anche la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. È un atto normativo che quindi deriva dall'ordinamento internazionale, che lo Stato italiano lo ha sottoscritto e poi con una legge statale lo ha introdotto nell'ordinamento italiano, facendolo diventare diritto anche per l'ordinamento dello Stato. Sul piano del diritto internazionale esistono delle regole giuridiche che sono regole consuetudinarie, cioè si sono formate nel tempo e regolano i rapporti fra gli Stati. Ad esempio, il diritto di ricorrere alle armi per difendere l'integrità territoriale di uno Stato è considerato una norma di diritto consuetudinare, d'accordo? Esiste poi il diritto scritto, che è quello che gli Stati, sono sostanzialmente dei contratti che gli Stati stipulano fra loro. Questi accordi si chiamano trattati, d'accordo? E vengono poi recepiti da ciascuno Stato attraverso le proprie fonti interne. Lo Stato assume l'obbligo sul piano internazionale con un determinato accordo e lo trasforma poi in diritto interno. Lo raccontate veramente in maniera, come dire, rozza, ma sufficiente ai nostri fini. Ora, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità è un articolato normativo piuttosto corposo, se l'avete preso in mano, e che naturalmente non si riferisce solo alla dimensione dell'istruzione, ma si riferisce anche a quella dell'istruzione. Noi su che cosa ci soffermeremo? Intanto mi sono perso l'ora d'avvio. Abbiamo cominciato alle cinquanta? Quarantacinque? Sono sette minuti. Non barate. Sette minuti. Quarantacinque, va bene. Dicevo, ci sono alcuni concetti sui quali è opportuno soffermarsi. Perché? Perché scopriremo come alcuni dei concetti introdotti nella Convenzione delle Nazioni Unite in realtà erano presenti in atti normativi dell'Unione Europea antecedenti, quindi in qualche modo la Convenzione attinge da esperienze giuridiche che già c'erano, d'accordo? E alcuni dei concetti introdotti sono poi ripresi tanto nel sistema CEDU che nella giurisprudenza dell'Unione Europea, e poi a cascata li ritroviamo nelle fonti legislative italiane e nella giurisprudenza italiana. Questo non è sorprendente, nel senso che diritto sovranazionale e diritto nazionale tendono a integrarsi, per cui se in ambito sovranazionale viene introdotto un determinato concetto o una determinata prescrizione, quella che ha la prescrizione poi vale anche nel diritto interno, ma in qualche modo i concetti giuridici e culturali che stanno a monte della prescrizione sovranazionale vengono poi ripresi in ambito nazionale, è un circolo, d'accordo? Non è sorprendente, tant'è vero che spesso la Corte Costituzionale cita la Corte di Strasburgo, che cita la Corte di Lussemburgo, Strasburgo, CEDU, Lussemburgo, Unione Europea, d'accordo? È un circolo per certi versi virtuoso, che può essere virtuoso o meno a seconda dei punti di vista delle singole vicende giudiziarie, però certo pensare di poter studiare un diritto fondamentale come scopriremo, anzi già sappiamo che ha fondamento in Costituzione, ma scopriremo che ha un fondamento anche nella Carta Europea dei Diritti dell'Uomo, o meglio nella Convenzione Europea, e scopriremo che ha anche un fondamento nel diritto dell'Unione Europea. È un fondamento, matrice internazionale, nella Convenzione dell'Uomo, d'accordo? Il diritto è lo stesso, ma ciò che concorre a formarlo ha provenienze diverse. Chiaro che alla fine il giudice nazionale recepisce questi stimoli, questi input e li converte in contenuti di diritto nazionale. Non deve sorprendere questo. E sempre in rapporto ai tempi che viviamo, non piace il diritto europeo, c'è la Brexit, nessuno suppone di farne parte. Non ti piace il diritto della CEDU, il sistema CEDU, ne esci. La Russia per esempio l'ha fatto dal sistema CEDU, l'Italia l'ha fatto dall'Unione Europea. Nessuno ti obbliga, non c'è un dogma che ti imponga di farne parte. Se ne fai parte accetti che quelle prescrizioni giuridiche siano per te vicolanti fino al punto in cui non toccano l'essenza della tua sovranità, d'accordo? Ora, quali sono gli spunti che ricaviamo dalla Convenzione delle Nazioni Unite? Innanzitutto discorsivamente è evidente che rappresenta un punto di approdo innanzitutto culturale, la disabilità da donna d'ombra quasi, che poco notava le società anche evolute, riacquista centralità e diventa un elemento con cui fare i conti ma in senso positivo, nel senso cioè di riconoscere determinati diritti fondamentali superando una situazione di svantaggio, di partenza. Questo è un po' il filo rosso che si rinviene in tutta la Convenzione. Siamo? Ok. I primi due concetti su cui vorrei fermarmi con voi, ma lo faccio appunto perché poi li ritroveremo anche nell'ambito degli altri ordinamenti, sono due concetti basilari. Il primo è quello di discriminazione fondata sulla disabilità e il secondo la nozione di accomodamento ragionevole. Sono entrambe contenute all'articolo 2, il testo poi lo potete recuperare e sono particolarmente interessanti perché sono due nozioni che in qualche modo si tengono assieme. La discriminazione fondata sulla disabilità è qualsivoglia distinzione, esclusione, restrizione che venga introdotta sulla base della disabilità e che abbia come scopo o l'effetto, scopo discriminazione diretta, voglio discriminare effetto, non vorrei ma il risultato è la discriminazione. È quello di pregiudicare o annullare il riconoscimento, godimento, esercizio su una base di eguaglianza, non formale, sostanziale, di tutti i diritti e le libertà in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo. È una formulazione amplissima che però ripeto contiene alcuni concetti fondamentali, distinzione, esclusione, restrizione, qualunque misura limitativa. Io posso pregiudicarti vietandoti, escludendoti, restringendo anche l'esercizio di un determinato diritto, non occorre necessariamente La sentenza della Corte dell'ottantasette si preoccupa di dire che è dovuta all'istruzione delle scuole superiori, cioè diventa diritto ciò che era prima una facoltà per l'autorità pubblica. Passati tott'anni siamo al punto di discutere la misura in cui deve essere assicurato il trasporto scolastico, l'evoluzione è significativa. Mentre come detto scopo oppure effetto rimandano a due possibili discriminazioni. La disposizione conclude così, è considerata discriminazione anche il rifiuto di un accomodamento ragionevole. E che cos'è l'accomodamento ragionevole? Le modifiche e gli adattamenti necessari e appropriati, che non impongano oneri sproporzionati oppure eccessivi, adottati per garantire alle persone con disabilità il godimento dei propri diritti su una base di eguaglianza con tutti gli altri. La formulazione è particolarmente interessante perché richiama un altro concetto basilare su cui ci siamo soffermati più volte, il principio di proporzionalità. Giusto? Perché? Perché modifiche, adattamenti necessari e appropriati sono dovuti, e se te li rifiuto costituisce discriminazione, con una clausola, purché non introducano oneri sproporzionati oppure eccessivi. Perché dico interessante? Perché ritorniamo al bilanciamento di cui parlavamo prima, d'accordo? Non esistono diritti a somma zero, nessun diritto è illimitato, neanche il diritto all'inclusione scolastica. La limitatezza di risorse, intesa nel senso della regione Abruzzo che dice decido io, non è un limite valido, ma ciò non significa che l'onere posto a capo dell'istituzione scolastica, dello Stato, dell'amministrazione interessata, non debba comunque anch'esso parametrarsi a un limite di proporzionalità. Facciamo l'esempio del diritto alla salute. Io ho diritto alla tutela della mia salute, d'accordo? E ho diritto a che il Servizio Sanitario Nazionale mi fornisca le prestazioni necessarie. Ma se una struttura sanitaria ha cinque sale operatorie e malauguratamente sono occupate tutte nello stesso momento, io aspetto. Certo, se ce ne fossero sei sarebbe meglio e se siamo i sei e ne servirebbero sette, allora costruiamone 500. Con 500 siamo tutti sereni. È possibile? No. Cioè il migliore dei mondi possibili? Sì. A patto poi di disseminare ovviamente il nostro territorio di strutture sanitarie perché allora non basterebbero mai, d'accordo? Cioè esiste un limite fattuale, normativo, finanziario, superato il quale l'onere diventa sproporzionata. Domanda, quando diventa sproporzionata? Quindi cadiamo in quelle valutazioni che dicevamo prima, d'accordo? Cioè si tratta caso per caso di valutare se quella che si chiama la collisione col termine diciamo incisivo fra diritti fondamentali, fra diritti fondamentali e interessi pubblici ha un punto di equilibrio che è ragionevole o non lo è. Ed è una valutazione che inevitabilmente un atto normativo così generale non può che rimandare ai singoli istanti. Si tratterà di valutare in concreto quando l'accomodamento è ragionevole e quando non lo è. Non è che puoi deciderlo a priori, d'accordo? In sé però è interessante il concetto. Cioè laddove la modifica non introduca oneri sproporzionati si tratta anche di valutare il contesto. Ad esempio un datore di lavoro deve adottare accomodamenti ragionevoli ma naturalmente gli accomodamenti che possono essere imposti a un soggetto già privato sono minori di quelli di cui si deve far carico l'autorità pubblica. Questo in qualunque stato è negativo. In sé però il rifiuto di un accomodamento ragionevole, il rifiuto cioè di una modifica che consente di superare la situazione di svantaggio di partenza costituisce discriminazione. Non è banale se ci pensate perché ribalta l'ordine dei fattori, cioè se c'è discriminazione va superata con l'accomodamento ragionevole. Se l'accomodamento non è possibile perché comporta oneri sproporzionati, questo è un altro paio di maniche. Faccio un esempio volutamente sciocco, d'accordo? Potrebbe rendere l'idea. Se io ho una vita di trasporti e necessito di autisti e l'autista per esempio fa soggetto portatore di handicap non vedente, non può pretendere di essere assunto, non so se mi spiego, cioè non è che può chiedere di essere assunto. Ora, esisterebbe la possibilità di ipotizzare una doppia guida che assista al soggetto non vedente consentendogli di realizzarsi come persona in due volte? Forse sì, ma è sproporzionato, non è che posso metterci tre persone per far guidare un mezzo di trasporto. È forzato l'esempio, d'accordo? L'onere sarebbe sproporzionata. In altri casi vedremo, casi concreti, come l'onere invece è stato giudicato non sproporzionato e dunque l'accomodamento ragionevole necessario. Se entriamo poi nelle singole disposizioni della Convenzione, interessante per noi è l'articolo 24 che si occupa esattamente del diritto all'educazione. Gli stati parti, che cosa significa? Parti di questa Convenzione, cioè che hanno sottoscritto la Convenzione, d'accordo? Riconoscono il diritto all'istruzione delle persone con disabilità, quindi il riconoscimento di un diritto fondamentale. Il comma 1 individua una serie di finalità perseguite dagli stati membri. Il comma 2 invece introduce, assieme al comma 5, alcuni obblighi di cui gli stati membri si fanno carico. Le finalità sono interessanti perché, certo, lette così, possano sembrare clausole generalissime, pieno sviluppo del potenziale umano, dignità, autostima. Interessante però è la lettera B, attenzione, sviluppo da parte delle persone con disabilità, delle proprie personalità, eccetera, sino alle loro massime potenzialità. Questa è una clausola che, lungi dall'essere retorica, ci porta agli obblighi che gli stati assumono, perché io devo garantire, in relazione all'istruzione, la possibilità di valorizzare al massimo le capacità di un soggetto disabile, tante o poche che siano, non importa. Quelle sono, ma quelle devono essere valorizzate. Tra gli obblighi che gli stati assumono c'è il fatto che le persone con disabilità non siano escluse dal sistema generale di istruzione, possano cedervi su una base di eguaglianza e qua ci si riferisce sia all'istruzione primaria che all'istruzione secondaria. Quindi vedete come la convenzione dell'ONU è successiva alla sentenza della Corte Costituzionale dell'87. La Corte Costituzionale aveva già recepito quest'obbligo d'accordo per lo Stato italiano. Ma no, non l'è sfuggito perché non me lo ricordo a memoria. L'abbiamo recepita nel 2009, siamo sempre lenti nell'attività. Comunque come dicono oggi, google it, let's google it, hai due clic e recupera l'anno. Non mi ricordo, lo facciamo in diretta. Ma no, lo scopriamo in diretta. C'è qualche volontario che vuole smanettare e scoprire l'anno, se no lo vediamo dopo. Poi c'è l'obbligo di fornire un accomodamento ragionevole, c'è l'obbligo di assicurare il sostegno necessario all'interno del sistema educativo generale e l'obbligo di fornire efficaci misure di sostegno personalizzato, che già vi rimanda naturalmente alle misure legislative che oggi disciplinano l'inclusione scolastica. Pay, il progetto, tutte le cose su cui poi ci soffermeremo, ma che sono esattamente la declinazione personalizzata delle misure di sostegno necessario. Anche il comma 5 è interessante, dicevo, perché stabilisce che l'espresso diritto che le persone con disabilità possano accedere all'istruzione secondaria superiore. Anche qui dobbiamo ovviamente metterci in un contesto culturale molto ampio in cui stiamo ribaltando la prospettiva, il diritto di frequentare l'intero ciclo di formazione, quindi in un certo modo lo ribadiscono espressamente anche per l'istruzione superiore. Siamo stati velocissimi, un annetto dopo l'abbiamo già ricevuto, quindi siamo in quegli anni. Come detto, molti dei concetti introdotti nella Convenzione, alcuni scopriremo tra poco, erano già presenti nelle trame normative presente dell'Unione Europea, il diritto di discriminazione, il diritto dello studente disabile all'istruzione superiore, lo troviamo nell'ordinamento ditto italiano grazie a quella sentenza della Corte Costituzionale del 1987. L'accomodamento ragionevole anch'esso in parte nella normativa europea era già presente, da lì è transitato all'ambito internazionale con la Convenzione e ricade oggi negli stati, all'interno delle legislazioni degli stati. Invertirei l'ordine rispetto alle slide, ma, ripeto, nessuno ha mai impreso il raffreddore per questo, nel senso che mi viene più semplice affrontare prima il diritto dell'Unione Europea, d'accordo? Perché in parte lo abbiamo già inquadrato parlando del sistema delle fonti dell'Unione Europea. A che minuto siamo, dottoressa Daimler? Allora, facciamo l'Unione Europea, poi ci fermiamo, poi facciamo il sistema CEU e la giurisprudenza, d'accordo? Senti, uno dice no però, io vorrei fare così, io vorrei fare così, vorrei insinuare una scherza, si può vedere? No, facciamo tutto solo qui. Ok, allora, l'Unione Europea. Quella che oggi chiamiamo Unione Europea nasce, come sapete tutti molto bene, nell'immediato dopoguerra e l'idea per cui costruire un mercato comune, costruire relazioni economiche stabili nel cuore dell'Europa era sentita come una premessa ragionevole per un futuro di pace. Eravamo alla fine della seconda guerra mondiale che aveva seguito la prima guerra mondiale che aveva visto l'Europa nell'uno e nell'altro caso l'epicentro, che poi al fondo molte considerazioni non si possono fare, ma in entrambi i casi l'epicentro è stato l'Europa e in quel contesto l'idea di un mercato unico tra gli stati aderenti era vista appunto come la precondizione per relazioni non più belligeranti tra gli stati che più facevano e quello è l'imprinting genomico con cui nasce l'attuale Unione Europea, cioè l'idea che le quattro libertà fondamentali, cioè la circolazione di beni, di mezzi, di servizi e di capitali rappresentasse la precondizione per la costruzione di un mercato comune. Evidente che il concetto di economia di mercato sottolineava la costruzione di ciò che sarebbe diventata l'originaria comunità economica europea e d'altra parte quello che dico sempre ai miei studenti e che magari a volte ha voglia di polemizzare come voi parlo di studenti universitari, dal punto di vista empirico non esiste salvo errore una forma di stato democratica che non conosca l'economia di mercato, cioè ci sono esistiti tentativi naturalmente di costruire alternative, conveniamo tutti che l'economia di mercato può essere oggetto di regolazione di limitazione e però empiricamente non esiste una forma di stato con caratteristiche che riconduce a una forma di stato democratica che non conosca l'economia di mercato. Ma detto questo l'Europa, la loro comunità economica europea subisce una serie di evoluzioni istituzionali, il trattato di Maastricht, di Sbona e quella che noi abbiamo di fronte a oggi cioè l'Unione Europea è qualcosa di profondamente diverso nel senso che come sapete bene le competenze dell'Unione sono via via ampliate, accresciute, certo la dimensione economica è preponderante e tuttavia... Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 2.5 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Il diritto all'inclusione, in realtà in senso molto ampio, dei soggetti disabili e il divieto di discriminazione. La carta dei diritti dell'Unione europea indica una serie di diritti fondamentali che l'Unione europea deve rispettare nel momento in cui disciplina le materie di propria competenza, ma se il diritto dell'Unione europea prevale su quello nazionale ed è vincolante per ordinamento interno, la conseguenza ovvia è che quei principi, quei diritti fondamentali che stanno a monte, ricadono poi a cascata sulla disciplina degli ordinamenti nazionali. La direttiva 2078, dicevo, non ha come finalità la sola condizione scolastica, ha come finalità quella di vietare discriminazioni anche fondate sull'indica, uso sempre il linguaggio che usa il legislatore al tempo, d'accordo? Interessante perché innanzitutto la direttiva europea, quindi come detto, assegna una finalità agli Stati membri che possono poi proseguirla con i mezzi normativi che preferiscono, ma è pur sempre una finalità juridica. Il primo punto introduce il divieto di discriminazione, discriminazione diretta e indiretta. La discriminazione diretta è il concetto giuridicamente più semplice, ne abbiamo già fatto cenno parlando della convenzione, questa roba, date bene, è successiva alla normativa europea di cui parliamo ora. La discriminazione diretta è quando l'ordinamento giuridico assegna un trattamento giuridico meno favorevole derivante dalla condizione di svantaggio di un soggetto. Tu sei un soggetto disabile, quindi non hai diritto all'istruzione superiore. Tu sei un soggetto che non è disabile, hai diritto all'istruzione superiore, sei un soggetto disabile e ti viene assicurata nella misura in cui ciò è possibile, questa è una discriminazione diretta. La discriminazione indiretta si verifica allorché in realtà le disposizioni normative possono sembrare neutre, non puntano a discriminare direttamente il soggetto in ragione di una delle sue caratteristiche, ma l'effetto finale è una discriminazione di fatto. Io parto da una situazione svantaggiata, se tu dai tutto a tutti allo stesso modo, ma io parto due metri più indietro, è ovvio che l'effetto di quella normativa alla fine è discriminatorio per me. L'intento non è discriminante, lo vedremo poi in un caso molto chiaro, ma l'effetto è questo. Notate come questo concetto diretto oppure indiretto lo ritroviamo poi nella Convenzione dell'ONU, ricordate il vieto di discriminazione sia che ha come effetto produrre sia l'effetto indiretto. Seconda considerazione interessante è che con un linguaggio diverso da quello che poi affinerà la Convenzione dell'ONU, in qualche modo però la normativa europea già con la direttiva in esame, quindi 24 anni fa, introduce una nozione che si avvicina molto a quella di accomodamento ragionatore. Il contesto è quello lavorativo, ma non deve sorprendere, l'Unione Europea si occupa innanzitutto di produrre i vieti di discriminazione avendo a mente il settore di cui si occupa e quindi innanzitutto l'ambiente produttivo. Che cosa introduce la direttiva? Degli obblighi positivi in capo ai datori di lavoro, ma con limite degli oneri eccessivamente sproporzionati, il datore di lavoro deve farsi carico di rimuovere situazioni pregiudizievoli per il dipendente disabile entro limiti di ragionevolezza, cioè laddove ciò non comporti per lo stesso datore di lavoro oneri che sono sproporzionati. Chiaro che le situazioni vanno viste poi caso per caso, all'Unione Europea interessa introdurre il principio, sono poi i stati che calibrano le normative sui singoli casi. Altre considerazioni interessanti potrebbero essere spese, per esempio la direttiva non fornisce una nozione di persona disabile o di persona con handicap seguendo il linguaggio del tempo. Come sapete bene è un concetto che è venuto evolvendosi, si è passati da un modello biomedico ad una concezione più ampia di natura bio-psicosociale e la normativa non si fa carico di stabilire chi sono i destinatari di quelle norme di tutela. È stata la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, diremo subito qualcosa di più confrontandolo con la Corte Europea, che in qualche modo ha contribuito ad una nozione ampia, inclusiva, seguita poi oggi dal legislatore italiano. Seguite altre ore di lezione destinate, immagino, anche a questi temi, per cui andiamo in ambito definitorio di scienze mediche, ma non solo, a me interessa segnalare il punto giuridico, cioè la nozione non è determinata, c'è stata un'evoluzione culturale che oggi conduce a un concetto più ampio di quello che raccontiamo. La terza dimensione sovranazionale che dobbiamo prendere in considerazione riguarda il sistema CEDU. Qui, chi di voi non viene da studi giuridici, senza colpa viene spesso indotto in errore dagli stessi organi di stampa. Corte di giustizia dell'Unione Europea, Corte Europea dei diritti dell'uomo, la prima Corte di Lussemburgo, così la facciamo più semplice, la seconda Corte di Strasburgo sono due giudici diversi. L'aggettivo europeo trae in inganno, ma parliamo di due giurisdizioni diverse. La Corte di Lussemburgo è un giudice dell'Unione Europea, è un organo giurisdizionale dell'Unione Europea e che compiti ha? Mentioniamo i due fondamentali. Giudica che gli atti dell'Unione Europea siano conformi ai trattati istitutivi dell'Unione. La dico in termini non tecnici, è un po' la Corte Costituzionale dell'Unione Europea, anche se non è così, però in fondo la funzione è quella. Seconda competenza importantissima, giudica della conformità delle normative nazionali a quelle dell'Unione Europea. Cioè, se il diritto dell'Unione Europea prevale su quello nazionale, ci può essere un contrasto d'accordo? E se un giudice ritiene il contrasto chiaro, dà direttamente prevalenza al diritto dell'Unione Europea. Nel caso la questione impaia dubbia, si rivolge alla Corte di Lussemburgo chiedendo, adesso semplifico, carissima Corte, la legge italiana che disciplina quest'aspetto, ti pare contrasti con queste norme europee? Se la Corte gli risponde no, non c'è contrasto, benone, il giudice applica la legge italiana. Se la Corte gli risponde sì, c'è contrasto, il giudice è rafforzato nella sua convinzione e ovviamente a quel punto è anche vincolato a dare prevalenza al diritto dell'Unione. E quanto sta capitando in questi giorni tra la maggioranza di governo e parte dei giudici che hanno sollevato questione pregiudiziale sulla normativa interna sui paesi cosiddetti sicuri per il rimpatrio degli immigrati. C'è una normativa europea, il giudice che cosa fa? Dubitando che la normativa italiana sia conforme, se lui fosse stato convinto che la normativa europea, cioè che la nostra non era conforme a quella europea, semplicemente doveva disapplicare quella interna. Nel momento in cui lui ha un ragionevole sospetto ma non è convinto, si è rivolto alla Corte europea, cioè di Dussemburgo, perché dica se la normativa interna contrasta o meno con quella europea. Questo è lo schema seguito. Poi non entro naturalmente nel merito della questione giuridica, non perché non abbia un'opinione abbastanza chiara, ma perché non attiene al nostro corso. La Corte di Strasburgo è un'altra cosa. Siamo negli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La Seconda Guerra Mondiale è scatenata dal nazionalismo aggressivo degli Stati. Anche la prima, per la verità. Siccome non ne abbiamo avuto abbastanza, abbiamo reiterato. Io mi vedo sempre gli anglosassoni che ci guardano e dicono noi avremo tutti i limiti del mondo, però alla fine due su due siamo dovuti. Lasciamo stare, questa è una polemica, ma oggettivamente è questo. Ma comunque, nel senso qual è? Nell'immediato dopo guerra, alcuni Stati più avveduti di altri pongono sul tavolo un tema che è un tema concettualmente rivoluzionario, cioè l'idea che la democrazia si realizza all'interno della forma statuale, ma la forma statuale è stata capace di scatenare due guerre mondiali, e questo è oggettivamente un tema. E allora, in quel contesto, operiamo una vera rivoluzione copernicana. Invertiamo l'ordine dell'idea di chi gira attorno a che cosa. Non è più l'individuo che gira attorno allo Stato, è lo Stato che gira attorno all'individuo. La sovranità statale si ferma davanti a diritti dell'uomo che sono inviolabili anche per lo Stato. E c'è un problema, però, che se ce lo diciamo tra noi, questo è bello, è condivisibile, ma se non c'è un giudice che lo garantisce, rimane sulla carta, d'accordo? Un giudice che lo garantisce vuol dire un giudice che sta sopra gli Stati e che può condannare gli Stati in caso violino diritti dell'uomo. E' una rivoluzione copernicana, naturalmente. E, all'inizio, il numero di Stati limitato, che poi cresce nel tempo, si chiama Convenzione Europea perché nasce nel cuore dell'Europa, d'accordo? Inizialmente gli Stati che vi parteciperanno sono tutti Stati europei. Oggi vi fanno parte la Russia, fino a che non ne ha sospeso l'applicazione, la Turchia, il Canada anche, mi pare. Cioè, Stati che non c'entrano niente con l'Unione Europea. E questi Stati che cosa fanno? Sottoscrivono una Convenzione, la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che riconosce determinati diritti dell'uomo, che sono poi quelli che trovate nelle Costituzioni dei Paesi Democratici. D'accordo? Non sono diversi. Quelli sono libertà personale, uniciliare, corrispendenza, comunicazione, associazione, religione, parola, pensiero. Divieto di discriminazioni. E istituisce un giudice, che è la Corte di Strasburgo. La Corte di Strasburgo, cioè la Corte Europea dei diritti dell'uomo, è composta da un giudice per ogni Stato membro, per ogni Stato aderente alla Convenzione, che però una volta nominato non è più giudice dello Stato, è giudice della Convenzione. E è un giudice che può condannare uno Stato, nell'ipotesi accerta che uno Stato ha violato un diritto fondamentale di un soggetto. D'accordo fino a qua? Sono stato chiaro? Ok. La Convenzione inizialmente prevedeva le libertà dell'uomo più strettamente afferenti alla sfera personale, libertà personale, la vea scorpus, cioè tutela dall'autorità statale, dall'arbitro, domiciliare, comunicazione, ecc. Nel tempo è venuta evolvendosi, sono stati aggiunti dei protocolli che hanno introdotto, ad esempio, la tutela di diritti patrimoniali, la proprietà trova tutela in un articolo che viene aggiunto successivamente. E in questi protocolli aggiuntivi, come scopriremo fra poco, trovano spazio anche dei diritti sociali che inizialmente non erano contemplati. Come funziona, per dirla male, la giurisdizione della Corte di Strasburgo? Innanzitutto tutela chiunque, cioè non è che tutela un soggetto in quanto cittadino di uno Stato, tutela un soggetto in quanto essere umano. Quindi l'immigrato clandestino in uno Stato che vede compressi i suoi diritti fondamentali può rivolgersi alla Corte di Strasburgo. È rivolta a contenere il potere statale, non a selezionare i beneficiari, l'accordo di tutela. Seconda cosa, il soggetto che ritiene che un suo diritto sia stato leso prima deve rivolgersi alla giurisdizione interna. Cioè io prima devo cercare tutela dai giudici nazionali. Se non mi danno tutela posso rivolgermi alla Corte di Strasburgo. La Corte di Strasburgo non è un grado ulteriore, vi ricordate i gradi? Non è un quarto grado. La Corte prende la convenzione, prende la vicenda fattuale e se valuta che quel diritto sia stato violato lo accerta e può condannare lo Stato membro a diverse sanzioni. Se accerta che un soggetto è incarcerato illegalmente la statuzione è scalinale. Se un mio diritto è stato pregiudicato in modo irreversibile lo Stato può essere condannato a una pena pecuniaria. Se il mio diritto deriva da una normativa statale consolidata lo Stato deve cambiare quella normativa. L'Italia per esempio ha avuto due vicende significative che hanno visto le pronunce della Corte di Strasburgo decisive nell'evoluzione dell'ordinamento. Ricordate tutti che da bambini i processi duravano vent'anni. Oggi durano un po' di meno. Non è arrivato un mago merlino che ha deciso che duravano di meno. A forza di collezionare condanne da Strasburgo per la durata irragionevole dei processi finalmente dopo un parto quadrigemellare il legislatore è riuscito a concepire la normativa per cui se oggi il limite temporale viene esporato io ho automaticamente diritto a una somma di denaro che in qualche modo mi indennizza dell'eccessiva durata. D'accordo? La seconda vicenda, molto più tecnica, ha riguardato l'espropriazione cioè l'amministrazione pubblica espropriava in taluni casi senza rispettare le garanzie di legge. Il principio aulico era cosa fatta a capo A. Cosa fatta a capo A? La proprietà passava all'ente pubblico. Poi si vedeva. La giurisprudenza di Strasburgo, tutelando il diritto alla proprietà ha costretto lo Stato a modificare questo modo di procedere per cui oggi se l'amministrazione espropria un fondo o lo fa rispettando la legge o la proprietà non passa. D'accordo? Questi sono stati i due eventi centrali. È ovvio che è un accordo che nasce come valvola di sicurezza cioè gli stati hanno avuto la classe dirigente di alcuni stati di quegli anni ha avuto l'intuizione di autoporsi un limite una sorta di clausola, una valvola di sfogo una valvola di sicurezza che dice che qualora passiamo il limite c'è un giudice che ci può richiamare a rispetto di quei diritti che tutti noi riconosciamo. Così nasce la CEDU. Nel tempo si evolve aumenta in modo significativo il numero di stati che ne fanno parte e oggi è un giudice che oggettivamente è sommerso da una quantità di ricorsi davvero significativa decine di migliaia di ricorsi che pendono ed è un giudice costretto ad occuparsi di materie diverse tra loro cioè l'oppositore al governo russo confinato in un gulag in assenza di garanzie processuali di un giusto processo ricorre come ricorre l'operatore economico italiano che ritiene di essere stato discriminato da una normativa antitrust penalizzante. E' chiaro che parliamo di cose diverse tra loro, d'accordo? E' un equilibrio che la Corte di Strasburgo non sempre raggiunge, fa fatica a raggiungere però la razza con cui è sorta continua ad accompagnarla. Ora, se io prendo la Convenzione europea dei diritti dell'uomo scopro che l'articolo 2 del protocollo addizionale numero 1 quindi il protocollo che si è aggiunto successivamente prevedendo diritti ulteriori a quelli originali l'articolo 1 tutela il diritto di proprietà quello che vi dicevo prima e l'articolo 2 invece disciplina il diritto all'istruzione diritto all'istruzione quindi come diritto sociale che non può essere rifiutato a nessuno quindi non prende in considerazione la situazione dello studente disabile ma come diritto dell'uomo non può essere rifiutato a nessuno. La norma poi continua dicendo che lo Stato nell'esercizio delle sue funzioni che assume nel campo dell'educazione e dell'insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori eccetera però l'inciso che ci interessa è il primo quindi col divieto di rifiutare questo diritto fondamentale a qualcuno è formulata in chiave negativa però è una disposizione significativa che fa il paio con l'articolo 14 che vieta discriminazioni il godimento dei diritti tutelati dalla Convenzione europea deve essere assicurato a chiunque senza discriminazioni fondate su sesso, razza, colore della pelle, lingua, religione eccetera è una disposizione che anch'essa è stata in qualche modo interpretata al pari del divieto è una disposizione antecedente a quella della Carta d'inizio d'accordo e che ha subito un'interpretazione non dissimile dal nostro articolo 3 della Carta Costituzionale e del divieto di discriminazione contenuto nella Carta d'inizio concetti simili che si richiamano e si ripropongono ora fermo questo quadro generale che cosa succede? succede che nel 2020 una studentessa GL o studentessa minore affetta da una grave forma di autismo non aveva ricevuto assistenza scolastica specializzata per i primi due anni della scuola primaria questa è la fattispecie di Patti la studentessa per mezzo dei suoi genitori si rivolge ai giudici nazionali non ottiene soddisfazione quindi non ottiene una sentenza favorevole e quindi si rivolge alla Corte di Strasburgo lamentando che cosa? lamentando che l'articolo 2 del protocollo addizionale letto sistematicamente con l'articolo 14 col divieto di discriminazione e con un altro articolo che a voi complica un po' la vita che è l'articolo 8 della CEDU che è l'articolo che tutela la vita privata e familiare è una disposizione che nella sua formulazione molto ampia è diventata una sorta di clausola di chiusura che tutela diritti diversissimi tra loro, d'accordo? cioè il diritto ad una vita di relazione sociale piena trova tutela anche nell'articolo 8 d'accordo? quindi una lettura sistematica di queste disposizioni porta la nostra studentessa a ricorrere contro lo Stato italiano lamentando che il suo diritto che nasce da quest'insieme di disposizioni cioè non essere discriminata per la sua disabilità ad accedere all'istruzione senza discriminazione per realizzare la propria personalità è stato illegittimamente compresso lo Stato italiano si difende dicendo che cosa? dicendo che non contesta naturalmente il fatto che era dato per Pacifico ma invoca il difetto di risorse economiche che non ha consentito di garantire quella misura specifica e la risposta della Corte di Strasburgo è particolarmente interessante ai nostri figli perché qui c'è un aspetto che vorrei toccare solo per completezza di ragionamento e poi c'è invece un punto che c'entra davvero con il nostro tema il punto che vorrei solamente sfiorare è questo intuitivamente la Corte di Strasburgo battina sul ghiaccio o cammina sulle uova cioè ha il mandato da parte degli Stati di sanzionarli per la brevazione dei diritti fondamentali ma è la prima a sapere che non esistono diritti a somma zero quindi nel momento in cui afferma la tutela di un determinato diritto sta dicendo a uno Stato che deve comprimerne un altro ci siamo? e questo crea inevitabili frizioni tra gli ordinamenti nazionali e la Corte di Strasburgo e questo spiega anche perché la Corte di Strasburgo fin dove può riconosca margini di discrezionalità agli Stati membri cioè agli Stati che la riconoscono come giurisdizionale in questo caso la Corte di Strasburgo non aveva molta voglia di entrare nelle questioni di bilancio dello Stato italiano d'accordo? e lo fa prendendo quale spunto? prendendo come spunto il fatto che è l'ordinamento italiano ad avere recepito la Convenzione delle Nazioni Unite vedete come tutto si tiene il ragionamento è sei tu che hai deciso di ispirarti a quei principi che ti vincolano e che io Corte di Strasburgo riconosco come miei perché quello che sta scritto nella Convenzione ONU in qualche modo lo ritrovo nella mia Convenzione d'accordo? e sei tu che hai scelto di recepirla e se hai scelto di recepirla l'accomodamento ragionevole, il diritto di discriminazione li hai come far in guida questo è un po' il ragionamento che Strasburgo fa ma dove diventa interessantissimo io trovo anche giuridicamente geniale la motivazione il tema è quello della discriminazione perché? perché qui se ci riflettete il tema qual è? io Stato italiano ti dico certo che io ho l'obbligo di garantire il diritto all'istruzione IGL e non contesto che forse delle misure di sostegno particolarmente forti per contrastare una forma di autismo straordinariamente grave sarebbero stati utili ma io le risorse non le ho e se non le ho che cosa vuoi da me? più di così non potevo fare ho fatto il massimo ciò che mi chiedi è sproporzionato avrei dovuto tagliare altre voci di spesa ritenute fondamentali questa è la linea difensiva ma qual è la risposta che la corte gli dà? la risposta che la corte gli dà è questa è una forma sottile di discriminazione indiretta perché? è perché tu in una classe hai gli studenti normodotati e la studentessa IGL e hai un monte di risorse che è 100 il tuo monte di risorse non va visto solo in riferimento alla situazione IGL va visto in riferimento alla classe al sistema scolastico complessivo se tu ti dici che tu dai quelle prestazioni a tutti gli altri e non le dai a GL tu mi stai dicendo che hai ripartito la torta che c'era tanta o poca non interessa valuta tu in modo da discriminarmi GL non so se mi spiego nel ragionamento è un ragionamento sottile ma è corretto giuridicamente cioè l'errore sta nello scorporare delle risorse finanziarie capito? cioè nel dire io parcellizzo la prestazione che come è stato ti rendo e questa è una forma sottile di discriminazione perché naturalmente nel momento in cui tu dici io ho assicurato il diritto all'istruzione scolastica per tutti non ce l'ho fatta ad assicurare il diritto all'istruzione piena per lo studente disabile tu stai discriminando non condolo ma stai discriminando le risorse le dovevi calcolare mettendo tutti all'interno no? della stessa situazione e ripartendole diversamente certo a quel punto si apre un tema se soddisfare il diritto all'inclusione di GL comportava la limitazione del diritto all'istruzione degli altri studenti oltre alla soglia del tollerabile si poneva un problema per loro naturalmente ma non di discriminazione in favore di GL ma di compressione del nucleo fondamentale non so se mi spiego ecco allora cambiava la prospettiva ma in quel caso anche loro si sarebbero potuti dichiarare Questo file è più lungo di 30 minuti. Aggiorna a Illimitato su TurboScribe.ai per trascrivere file fino a 10 ore. diritto 2.6 Trascritto da TurboScribe.ai. Aggiorna a Illimitato per rimuovere questo messaggio. Il testo su cui lavoreremo da qui in poi, quindi è giusto per averlo sottomano, o se preferite guardatelo a mocia, o se volete guardarvelo su un device è la stessa cosa, però diciamo è giusto per avere il testo sottomano. Visto l'inquadramento a livello di fonte costituzionale, visto l'inquadramento a livello di disciplina sovranazionale, ci dobbiamo occupare ora della disciplina di rango statale, disciplina legislativa contenuta essenzialmente in fonti primarie integrate da alcune fonti secondarie. Da qui in poi l'andamento del nostro corso naturalmente prende una dimensione molto più concreta e molto più specifica. Questo comporta anche, ovviamente, che non è che io tutte le volte potrò ripartire da Adamo Iudeba, cioè sin forza della corte che ha detto il principio, le do un po' per scontarvi queste cose, poi se in qualche passaggio non sono chiaro non fermerei di te nel parlamento. Facendo riferimento alle slide, c'è una prima parte introduttiva che in qualche modo, su cui ora sarò piuttosto breve, quello che dirò può essere integrato utilmente dal capitolo che vi ho messo a disposizione e che in qualche modo riassume l'evoluzione del sistema normativo italiano, ovviamente a larghissimi tratti, il che ci porterà poi ad occuparci invece in dettaglio del decreto legislativo 66-17 che rappresenta il testo normativo fondamentale di riferimento che disciplina oggi le modalità concrete relative all'inclusione scolastica degli studenti disabili. Come avete visto con gioia dalle slide, il secondo corno della disciplina normativa, chiamiamola così, cioè il decreto legislativo 62-17, quello relativo alla valutazione e alla certificazione delle competenze, non costituisce materia di corso, è una scelta. Io non riesco, o dovevo correre come quelle pubblicità che leggono l'annuncio, o faccio una cosa di quel tipo lì o vi dico arrangiatevi, studiatevi e vi faccio l'esame su questo, a me sembra più ragionevole selezionare degli argomenti dandovi le competenze per poi studiare il resto, all'altra onda le ore quelle sono, se qualcuno fosse interessato all'argomento io ho delle slide che posso dare, non sono aggiornatissime ma in qualche modo inquadrano gli argomenti fondamentali. Certo, anche se numericamente è antecedente il 62-17, ma affrontare il tema della valutazione e certificazione senza l'inquadramento generale, cioè il TEI, il progetto educativo eccetera, mi pare completamente folle, fra i due mi pare che venga prima quello di cui parleremo e poi l'altro. Andando con ordine, la legislazione statale naturalmente è profondamente mutata nel tempo, si parte da una logica di separazione e si arriva a una logica inclusiva, come detto spendo solo qualche considerazione generica. Il modello da cui si parte riflette naturalmente un approccio culturale alla disabilità profondamente diverso da quello che c'è oggi, anzi opposto per certi versi. Lo studente disabile nell'interesse suo e dei suoi compagni andava segregato, andava collocato in un percorso formativo a parte, anche proprio fisicamente, e chiaramente la disciplina normativa rifletteva quell'approccio culturale e quella logica. L'approccio muta negli anni settanta, la logica della separazione viene via via superata e si inizia a ragionare di logica inclusiva. Il testo legislativo fondamentale per lunghi anni, e lo è in parte ancora oggi, è la legge 104 del 1992, che in qualche modo regola il diritto all'educazione e all'istruzione dello studente disabile nelle scuole di ogni ordine e grado. E' una legge che segue di non molti anni la sentenza della Corte Costituzionale 215-1987, quella su cui ci siamo soffermati prima, vi ricordate? La Corte Costituzionale riconosce il diritto all'istruzione dello studente disabile, non ancora in un'ottica inclusiva, ancora si ragionava in un'ottica di diritto da rivendicare intanto come diritto all'istruzione, ma d'altra parte i diritti fondamentali si costruiscono così, si parte dal rivendicarne la base, le fondamenta e poi si affinano. In quel contesto eravamo ad una Corte Costituzionale che riconosce il diritto all'istruzione annullando la legge dello Stato che lo rendeva facoltativo per le scuole superiori. Facoltativo, guardate bene, non a scelta dello studente, a scelta dell'amministrazione, nella misura in cui posso ti consento la frequentazione. Quindi impone invece il diritto all'istruzione anche nei cibi di scuole superiori, diritto che non è a costo zero, e il legislatore certo con i suoi tempi, 5 anni però, prende atto dell'affermazione della Corte Costituzionale, prende atto che il diritto all'istruzione dello studente disabile è un diritto di rango costituzionale e quindi provvede in qualche modo a ridisciplinare la materia. Quindi la logica è completamente opposta a quella antecedente, via una definizione molto ampia di persone con handicap, via indicazione di strumenti e di procedure volte a rendere effettivo il diritto all'istruzione. In una logica che già muove verso l'inclusione. Anni 80, 90, quindi anni 90-2000 vengono poi segnati dagli impulsi che arrivano dal diritto dell'Unione Europea, per esempio, la direttiva su cui ci siamo soffermati prima. Partì a quella convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che introduce quelle due nozioni giuridiche di diritto di discriminazione, di accomodamento ragionevole, che se riflettete bene portano a un passo più in là. Perché una cosa è dire io ho diritto a, altra cosa è dire tu hai dovere di. Sono ancora due cose diverse, l'accomodamento ragionevole presuppone prestazioni attive che vanno al di là dell'ordinario, significa modificare lo stato di fatto e di diritto per consentire l'esercizio dei diritti fondamentali del soggetto disabile. Pensate all'accesso, è inutile dire che tu puoi accedere, se le barriere architettoniche non vengono rimosse l'accesso rimane sulla carta, nessuno impedisce alla persona disabile l'accesso a un ufficio pubblico, ci mancherebbe altro. Ma se l'accesso richiede di superare una barriera architettonica, l'accomodamento ragionevole è rimuovere la barriera architettonica. Poi certo siamo in un palazzo tutelato dalle belle arti, il punto di incontro è naturalmente il fatto che il diritto deve essere garantito. C'è un problema per esempio strutturale nel non poter costruire l'ascensore? Ecco quello è un limite insuperabile, non posso distruggere il palazzo storico per costruirci l'ascensore al posto del palazzo storico. Però in sé cambia l'approccio, da parte innanzitutto dell'amministrazione c'è il dovere di mettere a fuoco le misure positive, non ragionare in chiave difensiva, di dire tu hai diritto, vieni e poi vediamo, mi devo fare carico della tua situazione. Ora uso un linguaggio colloquiale ma penso che sia più efficace. E in questo contesto arriviamo a quel processo di riforma cosiddetto della buona scuola, qualifica chi si è autoattribuito legislatore del tempo, insomma è comunemente conosciuto così, c'è stata a molto una legge di delega, vi ricordate quando abbiamo parlato delle fonti legislative, abbiamo detto che accanto alle leggi ci sono gli atti con forza di legge e uno di questi è il decreto legislativo, cioè funziona così, il Parlamento adotta una legge di delega che delega al governo la disciplina di una certa materia, indica un termine e indica alcuni criteri e principi a cui il governo si deve attenere. Qualcuno di voi riconoscerà lo schema della direttiva, non è proprio così, però in fondo è un modo con cui il Parlamento attribuisce temporaneamente la funzione legislativa al governo, d'accordo? E si ricorre a questo schema soprattutto allorché si vogliono disciplinare in maniera organica settori molto complessi dell'ordinamento e questo è un esempio, perché sulla base della legge di delega, la numero 107 2015, sono seguiti poi, scusate è la persona che mi cura, la rilevazione, dice che mancano due studenti che non hanno inserito, avete inserito tutti? Forse sono assenti i due studenti ragionevolmente? La risposta sarà Amen, chiudi la rilevazione, se qualcuno vuole reinserire per scrupolo potete controllare qualcuno che ha inserito, cosa ha fatto a capo? Ora sulla base della legge di delega 107 2015 ne sono conseguiti una serie di decreti legislativi attuativi, tra cui in particolare quello su cui ci soffermeremo da qui in poi, cioè il 66 2017, destinato alla promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Il decreto legislativo 66 17 è stato poi integrato in alcune sue parti da delle fonti secondarie, facevo cenno al fatto che la disciplina del pay come strumento centrale nell'inclusione scolastica trova oggi disciplina anche in un decreto ministeriale. Un ultimo punto delle slide riguarda qualche cenno sull'organizzazione scolastica, riguarda il ruolo del docente di sostegno, dell'insegnante di classe, del dirigente scolastico, dei collaboratori scolastici. Io non avrei molta voglia di parlare, io vi fornirei del materiale, una parte molto noiosa, adesso non lo so, riguarda l'economa adesso. Difficile che ci sia, cioè dovrei consultare la parte di me che sarà, però autoconsultato mi ritengo improbabile che vi sia. Però le due paginette che vi fornisco, magari una letta potrà essere data, ma potrà essere anche utile in prospettiva, non lo nego, d'accordo? Ecco, se può essere utile, noi forniamo il materiale, ma sempre noi, come il Papa, riteniamo che non sarà oggetto di materia d'esame, d'accordo? Facciamola così. E invece, per quanto questo è l'aspetto soggettivo, per quanto riguarda invece gli strumenti a partire dal pay, ne parleremo in dettaglio da qui, poi, d'accordo? Bene, qual è l'oggetto ora delle nostre ore di lezione successive? Mezz'oretta oggi, o quel che serve, perché quando noi oggi arriveremo al profilo di funzionamento, ci fermeremo. Perché il profilo di funzionamento, progetto individuale e pay devono essere affrontati organicamente, d'accordo? Quindi, siccome l'autonomia didattica mi consente questo, io riterrei deleterio iniziare oggi l'argomento. Insomma, gli daremo organicità parlandole sabato, d'accordo? Tutto il resto, però, lo guardiamo oggi, così ci portiamo avanti e ci ritagliamo sabato dello spazio per la responsabilità giuridica dell'insegnante. Questo è un po' il piano di lavoro. C'è qualcosa, no? Tutto ok? Allora, decreto legislativo sessantasei duemiladiciassette si articola in diverse disposizioni. Articolo uno indica principi e finalità, articolo due ambito applicativo, articolo tre si occupa di ripartire le competenze tra diversi livelli di governo coinvolti nell'inclusione scolastica. L'articolo quattro si occupa della valutazione della qualità dell'inclusione scolastica e dall'articolo cinque in poi iniziamo con gli strumenti operativi che rendono concreta l'inclusione scolastica, quindi profilo di funzionamento, progetto individuale, pay e poi piano per l'inclusione. Dall'articolo nove in poi c'è l'eccitantissimo argomento dei gruppi per l'inclusione scolastica con gli acronimi GLIR, GIT, GLI che voi forse ben conoscete, che provocano l'entusiasmo del cane che deve essere portato nel vetrinario e che quindi a cui faremo accenno succintamente, d'accordo? Dalle sei e mezza si può essere un po' diretti, diciamo, no, sono norme organizzative importanti, anche il docente privilegia degli argomenti rispetto ad altri, così che mi stimolano il giusto. Ora, principi e finalità, qui iniziamo a vedere un po' il frutto delle ore di lezione introduttive, principi e finalità. L'oggetto dell'intervento normativo qual è? L'inclusione scolastica dello studente disabile, quindi punto d'arrivo di un'evoluzione culturale, non c'è solo il diritto allo studio, c'è il diritto all'inclusione, d'accordo? Leggendo il capitolo che vi metto a disposizione, tutto questo forse emerge in modo ancora più chiaro. Poi, nell'articolo 1, incontriamo alcuni profili interessanti, perché? Perché incontriamo innanzitutto il concetto di accomodamento ragionevole. L'accomodamento ragionevole, introdotto con altre parole nella normativa dell'Unione Europea, ma si riferiva alla dimensione datoriale, lavorativa, affermato in termini generali dalla Convenzione ONU, la chiamo così per essere pratici, ok? Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, ora transita nell'ordinamento nazionale e diviene concetto normativo regolato, introdotto dal legislatore. Quindi l'accomodamento ragionevole diventa criterio determinativo d'azione dell'amministrazione nel momento in cui si occupa dell'inclusione dello studente disabile. L'articolo 1, poi, nell'indicare principi e finalità dell'intervento normativo, ha un secondo profilo interessante, anche questo non è mera filosofia, aiuta ad interpretare la normativa successiva, perché l'articolo 1 introduce una doppia dimensione, la dimensione individuale e quella collettiva. Cosa intendo dire? Da un lato la norma richiama quello strumento fondamentale che è il progetto individuale, lo vedremo sabato, ma tutti voi sapete di che cosa parlo, grosso modo. È uno strumento che viene costruito sulla persona, è lo strumento che valorizza la dimensione individuale della situazione di svantaggio di partenza e in teoria individua, con riferimento non solo alla dimensione scolastica, le misure che dovrebbero essere poste in essere per superare la situazione di svantaggio consentendo l'inclusione, d'accordo? La dimensione individuale in qualche modo è centrale, perché anche questo assegna un passaggio, se volete, culturale, l'idea che dalla separazione passo all'inclusione, ma l'inclusione non può che essere costruita sulle esigenze di ciascuno. Non posso, certo, la necessità di norme astratte e generali, ma che mi diano strumenti che poi vengono ritagliati sulle singole situazioni. GL ricorre a Strasburgo e vince, non in termini generali, sul suo caso lei aveva diritto a quelle misure che sono state giudicate insufficienti, giudicate da chi? Giudicate da una commissione di esperti, psicopedagogi, questa è un'altra questione, d'accordo? Però vince sul suo diritto, non in termini astratti. La seconda dimensione però è anch'essa interessante. La lettera C del comma 1 ci dice che l'inclusione scolastica costituisce impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica. Anche questo è un punto interessante. Io prima, un po' sciocamente, ironizzavo sugli acronimi GLI, GLI RIGI. Al fondo però è vero che per chi come me ha cominciato a studiare questo settore dell'ordinamento, non per vocazione e nemmeno per piacere, perché mi è stato chiesto dall'università l'impartenenza. Per buona sostanza, essendo un corso di formazione che taglia trasversalmente materie diverse, serve il professore di diritto pubblico e si deve studiare l'inclusione scolastica. Non è che ci siano particolari vocazioni. Nell'approccio a questa materia, in effetti, quello che poi emerge è questa duplice dimensione, cioè le misure concrete calate sulla fattispecie individuale che poi porteranno, lo vedremo, ad una giurisprudenza fortemente garantista, ma riesce a essere fortemente garantista proprio perché parliamo di misure riferite al singolo, non di misure generali. E allo stesso tempo l'idea che l'inclusione scolastica impegna l'intera componente, l'intera organizzazione scolastica, nella parte che non faremo per la vostra gioia. C'è un momento nell'evoluzione della normativa scolastica in cui si vuole ribadire che il docente di sostegno non è il docente dello studente disabile, è della frase. Quello è per es