Comportamento Dipendente PDF
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Filippo Petruccelli
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Questo documento presenta una panoramica sul comportamento dipendente, analizzando le cause, i fattori di rischio e le possibili dipendenze da sostanze e comportamentali. Analizza anche il trattamento di queste dipendenze, fornendo una serie di strategie.
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Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04....
Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 1 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Indice 1. LA DIPENDENZA....................................................................................................................................... 3 2. I COSTRUTTI PSICOLOGICI RILEVANTI DELLE DIPENDENZE PATOLOGICHE.......................................... 5 3. LA DIPENDENZA DA SOSTANZE............................................................................................................... 8 4. LE DIPENDENZE COMPORTAMENTALI E LE NEW ADDICTIONS............................................................ 12 5. ADOLESCENTI A RISCHIO E TRATTAMENTO DELLE DIPENDENZE......................................................... 15 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................. 20 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 2 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 1. La dipendenza La dipendenza è definita come un’alterazione del comportamento che da semplice e comune abitudine diventa una ricerca patologica del piacere attraverso mezzi, sostanze o comportamenti che sfocia in una condizione di disagio in cui la capacità dell’individuo di prendersi cura di sé e degli altri, le relazioni sociali e l’ambito lavorativo vengono compromessi. La dipendenza investe l’individuo a livello comportamentale, manifestandosi nella ricerca di una sostanza o nella reiterazione di un determinato comportamento, e a livello psicologico, in quanto il soggetto è totalmente assorbito dall’oggetto della propria dipendenza, da non riuscire a farne a meno e da trascurare la propria vita sociale, affettiva, professionale e familiare. Le conseguenze negative che derivano da questa situazione si ripercuotono nell’intero funzionamento della vita dell’individuo, provocando una condizione di sofferenza generale, estesa anche al suo contesto di appartenenza. Le dipendenze sono caratterizzate da una compulsiva ricerca di stimoli di ricompensa (gratificanti stimuli), che il cervello interpreta come positivi e desiderabili. Le due caratteristiche fondamentali delle dipendenze sono il rinforzo (le sostanze o i comportamenti aumentano la probabilità che la persona ricerchi un’esposizione o un uso di essi) e la ricompensa (gli stimoli sono percepiti come positivi, desiderabili e piacevoli). La dipendenza prevede un disordine a livello del sistema di ricompensa del cervello che deriva da meccanismi trascrizionali ed epigenetici che si ripetono nel tempo a seguito di una esposizione cronica a stimoli come mangiare cibo, fare uso di cocaina, essere coinvolti in rapporti sessuali, partecipare ad attivi culturali eccitanti come il gioco d’azzardo, ecc.). Una divisione molto generale prevede la distinzione tra dipendenza da sostanze e dipendenze comportamentali. Le prime sono tutte le dipendenze che comportano l’assunzione di una o più sostanze psicotrope, come l’alcool, le anfetamine, la cocaina, la nicotina, gli oppiacei; mentre le seconde riguardano la perpetrazione di un comportamento che crea sollievo dall’ansia o che permette di provare diverse sensazioni, come la dipendenza da cibo, il gioco d’azzardo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 3 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente (gambling), la dipendenza sessuale. L’unica dipendenza comportamentale attualmente riconosciuta dal DSM-5 e dall’ICD-10 è il gambling. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 4 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 2. I costrutti psicologici rilevanti delle dipendenze patologiche Alcuni fattori psicologici si sono rilevati importanti fattori di rischio e di mantenimento delle dipendenze patologiche e dell’uso di sostanze. Molti studi epidemiologici hanno dimostrato che alti indici di ansia, di sensations/novelty seeking e di impulsività sono presenti nelle persone che hanno sviluppato la dipendenza da sostanze. 1. Ansia: L’utilizzo di sostanze o la messa in atto di comportamenti specifici può costituire una strategia di gestione e regolazione dell’ansia, che, solo nel breve termine, dà sollievo. Questa forma di “auto-medicazione” emotiva può sottostare all’esordio delle dipendenze, del craving e del mantenimento del metodo per mitigare i sintomi di astinenza. 2. Sensation/Novelty Seeking: È un fattore comportamentale con molte sfaccettature, definito come il bisogno e la tendenza a raggiungere esperienze emotive molto intense, e concettualizzato come una tendenza ereditabile all’esplorazione e all’eccitazione in risposta alla novità. Numerosi studi hanno evidenziato come alti indici di sensation/novelty seeking siano sempre presenti nelle persone che fanno un uso problematico di sostanze, e che ciò possa costituire un importante fattore di rischio per l’esordio del disturbo. 3. Impulsività: L’impulsività è un fattore molto importante nella comprensione e spiegazione di diversi problemi psicopatologici ed è definito come la tendenza a mettere in atto azioni e decisioni affrettate, scarsamente pianificate ed eccessivamente rischiose. Le componenti dell’impulsività che risultano particolarmente importanti nei comportamenti di addiction sono la mancanza di considerazione verso le conseguenze negative del comportamento impulsivo, una reazione rapida e non pianificata agli stimoli prima di aver concluso un adeguato processo di raccolta di informazioni, e la mancanza di considerazione per le implicazioni a lungo termine. Molte ricerche evidenziano che alti livelli di impulsività siano quasi sempre presenti in persone che presentano l’uso problematico di una sostanza. Le variazioni nei diversi tratti del controllo degli impulsi precedono e causano l’insorgenza di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 5 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente comportamenti di ricerca e assunzione compulsiva di sostanze. Inoltre, l’impulsività è anche un importante conseguenza dell’assunzione di sostanze: il comportamento compulsivo di ricerca e assunzione delle stesse, frutto del consumo persistente di una sostanza, diminuisce le capacità della corteccia frontale di sopprimere le risposte impulsive inappropriate elicitate dall’abuso. 4. Metacognizioni: le componenti e i processi mentali coinvolti nel controllo, modificazione e interpretazione del pensiero. Una tipologia di metacognizioni è rappresentata ad esempio dalle aspettative. Le aspettative influenzano l’uso delle sostanze, in quanto possono tenere in conto l’idea che i benefici dell’utilizzo della sostanza, anche a fronte delle conseguenze negative, siano maggiori rispetto ai benefici del comportamento salutare, probabilmente l’uso della sostanza sarà visto come una scelta ragionevole e sarà messa in atto. Ad esempio, una persona può erroneamente ritenere che il craving, se non soddisfatto, potrà provocare dei danni, oppure potrebbe ritenere che una scelta salutare condurrà alla noia. Una volta che queste credenze e aspettative si sono sviluppate, sono resistenti al cambiamento, poiché, anche di fronte ad informazioni contrastanti, la persona tenderà a porre maggiore attenzione agli indizi che “sostengono” la sua teoria. Le credenze metacognitive riguardanti l’efficacia della sostanza nella regolazione del pensiero sono un fattore di mantenimento fondamentale del comportamento problematico. 5. Ruminazione, rimuginio e pensiero desiderante: Modalità di pensiero ripetitive e perseveranti contribuiscono al mantenimento e al peggioramento del disturbo. In particolare, la ruminazione, che è uno stile di pensiero ripetitivo, ciclico, negativo, perseverante focalizzato sul proprio malessere emotivo, sui propri problemi finalizzato a comprenderne cause. La seconda modalità di pensiero molto studiata è il rimuginio, ovvero una concatenazione di pensieri e immagini relativamente incontrollabili e attivati dall’individuo, allo scopo di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza e di costruire mentalmente ipotetiche soluzioni. Più recentemente, è emersa l’importanza del pensiero desiderante, ovvero un processo consapevole e volontario che orienta la Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 6 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente persona a prefigurarsi immagini, informazioni e ricordi delle esperienze piacevoli legate all’uso della sostanza: una sorta di anticipazione mentale del piacere. Questi processi mentali producono conseguenze negative come aumentati livelli di craving e di uso della sostanza. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 7 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 3. La dipendenza da sostanze La dipendenza da sostanze, o tossicodipendenza, è un sistema comportamentale instauratosi dopo l’uso cronico e compulsivo di sostanze, siano esse illegali o legali. Secondo Koob e Le Moal (2005) la dipendenza da sostante è definita come un disturbo cronico e recidivante con particolari caratteristiche: Compulsione alla ricerca e all’assunzione della sostanza; Perdita di controllo nel limitare l’assunzione sella sostanza; Comparsa di uno stato emozionale negativo (disforia, ansia, irritabilità) quando l’accesso alla sostanza è precluso. Gli effetti negativi della tossicodipendenza sono sia psicologici in quanto gli sforzi della persona sono tutti protesi verso l’acquisizione della sostanza e il suo uso, impedendo un corretto funzionamento sociale, relazionale e lavorativo; sia fisici, in quanto le sostanze hanno effetti farmacologici sul corpo e effetti dovuti alla somministrazione (ad esempio l’iniezione con aghi non sterili), nonché effetti conseguenti l’utilizzo delle sostanze stesse, come cancro, cirrosi epatica, epatiti B e C, AIDS e depressione (Hyman, 2011). Le fasce più vulnerabili allo sviluppo delle tossicodipendenze sono i giovani adolescenti, probabilmente a causa della maggior vulnerabilità dei circuiti neurali ancora in fase di sviluppo e una maggiore facilità nell’accesso all’acquisto delle sostanze d’abuso. La presenza di un disturbo correlato a sostanze si caratterizza per un uso continuativo nonostante l’insorgenza di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici che generano elevato grado di difficoltà. Un’ulteriore caratteristica è l’alterazione che il consumo provoca a livello neuronale e che si esprime, talvolta anche dopo la disintossicazione, nelle numerose ricadute e nell’intenso desiderio per la sostanza stessa. A prescindere dal tipo di sostanza, le dipendenze patologiche presentano un insieme di comportamenti caratteristici elencati nei seguenti criteri: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 8 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 1. Ridotte capacità di controllo sull’uso della sostanza: la persona ne fa un uso eccessivo o la assume per periodi di tempo più lunghi del previsto; è presente il desiderio di smettere o ridurne l’uso, associati a tentativi che non riscuotono successo; la persona impiega molto tempo nel cercare di reperire la sostanza, nel farne uso o nel riprendersi dai suoi effetti; è presente craving, ovvero un intenso desiderio della sostanza che può manifestarsi in qualunque momento ma è più probabile avvenga in presenza di stimoli associati alla stessa. 2. Compromissione del funzionamento sociale: incapacità di portare a termini i compiti a casa, a scuola o sul lavoro; uso continuativo della sostanza nonostante questo provochi o aggravi ricorrenti problemi sociali o interpersonali; la persona riduce o interrompe importanti attività sociali o ricreative; la persona si ritira dalla vita familiare o ricreativa per fare uso della sostanza. 3. Utilizzo rischioso della sostanza: la persona ne fa uso in situazioni fisicamente rischiose (esempio: alla guida); il consumo non viene interrotto nonostante provochi o aggravi ricorrenti problemi fisici o psicologici; l’elemento chiave di questa classe di sintomi non è dato dalla presenza di un problema fisico o psicologico in sé, ma dall’incapacità del soggetto di astenersi nonostante le difficoltà che il consumo genera. 4. Aspetti farmacologici: tolleranza: la stessa quantità di sostanza non produce più gli effetti desiderati, che possono essere raggiunti solamente con aumento della dose. Il grado di tolleranza varia marcatamente da persona a persona e tra i diversi tipi di sostanze; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 9 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente astinenza: si presenta al decrescere della quantità di sostanza presente nel sangue o nei tessuti di una persona che ne ha fatto un forte uso. I sintomi variano marcatamente a seconda del tipo di sostanza e sono particolarmente intensi e comuni per alcool, oppioidi, sedativi, ipnotici e ansiolitici, possono essere meno intensi per con stimolanti tabacco e cannabis e non sempre si verificano con allucinogeni e inalanti, tanto che questo criterio non viene inserito nella diagnosi per questo genere di droghe. Il processo che porta all’utilizzo problematico di una sostanza è complesso ed articolato: come per tutti i comportamenti disfunzionali, si ritiene che esso derivi da una complessa interazione tra i geni e l’ambiente. In linea con i più recenti modelli biopsicosociali, più che di fattori causali, è opportuno parlare di fattori di rischio, di tipo biologico, psicologico e sociale. La predisposizione biologica è un importante fattore di rischio per l’instaurarsi delle dipendenze patologiche e consiste in un’alterazione della produzione di neurotrasmettitori endogeni (specialmente la dopamina) coinvolti nei processi legati alla gratificazione e alla ricompensa: le sostanze per le quali si sviluppa una dipendenza patologica vanno ad agire proprio sulle vie dopaminergiche alla base di questi meccanismi. I circuiti cerebrali dopaminergici guidano il comportamento verso gli stimoli che sono fondamentali per la sopravvivenza. Attivando artificialmente queste vie nervose, le sostanze psicoattive inducono a ripetere il comportamento in quanto il sistema nervoso viene “ingannato” e risponde come se la sostanza fosse necessaria alla sopravvivenza. Con ripetute esposizioni l’associazione tra sostanza e stimolo diviene sempre più forte evolvendo in risposte comportamentali complesse. Oltre alla vulnerabilità biologico-genetica, gli altri fattori di rischio individuati sono: la situazione socio-economica in cui si vive (disponibilità della sostanza, contesti devianti, svantaggio economico, povertà, cultura del gruppo dei pari, instabilità sociale), l’esposizione a eventi stressanti o traumatici (abuso infantile, problemi familiari, deprivazione sociale) e la familiarità per la dipendenza patologica o altri disturbi psichiatrici (disturbo dell’umore, dipendenza da alcol, disturbi di personalità). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 10 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Molte ricerche hanno evidenziato l’importanza dei processi di apprendimento nello sviluppo di dipendenze patologiche e dell’uso problematico di sostanze: secondo la teoria dell’apprendimento, la dipendenza patologica può essere vista come un comportamento appreso. Le persone imparano a mettere in atto comportamenti di abuso a causa di processi di condizionamento. Il condizionamento classico prevede che ci sia un’associazione tra il piacere dell’uso della sostanza con degli stimoli ambientali: ad esempio, una persona che fuma in macchina alla fine della giornata lavorativa, tenderà ad associare il piacere del fumare con la guida verso casa alla fine del lavoro. Quest’associazione ripetuta più volte trasformerà il momento “fine del lavoro” e il gesto di guidare l’auto in stimoli che inducono il gesto di fumare. Anche l’osservazione di altre persone che usano una sostanza può costituire uno stimolo che porta allo sviluppo di dipendenze patologiche, tramite i noti processi dell’apprendimento sociale: quando una persona osserva il comportamento di altre persone che usano sostanze e li vede provare sensazioni positive, può sviluppare il desiderio di mettere in atto lo stesso comportamento allo scopo di raggiungere le medesime piacevoli sensazioni. Per esempio, vedere un genitore che torna a casa dopo il lavoro agitato e stressato, beve qualche drink e diventa rilassato e giocoso, può indurre ad imparare che l’alcool sia un buon modo di gestire lo stress. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 11 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 4. Le dipendenze comportamentali e le new addictions Nel corso degli ultimi vent’anni, accanto alla tendenza dei giovani a consumare droghe, si è manifestata la proliferazione di dipendenze senza sostanze stupefacenti, da oggetti e attività legali. In entrambi i casi, l’elemento di dipendenza e le esperienze ad esso correlate, assorbono la personalità del soggetto, divenendo il fulcro della sua vita privata e delle sue esperienze. La dipendenza non chimica è uno dei massimi rappresentanti della psicopatologia moderna e postmoderna. Il sesso, gli acquisti, il gioco, il computer, internet e la televisione sono elementi legalizzati dalla società che, purtroppo talvolta, con una frequenza irregolare, smettono di svolgere il loro ruolo sociale per schiavizzare l’essere umano. Si può affermare che le dipendenze senza droghe da attività legali costituiscono le dipendenze da lusso, opulenza e sistema poiché sono l’espressione dei modelli della civiltà occidentale. Le cause di tutti gli stati di dipendenza, con o senza droga, si distribuiscono tra fattori ambientali e fattori individuali. Fattori ambientali: eccessive pretese o stress, disponibilità dell’oggetto, ricompense abituali. Fattori individuali: fragile supporto familiare, personalità vulnerabile. Il riconoscimento di nuove forme di dipendenza nei confronti di attività, e non più solamente di sostanze chimiche, conferma l’ipotesi che si possa sviluppare un bisogno imprescindibile di mettere in atto dei comportamenti significativi, in assenza di una dipendenza fisica vera e propria. D’altra parte, si può anche avere dipendenza senza sviluppare una fenomenologia patologica che conduce mano a mano alla completa autodistruzione e all’isolamento del soggetto. Nel caso della dipendenza da nicotina, ad esempio, sicuramente l’organismo richiede la sostanza e si sviluppa anche una dipendenza psicologica, ma difficilmente si arriva ad azioni illegali o comportamenti antisociali a causa del fumo (Guerreschi, 2005). Bisogna puntare l’attenzione sulla relazione che si instaura tra il soggetto e l’oggetto della dipendenza, un processo unico, particolare e carico di significati (Rigliano, 1998). Non è il tipo di droga o di attività a causare la dipendenza, ma questa si costruisce nell’interazione tra soggetto, oggetto e contesto in cui entrambi sono inseriti. Bateson (1976, 1984) ha fornito un’inquadratura Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 12 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente concettuale molto interessante per spiegare la complessità dei sistemi, i quali non seguono affatto una struttura monocausale lineare. Ciò che si verifica in seguito ad un evento retroagisce, secondo l’Autore, sulle cause, andando a ristrutturare il vissuto e la percezione di sé. Non sono, quindi, le cause a provocare il comportamento, ma è l’esito del comportamento stesso che, creando un particolare significato per quel soggetto, ne faciliterà la reiterazione. Bateson (1976; 1984) e Rigliano (1998) formulano una definizione della dipendenza molto densa di significati: “La dipendenza è ciò che risulta dall’incrocio tra il potere che la sostanza ha in potenza e il potere che la persona è disposta ad attribuire alla sostanza”. Il soggetto, portatore di una serie di caratteristiche e di bisogni, incontrando l’oggetto, che può essere una sostanza, un comportamento o una relazione, vive un’esperienza particolare data dalla ristrutturazione che il sé subisce in seguito a questo incontro. Schaffer (1964) sostiene infatti che, il fulcro della dipendenza è l’esperienza soggettiva, il modo in cui l’oggetto cambia la condizione dell’individuo. La dipendenza non è un “vizio”, né una malattia, ma è un processo che si innesca quando una persona, nel contatto con un particolare oggetto, si sperimenta in maniera diversa e vede tale ristrutturazione del sé come positiva e più funzionale. E’ “la convinzione individuale, in seguito ad un’esperienza soggettivamente interpretata, di aver trovato in un posto e solo in quel posto la risposta fondamentale ai propri bisogni e desideri essenziali, che non possono essere soddisfatti altrimenti” (Rigliano, 1998). Secondo quest’ottica, la dipendenza non ha una o più cause, ma si costruisce in una circolarità di bisogni e significati, che restringono il campo delle scelte possibili ad un’unica opzione (Guerreschi, 2005). L’attuale spettro delle dipendenze include una seria di disturbi in cui l’oggetto della dipendenza non è solo una sostanza, ma un’attività lecita e socialmente accettata. Le new addiction o nuove dipendenze che state evidenziate da Valleur e Matysiak (2004) includono il gioco d’azzardo, la dipendenza da internet, la dipendenza da sesso, la dipendenza da lavoro, la dipendenza da telefono cellulare e lo shopping compulsivo. Del Miglio e Corbelli (2003) hanno distinto la terminologia “addiction” da “dipendenza”: con il termine dipendenza viene intesa una condizione di dipendenza fisico-chimica da una Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 13 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente sostanza; col il termine addiction invece si indica una dipendenza che spinge l’individuo a ricercare l’oggetto della propria dipendenza; ricerca che pervade pensieri e comportamento (Del Miglio, Couyomdjian, Patrizi, 2005). Esistono diversi tipi di new addiction, in particolare rispetto all’uso di internet, per cui può esserci una dipendenza da videogiochi, da smartphone e da diverse attività online. Le dipendenze da prodotti tecnologici sono un sottoinsieme delle dipendenze comportamentali, con le seguenti componenti nucleari comuni: Dominanza: l’attività in esame diventa la più importante nella vita del soggetto e domina i suoi pensieri, i suoi sentimenti ed il suo comportamento. Alterazione del tono dell’umore: esperienza soggettiva che segue l’inizio dell’attività in esame e che facilita il ricordo della stessa. Tolleranza: per ottenere i medesimi effetti iniziali è necessario aumentare l’attività in questione. Sintomi di astinenza: malessere psichico e/o fisico, che si esprime sotto forma di tremori, irritabilità, disforia, in seguito alla diminuzione drastica o all’interruzione improvvisa dell’attività. Conflitto: si esprime in forma intrapersonale o interpersonale e verte intorno all’attività in esame. Ricaduta: tendenza ripetuta al ritorno verso schemi precedenti dell’attività in questione, anche a distanza di molti anni di astinenza e di controllo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 14 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente 5. Adolescenti a rischio e trattamento delle dipendenze Psicologicamente l’adolescenza è una fase delicata della vita, infatti si assiste ad una ristrutturazione delle rappresentazioni mentali connesse all’identità personale che riguardano anche l’immagine corporea. Molti sono i compiti evolutivi del giovane adolescente, come dover adattare i propri schemi di interazione e scambio interpersonale a nuovi contesti di relazione o affrontare il conflitto psicologico tra desideri di autonomia e bisogni di dipendenza (Caretti et al., 2008). Rispetto a queste aree è possibile che l’adolescente provi emozioni contrastanti e ambivalenza. Negli adolescenti che sviluppano una dipendenza patologica si può ipotizzare la presenza di un deficit nella capacità di dare significato all’esperienza e di auto-regolare gli stati affettivi, in conseguenza di relazioni primarie inadeguate. Queste difficoltà possono esprimersi attraverso la difficoltà a tradurre le emozioni che vengono quindi vissute a livello somatico e sensoriale (ivi). L’impossibilità di dare significato alle esperienze dolorose può comportare un ricorso a meccanismi difensivi di tipo dissociativo e di condotte impulsive, con lo scopo di escludere dalla coscienza le esperienze intollerabili e gli stati emotivi non mentalizzabili (Caretti e Schimmenti, 2007). In questa cornice si inseriscono quindi sia l’abuso di sostanze che la messa in atto impulsiva e compulsiva di comportamenti di addiction, che costituiscono esperienze con forte componente sensoriale e che consentono, anche se in modo inappropriati, di stabilizzare gli stati affettivi dolorosi e disregolati. Le condotte di dipendenza, quindi, permettono all’adolescenze di ricercare uno stato di piacere che contrasti con la sofferenza, in una forma di adattamento disfunzionale. Recenti studi nell’ambito delle neuroscienze indicano che i cambiamenti più importanti durante l’adolescenza avvengono nei processi di elaborazione delle informazioni in termini di velocità e capacità; questi cambiamenti sono diversi da quelli che si verificano durante l’infanzia, poiché si tratta di un miglioramento di capacità già acquisite piuttosto che dell’acquisizione di nuove competenze. Tra l’infanzia e l’età adulta il cervello umano va incontro ad un arricchimento di connessioni neuronali, che diventano sempre più complesse ed efficienti, specialmente nel lobo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 15 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente frontale, ovvero in quella parte del cervello che è in maggior misura coinvolta nell’esecuzione delle funzioni cognitive di più alto livello; parallelamente a questo arricchimento, si assiste inoltre ad un’eliminazione di alcune connessioni eccedenti o superflue (fenomeno denominato pruning: Giedd et al.,1999; Sowell et al., 2002). Nello studio sulle modifiche neurobiologiche che avvengono in adolescenza, grande rilevanza assume la corteccia prefrontale, situata nel lobo frontale, che costituisce una sorta di “centro operativo” per funzioni cognitive di grande importanza, quali la messa in atto di strategie, l’organizzazione di idee e programmi, lo stabilire le priorità rispetto ad una situazione sociale ed il controllo degli impulsi. Ed è proprio il tema del controllo degli impulsi a risultare centrale, poiché uno dei tratti che sembrano maggiormente contraddistinguere alcune condotte “a rischio” (tra le quali l’assunzione di sostanze psicotrope) frequenti nella fase evolutiva dell’adolescenza è proprio la ridotta capacità nel controllo degli impulsi e, ancor più importante, la carente valutazione rispetto alle conseguenze di azioni impulsive. Nello studio della psicopatologia dell’adolescenza, la possibilità di comprendere che in alcune manifestazioni particolarmente diffuse in età adolescenziale (tra le quali l’aggressività, l’impulsività, la ricerca del rischio e i deficit della condotta) ci sia una componente neurobiologica importante, può rappresentare un grande progresso scientifico oltre che un grande aiuto nella prassi clinica. Gli studi effettuati tramite risonanza magnetica funzionale mostrano chiaramente, infatti, un aumento di volume della sostanza grigia nelle regioni prefrontali a partire dalla prima età adolescenziale (Casey et al., 1997). Durante questo periodo, nella regione cerebrale si assiste ad una riorganizzazione funzionale e ad un enorme incremento delle connessioni neuronali, che fanno sì che la corteccia prefrontale diventi il principale punto di passaggio di tutte le funzioni cognitive superiori. Tuttavia, nonostante l’incremento esponenziale di questo tipo di connessioni, vi sono dei circuiti che rimangono ancora immaturi; si tratta di quelle zone deputate al controllo degli impulsi ed alla valutazione dei comportamenti a rischio e delle loro conseguenze. Affinché si arrivi ad una completa maturazione di queste aree cerebrali, è necessario un tempo maggiore ed una adeguata stimolazione da parte dell’ambiente; lo sviluppo completo di queste capacità Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 16 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente continuerà almeno fino a dopo i venti anni (Luna et al., 2001). Gli studi condotti nell’ambito delle neuroscienze ci spiegano quindi che esiste in adolescenza una possibile vulnerabilità rispetto all’assunzione di condotte a rischio, a causa dell’incompleta maturazione dei processi inibitori regolati dalla corteccia prefrontale; questa vulnerabilità, come abbiamo sostenuto, può interagire con altri fattori genetici ed ambientali. In relazione all’ambiente di sviluppo in adolescenza, è evidente che esso potrà risultare un fattore protettivo: come ci indicano gli studi sulla resilienza (Bonanno, 2004), contesti socio- relazionali caratterizzati da affetto, condivisione e prosocialità riducono la probabilità di sviluppare condotte a rischio e disturbi psicologici. Ma quando l’ambiente è esso stesso patologico, caratterizzato cioè da fenomeni di incuria, violenza e diffusi comportamenti antisociali, moltiplica la vulnerabilità alla dipendenza nel soggetto adolescente. Alla luce di tali ricerche il trattamento dell’adolescente dipendente dovrebbe prevedere alcune caratteristiche: Occorre aiutare il paziente a sviluppare ed incentivare l’intelligenza emotiva (Goleman, 1995; Greenspan, 1997), cioè la capacità di mentalizzare gli affetti, e di utilizzarli appropriatamente nel contesto delle relazioni personali. Occorre dunque lavorare con il paziente perché diventi maggiormente capace di identificare ed esprimere le emozioni, di correlarle all’esperienza corporea, e di utilizzarle come guida per il proprio comportamento (Taylor, Bagby e Parker, 1997): tale lavoro ha la finalità di migliorare le capacità di autoregolazione degli stati affettivi nel paziente; Rendere coscienti i processi cognitivo-affettivi alla base dei meccanismi dissociativi, ovvero di fuga dallo stato di coscienza ordinario come difesa dalle emozioni dolorose e sopraffacenti; Favorire l’elaborazione e l’integrazione delle memorie traumatiche, in particolare quelle esperienze di trascuratezza psicologica intervenute nella relazione primaria, nell’infanzia e nell’adolescenza che esitano a livello implicito nel comportamento dipendente disfunzionale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 17 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Prima di procedere all’elaborazione delle memorie traumatiche, il terapeuta deve costituire una buona alleanza terapeutica, che consenta all’adolescente di sperimentare un senso di fiducia e sicurezza rispetto all’esperienza di cura che sta vivendo, preservando in questo modo il sistema di attaccamento dalla disorganizzazione che può sopravvenire con il riemergere delle emozioni traumatiche (Schimmenti, Bifulco, 2015). Il trattamento delle dipendenze patologiche richiede, inoltre, a prescindere dall’età del soggetto, grande tolleranza alla frustrazione ed un certo grado di speranza rispetto al successo terapeutico: nel setting terapeutico, questi elementi possono aiutare il soggetto dipendente a riconoscere e costituire dentro sé quel senso di sicurezza che permette di modulare meglio gli stati affettivi, anche grazie ai virtuosi processi di connessione neurale che l’esperienza terapeutica può generare (Kandel, 2006). La rinuncia all’oggetto della dipendenza implica il riconoscimento di se stessi come soggetti agenti e motivati all’interno del mondo esperienziale; la possibilità di apprendere ad autoregolare e regolare interattivamente le emozioni in contesti autenticamente caratterizzati da dedizione alla cura e convalida interpersonale, è la base perché questo processo possa realizzarsi. Anche l’ipnoterapia può essere utilizzata con successo nel trattamento. Erik Wright (1987) ha indicato alcune principali strategie da utilizzare per superare le abitudini basate sul piacere che producono dipendenza: Strategia legata alle conseguenze positive future. Questa strategia sottolinea gli aspetti gratificanti di lungo termine legati al superamento della dipendenza stressando gli aspetti negativi del presente. Per questo scopo, si utilizzano le tecniche immaginative orientate al futuro. Strategia legata all’accentuazione delle conseguenze negative. Wright ritiene ci sia la possibilità di mettere il paziente di fronte alle conseguenze negative della sua dipendenza svalutandone allo stesso tempo il piacere immediato. In questo caso, la tecnica utilizzata è quella di evocare fantasie immaginative percepite come avverse, concentrandosi sulle conseguenze negative del comportamento che sono specifiche per il soggetto. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 18 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Strategia legata alla sostituzione del mezzo di gratificazione. L’attenzione in questo caso è rivolta alla ricerca di metodi non distruttivi che permettano al soggetto di ridurre il suo stato di tensione. Centrali in questo caso sono le tecniche di rilassamento autoguidato che permettono di trasportare le suggestioni ipnotiche nella situazione in cui l’individuo necessita aiuto. Queste tecniche permettono di controllare la respirazione, la tensione muscolare e la sensazione associata di ansietà, fornendo al soggetto la percezione di autoefficacia, incoraggiandone così la messa in atto di strategie adeguate di coping. Strategia di autogratificazione. Si opera in tale caso sul rinforzo del Sè del soggetto mediante suggestioni che vanno ad accrescere l’autostima, il sentimento di autoefficacia e la motivazione intrinseca al cambiamento. L’insieme di queste strategie permette di strutturare nel soggetto un comportamento di decision-making consapevole. Invece di rispondere in forma automatica e abituale, il soggetto viene portato a decidere in modo consapevole se concedersi il lusso di un’abitudine distruttiva (Hammond, 1990). Nel caso in cui la dipendenza abbia coinvolto negativamente la famiglia, viene introdotta la terapia famigliare. In questo caso, la terapia permette alla famiglia di essere co-protagonista del cambiamento e supportare la motivazione del soggetto ad affrontare e risolvere la dipendenza. A causa della complessità di questi pazienti, spesso si può ricorrere ad un trattamento multimodale che prevede l’utilizzo di farmaci unito a differenti forme di psicoterapia (Young, 2010). Nel momento in cui si riesce a interrompere il circolo ossessivo della dipendenza, il soggetto viene incoraggiato a riprendere secondo una propria scala gerarchica, le attività che fino a quel momento erano state trascurate a causa del suo problema. Alla fine della terapia, può risultare di utilità registrare le tecniche che hanno prodotto nel soggetto i migliori risultati per riutilizzarle in caso di ricorrenza del disturbo. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633). 19 di 22 Filippo Petruccelli - Il comportamento dipendente Bibliografia Bateson, G. 1976, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi. Bateson, G., 1984, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi. 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