Appunti Motiv. Emozioni PDF

Summary

Gli appunti illustrano concetti di motivazione ed emozioni, inclusi il linguaggio non verbale nelle nuove tecnologie e la distinzione tra istinti e pulsioni. Vengono esplorate diverse teorie sulla motivazione, come quella degli istinti, e il contributo dell'etologia. L'obiettivo è di comprendere le basi psicologiche della motivazione.

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- LINGUAGGIO NON VERBALE NELLE NUOVE TECNOLOGIE Il linguaggio non verbale nelle nuove tecnologie è dato in primis dalle emoticon: alcuni psicologi parlano di compensazione, ovvero viene compensata la mancata comunicazione non verbale tipica dei contatti faccia a faccia. Nei socia...

- LINGUAGGIO NON VERBALE NELLE NUOVE TECNOLOGIE Il linguaggio non verbale nelle nuove tecnologie è dato in primis dalle emoticon: alcuni psicologi parlano di compensazione, ovvero viene compensata la mancata comunicazione non verbale tipica dei contatti faccia a faccia. Nei social, l’uso della telecamera permette una comunicazione non verbale nel web, ma ci sono delle limitazioni perché spesso taglia fuori dal campo percettivo alcune informazioni (ad esempio, in una videochiamata non viene inquadrato tutto il corpo, per cui non riusciamo a capire se la persona è ad esempio nervosa...). I lavori più recenti, partendo dall’osservazione del uire dell’interazione comunicativa reale hanno messo in evidenza la necessità di superare la distinzione tra verbale e non verbale per giungere alla de nizione di Atto Comunicativo Globale (Anolli e Ciceri 1995): unità coesa, organizzata e articolata in una molteplicità di atti molecolari (fonemi, intonazione, espressione facciale, ecc...) sovraordinati e regolati dall’intenzione comunicativa che stabilisce tra i segni relazioni semiotiche. I diversi atti molecolari, ciascuno con il proprio valore semantico e comunicativo, possono essere posti in relazione tra loro attraverso in nite combinazioni. Pertanto, il signi cato del singolo segno dipende dall’uso che se ne fa all’interno di un atto comunicativo. Quindi esso assume un valore semantico solo all’interno della relazione con altri segni. Intermodalità Semantica: uso di linguaggi diversi (parola, gesto, espressione facciale, ecc...) in media diversi (corpo, carta, nuove tecnologie) per comunicare e costruire un messaggio dotato di senso. fi fi fl fi LA MOTIVAZIONE La motivazione è una risorsa energetica che, tramite dei processi mentali, ci permette di arrivare a un certo obiettivo. La motivazione non è un fattore temporaneo, ma continuo, poiché per arrivare a quell’obiettivo si ha bisogno di mantenere la motivazione nel tempo. La caratteristica principale della motivazione è che è sempre presente, altrimenti vengono a mancare le risorse che ci permettono di ottimizzare tutti gli altri processi cognitivi/ sici (come l’apprendimento, la memoria, la comunicazione) che ci fanno arrivare a una meta. Quando noi esaminiamo il concetto di motivazione viene subito in mente la forza, qualcosa che ci fa muovere che ci da l’energia per andare verso. Qual è la de nizione di motivazione? La motivazione è un insieme di processi di orientamento del comportamento e dell’azione verso un oggetto-meta, ovvero verso la realizzazione di un determinato scopo. Nel processo motivazionale, agiscono: - Fattori cognitivi; che riguardano gli aspetti di ordine superiore come il pensiero e la valutazione degli eventi; (perché dovremmo anche saper valutare se è un evento e minaccioso e se lo è capire cosa fare per gestirlo). - Aspetti biologici (in parte determinati geneticamente); - Aspetti sociali (tutto il contesto socio-culturale); viviamo in un contesto socio culturale e quindi anche questo andrà determinare la mia motivazione; ci saranno dei limiti culturali, ci saranno dei tabù che vanno a limitare il mio comportamento. Nel capitolo della motivazione incontriamo due concetti chiave ovvero istinti e pulsioni e siccome sono due concetti utilizzati frequentemente anche nel linguaggio comune, è importante andare a vedere la distinzione perché noi esseri umani è vero che abbiamo degli istinti perché condividiamo parte della nostra struttura del sistema nervoso con altri mammiferi e quindi siamo programmati per agire, ma dall’altra parte siamo anche caratterizzati dalle pulsioni. Possiamo fare subito una distinzione generale: gli istinti sono quei comportamenti programmati geneticamente o sequenze di comportamenti rigidi mentre le pulsioni sono cariche o forze che ci portano verso una meta indeterminata. Vuol dire che secondo i meccanismi di attacco-fuga ecc, se scoppia un incendio il mio istinto di sopravvivenza mi porta a scappare. Così come se veniamo attaccati è molto probabile che si reagisca con un altro attacco. Le pulsioni invece sono forze motivazionali a meta indeterminata come ad esempio le pulsioni sessuali che si può canalizzare lungo un dettaglio illimitato di possibili oggettivazioni, di possibili comportamenti. La forza vitale è la stessa che ci porta a fare le cose ma nel caso degli istinti è una sequenza di azioni programmate, sse, rigide mentre nel caso della pulsione è una forza che si può strutturare in vari modi. Condividiamo con i mammiferi gli istinti ma non le pulsioni ( caratteristica prettamente umana). fi fi fi Vengono realizzate una serie di teorie che spiegano da cosa deriva la motivazione. 1.GLI ISTINTI La prima teoria identi ca la motivazione con gli istinti. Sono modelli di comportamento o schemi di azione innati, integrati nel sistema nervoso e biologicamente determinati piuttosto che appresi. È un corredo determinato geneticamente che ci ritroviamo in quanto specie homo (quindi è il patrimonio genetico che ci trasmette i modelli di comportamento, indipendenti dall’apprendimento), come ad esempio il comportamento sessuale, l’allevamento dei piccoli e il comportamento sociale entro una specie. -Comportamento sessuale: viene sempre nominato quando si parla di motivazione sia che si parli di istinti o pulsioni e è una sfera al con ne nel senso che c’è un istinto, che può essere l’istinto della procreazione, ma il comportamento sessuale in se è dettato da una pulsione che può sfociare in vari comportamenti. La sessualità non è pienamente un istinto, è anche culturale, come si vive la sessualità. Cioè ci sono delle società in cui la sessualità ha solo la funzione di procreazione o altre in cui c’è una cultura della sessualità. Alla base c’è sempre una pulsione che si può canalizzare in diversi modi ( perversioni, sublimazioni). - Allevamento dei piccoli: parlando di attaccamento, il bisogno che ha il piccolo di stabilire una connessione, di essere preso in cura dalle gure di attaccamento proprio perché nasce con un sistema nervoso non sviluppato che deve svilupparsi grazie a queste gure. - Comportamento sociale entro una specie: anche qui c’è un con ne nel senso che ci sono comportamenti sociali che hanno una parte più istintiva e una parte che deriva dal comportamento come una serie di norme che ci permettono di stabilire delle relazioni in ambito sociale anche con degli estranei, un codice comportamentale che dipendono anche dal tipo di società. -Gli istinti, programmati geneticamente e indipendenti dai processi di apprendimento, forniscono l’energia che incanala il comportamento in direzioni appropriate. -Darwin (1859) parla di istinti come sequenze di singole unità ri esse innate che soggiacciono al principio di selezione naturale, poiché rappresentano schemi di comportamento che avvantaggiano e favoriscono l’adattamento degli organismi di una specie. -William McDougall (1908; 1926) sviluppa il concetto di istinto che de nisce come “una disposizione innata (modello ereditario) che spinge l’organismo a percepire (a prestare attenzione a) qualsiasi oggetto di una certa classe e a sperimentare, in sua presenza, un dato eccitamento emotivo e un impulso ad agire che trova espressione in un modo speci co di comportamento in relazione a quell’oggetto”. → qui entrano in gioco l’attenzione e la componente emotiva: c’è un comportamento innato che mi spinge a prestare attenzione a certi stimoli, che mmi portano ad avere una certa reazione emotiva che a sua volta ra orza il raggiungimento di questi obiettivi. William McDougall scompone la motivazione in 3 componenti: fi fi fi fi fi fi fl ff fi - William McDougall tentò inoltre di ricondurre l’insieme dei comportamenti a un numero ristretto di istinti che chiamò inclinazioni, più essibili degli istinti. Quindi la tendenza a comportarci in un certo modo piuttosto che in un altro poiché si è geneticamente portato verso quel tipo di motivazione ma può cambiare in base al contesto sociale. 2.Contributi dell’Etologia (Lorenz 1937) Il concetto di istinto, di usosi tra ne ottocento e inizio novecento, fu ulteriormente sviluppato e precisato dagli studi in etologia attraverso l’osservazione del comportamento degli animali in ambiente naturale. Dal comportamento degli animali si arriva a comprendere le leggi del comportamento dell’essere umano. Gli studi sono stati portati avanti da Lorenz, il quale parla di Schemi di Azione Fissa (geneticamente determinati, non modi cabili dall’apprendimento): sono schemi innati composti da sequenze stereotipate di movimenti, a carattere automatico e involontario, innescati da stimoli speci ci (es. comportamenti di attacco-fuga). L’etologia descrive gli istinti come sequenze, anche complesse, di movimenti, regolati da schemi ssi di azione e sensibili a un determinato stimolo attivante detto stimolo-chiave; tutti gli individui di una stessa specie reagiscono sempre nello stesso modo in presenza dello stimolo-chiave (deve esserci uno stimolo- chiave per poter innescare quel comportamento: sono in una situazione di pericolo, una persona ambigua che mi può derubare mi porta a scappare). Lorenz (1937) elaborò il concetto di imprinting: “un comportamento speci co geneticamente programmato che si attiva da uno stimolo chiave”. Osservò la tendenza innata del piccolo anatroccolo a seguire il primo oggetto in movimento con cui entra in contatto nelle prime ore dopo la nascita, che emette un richiamo sonoro. Attraverso lo studio del comportamento di oche e anatre, Lorenz de nì l’imprinting come “la predisposizione innata per cui il piccolo considera come propria madre il primo oggetto che vede e che possiede quelle caratteristiche che per una determinata specie stimolano il processo di imprinting”. In natura questo oggetto è solitamente la madre: l’imprinting e il conseguente comportamento di attaccamento servono infatti a garantire la vicinanza tra madre e piccolo che, nei primi tempi, è ancora indifeso e strettamente dipendente dall’adulto. Inoltre tale risposta implica un periodo critico o sensibile di acquisizione che è piuttosto ristretto , entro il quale si crea la ssazione del comportamento istintivo sull’individuo che emette i segnali chiave. Nella psicologia moderna si trova con il concetto di temperamento cioè ogni individuo nasce con un temperamento diverso e questo determinerà una diversa sensibilità agli eventi esterni e quindi gli eventi esterni avranno un impatto minore o maggiore a seconda del temperamento di un individuo ( predisposizione). L’etologia introduce anche il concetto di Modello Idraulico: è un modello energetico fondato sull’idea di energia (cioè l’istinto è un’energia) che è una forza che motiva il comportamento, che si accumula all’interno dell’organismo e spinge per essere liberata → più energia l’organismo ha, più potente sarà l’attuazione di schemi di comportamento. fi ff fi fi fl fi fi fi fi -Da una parte c’è una pressione energetica, che ci serve per andare verso una meta. -Dall’alta c’è una presenza e intensità di stimoli esterni: quando l’intensità di stimoli esterni diminuisce, aumenta la pressione energetica. Quando si ha un’alta pressione energetica, si arriva all’azione anche senza stimoli (attività a vuoto). Ad esempio, una persona molto a amata non ha bisogno di vedere lo stimolo del cibo per mangiare, oppure una persona in astinenza sessuale non ha bisogno dello stimolo visivo per innescare questo istinto sessuale. Viceversa, in mancanza di energia nessun stimolo può portare alla manifestazione di un comportamento, ad esempio la depressione provoca una mancanza di energia di andare verso, nonostante abbia gli stimoli. Un altro esempio è quando si arriva a un punto in cui non si sopporta più niente e, in un eccesso di ira, si esplode anche senza avere stimoli, cioè basta niente per scatenare ira → altissimo livello di energia ingestibile. Ad ogni modo, il concetto di istinto non spiega tutti i comportamenti motivazionali, anche per quei comportamenti che ri ettono bisogni base, come la fame. Si parla di tendenze comportamenti performate, cioè le tendenze vengono utilizzate al posto del concetto di istinti: queste tendenze vengono attivate in determinate circostanze, come le emozioni di base, ad esempio l’attacco-fuga è una tendenza innata che non sempre viene attivata e dipende dalle circostanze. 3.LA TEORIA DELLE PULSIONI Oltre al concetto di istinti, viene introdotto il concetto di pulsioni e in particolare la teoria della Riduzione delle Pulsioni: questa teoria ci dice che è la mancanza dei requisiti biologici fondamentali (acqua, cibo) a ottenere una determinata risorsa che determina la motivazione. La mancanza di un requisito biologico fondamentale, come l’acqua, produce una pulsione, quindi la sete (cibo-fame). Questa teoria ci porta al concetto di Omeostasi, ovvero la tendenza del nostro corpo a mantenere uno stato di equilibrio interno. Questo sistema utilizza meccanismi di feedback per controllare le variazioni nelle funzioni corporee riportandole a uno stato ottimale. Quindi il nostro è un organismo sempre in cerca di un equilibrio omeostatico. fl ff Il concetto omeostatico è associato alla Teoria Biologica della Motivazione, per cui il corpo è caratterizzato da alcuni bisogni biologici che devono essere soddisfatti, come il bisogno della fame, della sete e di dormire → la mancanza di bisogni attivano una pulsione che mi spinge a cercare questi bisogni. In questa concezione, la motivazione opera per mancanza. Le pulsioni possono essere: Primarie → legate a bisogni biologici del corpo (fame, sete, sonno, sesso). Secondarie → bisogni che non appartengono alla necessità biologica, ma nascono da esperienze passate e dall’apprendimento. Nella teoria delle pulsioni, c’è anche il Modello Pulsione-Abitudine, elaborato da Clark Hull: la pulsione è data non solo dalla mancanza di una risorsa (per cui si attiva un bisogno), ma è data anche dall’abitudine. L’abitudine è l’associazione ripetuta tra un dato stimolo e una certa risposta → la motivazione al comportamento è data dall’abitudine e dalla pulsione. Teoria dell’Incentivo. La pulsione è in uenzata anche dall’incentivo, un fattore ambientale che interviene nella motivazione e rappresenta la ricompensa dell’oggetto: se devo dare un esame, sono motivata e incentivata dall’idea di prendere un buon voto. Il successo, il denaro, il sesso, l’a etto, il cibo sono esempi di incentivi, poiché il raggiungimento di queste mete viene ripagato in soddisfazione e costituiscono i motori della motivazione. Per esempio venne osservato un che in gabbia un ratto a amato attraverso la deprivazione del cibo era più attivo e metteva in atto un maggior numero di comportamenti rispetto ad un ratto sazio. La teoria della riduzione della pulsione e la teoria dell’incentivo si integrano, quindi entrambe sono valide nella spiegazione della motivazione: si parla di “spinta” nel caso della pulsione (una spinta energetica che ci porta verso una meta), e di “attrazione” nel caso dell’incentivo (è l’attrazione che mi porta ad andare verso una meta). Il modello di hull fu successivamente modi cato. alcuni esperimenti avevano infatti mostrato come i ratti che trovavano sempre molto cibo nella gabbia percorrevano la distanza per raggiungerlo in un tempo molto inferiore rispetto a quanto non facessero ratti ugualmente a amati, ma per i quali veniva preparata una quantità inferiore di cibo. Tale risultato, che dimostrava l’e etto di un fattore di tipo ambientale sulla , risultava inspiegabile dal modello iniziale di hull, che faceva invece dipendere il comporta da fattori esclusivamente interni all’organismo.Per tale ragione venne introdotto il concetto di incentivo. Le teorie delle pulsioni, a di erenza degli istinti, assegnano un ruolo centrale all’apprendimento (che lavora su processi associativi: io imparo ad associare un certo stimolo a una certa risposta): il comportamento che ha maggiore successo nella riduzione della pulsione sarà appreso e ripetuto. fl ff ff ff fi ff ff Le teorie delle pulsioni non sono su cienti a spiegare un comportamento il cui obiettivo non sia quello di ridurre una pulsione, ma piuttosto quello di mantenere o addirittura incrementare il livello di eccitamento (arousal). Per esempio alcuni comportamenti sembrano motivati solamente da cuorisitá, come quando ci si a retta per controllare la propria posta elettronica. Analogamente , a molti piace il brivido legato ad attività quali andare sulle montagne russe o fare rafting sulle rapide di un ume.Tali comportamenti non supportano dunque l’ipotesi secondo cui gli individui cercano sempre di ridurre tutte le pulsioni, come vorrebbero le teorie della riduzione delle pulsioni. LE TEORIE DELL’AROUSAL (attivazione siologica del sistema simpatico) C’è un’attività che porta a due poli opposti: una mancanza di stimolazione e un eccesso di stimolazione. L’individuo si trova nel mezzo e tende a bilanciare (abbassando o innalzando) i livelli di stimolazione. Viene elaborata la teoria di Ricerca di Sensazioni (Sensation Seeking), che consiste nel bisogno di stimolazioni nuove, varie e complesse, unito alla disponibilità a correre rischi sici e sociali per provarle. - Ricerca di brivido e avventura; tendenza ad attività rischiose nello sport e nel tempo libero che portano a sensazioni forti. - Ricerca di esperienze estreme; - Disinibizione sociale; - Suscettibilità alla noia; tendenza ad evitare attività e compiti ripetitivi. Ci sono tre elementi nella Motivazione alle Situazioni Rischiose, che spiegano anche la ricerca di sensazioni: 1. Modello dell’investimento razionale. Le persone intraprendono attività rischiose in vista di possibili guadagni (ad esempio, giocare in borsa, schedine, scommesse in denaro). 2. Tendenza al rischio legata alla propria abilità. Il rischio è valutato soggettivamente in base a quello che la persona sente di poter fare e al controllo che ha sugli eventi, quindi abilità siche o cognitive. 3. E etto vestibolare. Alcuni individui provano piacere in particolari stati di movimenti. BISOGNI E GERARCHIE MOTIVAZIONALI Classi cò i bisogni in base al tema di interrelazione tra persona e ambiente, ovvero la modalità con cui bisogno e pressione si integrano. L’idea è cioè quella di un’associazione stabile tra una pressione ambientale e un bisogno, per cui l’individuo prova un bisogno corrispondente. Ciò signi ca che l’interpretazione e la percezione di una situazione dipendono sistematicamente dalla forza del bisogno del soggetto. Tale assunto ha condotto all’elaborazione del test di percezione telematica (TAT) dove le storie raccontate dai soggetti a seguite dalla presentazione di un’immagine ambigua possono essere lette alla luce dei bisogni dominanti in ff ff fi fi fi ffi fi fi fi ciascun soggetto. Ci sono tre grandi classi di bisogni secondari ovvero il bisogno di successo, di a izione e di potere Viene fatta una classi cazione tra motivazioni, si parla quindi di gerarchie motivazionali. 1. PERSONA. Bisogni → forze interne che organizzano il comportamento dell’individuo in vista della modi ca di una situazione ritenuta insoddisfacente. Ci sono due tipi di bisogni: -Bisogni primari (necessità siche dell’organismo, come la fame). -Bisogni secondari (bisogni più evoluti acquisiti tramite l’apprendimento, come il bisogno di riuscita). 2. AMBIENTE. Pressioni → situazioni ambientali che agiscono sugli individui suscitandone bisogni. Gerarchia dei Bisogni di Maslow Il modello di Maslow classi ca i bisogni secondo una gerarchia e sostiene che, a nché i bisogni più so sticati possano sorgere, è necessario prima soddisfare alcuni bisogni base. Una volta soddisfatti questi ultimi cessano di dominare l’organismo e l’organizzazione dei suoi comportamenti e lasciano spazio all’insorgere di altri bisogni di grado superiore. Può essere rappresentato da una piramide, la cui base è formata da bisogni primari e la cui parte superiore è formata da bisogni di ordine più elevato. Per mettere in moto quest’ultimi bisogna aver soddisfatto i bisogni primari. Ciascun bisogno non deve essere considerato isolato ma connesso allo stato di soddisfazione degli altri bisogni lungo un continuo della dimensione puramente biologica a quella puramente psicologica. I bisogni di basso ordine che occupano i gradini inferiori della piramide sono composti da bisogni siologici e di sicurezza. Finché i bisogni fondamentali non sono soddisfatti gli individui di cilmente mostrano interesse verso i bisogni più elevati. Dopo i bisogni di base possono emergere i bisogni più evoluti ovvero i bisogni di amore, e appartenenza e successivamente i bisogni di stima. Quando tutti questi bisogni sono stati appagati un individuo può proseguire il livello più alto ovvero l’autorizzazione che comprendono moralità, creatività, spontaneità, problema solving, accettazione ecc. Bisogni dei primi gradini sono i bisogni di carenza ( siologia e sicurezza), che diminuiscono nel momento in cui vengono soddisfatti; mentre i successivi sono i bisogni di crescita (autorealizzazione, stima, appartenenza), che crescono in maniera illimitata. ffi ffi fi ffl fi fi fi fi fi fi LE TEORIE SOCIO-COGNITIVE Le teorie pulsionali non spiegano tutti i comportamenti. Altri comportamenti sono dati da valutazioni a livello cognitivo dove si stima la probabilità di successo in base alle proprie risorse siche e/o cognitive; vengono quindi introdotte teorie che spiegano proprio questo processo di valutazione: 1. La Teoria dell’Utilità Soggettivamente Attesa (Edwards). Gli individui tendono a scegliere l’opzione con l’utilità soggettivamente attesa più elevata. In questa teoria è importante l’aspettativa e l’attrattiva dell’ottenimento di un oggetto/evento. 2. Tendenza al Successo (Atkinson). Atkinson parla di: - Livello di Aspirazione: ciò che l’individuo si propone di raggiungere (più importante del risultato oggettivo conseguito). - Probabilità di Successo: la probabilità di riuscire a portare a termine il compito sulla base del livello di di coltà. Se l’obiettivo è molto facile si ha una maggiore probabilità di successo, se l’obiettivo è molto di cile la probabilità id successo sarà minore. - Incentivo: aumenta con l’aumentare della di coltà dell’obiettivo/meta, e diminuisce se la meta è molto facile. La tendenza al successo ci dice che la motivazione è una curva che sta nel mezzo tra la probabilità di successo e l’incentivo al successo: la motivazione dipende sia dall’aspettativa di raggiungere un certo risultato sia dal valore a esso attribuito, valore che dipende dal grado di attrattiva che gli attribuisco 3.La Teoria delle Attribuzioni Causali (Wiener 1972) Un altro elemento che in uisce sulla motivazione è l’attribuzione di cause ed e etti all’azione o alla meta che voglio perseguire. Gli individui formulano ipotesi e giudizi relativi ai fattori causali degli eventi, ci sono 3 tipi di attribuzioni causali: ➔ Localizzazione delle Cause interne/esterne(Locus of control). Il Locus of Control è la valutazione soggettiva dei fattori cui si attribuisce la causa di eventi. Ripercussioni del successo/insuccesso in termini di reazioni emotive/ autostima/autovalutazione Può essere di due tipi: Locus of Control interno (attribuzione a fattori interni ,es. le proprie capacità) :ad esempio l’esito di un esame dipende dalle mie capacità, questo aumenta la gioia e la soddisfazione per un obiettivo raggiunto. - Locus of Control Esterno (attribuzione a fattore esterni, es sfortuna o di coltà del compito): ad esempio l’esito negativo di un esame è attribuibile a fattori esterni, come la di coltà di un compito, quindi mantiene integra la propria autostima. ffi ffi fi ffi fl ffi ffi ff ➔ Controllabilità. E’ legata all’attribuzione a fattori interni/esterni; è il grado di controllo che si può avere su un determinato evento. ➔ StabilitàTemporalestabile/variabile. Determina le stime di probabilità che a loro volta determinano le aspettative. Ci sono due fattori: - Fattori Variabili: ad esempio l’impegno o la fortuna. ASPETTATIVA POSITIVA - Fattori Stabili: ad esempio le proprie scarse capacità cognitive o di coltà eccesiva del compito. ASPETTATIVA NEGATIVA. Esistono anche stili attribuzioni, cioè modalità di attribuzioni soggettive, a seconda della propria esperienza, quindi ognuno tende a spiegarsi successi e insuccessi a seconda di questi stili attribuzionali. 4.Incentivo Centrato sul Compito (Rheinberg et al., 2002) Le teorie dell’attribuzione però non spiegano perché la motivazione rimane alta anche in compiti in cui non c’è incentivo. In questa teoria si sostiene che l’incentivo è rappresentato non dal risultato, ma dall’azione stessa: c’è motivazione nel portare avanti un compito per il semplice fatto di compierlo. Non è solo l’anticipazione del successo e delle sue conseguenze positive a motivare l’azione, ma anche l’impegno, il lavoro e la concentrazione verso un obiettivo. Questa concezione da vita a una serie di teorie: - Esperienza di Flusso: Ovvero l’esperienza di totale assorbimento nell’esecuzione e nello scorrere uido di una certa attività vissuta piacevolmente. Qui la motivazione è data dall’essere assorbiti nell’esecuzione di un compito. Si chiama esperienza di usso lo scorrere uido a livello di coscienza nell’esecuzione di un compito. L’esperienza di usso avviene quando lo stato di coscienza è organizzato, cioè quando l’attenzione (ovvero l’energia psichica) viene investita in obiettivi realistici e quando le opportunità verso l’azione combacino con le mie risorse, ovvero le mie capacità. L’attenzione gioca un ruolo fondamentale perché permette di selezionare le informazioni che devono essere elaborate, canalizzando l’energia verso una meta e stabilendo un’organizzazione della coscienza. entropia psichica: stato di disordine, in cui siamo alla nascita) -Caratteristiche fenomenologiche dello stato di ow (quando sei così concentrato che il resto scompare): 1) L’attività è impegnativa e richiede abilità particolari per essere realizzata; 2) La sovrapposizione tra azione e consapevolezza (movimento diventa spontaneo, c’è esperieeenza di unità tra il soggetto e l’attività); 3) Obiettivi chiari; 4) Feedback; 5) Concentrazione sul compito attuale (data dall’attenzione selettiva); 6) Il paradosso del controllo (non sono più io un agente che controlla l’azione, ma o o l’azione stessa); 7) Perdita della coscienza di sé (senso di armonia con l’ambiente esterno); 8) Alterata percezione del tempo. fl fl fl fl fl ffi - Motivazione Intrinseca. Studiata da Deci & Ryan, partono da studi sulla psicologia dello sviluppo che mostrano che i bambini alla nascita sono attivi, curiosi e giocosi, come innata tendenza; hanno quindi una forte tendenza all’esplorazione del mondo esterno. La motivazione intrinseca descrive l’inclinazione naturale all’interesse spontaneo e all’esplorazione che è essenziale allo sviluppo cognitivo e sociale e che rappresenta una fonte principale di piacere e vitalità nel corso della vita, ma che nel tempo deve essere mantenuta e ra orzata. La motivazione intrinseca porta a intraprendere un’attività per il proprio semplice piuttosto che per un qualsiasi riconoscimento; è in contrapposizione con la Motivazione Estrinseca, che ha come obiettivi delle ricompense materiali (come i soldi o voti). Con la “Teoria della Valutazione Cognitiva” Deci studia le condizioni che favoriscono o inibiscono la motivazione intrinseca. Nel mantenimento della motivazione intrinseca sono fondamentali il Locus di Causalità (dove viene rivolta l’attenzione) e la competenza (la capacità di agire e cacemente sul proprio ambiente). Questa teoria mette in discussione il modello “additivo” della motivazione, che dice: un comportamento è tanto più probabile quanto più alla motivazione interna si aggiunge una motivazione esterna in forma di premi o retribuzioni (se il bambino fa i compiti, viene ricompensato) → nel modello additivo, la ricompensa diventa un rinforzo, perché il bambino associa stimolo-risposta. Si va da un controllo (esercitato da altri verso il soggetto motivato), no ad un’autonomia: - In mancanza di competenza → gli eventi sono percepiti con Potere di Controllo (le imposizioni di genitori); - Se aumenta la competenza → gli eventi sono percepiti con Valore Informazionale (non percepisco controllo esterno); - In mancanza di attribuzione di causalità → premi, ricompense e costrizioni aumentano la probabilità che io attribuisca l’esito di un evento a fattori esterni; - Se aumenta l’attribuzione di causalità → non ci sono Contingenze Esterne. ffi ff fi Una parte della Motivazione Intrinseca è la Teoria dell’Autodeterminazione. In questa teoria, si parla di continuum del livello di controllo e di autonomia dell’azione: io, soggetto, eseguo un’azione perché la voglio eseguire (quindi c’è intenzionalità) o perché mi viene dettato da altre persone attraverso dinamiche di controllo e potere? In quest’ottica, la motivazione estrinseca (legata a fattori esterni) può variare in base al gradi di autonomia percepita dal soggetto, ad esempio: - Gli studenti fanno i compiti perché comprendono il valore dello studio in relazione a una carriera lavorativa → c’è Autonomia, l’Intenzione e la Sensazione di Poter Scegliere; - Gli studenti fanno i compiti perché gli viene ordinato dai genitori → Mancanza di Autonomia; Nell’autodeterminazione, Ryan parla di Stili di Regolazione del Comportamento in Prospettiva Ontogenetica (nel corso dello sviluppo, i bambini passano da uno stile di regolazione a un altro; il passaggio da uno stile all’altro determina un grado sempre maggiore di autonomia e autodeterminazione). 1. Regolazione Esterna: il comportamento viene messo in atto solo perché funzionale alla conquista della ricompensa o all’evitamento della punizione. 2. Introiezione: i comportamenti sono guidati da dinamiche di ricerca dell’approvazione. 3. Identi cazione: c’è un’attribuzione causale interna per cui gli e etti dell’azione vengono elaborati come elementi del sé; il bambino inizia a percepire sé stesso come l’agente dei suoi comportamenti e questi comportamenti diventano parte della sua identità. 4. Integrazione: le diverse identi cazioni vengono organizzate e rese congruenti in modo da arrivare a un sé unitario, essibile e integrato. fi fi fl ff Questi stili di Regolazione di comportamento determinano anche dei livelli diversi di motivazioni estrinseche. Si va da un’Assenza di Regolazione (che determina un’Assenza di Motivazione) → Regolazione Esterna → Introiezione → Identi cazione → Integrazione. Successivamente a una Motivazione Estrinseca, si giunge a una Regolazione Intrinseca in cui si prova piacere nel compiere un’attività (grado più evoluto del comportamento) Questi stili di Regolazione corrispondono a dei valori di Attribuzione di Causale (locus of control): in assenza di motivazione, il locus di attribuzione causale è impersonale, si passa poi da esterno, no ad arrivare a un locus interno (l’attribuzione causale è identi cata totalmente con fattori interni, io ho il controllo e la capacità di cambiare gli eventi). Questi valori di Attribuzione Causale corrispondono a dei Processi Regolatori: se non c’è motivazione, i processi sono non intenzionali e non autonomi/assenza di controllo sui propri comportamenti → più aumenta il grado di Attribuzione di Causalità Interna, si ha una Conformità (ricompense e punizioni esterne → Autocontrollo (ricompense e punizioni interne) → Importanza Personale → Congruenza (consapevolezza e unità del sé) → Interesse, Piacere e Soddisfazione Interna. fi fi fi Ryan e Fredrick parlano di “vitalità soggettiva”, ovvero un’esperienza conscia sica e psicologica in cui energia, vitalità ed entusiasmo sono disponibili e sotto il proprio controllo. Si può parlare di vitalità soggettiva in merito al benessere, ma anche in merito alla motivazione, poiché implica che ci sia una vitalità soggettiva per poter mantenere viva la motivazione (cioè saper rimanere concentrato su qualcosa richiede vitalità). Ci sono delle Sensazioni di Eccitamento e di Energia: nel caso in cui non ci sia un controllo, queste sensazioni di eccitamento possono essere disturbanti, addirittura destabilizzanti. Si parla di nervosismo, agitazione e di ansia → sensazioni fuori dal proprio controllo. Quando queste sensazioni sono sotto il controllo volontario, si parla di vitalità soggettiva, che comprende: esperienze di autonomia, integrazione, autorealizzazione e di sé come persona “pienamente funzionante”. Questa concezione della vitalità soggettiva viene ripresa sia in Occidente (con Freud, Jung, reich, Winnicott, Perls) sia in Oriente, con il concetto di “forza vitale”: esiste una forza vitale in qualsiasi essere sul mondo, può essere trasmessa e, attraverso pratiche di coltivazione del sé, si cerca di recuperarla e metterla a disposizione del sé, che ne può fare diversi usi. -La vitalità soggettiva a disposizione di un sistema organizzato ed integrato, aumenta i livelli di motivazione intrinseca ed è associata a stati emozionali positivi. fi Applicazione delle Teorie della Motivazione FAME E ALIMENTAZIONE Queste teorie sulla motivazione vengono applicate alla fame e all’alimentazione. 1. Fattori biologici/sistemi neuro siologici All’inizio si credeva che la regolazione della fame dipendesse da fattori biologici, in realtà si tratta di sistemi neuro siologici, in cui ci sono due tipi di informazioni: - informazioni circa la distenzione delle pareti rilasciate dallo stomaco attraverso il nervo vago; - informazioni rilasciate dal duodeno, ovvero degli ormoni peptidici che contribuiscono allo stimolo della fame; Il tratto gastrointestinale non è l’unico coinvolto nella regolazione della fame; viene fondata la Teoria del Valore di Riferimento, detto set point: - Nella Teoria Glucostatica (regolazione dell’alimentazione a breve termine), se il livello del glucosio supera il valore di riferimento (detto set point) viene riportato al suo equilibrio. Secondo la teoria glucostatica un fattore importante è il cambiamento della composizione chimica del sangue. Cambiamenti al livello di glucosio sarebbero responsabili della regolazione della sensazione di fame. La fame sarebbe dunque provocata dalla caduta dei livelli di glucosio nel sangue al di sotto di un valore critico e dalla necessità di correggere tale deviazione dal valore di riferimento. - Nella Teoria Lipostatica (regolazione dell’alimentazione a lungo termine) se il livello del grasso corporeo supera il valore di riferimento (detto set point) viene riportato al suo equilibrio. Si basa sull’osservazione che la quantità di lipidi corporei tende ad essere mantenuta costante nella maggior parte degli individui adulti e che variazioni nel peso sono legate a cambiamenti nella quantità di grasso corporeo piuttosto che di altri tessuti. Secondo tale ipotesi ciascun individuo sarebbe caratterizzato da un valore critico per il grasso corporeo , probabilmente legato a fattori genetici. Ci sono però anche dei fattori genetici che determinano i diversi tipi di metabolismo. Non sono gli unici centri responsabili del comportamento alimentare, essi interagiscono con altri sistemi neuroanatomici e neurofunzionali. Modello dei Due Centri. L’ipotalamo è la zona maggiormente coinvolta nella regolazione della fame. Ci sono due centri coinvolti nella regolazione della fame: - Ipotalamo Laterale → corrisponde al centro della fame, quindi regolazione della fame. - Ipotalamo Ventromediale → corrisponde al centro della sazietà, quindi regolazione della sazietà. I danni a questi due centri comportano una modi ca e un’alterazione dei valori di riferimento. fi fi fi Fattori Sociali - Incentivi → determinati stimoli esterni diventano oggetto di desiderio e attraggono l’individuo (ad esempio, il gusto). - Fattori socioculturali → basati su regole sociali e di apprendimento dei comportamenti appropriati (ad esempio, fare 3 pasti al giorno). - Abitudini personali → comprendono quei comportamenti alimentari appresi per compensare disagi psicologici (ad esempio, per riempire una mancanza a ettiva si trova grati cazione nel cibo). Sono stati fatti degli studi sull’obesità. Una spiegazione sostiene l’esistenza di un’ipersensibilità a stimoli alimentari esterni (in base a fattori sociali, come ad esempio il modo in cui ci viene presentato un cibo, il suo colore, consistenza) e un’insensibilità alle sensazioni interne di fame (cioè se l’individui ha fame o meno). Ci sono anche fattori biologici e genetici, quali il metabolismo lento, numero elevato di cellule adipose, valori critici di riferimento molto alti, la grandezza e il numero di cellule lipidiche ereditate. C’è inoltre la Teoria del Valore di Assestamento: l’assunzione di cibo è diretta non al mantenimento di un valore sso di massa lipidica, ma all’esigenza di mantenere il peso corporeo attorno a un valore personale di assestamento (determinato da eredità genetica e ambiente). BISOGNI SECONDARI Bisogno di Successo è un esempio di bisogno secondario Motiva all’autovalutazione delle proprie capacità, al “mettersi alla prova” e al confronto con livelli standard di riferimento che si tenta di raggiungere o superare. Persone con un forte bisogno di raggiungere risultati positivi vanno in cerca di situazioni in cui possono mettersi in competizione rispetto a un determinato standard: tendenza a evitare situazioni in cui il successo è troppo facile da ottenere e situazioni in cui il successo sarebbe improbabile. La motivazione verso il successo è indice di un futuro successo economico e lavorativo, quindi è una caratteristica ricercata nella selezione professionale. Uno strumento usato per la misurazione della motivazione al successo è il Test di Appercezione Tematica (TAT), che consiste nel somministrare delle gure a individui, ai quali si chiede d inventare una storia a partire da quel soggetto: in questo modo viene mostrata la motivazione al successo dell’individuo. Bisogno di Potere Bisogno di controllare e dominare il proprio ambiente sico e sociale. Il potere è associato al benessere sico: il potere garantisce maggiore libertà d’azione, di spazio sico e sociale. Fattori Biologici e Adattativi (studi sul comportamento animale) - necessità sica di sopravvivere nell’ambiente; - stress da subordinazione comporta un guasto alla memoria ippocampale; - il potere garantisce una maggiore libertà d’azione e di spazio sico 3 sociale; - la mancanza di potere determina stress con conseguenti danni psico siologici; fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff - Fattori Sociali Ci sono anche dei fattori sociali: c’è un rapporto tra Azione di Imporsi del soggetto A e Azione di Resistere del soggetto B. La resistenza del soggetto B in uenza il comportamento del soggetto A, che mobilita delle fonti di potere (personali, siche, mentali, istituzionali) che determinano: - Selezione dei mezzi (come armi); - Valutazione degli e etti su A e B; - Inibizioni di potere; McClelland sviluppa un Grado di Controllo/Inibizione, per cui il controllo può inibire il bisogno di potere e da vita a due tipi di orientamento: - Orientamento al Potere Personalizzato → mira egoisticamente al ra orzamento della posizione del soggetto A che esercita potere (gli uomini tendono a utilizzare l’aggressività). - Orientamento al Potere Socializzato → caratterizzato da una forte tendenza inibitoria ed è posto al servizio degli altri (le donne tendono ad inibire il loro potere). McClelland ha anche sviluppato degli Stadi di Maturazione del Motivo di Potere: ➔ 1°stadio–fase orale: il soggetto assimila qualcosa di forti cante, comeun’idea. ➔ 2°stadio–fase anale: il soggetto è la fonte stessa del potere. ➔ 3°stadio fase fallica: il soggetto esperisce la forza attraverso l’in uenza che ha sugli altr; ilsoggetto ha la tendenza ad autoa ermarsi sugli altri. ➔ 4°stadio fase genitale: il potere è in vista di un principio superiore e il soggetto si esperisce come strumento di tale principio (ad esempio un prete, che fa da portatore di un messaggio e di un’idea). 7) Perdita della coscienza di sé (senso di armonia con l’ambiente esterno); 8) Alterata percezione del tempo. ff ff fi fl fl ff fi LE EMOZIONI Se non ci fossero le emozioni, la nostra esistenza sarebbe piatta in quanto sono i colori della nostra esistenza. Si è iniziato a parlare di intelligenza emotiva, con David Goleman, che presuppone una competenza emotiva, che va nella direzione della salute; se vogliamo un modello salutare, dobbiamo sviluppare la competenza emozionale (che però ad oggi non viene presa in considerazione perchè si considerano solo altre intelligenze) La competenza emotiva però si impara proprio come le arti, non si ha alla nascita. “Tutte le emozioni sono, in sostanza, impulsi che ci portano ad agire, programmi di reazione automatica di cui l’evoluzione ci ha dotato” -Daniel Goleman Il problema non sono le emozioni, ma come si esprimono, ci sono reazioni che sono spropositate e sganciate dalle funzioni che le emozioni hanno, perchè esse ci permettono di capirci e di stabilire connessioni signi cative con il mondo esterno, funzionano da cancelli regolatori. Sono considerati gli impulsi che ci portano ad agire, programmi ad attivazione automatica di cui l’evoluzione ci ha dotato. Le emozioni hanno una componente innata e biologica che ci porta a dei meccanismi di comportamento automatici, ma c’è anche un aspetto qualitativo delle emozioni che non può essere quanti cato ma si può capire solo mediante un’autovalutazione. Le emozioni sono molto importanti anche in un’ottica multiculturale, poiché si è notato che, al contrario di stati e processi interni, le emozioni sono visibili e vengono fuori anche in mancanza di una comunicazione verbale. Le tre componenti delle emozioni sono: - Le modi cazioni corporee→in un vissuto emotivo, c’è sempre un’attivazione e una modi cazione corporea, le emozioni lo implicano; - Un’espressione emotiva→poiché, come già detto, questo vissuto emotivo si esprime e qua emerge tutto il mondo della comunicazione non verbale; un’emozione è sempre legata a un’espressione. Noi possiamo anche incidere e in uenzare un’emozione con una espressione. (es. sorridere davanti a uno specchio porta a uno stato emozionale felice). L’espressività in uisce sulle emozioni. Se si attenua l’attività dei muscoli facciali si attenua l’espressione di emozioni. (Es. con il botulino si riducono le espressioni facciali e di conseguenza le emozioni, anche dei bambini perchè se sono testimoni di persone dove manca l’espressione facciale, hanno di conseguenza hanno un’espressione emozionale attenuata) - Una valutazione cognitiva→dopo il cambiamento sico, c’è un’elaborazione di questo cambiamento che ci permette di attribuire un signi cato alle emozioni; le emozioni, quindi, modi cano i processi di pensiero; ad esempio se ci sono emozioni collegate allo stato d’allerta e di minaccia, io devo valutare se sono e ettivi segnali di pericolo da cui devo difendermi, quindi faccio una valutazione. ff fl fl fi fi fi fi fi fi fi FUNZIONI, ORIGINI E TEORIE DELLE EMOZIONI 1. Le funzioni delle emozioni. Inizialmente si trattavano le emozioni come Episodi di Disorganizzazione, ovvero venivano considerate come un’interruzione del usso coordinato delle azioni al ne di orientare l’attenzione sull’evento od oggetto emotigeno. Questa rimane una componente delle emozioni: permettono di selezionare l’attenzione su un certo oggetto. Cambia, però, la concezione delle emozioni. Non è più un fenomeno disorganizzativo, si va verso un approccio funzionale: le emozioni, in questa concezione, sono concepite come mediatori della relazione tra organismo e l’ambiente per il benessere dell’organismo stesso. Le emozioni, qui, hanno delle funzioni che contribuiscono a regolare l’organismo, processo detto omeostasi, che serve a regolare tutti i sistemi dell’organismo: - Valutazione dell’Ambiente→si parla di emozioni in un contesto; - Regolazione dello Stato di Attivazione del Sistema→ci sono delle modi cazioni corporee; il sistema più coinvolto nelle emozioni è il sistema nervoso autonomo. - Aiuto per un’Interazione Migliore con gli Altri→le emozioni ci permettono di sintonizzarci con gli altri; - Modellare il nostro Comportamento Futuro→ci permettono di modi care dei processi di memoria; - Preparazione all’Azione→la componente più innata dell’emozione, le emozioni primarie, ci prepara ad un’azione. Gli studi inoltre insistono sulla funzione sociale, ora si studiano le emozioni secondo l’atto sociale, ovvero emozioni che ci permettono di comunicare con gli altri; fungono da mediatori. TEORIE CLASSICHE Ci sono tre teorie classiche che ci hanno portato a teorie contemporanee. Il primo a studiare le emozioni è stato William James, grazie al suo contributo nel libro “What is Emotion?” (1884) nel quale sostiene che ogni esperienza emotiva corrisponde a una modi cazione corporea e al sentire questa modi cazione. 1. Teoria Periferica delle Emozioni (James-Lange). Questa teoria sostiene che l’esperienza emotiva corrisponde al sentire le modi cazioni corporee nel momento in cui si veri cano (es. muscoli, pelle,viscere) Il processo dell’emozione si forma dall’avvertimento e dalla percezione di cambiamenti corporei. Sentire le modi cazioni corporee ci porta alle emozioni Questa modi cazione corporea attiva delle aree corticali; c’è un’area corticale che corrisponde ad ogni attivazione corporea, questa attivazione corporea determina un’emozione. Ogni stato emotivo è caratterizzato da una speci ca con gurazione di attivazione del sistema nervoso autonomo. Le emozioni fondamentali (paura, tristezza, gioia, ecc...) hanno espressioni somatiche diverse. È una teoria periferica perchè le emozioni hanno origine nel corpo, nella periferia (sistema nervoso autonomo). “Siamo felici perché sorridiamo e non viceversa” William James è La conclusione della sua teoria: le emozioni arrivano e si formano dal corpo e dai suoi cambiamenti. fi fi fi fi fl fi fi fi fi fi fi fi Da questa teoria, si arriva all’Ipotesi del Feedback Facciale: Ekman studia tutte le espressioni facciali di varie culture, sostenendo l’esistenza di emozioni fondamentali (chiamate anche emozioni di base): tristezza, gioia, paura, disgusto, minaccia. Queste emozioni vengono riconosciute da persone appartenenti a diversi contesti culturali quando vedono delle espressioni facciali. Ci sono delle espressioni facciali che sono universali, quindi in vari contesti culturali le espressioni facciali esprimono degli stati emozionali corrispondenti. Nell’ipotesi del feedback facciale, ci sono delle con gurazioni di azioni facciali e l’intensità dell’azione facciale che determinano l’esperienza soggettiva dell’emozione. -Ekman (1983) ritiene che una configurazione di movimenti facciali (ma anche per esempio la postura) possa sollecitare una determinata emozione. 2. Teoria Centrale (Cannon-Bard). Questa teoria è in risposta alla 1° teoria James-Lange. L’emozione si forma a livello cerebrale. Questa teoria sostiene che l’attivazione siologica (arousal) e l’esperienza emotiva sono contemporaneamente causati dallo stesso stimolo nervoso prodotto nel talamo. C’è la percezione di un Evento Attivante→c’è un’attivazione a livello della Corteccia Cerebrale→il segnale passa al Talamo→il talamo manda dei segnali al Sistema Nervoso Autonomo, che produce una risposta viscerale (risposte corporee date dal Simpatico, quindi aumenta la sudorazione, aumenta la frequenza del battito cardiaco, aumenta la frequenza del respiro). Queste reazioni del Sistema Nervoso Autonomo comprendono l’Arousal Simpatico, coinvolto in reazioni di emergenza (di attacco-fuga). Questa teoria è stata superata, poiché si muove in una prospettiva di riduzionismo biologico in quanto non considera variabili di tipo cognitivo, sociale e culturale. 3. Teoria Cognitivo-Attivazionale (Shachter e Singer). Le emozioni sono determinate da due componenti e due processi: - Attivazione Fisiologica (arousal) che è di usa e aspeci ca (non c’è emozione speci ca); - Due Atti Cognitivi distinti: c’è il riconoscimento e la valutazione di questa attivazione e la sua attribuzione causale in base all’ambiente circostante (riconosco cosa succede nel mio corpo e questo mi porta a capire di che emozione si tratta quindi arriva un’emozione speci ca). Quando la causa dell’attivazione siologica non è evidente,è possibile che si attribuisca ciò che stiamo sperimentando a variabili dell’ambiente esterno. fi fi ff fi fi fi fi TEORIE CONTEMPORANEE 1. Teorie dell’Appraisal. La maggior parte degli studiosi che hanno approcci contemporanei all’emozione sostengono che l’emozione abbia due componenti, c’è un’attivazione fisiologica e c’è una valutazione (processo continuo). Si arriva alle teorie contemporanee, dette anche Teorie dell’Appraisal, in cui la risposta emotiva varia in base al modo in cui l’individuo interpreta e valuta la situazione (una situazione per me può essere minacciosa, un’altra persona può attribuire un significato diverso alla situazione e può non considerarla minacciosa). Teorie dell’Appraisal: Individui diversi possono rispondere con emozioni diverse alla stessa situazione in funzione di come ciascuno interpreta o “valuta” la situazione stessa. Ci permette di valutare ed etichettare quello che noi percepiamo Appraisal: L’Appraisal è uno specifico tipo di valutazione, un atto diretto e immediato che integra la percezione e del quale si diviene consapevoli soltanto a processo concluso. -L’appraisal è quindi una valutazione inconscia e cognitiva dell’evento, è il significato che gli attribuiamo a determinare la qualità e l’intensità della risposta emotiva. Lo psicologo Frijda indica due leggi fondamentali che regolano il processo emotivo: 1. La legge del significato situazionale: ogni emozione deriva dall’interpretazione cognitiva di una certa situazione o evento o stimolo elicitante chiamato “antecedente emotivo” (stimolo che provoca l’emozione) l’antecedente può appartenere all’ambiente fisico (può essere un oggetto), al mondo interno (può essere un ricordo, un pensiero, una riflessione). 2. La legge dell’interesse: le emozioni nascono in risposta a eventi importanti per l’individuo e per i suoi interessi (bisogni, scopi, desideri, ecc.); Le emozioni rivelano quindi interessi specifici. La motivazione è strettamente legata all’emozione, determina i miei interessi. Secondo teorie successive, la valutazione cognitiva è concepita come un processo continuo che si dispiega nel tempo, un’evoluzione di appraisal che parte da una valutazione rudimentale e base dello stimolo fino a livelli più complessi e dettagliati (Scherer 2005). 2.Teorie Evoluzioniste. Hanno origine dalla teoria evoluzionista di Darwin. Le teorie evoluzioniste si focalizzano in particolare sulle espressioni facciali, poiché sono più codi cate e ri ettono uno stato di motivazione o una disposizione all’azione che potrà essere utile o meno alla sopravvivenza dell’organismo. Le emozioni quindi si con gurano come unità discrete, distinte, regolate da meccanismi innati su base genetica, quindi sono universali. -All’interno di questa ottica c’è la Prospettiva Categoriale, secondo cui le emozioni sono concepite come categorie separate, non scomponibili (le emozioni base sono un esempio di categorie non scomponibili). Queste categorie sono geneticamente determinate e derivano da un adattamento logenetico (evoluzione della specie). -Ciascuna emozione si di erenzia dalle altre per uno speci co pro lo o con gurazione di risposte siologiche ed espressive (vedi espressioni facciali) fl fi ff fi fi fi fi fi fi 3. Teoria del Core A ect. James Russell sostiene che i fenomeni a ettivi si possono scomporre in due assi: - Un’asse di valenza edonica→va da piacevolezza a spiacevolezza; - Un’asse di attivazione→va da un’attivazione (quindi aumento di energia) a una deattivazione (quindi riduzione di energia). La Teoria del Core A ect sostiene che uno stato neuro siologico è accessibile alla coscienza come una sensazione semplice e non ri essiva, costituita da un insieme integrato e misto di valenza edonica (piacere-dispiacere) e attivazione (apatia-energia). C’è quindi uno stato a ettivo di base, privo di un oggetto speci co→quando questo stato viene indirizzato verso un oggetto, entra nella nostra coscienza e prende forma un’emozione. In questa teoria abbiamo quindi questi due assi e le Proprietà A ettive vengono combinati tra di loro in un processo di attribuzione che determina le emozioni: 1.C’è una modi cazione siologico percepito dal soggetto→ 2. La modi cazione innesca la ricerca di una causa oggetto (può essere interno o esterno)→ 3. Il cambiamento viene poi attribuito a una causa speci ca. 1.Teoria del Marcatore Somatico (Antonio Damasio). E’ sempre una teoria dell’appraisal, quindi c’è sempre una valutazione, con in più l’elemento del marcatore somatico. I Marcatori Somatici costituiscono un repertorio (reazioni emotive a determinate situazioni), frutto dell’apprendimento emotivo che ciascun individuo acquisisce nel corso della propria esperienza. Il marcatore somatico può essere considerato come il modo predisposto dall’evoluzione per consentire all’uomo di adottare risposte comportamentali agli stimoli ambientali che ne favoriscano la sopravvivenza. I cambiamenti siologici che si producono nell’esperienza emotiva in uenzano il corso delle nostre valutazioni e, in parte, indirizzano le nostre scelte. Le risposte somatiche sono associate alla rappresentazione anticipata dei possibili risultati di una scelta. C’è la percezione o il ricordo di un oggetto/evento→si attivano delle strutture cerebrali speci che (ovvero l’amigdala e il talamo)→l’attivazione di queste determinano delle modi cazioni corporee (modi cazioni siologiche degli organi interni, cambiamenti nel sistema muscolo-scheletrico)→queste modi cazioni corporee vengono registrate nel cervello nelle aree cerebrali somatosensoriali→le modi cazioni corporee e le registrazioni nelle aree cerebrali somatosensoriali determinano le emozioni. fi fi fi ff fi fi fi ff ff ff fi fi ff fi fi fi fi fl fi fl Damasio distingue tra: -Emozioni Primarie→rappresentano risposte automatiche e istintive agli stimoli esterni, sono quindi reazioni automatiche legate al sistema limbico. -Emozioni Secondarie→nascono dall’elaborazione dell’esperienza emotiva cosciente, ci sono quindi connessioni tra oggetti/situazioni ed emozioni primarie. Secondo la concezione di Damasio, le emozioni sono degli stati somatici perché ci sono delle modi cazioni registrate a livello della corteccia che marcano e valutano l’informazione percettiva. “Non vedo una cosa, ma sento che sto vedendo una cosa”, Damasio parla di marcatore somatico, perché c’è sempre una sensazione alla base di quello che si percepisce. I marcatori somatici sono reazioni emotive a determinate situazioni frutto dell’apprendimento emotivo che ciascun individuo acquisisce nel corso della propria esperienza. I marcatori somatici, in chiave evoluzionista, hanno permesso all’uomo di adottare risposte comportamentali appropriate agli stimoli ambientali e che ne favoriscono la sopravvivenza. C’è quindi una valutazione cognitiva (che determina il modo in cui l’emozione verrà vissuta dall’individuo in base al contesto ed esperienza personale) LE COMPONENTI DEL PROCESSO EMOTIVO Scherer elabora il Modello Componenziale, individuando 5 componenti: - Attivazione Fisiologica (arousal) - Valutazione Cognitiva (appraisal) - Componente Motivazionale → la motivazione ci permette di incanalare l’attenzione su un oggetto/stimolo speci co. - Componente Espressivo-Motoria→molto importante anche nel paradigma della mente incarnata, dove si cerca di superare il dualismo mente-corpo. - Componente Esperienziale (Subjective Feeling)→ essendo il vissuto soggettivo della persona è impossibile quanti carla; 1. Attivazione Fisiologica (arousal). Molto importante il ruolo del Sistema Nervoso Autonomo (SNA), che opera involontariamente. Individuiamo il Sistema Nervoso Centrale, che comprende cervello e tronco cerebrale, e il Sistema - Nervoso Autonomo, a sua volta si compone di: - Sistema Simpatico → prepara l’organismo all’attività o all’emergenza, quindi aumenta la disponibilità di energia (aumento del battito cardiaco, aumento della frequenza respiratoria, dilatazione delle pupille, inibizione della salivazione). Sono quindi risposte siologiche che ci preparano in condizioni di pericoli e stress, ma anche quando ci sono emozioni positive come entusiasmo. - Sistema Parasimpatico → produce rilassamenti e risparmio di energia (aumenta la salivazione, diminuisce il battito cardiaco e la frequenza respiratoria, stimola la digestione). Maggiormente associato al benessere dell’individuo. Quando si parla di attivazione siologica, si parla di tutti i cambiamenti corporei che implicano il SNA; qualsiasi stato di attivazione siologica vede un equilibrio tra questi due sistemi. fi fi fi fi fi fi Ci sono dei biosegnali che ci permettono di osservare l’attivazione emotiva: - Frequenza cardiaca; - Pressione arteriosa; - Attività elettrodermica (viene misurata l’attività chimica a livello della pelle); - Frequenza respiratoria; - Temperatura della pelle; Quali sono le basi neurali delle emozioni? Nel sistema limbico troviamo due elementi principalmente coinvolti: - Ipotalamo→ Struttura cerebrale che coordina il SNA regolando lo stato siologico del Sistema attraverso varie funzioni (es. temperatura, metabolismo). - Amigdala→fornisce un collegamento tra la percezione di uno stimolo e il ricordo di quello stimolo; l’amigdala è molto vicina all’ippocampo, coinvolto nella memoria. LeDoux propone il modello Doppio Circuito, dove ci sono due canali: - Un circuito corticale che passa dal talamo alla corteccia sensoriale, per poi arrivare all’amigdala; - Un circuito sottocorticale passa dal talamo all’amigdala e determina una risposta emotiva; 2. ValutazioneCognitiva(appraisal). Studiosi hanno notato come appraisal ed arousal avvengono allo stesso tempo, c’è una valutazione e un’attivazione. Lazarus, però, individua tre tipi di valutazione: - Valutazione Primaria→riguarda il modo in cui una situazione/evento vengono valutati in funzione del grado di rilevanza e pertinenza per gli interessi dell’individuo; - Valutazione Secondaria→corrisponde alla valutazione che l’organismo compie rispetto al modo con cui gestire l’evento; - Coping→ovvero la modalità con cui l’organismo cerca di far fronte alla situazione/ evento che provoca stress; Anche Scherer distingue diversi gradi valutazione e ampli ca il concetto di appraisal: - Novità (se lo stimolo è nuovo entra nel campo percettivo, deve catturare l’attenzione); - Piacevolezza/spiacevolezza (quanto lo stimolo è piacevole o spiacevole); - Pertinenza rispetto agli scopi e bisogni del soggetto; - Coping (capacità di gestire lo stimolo); - Compatibilità con le norme sociali e l’immagine di sé; Si può fare una distinzione tra: - Appraisal Primario→è una valutazione rapida e immediata che ci da rilevanza e caratteristiche di uno stimolo (es.novitá,valenza edonica), consentendo di reagire prontamente. - Appraisal Secondario→valutazione più so sticata di quanto questo stimolo sia piacevole o spiacevole e di quanto il mio grado di risposta sia appropriato allo stimolo attraverso dei processi cognitivi superiori. fi fi fi 3. Espressione Multimodale. Multimodalità dell’espressione emotiva è la capacità dell’individuo di esprimere uno stato emotivo attraverso sistemi espressivi molteplici, quali i movimenti del volto, il sistema vocale, i gesti, la postura, la prossemica, ecc L’espressione ci permette di capire lo stato emotivo di un’altra persona. Studi enfatizzano: - L’universalità delle espressioni facciali→per cui le espressioni facciali sono con gurazioni tipiche, innate e universali che di erenziano ciascuna emozione di base. - Il relativismo culturale→le espressioni facciali hanno un carattere appreso e variano tra le diverse culture. Nuove ricerche mostrano l’interazione tra elementi innati ed elementi appresi e dati dal contesto culturale. Ekman elabora la “Teoria Neuro-Culturale”, che vede l’interdipendenza tra: - Fattori neuro siologici→esiste un “programma facciale” innato per ogni emozione. - Fattori culturali e cognitivi→esistono delle norme che in uenzano i programmi espressivi innati. Consiste nelle “regole di esibizione” che corrispondono a norme de nite socialmente e culturalmente che in uenzano i programmi espressivi innati. Riguardo le espressioni facciali, abbiamo anche un “Approccio Molare e Molecolare”. Ekman parla di approccio molare perché considera le espressioni facciali delle emozioni come con gurazioni di movimenti muscolari sse, distinte e speci che per ciascuna emozione di base, controllate da programmi neuromotori innati; l’attivazione di un muscolo facciale corrisponde a un’emozione. L’approccio molecolare considera le espressioni facciali come la risultante della progressiva valutazione cognitiva di quella emozione (non c’è un modello sso, cambiano in base alla valutazione). Si parla anche di “Prospettiva Emotiva e Comunicativa” Prospettiva Emotiva: le espressioni facciali hanno un valore emotivo perché ci comunicano le emozioni e ne sono la loro manifestazione immediata, spontanea e involontaria; Prospettiva Comunicativa, per cui le espressioni facciali hanno principalmente funzione comunicativa perché manifestano le intenzioni del soggetto. fi fi fi fi fl ff fi fl fi fi 4. Emozione e Azione. Nel momento in cui si esibisce un’emozione, anche se non la si prova, si innesca il vissuto di quella emozione: il vissuto emozionale si innesca attraverso l’espressività, che è la parte motoria. Frijda parla di Predisposizioni all’Azione, data da vari stati motivazionali: - Andare verso; - Andare contro; - Opporsi; - Allontanarsi; - Proteggersi; - Disinteressarsi; - Essere apatici; - Inibiti; - Eccitati; Sono legati alla parte istintiva. Questo riprende i programmi di reazione innata che abbiamo, il sistema simpatico ci porta ad andare verso gli eventi con un attacco- fuga a seconda della situazione. Oppure al congelamento che viene attivato invece dal parasimpatico. Questi rispondono poi a un contesto sociale, le spinte motivazionali vanno in contro a delle norme e quindi modula le sue spinte motivazionali in base al contesto sociale. Trova un punto di incontro tra una spinta motivazionale e il contesto sociale. Questi stati motivazionali determinano delle componenti: ➔ La nalità (questi stati motivazionali si traducono in nalità, quindi dove si vuole arrivare); ➔ Riguardano un oggetto o evento speci co (l’attenzione qui è fondamentale, attraverso l’attenzione canalizzo l’energia su un oggetto/evento); ➔ Prosodia del comportamento (riguarda tutta la comunicazione non verbale, come la voce, la postura); ➔ Precedenza nel controllo dell’azione e dell’attenzione 5. Esperienza Soggettiva. Scherer (2005) la de nisce come la rappresentazione cognitiva soggettiva che ri ette la propria esperienza unica di cambiamenti a livello mentale e corporeo quando ci si confronta con un particolare evento. È la componente più qualitativa. I Cognitivisti la de niscono come “il risultato di una rappresentazione mentale di uno stato emotivo”, quindi la rappresentazione cognitiva ri ette la propria esperienza di cambiamento mentale e corporeo. -Non esistono indicatori soggettivi che consentono la misura del vissuto esterno, è necessaria un’auto- valutazione. -Studi hanno cercato di trovare una “struttura” concettuale in grado di descrivere e comprendere tutti i tipi di esperienze emotive, ovvero una “mappa” sul campo semantico delle emozioni. fl fi fl fi fi fi fi EMOZIONI SECONDO LA MENTE RELAZIONALE E INCARNATA -Siegel sostiene che le emozioni non sono circoscritte a determinati circuiti o ad aree cerebrali speci che, ma c’è un maggior coinvolgimento del sistema limbico, che media attività che in uenzano le funzioni del cervello e dei processi mentali (percezione, apprendimento, memoria, comunicazione, linguaggio). Nel campo della psicologia evolutiva e della psicopatologia, le emozioni e la loro modulazione sono considerate fenomeni strettamente intrecciati: le emozioni sono regolate e nello stesso tempo svolgono funzioni regolative; sono quindi sistemi modulatori. -Siegel considera le emozioni come “fenomeni dinamici creati all’interno dei processi cerebrali di valutazione dei signi cati, che risentono direttamente di in uenze sociali”, sono quindi fenomeni che cambiano in base alla situazione in cui mi trovo e alla persona con cui interagisco. -Le emozioni sono anche meccanismi integrativi, che collegano e integrano vari sistemi; c’è un’integrazione all’interno del cervello (i processi mentali vengono radunati in uno stato della mente) e anche a livello interpersonale (le emozioni mettono in connessione gli individui). Siegel arriva alla de nizione di emozioni come “cambiamenti nello stato di integrazione”. L’organismo cerca l’integrazione, sinonimo di benessere, permette il collegamento di unità rispettando la loro di erenza. ➔ Quando manca l’integrazione, si parla di Esperienze Emotive Disturbanti: come caos, rigidità. Tutti i disturbi mentali sono caratterizzati da una disregolazione delle emozioni. ➔ Quando c’è integrazione, sono presenti Esperienze Emotive Sane: c’è armonia, essibilità. Integrazione:connessione delle parti mantenendo la loro diversità Riassumendo: ➔ (1) C’è uno stimolo (esterno/interno)➔che attiva una Risposta Orientativa Iniziale (non c’è ancora una valutazione positiva o negativa dello stimolo, ma vengono attivati meccanismi cognitivi che non richiedono consapevolezza conscia) uno stimolo cattura la nostra attenzione, un cambiamento che percepiamo ➔(2) si hanno due processi: Valutazione Elaborativa (appraisal): processi attraverso cui si analizza il signi cato dello stimolo e Attivazione Corporea (arousal): processi che dirigono i ussi di energia all’interno del sistema. E modulo il mio stato mentale secondo queste valutazioni. Questo punto determina le Emozioni Primarie (non verbali, inconsce)➔ Ri ettono cambiamenti negli stati della mente, ovvero uttuazioni nell’integrazione dei ussi di energia e di informazioni della mente. fl fl fl fl fi fi ff fl fi fi fl fl (2) si continua con i processi di valutazione, in uenzati dalle interazioni interpersonali è al contesto sociale ➔(3) Attraverso questi due processi, si arriva alla Modulazione dello Stato Mentale: si attivano o disattivano dei circuiti; è qua che si parla di Emozioni Fondamentali, di Base. Nelle prime fasi di vita, un bambino comunica con questo tipo di emozioni, incapace di verbalizzare i suoi stati emozionali. Il modo in cui uno stato emozionale interno si rivela esternamente viene de nito a etto o espressione a ettiva, ovvero l’insieme di segnali non verbali (tono della voce, espressione del volto, movimenti corporei) che ci dicono dello stato emozionale. L’a etto, poiché visibile, è un segnale sociale e gioca un ruolo rilevante nella comunicazione interpersonale. Espressione corporea delle emozioni. L’umore si riferisce a una condizione emozionale nel tempo e può essere considerato come un’inclinazione del sistema verso determinate emozioni fondamentali che in uenza le funzioni cognitive. Di fatti, l’umore è in connessione con le funzioni cognitive, che modi ca e da cui viene modi cato. Se si so re di depressione, questo umore depressivo rallenta e talvolta sopprime altri processi cognitivi, come la memoria, l’apprendimento e la comunicazione. EMOZIONI CONSCE E INCONSCE Gran parte di quello che succede nel processo emozionale, avviene a livello inconscio, noi non se siamo consapevoli, anche perchè i meccanismi di valutazione, non richiedono la partecipazione della coscienza La di erenza tra emozioni primarie ed emozioni fondamentali, è che le prime non sono coscienti. L’amigdala è uno dei centri più coinvolti nel processo emozionale. Qui inizia il processo di valutazione che nel primo livello non richiede coscienza. I meccanismi di valutazione attribuiscono il signi cato a stati siologici; possono accedere alla coscienza, ma possono anche rimanere a livello inconscio. fi ff ff ff fi fl fi ff ff fl fi fi Di solito non siamo consapevoli del circuito: aree corticali→amigdala→centri di arousal; nelle pratiche corporee come la mindfulness si porta l’attenzione sull’amigdala. Perchè è associata all’ippocampo perchè è la regione coinvolta nei processi di memoria. Nelle esperienze traumatiche con emozioni intense che non possono essere elaborate entra in crisi la memoria e non si riesce a ricostruire l’acaduto, gli eventi emergono come frammenti. -Sembra che le emozioni diventino consce quando i loro e etti vengono collegati all’attività dei processi attenzionali della corteccia prefrontale dorsolaterale -La consapevolezza degli stati interni del nostro organismo, conosciuta come interocezione (nelle regioni prefrontali si ha l’attivazione delL’insù la e del cingolato anteriore) gioca un ruolo importante nel rendere consce le nostre emozioni. Ci sono due centri che si attivano per una serie di stimoli che riguardano l’attivazione siologica e la consapevolezza di sé: - Corteccia prefrontale→è la parte esterna nella parte anteriore della corteccia; media i meccanismi di valutazione (appraisal) e attivazione (arousal); mediazione tra impulsi delle emozioni, stimoli motivazionali e bisogni sociali. La cognitività sociale (relazionarsi con altri); L’empatia (capire lo stato mentale di altri); La memoria emozionale (accanto all’amigdala si trova l’ippocampo, regione più coinvolta nella memoria, connessa con i processi emozionali); Elaborazione delle emozioni fondamentali. È la zona dove si integrano tutti gli impulsi che vengono dal corpo. È la torre di controllo. - Insula→si trova all’interno; Qui c’è una rappresentazione delle informazioni Gli stimoli che attivano questi due importanti centri prendono il nome di Interocezione (percezione di stati interni corporei). La percezione degli stati interni corporei è molto importante per la regolazione delle emozioni perché, in base a quello che si percepisce, si può mettere in atto processi di regolazione. Anche gli stimoli interocettivi sono classi cati secondo una gerarchia: ➔ Quelli relativi a sensazioni più grezze si trovano nella parte posteriore; ➔ Quelli più evoluti e ra nati si trovano nella parte anteriore; ffi fi fi ff EMOZIONE COME SISTEMA DI VALUTAZIONE DEI SIGNIFICATI Ci sono Meccanismi di Valutazione e di Attivazione Fisiologica (stati di arousal). I meccanismi di valutazione si basano sia su processi innati, e qui parliamo di temperamento; sia su relazioni interpersonali che instauriamo sin dalla nascita attraverso l’esperienza. Valuto gli eventi esterni anche in base all’esperienza (es. passato violento porta a valutare le cose diversamente). 1. Meccanismi di Valutazione. Permettono di attribuire un signi cato a uno stato emozionale. Questi meccanismi hanno aspetti innati (come, ad esempio, la ricerca delle novità, la ricerca dell’attaccamento, della prossimità e dello sguardo del caregiver). Ci sono aspetti anche acquisiti attraverso l’esperienza, quindi sono soggettivi. 2. Attivazione Fisiologica. Gli stati di arousal vengono in uenzati dai meccanismi di valutazione. Innescano meccanismi attenzionale, quindi l’attenzione viene diretta su un particolare stimolo (indirizzano i ussi di elaborazione delle informazioni); inoltre, facilitano i processi di registrazione, favorendo la creazione di nuove sinapsi (mediano l’attivazione o disattivazione di determinati circuiti). La valutazione degli stimoli e l’attribuzione di signi cati sono funzioni fondamentali che si svolgono nell’ambito di processi emozionali. NEURONI SPECCHIO E CONDIVISIONE DEGLI STATI INTERNI La scoperta dei neuroni specchio è molto importante, poiché convalidano neuro-scienti camente l’idea che l’uomo ha una capacità empatica che permettere di comprendere lo stato mentale dell’altro. Hanno doppia funzione: percettiva e motoria. Sono dei neuroni motori che si attivano nella percezione e nel movimento: si attivano gli stessi neuroni sia quando vedo una persona fare qualcosa, sia quando la immagino fare qualcosa. Si può quindi simulare una certa condizione, si parla quindi di empatia. Le azioni a cui rispondono i neuroni specchio sono azioni speci che: si tratta di atti intenzionali (si comprende l’intenzione dell’altra persona) che hanno uno scopo, e conseguenze prevedibili. La percezione delle azioni implica una simulazione, dunque le azioni prevedibili di una persona vengono utilizzate per creare un’immagine del suo stato mentale. -L’immagine dello stato intenzionale dell’altro viene utilizzata per generare imitazione comportamentale e simulazione interna I neuroni specchio vengono in uenzate da Esperienze passate (es: genitori che non rispondono al bisogno dei bambini, il bambino perde la capacità di sintonizzarsi a livello emotivo) e dalla Situazione contingente (se si tratta di una situazione di minaccia, la risposta è più automatica). fl fi fl fl fi fi fi RELAZIONI INTERPERSONALI ED EMOZIONI Le strutture prefrontali (parte anteriore della corteccia) sono implicate in: - Processi di Valutazione→conferiscono agli stimoli un signi cato emozionale; - Regolazione A ettiva→capacità di regolare gli stati psico siologici; - Cognitività Sociale→capacità di percepire gli stati della mente degli altri; - Coscienza Autonoetica→capacità di viaggiare mentalmente nel tempo e ricostruire gli eventi in maniera autobiogra ca; Attraverso la corteccia prefrontale, questi stimoli vengono elaborati e acquisiscono una “ essibilità di risposta”(SIEGEL), a seconda della situazione; ovvero inducono risposte comportamentali e cognitive nuove e essibili, che si sostituiscono a reazioni automatiche ri esse. -La essibilità di risposta permette alla mente di valutare gli stimoli e gli stati emotivi per poi modi care i comportamenti esterni e le relazioni interne. EMOZIONI E RISPOSTE SOMATICHE I segnali del corpo che vengono dai muscoli (strutture muscolari, articolari, viso) arrivano alla corteccia somatosensoriale; i segnali degli organi interni (cuore, intestino, polmoni) arrivano alle regioni prefrontali mediali (ovvero insula anteriore e cingolato anteriore). Queste strutture formano delle mappe somatiche che hanno memoria (perché vengono processate insieme ai processi di memoria) e dipendono dalle esperienze precedenti. Queste mappe modi cano le risposte comportamentali. Un pensiero può essere associato a una risposta emozionale che contiene una reazione somatica implicita generata internamente, creata dal cervello a partire dalla nostra immaginazione e dalle nostre esperienze passate. fl fl fi fi fi ff fi fi fl fl DIFFERENZE INDIVIDUALI NELL’ESPERIENZA EMOZIONALE Ci sono delle di erenze individuali nell’esperienza emozionale che dipendono da vari fattori, c’è una base più determinata geneticamente che riguarda il temperamento e c’è poi una base più sociale, ovvero il contesto in cui cresciamo. Il cervello ha la capacità di arrivare a degli stati integrati (come la memoria) che derivano dall’esperienza personale: in base a uno stato integrato, come la memoria, abbiamo la capacità di evitare determinate situazioni. -Il cervello si adatta alle esperienze apprese riducendo l’impatto di relazioni insoddisfacenti e frustranti su altre funzioni mentali (es. apprendimento, memoria) La capacità dell’interocezione (esse consapevoli degli stati interni corporei) in uenza la capacità di mettermi in relazioni con altri: più io ho la capacità di leggere il mio stato interno corporeo, più ho la capacità di entrare in relazioni funzionali con altri. C’è inoltre il coinvolgimen

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