Summary

This document provides an overview of the biological perspective in personality psychology and individual differences. It traces the historical roots of this perspective to ancient Greece, highlighting the work of Hippocrates and Galen. The document also touches on the humoral theory, constitutional theories, and the role of hormones and the nervous system in shaping personality.

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La prospettiva biologica 5 - Psicologia della personalità e delle differenze individuali Le origini Storicamente la prospettiva biologica nell'indagine della personalità la si fa risalire al V secolo a.C. quando, nell'antica Grecia, Ippocrate elabora le prime classificazioni su base temperamentale...

La prospettiva biologica 5 - Psicologia della personalità e delle differenze individuali Le origini Storicamente la prospettiva biologica nell'indagine della personalità la si fa risalire al V secolo a.C. quando, nell'antica Grecia, Ippocrate elabora le prime classificazioni su base temperamentale e costituzionale nello studio delle differenze individuali studiando i processi fisiologici e patologici di un ampio numero di soggetti con l'utilizzo dell'osservazione. Ippocrate, e successivamente Galeno nel II secolo d.C., propongono una visione naturalistica dell'uomo, ponendo attenzione all'individuo nella sua globalità, alla persona come unità psico-fisica, al substratum biologico e neurofisiologico alla base del comportamento. Le origini: la teoria umorale Basandosi sulla concezione filosofica del tempo in cui tutto in natura si spiega in base ai quattro elementi fondamentali (aria, terra, fuoco e acqua), Ippocrate ipotizza che: - ci sia una corrispondenza tra tali elementi e gli umori presenti nell'organismo (aria-sangue, terra-bile nera, fuoco-bile gialla, acqua- flegma). - tali umori risentano dell'influenza dell'ambiente e subiscano cambiamenti a seconda delle stagioni: - il flegma (freddo e umido) aumenta e prevale d'inverno, - il sangue (caldo e umido) aumenta e prevale in primavera, - la bile gialla (calda e secca) aumenta e prevale in estate, - la bile nera (fredda e secca) aumenta e prevale in autunno. Le origini: la teoria umorale Gli umori si mescolano in vario modo dando origine a temperamenti diversi. Il termine, nella sua derivazione latina temperamentum, ha il significato di moderazione, equilibrio. In base alla diversa distribuzione degli umori, Ippocrate individua quattro tipologie temperamentali che saranno riprese e sistematizzate da Galeno: - il collerico, - il melanconico, - il flemmatico, - il sanguigno. In tale concezione si ritiene esista una relazione tra tipologia umorale, tratti psichici, aspetti somatici e disposizione a determinate malattie. Queste ultime sopravvengono quando tra gli umori del corpo non c'è più equilibrio, facendo sperimentare alla persona uno stato di disarmonia. Le origini: la teoria umorale (tipi e fisicità) Il temperamento sanguigno sarebbe caratterizzato da energia, impulsività, voluttuosità e ottimismo con tratti somatici quali la bassa statura, forme tondeggianti ed elevato tono muscolare; il temperamento flemmatico si distinguerebbe per i tratti psichici dell'apatia e dell'egoismo con aspetti somatici come scarso sviluppo muscolare e flaccidità; il temperamento collerico da tratti psichici come impetuosità, forte volontà fino alla violenza e contraddistinguerebbe individui con alta statura, magrezza e tono elevato; il temperamento melanconico sarebbe tipico di soggetti riflessivi, sospettosi e pessimisti con tratti somatici come l'alta statura, la gracilità e lo scarso tono muscolare. I temperamenti «energici» (sanguigno e collerico) sarebbero predisposti alla malattia apoplettica. I temperamenti «poco energici» (flemmatico e melanconico) sarebbero predisposti a malattie come la tisi. Le origini: dopo la teoria umorale Tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento si delineano tre importanti filoni di ricerca nell'indagine delle componenti biologiche della personalità, tutte caratterizzate dall’utilizzo di procedure sperimentali di laboratorio, che si ritrovano a fare i conti con la teoria ippocratico-galenica: 1) il primo fa riferimento alle teorie costituzionali che hanno focalizzato l'attenzione sulla morfologia costituzionale con l'intento di rilevare le relazioni tra struttura corporea e temperamento; 2) un secondo punta alle teorie ormonali, ad approfondire il funzionamento del sistema endocrino e quindi il ruolo degli ormoni nel declinare le differenze individuali; 3) un terzo riguarda le teorie neurali, le ricerche sull'attività del sistema nervoso a delineare le varie tipologie di personalità. Le origini: 1) le teorie costituzionali Per le teorie costituzionali le forme del corpo hanno una qualche correlazione con le forme dello spirito. In quest'area di indagine rientrano anche le teorie della fisiognomica e della frenologia (della quali si è già discusso) che utilizzano procedure per lo più di tipo correlazionale e mirano a definire le disposizioni stabili a caratterizzare la personalità. I contributi più significativi sul rapporto tra struttura somatica e temperamento sono quelli di Ernst Kretschmer (1921) e William Sheldon (1954). Le origini: 1) le teorie costituzionali Kretschmer è uno psichiatra tedesco e definisce il temperamento come «quella componente della psyché che, attraverso la mediazione del sistema umorale, è correlata con la costituzione e l'apparenza fisica». Kretschmer ritiene che ci sia una corrispondenza tra struttura somatica, personalità e predisposizione ai disturbi mentali e identifica tre tipi costituzionali: - il tipo leptosomico, - il tipo atletico, - il tipo picnico. Le origini: 1) le teorie costituzionali Il tipo leptosomico: figura sottile, slanciata, muscolatura poco sviluppata, torace allungato, sottile e piatto, viso con naso allungato, scarso sviluppo del mento, folti capelli e sopracciglia, poca barba e peli, pelle sottile e pallida, colorito giallastro o terreo. A tale costituzione è associato il temperamento definito schizotimico che si delinea lungo la dimensione della sensibilità, in un continuum che va da una forte sensibilità e socievolezza al polo della insensibilità e asocialità. In questa tipologia prevale una predisposizione psicopatologica alla schizofrenia. Il tipo atletico: si caratterizza per un forte sviluppo dello scheletro e della muscolatura, spalle larghe, torace ampio, mani e piedi grandi, zigomi e archi sopracciliari sporgenti, mandibola robusta, mento sviluppato. Ad esso corrisponderebbe il temperamento definito sintonico in cui prevale l'equilibrio tra euforia e depressione, ma anche una certa resistenza al cambiamento. La patologia a cui sarebbero maggiormente predisposti i tipi atletici è l'epilessia. Il tipo picnico: ha una costituzione in cui emergono in grande rilievo testa, torace, addome, deposito di adipe sul tronco, una certa gracilità dell'apparato motorio, statura media, viso largo, collo corto e massiccio, mani e piedi corti, poca pelosità, tendenza alla calvizie. Il temperamento a esso associato è quello detto ciclotimico in cui prevale l'emotività o verso l'eccitamento (da socievolezza fino alla collera) o verso la depressione. La predisposizione è verso la psicosi maniaco-depressiva. A tali tipi Kretschmer aggiunge poi il displasico, che presenta anomalie di sviluppo (corpo asimmetrico, bruttezza fisica) o mescolanze degli altri tipi. Le origini: 1) le teorie costituzionali Sheldon, mediante misurazione sistematica di fotografie di un gran numero di soggetti, individua tre componenti strutturali primarie: - endomorfa: presenza di visceri ed apparato digestivo sviluppati, strutture muscolari relativamente deboli, corpo molle e rotondo addome ampio e adiposo, braccia e gambe esili; - mesomorfa: ossatura e muscolatura imponenti, corpo forte, stabile, eretto, robusto, testa squadrata e massiccia, arti muscolosi, spalle e torace possenti; endomorfo mesomorfo ectomorfo - ectomorfa: visceri e strutture somatiche poco sviluppati, morfologia longilinea, estremità lunghe, magre, faccia sottile e angolosa, torace e addome stretti Le origini: 1) le teorie costituzionali Il somatotipo di un individuo è individuato da tre numeri che vanno da 1 a 7 e rappresentano il peso di ognuna delle tre componenti strutturali. Predominanza Predominanza Predominanza endomorfa mesomorfa ectomorfa 7-7-1 4-4-4 1-7-1 Le origini: 1) le teorie costituzionali Sheldon verifica quindi che tipo di associazione esista tra componenti strutturali e temperamento. Individua tre principali fattori temperamentali: - viscerotonia (rilassatezza, amore per le comodità, golosità, socievolezza, piacere della compagnia), - somatotonia (interesse per l'attività muscolare e l'affermazione fisica, vigore, energia, amore per rischio, coraggio fisico), - cerebrotonia (riservatezza, amore per la solitudine, autocontrollo, inibizione). Analizzando le correlazioni tra componenti somatiche, tipologie temperamentali e disturbi specifici l'autore trova una buona associazione tra: - endomorfia, viscerotonia e disturbi dell’umore; - mesomorfia, somatotonia e comportamenti aggressivi; - ectomorfia, cerebrotonia e schizofrenia. Le origini: 1) le teorie costituzionali I primi studi su costituzione e temperamento sono stati utilizzati negli anni venti e trenta dai regimi totalitari come il fascismo e il nazismo nella selezione professionale e lavorativa e sono stati strumentalizzati per giustificare il razzismo. In seguito, la prospettiva costituzionalista ha perso rilevanza nella ricerca scientifica sulla personalità. Secondo Anastasi (1965) la difficoltà di tali indagini consiste nel fatto che diverse sono le variabili che entrano in gioco nel rapporto tra corpo e temperamento: - la costituzione può dipendere, per esempio, dalle abitudini alimentari, dallo stile di vita, dagli interessi del soggetto, - il temperamento può essere determinato, più che dalla costituzione somatica in sé, dalle reazioni ambientali verso soggetti portatori di certi tipi di morfologia fisica o dalla autopercezione che essi stessi ne hanno. Le origini: 2) le teorie ormonali In questo ambito di ricerca si ritiene che gli umori siano determinati dalle sostanze secrete dal sistema endocrino. Nicola Pende (1924), fondatore della moderna endocrinologia, è uno dei massimi esponenti di questo indirizzo di ricerca. Egli ha elaborato una Tavola dei temperamenti endocrini fondamentali in cui trovano collocazione 10 categorie tipologiche: - l'ipertiroideo (tiroide), - l'ipotiroideo (tiroide), - l'ipoparatiroideo (tiroide), - l'iperpituitario (ipofisi), - l'ipopituitario (ipofisi), - l'ipersurrenalico (surrenali), - l'iposurrenalico (surrenali), - l'ipergenitale (genitali), - l'ipogenitale (genitali), - l'ipertimico (timo) Le origini: 2) le teorie ormonali La tassonomia più nota di Pende è la distinzione tra 2 grandi tipi primari: - Il tipo anabolico: caratterizzato da un predominio delle reazioni vagotoniche (o parasimpatiche) e delle secrezioni sessuali, surrenali e timiche; essendo il metabolismo di base ridotto, ne derivano lentezza psichica, indole calma, ottimismo ed espansività, insieme a un buon funzionamento delle attività logiche; - Il tipo catabolico: contraddistinto da un predominio delle reazioni simpaticotoniche e dall'attività delle ghiandole tiroidea, ipofisaria e paratiroidea. Il metabolismo molto attivo determinerebbe in questi soggetti rapidità psichica, umore instabile, pessimismo, chiusura, irritabilità. Le origini: 2) le teorie ormonali Il ruolo che gli ormoni hanno nelle risposte psicofisiche dell'organismo ha ricevuto sempre maggiore attenzione nel corso degli anni e negli studi più recenti si parla del sistema neuroendocrino come del vero anello di congiunzione tra soma e psiche. Le ricerche più recenti si sono concentrate sul ruolo psicologico. Alcuni studi rilevano che una scarsa produzione di ormone della crescita può essere determinata da situazioni di deprivazione emozionale, come la permanenza in brefotrofi e che le risposte ormonali a situazioni di stress sono altamente individuali, in funzione di strutture soggettive come i differenti tipi di difesa, le strategie di adattamento. Le origini: 3) le teorie neurali Tale linea di ricerca ha come suo precursore Ivan P. Pavlov (1935) il quale, osservando molte differenze nelle prestazioni e nel temperamento dei cani utilizzati in laboratorio, ritiene che esse possano dipendere da specifiche proprietà del sistema nervoso. Pavlov distingue due processi nervosi fondamentali, denominati: - eccitazione (reattività e prontezza nel rispondere agli stimoli); - inibizione (capacità di resistere a una stimolazione intensa e di non farsi distrarre da stimoli interferenti). Le origini: 3) le teorie neurali Pavlov ipotizza che gli organismi differiscano in relazione a 3 principali modulazioni di tali processi: - la forza dei processi di eccitazione e di inibizione; - l'equilibrio, cioè l'uguaglianza o disuguaglianza della loro forza; - la mobilità ossia la capacità di alternare eccitazione e inibizione in funzione delle richieste ambientali. La diversa combinazione di queste caratteristiche dà luogo ad una serie di tipologie di cui 4 sono le fondamentali che hanno un'analogia con i temperamenti di Ippocrate. Le origini: 3) le teorie neurali - Tipo I: forza dei processi di eccitazione e di inibizione, equilibrio e mobilità, quindi pronta reattività agli stimoli, ma tranquillità in assenza di stimolazione, facilità al condizionamento. Rimanda al sanguigno di Ippocrate. - Tipo II: forza ed equilibrio, ma non mobilità, quindi difficoltà ad adattarsi al mutare delle condizioni. Pavlov assimila questo tipo al flemmatico. - Tipo III: intensa l'eccitazione, ma debole l'inibizione, quindi forza ma non equilibrio, scarso controllo delle reazioni emotive. Si avvicina al collerico. - Tipo IV: debolezza sia per l'eccitazione che per l'inibizione, facilità a essere disturbati da stimoli distraenti, difficile da condizionare, problemi nell'adattamento e maggiore vulnerabilità allo stress. Pavlov paragona questo tipo al melanconico. Le origini: 3) le teorie neurali Rientrano in questo ambito anche gli studi sulla relazione tra livello di attivazione neurale e comportamento. Nello specifico sono rilevanti: - il concetto di livello ottimale di attivazione (Hebb, 1955), secondo cui ciascun organismo tende a esporsi a una quantità di stimolazione adatta alla propria specifica sensibilità; - il concetto di approccio/evitamento degli stimoli (Schneirla, 1959) che indica strategie diverse di adattamento all'ambiente. Il rapporto tra mente, corpo e temperamento Le persone, intuitivamente, colgono la strettissima connessione esistente tra ciò che si è soliti chiamare corpo e mente. Es.: Quando incontrando un amico gli chiediamo «Come stai?» generalmente intendiamo far riferimento sia alle condizioni fisiche, sia al benessere psicologico. Tuttavia cogliamo in una certa misura una differenziazione tra tali istanze. Es.: esiste lo psicoanalista per mente ed il medico per il corpo; nei processi esistono i risarcimenti morali e quelli fisici, etc. Il rapporto tra mente, corpo e temperamento Come è possibile allora definire il rapporto che intercorre tra mente e corpo? - La posizione riduzionista del biologismo forte propone una sostanziale identità tra mente e corpo e, di conseguenza, sostiene che per comprendere la dimensione mentale e psicologica sia sufficiente indagare le strutture e i processi biologici che hanno luogo nel corpo. È possibile stabilire una connessione diretta tra una caratteristica comportamentale e uno specifico sistema biologico sottostante; - Per la posizione del biologico debole mente e corpo sono interconnesse, ma ben distinte. Difronte ad una caratteristica comportamentale ci si può solo limitare ad asserire che deve esistere qualche sistema biologico, in qualche parte del corpo, che contribuisce a determinarla. Molti fenomeni psicologici complessi, non possono essere compresi ricorrendo a spiegazioni biologiche forti. Il rapporto tra mente, corpo e temperamento Oggi, è evidente quindi, non è più possibile ignorare e prescindere dall'apporto della dimensione biologica nella regolazione di molti aspetti del comportamento. Questo è particolarmente vero in relazione al temperamento, che non ha a che fare con i contenuti specifici del comportamento (il "cosa", le specifiche categorie di azioni), bensì con le caratteristiche stilistiche stabili del comportamento (l'affetto, il tono dell'umore, il livello di energia, l'attenzione, la responsività e la sensibilità dell'individuo alle stimolazioni ambientali) che sono presenti sin dalla nascita, quinti largamente ereditarie. Il rapporto tra mente, corpo e temperamento È opportuno sottolineare le differenze tra temperamento e personalità: - il temperamento è determinato da variabili biologiche e si manifesta fin dalla prima infanzia rivelando una forte componente ereditaria, riguarda gli aspetti formali e stilistici del comportamento ed è piuttosto fisso, rigido, difficilmente modificabile; - la personalità è il frutto dell'interazione di diversi fattori, tra cui l'apprendimento, la socializzazione, l'esperienza. Inoltre, la personalità comprende anche i "contenuti" del comportamento stesso, quali le motivazioni e i valori. Infine, la personalità presenta un certo margine di flessibilità. Il rapporto tra mente, corpo e temperamento Abbiamo quindi identificato nel temperamento quella specifica componente della personalità che risulta essere fortemente influenzata dalla dimensione biologica. … ma quali specifiche strutture e processi biologici possono essere implicati nello sviluppo della personalità? È ormai appurato che il codice genetico, i geni, siano responsabili del fatto che un individuo abbia i capelli ricci e gli occhi azzurri, tuttavia un consistente filone di recenti ricerche sembra suggerire l'idea che anche alcuni aspetti della personalità siano influenzati dai geni. La genetica comportamentale La genetica comportamentale è il settore di indagine che si occupa di verificare in che misura il corredo genetico contribuisca a determinare specifiche caratteristiche comportamentali, includendo la personalità. Per valutare e quantificare l'apporto dei fattori genetici, i genetisti comportamentali utilizzano per lo più due differenti metodi di ricerca: - gli studi sui gemelli; - gli studi sulle adozioni. Es.: gemelli (monozigoti e dizigoti) separati alla nascita che, pur avendo elementi genetici in comune, vivono in ambienti differenti e fratelli adottivi che, pur vivendo nello stesso ambiente familiare, non hanno elementi genetici in comune. La genetica comportamentale: i gemelli Nei gemelli monozigoti (DNA identico al 100%) qualsiasi differenza comportamentale osservabile tra loro deve essere necessariamente riconducibile ad effetti di tipo ambientale. Se si ipotizza che una determinata caratteristica sia per lo più influenzata geneticamente, allora i gemelli monozigoti dovrebbero essere più somiglianti tra loro rispetto ai gemelli dizigoti (DNA identico per circa il 50%); se ciò non viene rilevato, allora tale caratteristica probabilmente è scarsamente influenzata dai geni. La genetica comportamentale: le adozioni L'idea che sta alla base di tali ricerche è molto semplice: il grado di somiglianza di un bambino adottato con i propri genitori biologici è tendenzialmente indicativo dei fattori genetici, mentre il grado di somiglianza con i genitori adottivi evidenzia il ruolo dei fattori ambientali. Per i genetisti comportamentali di particolare interesse sono le coppie di gemelli monozigoti che vengono separati alla nascita e cresciuti in ambienti familiari differenti. Tale tipologia di studio può essere pensata come una combinazione del metodo di ricerca sui gemelli e quello sulle adozioni (due individui, geneticamente identici, vivono in contesti completamente diversi). L’ereditabilità La genetica comportamentale stabilisce in che misura le differenze tra gli individui rispetto a una caratteristica di personalità siano influenzate dai geni usando il coefficiente di ereditabilità, ossia: «proporzione di varianza fenotipica osservata in un gruppo di individui che può essere spiegata dalle differenze genetiche tra gli individui». Con il termine varianza fenotipica ci si riferisce alle differenze individuali osservate in relazione a specifiche caratteristiche personali… … ovvero quanto una variazione genetica produce variazioni sull'altezza, il peso, alcune caratteristiche di personalità, etc., non nel singolo ma nella popolazione. L’ereditabilità Nello specifico, il coefficiente di ereditabilità può variare da 0 a 1. Es.: se il coefficiente di ereditabilità rispetto a una certa caratteristica è pari a.20, ciò significa che il 20% delle differenze osservate in un gruppo di individui è attribuibile all'influenza dei geni, mentre il restante 80% è spiegato dai fattori ambientali. È un coefficiente che si riferisce ad una popolazione di individui, non al singolo. Es.: l'ereditabilità dell'altezza è di circa il 90%, ma ciò non significa che ciascun individuo cresce fino al 90% della propria statura per ragioni genetiche ed il resto dei centimetri viene aggiunto dall'ambiente. Al contrario è possibile affermare che il 90% delle differenze in termini di altezza osservate tra gli individui all'interno di una popolazione è dovuto a fattori genetici, laddove il restante 10% è dovuto a elementi di ordine ambientale. L’ereditabilità e personalità I tratti di cui si sono particolarmente occupati i genetisti comportamentali sono per lo più i fattori proposti dal modello Big Five. Tali studi concordano nel sostenere che il coefficiente di ereditabilità, nel caso dei 5 grandi fattori, sia pari a 0.40 – 0.50. Ciò significa che circa il 40-50% delle differenze relative ai tratti di personalità all'interno di un gruppo siano dovute a fattori genetici. Questo risultato spiega la tendenza dei tratti a mantenersi sostanzialmente stabili per lunghi periodi di tempo ed in luoghi differenti. L’ereditabilità e benessere psicologico A partire dalla suddivisione in 6 componenti del benessere fatta da Ryff (1995): 1) autonomia: capacità di resistere alle pressioni sociali e a regolare il proprio comportamento in autonomia; 2) relazioni positive con gli altri: capacità di stabilire relazioni interpersonali soddisfacenti e caratterizzate da reciproca fiducia; 3) crescita personale: apertura all'esperienza e al cambiamento, sentire realizzate le proprie potenzialità; 4) accettazione di sé: delle proprie qualità sia positive che negative; 5) scopo nella vita: avere la sensazione che la propria vita abbia un senso, un significato; 6) padronanza ambientale: capacità nell'utilizzare efficacemente le opportunità offerte dall'ambiente. risulta che l’ereditabilità del benessere psicologico oscilla tra il 37% e il 64%. L’ereditabilità ed altre disposizioni Tra i numerosi studi una ricerca condotta su un campione di ben 1.555 gemelli, ha evidenziato che per differenti dimensioni temperamentali, quali il livello di attività, la regolazione delle emozioni, la socievolezza e la distraibilità, l'ereditabilità si attesta attorno al 50%. Un studio longitudinale su coppie di gemelli all'età di 3, 7 e 10 anni, ha rilevato un coefficiente di ereditabilità compreso tra.51 e.72 in relazione alla tendenza all'aggressività. L’ereditabilità e la teoria EAS A partire dalle valutazioni che i genitori davano dei propri figli, Buss e Plomin (1984) hanno identificato le dimensioni temperamentali che compaiono più precocemente e che risultano essere maggiormente influenzate dai fattori genetici. Queste dimensioni sono: - l'Emozionalità, la tendenza a una facile e intensa attivazione emotiva in condizioni di stress e uno stato di tensione generalizzato; - l'Attività, corrisponde al livello generale di energia e attivazione dell'individuo e risulta essere correlata all'intensità e al ritmo dei movimenti motori; - la Socievolezza, la tendenza a ricercare la compagnia delle altre persone, il desiderio di condividere esperienze e interagire con gli altri. Le iniziali delle tre dimensioni danno il nome alla teoria ovvero la teoria EAS. L’ereditabilità e il New York Longitudinal Study Thomas e Chess (1986), riconoscono un ruolo cruciale alla genetica nella determinazione delle caratteristiche temperamentali. La loro proposta teorica si basa sui risultati di uno studio longitudinale (il New York Longitudinal Study) in cui i ricercatori hanno osservato circa cento bambini dalla nascita all'adolescenza. Thomas e Chess identificano tre principali categorie temperamentali: - il bambino facile, di umore positivo, adattabile, con risposte emotive non intense; - il bambino difficile, di umore negativo, poco adattabile, con risposte emotive molto intense; - il bambino lento, di umore tendenzialmente negativo, con scarsa reattività, lento ad adattarsi, con risposte emotive moderatamente intense. Il ruolo dell’ambiente La genetica comportamentale stima non solo l'effetto dei geni, ma anche l'influenza dell'ambiente. I genetisti comportamentali riconoscono che geni e ambiente interagiscono influenzando lo sviluppo della personalità individuale. Se l’ereditabilità è pari al 40-50% (big 5), ne consegue che il restante 50-60% della varianza sia riconducibile a fattori di tipo ambientale. Gli effetti ambientali possono essere ripartiti in due componenti: - ambiente condiviso, ossia esperienze comuni vissute dai fratelli in conseguenza del fatto di essere cresciuti nel medesimo contesto familiare (es.: i libri presenti in casa, la quantità/qualità del cibo, l'abitudine di frequentare la chiesa, etc.); - ambiente non condiviso, ossia esperienze NON comuni vissute dai fratelli nonostante siano cresciuti nel medesimo contesto familiare (es.: il gruppo di amici, la scuola frequentata, le differenti camere da letto, la differente percezione "soggettiva" e la personale interpretazione che il singolo individuo dà delle stesse situazioni, etc.). Il ruolo dell’ambiente La ricerca dice che i fattori ambientali che esercitano una maggiore influenza sulla personalità individuale siano quelli NON condivisi. Ciò che conta maggiormente sono le esperienze uniche e particolari che ciascun individuo vive dentro e fuori la famiglia. La ricerca suggerisce che: - circa il 40% della personalità sia dovuta a fattori genetici; - circa il 35% ai fattori ambientali non condivisi; - circa 5% a fattori ambientali condivisi La somma non fa 100%, ma 80% in quanto il restante 20% è dovuto ad errore di misurazione (al «circa»). Il ruolo dell’ambiente Internamente all'ambiente NON condiviso, sono le caratteristiche peculiari della cura che il genitore riserva a ciascuno dei figli e la modalità con cui ciascun figlio percepisce e interpreta tale relazione ad avere notevoli implicazioni nello sviluppo della personalità, non tanto l'ordine di nascita dei fratelli o le differenze di età tra fratelli (fattori non condivisi per «definizione»).

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