Istituzioni di Diritto Pubblico CHULETA PDF

Summary

Questi appunti forniscono una panoramica del diritto pubblico, esplorando la sua origine, le sue caratteristiche (natura sociale, statualità, dinamicità) e la sua applicazione nel contesto italiano. Vengono esaminati anche principi fondamentali e cambiamenti storico-politici, con particolare attenzione al periodo dal 1943 al 2024.

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Che cos'è il diritto? Il diritto nasce nel VI secolo a.C., quando si capisce che servono regole per vivere insieme senza caos, evitando che prevalga la “legge del più forte” (“Homo homini lupus”, “Occhio per occhio, dente per dente”). Un momento importante è nel 621 a.C., quando Draconte ad Atene vi...

Che cos'è il diritto? Il diritto nasce nel VI secolo a.C., quando si capisce che servono regole per vivere insieme senza caos, evitando che prevalga la “legge del più forte” (“Homo homini lupus”, “Occhio per occhio, dente per dente”). Un momento importante è nel 621 a.C., quando Draconte ad Atene vieta la vendetta privata, stabilendo che è la comunità a decidere come punire chi fa del male. Un esempio significativo si trova nella tragedia di Eschilo del 458 a.C., che racconta la storia di Oreste: dopo che sua madre Clitemnestra uccide suo padre Agamennone, Oreste si vendica uccidendo la madre, ma così facendo scatena l’ira delle Erinni, dee della vendetta. Oreste chiede aiuto al dio Apollo, che lo manda dalla dea Atena, la quale crea il primo tribunale della storia: ascolta tutte le parti coinvolte (Oreste, Apollo, e le Erinni) e lascia ai giudici il compito di votare. La regola è che, in caso di parità, l’imputato è assolto, e così Oreste viene perdonato. Questo segna il passaggio dalla vendetta personale alla giustizia istituzionale, dal sangue al logos (dialogo e parola). Le regole diventano essenziali per organizzare la società e garantire armonia, perché senza di esse ci sarebbe solo anarchia e disordine: oggi, per esempio, se qualcuno commette un reato, non ci vendichiamo ma ci affidiamo alla legge per una punizione giusta. Il diritto è un insieme di leggi e regole create per garantire il benessere e il buon funzionamento della società. Spesso viene percepito come una triade composta da comando, sanzione e coercizione: un ordine che deve essere rispettato, una punizione per chi lo viola e l’obbligo imposto dalle autorità, come giudici o polizia, che intervengono in caso di trasgressioni. Ad esempio, le sanzioni possono essere pecuniarie, come una multa per parcheggio vietato; amministrative, come il ritiro della patente per guida pericolosa; o detentive, come il carcere per reati gravi. Questa visione rappresenta l’aspetto patologico del diritto, che si manifesta quando qualcosa non funziona. Il diritto è un sistema complesso e fondamentale per la vita in società. Non è solo uno strumento per punire, ma possiede anche un aspetto fisiologico che serve a organizzare la convivenza, prevenire problemi e tutelare diritti. Ad esempio, le norme sul traffico evitano incidenti, quelle sui contratti garantiscono gli accordi, e le leggi ambientali proteggono il pianeta. Caratteristiche del diritto: fenomeno naturale e sociale: molte regole esistono prima di essere formalizzate, scaturendo dall’istinto sociale umano, come indicato dalla locuzione latina “ubi societas, ibi ius” (“dove c’è società, c’è diritto”). L’opposto pensiero è il Normativismo, secondo il quale il diritto esiste indipendentemente dall’esistenza della società. socialità del diritto: il diritto nasce dal basso; quindi dalla società stessa infatti la presenza di un gruppo sociale richiede il diritto per garantire ordine e convivenza pacifica statualità del diritto: il diritto nasce dall’alto; prodotto e organizzato dallo Stato. Dopo la Rivoluzione francese, lo Stato ha acquisito il monopolio della creazione delle leggi, che esprimono la volontà statale e regolano l’equilibrio sociale. ○ L’equilibrio tra socialità e statualità è ripreso anche nella Costituzione italiana del 1948, che riconosce sia l’origine sociale del diritto sia il ruolo centrale dello Stato. Già Santi Romano nel 1918 ne “L’Ordinamento Giuridico”, lo Stato deve bilanciare il suo ruolo di creatore del diritto con la necessità di non annullare la libertà e l’autonomia della società (Istituzionalismo, secondo il quale il diritto è l’espressione di come la società si organizza). ○ Tra tutti i gruppi sociali, il più forte è lo Stato (crea il proprio ordinamento) basato sulla Costituzione, la norma fondamentale che organizza la società. Tuttavia, la Costituzione non solo regola, ma riconosce e promuove ciò che preesiste allo Stato, come stabilito dall'articolo 29, che definisce la famiglia come una società naturale fondata sul matrimonio, e dall'articolo 5, che tutela le autonomie locali. dinamico: evolve con i cambiamenti sociali. Ad esempio, nuovi costumi possono portare all’aggiornamento delle norme per rispondere meglio alle esigenze delle persone, sostituendo quelle obsolete. ordinamento osservato: durante il lockdown, ad esempio, molti italiani hanno rispettato le restrizioni perché le percepivano come giuste e necessarie per il bene comune. Queste regole vengono accettate e osservate spontaneamente dalla collettività, poiché create dai membri della società per il proprio beneficio. Questo dimostra che il diritto non è solo un insieme di comandi, ma che funziona meglio quando le persone credono nella giustizia delle regole. diritto positivo: prodotto dalla volontà umana. diritto naturale: si basa su principi universali di giustizia, come l’uguaglianza e i diritti inviolabili. Ad esempio, l’articolo 32 della Costituzione italiana tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. L’equilibrio tra diritti individuali e collettivi dimostra l’importanza del diritto come strumento per armonizzare la società e promuovere la giustizia. relatività: varia in base a culture e contesti storici. Ad esempio, l'uguaglianza tra uomo e donna, sancita dall'articolo 3 della Costituzione italiana, stabilisce l'assenza di distinzioni di sesso, ma questa norma non ha lo stesso valore in culture dove permangono istituzioni che privilegiano la supremazia maschile. In passato, altre culture hanno mostrato questa relatività: basti pensare alla segregazione razziale abolita negli USA solo nel 1954. pluralità di ordinamenti: ogni gruppo sociale, dalla famiglia alle comunità pubbliche e private, sviluppa le proprie norme. Esempi di ordinamenti diversi includono: il diritto canonico nella Chiesa cattolica (es. matrimonio religioso) e il diritto internazionale, che regola i rapporti tra Stati a livello internazionale (es. la Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell’Uomo e del Cittadino). oggettivo (insieme delle norme valide per tutti) e soggettivo (diritto di un singolo individuo di far valere il proprio interesse secondo le norme). pubblico (regola i rapporti tra l’individuo e le istituzioni pubbliche, come la richiesta di un certificato in Comune) e privato (l’interazione tra soggetti privati, come un contratto lavorativo). linguaggio chiaro e specifico: Il diritto e il linguaggio sono entrambi fenomeni sociali, che richiedono comunicazione e organizzazione tra individui. Il diritto usa un linguaggio tecnico, chiamato burocratese, per esprimere norme e leggi, ma la Costituzione utilizza un linguaggio più chiaro e lineare. Ad esempio, l'abrogazione della legge significa che una legge smette di avere effetti legali, mentre la ratifica di un trattato implica che uno Stato si impegna a rispettare un accordo internazionale. Esistono anche termini giuridici con significati diversi rispetto al linguaggio comune: la "conversione del Decreto legge in legge" riguarda la trasformazione di un decreto in legge; un "Ministro senza portafoglio" non gestisce fondi pubblici; il Parlamento è composto da Senato e Camera dei deputati, e un Magistrato può essere sia Giudice (giudica) che Pubblico Ministero (accusa). “Ius est quia iussum o quia iustum?” - Il diritto è tale perché comandato o perché giusto? Fin dall'antica Roma si discute se il diritto sia valido in quanto iussum (comandato) o iustum (giusto). La giustizia è un fondamento essenziale del diritto: quanto più una norma appare giusta, tanto più viene rispettata spontaneamente dalla collettività. Principi fondamentali Vacatio legis: periodo tra la pubblicazione di una legge e la sua entrata in vigore 15 giorni, durante il quale si presume che i destinatari ne vengano a conoscenza. Ignorantia legis non excusat: la mancata conoscenza della legge non esime dalla responsabilità. L’ordinamento repubblicano italiano e la sua evoluzione L’ordinamento italiano si è evoluto seguendo i profondi cambiamenti della società, spesso influenzato da eventi storici cruciali e da una progressiva apertura a riforme politiche, economiche e sociali. Dal Fascismo alla Repubblica (1943-1949); Gli Anni della Ricostruzione e il Boom Economico (1950-1963); Dagli Anni di Piombo alla Crisi Economica (1968-1984); Transizione e Nuove Istituzioni (1990-2011); Dal 2012 al Presente: Crisi e Riforme (2012-2024). 1943 1944 1945 1946 1947 1948 25 luglio: Mussolini 25 giugno: Un 25 aprile: 2 giugno: Il L'Italia firma il 1° gennaio: La destituito, nasce il decreto Insurrezione referendum Trattato di Costituzione entra in governo Badoglio. stabilisce che generale e istituzionale proclama Pace di Parigi. vigore. 8 settembre: Firmato l'Assemblea liberazione la Repubblica; si 22 dicembre: 18 aprile: Prime elezioni l’armistizio con gli Alleati; Costituente, da dell’Italia. Mussolini è elegge l’Assemblea Approvata la politiche, vittoria della il re fugge, Roma è eleggere, giustiziato il 28 Costituente. Enrico De Costituzione DC. Luigi Einaudi diventa occupata dai nazisti. scriverà una aprile. Nicola è capo repubblicana. Presidente della Nascono la Repubblica nuova Il governo Parri e poi provvisorio dello Repubblica. Sociale Italiana (RSI) e il Costituzione quello De Gasperi Stato. 1949: Italia entra nella Comitato di Liberazione segnano il passaggio NATO. Nazionale (CLN). alla democrazia. (1950-1963) (1968-1984) (1990-2011) (2012-2024) Cassa del Mezzogiorno 1968-1978: Proteste studentesche, stragi 1990-2001: 2012-2014: (1950): Programma di come Piazza Fontana (1969). 1992: Stragi mafiose di Introduzione del principio di interventi per lo sviluppo Statuto dei lavoratori (1970): Capaci e via D’Amelio, nasce equilibrio di bilancio in Costituzione. del Sud Italia. Introduzione di importanti diritti per i Tangentopoli. Il Jobs Act riforma il mercato del 1957: Firma del Trattato di lavoratori. 1996: Governo Prodi avvia il lavoro. Roma, nasce la CEE. 1978: Aldo Moro rapito e ucciso dalle risanamento economico; 2018-2024: Riforme sociali: Creazione Brigate Rosse. l’Italia adotta l’euro nel 2001. 2018: Governo Conte gestisce una dell’ENI, nazionalizzazione Legalizzazione del divorzio (1970) e 2008-2011: difficile coalizione. dell’energia elettrica. dell’aborto (1978). Crisi finanziaria globale; 2020-2022: Emergenza Covid-19; Centro-sinistra (1960-1963): 1980-1984: Strage di Ustica (1980) e governo tecnico Monti cerca lockdown, green pass e campagna Avvio di riforme scolastiche attentato alla stazione di Bologna (1981). di risanare il bilancio vaccinale di massa. e autonomia regionale. Scandalo della loggia massonica P2. pubblico. 2024: Discussione sulla riforma del Morte di Enrico Berlinguer (1984), premierato, con elezione diretta del crescita del PCI. Presidente del Consiglio. Modifiche significative ○ Abolizione della pena di morte (art. 27). ○ Introduzione della parità di genere (art. 51) ○ Maggiore tutela per ambiente e salute (art. 41). ○ Proposte fallite: La riforma del 2016, che voleva superare il bicameralismo paritario, è stata bocciata. ○ Riduzione parlamentari (2020): Le Camere passano da 945 a 600 membri. Sfide Attuali 1. Riforme istituzionali: Necessità di stabilità politica e modernizzazione del sistema legislativo. 2. Crisi energetica e ambientale: Impatti del cambiamento climatico e delle tensioni geopolitiche (guerra in Ucraina). 3. Competenze regionali: Efficienze e inefficienze dopo la riforma del Titolo V. 4. Competizione globale: L’Italia cerca di rafforzare la propria posizione in Europa e nel mondo. Le Fonti del Diritto: Origine e Gerarchia Le fonti del diritto sono gli strumenti attraverso i quali si creano le norme giuridiche che regolano la vita sociale. Queste fonti si dividono in tre grandi categorie: ★ fonti di produzione: effettivamente generano il diritto, ossia creano le norme giuridiche. Queste si dividono in fonti atto e fonti fatto. ○ fonti atto: sono atti scritti, emanati dagli organi autorizzati dallo Stato, come la Costituzione, le leggi o i decreti. Sono atti normativi formali che manifestano la volontà dello Stato. Per esempio, la Costituzione è un atto scritto che stabilisce le regole fondamentali dello Stato. ○ fonti fatto: non sono atti scritti ma comportamenti sociali che, pur non essendo formalizzati, vengono accettati dalla società e riconosciuti come giuridicamente rilevanti, come le consuetudini, ossia comportamenti spontanei e condivisi che acquisiscono forza di norma. ★ fonti sulla produzione: disciplinano i meccanismi attraverso i quali vengono create le norme, come ad esempio l'articolo 72 della Costituzione, che regolamenta il processo di approvazione delle leggi. ★ fonti di cognizione: aiutano a conoscere le leggi. Per esempio, la Gazzetta Ufficiale è una fonte di cognizione pubblica che diffonde le nuove leggi, mentre altre fonti possono essere il bollettino ufficiale delle regioni o l’albo pretorio dei comuni. Gerarchia delle Fonti del Diritto Lo Stato produce le norme attraverso le fonti del diritto, che sono alla base del diritto pubblico insieme alla Corte Costituzionale. Le fonti rappresentano i meccanismi attraverso i quali il diritto viene creato, ed esse seguono una gerarchia: ○ fonti legali, che stabiliscono come deve essere prodotto il diritto, ○ fonti extra-ordinem, che sono fonti temporanee atipiche, come nel caso dei decreti legge che modificano temporaneamente una legge, come avvenuto con la pandemia. Ad esempio, lo Stato italiano ha emanato leggi temporanee per affrontare l'emergenza sanitaria. Le fonti non solo sono il mezzo attraverso cui si creano le leggi, ma sono anche il prodotto stesso del diritto, le norme giuridiche. Per esempio, l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti nel 1865, su una Costituzione del 1787, è stata una modifica importante che ha visto la legge adeguarsi ai cambiamenti sociali. Tuttavia, allineare il diritto ai cambiamenti della società non è sempre facile, come si è visto con la segregazione razziale, che ha continuato a esistere fino al 1954, nonostante fosse contraria ai principi di uguaglianza. Un altro esempio riguarda il Codice Rocco del 1930, che puniva l'adulterio solo se commesso dalla donna. Questa norma è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 1969, perché violava l'articolo 3 della Costituzione che sancisce l'uguaglianza. La Corte Costituzionale ha il compito di proteggere i diritti, soprattutto quando le leggi non sono più in sintonia con i principi fondamentali. La gerarchia delle fonti del diritto è un sistema che stabilisce un ordine di importanza tra le norme giuridiche, distinguendo quelle con maggiore forza vincolante. gerarchia delle fonti (a livello internazionale) gerarchia delle fonti (italia) 1. Principi supremi: I valori fondamentali che formano la base del In Italia, la Costituzione è la fonte suprema del diritto e rappresenta il sistema giuridico (es. i diritti inviolabili, le libertà fundamentum di tutto l'ordinamento giuridico italiano. Sopra le fonti primarie ci sono le leggi costituzionali e le leggi di revisione costituzionale, che hanno la fondamentali). stessa forza della Costituzione, ma con contenuti e procedimenti diversi. La legge 2. Fonti dell'Unione Europea: Le normative dell'Unione Europea di revisione costituzionale serve per emendare la Costituzione, cioè per prevalgono sulle norme nazionali (direttive ed ordinamenti modificare articoli, commi o titoli specifici della stessa, mentre la legge comunitari) costituzionale serve per integrare la Costituzione, aggiungendo nuove discipline 3. Fonti costituzionali: La Costituzione e le leggi costituzionali, con forza costituzionale. Le direttive comunitarie, prodotte dall'ordinamento che solo attraverso una procedura aggravata (art. 138 della comunitario, hanno lo stesso rango delle leggi costituzionali e incidono Costituzione) possono essere modificate. direttamente sul nostro sistema giuridico. Le fonti primarie sono rappresentate dalla legge ordinaria, dal decreto-legge, dal decreto legislativo e dal referendum 4. Fonti primarie: Sono le leggi ordinarie, i decreti legislativi, i abrogativo, tutte subordinate solo alla Costituzione. Le fonti secondarie, come i decreti-legge e il referendum abrogativo. Queste sono regolamenti e gli statuti locali, sono subordinate sia alla Costituzione che alle fonti subordinate esclusivamente alla Costituzione e devono essere primarie, e quindi devono rispettare un doppio livello di conformità. Infine, la conformi ad essa. consuetudine rappresenta una fonte di diritto con forza giuridica debole rispetto 5. Fonti secondarie: Comprendono i regolamenti amministrativi e alle altre fonti. Un esempio di consuetudine giuridica in Italia riguarda le gli statuti locali, che sono subordinati sia alla Costituzione che consultazioni del Presidente della Repubblica. Nel nostro sistema, il governo deve alle fonti primarie(doppio livello di conformità). avere la fiducia del Parlamento, quindi il Presidente del Consiglio, che guida il governo, deve essere sostenuto da una maggioranza parlamentare. Il Presidente 6. Consuetudine: La consuetudine è considerata una fonte di della Repubblica, che ha il compito di nominare il Presidente del Consiglio, per diritto secundum legem, ossia riconosciuta solo quando non è in garantire che la scelta sia condivisa e che il governo possa effettivamente contrasto con le leggi preesistenti. Composta di 2 elementi: funzionare, utilizza le consultazioni con vari soggetti istituzionali. Queste ○ “diuturnitas”→ la ripetizione costante del consultazioni si dividono in tre categorie: secundum legem (secondo la legge), che comportamento nel tempo (ad esempio, negli USA, a fine si conformano alle leggi senza contrastarle; contra legem (contro la legge), che pranzo lascio la mancia); non sono ammesse nel nostro sistema; e praeter legem (al di là della legge), che ○ “Opinio iuris ac necessitatis”→ elemento psicologico integrano i contenuti previsti dalla legge. Questo sistema di fonti giuridiche stabilisce una chiara gerarchia, con la Costituzione al vertice e altre fonti che della consuetudine che si crede essere corretta o devono rispettare l'ordine di importanza e conformità stabilito. giusta. Rapporti orizzontali e verticali Quelli orizzontali riguardano le normative che, sullo stesso livello, riescono a modificarsi a vicenda. Quelli verticali riguardano la conformità alla legge e alla costituzione. Fonti dell’Unione Europea e Diritto Internazionale Primato delle Fonti dell'Unione Europea → Le norme dell’Unione Europea prevalgono sulle leggi nazionali, salvo che contravvengano ai principi supremi della Costituzione italiana. Adattamento del Diritto Internazionale → L'art. 10 della Costituzione italiana stabilisce che il diritto internazionale consuetudinario è automaticamente recepito nell'ordinamento italiano. Controlimiti Costituzionali → Ma se una legge è ingiusta, come ad esempio le Leggi Razziali italiane del 1938, ci sono dei rimedi. La Corte Costituzionale può dichiarare una legge incostituzionale, ossia in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione. Le leggi devono rispettare le gerarchie delle fonti, e se una legge viola la Costituzione, la Corte Costituzionale può annullarla. Infine, la scelta normativa segue tre passaggi fondamentali: il primo è quando ci si rende conto che nella società c'è una nuova necessità, come nel caso delle unioni civili o l'eutanasia. Per esempio, nel caso di DJ Fabo, la Corte Costituzionale ha affermato che l’aiuto al suicidio assistito, in determinate situazioni, non è reato. Il secondo passaggio è la scelta di valore, che riguarda il modo in cui il Parlamento decide se una legge sia positiva o negativa per la società. Infine, la terza fase riguarda la conseguenza di questa scelta, che si traduce nella creazione o nel rifiuto di una norma giuridica. Tuttavia, la produzione delle norme non esaurisce il concetto di diritto. Il diritto non riguarda solo la creazione di leggi, ma anche la loro applicazione. Il legislatore è colui che produce la legge, ma poi il giudice è colui che la applica. Prima di farlo, però, il giudice deve interpretare la norma per capire come applicarla a un caso concreto. Per esempio, una legge può essere scritta in modo generico, e spetta al giudice decidere come adattarla alla realtà di un determinato caso. Le Norme Giuridiche: Definizione, Caratteristiche e Applicazioni Le norme giuridiche sono regole di condotta stabilite dallo Stato o da altre autorità competenti, con l’obiettivo di regolare i comportamenti nella società. Il loro rispetto è obbligatorio e garantito da sanzioni o meccanismi coercitivi, rendendole diverse da altre norme, come quelle morali o naturali. Le norme giuridiche nascono da esigenze concrete e situazioni reali, come espresso dal principio latino "ex facto oritur ius" (dal fatto nasce il diritto), e da queste si sviluppa una fattispecie, ovvero un'ipotesi astratta che consente l’applicazione della norma a tutti i casi simili. Ad esempio, l’articolo 575 del Codice Penale stabilisce che “chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore a ventuno anni”, applicandosi a chiunque commetta omicidio, senza eccezioni. Tuttavia, esistono eccezioni alla generalità delle norme, come le leggi speciali (ad esempio, le autonomie delle regioni a statuto speciale come Sicilia o Sardegna), le leggi eccezionali (come l’esenzione fiscale temporanea per i terremotati dell’Aquila), o le leggi ad personam, pensate per singoli casi specifici, come il vitalizio per la vedova di uno statista o la legge Bacchelli, nata per aiutare artisti in difficoltà. Le caratteristiche fondamentali delle norme giuridiche includono: 1. Generalità: si applicano a una pluralità indeterminata di destinatari, come dimostra l’uso del termine “chiunque” nell’articolo 575. Questo principio garantisce uguaglianza, seguendo l’idea di Rousseau nel “Contratto Sociale”, secondo cui la legge deve essere uguale per tutti. 2. Astrattezza: regolano situazioni generali e non casi particolari, applicandosi ogni volta che si verifica la fattispecie. Ad esempio, ogni omicidio rientra nell’articolo 575, indipendentemente dal contesto. 3. Esteriorità: si concentrano sui fatti concreti, non sulle intenzioni. Pensare di uccidere qualcuno non ha rilevanza giuridica, ma il fatto concreto di uccidere sì. Tuttavia, in alcuni casi, le motivazioni possono influire, come negli omicidi dolosi (premeditati), colposi (non intenzionali) o preterintenzionali (oltre le intenzioni). 4. Coercibilità: possono essere imposte con la forza; il mancato rispetto comporta sanzioni, come la reclusione per l’omicidio. Esistono anche norme organizzative che non prevedono sanzioni, come alcuni articoli della Costituzione. 5. Bilateralità: implicano diritti e doveri reciproci tra i soggetti, come nel diritto di proprietà, che include sia il diritto di utilizzare un bene sia quello di escluderne altri. 6. Novità: introducono innovazioni per adeguarsi ai cambiamenti della società, come l’inserimento della tutela dell’ambiente e della biodiversità nell’articolo 9 della Costituzione nel 2022. Infine, le norme giuridiche si distinguono da altre tipologie: le norme morali, che si basano sulla coscienza e sui valori culturali, e le leggi naturali, che regolano fenomeni fisici, come il ciclo giorno-notte. Tuttavia, il cuore del diritto è la combinazione di generalità e astrattezza, che garantisce un'applicazione uniforme e imparziale, pur consentendo eccezioni per rispondere a esigenze particolari. L’Interpretazione della Norma L'interpretazione delle norme giuridiche è un'attività fondamentale per attribuire un significato preciso alle disposizioni normative, cioè ai testi delle leggi, al fine di ricavarne la norma, ovvero il principio che regola i comportamenti. Questa attività è svolta principalmente dai giudici e dalla pubblica amministrazione. Ad esempio, l'articolo 575 del Codice Penale dispone: "Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore a ventuno anni". La norma che si ricava è il divieto di uccidere ("non uccidere"). Qui il Codice Penale è la fonte, l’articolo è la disposizione e la norma sottesa è “non uccidere”. Un altro esempio è l'articolo 1470 del Codice Civile, che definisce la vendita come il contratto che trasferisce la proprietà di un bene dietro pagamento di un prezzo. La norma sottesa è che, se acquisto qualcosa, devo pagarla. L'interpretazione giuridica può essere soggettiva, cioè influenzata dal punto di vista di chi la esegue, e questo crea il rischio di incoerenza nell'applicazione del diritto. Per evitare che giudici diversi applichino la legge in modi discordanti, minando la certezza del diritto, è cruciale che l'interpretazione sia il più uniforme possibile. L'articolo 12 delle Preleggi del Codice Civile regola i criteri per interpretare una norma. Includono: 1. Interpretazione letterale, che analizza il significato delle parole e la loro connessione. 2. Interpretazione logica, che indaga l'intenzione del legislatore. 3. Interpretazione sistematica, che colloca la norma nel contesto dell'intero ordinamento giuridico. Ad esempio, l'articolo 139 della Costituzione stabilisce che "la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale". Collegandolo all'articolo 1 ("L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro"), si capisce che la forma repubblicana è ciò che rende democratica la Repubblica. A volte, la disposizione da sola non basta per decidere un caso, dunque entra in gioco l’analogia ovvero un procedimento che applica le norme previste per casi simili o materie analoghe. In questi casi si ricorre: All'analogia legis, applicando norme di casi simili. All'analogia iuris, basandosi sui principi generali dell'ordinamento. L'interpretazione può portare a risultati diversi: Da una disposizione si può ricavare una norma (es. il divieto di uccidere). Da una disposizione si possono ricavare più norme, come nell'articolo 9 della Costituzione, che tutela la cultura, il paesaggio e l'ambiente. Si può ricavare una norma da più disposizioni, usando il combinato disposto. Ad esempio, gli articoli 77 e 87 della Costituzione regolano i decreti legge e i limiti di responsabilità del Presidente della Repubblica. Tipi di interpretazione: Estensiva: amplia il significato della norma per includere più casi. Ad esempio, l'articolo sulla tutela scolastica potrebbe estendersi anche all'educazione online. Riduttiva: restringe il significato. Ad esempio, l'articolo sul diritto alla scuola privata potrebbe escludere il finanziamento statale. Evolutiva: adatta la norma ai cambiamenti socio-culturali (es: la riforma del 2022 dell'articolo 9 Cost., che include la tutela della biodiversità. Modalità di interpretazione: Privata: realizzata da qualsiasi persona per uso personale. Dottrinale: svolta da studiosi del diritto; è teorica e non sempre vincolante. Giurisprudenziale: realizzata dai giudici. La Corte di Cassazione garantisce uniformità nell'applicazione delle leggi (funzione nomofilattica). Burocratica: operata dalla Pubblica Amministrazione, ad esempio tramite circolari esplicative. Autentica: effettuata dal legislatore stesso per chiarire una norma controversa, creando una nuova disposizione per eliminare ambiguità. Un esempio di interpretazione autentica riguarda il tempo entro cui l'Agenzia delle Entrate deve fare controlli: un anno. Se non è chiaro se il termine sia "perentorio" (non prorogabile) o "ordinatorio" (prorogabile), può intervenire il legislatore per esplicitare che il termine è perentorio. L'interpretazione è un fenomeno dinamico, influenzato dal contesto storico e dalla divisione tra diritto pubblico e privato. Con il tempo, le norme si accumulano (ipertrofia normativa), rendendo essenziale l'interpretazione per applicare il diritto ai casi concreti. Il continuo susseguirsi di norme giuridiche nel nostro sistema porta a un accumulo di leggi che disciplinano ogni settore della vita sociale. Questo crea il problema di scegliere la norma giusta da applicare in ogni caso concreto, un compito che spetta al giudice, che interpreta la legge per risolvere le controversie tra i cittadini. Voluntas Legis e Voluntas Legislatoris L'interpretazione delle norme giuridiche può seguire due approcci principali: cercare la voluntas legis (cioè la volontà della legge, ovvero il significato oggettivo della norma) o la voluntas legislatoris (cioè la volontà del legislatore, ossia il significato che il legislatore intendeva attribuire alla norma). Questi due concetti non sono sempre nettamente separati, ma spesso la volontà del legislatore è considerata un ausilio interpretativo. A regolare l’interpretazione delle leggi, l’articolo 12 delle Preleggi fornisce una guida chiara: “Nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore.” Questo significa che l’interprete deve partire dal significato letterale delle parole (interpretazione letterale) e poi considerare come queste parole siano collegate tra loro (interpretazione logica), tenendo conto sia del testo scritto sia dell'intenzione del legislatore. Tuttavia, l’elemento principale da comprendere è l’intento della norma stessa, più che l’intenzione personale del legislatore. Per esempio, la frase latina “Ibis, redibis, non morieris in bello” cambia completamente significato se interpretata in modo diverso: “Andrai, tornerai, non morirai in guerra” rispetto a “Andrai, non tornerai, morirai in guerra.” Questo esempio dimostra quanto siano importanti la connessione delle parole e la corretta interpretazione del testo per determinare il senso della norma. Soggetti che applicano il diritto I principali soggetti che applicano il diritto sono il giudice e la pubblica amministrazione, e il loro compito consiste nell'interpretare e applicare le leggi per regolare situazioni concrete, sempre cercando di limitare l'elemento di soggettività. Il giudice è considerato l'interprete per eccellenza: interviene su richiesta delle parti per risolvere controversie, ad esempio un disaccordo tra cittadini, applicando la norma giuridica al caso specifico. La pubblica amministrazione, invece, comprende funzionari che applicano la legge nelle attività quotidiane, come un dipendente comunale che rilascia un certificato. In entrambi i casi, è essenziale che la norma venga interpretata correttamente prima della sua applicazione. Un elemento fondamentale è assicurarsi che la norma sia vigente, cioè non sia stata abrogata e che i suoi effetti siano ancora validi. Tuttavia, possono sorgere situazioni di antinomia, cioè conflitti tra norme che regolano lo stesso caso in modo diverso. Per risolvere queste situazioni, si utilizzano criteri di risoluzione: 1. Criterio gerarchico: si applica la norma con maggiore forza giuridica, ad esempio una legge ordinaria prevale su un regolamento. 2. Criterio cronologico: tra norme dello stesso rango, prevale quella più recente, considerata espressione aggiornata della volontà legislativa. 3. Criterio di specialità: tra una norma generale e una speciale, prevale la speciale perché più mirata. 4. Criterio della competenza: si applica la norma emanata dall'autorità competente per la materia. Un esempio è il rapporto tra Stato e Regioni: in ambiti di legislazione concorrente, lo Stato stabilisce i principi fondamentali, mentre le Regioni si occupano dei dettagli. Processo di produzione delle norme La produzione legislativa in Italia è il processo che porta alla creazione delle leggi, e si svolge in diverse fasi: 1. l'iniziativa legislativa, dove la proposta di legge può essere presentata da vari soggetti: il Governo (con un disegno di legge), i parlamentari, il CNEL (per le questioni economiche), le Regioni o, in alcuni casi, i cittadini, che devono raccogliere almeno 50.000 firme per proporre una legge. 2. la deliberazione, cioè la fase in cui il Parlamento discute e approva il testo della legge, articolo per articolo. In questa fase, se ci sono modifiche, il testo può passare da una Camera all'altra attraverso una procedura chiamata "navetta". Talvolta, alcune leggi vengono approvate direttamente in Commissione o tramite procedimenti semplificati, senza passare dall'intera Aula. 3. la promulgazione, fase in cui il Presidente della Repubblica firma la legge. Se il Presidente ritiene che la legge sia incostituzionale, può rimandarla alle Camere. Se il Parlamento approva nuovamente la legge, il Presidente deve firmarla. 4. Dopo la firma, la legge viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 5. Entrata in vigore; diventa efficace dopo un periodo di vacatio legis, generalmente di 15 giorni, salvo che nella legge non sia previsto un termine diverso. Se una legge è considerata incostituzionale, può essere abrogata in vari modi: tramite una nuova legge, attraverso una sentenza della Corte Costituzionale, o mediante un referendum abrogativo. Per il referendum, è necessario raccogliere almeno 500.000 firme o ottenere il sostegno di 5 consigli regionali. Tuttavia, non si può chiedere un referendum su leggi che riguardano fisco, bilancio, amnistia, indulto o trattati internazionali. Il referendum è valido solo se almeno la metà più uno degli elettori si reca alle urne, e se la maggioranza vota a favore, la legge viene abrogata. Strumenti legislativi decreti legislativi, emanati dal Governo su delega del Parlamento: ○ Parte da una legge delega del Parlamento, cioè il Parlamento dà un’autorizzazione formale al Governo per creare una legge su un argomento specifico, stabilendo dei limiti precisi (es. tempi e contenuti). Il Governo, seguendo le istruzioni del Parlamento, scrive il decreto legislativo e lo approva. Non serve un voto successivo del Parlamento perché la delega è già stata data. ○ Esempio: Se il Parlamento decide di riformare le pensioni, può fare una legge delega che dice al Governo: "Entro sei mesi scrivi una legge per cambiare l’età pensionabile, rispettando queste regole." Il Governo poi la scrive. decreti-legge, per situazioni urgenti, che devono essere convertiti in legge entro 60 giorni: ○ È deciso dal Governo in autonomia per affrontare situazioni urgenti e straordinarie (ad esempio, un disastro naturale o una crisi economica). Dopo averlo approvato, il Governo lo invia al Parlamento, che ha 60 giorni per votarlo e convertirlo in legge. Se il Parlamento non lo approva in tempo, il decreto decade (non ha più valore). ○ Esempio: Se scoppia un'epidemia, il Governo può approvare un decreto-legge che obbliga a usare mascherine subito, senza aspettare il Parlamento, per agire velocemente. referendum abrogativi, che consentono ai cittadini di abolire leggi o parti di esse. Per contrastare leggi ingiuste, la Corte Costituzionale può dichiarare l'incostituzionalità di norme contrarie ai principi della Costituzione. L’ordinamento giuridico italiano si distingue per: unità (le norme derivano dalla Costituzione) coerenza (le norme non devono contraddirsi) completezza (capace di disciplinare ogni ambito della vita sociale). Le norme non vigenti possono essere superate tramite l’abrogazione, che ha carattere ex nunc, cioè non retroattivo (la legge cessa di esercitare i suoi effetti da quel momento in poi ma gli effetti prodotti prima restano validi), e può essere: totale (soppressione completa della legge) parziale (eliminazione di una parte). L’abrogazione può avvenire in modo: 1. esplicito (quando una legge dichiara espressamente di abrogare un’altra), 2. tacito (per incompatibilità con una nuova norma) 3. implicito (la nuova legge regola completamente la materia della precedente). Ad esempio, se una legge fiscale del 2010 è abrogata da una nuova norma nel 2015, i casi risolti prima del 2015 rimangono regolati dalla vecchia legge. Un altro fenomeno è l’annullamento, che elimina una norma retroattivamente (ex tunc), quindi cessa di esercitare i suoi effetti anche per il passato dal momento in cui è stata introdotta. Le norme si costruiscono attraverso 3 fasi: 1. fenomenologica (descrizione del fenomeno) 2. giudizio di valore (valutazione di ciò che è giusto o sbagliato) 3. prescrizione (il legislatore stabilisce cosa è permesso o vietato). Questo processo è dinamico, poiché le leggi si evolvono nel tempo, spesso abrogando norme precedenti. Infine, quando il diritto è assente (es. eutanasia), il giudice può intervenire con una sentenza valida solo per il caso specifico (efficacia inter partes), mostrando il limite dell’ordinamento rispetto ai vuoti normativi. Gli Elementi Fondamentali dello Stato Lo Stato è un'entità politica, territoriale e sovrana che si distingue da altri gruppi sociali grazie a 3 elementi essenziali: 1. Il territorio è lo spazio fisico in cui lo Stato esercita la sua autorità, comprendendo la terra, il mare fino a 12 miglia dalla costa e lo spazio aereo sopra di esso. Ad esempio, se un aereo italiano atterra in un altro paese, l'aereo continua ad essere considerato territorio italiano. 2. Il popolo è l'insieme dei cittadini di uno Stato, ossia coloro che hanno la cittadinanza, che conferisce loro diritti (come il diritto di voto) e doveri (come il pagamento delle tasse). La cittadinanza può essere acquisita alla nascita tramite Ius Sanguinis (cittadinanza per discendenza) o Ius Soli (cittadinanza per nascita nel territorio dello Stato). In Italia, prevale il principio dello Ius Sanguinis, ma ci sono anche casi in cui si applica lo Ius Soli, come per un bambino trovato abbandonato nel territorio italiano. La cittadinanza può anche essere acquisita successivamente alla nascita, tramite legge, concessione amministrativa o matrimonio. La nazione è un concetto legato a una comunità di persone che condividono caratteristiche etniche, linguistiche e culturali, mentre la popolazione indica il totale delle persone che risiedono in un dato territorio, anche se non sono tutte cittadine. Ad esempio, in Italia ci sono stranieri (cittadini di altri Stati) e apolidi (persone senza cittadinanza). La cittadinanza è importante perché consente l'accesso ai diritti politici e ai doveri di un cittadino, come difendere la patria, contribuire alle spese pubbliche e rispettare le leggi dello Stato. 3. La sovranità è il potere assoluto dello Stato di governare senza subordinazione a poteri esterni, sia internamente (autorità sul territorio) che esternamente (indipendenza dagli altri Stati). Infine, lo Stato si distingue da altri ordinamenti locali o internazionali, come l'Unione Europea, dove la sua sovranità è limitata, ma sempre espressa attraverso un ordinamento che rispetta le regole internazionali. Lo Stato ha il potere di stabilire e far rispettare le leggi all'interno dei suoi confini e di determinare la sua posizione nel sistema internazionale, attraverso atti di riconoscimento da parte di altri Stati. Inoltre, lo Stato è sovrano in quanto esercita un potere originario che non deriva da nessun altro ordinamento, ma si autolegittima grazie alla sua autorità sul territorio e sul popolo. L'Origine del Concetto di Stato Storicamente, con la Pace di Vestfalia nel 1648, si è affermata l'idea dello Stato-nazione, un'unione di un popolo con una comune lingua, cultura e storia. Oggi, però, l'integrazione internazionale e la globalizzazione hanno ridotto il potere assoluto degli Stati, rendendo più difficile esercitare una piena sovranità. Il concetto moderno di Stato si forma nel 1648 con la Pace di Vestfalia, che segna la fine del Sacro Romano Impero e l'inizio del modello di Stato-Nazione, basato sulla sovranità e su un popolo unito da lingua, cultura e storia comuni. Giustificazioni Filosofiche dello Stato John Locke (contrattualismo): lo Stato nasce da un accordo tra individui che cedono i loro diritti per proteggere vita, libertà e proprietà. Thomas Hobbes: Propone una visione in cui lo Stato nasce come un'autorità assoluta (il "Leviatano") per evitare il caos del "stato di natura". Georg Wilhelm Friedrich Hegel: Vede lo Stato come un'entità superiore all'individuo, un'espressione della "ragione" e della "volontà collettiva". Karl Marx: Considera lo Stato come uno strumento di oppressione delle classi lavoratrici, destinato a scomparire con la rivoluzione proletaria. Queste visioni filosofiche hanno influenzato la Costituzione italiana, che cerca di bilanciare i diritti individuali con il benessere collettivo, come dimostrato negli articoli 2 e 3. L’evoluzione dello Stato ha portato alla nascita di diverse forme con caratteristiche e obiettivi differenti: Stato assoluto, dove il sovrano detiene tutti i poteri senza alcuna limitazione, come nel caso della monarchia di Luigi XIV in Francia, che dichiarava "L'état, c'est moi" (Lo stato sono io), indicando che il re era l'unica autorità. La forma di Stato monarchica è storicamente legata al potere assoluto del sovrano, che possiede una "investitura trascendente", ossia il suo potere deriva da una volontà divina o ereditaria. L'individuo è subordinato all’autorità del sovrano e non possiede alcun diritto o libertà. ○ Nelle monarchie moderne, il monarca regna ma i suoi poteri sono limitati da una Costituzione. Stato di diritto (giuridicità), Il potere del sovrano è limitato dalle leggi, il che crea un rapporto tra chi governa e chi è governato: il sovrano è legittimato solo se agisce secondo la legge. Questo principio porta alla nascita della Costituzione, che stabilisce i diritti fondamentali dei cittadini e limita il potere dello Stato, come espresso dalla formula "Leges facit rex" (è la legge che fa il re). In uno Stato di diritto, ogni individuo diventa cittadino, acquisendo diritti che lo Stato deve rispettare. Qui, i pubblici poteri devono operare nel rispetto di norme prestabilite, il che significa che sono sottoposti al Diritto, che regola sia il modo sia i limiti entro cui il potere può essere esercitato. La libertà di azione dei governanti dipende dal ruolo che ricoprono. Ad esempio, il governo ha maggiore libertà decisionale rispetto alla magistratura, che è vincolata dalla legge. Tuttavia, anche il governo opera entro i limiti della Costituzione: per esempio, la premier Meloni ha libertà di scelta, ma sempre rispettando le regole costituzionali. Un altro esempio di questa differenza è l’azione amministrativa, che può essere di due tipi: la discrezionalità amministrativa, dove l'amministrazione ha un margine di scelta (ad esempio decidere come raggiungere un obiettivo), e l’attività vincolata, dove l'amministrazione non può deviare da quanto previsto dalla legge, come avviene nel potere giudiziario. Stato democratico, sistema in cui i cittadini partecipano direttamente o indirettamente al potere, scegliendo i loro rappresentanti attraverso elezioni basate sul principio di maggioranza e garantendo la tutela delle minoranze, affinché possano esprimere le proprie opinioni e partecipare al dibattito pubblico. Per esempio, in Italia, le decisioni si prendono tramite varie tipologie di maggioranze: ○ maggioranza semplice (la metà più uno dei presenti) ○ maggioranza assoluta (la metà più uno degli aventi diritto) ○ maggioranza qualificata (come i due terzi dei votanti, usati per eleggere il Presidente della Repubblica). Le votazioni seguono criteri come il quorum, che può essere strutturale (calcolato sugli aventi diritto) o funzionale (calcolato sui votanti effettivi). Strumenti di democrazia diretta, come il referendum (che può essere abrogativo o costituzionale), l’iniziativa legislativa popolare (con almeno 50.000 firme) e la petizione (articolo 50 della Costituzione), permettono ai cittadini di partecipare direttamente alle decisioni. La democrazia si fonda sul pluralismo sociale e territoriale: il primo garantisce che individui e gruppi sociali (famiglie, sindacati, partiti) possano organizzarsi liberamente per realizzare la propria personalità (articolo 2 della Costituzione), mentre il secondo riconosce autonomia a Regioni e Comuni per un autogoverno locale (articolo 5). La partecipazione attiva dei cittadini è essenziale e i partiti politici (articolo 49) sono strumenti centrali per coinvolgerli nella vita pubblica. Tuttavia, la democrazia può degenerare in fenomeni come la partitocrazia (i partiti decidono al posto delle istituzioni), la tirannia della maggioranza (abuso del potere della maggioranza), l’ostruzionismo (impedimento delle decisioni da parte della minoranza) e il consociativismo (accordi sistematici tra maggioranza e minoranza, spesso inefficaci). Lo Stato democratico italiano, oltre alla partecipazione politica, garantisce diritti sociali grazie al principio di uguaglianza sostanziale (articolo 3), rimuovendo ostacoli economici e sociali che limitano libertà e pari opportunità. Lo Stato sociale garantisce istruzione, sanità e assistenza (articolo 34). La democrazia diretta (implica che i cittadini prendano direttamente le decisioni politiche, come avveniva nell'antica Grecia) ha radici storiche nella polis greca, ma oggi, con Stati complessi, si adotta la democrazia rappresentativa, in cui i cittadini eleggono rappresentanti che agiscono in loro nome. La crisi della democrazia moderna è evidente in eventi come l’assalto al Congresso USA del 6 gennaio 2021, mostrando la necessità di salvaguardare il pluralismo e i diritti democratici per evitare derive autoritarie o monopartitiche, come nei regimi a partito unico (es. Cina o Germania Est). La democrazia autentica richiede equilibrio tra il principio di maggioranza e la protezione delle minoranze, garantendo libertà di associazione (articolo 18) e un pluralismo che consenta il confronto tra idee diverse, pilastri essenziali di una società libera e giusta. Stato di polizia, che promuove il controllo sociale a favore dell'interesse pubblico, come nel caso della Prussia di Federico II, pur non avendo un forte apparato repressivo. Stati unitari (dove il potere è centralizzato) e Stati composti, che comprendono modelli di: ○ Stato federale (Stati Uniti, Germania)→ può nascere per aggregazione (come nel caso degli USA nel 1776) o per disgregazione (come nel caso del Belgio). In uno Stato federale, gli Stati membri mantengono parte della loro sovranità (es. la California può approvare leggi diverse dal Texas in quanto a tasse, diritti, pene eccetera, ma tutti e due gli Stati devono comunque attenersi alla Costituzione Americana), ma cedono alcune competenze a un’autorità centrale. Potere condiviso ○ Stato confederale (Svizzera col sistema dei Cantoni fino al 1848 prima del passaggio alla Federazione) → sono unioni di Stati sovrani che mantengono la loro indipendenza ma si uniscono per motivi pratici tramite un trattato internazionale. Unione di Stati sovrani ○ Stato regionale (Italia, Spagna) → è unitario ma con un potere decentrato nelle diverse regioni. Le regioni, ad esempio, possono legiferare ma devono attenersi ai principi della Costituzione del proprio Paese d’appartenenza ai quali non possono andarvi contro (es. l’Umbria può emanare una legge per il proprio territorio regionale ma se questa va contro i principi della Costituzione, lo Stato interviene per annullarla proprio perché incostituzionale). Tutto accentrato Stato Costituzionale: La Costituzione rappresenta una fondamentale limitazione al potere assoluto dei governanti, rompendo l'idea che tutto il potere possa essere accentrato in una sola persona, come avveniva durante l'assolutismo monarchico. In passato, i monarchi esercitavano un'autorità senza limiti, ma con l'introduzione di una Costituzione si è cercato di porre un freno a questi abusi di potere. Il costituzionalismo è la lotta per subordinare il potere a regole e limiti attraverso la Costituzione, che ha due significati centrali: da un lato, è una garanzia dei diritti fondamentali del popolo; dall'altro, è uno strumento per limitare il potere, come sottolineava Voltaire con la frase: “Tutti quelli che hanno avuto in mano il potere ne hanno abusato”. La Costituzione è, quindi, una decisione giuridica fondamentale con cui un popolo stabilisce come vivere insieme in una società organizzata, definendo le regole e i valori condivisi. Si può arrivare alla Costituzione in due modi: attraverso una rivoluzione (rovescio di un governo tirannico) o mediante una concessione da parte di un sovrano (limitare il potere del monarca e avviare un nuovo assetto politico basato su regole comuni). Stato Rappresentativo: Lo Stato rappresentativo è un sistema in cui il potere legislativo è esercitato da organi eletti direttamente dal popolo, con il Parlamento che rappresenta il centro della rappresentanza politica. In questo contesto, il popolo non legifera direttamente ma elegge i propri rappresentanti, che approvano le leggi. Questo è diverso dalla rappresentanza nel diritto privato: nella rappresentanza del diritto pubblico, infatti, l’obiettivo è l’interesse collettivo. Esistono due tipi principali di rappresentanza: giuridica e politica. ○ Nella rappresentanza giuridica, il rappresentante è vincolato da un mandato imperativo, cioè deve seguire rigorosamente le istruzioni del rappresentato, senza autonomia decisionale. Qui, il rappresentante è un semplice portavoce (mero nuncius), e se non rispetta la volontà del rappresentato, l’atto compiuto può essere annullato per vizio di rappresentanza. Ad esempio, un procuratore che agisce contro le indicazioni del suo cliente può vedere il suo operato invalidato. ○ La rappresentanza politica, invece, si basa sulla libertà del mandato. L’Articolo 67 della Costituzione stabilisce che "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Ciò significa che il parlamentare, una volta eletto, agisce in piena autonomia, anche prendendo decisioni diverse da quelle promesse agli elettori. Sebbene queste scelte possano essere politicamente discutibili, sono comunque giuridicamente legittime. Un principio fondamentale della rappresentanza politica è quello della democraticità, che si basa su una visione pluralistica della politica. La democrazia garantisce il confronto libero tra opinioni diverse, permettendo decisioni collettive che riflettono l’interesse generale. Questo sistema si fonda sul principio di maggioranza, secondo cui le decisioni vengono prese in base alla "volontà dei più". Tuttavia, la minoranza è tutelata, perché è essenziale per il dialogo e la crescita democratica. Ad esempio, in un Parlamento, anche i partiti di opposizione hanno il diritto di esprimersi e contribuire al dibattito. La rappresentanza nel Diritto pubblico è differente da quello privato. Nel pubblico è una rappresentanza politica, in quello privato è una rappresentanza giuridica. - Nel Diritto privato il contratto è stipulato per rispettare le indicazioni date da chi ci fa il contratto (mandato imperativo, il rappresentante è un mero nuncius del rappresentante). Se il rappresentante si discosta dalla volontà del rappresentato, il contratto non viene validamente sottoscritto, il rappresentante non ha una propria volontà. - Nel Diritto pubblico la rappresentanza è libera, non vincolata. Innanzitutto rappresenta l’intera Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato (il Parlamentare può anche cambiare idea e agire nell’interesse generale). Art. 67: Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. In generale, le forme di Stato possono essere distinte in base alla distribuzione del potere tra i vari organi e alla sua organizzazione territoriale. Le evoluzioni della forma dello Stato si riflettono anche nelle quattro fasi fondamentali della relazione tra cittadino e Stato: 1. status subiectionis (dove l'individuo è considerato suddito e non ha diritti) 2. status activae civitatis (dove il cittadino partecipa attivamente alla vita politica) 3. Stati sovrani (quelli con piena indipendenza) 4. Stati semi-sovrani (quelli che hanno una soggettività limitata, come i protettorati, dove uno Stato protettore esercita una certa influenza su un altro Stato) Principali Forme di Governo La monarchia e la repubblica sono le principali forme di governo, dove la differenza fondamentale riguarda come il capo dello Stato viene eletto: Repubblica: la sovranità appartiene al popolo (il parlamento è la rappresentanza della sovranità del popolo), il quale elegge i suoi rappresentanti per un mandato limitato. Monarchia: il sovrano ottiene il potere tramite eredità o divinità Le Differenti forme di Governo La forma di governo si riferisce al modo in cui il potere politico viene distribuito e organizzato tra gli organi costituzionali di uno Stato, come il Parlamento, il Governo, il Presidente della Repubblica e altre istituzioni centrali. Essa definisce non solo la struttura del potere, ma anche come questi organi interagiscono tra loro per esercitare il potere di indirizzo politico. Esistono cinque principali forme di governo: 1. Costituzionale pura: Questa forma prevede una separazione totale tra il potere legislativo e quello esecutivo, che operano in completa autonomia. Ad esempio, nella Prussia di Bismarck il Parlamento, eletto dai cittadini, non aveva alcun rapporto con il Cancelliere, nominato dal Re. In Italia, gli organi costituzionali principali sono Governo, Camera, Senato, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale, ma il sistema parlamentare odierno non adotta questa forma. 2. Parlamentare: In questo sistema, il Parlamento è centrale e rappresenta la sovranità popolare. Il Governo dipende dalla fiducia del Parlamento; se perde questa fiducia, è obbligato a dimettersi. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio, tenendo conto dei risultati elettorali. Una volta formato il Governo, esso deve ottenere un voto di fiducia scritto e motivato dal Parlamento per operare. Ad esempio, il Governo guidato da Giorgia Meloni è nato grazie a una chiara maggioranza parlamentare. In caso di crisi di governo (ad esempio, per una mozione di sfiducia), il Presidente della Repubblica può esplorare nuove maggioranze o, in caso estremo, sciogliere le Camere. Questo sistema implica una forte collaborazione tra esecutivo e legislativo, ma anche strumenti di controllo come interrogazioni, interpellanze, audizioni e commissioni d’inchiesta (disciplinate dall’art. 82 della Costituzione). Inoltre, strumenti come mozioni e ordini del giorno permettono al Parlamento di indirizzare l’azione del Governo. 3. Presidenziale: concentra il potere sul Presidente, che assume il ruolo di capo dello Stato e capo del Governo. Questo modello, utilizzato negli Stati Uniti, prevede che il Presidente venga eletto direttamente dai cittadini o attraverso un sistema di Grandi Elettori, rappresentanti scelti in base al voto popolare. Il mandato presidenziale dura quattro anni ed è rinnovabile una sola volta. Una caratteristica distintiva del presidenzialismo è la netta separazione dei poteri: il Parlamento non può destituire il Presidente (se non in casi eccezionali di impeachment), e il Presidente non ha il potere di sciogliere le Camere. Questo equilibrio si regge su un sistema di pesi e contrappesi: ad esempio, il Presidente può porre un veto sulle leggi approvate dal Parlamento, ma il Parlamento può superare il veto con una maggioranza qualificata. Nel presidenzialismo americano, i poteri sono condivisi tra Presidente e Parlamento, ma le istituzioni rimangono separate e non interferiscono direttamente l'una con l'altra. A differenza del sistema parlamentare, il Congresso non elegge né dà fiducia al Presidente. Questo sistema cerca un bilanciamento tra maggioranza e minoranza grazie alla mediazione dei Grandi Elettori, che cercano di individuare la figura più adatta alla presidenza. Pur essendo un modello unico, non replicato in altre nazioni, rappresenta un esempio chiaro di come si possano strutturare le istituzioni democratiche in modo da evitare concentrazioni di potere e garantire stabilità attraverso la collaborazione e il rispetto reciproco dei ruoli. 4. Semipresidenziale: Combina elementi del sistema parlamentare e presidenziale. Il Presidente della Repubblica viene eletto direttamente dai cittadini, ma non è il capo del Governo. Questo ruolo spetta al Primo Ministro, che deve ottenere la fiducia del Parlamento. Un esempio è la Francia della V Repubblica, dove può verificarsi la coabitazione: se il Parlamento e il Presidente appartengono a schieramenti diversi, il Presidente è costretto a nominare un Primo Ministro di un partito opposto. In questo caso, il potere esecutivo è diviso tra Presidente e Primo Ministro. La struttura del potere semipresidenziale ha comunque potere di sciogliere le Camere eccetera, però è anche rappresentante della politica estera e può sottoporre a referendum delle leggi approvate dall’Assemblea. 5. Direttoriale (o assembleare): adottato in Svizzera, è un modello unico che si distingue per il forte coinvolgimento dei cittadini e per l’organizzazione collegiale del potere. I cittadini eleggono direttamente un’Assemblea Generale con un mandato di quattro anni, che a sua volta nomina il Consiglio Federale, un organo esecutivo formato da più membri. Questo Consiglio opera in modo collegiale, senza dipendere dalla fiducia del Parlamento, e non ha il potere di sciogliere le Camere, garantendo così una netta separazione tra i poteri. La presidenza del Consiglio Federale è a rotazione, con ciascun membro che assume il ruolo durante il mandato. Un elemento caratteristico del sistema è l’ampio utilizzo del referendum popolare, che permette ai cittadini di intervenire direttamente nelle decisioni legislative, rafforzando la partecipazione democratica. Inoltre, il modello dà grande importanza ai cantoni, che rappresentano il territorio e assicurano l’equilibrio tra le diverse realtà regionali. Un esempio simile si può trovare in Italia, dove, a livello regionale, il Presidente della Regione è eletto direttamente dai cittadini, ma può essere sfiduciato dal Consiglio Regionale, portando allo scioglimento di entrambi gli organi. Questo sistema, unico nel suo genere, combina la democrazia diretta con un governo collegiale e una forte attenzione al territorio, come dimostrano l’organizzazione del Consiglio Federale e il ruolo quasi legislativo dei referendum in Svizzera. Strumenti di indirizzo politico del Parlamento: Il Parlamento esercita il suo potere di controllo sul Governo attraverso vari strumenti: Interrogazioni parlamentari: Domande formali per ottenere chiarimenti su temi specifici. Interpellanze: Domande più incisive per conoscere le intenzioni del Governo su questioni importanti. Audizioni parlamentari: Consultazioni con esperti esterni su argomenti specifici. Indagini conoscitive: Approfondimenti che coinvolgono più soggetti per raccogliere informazioni complete. Commissioni d’inchiesta (art. 82 Costituzione): Hanno poteri analoghi a quelli dell’autorità giudiziaria e sono istituite per indagare su materie di pubblico interesse. Crisi delle forme di governo Ogni forma di governo può essere soggetta a crisi che ne mettono in discussione il funzionamento. Ad esempio, negli USA, l’ex Presidente Trump ha contestato oltre 50 volte le elezioni del suo successore Biden e, il 6 gennaio 2021, è stato accusato di aver fomentato l’assalto a Capitol Hill, un evento definito rivoluzionario. Questo evidenzia una profonda divisione interna tra due Americhe, con metà della popolazione che non si riconosce nel Presidente eletto. Tale situazione mette in discussione il carattere democratico del Paese, portando al rischio di un fenomeno chiamato “Democratic Backsliding”, ossia il declino della democrazia. In Francia, durante le elezioni parlamentari, il Presidente Macron ha sciolto le Camere dopo che al primo turno il partito di estrema destra di Le Pen aveva ottenuto una vittoria significativa. Successivamente, Macron ha nominato un Primo Ministro di centrodestra, ma senza rappresentare adeguatamente le forze di sinistra, creando tensioni politiche. In Italia, il Parlamento, pur essendo formalmente l’organo legislativo principale, è spesso marginalizzato rispetto al Governo, che domina la dinamica politica. Ad esempio, le leggi sono frequentemente approvate attraverso i Decreti Legge, uno strumento originariamente previsto per emergenze, ma ora usato come prassi ordinaria. Inoltre, il Governo utilizza i maxi-emendamenti, riscrivendo intere leggi, e li sottopone al Parlamento con la Questione di Fiducia, un meccanismo che obbliga le Camere ad approvare o respingere senza possibilità di modifiche, pena le dimissioni del Governo. Questo processo si verifica soprattutto per le Leggi di Bilancio, con tempistiche così strette da lasciare ai Parlamentari pochissimo tempo per esaminare i testi. Tuttavia, attualmente, il sistema italiano si basa su un’interpretazione incompleta della Costituzione. L’articolo 94, comma 3, stabilisce che un voto contrario del Parlamento su una proposta del Governo non implica automaticamente la mozione di sfiducia né le dimissioni del Governo, sottolineando l’autonomia legislativa del Parlamento. La Questione di Fiducia, tuttavia, è spesso impiegata dal Governo per velocizzare l’approvazione delle leggi, collegando il proprio mandato alla proposta in discussione. Questo sistema, se da un lato semplifica il processo legislativo, dall’altro riduce il ruolo del Parlamento a semplice organo di ratifica, aggravando il già precario equilibrio tra i poteri istituzionali. Questi squilibri hanno portato a riflettere sulla necessità di modificare il sistema parlamentare italiano. Tra le principali proposte di riforma c’è il cosiddetto “Premierato”. Il premierato è una proposta di riforma costituzionale che mira a modificare profondamente il ruolo del Presidente del Consiglio, prevedendo: ○ la sua elezione diretta da parte dei cittadini e introducendo importanti novità nei rapporti tra le istituzioni. ○ il potere del Presidente del Consiglio di proporre sia la nomina che la revoca dei ministri, oltre alla possibilità di richiedere lo scioglimento delle Camere, tranne durante il semestre bianco (come stabilito dall’articolo 88, con alcune eccezioni legate a obblighi costituzionali). ○ limitazione del mandato del Presidente del Consiglio a un massimo di due legislature, evitando concentrazioni eccessive di potere. ○ il principio del simul stabunt simul cadent, secondo il quale il Presidente del Consiglio e il Parlamento che lo sostiene decadono insieme in caso di sfiducia, tranne in situazioni straordinarie come morte o impedimento. ○ revisione del sistema elettorale, con una maggioranza parlamentare che verrebbe assegnata alle liste collegate al Presidente del Consiglio eletto, garantendo la possibilità di portare avanti il proprio indirizzo politico. ○ l'abolizione dei senatori a vita, per snellire il sistema e renderlo più democratico. Questa proposta si ispira in parte al neoparlamentarismo di Duverge, che mantiene il principio del "simul stabunt simul cadent" ma vede il Presidente del Consiglio come una figura superiore e più autonoma rispetto al Parlamento. La riforma, quindi, solleva il dibattito su quale modello si stia delineando: un premierato rafforzato o un sistema più vicino al neoparlamentarismo di Duverge, che enfatizza la collegialità e un nuovo equilibrio tra i poteri. La Razionalizzazione In Italia, il rapporto tra Governo e maggioranza parlamentare è regolato dall’articolo 94 della Costituzione, che prevede un rapporto di fiducia tra il Parlamento e il Governo. Questo significa che, se viene meno la fiducia, il Governo cade, e non esistono strumenti per ricostruire questo rapporto senza passare per nuove elezioni o accordi politici. In Germania, invece, il sistema è diverso grazie alla sfiducia costruttiva, un meccanismo che permette alle opposizioni di chiedere la sfiducia del Cancelliere solo se, entro 14 giorni, propongono un sostituto già sostenuto da una nuova maggioranza parlamentare. Ad esempio, se in Germania un gruppo parlamentare volesse rimuovere il Cancelliere in carica, dovrebbe già avere un accordo su chi sarà il successore, evitando vuoti di potere e garantendo continuità politica. Questo sistema tedesco è pensato per razionalizzare il rapporto tra il Governo e il Parlamento, assicurando che la sfiducia non porti all’instabilità ma a una transizione ordinata. In Italia, invece, l’assenza di un meccanismo simile rende il sistema più vulnerabile a crisi politiche impreviste. Funzioni fondamentali dello Stato Lo Stato e i suoi poteri fondamentali si basano su una struttura definita da tre poteri principali separati secondo la teoria della tripartizione dei poteri ideata da Montesquieu durante la Rivoluzione Francese. In origine, tutti i poteri erano concentrati nelle mani del sovrano, ma con il tempo si sono distribuiti tra diversi organi statali, portando alla nascita di forme di stato moderne: 1. il potere legislativo, affidato al Parlamento, che rappresenta la sovranità popolare e crea le leggi, considerate "fonti atto" della volontà dello Stato. 2. il potere esecutivo, detenuto dal Governo, si divide in potere di indirizzo politico, che stabilisce grandi scelte politiche e sociali per perseguire gli obiettivi della comunità, e potere amministrativo, che concretizza tali decisioni applicando le leggi. 3. il potere giudiziario, esercitato dalla Magistratura, garantisce l'applicazione delle norme per risolvere controversie. La sovranità dello Stato moderno si distingue per due caratteristiche principali: la politicità, cioè la capacità di governare e uniformare il diritto su tutto il territorio, e la sovranità interna ed esterna, che garantisce il monopolio della forza e l'indipendenza internazionale. Lo Stato, attraverso queste funzioni, tutela i diritti degli individui, distinti in diritti di libertà negative, dove lo Stato si limita a garantire una "sfera di libertà" senza interferire (ad esempio, la libertà di parola), e diritti sociali, definiti come libertà positive, poiché richiedono un intervento attivo dello Stato per assicurare condizioni che permettano l'effettivo esercizio delle libertà (ad esempio, il diritto all'istruzione). La Costituzione, come legge fondamentale, regola e limita il potere statale, stabilendo i principi cardine dell'ordinamento e bilanciando la sovranità con obblighi internazionali e cooperazione globale. La questione italica L'Italia è uno stato unitario con una struttura che prevede regioni autonome, ma non è federale. Questo significa che le regioni italiane hanno autonomia legislativa e amministrativa, ma non sono sovrane e devono rispettare i limiti imposti dalla legge statale. Ad esempio, possono emanare leggi su materie specifiche, come indicato nell’art. 117 della Costituzione, ma devono seguire i principi fondamentali stabiliti dallo Stato attraverso la Legge Quadro. Tuttavia, il potere giurisdizionale rimane esclusivamente dello Stato italiano, senza tribunali regionali separati. Le regioni italiane sono nate con la Costituzione del 1948, ma hanno iniziato a operare realmente solo negli anni Settanta. Hanno un'organizzazione interna che prevede un Consiglio regionale (potere legislativo), un Presidente della Regione e una Giunta regionale (potere esecutivo). La loro autonomia è stata rafforzata con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, che ha riequilibrato i rapporti tra Stato e regioni, limitando le interferenze statali nelle competenze regionali. Se si verificano conflitti, la Corte Costituzionale interviene per risolverli. L'Italia è una Repubblica parlamentare dal 1946, regolata dalla Costituzione del 1948, che definisce i principi fondamentali dello Stato: 1. Stato di diritto, dove il potere è soggetto alle leggi. 2. Stato rappresentativo, con la sovranità che appartiene al popolo (Art. 1) e i cittadini che eleggono i loro rappresentanti a livello nazionale, regionale e comunale. 3. Stato costituzionale, in cui la Costituzione limita il potere per garantire i diritti fondamentali. Le principali istituzioni dello Stato italiano sono: Il Parlamento, bicamerale, composto dalla Camera dei Deputati e dal Senato, che esercita il potere legislativo. Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, rappresenta l’unità nazionale. Il Governo, guidato dal Presidente del Consiglio, che esercita il potere esecutivo. La Magistratura, indipendente, che esercita il potere giudiziario, garantito dall’autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura. La Corte Costituzionale, che garantisce il rispetto della Costituzione. Storicamente, l'Italia non è diventata uno stato federale perché, durante il processo di unificazione, mancavano sia la volontà di creare un'entità sovrana superiore che la stabilità necessaria per un federalismo. Influenze estere e spinte autonomistiche avrebbero potuto causare divisioni, quindi si optò per un modello unitario. Oggi, l'Italia è definita uno Stato regionale, caratterizzato da un sistema unitario con articolazioni pluralistiche attraverso enti territoriali autonomi come le Regioni. Ad esempio, la Lombardia o la Sicilia hanno una loro autonomia legislativa, ma restano parte di un unico Stato. Crisi dei partiti politici La Crisi dei Partiti Politici riguarda il declino del loro ruolo nella società e nella vita democratica. In passato, i partiti erano radicati nella comunità, con sezioni locali e congressi frequenti, come accadeva con i partiti storici italiani (ad esempio PCI e DC). Oggi, i cittadini possono partecipare alla vita politica anche al di fuori dei partiti, che sono percepiti più come strumenti di potere che come mezzi per selezionare rappresentanti o far funzionare le istituzioni. Questa trasformazione ha portato i partiti a perdere funzionalità e ad invadere spazi sociali, limitando la possibilità di partecipazione diretta senza iscrizione. Accanto a questa crisi, si pone il confronto tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa: la prima, adatta a piccole comunità come le antiche polis greche, consente ai cittadini di partecipare direttamente alle decisioni la seconda, predominante negli Stati moderni, delega il potere a rappresentanti eletti. In Italia, alcuni strumenti di democrazia diretta, come referendum, iniziativa legislativa popolare e petizione, permettono ancora una certa partecipazione diretta. Tuttavia, la democrazia può subire degenerazioni che minano i suoi principi fondamentali di uguaglianza e rispetto dei diritti: la partitocrazia, dove i partiti monopolizzano il potere decisionale; la tirannia della maggioranza, che schiaccia le minoranze; l’ostruzionismo delle minoranze, che paralizza decisioni importanti; e il consociativismo, dove maggioranza e minoranza si accordano, spesso a scapito del confronto democratico. Questi fenomeni evidenziano i rischi di un sistema che si allontana dal rispetto dei diritti di tutti e dai principi costituzionali, aggravando ulteriormente la crisi della politica e dei partiti. L'evoluzione dell'ordinamento italiano e la nascita della Costituzione Le radici dello Stato italiano risalgono al Regno d’Italia, nato il 17 marzo 1861, quando vari stati vennero uniti al Regno di Sardegna. Fu adottato lo Statuto Albertino del 1848 come prima costituzione, che istituiva una monarchia costituzionale: il Re aveva il potere esecutivo e condivideva quello legislativo con due Camere, una eletta e una nominata. Tuttavia, i diritti garantiti erano limitati e favorivano aristocrazia e borghesia, escludendo le aspirazioni democratiche del Risorgimento. Col tempo, lo Statuto si evolse verso una monarchia parlamentare, ma con forti limiti democratici: il diritto di voto era ristretto, e solo nel 1912 fu introdotto il suffragio universale maschile. Inoltre, il re controllava interamente il Senato. Nonostante alcune riforme sociali di Giovanni Giolitti, il sistema politico rimase instabile. Con l’avvento del fascismo nel 1922, lo Statuto fu svuotato: il regime eliminò partiti, libertà fondamentali e pluralismo, trasformando la Camera dei Deputati nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni e sottomettendo tutte le istituzioni al Partito Fascista. Lo Statuto rimase formalmente in vigore, ma privo di significato. Dopo la caduta del fascismo nel 1943, l’Italia attraversò un periodo di divisione: al Sud continuava il Regno d’Italia sotto il re, mentre al Nord nacque la Repubblica Sociale Italiana sotto il controllo nazista. La fine della Seconda Guerra Mondiale segnò una fase di ricostruzione. Il referendum del 2 giugno 1946 fu cruciale: gli italiani scelsero la Repubblica, ponendo fine alla monarchia. Nello stesso momento, furono eletti i membri dell’Assemblea Costituente, incaricata di scrivere una nuova costituzione. La Costituzione italiana, approvata il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948, sancì la nascita di uno Stato democratico e antifascista, fondato su diritti fondamentali, principi sociali e democratici, autonomia territoriale, indipendenza della magistratura e controllo costituzionale tramite la Corte Costituzionale. Lo Statuto Albertino, che era stato un atto di benevolenza del sovrano per autolimitare il proprio potere, venne sostituito da una costituzione scritta e votata a suffragio universale. Tuttavia, alcune leggi dello Statuto rimasero in vigore, secondo il principio di continuità dell’ordinamento, purché non fossero in contrasto con la nuova Costituzione. Le leggi incompatibili possono essere annullate dalla Corte Costituzionale. La prima costituzione scritta al mondo, che segnò la fine dell’assolutismo monarchico, fu la Magna Charta inglese del 1215, un documento che pose limiti al potere del sovrano e avviò il concetto di ripartizione dei poteri e riconoscimento dei diritti. Caratteristiche La Costituzione italiana è un documento fondamentale che stabilisce le norme e i principi che regolano lo Stato. È composta da 139 articoli suddivisi in tre sezioni principali: 1. i Principi fondamentali (articoli 1-12), che descrivono i valori fondamentali come l'uguaglianza e la tutela dell'ambiente; 2. i Diritti e doveri dei cittadini (articoli 13-54), che garantiscono libertà personale, diritti sociali e politici; 3. l'Ordinamento della Repubblica (articoli 55-139), che regola le istituzioni, come il Parlamento, il Governo e la Magistratura. Le norme della Costituzione possono essere precettive o programmatiche Le norme precettive hanno un effetto immediato e sono vincolanti, come ad esempio l'articolo 12, che stabilisce che la bandiera italiana è quella tricolore. Le norme programmatiche invece fissano obiettivi per il futuro, come l'articolo 9, che promuove la tutela del paesaggio. La Costituzione italiana è una legge fondamentale dello Stato e rappresenta la fonte suprema di tutte le altre leggi, che devono essere sempre in accordo con essa. Inoltre, la Costituzione è anche la fonte delle fonti, poiché stabilisce come devono essere prodotte le leggi ordinarie dal Parlamento. La Costituzione italiana è definita come un testo rigido, il che significa che per modificarla è necessario seguire un processo speciale, previsto dall'articolo 138, che richiede l'approvazione della modifica in due fasi separate con una maggioranza qualificata di due terzi del Parlamento. Tuttavia, alcune disposizioni, come l'articolo 139, che vieta il ritorno alla monarchia, sono immutabili e non possono essere modificate. La Costituzione stabilisce anche un sistema democratico, basato sulla sovranità popolare e il pluralismo politico, e protegge i diritti individuali e collettivi. La Costituzione italiana può essere analizzata da tre punti di vista: a. formale, come testo scritto b. sostanziale, per i principi che devono essere garantiti, come la separazione dei poteri e la tutela dei diritti (ispirata dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo) c. materiale, che riguarda l'effettiva applicazione delle norme, che nel tempo possono evolversi, come nel caso dell'istituzione delle Regioni nel 1970, che era già prevista nel 1948. A differenza dello Statuto Albertino, che poteva essere facilmente modificato, la Costituzione italiana è più rigida e può essere cambiata solo con una legge di revisione costituzionale. Alcune disposizioni, come l'articolo 49 sui partiti politici, non sono mai state applicate, mentre altre pratiche non scritte, come le consultazioni del Presidente della Repubblica per la formazione del governo, sono diventate prassi consolidate nel tempo. La Costituzione italiana, pur essendo un testo scritto, è un documento che si adatta e si evolve con le necessità della società e della politica, mantenendo però il suo ruolo fondamentale come guida per lo Stato. La revisione della Costituzione Italiana e i suoi limiti La modifica della Costituzione è regolata dall'articolo 138, che stabilisce un procedimento complesso per garantire che qualsiasi cambiamento sia ben ponderato e condiviso. Le modifiche devono essere approvate da entrambe le Camere del Parlamento in due fasi, con un intervallo di almeno tre mesi. La legge può essere approvata con una maggioranza assoluta (la maggioranza dei membri presenti), ma se la modifica viene approvata con una maggioranza qualificata (due terzi dei membri), non è necessario il referendum. Se la modifica è approvata con la maggioranza assoluta, un referendum popolare può essere richiesto entro tre mesi, se lo chiedono almeno un quinto dei membri di una Camera, 500.000 elettori o cinque Consigli regionali. In questo caso, i cittadini sono chiamati a decidere se accettare o rifiutare la modifica. Tuttavia, ci sono limiti alla possibilità di modificare la Costituzione. L'articolo 139 impedisce di cambiare la forma repubblicana dello Stato, cioè non si può ripristinare la monarchia. Inoltre, alcuni principi fondamentali, come i diritti inviolabili dei cittadini (da articolo 13 all'articolo 54), non possono essere modificati. Modificare questi principi richiede sempre una maggioranza qualificata di due terzi, per rendere il cambiamento più difficile senza un ampio consenso. In questo modo, la Costituzione rimane "rigida" e garantisce che solo modifiche ben condivise possano avere luogo. Pertanto, qualsiasi modifica alla Costituzione deve essere attentamente valutata e approvata con ampio consenso, garantendo che i principi fondamentali non vengano mai violati. I Diritti Fondamentali e la Sovranità Popolare nella Costituzione Italiana La Costituzione italiana garantisce una serie di diritti fondamentali per proteggere la libertà e l'integrità dei cittadini, creando una società democratica e inclusiva. Ad esempio, l'articolo 13 tutela la libertà personale, impedendo che una persona venga privata della sua libertà a meno che per un motivo giusto e solo con il controllo dell'autorità giudiziaria. La libertà di riunione e di associazione (articoli 17 e 18) consente ai cittadini di unirsi e agire per scopi comuni, nel rispetto della legge. Inoltre, l'articolo 21 protegge la libertà di pensiero, espressione e informazione, stabilendo che queste libertà possono essere limitate solo per motivi legati all'onore e alla sicurezza pubblica, e il sistema mediatico deve garantire pluralismo e trasparenza, evitando fenomeni come le fake news. Altri diritti importanti sono quelli relativi alle minoranze linguistiche (art. 6), alla libertà religiosa (art. 7-8), alla valorizzazione della famiglia e alla parità di trattamento per i figli nati fuori dal matrimonio. La pena di morte è abolita, mentre il diritto alla vita e all’integrità fisica sono garantiti. Diritti come la privacy e la libertà sessuale sono emersi nel tempo, rispondendo alle sfide sociali e tecnologiche. La Costituzione tutela anche i diritti politici, come il diritto di voto e l'accesso agli incarichi pubblici, ma anche il rispetto dei doveri civili, come il pagamento delle imposte e la difesa della patria. I diritti economici, sociali e del lavoro sono tutelati, come la libera iniziativa economica (art. 41), che deve rispettare l'ambiente e l’interesse collettivo. Viene garantito il diritto al lavoro, alla giusta retribuzione (art. 36), la parità di trattamento e la protezione contro le discriminazioni, nonché una salute universale (art. 32) e diritti di assistenza sociale per i più vulnerabili (art. 38). Lo Stato promuove politiche per l'accesso alla casa e affronta problemi economici come la povertà e le disuguaglianze, cercando di aggiornare il welfare. La sovranità popolare (art. 1) significa che il popolo ha il potere di governare secondo la Costituzione, e questo potere può essere delegato ai rappresentanti eletti, ma la volontà del popolo è sempre centrale. I partiti politici sono liberi di operare, ma devono rispettare la democrazia interna e non possono essere fascisti, garantendo la pluralità politica. La Costituzione stabilisce che le modifiche fondamentali non possono avvenire facilmente, proteggendo i diritti inviolabili e i principi essenziali tramite un processo di modifica che richiede l'approvazione delle due Camere e, in alcuni casi, un referendum popolare, per garantire che i principi democratici siano protetti anche per le generazioni future. L'articolo 15 tutela la privacy e l'inviolabilità della corrispondenza, stabilendo che la libertà e il segreto della corrispondenza e di altre comunicazioni sono inviolabili, salvo nei casi previsti dalla legge per motivi di giustizia o sicurezza. Questo articolo è particolarmente importante oggi, con l'avvento delle nuove tecnologie e internet, poiché la protezione dei dati personali è diventata un diritto fondamentale. Le leggi moderne, come il GDPR (Regolamento UE 2016/679), si basano sul principio di privacy sancito dall'articolo 15, garantendo la riservatezza delle comunicazioni private in un contesto sempre più digitalizzato. Il Bicameralismo perfetto Il bicameralismo perfetto in Italia significa che il Parlamento è composto da due camere: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Entrambe le camere hanno gli stessi poteri e una legge può essere approvata solo se entrambe sono d'accordo sullo stesso testo. La seconda camera ha un ruolo di controllo e rappresenta le diverse aree geografiche del Paese, cercando di bilanciare la rappresentanza politica della prima camera. Questo sistema è il risultato di un compromesso tra chi voleva una sola camera e chi preferiva due. I vantaggi di un sistema bicamerale sono che le decisioni vengono approfondite e la seconda camera agisce come una camera di riflessione, rivedendo le leggi proposte. Tuttavia, uno degli svantaggi è che se le due camere non sono d'accordo, la legge può essere modificata più volte, rallentando il processo legislativo. Questo fenomeno è conosciuto come il “problema delle navette”, in cui il testo di una legge passa avanti e indietro tra le due camere fino a quando non c'è un accordo. La seconda parte della Costituzione si occupa dell'ordinamento della Repubblica e dei suoi organi istituzionali, tra cui il Parlamento, che è visto come l'organo centrale, in quanto rappresenta la sovranità popolare e ha il compito di fare le leggi. Oggi, la seconda camera ha la funzione di dare voce alle Regioni e ai territori. Inoltre, sia la Camera dei deputati che il Senato hanno il potere di dare la fiducia al governo, assicurando che entrambi gli organi siano coinvolti nelle decisioni politiche. I Principi Fondamentali I primi 12 articoli della Costituzione italiana stabiliscono i principi fondamentali che definiscono la Repubblica Italiana, e sono essenziali per comprendere l'organizzazione dello Stato. Questi articoli non sono scritti in un preambolo, come in molte altre costituzioni, ma fanno parte del testo stesso. Si trattano di principi inviolabili, che tutelano i diritti fondamentali e definiscono le relazioni tra i cittadini, lo Stato e le istituzioni. Essi stabiliscono la democrazia, l'uguaglianza, la solidarietà, e il rispetto dei diritti umani, garantendo una struttura stabile e giusta per la vita politica, sociale ed economica del paese. Questi articoli sono particolarmente rilevanti perché non solo determinano i fondamenti della Repubblica, ma stabiliscono anche che i diritti inviolabili dell’uomo, come quelli sanciti negli articoli successivi (dal 13 al 54), non possono essere oggetto di revisione costituzionale. 1. Articolo 1 – “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, e la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” ○ L’Articolo 1 della Costituzione Italiana sancisce due principi fondamentali: la democrazia e il lavoro. L’Italia è definita come una Repubblica democratica, il che significa che il potere appartiene al popolo e si esercita attraverso strumenti democratici, nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione. Questo principio è immodificabile, come indicato nell’Articolo 139 della Costituzione. Il riferimento al lavoro evidenzia che la Repubblica non si fonda su privilegi di nascita o su gerarchie sociali, ma sul contributo che ogni cittadino offre alla società attraverso la propria attività lavorativa. Il lavoro è visto come un elemento che garantisce dignità e uguaglianza, promuovendo il bene comune. La seconda parte dell’Articolo sottolinea che la sovranità appartiene al popolo, ma questa deve essere esercitata nei limiti e secondo le forme stabilite dalla Costituzione. Questo impedisce che la volontà della maggioranza diventi una tirannia, proteggendo i diritti delle minoranze e garantendo un equilibrio tra libertà e responsabilità. Esempio pratico: Immaginiamo un referendum, uno strumento democratico attraverso cui il popolo esercita la propria sovranità. Supponiamo che venga proposto un quesito per limitare i diritti fondamentali di una minoranza. Anche se la maggioranza dei cittadini fosse favorevole, questa decisione sarebbe incostituzionale, poiché violerebbe i limiti imposti dalla Costituzione, che tutela i diritti inviolabili di ogni individuo. Questo esempio mostra come la democrazia italiana sia bilanciata per garantire giustizia e rispetto per tutti. 2. Articolo 2 – “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale.” ○ Il principio personalista afferma che la persona umana è al centro della società e dello Stato, con i suoi diritti naturali e inviolabili. Lo Stato esiste per servire l’uomo, non il contrario, come accadeva nei regimi totalitari o negli Stati assoluti del passato. Questi diritti, come la libertà e la dignità, non sono creati dallo Stato, ma esistono indipendentemente da esso e lo Stato deve solo riconoscerli e garantirli. La persona non è vista solo come un individuo isolato, ma come un essere che vive in relazione con gli altri. Per questo motivo, i diritti della persona sono riconosciuti non solo come diritti individuali, ma anche all’interno delle formazioni sociali. Queste formazioni sono comunità che esistono nello Stato, come la famiglia, le scuole, o i partiti politici. Tuttavia, accanto ai diritti, ci sono anche doveri. Ogni cittadino ha responsabilità di solidarietà politica, economica e sociale, per contribuire al bene comune. Esempio pratico: Pensiamo alla famiglia;è una formazione sociale fondamentale. Lo Stato riconosce il diritto di ogni famiglia a essere rispettata e supportata, ad esempio attraverso politiche che tutelano i genitori nel loro ruolo educativo o aiutano economicamente le famiglie in difficoltà. Allo stesso tempo, i membri della famiglia hanno il dovere di collaborare tra loro, rispettarsi e contribuire alla crescita della comunità. 3. Articolo 3 – “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Lo Stato promuove le condizioni che rendano effettivo il diritto alla dignità sociale e rimuove gli ostacoli che limitano l’uguaglianza.” ○ L'articolo 3, che stabilisce il principio di uguaglianza, comprende sia l’uguaglianza formale, che implica che tutti siano uguali davanti alla legge, sia l’uguaglianza sostanziale, che implica che lo Stato debba rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza effettiva tra i cittadini e tutelare le persone più deboli. Questo concetto rappresenta il passaggio da uno Stato liberale a uno Stato sociale, un modello in cui lo Stato interviene per garantire il benessere dei cittadini e per tutelare i diritti sociali. 4. Articolo 4 – “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto, garantendo pari opportunità per tutti.” ○ La Repubblica garantisce a tutti il diritto al lavoro e si impegna a creare le condizioni per renderlo accessibile. Questo significa rimuovere ostacoli come la disoccupazione o la mancanza di formazione. Il lavoro, però, non è solo un diritto: è anche un dovere. Ognuno deve contribuire, secondo le proprie capacità, al progresso della società. Lavorare non è solo un modo per guadagnarsi da vivere, ma anche per essere utili alla comunità. Esempio: Se una persona perde il lavoro, lo Stato può offrirle corsi di formazione o aiuti per trovare una nuova occupazione. La persona, a sua volta, ha il dovere di impegnarsi a cercare un lavoro e sfruttare queste opportunità, contribuendo così al bene comune. 5. Articolo 5 – “La Repubblica è una e indivisibile, ma riconosce e promuove le autonomie locali e la differenziazione dei territori, affinché siano rispettate le specificità regionali.” ○ Principio dell’autonomia. C’è il primato della società rispetto agli apparati pubblici. 6. Articolo 6 – “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche presenti sul territorio italiano.” ○ Tutela delle minoranze. Siamo nella fattispecie delle minoranze linguistiche, ma che è un pezzo più generale della tutela delle minoranze. 7. Articolo 7 – “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani ciascuno nel proprio ordine, e i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi, che sono parte integrante dell’ordinamento giuridico italiano.” ○ L’articolo 7 della Costituzione afferma che Stato e Chiesa cattolica sono indipendenti e sovrani nei rispettivi ambiti. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi, che possono essere modificati con una legge ordinaria se entrambe le parti sono d’accordo. In caso di modifica unilaterale da parte dello Stato, invece, è necessario un procedimento di revisione costituzionale, perché i Patti hanno una forza normativa superiore. Esempio Pratico: Se lo Stato volesse cambiare un aspetto del Concordato, come l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, potrebbe farlo con una semplice legge ordinaria solo con l’accordo della Chiesa. Senza accordo, sarebbe necessaria una revisione costituzionale, più lunga e complessa. 8. Articolo 8 – “Tutte le confessioni religiose sono libere davanti alla legge. I loro rapporti con lo Stato sono disciplinati da Intese.” L’articolo 8 della Costituzione italiana garantisce che tutte le confessioni religiose siano ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni diverse dalla cattolica hanno il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché rispettino le leggi italiane. I rapporti tra lo Stato e queste confessioni sono regolati attraverso Intese, accordi specifici che vengono recepiti con una legge ordinaria. Queste Intese non possono essere modificate unilateralmente dallo Stato, ma solo con un nuovo accordo tra le parti. Storicamente, in Italia e nel mondo, sono stati adottati diversi modelli di rapporto tra Stato e Chiesa: Stato confessionale: La religione è parte integrante delle leggi dello Stato (es. Statuto Albertino). Stato giurisdizionale: Lo Stato controlla e interferisce nella vita religiosa (es. Legge delle Guarentigie). Stato separatista: Stato e Chiesa sono completamente distinti (es. Francia o il principio di “libera Chiesa in libero Stato” di Cavour). Stato fondato sull’intesa: Stato e Chiesa si coordinano per gestire questioni comuni (es. Patti Lateranensi del 1929). Stato fondato sulla collaborazione: Stato e Chiesa collaborano attivamente su obiettivi condivisi (es. Accordi di Villa Madama del 1984). Esempio Pratico: Una confessione religiosa, come i Valdesi, può firmare un’Intesa con lo Stato italiano per ottenere il riconoscimento ufficiale di alcune pratiche religiose o diritti, come il matrimonio celebrato secondo il loro rito. Questa Intesa, una volta approvata dal Parlamento con una legge ordinaria, diventa vincolante e non può essere modificata senza il consenso della confessione stessa. Questo garantisce autonomia e rispetto reciproco tra Stato e comunità religiose. 9. Articolo 9 – “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, e tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.” ○ L’articolo 9 della Costituzione italiana stabilisce che la Repubblica ha il compito di promuovere la cultura, la ricerca scientifica e tecnica, e di tutelare il patrimonio naturale e artistico del Paese. Questo significa proteggere il paesaggio, i monumenti storici, le opere d’arte e l’ambiente, salvaguardando anche la biodiversità e gli ecosistemi per il bene delle generazioni future. Esempio Pratico: Un esempio è la tutela di un’area naturale protetta, come un parco nazionale. La Repubblica si impegna a preservare l’ecosistema di quel territorio, impedendo attività che potrebbero danneggiare l’ambiente, come l’inquinamento o la deforestazione. Allo stesso tempo, promuove progetti educativi e di ricerca per valorizzare il patrimonio naturale e

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