PDF Antropologia (esame 1o anno) - [2024]
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2024
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Questo documento tratta i concetti fondamentali dell'antropologia, esplorando il suo focus su popolazioni, culture, e diversità umana. Vengono definiti i campi di studio, l'etnografia come metodo principale, e le relazioni dell'antropologia con altre discipline come la sociologia e la linguistica. Si analizzano anche le definizioni di cultura e i suoi vari aspetti.
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ANTROPOLOGIA (esame 1o anno 6CFU) 7-10-24 L’antropologia si occupa di popolazione, culture e mondi lontani e vicini. E’ l’insieme di diverse forme di vita proprie dei gruppi umani e i significati che questi assumono per le donne e gli uomini che li compongono. Quindi , dato che si interessa di diver...
ANTROPOLOGIA (esame 1o anno 6CFU) 7-10-24 L’antropologia si occupa di popolazione, culture e mondi lontani e vicini. E’ l’insieme di diverse forme di vita proprie dei gruppi umani e i significati che questi assumono per le donne e gli uomini che li compongono. Quindi , dato che si interessa di diverse specie di vita, allora presuppone che una specie si organizzi secondo diverse forme quindi c’è diversità, una caratteristica fondativa della nostra specie (homo sapiens). L’antropologia nasce nel 1871, e alla sua nascita, gli antropologi erano convinti che l’antropologia dipendesse dalla razza dell’uomo ma in realtà non è così perchè essa dipende da vari fattori. Inoltre si interessa per forme di vita che sono organizzati appunto in gruppi e di capire i significati che questi gruppi attribuiscono a queste diversità e alle stesse cose perchè le persone danno significati diversi. L’obiettivo dell’antropologia è quello di comprendere comparativamente somiglianze e differenze nei modi di vita dei diversi gruppi umani attraverso lo studio diretto prolungato e approfondito (etnografia). ‘Comprendere comparativamente’ nel senso che dentro la diversità dei gruppi umani e i mille significati che ci danno, gli antropologi sono interessati a studiare intensivamente il gruppo e comparare diverse culture, società e forme di vita. es. taboo alimentare = l’alimento che non deve e non può essere mangiato per varie ragioni come quelle religiose totem alimentare = l’alimento considerato come espressione massima di un gruppo L’antropologia si occupa di tutto ciò che c’è tra identico e diverso. Etnografia è la descrizione di come funziona un gruppo umano. Si tratta dello studio diretto, prolungato e approfondito di un modo di vita di un gruppo umano (etno = popolo ; grafia = scrittura). Etnografia indica la descrizione di questi popoli ma anche la metodologia dell’antropologia cioè è il principale strumento di ricerca dell’antropologia e si basa sulla permanenza prolungata presso uno specifico gruppo. Durante la permanenza nel luogo da studiare, gli antropologi prediligono un rapporto diretto e contiguo con i soggetti della ricerca. Questo tipo di rapporto permette loro di imparare e studiare la lingua della comunità. Inoltre trascorrono tanto tempo prolungato in uno o più luoghi per apprendere i modi di vivere. Tutto ciò si chiama ricerca sul campo (equivalente praticamente dell’etnografia). La centralità e la radicalità di questa pratica (= la ricerca sul campo) caratterizzano l’antropologia rispetto ad altre scienze sociali. L’antropologia è quindi una scienza sociale empirica (perchè si basa sull’antropologia), comparativa (in quanto interessata alle somiglianze e differenze) e interpretativa (in quanto ‘traduce’ necessariamente da un contesto culturale ad un altro). 14/10/2024 Antropologia sociale e culturale sono due discipline che dipendono dalla tendenza americana e da quella britannica. L’antropologia culturale ‘ha sede’ negli Usa e ha come esponente Franz Boas, mentre l’antropologia sociale ha sede in UK e prende spunto dagli studi e ricerche dell’antropologo francese Emile Durkheim che poi son state rielaborate dall’antropologo britannico Radcliffe-Brown. Per anni queste due branchie hanno cercato di appurare le differenze e caratteristiche di ciascuna di esse ma allo stesso tempo bisogna ricordarsi dello scenario in cui gli antropologi lavoravano nei due Paesi : negli Usa, gli antropologi studiavano principalmente le cultura delle popolazioni nativi relefate in riserve e che ormai erano costitutiti da uno o pochi individui. Quindi la vita sociale era quasi del tutto inesistente e frammentaria dunque dovevano ricostruirla tramite i ricordi e racconti dei pochi abitanti della comunità. In UK invece, gli studiosi potevano dividersi e studiare le varie popolazioni che facevano parte dell’impero coloniale britannico, che conservavano autonomia d’azione e propria coerenza organizzativa. Essi quindi si recavano sul posto e li vedevano agire in contesti sociali (cosa che gli antropologi americani non potevano fare ma si dovevano attenere ai racconti e ricordi dei nativi). L’antropologia culturale statunitense era quindi definita da Boas come una disciplina di carattere storico e che si interessava alla ricostruzione particolare delle vicende e dell’organizzazione della singola cultura mentre l’antropologia sociale britannica era una scienza naturale della società di tipo sincronico (presente) che raccoglieva le leggi e regole del funzionamento di ogni società umana. Nonostante ciò, la distinzione tra antropologia culturale e sociale si perde a partire dagli anni ‘60. E’ stato comunque coniato un altro termine per riferirsi all’antropologia (sempre in quegli anni) che era ‘etnologia’ che riguardava maggiormente l’aspetto dell’antropologia che studiava le fome di organizzazione di una singola società. Tuttavia questo termine è andato in disuso quasi subito all’interno del dibattito scientifico internazionale mentre in italia e Francia esistono ancora delle cattedre universitarie con questo titolo. L’antropologia culturale si occupa di una dimensione specifica e in gran parte autonoma della vita umana : la dimensione socio - culturale quindi non tratta della diversità biologica della specie e nemmeno delle società scomparse come l’antropologia fisica o la paleo-antropologia ma lo sguardo dell’antropologia socio-culturale è sincronico quindi sul presente. L’antropologia come scienza del senso comune, è interessata a comprendere il senso comune della specie umana nelle varie articolazioni.Può essere sociale o culturale quindi si occupa della relazione tra società e cultura. E’ uno studio comparativo del senso comune sia nelle sue forme culturali sia nei suoi effetti sociali. L’antropologia presenta delle affinità con altre scienze sociali come la sociologia, la psicologia e la linguistica. Partendo dalla sociologia, antropologia e sociologia hanno lo stesso oggetto di studio (la vita sociale e culturale dei gruppi umani). Ci sono comunque dei punti in cui divergono: - stili di ricerca : qualitativi in antropologia, quantitativi in sociologia - prospettive conoscitive : generalizzanti in sociologia , interessate all’indagine in profondità e alla cesellatura analitica di specifici scenari in antropologia - obiettivi che ci si propone : comprensione , interpretaizone, traduzione del lessico specifico di una disciplina scientifica e comparativa dal punto di vista degli antropologi sul campo nel caso dell’antropologia e la risposta a questioni del tutto e quasi esclusivamente interne ai discorsi scientifici occidentali nel caso dell’antropologia. Durkheim definiva i fatti sociali come cose e rappresentazioni. Quindi ogni fenomeno culturale e sociale (es: la pratica di un rito e i significati che gli si vengono attribuiti da chi la compie) esiste inevitabilmente in quanto fenomeno mentale di singoli, specifici esseri umani, dunque ogni fatto sociale, dato che ha senso per chi lo compie o lo vede essere messo in atto, è anche un fatto della mente umana. Se si pensa invece al legame con la psicologia, si pensa ad un legame stretto tra le ricerche dei due mondi, tuttavia non è sempre così perchè gli antropologi spesso fondando le proprie interpretazioni su un senso comune psicologico scientificamente arretrato rispetto alle scoperte psicologiche moderne, mentre gli psicologi fondano le proprie ricerche su campioni d’analisi e contesti occidentali così dando universali dei meccanismi psichici basilari che , secondo gli antropologi, dovrebbero essere dimostrati. Tuttavia, le teorie psicologiche sulle emozioni e sulla cognizione e le ipotesi di carattere antropologiche sulle modalità di condivisione di idee , significati e pratiche rappresentano uno degli snodi delle scienze sociali moderne. Per quanto riguarda la linguistica invece, si parte dalla concezione di de Saussure , che vede la linguistica come fatto sociale, sistematico e regolato, le cui regole sono gran parti inconsapevoli. CIò che è stato un punto di riferimento per molte prospettive antropologiche del Novencento, è stato il modello teorico della linguistica strutturale. Tra le varie prospettive ricordiamo lo strutturalismo , teoria di Levi-Strauss. In generale però, la relazione tra linguaggio e cultura è sempre stato importante nelle ricerche di antropologi e linguisti. Infatti, la lingua è un elemento fondamentale per la comprensione e la conoscenza dei diversi gruppi umani presenti al mondo. Proprio per questo , gli antropologi che svolgono una ricerca sul campo, imparano e studiano la lingua del posto proprio per entrare a pieno all’interno della cultura , della comunità e della sua struttura. Altri antropologi però non erano pienamente d’accordo con ciò come Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf che sostenevano la loro ipotesi chiamata appunto ‘ipotesi Sapir-Whorf’ con cui affermavano che secondo loro le categorie linguistiche e le struttura grammaticali di una lingua , organizzano e sezionano un determinato universo culturale. Ipotesi che è stata molto criticata. Con il passare del tempo la ricerca sul rapporto tra lingua e cultura si è spostato su altre tematiche come: la capacità strutturanti e culturalmente creative di alcune dimensioni del linguaggio come le metafore, sul potere efficace e costrittivo di alcuni atti linguistici (un comando, ‘ vi dichiaro marito e moglie’), sui fondamenti biologici di alcuni moduli cognitivi capaci di strutturare la percezione e la rappresentazione linguistica che gli esseri umani hanno del mondo. Molti ignorano la relaizone tra linguaggio e relazioni sociali, ma gli antropologi hanno da sempre notato e sottolineato la difficoltà di imparare una nuova lingua si allargava molto ben oltre la sua semantica e grammatica. Infatti studiare e apprendere una nuova lingua significa anche avere il controllo e la capacità di mettere in atto regole sociali relative, cambiare e usare un determinato lessico in base allo status sociale dei parlanti, in base al contesto. Perciò si è sviluppato un settore che riguarda nello specifico i fatti sociali di carattere linguistico chiamato ‘etnolinguistica.’ L’antropologia ha anche dei punti in comune con la storiografia : infatti le due implicano uno studio conoscitivo di tipo interpretativo e individualizzante, ma l’antropologia ha un’esigenza generalizzante perchè si parla di una disciplina che interessata anche alla compresnione sia delle somiglianze che delle diversità tra i modi di agire sociali degli essere umani. La prima definizione antropologica di ‘cultura’ è stata coniata da Sir Edward B. Tylor. Tuttavia molti antropologi hanno sempre modificato questo concetto, litigando tra loro. definizione : cultura o civiltà intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società. Con insieme complesso , Tylor intendeva che la cultura al suo interno è organica e coerente cioè ogni società e tutta la specie umana si da’ regole , pensa , fa certe cose e le connette tra di loro. Per lui non esistono culture semplici : anche una società con regole molto più rudimentali e semplici a una distanza ravvicinata, quindi studiandole a fondo, tutte le culture sono complesse perchè hanno delle regole complesse. E’ come dire che nessuna società è naturale. Esse ci appaiono però semplici solo perchè sono diverse dalle nostre. L’elenco aperto presente nella definizione (le conoscenze, le credenze ecct) è un elenco a cui possiamo aggiungere tantissimi elementi quindi è un elenco aperto di pratiche, modi di vivere ecct. Per Tylor, la cultura in senso etnografico non tratta solo di ‘cultura alta’. Prima cultura indicava esclusivamente l’arte, la scultura, la musica ecct., mentre dopo aver creato una definizione antropologica della cultura, questo concetto è stato ampliato includendo anche altri elementi al di fuori di quelli sempre presi in considerazione. Quindi anche le pratiche, le abitudini e le capacità vengono incluse nel concetto di cultura di una società. Tra le new entry dell’elenco ci sono anche azioni come mangiare, dormire e andare di corpo che sono essenziali per la nostra vita. Se non fatti, infatti, conducono alla morte ma essi fanno parte anche della cultura perchè le società compiono queste azioni in modo diverso le une dalle altre. Tylor inoltre pensa quindi che la cultura non comprenda solo conoscenza, o che non sia solo un fatto mentale ma comprende anche abitudini e capacità e pratiche. Quindi che la cultura sia una qualità di tutti gli uomini. E’ una definizione per certi versi anche evoluzionista , ricordiamoci anche che ci fossero culture superiori, evolute e culture inferiori e primitive tuttavita perà attribuiva a tutti gli esseri umani le stesse capacità cognitive senza distinzione di razza, quando durante quel periodo si pensava il contrario e che dunque queste capacità si basassero anche su un diverso sviluppo biologico e cerebrale. Precedentemente inoltre, eccetto alcuni filosofi e alcuni correnti filosofiche della Grecia, gli altri intellettuali pensavano che queste azioni naturali provenissero dal fatto che apparteniamo alla stessa razza e non fossero delle azioni imparate durante l’infanzia. Tylor pensa invece che la cultura non è innata ma è stata appresa, acquisita. Le pratiche, persino la postura e il governo del corpo sono culturalmente acquisite. L’umano, inoltre, acquisisce queste azioni in quanto sia membro di una società e avviene ciò necessariamente in un contesto di gruppo. Alla fine del ‘800, dire così significava dire che ‘l’uomo selvaggio’ esisteva solo nei romanzi. Marcel Mauss → ragiona sulla veglia e il riposo. per esempio, i Nuer sono una popolazione africana che per riposarsi si appoggiano ad un remo e si riposavano da in piedi. Taylor ha declinato la cultura come caratteristica della specie umana, in generale, ma non si declinava in culture perchè lui non era arrivato o non si era soffermato a questo dettaglio (concezione non olistica). Inoltre, aveva anche una visione gerarchica della cultura perchè pensava che ci fossero culture più elevate, superiori e culture più arretrate e primitive. Nonostante questi limiti, la definizione di Tylor è la prima che sostiene l’unità psichica del genere umano : tutti gli umani hanno le stesse capacità cognitive. Questa idea arriva anche ad altri studiosi come Franz Boas, statunitense che si interessa maggiormente alle società di nativi americani arrivando alla corrente del ‘particolarismo storico’. Egli pensava che l’indagine antropologica dovesse servire per comprendere le cause storiche che avevano dato forma ai tratti culturali di un determinato gruppo. Le società andavano quindi studiate nella loro particolarità seguendo un’attenta analisi storica e non tramite un metodo comparativo usato dagli evoluzionisti. Il particolarismo storico venne poi ripreso e messo a punto dagli allievi di Boas : Kroeber e Benedict. Invece, Alfred L. Kroeber pensa che la cultura sia una dimensione autonoma della realtà. Pensa anche che il comportamento umano sia generato all’interno di uno specifico contesto culturale e vede l’antropologia come una disciplina specifica per lo studio di questa realtà. Quindi, se i fatti culturali sono autonomi e quindi distinti dai meccanismi psicologici e biologi allora essi necessitano una disciplina specifica ovvero l’antropologia culturale per poter essere indagati e interpretati. Ruth Benedict vedeva la cultura come un modello unico ed integrato, i modelli culturali secondo lei venivano identificati con un singolo gruppo umano e ci sono specifiche qualità psicolgiche per ogni gruppo umano. Partendo dai suoi studi si aprono altri studi dediti a indagare sul rapporto tra la cultura e la personalità. Grazie a lei si è iniziato a aprlare per esempio di cultura navaho (un gruppo nativo americano). Dopo il 1945, l’antropologia si sviluppa secondo due idee di pensiero individuate da Roger Keesing: - cultura come sistema adattivo = si sviluppa negli Usa, esponente è Marvin Harris. La cultura è vista come adattamento all’ambiente. Keesing poneva all’interno di questo grupo le diverse prospettive materialiste, ecologiste e neo-evoluzioniste che alla fine degli anni ‘60 si pensava fossero alla base dei funzionamento dei sistemi culturali e processi di mutamento strutturale. - cultura come sistema di idee = nasce in Europa, esponente è Claude Levi-Strauss e Clifford Geertz. La cultura è vista come un sistema cognitivo, strutturale o simbolico. 17/10/2024 Tuttavia, nonostante questa divisione, gli antropologi iniziarono ad usare la parola ‘cultura’ sempre meno a partire dagli anni ‘70 mentre ritenevano altri concetti come quello di genere e pratica più importanti.. ‘cultura’ infatti da strumento esplicativo diventa piano piano più un concetto da indagare e da sottoporre ad un’analisi critica. Quindi si passa da un modello analitico usato per capire le diverse forme di vita umana presenti al mondo e modello che promuoveva la parti dignità dei saperi, delle pratiche e delle credenze tra gruppi umani diversi a ‘cultura’ vista come una ‘cosa’ oggettiva e reificata, sostanza immutabile che determina rigidamente i comportamenti dei singoli individui e che fissa confini rigidi non comunicanti tra i gruppi e che serve a giustificare le politiche di esclusione. A partire dalla 2a guerra mondiale, il concetto di cultura si era diffuso ben oltre l’antropologia. Nasce l’UNESCO (che tutela la cultura in senso antropologico) , dopo la seconda guerra mondiale e anche in seguito della … di antropologia,va ad indicare direttamente dei gruppi di persone e così la visione delle specie umana inizia ad assomigliare ad un mosaico. Quindi la parola ‘cultura’ inizia a sostituire la parola ‘’razza’’ ma viene usata con la stessa accezione del termine ‘razza’ diventando così strumento di esclusione. ‘razza’ è un termine relativamente recente che inizia a difforndersi nel tardo Medioevo, proviene dal francese antico e indicava allevamento dei cavalli (‘haraz’) perchè si riferisce alla selezione fatta dagli allevatori di cavalli e tutti i parametri che usavano per fare ciò. A partire dal 1500, il termine si diffuse e indicava un gruppo di parentela molto ampio oppure una discendenza. Il termine iniziò ad essere associati agli essere umani con l’arrivo degli europei in altri continenti ‘nuovi’ e che prima non conoscevano. Per molto tempo, i caratteri fondamentali (es. colore della pelle) della persona non erano socialmente riconosciuti o presi in considerazione perchè non erano considerati importanti per catalogare gli esseri umani. Nel 15esimo secolo, grandi contingenti di schiavi dall’Africa arrivarono nella Penisola Iberica, soprattutto dopo che gli europei partivano in esplorazione e tornavano portando con se’ degli schiavi. Inizia dunque a formarsi il concetto che nero fosse uguale a schiavo e ogni schiavo iniziava ad essere riconosciuto in quanto ‘nero’. Inoltre, grandi masse di ebrei spagnoli si convertirono al cattolicesimo e questo non è mai stato accettato portando alla diffusione dell’idea della retorica del sangue (controllavano il sangue per vedere se fossero cristiani di sangue oppure ebrei) per riconoscere gli ebrei convertiti al cattolicesimo. Essendosi convertiti, essi non sono più riconoscibili sulla base dell’appartenenza religiosa quindi iniziano ad essere riconosciuti sulla base dell’appartenenza biologica. Nel 1700 , nelle Indie spagnole (Perù e Messico) iniziarono a diffondersi quadri sinottici dei possibili incroci tra diversi gruppi etnici chiamati ‘Pinturas de Castas’ (il termine stesso indica unlegame tra tratti fisico-somatici e morali-culturali secondo precise gerarchie) e solamente nel 1800, il termine ‘razza’ inizia ad assumere l’attuale significato caratterizzato dal nesso bio-culturale : bio = suddivisione delle persone sulla base del fatto che condividano alcuni tratti biologici, culturale = insieme ai tratti biologici si uniscono alcuni tratti culturali. Negli anni ‘40, l’antropologo Ashley Montagu mostra che la parola ‘razza’ sia un mito costruito dall’Occidente, criticando il biologismo ingenuo e riduzionismo. Negli anni ‘60 del 1900, alcuni studi di genetica dimostrarono che diverse classificazioni razziali non avevano nessun riscontro nella mappatura genetica quindi le ‘razze’ erano delle classificazioni arbitrarie e ideologiche. Inizia così l’abbandono progressivo del termine, anche dal discorso pubblico, ma nascono delle parole sostitutive : nazionalità, etnia, cultura, che ne prendono il posto ma vengono usate allo stesso modo e con lo stesso significato. etnia → gruppi umani concepiti come divisi per : territorio, carattere, motivi linguistici, culturali e autorappresentazione identitaria. La definizione del termine nel corso degli anni ha subito varie modifiche che mettevano in risalto soprattutto la centralità della diversità culturale e dell’auto-rappresentazione identitaria da parte dei componenti di tali gruppi. Ciò nonostante, è un concetto che è rimasto sempre legato al fattore biologico e che rimandava a all’idea di discendenza. Questo durò fino a quando non vennero a galla i lavori dell’antropologo norvegese Frederik Barth → che grazie ai suoi lavori, le prospettive si sono spostate sulle dinamiche relazionali e politiche interne ed esterne al gruppo che portano a produrre confini. Com’è successo con la ‘cultura’, anche il concetto di ‘etnia’ diventa un oggetto di indagine, un fenomeno socio-politico piuttosto che uno strumento di analisi. La connessione tra società, identità etnica, cultura e territorio → NON è ovvia : società = un gruppo sociale umano identità etnica = un comune sentimento di appartenenza cultura = un insieme di significati e valori territorio = un luogo Prima si prendeva come ovvia la connesione e relazione tra questi elementi, ma oggi viene messa in discussione. Seguendo la visione occidentale si va a ricercare i rapporti tra simili dimensioni, basate sul modello dello Stato Nazionale e si indagano quei processi storico-politici che hanno portato un Paese ad avere una simile mappatura, studiando appunto la relazione tra questi elementi. Edmund Leach nel suo libro ‘sistemi politici birmani’ parlava di come nel nord della Birmania, ci fossero più popolazioni denotate da culture diverse (birmane e cinesi) ma che seguivano le stesse regole sociali. Queste popolazioni, in base al momento storico, si autorappresentavano o venivano rappresentate come etnicamente diversi : a volte si identificavano come birmani, altre come cinesi ma nonostante ciò le regole di comportamento sociale rimanevano le stesse. Questo , secondo Leach , è un fenomeno che si capisce meglio osservando i cambiamenti storici di media durata (non nel breve termine ma nemmeno in periodi lunghissimi). Successivamente si fece avanti Barth spostando l’attenzione degli antropologi su altre tematiche (come detto precedentemente) e un decennio dopo , l’antropologo Eric Wolf ridisegnò la mappa del mondo non seguendo le diversità sociali e culturali ma l’analisi comparativa e strutturale dei processi storici, economici, politi e culturali che hanno portato noi occidentali a costruirla in un determinato modo e farla diventare parte del vissuto di altri esseri umani nel corso di una lunga storia iniziata dal 16esimo secolo. 21/10/2024 Gli antropologi si trasferivano presso popolazioni diverse, dialogando e vivendo con gli abitanti della popolazione e durante la permanenza, antropolgi e antropologhe si pongono il problema di comprendere e interpretare i vari modi di vivere, le usanze, pensare e dire. es : Apache, nativi americani presenti in Arizona , durante il loro studio si è apportato che per loro una cosa molto importante è il silenzio. Questo silenzio, dagli operatori sociali che sono stati a contatto con loro è stato interpretato come dignità, carenza emotiva ed intellettuali quindi uomini con niente da dire, incapacità ad esprimere i propri sentimenti e uomini di poche parole. Questo tipo di visione si chiama ‘visione etnocentrica’. Gli operatori hanno interpretato in questo modo il silenzio degli Apache partendo e usando come mezzo, le categorie appartenenti alla proprie cultura (giudizio etnocentrico). Questo giudizio può portare a … Etnocentrismo = attitudine che consiste nel ritenere i propri modi di fare, dire e sentire come gli unici validi e plausibili. E’ un attitudine molto diffusa nella specie umana. Allo stesso tempo però significa considerare gli altri modi di fare , dire e senitre come innaturali, arcaici, barbari e incivili (ad esempio : stili alimentari, diritto, arte, religione, morale…). E’ un’attitudine abbastanza diffusa nei gruppi umani che spesso nel rappresentarsi e definirsi lo fanno tramite termini che significano ‘gli uomini’ quasi come facendo passare l’accezione che loro sono uomini mentre tutti gli altri no oppure lo sono in maniera ridotta (es: eschimesi, Inuit). Questa è un’attitudine quasi che fa parte del nostro essere nel modo in cui il nostro corpo sperimenta il mondo, automatica e non riflettuta (abitudinaria) dei nostri comportamenti sociali e culturali. Sono così ovvi che ci appaiono come naturali nel nostro modo di vivere il mondo e al contempo innaturali tutte le altre credenze e pratiche di altri gruppi umani. L’antropologo cerca proprio di andare oltre la visione etnocentristica e di superarla, arrivando anche a criticarla. E lo fa anche e soprattutto tramite l’esperienza di ricerca sul campo dove egli si cimenta sulla relatività dei propri schemi mentali e corporei e dei propri modi di agire nel e sul mondo. L’antropologo interpreta il silenzio degli Apache diversamente e l’interpretazione è basata sull’osservazione della loro civiltà, dell’apprendimento della lingua ecct. L’antropologo dice che nella comunità degli Apache, parlare è un segno di maleducazione, per esempio nelle prime fasi di corteggiamento, parlare equivarebbe ad esprimere un interesse sessuale verso quell persona. Mentre nell’incontro genitori-figlio dopo un lungo viaggio , parlare equivarrebbe ad esprimere un forte attaccamento nei confronti dei genitori. Questo modo di analizzare le cose si chiama ‘postura relativista’. relativismo culturale = è l’idea che ciascuna cultura possa essere compresa attraverso i propri valori e le proprie credenze e non secondo quelli provenienti da altre culture. Quindi, qualsiasi comportamento umano deve essere compreso collocandolo all’interno del contesto culturale nel quale acquisisce uno specifico senso. Infatti, il relativismo vede ogni cultura e società come posseditrice di una propria specificità, una propria organizzazione e coerenza che ha pienamento senso per chi la vive e la forma. Dunque, le analisi degli antropologi sono puramente contestuali dove i fatti sociali e culturali si interpretano e comprendono mettendoli insieme ad altri fatti sociali e culturali. E’ importante per la comprensione anche collocare questi fatti, le idee e le pratiche in un proprio contesto ricco di significato. Però, dal punto di vista epistemologico ( = teoria della conoscenza) è difficile pensare un antropologo che immediatamente abbia uno sguardo alla sua indagine e analisi completamente privo delle influenze della sua cultura e quindi privo di una visione etnocentrica. Quindi il relativismo, dal punto di vista epistemologico, è un presupposto metodologico, una propensione al fatto che un ricercatore etnografo non potrà mai raggiungere completamente ma con esso si approccia alle culture. Proprio per questo, Ernesto de Martino, etnologo italiano, parlava di etnocentrismo critico come base della conoscenza antropologica dove l’antropologo deve aspirare ad operare una continua, consapevole critica del proprio senso comune. Gli operatori sociali però non erano razzisti o intolleranti perchè in questo caso non si tratta di una questione di morale, inoltre anche gli antropologi inizialmente possono guardare ad una cultura con le stesse categorie della propria. In passato non era abitudine scrivere e riportare le difficoltà affrontate, gli errori di interpretazione commessi ecct. nel report dell’esperienza all’interno di una nuova cultura e tutta questa parte veniva omessa mentre ora l’antropologo deve e parla anche di ciò. Il relativismo quindi non è una condizione di fatto, è una propensione, un fine, un presupposto metodologico. Non è nemmeno una questione morale. Il relativismo morale però ha dei limiti soprattutto di fronte a fenomeni come le mutilazioni dei genitali femminili. Gli antropologi hanno dovuto partecipare a queste pratiche per capire il perchè e come mai possono anche far cambiare idea ai membri di quella popolazione a riguardo di questi temi. L’antropologo deve spogliarsi delle sue categorie culturali ma se non ci si riesce del tutto, fa affidamento alle categorie scientifiche esponendosi all’etnocentrismo. Per ‘risolvere’ il problema deve operare un confronto sistematico tra la storia ‘occidentale’ e quella dei ‘nativi’ quindi assumere il punto di vista critico nei confronti dell’etnocentrismo ma anche nei confronti del relativismo culturale. In questo modo opera una critica costante dei presupposti della propria cultura. 24/10/2024 L’olismo antropologico presuppone il carattere ‘totale’ e integrativo di ogni fatto sociale. L’approccio olistico è un tipo di approccio che tiene conto dei legami interni che tengono assieme la cultura. Il fatto sociale totale è un fatto sociale capace di connettere/coinvolgere quando si svolge la plurità complessiva delle sfere sociali di un gruppo. L’esempio usato dagli antropologi per spiegare cosa fosse il fatto sociale è quello del dono : 1o momento → donare, 2o momento → ricevere , 3o momento → contraccambiare (sia nel caso di chi dona che nel caso di chi riceve). Infatti eventi per noi abitudinari o scontati come una semplice partita di calcio, nascondono invece un denso e complicato intreccio di significati che coinvolge tutti quelli che hanno partecipato all’evento. Per cui anche le passioni, le emozioni, le regole, l’aggressività, la competizione ecct fanno parte di una certa organizzazione culturale. Proprio per questo Mauss parlava di fatti sociali come fatti sociali totali e si riferiva proprio a questi tipi di eventi. Olismo dal punto di vista antropologico indica il carattere integrato di ogni fatto sociale. E’ comunque impossibile per l’antropologo venire a conoscenza e studiare tutte le dimensioni della vita sociale implicate in un certo fenomeno tanto che appunto un’indagine antropologica non è mai di tipo conclusivo. Anche perchè le indagini in se’ vengono prima concluse per altri ragioni come quella finanziaria. Tuttavia tutte le nozioni apprese, guidano lo studioso nelle altre situazioni di ricerche. Si parla,inoltre, di ricerche di lunga durata dai 12 ai 24 mesi e anche di più sul campo mentre per la durata di rielaborazione di esperienze e dati si parla di decenni. Gli antropologi continuano a ricercare le integrazioni tra i vari livelli interni ad un gruppo sociale, a partire dai fatti che indagano. Proprio nella nozione di olismo , viene sottointeso che sia compito dell’antropologo cogliere ed esplicitare i vari livelli di coerenza interna all’interno di un contesto socio-culturale. Mentre il fatto che i fatti sociali e culturali siano tra loro connessi continua ad essere un presupposto operativo della maggior parte delle ricerche antropologiche. La messa in discussione di termini come etnia e società (anni ‘70) ha portato poi gli antropologi a ricercare sistematicità ‘totali’ interne ad un gruppo sociale che analizzano. Quindi si è persa la fiducia verso l’esistenza di coerenze sistematiche, organiche e dunque gli antropologi sono più interessati ai processi istituzionali di costruzione delle coerenze e non alle coerenze in se’. Questo cambiamento di attitudine sposta le letture della disciplina da esplicative a interpretative. Nonostante ciò però a partire dai primi decenni del XX secolo, a causa anche dell’imposizione etnografica, la lettura interpretativa ha avuto un ruolo fondamentale nella comprensione antropologica. Sia nella fase della ricerca sul campo che nella rielaborazione dei dati, l’antropologo metteva sempre in atto un processo di analisi ermeneutica (=interpretativa) delle pratiche sociali e culturali. 28/10/2024 Per capire il motivo per cui gli antropologi pensano che ogni fatto sociale abbia un carattere integrato e ogni contesto sociale una sua coerenza interna, bisogna parlare del concetto di ‘etnografia’. etnografia → etnos = popolo , grafia = scrittura. Con questo termine si intendono 3 cose : 1. esperienza di vita prolungata dell’antropologo sul campo 2. metodologia di ricerca (cosa si fa sul campo) 3. tecnica e stili di rappresentazione 1. I primi antropologi per iniziare e sviluppare le proprie ricerche e teorie non pensavano fosse necessario fare una ricerca sul campo ed entrare a contatto con quelle culture considerate forse primitive, quindi si basavano sugli scritti, esperienze e dati raccolti da altri uomini recatesi nel posto come missionari, mercanti, viaggiatori ecct. che riportavano forse poche info ,per elaborare le loro riflessioni teoriche. Quindi si aveva un’antropologia da tavolino → distacco totale. Successivamente si passa ad un’antropologia da veranda → gli antropologi andava nel campo anche per lunghi periodo ma arrivati nel luogo, stavano nel villaggio dei bianchi e non a contatto dei nativi. Antropologi chiamavano i nativi del linguaggio per interrogarli sui temi su cui gli antropologi volevano indagare oppure erano interessati. Questo non era uno spazio diretto. Si ottenevano dei dati diretti. Ma a partire dalle prime spedizioni scientifiche come quella di Boas sugli Inuit, si ha avuto un passaggio ad un’antropologia sul campo → l’antropologo frequenta direttamente i nativi. Si ha dunque un’esperienza etnografica quindi una ricerca sul campo. La ricerca viene svolta presso i luoghi abitati nella società che si mettono a studiare. Implica un’esperienza di vita prolungata e di solito continuativa che lo studioso compie in una comunità con lo scopo di comprenderne l’organizzazione sociale e la cultura. Egli arriva con un bagaglio di conoscenze scientifiche acquisite negli anni e tramite lo studio e vive con i nativi, imparando la lingua, partecipando alle pratiche , tradizioni e abitudini di tutti i giorni. Quindi lo vivere con loro, l’apprendere la loro culture emodi di vita, significa far diventare questo progetto un oggetto di studio, riflessione critica e quindi rappresentazione. 2. Le metodologia etnografica implica l’osservazione partecipante → metodo di ricerca finalizzato alla comprensione della cultura che richiede non solo la raccolta di dati. Si parla di apprendere la lingua, di acquisizione degli stili di vita della comunità e delle interazioni sociali dei suoi membri e comprenderne la visione del mondo. Fare questa osservazione implica anche vivere per un certo periodo di tempo nella realtà che si vuole studiare e partecipare alla vita sociale del gruppo. pratica etnografica → ‘vivere’ la società che si intende studiare. Fare del proprio vivere uno strumento di ricerca. Malinowsky nel suo libro ‘Argonauti del Pacifico Occidentale’ parte dalla propria esperienza per delineare le caratteristiche che potessero seguire le generazioni future per diventare ed essere antropologi. Secondo Malinowsky, antropologo polacco di formazione britannica, l’antropologo doveva essere uno scienziato sociale adeguatamente preparato che si recava presso un’altra popolazione con lo scopo di comprendere e studiare le proprie credenze, vita sociale e idee. Quindi doveva distinguersi da missionari, viaggiatori e mercanti, ma doveva partecipare e vivere con i nativi del posto e partecipante attivamente alla loro vita quotidiana mentre osserva e annota le informazioni (osservazione partecipante). Questo metodo di osservazione partecipante è stato uno dei perni al quale si è sviluppata l’antropologia del 900 e ancora oggi costituisce un tratto distintivo di come lavorano gli antropologi. 3. rappresentazione etnografica < – > scrittura L’interpretazione della vita sociale è inserita dentro problematiche teoriche tramite ciò di cui si è avuta esperienza nel corso della ricerca sul campo. Si connettono fatti sociali specifici delle relazioni e delle dimensioni del vivere sociale. Nel momento dell’affermarsi del metodo etnografico, si ha l’imposizione anche della concezione olistica della cultura e funzionalista della società. Questa concezione è anche legata con la pratica e alle forme di scrittura etnografica. Infatti , gli antropologi dopo aver raccolto i dati durante la loro ricerca sul campo, scrivevano un proprio libro, o meglio delle monografie etnografiche dove raccontavano la loro interpretazione della vita sociale e culturale dei singoli gruppi umani presso i quali avevano svolto la ricerca. Collegavano poi le loro interpretazioni con le teorie e problematiche dell’antropologia, usando comunque un linguaggio specifico e stili narrativi con i quali appunto raccontavano la loro ricerca. Nelle monografie trattavano di ogni singola istituzione sociale o dimensione culturale dove ciò che era indagato era l’intera organizzazione sociale e culturale del gruppo. Con il mettere in dubbio termini basilari come quello di cultura e etnia, società, si è prestata anche molta attenzione alle forme di rappresentazione etnografica. In seguito alla svolta letteraria, gli antropologi hanno iniziato a criticare i modi, le tecniche e stili narrativi e retorici attraverso i quali l’esperienze etnografiche alla base di interpretazioni scientifiche venivano rappresentati. Alcuni dei punti aspramente criticati presenti nelle monografie erano : la scomparsa della figura dell’antropologo che spesso veniva sostituita da un’introduzione di carattere generale, la scelta di usare il tempo verbale del presente per parlare della propria esperienza a distanza però di molti anni e in luoghi molto lontani rispetto al luogo della ricerca. Quindi vengono messi in discussione i termini basilari, le caratteristiche con cui si scrivono le monografie ma anche la figura dell’antropologo/etnologo come colui che ha preso il ruolo di parlare al posto di coloro che l’hanno ospitato. Tutto questi dibattiti e problematiche che si sono presentate son state portati avanti per raggiungere l’obiettivo di sperimentare forme di rappresentazioni in grado di esprimere il dialogo tra etnologo e i suoi ospiti che costruiscono nel terreno evitando le censure disciplinare e i forti presupposti etnocentrici e di ridurre questo dialogo in un monologo. 07/11/2024 Inizio dell’antropologia → evoluzionismo (1860-1900) → corrente delle scienze naturali. Influenzata dagli studi di Darwin L’evoluzionismo antropologico era visto come la filosofia della storia e non come una teoria che è stata ‘creata’ da antropologi dove si ricostruisce la storia passata e con i concetti dell’evoluzione come finiranno questi popoli/paesi ecct. Essi vedevano la storia della specie umana come unilineare. Infatti vengono individuati 3 stati : selvaggio/primitivo, barbaro (come le società euroasiatiche), civile (come quella inglese, statunitense e francese) ,che la nostra specie ha attraversato e necessariamente li attraversa (evoluzionismo appunto unilineare). Inoltre, si vedeva la specie umana come unitaria sia dal punto di vista biologico che da quello psicologico. Tuttavia, il problema che si poneva è che loro pensavano che ogni società passava per questi tre stati quindi le culture sono progredite allo stesso modo con la stessa velocità, perchè c’erano culture da loro considerate poco progredite?. Per spiegarsi e trovare una motivazione per cui questo è succedeva, i principali studiosi dell’evoluzionismo antropologico come Frazer, Tylor e Morgan, ripresero le tesi del filosofo francese Montesquieu che vedeva la storia umana evolversi lungo queste tre fasi e forniva per ciascuna fase delle sequenze specifiche spesso tra loro diverse e in competizione in relazione ai contenuti sociali e culturali di ciascuno stadio. Tuttavia per ragioni ambientali, storiche o biologico, alcuni gruppi umani erano rimasti fermi allo stadio primitivo permettendo di vedere nel presente degli europei quello che poteva essere la preistoria, altri invece erano rimasti fermi nello stadio barbaro , comparabili alle civiltà greca. I gruppi umani che invece erano arrivati all’apice dell’evoluzione erano quelli del nord America e quelli europei. Le sequenze storiche evolutive ricostruite dai diversi studiosi di questo periodo riguardavano singoli aspetti delle diverse culture come le forme di famiglia e le tecnologie, per le quali venivano ipotizzati passaggi unilineari da forme meno a forme più complesse dove le forme più evolute erano quelle appartenenti alle culture degli antropologi in questione. La società o cultura , nell’evoluzionismo, prendeva un altro significato, ovvero secondo gli antropologi evoluzionisti, la vita umana è sempre sociale e culturale anche se secondo livelli di maggiore o minore complessità. Riflettendoci, le teorie degli evoluzionisti, erano collegate anche al periodo e contesto storico che stavano vivendo : colonialismo ccidentale e l’espandersi capitalista delle società borghesi euro-americane. Quindi l’evoluzionismo sociale è quasi come un’ideologia portata avanti per legittimare il dominio politico militare ed economico di alcuni stati nazionali come regno unito, francia e stati uniti, sul mondo di quel tempo. Quindi queste popolazioni occidentali si sentivano legittimati di espandere il proprio dominio sul mondo. Tylor → si interessa degli elementi magico-religioso → soprattutto questi Frazer → Morgan → difesa dei diritti dei nativi. Nella prima monografia di interesse scientifico mai stata scritta, si dedicava allo studio dell’organizzazione politica e sociale di una comunità di nativi americani e fondata su un contatto prolungato tra autore e esseri umani di cui scrive. Nella monografia, analizza alcuni tratti strutturali dei sistemi di parentela praticati dai diversi gruppi umani da cui nasce per esempio la distinzione tra parenti collaterali e parenti lineari (terminologie definite da Morgan, classificatorie perchè padre e fratello del padre vengono indicati con un stesso termine, mentre nelle culture occidentali, Morgan parlava di teminologie descrittive perchè padre e zio sono due figure diverse). Grazie a questi studi di parentela, è definito come uno dei fondatori dell’antropologia sociale. Tylor e Frazer hanno avuto una grande influenza nella cultura di quell’epoca (es. senza Frazer non esisterebbe la psicoanalisi). La corrente dell’evoluzionismo entrò in crisi alla fine del 19esimo secolo. Contro questa tendenza si sviluppano però altre correnti come per esempio il diffusionismo. Alcuni antropologi diffusionisti sono Schmidt , Clark David, Wissler. Schmidt aveva come obiettivo dell’antropologia , ricostruire come si siano diffusi i diversi modi di vivere. Il diffusionismo aveva i centri più importanti in Germania, Austria e USA. Andava contro l’evoluzionismo soprattutto per il fattore dell’esistenza di leggi generali dello sviluppo della società, mentre i diffusionisti si concentrarono nella ricerca di come i vari modi di vivere si fossero diffusi nel pianeta. Quindi non si parlava di evoluzione delle culture dove per esempio la stessa istituzione si trovava su due luoghi contemporaneamente qualora si fossero presentate le stesse circostanze ambientali e sociali e quindi ch e ci fosse nello stesso stadio evolutivo, piuttosto che lo sviluppo delle società era dato da un fattore di contatto tra esee. Quindi ad esempio, l’uso di un determinato manufatto in una determinata area era il segno di una diffusione. La presenza di elementi tra loro simili nella stessa area dimostrava l’esistenza di un cerchio culturale che rappresentava l’area di diffusione. Inoltre, non si trattava mai di un unico elemento in comune ma di un insieme. Schmidt e Frobenius arrivavano all’idea di cicli culturali, che erano individuabili tramite la coesistenza di elementi simili. Diversi cicli potevano interessare la stessa area in epoche differenti e l’etnologo aveva il compito di individuare i vari cicli e ‘collocarli’ nella propria epoca, tanto che Frobenius parlava di strati culturali. Si parla comunque di ricostruizioni congetturali e non propriamente sicuro/certo. Negli USA, viene coniato da Wissler il concetto di area culturale ovvero quella specifica zona geografica in cui si possono travare in culture diverse, una serie di tratti comuni, dovuti al contatto tra i gruppi e la diffusione tra di essi. Questa diffusione poteva anche essere azzardata a livello cronologico. Dai primi anni del XX secolo, la filosofia della storia viene messa in discussione eprchè si ha una visione diversa dei fatti sociali e culturali. Tanto che il paradigma di ricerca passa da essere la comprensione della storia umana a studiare i modi di organizzarsi e di funzionare della sua vita culturale e sociale. oltre che in antropologia, questo cambiamento si riscontra anche in linguistica e psicologia. De Seassure parla del sistema della langue mentre Freud parla della storia come governata da una specifica struttura psichica che organizza le pulsioni e desideri umani. in Francia → non c’era grande divisione tra sociologia e antropologia quindi la storia dell’antropologia è anche in gran parte la storia della sociologia. Un fondatore della sociologia e influente nell’antropologia francese e britannica è Emilè Durkheim. Egli è stato importante perchè ha come obiettivo quello della comprensione del funzionamento delle società e non di comprendere la storia umana. Durkheim pensava che le società primitive e non occidentali aiutavano a cogliere le basi ovvero i meccanismi elementare e strutturali di come funziona la società perchè essendo società semplici era più facile da individuare tutte le caratteristiche e i meccanismi strutturali della vita in società piuttosto che studiare nella società francese. Si ha dunque il passaggio da primitivo ad elementare, passaggio fondamentale per lo sviluppo della scienza etnologica e dell’antropologia strutturale in francia e sociale in UK. Secondo Durkheim, i fatti sociali sono contemporaneamente fatti e rappresentazioni e dato che sono rappresentazioni essi esistono nella mente di un singolo individuo. Dato che si tratta di una rappresentazione condivisa da più persone, essa , secondo Durkheim, è una rappresentazione collettiva, che ha un carattere oggettivo, che esiste al di fuori di lui, prima e dopo di lui e che ha una forza costrittiva nel confronto delle sue azioni. Durkheim, individua poi due grandi tipologie di solidarietà : solidarietà meccanica e solidarietà organica. solidarietà meccanica → solitamente si trova nella società di piccole dimensioni dove l’adesione ai rapporti sociali è automatica e non ragionata. solidarietà organica → si trova nelle società più articolate e qui di ha la possibilità di scelta individuale di adesione al o nella costruzione del legame sociale. Nonostante questa distinzione, Durkheim realizza che comunque in ogni società esiste sia la solidarietà meccanica che organica perchè esistono dei rapporti che noi non scegliamo come le parentele e altri che scegliamo. Tuttavia pensava che gli uni e gli altri prevalessero in base al rapporto della divisione sociale del lavoro. Quindi dove la divisione sociale del lavoro appare poco articolata, la solidarietà è intensa, forte ed automatica, mentre se la divisione del lavoro è complessa, la solidarietà è meno densa ma più diffusa, si ha qui una scelta individuale della costruzione dei legami sociali. In un tipo di società dove la solidarietà è meno densa ma diffusa , la coesione sociale richiede costanti operazioni di messe in scena, rappresentazione e supporto. Quindi nella costruzione di un legame sociale, il fattore emotivo giocano un ruolo decisivo. La religione , per esempio, è quella dimensione della vita sociale nella quale ogni società, dalla più complessa a quella più elementare, mette in scena delle rappresentazioni condivise e dunque collettive, della propria organizzazione che consentono la produzione di emozioni e sentimenti collettivi. Nel quadro di Durkheim, i fatti sociali appartengono a una dimensione a se’ stante che richiede una specifica scienza per essere esplorata. Essi sono dotati di oggettività, sono regolati e non causali e rispondono a principi organizzativi di base, ma in quanto emotivamente coinvolgenti, non sono facili da oggettivare e comprendere. USA → c’era Franz Boas con cui cambia l’importanza dell’antropologia in America perchè diventa materia accademica quindi inizia ad essere studiata nelle università. Ribalta la prospettiva di Morgan, mettendo alla luce i limiti del metodo comparativo ovvero comparare eventi del passato con quelli del presente che porta a rischiare di farci vedere le cose allo stesso modo nonostante abbiano cause e motivazioni diverse (?). Inoltre , dell’evoluzionismo, criticava anche la visione evolutiva e lineare che necessariamente tutte le culture attraversavano. Per Boas, lo scopo è la ricostruzione della storia delle singole culture a partire dall’idea che l’antropologo serve perchè in grado con il suo lavoro di spiegare i motivi e le cause di determinati comportamenti. La prospettiva di Boas si chiama dunque ‘particolarismo storico’. Da questo momento, l’antropologia prende le distanze da studiare contemporaneamente molte civiltà diverse. Per Boas, i fatti culturali di base sono coerentemente organizzati, sistemici e regolati da regole non consapevoli. Boas ha studiato la parte nord occidentale degli Usa e studiava soprattutto una società indiana Kwakiuti. E’ il primo antropologo che si concentra esclusivamente in un gruppo ovvero appunto una società indiana. Nello studiare questa società indiana, Boas parla di potlatch, una cerimonia in cui partecipavano personaggi di classe sociale elevata e che competevano tra loro attraverso il consumo e la distribuzione di beni. Infatti, I Kwakiuti organizzavano pranzi o festa invitando i capi di altri gruppi e la offrivano a loro. Questa usanza chiamata potlatch ed era caratterizzata da enorme spreco di cibo, distribuzioni di beni. Molto cibo veniva buttato via perchè più era grande la festa e più cresceva lo status dell’organizzazione. E’ un sistema che conncette produzione, consumo e scambio, in cui poi chi più produce più da, e chi meno produca riesce comunque a consumare. Lo scambio , in antropologia, rappresenta qualcosa di tangibile o meno tra due persone. Può essere equilibrato o squilibrato. Equilibrato → obiettivo di bilanciamento immediato o successivo. a. reciprocità generalizzata : nello scambio non c’è quasi nessuna importanza ai guadagni. E’ una caratteristica di un certo tipo di società. E’ ancora presente nelle società di caccia o raccolta. b. dono disinteressato : non ci aspetta nessuna ricompensa c. reciprocità attesa : scambio di valore analogo (ti do’ qualcosa perchè so che prima o poi il favore mi torna indietro) E’ presenta un’attesa di restituzione anche in tempi lunghi. Ridistribuzione → la persona che ha ricevuto beni o denaro ripaga in pubblico con atti cerimoniali. C’era attenzione per capire il perchè delle cose. Squilibrato → una delle parti coinvolte ha l’obiettivo di generare profitto. La visione di Boas dell’antropologia rimase salda fino agli anni 20 del XX secolo, sia dal punto di vista teorico concettuale dove al centro veniva messo il relativismo culturale, sia per il particolarismo storico, la nozione di cultura e il programma di ricerca che si basava sulla comprensione e conservazione delle lingue e delle culture dei nativi americani. Quindi già dai primi anni degli anni 20, negli USA l’antropologia aveva un ruolo di primo piano nella cultura. Questo lo si nota anche dall’episodio dell’indiano Ishi. Ishi venne incarcerato nel 1911 per aver rubato della carne. Prima la questione sarebbe stata risolta militarmente mentre in questo caso venne chiamato l’antropologo Kroeber che incaricò il suo collaboratore Waterman. Waterman si accorse che Ishi non parlava ne’ capiva alcuna lingua da lui conosciuta, quindi lo portò al museodi antropologia dell’uni di Californa a San Francisco. Qui, insieme a Kroeber e grazie a un gruppo di parlanti che potevano parlare una lingua simile alla sua, comunicarono. Si scoprì che Ishi era l’ultimo uomo che apparteneva a un gruppo di nativi chiamato Yahi che in realtà apparteneva ad un gruppo più ampio chiamato Yana. Nella sua lingua Ishi significa uomo e lui stesso decise di non rivelare mai il suo nome. Ishi lavorava come giardiniere nel museo e i due antropologi furono subito contrari al comportamente che la gente aveva : lo trattavano come un ultimo esemplare di uomo selvaggio da ammirare. Inoltre insieme i tre riuscirono a ricostruire parte della storia , la lingua e la cultura degli Yahi. Nel 1916, Ishi morì di tubercolosi , presa a causa del contatto con il mondo occidentale e Kroeber decise di seguire la tradizione della seportura degli Yahi quindi di tenere il suo corpo intatto. Ma in sua assenza, i medici fecero un’autopsia e prelevarono il cervello di Ishi. Kroeber non fu mai d’accordo con questa loro decisione perchè li considerava come azioni inutili e incivili. Nel 1917, fece inviare il cervello al Smithsonian museum e ciò che rimaneva del corpo di Ishi venne consegnato ad alcuni indiani yana del nord della California, che sopravvissero fino ai giorni nostri. 11/11/2024 FRANCIA → La riflessione di Durkheim influenza gli allievi evoluzionisti e questi allievi presero parte al periodo delle spedizioni per la prima volta. Essi vengono inviati direttamente nel paese che dovevano studiare. Essi criticano l’evoluzionismo, propongono un cambiamento nel metodo e anche a livello teorico ( → l’ interesse antropologia è quello di studiare una società, come funzionano → da qui deriva il termine funzionalismo). Il campo e l’obiettivo dell’antropologia di capire come funzionano le società diventano il centro !. Inoltre si arriva sempre di più a testi / libri che si concentrano su un’unica civiltà. L’attività di Durkheim viene continuata da suo nipote Mauss, colui che fondò il concetto di ‘fatto sociale totale’, che viene poi applicato all’analisi di alcuni fenomeni sociali come il sacrificio, la magia, il dono. Mauss non svolse delle ricerche sul campo ma si avvalse di ricerche etnografiche di altri studiosi come Boas e Malinowski. Mauss si occupa nel suo ‘Saggio sul dono’ del 1923-24 , di costruire una teoria generale del dono basata sui principi di dare , riceve e ricambiare , partendo proprio dagli studi del potlatch di Boas e dallo studio di Malinowski dello scambio kula. Tuttavia la riorganizzazione del ragionamento antropologico in Francia arriverà solo dopo la seconda guerra mondiale e dopo l’imposizione dell’antropologia strutturale di Levi-Strauss. UK → L’antropologo Radcliffe-Brown critica l’evoluzionismo in forma teorica mentre la critica di Malinowski assume una forma empirica e metodologica. Radcliffe-Brown si occupò di ridefinire l’oggetto e il metodo dell’antropologia sociale differenziandola dall’antropologia degli evoluzionisti e dall’etnologia storica degli antropologi americani legati all’opera di Boas. Radcliffe Brown concordava con gli antropologi legati a Boas, sul fatto che l’antropologia evoluzionista avesse generalizzazioni congetturali e prive di basi empiriche ma non concordava con Boas sul fatto che l’antropologia dovesse avere il compito di ricostruire la storia di singoli tratti o di un’intera cultura umana. Secondo Brown , l’antropologia sociale , in quanto scienza naturale della socialà, doveva impostarsi come scienza empiricamente fondata sulla ricerca etnografica ma anche essere comparatica e generalizzante. L’obiettivo dell’antropologia doveva essere quello di formulare leggi generali relative alla struttura, al funzionamento sociale e i processi di cambiamento strutturale attraverso la comparazione mirata di case studies approfonditi su aspetti specifici. Quindi, la struttura sociale, la funzione sociale e il processo sociale erano i principali ambiti di interesse dell’antropologia secondo Radcliffe Brown. Sempre in UK, oltre Brown , c’era Malinowski che anche lui voleva rifondare su basi moderne la ricerca antropologica. Rispetto a Brown che fa una rivoluzione teorica, Malinowski compie una rivoluzione di tipo teorico-metodologica che si costruisce nella pratica della ricerca etnografica e nella sua definizione concettuale. Malinowski fu il primo a costruire un’intera nuova disciplina attorno, a partire dall’osservazione partecipante. Malinowski quindi attacca e smonta l’evoluzionismo partendo dalla pratica di ricerca (dove quindi quegli uomini selvaggi definiti così dagli evoluzionisti, per Malinowski erano esseri umani specifici con i quali l’antropologo cercava di sviluppare delle relazioni di reciproco scambio affettivo ed emozionante) e attraverso un’implicita e operativa concezione sistemica della società. Malinowski si interessa del kula, una complesso circuito di scambi cerimoniali che coinvolge centinaia di persone che vivono in isola distanti tra loro. Malinowski per comprendere al meglio il kula ring, intraprende un’interpretazione totale della società indigina perchè secondo lui un fenomeno di tale portata mette in relazione tra loro vari aspetti della vita sociale nativa. Chi partecipava al kula, si scambiano conchiglie bianche o bracialetti di corallo. Le conchiglie viaggiavano in senso orario e i bracialetti in senso antiorario. Non si aveva mai lo scopo di possedere l’oggetto ma quello di scambiarlo con un altro. E lo scambio non aveva fine utilitaristico ma portava a un’altra forma di scambio chiamata gimwali, in cui si scambiavano beni di consumo ma la cosa importante e di valore in tutto ciò era la relazione che si andava a creare. Una volta infatti che si era dentro il kula, si rimaneva al suo interno. Secondo Malinowski, i legami che si andavano a creare agivano su diversi piani come quello giuridico, morale , religioso, economico ecct. che permettono di superare le rivalità tra i gruppi proprio grazie alle virtù delle solidarietà trasversali che lo scambio crea. Malinowski continua a seguire il suo schema interpretativo, olistico e sistemico tanto che ciò lo porta ad essere uno dei fondatori del funzionalismo antropologico. Un altro aspetto importante di questo antropologo, sono i suoi diari. Infatti Malinowski è sempre visto come l’antropologo che ha iniziato il dibattito tra l’antropologia e le scienze ‘psi’. Tuttavia, dopo la pubblicazione postuma dei suoi diari si è potuto notare un quadro più complesso : Malinowski aveva una personalità tormentata e pensieri e sentimenti contrastanti nei confronti dei nativi con cui convive e con cui alle volte sviluppa delle relazioni complicate. I suoi diari furono importanti nella svolta riflessiva dell’antropologia. Radcliffe-Brown e Malinowski imposero quello che era lo stile etnografico che includeva la ricerca prolungata e continuativa sul campo dove durante la permanenza si prendevano dati. La scelta di far durare la ricerca solitamente un anno era dovuta al fatto che un anno avrebbe permesso all’antropologo a prendere parte a tutte le attività connesse all’intero ciclo delle stagioni. I gruppi delle popolazioni studiate però erano visti come omogenei quindi non si prendevano in considerazione le differenziazioni interne. Si privilegiava invece una lettura interna delle funzioni dei vari istituti culturali. Questa idea molto spesso si concretava nella scrittura delle monografie , cui all’interno c’erano delle sezioni dedicate ei vari aspetti della società come la parentela, gli scambi matrimoniali , la religione, la vita economica ecct. Un’altra caratteristica era l’uso del presente etnografico dove le vicende e le produzioni degli individui erano sempre scritti a presente come se fossero delle azioni che si ripretevano costantemente nel tempo e non soggette a mutamento. Questo aspetto venne poi criticato. Abbiamo quindi detto che c’era la tradizione di Malinowski e quella di Radcliffe-Brown ma nel mezzo c’era la tradizioene di Evans-Pritchard. Nelle sue monografia si interessava di vari aspetti come quello della vita economica, religiosa, della famiglie ecct. In una delle sue più note monografie , quella sugli Azande , trattava il tema della stregoneria. Gli Azande attribuivano all’azione degli stregoni qualsiasi tipo di morte. Evans-Pritchard si domanda perchè un popolo che in tutti gli aspetti della sua vita ha un’attitudine empirica, creda nella stregoneria. Egli si preoccupa di descrivere attentamente l’apparato simbolico, parla degli oracoli e arriva alla conclusione che l’apparato ideologico della stregoneria è stato costruito in modo tale da non poter essere confutato. Il fallimento, non viene mai attribuito all’oracola piuttosto all’azione dello stregone o all’esecuzione del rituale. Secondo lui, la stregoneria zande non può essere falsificata e non si contraddice nemmeno. Lui dice che la stregoneria è un commentario sociale alle avversità e alla sfortuna. Nella monografia inoltre parla della distinzione tra stregoneria e fattucheria. La prima è una forza spirituale all’interno dell’individuo , involontaria mentre la seconda è dovuta all’azione cosciente dell’individuo e funzione tramite le azioni materiali come la costruzione di un amuleto malefico. Evans-Pritchard studiò anche la società del Sudan : i Nuer. In una sua monografia scritta nei loro confronti , si domanda e cerca di comprendere come una società acefala e quindi senza capo possa vivere in equilibrio. Questo equilibrio, secondo lui, si basava sull’intreccio tra l’asse familiare, quello tribale e quello legato alle classi d’età che crea una solidarietà creando ordine sociale. Lo studio di società acefale ha permesso l’apertura verso lo studio di società senza gerarchia riconosciuta rinnovando il campo della nascente antropologia politica e scombrandolo da equivoci evoluzionisti. Il suo soggiorno in Sudan era stato commissionato dal protettorato anglo-egiziano che avevano potere sul Sudan in quel periodo, per cercare di capire quella popolazione da loro considerata ribelle e insofferente alle autorità. Evans-Pritchard nelle sue monografie ne parla poco della presenza del colone nella popolazione e ciò dimostra la sua ambiguità nei confronti della presenza dei coloni e quindi dell’ambuiguità nel rapporto tra l’antropologia e l’amministrazione coloniale che si appoggiava a questa scienza per motivi logistici e di finanziamento. L’antropologo, durante la seconda guerra mondiale, quando lavorerà sui Senussi delle Cirenaica, denuncerà anche i crimini del colonialismo italiano nel territorio. Le due tradizioni (quella di Malinowski e di Radcliffe-Brown) sono differenziate ma accomunate. Tuttavia Evans-Pritchard andrà contro la concezione di antropologia di Radcliffe-Brown, dicendo che l’antropologia non può essere una scienza naturale piuttosto è una delle scienze storiche che riesce a comprendere la realtà ad alti livelli tramite processi interpretativi senza però che ci sia comparazione o generalizzazione induttiva. Altri antropologi iniziarono a criticare la concezione omeostatica della società. Ad esempio Gluckman e altri membri del centro di ricerca a Zambia. Essi si interessavano alla centralità del conflitto e al cambiamento nella comprensione della società di cui si interessavano. Loro maggiormente si preoccupavano di società dell’africa meridionale interessati a complessi processi politico economici che non potevano essere analizzati con le due tradizioni britanniche. Partendo da queste esperienze , nacque quella che verrà chiamata la scuola di Manchester , dove i membri criticavano il sistema coloniale e appoggiavano le lotte indipendentiste dei vari paesi africani. Erano influenzati dalle teorie di Marx. Essi, trovandosi in un contesto forte dal punto di vista sociale e politico, misero al centro della loro analisi , le dinamiche del conflitto e le dinamiche della sua risoluzione. All’inizio i modelli britannici non furono completamente eliminati ma vennero resi più complicati ad esempio pensarono ai rituali come forme di solidarietà che fosse in grado di risolvere il conflitto, il lavoro come momento di mediazione tra i diversi sistemi di regole sociali. Sul piano metodologico, resero complicato l’approccio etnografico di Malinowski concentrando la loro attenzione in situazioni specifiche di conflitto. Tra il 1930-1950 , comunque, iniziò ad affermarsi in alcuni centri dell’accademia britannica , l’ortodossia funzionalista. Firth fu il primo antropologo a trattare l’aspetto economico della vita sociale. I testi pubblicati durante questo periodo erano legati ai quadri teorici del funzionamento e mettevano a disposizione dell’analisi comparativa, i risultati delle proprie ricerche su tematiche specifiche presso popolazioni diverse. FRANCIA → negli anni 50, nasce la scuola dinamista. Uno dei suoi esponenti è Balandier che si occupa dello studio del mutamento , principalmente delle società africana. Balandier si interessa maggiormente nell’ambiente delle colonie, dell'asimmetria del potere dove nelle società coloniali, la minoranza straniera impone il suo dominio su una maggioranza autoctona. Si parla di dominio militare, economico e anche culturale. Si interessa anche soprattutto del carattere dinamico delle società, sia coloniali che ‘’tradizionali’’ che quindi non sono statiche ma sono soggette a mutamenti dovute a dinamiche endogene (quindi interne) o esogente (provenienti dall’esterno). Quindi diventa centrale lo studio dei fenomeni sincretici (dinamica di sintesi che si crea tra una società autoctona e una esterna). Questo concetto si è sviluppato maggiormente in antropologia religiosa dove sono state analizzate come esempio le chiese cristiane in Africa, nate come una sintesi creativa del messaggio cristiano con concezioni religiose autoctone. USA → durante la seconda guerra mondiale , inizia la tendenza dello studio delle civiltà evolute (anche perchè durante quel periodo non si poteva più di tanto viaggiare). Nasce un’idea nuova di antropologia , utile per studiare e cambiare la società. Tra gli anni 30 e 50, l’antropologia si basava ancora sulle teorie di Boas ma contemporaneamente nascevano movimenti per superare i limiti di queste teorie boasiane. Il culturalismo statunitense affronta il progetto di lavoro impostato da Boas, analizzandone in maniera sistematica le diverse linee di ricerca. Alcuni allievi di Boas che ricordiamo sono Ruth Benedict e Margaret Mead e Abram Kardiner. Questi affrontarono maggiormente i problemi legati al rapporto tra cultura, psiche individuale e creatività. Nacque quindi la scuola di Cultura e personalità. La nascita di questa prospettiva può essere collocata tra il 1928, anno d’uscita del libro di Mead ‘coming of age in samoa’ e il 1934 , anno d’uscita del libro ‘modelli di cultura’ di Benedict. Mead nel suo libro parla della ricerca effettuta in un villagio nelle isole Samoa e in particolare del rapporto tra natura e cultura nella costruzione della personalità degli adolescenti. Mead si rende conto che il passaggio da infanzia ad adolescenza nell’isola non è caratterizzato da conflitti intergenerazionali o tensioni e tubolenze , bensì questi erano tratti che si trovavano nel passaggio adolescenziale nella società americana. Quindi non si tratta di caratteristiche psichiche o biologiche innate. Queste tesi per il loro carattere provocatorio hanno provocato scalpore ma allo stesso tempo sono servite per dare forma alla cultura pubblica negli USA e per definite le tematiche e problematiche della scuola Cultura e Personalità. Anche le tesi di Benedict vennero criticate e considerate oggi insostenibili. Tuttavia il suo libro è importante , insieme a quello di Mead, perchè nel parlare di maschi e femmine, di educazione, sessualità ecct , esse parlavano anche di loro stesse e dei rapporti con la società statunitense borghese e conservatrice in cui loro non si trovavano bene. Queste loro scelte e posizioni le hanno portato ad avere vari problemi nella vita personale e lavorativa, per esempio Benedict non ottenne la cattedra di antropologia alla Columbia university dopo la morte del suo maestro, ottenendo un posto da full professor solo pochi mesi prima della sua morte. Kardiner invece presenta la sua teoria che una cultura plasmasse la personalità della maggioranza delle persone facenti parte di una cultura o gruppo sociale arrivando a coniare il concetto di ‘personalità di base’ ovvero la personalità media che si può trovare all’interno di una certa società. Allo stesso tempo, si presta anche attenzione nel dettaglio alle modalità con le quali si modellano le personalità individuali soprattutto trattando tematiche come le modalità di allattamento e svezzamento dei bambini, forme di attaccamento e distacco dei neonati dalla madre. Anche qui, come in UK, nascono delle teorie meno ortodosse come quelle di Devereux che sostituiva le generiche conoscenze psicologiche e psicoanalitiche con un apparato concettuale prettamente psicoanalitico. Quindi nasce proprio dalla relazione tra antropologia e psicoanalisi, un’area specifica chiamata etnopsichiatria che negli anni avrà maggiore importanza nell’analisi dei rapporti tra la psicologia individuale e la cultura. Un’altra figura importante è quella di Bateson dove nel suo libro Naven, racconta della sua ricerca in Nuova Guinea, in particolare analizza un rituale degli iatmul. Il rituale serviva per celebrare la prima azione adulta di un ragazzo. Era un rituale molto complesso dove si usavano travestimento e si scambiavano ruoli sociali e sessuali che serviva per mostrare alcune regole e ruoli della società, stravolgere queste regole o ruoli invertendoli e imparare in modo progressivo , quindi graduale, e attraverso la competizione come funzionava la società. Nel libro, Bateson spiega come questo rituale gli sia servito per cogliere quel meccanismo delle situazioni problematiche chiamato da lui schismogenesi. Nonostante ciò inizialmente questo libro non ebbe successo. Tuttavia, per quanto importante e presente, il pensiero di Boas negli USA non era del tutto dominante nell’antropologia statunitense. White per esempio non fu mai influenzato dalle teorie di Boas, tanto che gli andava contro sul fatto di escludere completamente le teorie evoluzioniste, infatti pensava che la cultura umana intesa come livello autonomo, dinamico ed evolutivo del reale dovesse essere studiato in base ad un’analisi di quantità di energia che gli umani erano in grado di consumare. Infatti, più una cultura era in grado di accumulare e consumare energia, allora più era evoluta. Le sue teorie però vennero accusate di essere metafisiche e quindi accantonate. Ciò che rimase e venne preso come spunto da altri studiosi furono la sua visione della scienza e il suo impegno materialista che appunto portano a importanti prospettive di analisi materialiste ed ecologiche. Successore di White, Steward invece pensava che a parità di condizioni ecologiche e tecnologiche, le culture seguivano delle linee evolutive simili. Infatti, secondo lui non usava un’evoluzione lineare e universale delle cultura umana ma era fondamentale studiare le modalità di interazione tra ambiente, tecnologia, cultura e società per individuare le tendenze evolutive. Queste teorie interessarono altri studiosi e insieme arrivarono al concetto di ecologia culturale. Loro pensavano anche che cultura e società fossero dei sistemi adattivi. Un importante progetto di ricerca svolto fu ‘Progetto Porto Rico’ dove si cercava di comprende perchè e come l’isola dipendesse economicamente dagli USA che imponeva un’economia basata sulla monocoltura (di canne da zucchero), e un sistema di sfruttamento. Tutto ciò influenzava ovviamente sia la società che la cultura. Quindi tramite il progetto si cercava di capire come la dipendenza economica avesse conseguenze su tutta la vita a Porto Rico. Fu un progetto importante perchè per la prima volta verteva su delle società vicine e non ‘esotiche’ e si trattava anche delle relazioni di dominio e dipendenza all’interno di un sistema economico globale. FRANCIA → Van Gennep si occupa degli studi dei rituali, di pratiche sociali che portano il cambiamento dello status di una persona. Mauss si occupa dello studio del dono. La generazione dei nuovi antropologi, subito dopo Mauss, in Francia nasce una fase di grandi spedizioni etmologiche (anni 1920-30) in cui antropologi, artisti, studiosi d’arte, geografi fanno lunghi viaggi per studiare popolazioni e anche recuperare artefatti e portarli in Francia (soprattutto a Parigi). La missione più nota si chiama Dakar-Gibuti. Questo ha trasformato la storia francese ed è stato molto influente nelle arti figurative. Tuttavia questo crea ambiguità per quanto riguarda il colonialismo e imperialismo. Alla missione Dakar- Gibuti partecipò anche l’antropologo Griaule che durante la permanenza riportò i costumi , le forme culturali e usi delle varie popolazioni. Raccolsero anche molte statuette che riportarono in Francia che divennero tanto importanti e influenti nelle arti figurative francesi ma anche nel mondo del teatro , della pittura e della scultura. Claude Lévi-Strauss ha dominato l’antropologia francese e secondo lui c’è un rapporto tra rappresentazioni che noi facciamo, tra la struttura sociale e alcuni aspetti elementari costanti e comuni a tutti e tutto. Fu il più importante antropologo della seconda metà del 900 e fondatore dello strutturalismo antropologico. Lévi-Strauss nel suo impianto conoscitivo dal punto di vista teorico e concettuale mette insieme diverse prospettive come la declinazione etnologica della tradizione durkheimiana, la linguistica strutturale di de Saussure, l’idea di lingua come fatto sociale che fosse organizzata a partire da poche elementali regole inconsapevoli come i fonemi, fondate su un sistema di elementare opposizioni binarie di Jakobson, la solidità dell’informazione etnografica, la sua fiducia nelle capacità dello spirito umano dal razionalismo francese. Mentre grazie alla sua frequentazione con gli ambienti surrealisti parigini gli permettevano di attingere a piani profondi della sensibilità dei lettori. La vita familiare e sociale degli indiani Nambikwara (1948) e le strutture elementari della parentela (1949) sono due libri importanti di Lévi-Strauss che rappresentano la rivoluzionaria analisi della parentela e del matrimonio da lui proposta. Lévi-Strauss nel primo libro ricostruisce l’organizzazione familiare, la terminologia di parentela e le varie forme di scambio matrimoniale in un piccola banda di indiani Nambikwara di circa 30-20 persone. Tratta di come nell’incontro di due gruppi diversi si mettano in atto una serie di scambi matrimoniali che vengono trattati come se si stessero realizzando dei matrimoni tra cugini. Nel secondo libro invece parla di come le forme più elementari di matrimonio avvengano tra due persone che sono tra loro cugini incrociati (figli di genitori che siano tra loro fratello e sorella). Nell’analisi delle parente e dei matrimoni, Levi strauss utilizza per la prima volta l’approccio strutturale ai fatti sociali e culturali quindi cercando di capire quali sono le strutture profonde che regolano questi fenomeni sociali. Egli arriva alla conclusione che le regole che regolano il matrimonio non sono casuali ma si basano sul principio di reciprocità: il divieto di sposare la propria sorella da solo non ha senso perchè non è garantito che evitando di sposare mia sorella allora una famiglia mi darà in sposa loro figlia. Tuttavia se faccio sposare mia sorella con un altro uomo , allora ho la certezza che posso aspettarmi che anche lui farà lo stesso. Quindi,oltre l’amore o la scelta personale, le persone si sposano anche perchè c’è questo sistema più ampio di dare e ricevere tra le famiglie che permette la continuità delle relazioni sociali. Queste tesi vennero ampiamente discusse sia in positivo che in negativo, ma ciò che è importante è che in esse venga usato un’attitudine conoscitiva che prenderà il nome di strutturalismo = indaga e vuole scoprire le strutture soggiacenti al comportamento umano e l’umano in società. In esso, la struttura sociale è data da principi inconsapevoli a partire dai quali le regole e le relazioni sociali possono darsi. Lévi-strauss applicò il suo approccio strutturalista anche ad altri ambiti della vita sociale come l’analisi dei miti, la rappresentazione della storia e dei rapporto con il passato e quello del pensiero. Nel suo libro : i tristi tropici , 1955 → sua opera più importante in cui ripercorre le sue esperienze etnografiche e di viaggio usandole come preteso per riflettere sulla condizione umana, sull’occidente e sui suoi rapporti distruttivi con diversità e natura. Nel suo libro : il pensiero selvaggio → affronta l’analisi della logica che guida le classificazioni, le narrazioni mitiche e le concrete azioni degli esseri umani ‘’altri’’, ovvero le popolazioni non occidentali, distanti dalla tradizione analitica e scritta dominante da millenni in Occidente. Per ‘pensiero selvaggio’ , Lévi-Strauss non intende quello dei selvaggi, piuttosto una qualità propria del pensiero umano che è presente in ogni cultura. E’ un pensiero logico ma diverso da quello analitico e generalizzante caratteristico della tradizione occidentale. E’ un pensiero simbolico e allo stesso tempo concreto. Secondo Lévi-strauss , gli uomini che vivono con una tradizione orale sono capaci di cogliere i dettagli più piccoli dell’ambiente naturale che li circonda. I dettagli non sono trattati autonomamente, non acquisicono valori in sè ma vengono usati per produrre dei nuovi significati o connettere tra loro diversi ambiti del reale in maniera creativa. (es. il colore rosso di alcuni pappagalli è quel dato che permette di usarli come metafore e sostituiti degli esseri umani. Ancora, secondo l’antropologo, il pensiero selvaggio noi lo conserviamo nelle nostre società nel linguaggio artistico e nella pratica di chi per esempio si dedica al bricolage (il vecchio volante di un’auto può diventare un lampadario). L’opera di Lévi-Strauss è stato un punto di riferimento che ha portato a dibattiti, a direzionare le politiche UNESCO per un oltre un ventennio e ad assumere posizioni di egemonia intellettuale in molte istituzioni formative francesi. Tra 1950 e gli inizi degli anni 80, le teorie di Lèvi-Strauss, con le sue capacità organizzative, sono stati fondamentali per la strutturazione dell’antropologia in Francia e per la sua espansione istituzionale. Tuttavia, con il tempo, è diventato una sorta di scolastica accademica che non ha aiutato al rinnovamente dell’antropologia sociale in Francia. A partire dalla fine degli anni ‘70, inizieranno a nascere nel Paese, studiosi con teorie differenti rispetto a quelle strutturaliste. PAGINA 81 Strauss studia dalla scuola francese e pensa che ci siano delle classificazioni, al di sotto ci sono delle strutture sociali e al di sotto ancora degli aspetti elementari. Da de Saussure prende la concezione che le società e le culture come le lingue sono organizzate attorno a poche elementari regole inconsapevoli di opposizione binaria ( per Strauss ? ad esempio luce-buio, caldo-freddo , giorno-notte). Strauss inoltre si occupa di sperimentazioni letterarie, e sta attento alla sensibilità del grande pubblico (1955 ‘Tristi Tropici’). una ricerca antropologica può essere ‘Come nascono i bambini?’ Nella comunità degli Inuit, si pensa che esista uno spirito bambino che vaga per poi entrare nel ventre materno salendo per i lacci degli stivali della futura mamma. L’uomo,in questo caso, serve solamene da tramite e per aiutare questo processo. Essi hanno questa concezione di concepimento perchè a livello sociale c’è maggiore parità di genere rispetto ad altre società europee ed asiatiche. Per quanto riguarda lo studio dei legami e le parentele, gli antropologi si son divisi in due macroterre che si interrogavano su che cosa è così importante sulla parentela e perchè sia così importante. Ci sono varie teorie : - TEORIA DELLA DISCENDENZA → è importante la discendenza da antenati comuni. può essere matrilineare ( solo ramo della madre), patrilineare (solo ramo del padre), bilineare ( entrambi i rami) - TEORIA DELL’ALLEANZA → è importante il matrimonio che si produce quando due …. Un teorico dell’alleanza è Claude Levi-Strauss. Per studiare le parentele venivano creati dei diagrammi (= sistemi grafici che rappresentavano le relazioni di parentela di un individuo detto ego) Alcuni simboli usati in questi diagrammi sono: 〇 = femmine △ = maschi ◻ oppure triangolo dentro cerchio = genere indifferente ⊘ oppure triangolo o con stanghetta dentro = soggetto deceduto = filiazione ㄇ = fratelli/sorelle ( △ ) , (〇 ) = adozione Il sistema di parentela è un sistema dominante in una determinata cultura per stabilire le relazioni di affinità e i comportamenti appropriati da tenere tra i suoi membri. Il gruppo di parentela ha l’obiettivo di assicurare la continuità del gruppo combinando i matrimoni, di mantenere l’ordine sociale stabilendo regole morali e punendo chi le trasgredisce. Inoltre serve a provvedere alle necessità primarie dei suoi membri. Queste due teorie oggi sono state abbandonate perchè gli antropologi sono interessati a scoprire la complessità dei rapporti di parentela nelle società attuali. Essi fanno ricerca su tre fattori chiave : discendenza, condivisione e matrimonio. Il matrimonio è una forma di legale, solitamente tra due individui che, presumibilmente ma non necessariamente condividono la stessa abitazione e hanno rapporti sessuali procreativi. Tutte le società stabiliscono regole o indicazioni su chi sia opportuno sposare e su chi invece non lo sia o addirittura sia vietato sposare. Si parla di proibizione dell’incesto, presente dappertutto ma cambia il contenuto della regola (ovvero chi non si può sposare). E’ una delle regole fondamentali di esclusione del coniuge, vieta il matrimonio o il rapporto sessuale tra persone che abbiano deteminati rapporti di parentela. E’ universalmente presente anche se cambia forma da una società ad un’altra. Abbiamo detto che è una regola che esiste dappertutto e Levi-Strauss dice che ciò esiste per favorire l’apertura dei gruppi di famiglie verso altre famiglie.Permette altre reti di relazioni al di fuori di un gruppo ristretto e favorisce il commercio e la nascita di organizzazioni sociali più ampie. La forma più diffusa è la proibizione dei rapporti tra genitori e figli. UK Il funzionalismo britannico diventa materia universitaria, diventando così antropologia funzionalista e classica perchè gli allievi studiano nel campo e così si supera l’evoluzionismo. Si pensa però di andare oltre alcune idee del funzionalismo. Edward E. Evans Patchard → ‘I Nuer’ 1940. L’antropologia può essere uno strumento utile per l’educazione dei cittadini sia a livello accademico che a livello della propria vita personale. Ma c’è bisogno di rinnovarela sia dal punto di vista dei metodi e sia dal pov dei modi di pensare. Ci sono però due tendenze opposte : da una parte c’è la tendenza di semplificare il sapere antropologico riducendolo a stereotipi per renderlo più accessbili, dall’altra parte si rischia di riproporre schemi ideologici ridigi che apparantemente sono scientifici ma in realtà sono polemici. Se estremizzate, queste due tendenze portano alla perdità della capacità critica dell’antropologia. In realtà, questa disciplina può aiutare a superare questa situazione riportando l’attenzione sulla critica della società. Infatti, per innovare l’antropologia si prendono in considerazione le idee di due antropologi italiani : Antonio Gramsci e Ernesto de Martino, ed essa si deve ispirare alla tradizione critica e culturale che si è sviluppata in Italia. Questa tradizione vede l’antropologia come un sapere critico capace di interpretare la realà e contribuire alla società. Lo scopo di prendere come riferimento il modello italiano è quello di elaborare una visione che contenta elementi importanti utili per ricostruire il piano delle pluralità delle differenze culturali dei diritti e delle libertà di ciascuno. Inanzittutto bisogna usare correttamente il termine di antropologia e antropologico perchè se usati scorrettamente essi portano a conclusioni sbagliate come il razzismo. Infatti il termine ‘differenze antropologiche’ a volte viene usato per giustificare i conflitti e le divisioni tra gruppi umani, tuttavia ricordiamo che l’antropologia mette in luce quelle che sono le differenze culturali e non quelle biologiche. Autori italiani come Gramsci invece sono stati bravi e capaci di usare con la giusta accezzione anche la parola ‘razza’ e criticarono il razzismo, ritenuto uno dei responsabili di accentuare e far nascere disuguaglianze sociali. Lo stesso meccanismo si ritrova anche nell’articolo 3 della Costituzione italiana in cui si va contro le leggi razziali imposte dal fascismo nel 1938. Nel 1948, quando è stata promulgata la costituzione, era necessario ribadire il concetto di uguaglianza usando la nozione di ‘razza’ per riportarla alla sua precedente neutralità. Quindi possiamo dare due tipi di definizioni dell’antropologia : una dice che essa è lo studio delle differenti culture umane, l’altra che è una critica dell’ovvio. Questa seconda definizione assomiglia molto all’antropologa Herzfeld che vedeva l’antropologia sociale e culturale come lo studio del senso comune. Egli aveva definito l’antropologia contemporanea una pratica teorica mentre Gramsci al suo tempo aveva impostato un suo progetto politico culturale alla ricerca dell’unità tra teoria e pratica. 18/11/2024 CAPITOLO A SCELTA !!!!!! La divisione tra sacro e profano è una concezione puramente occidentale. Mentre se si guarda ad altre epoche o altri paesi questa distinzione è praticamente impossibile, i due aspetti non si possono distinguere e dunque le attività umane sono sacre quanto profane. sacro → è qualcosa che va oltre il mondo sensibile quindi si parla di religione → anche se non in tutte le culture esiste un equivalente di concetto di religione.. E’ un’azione discreta e delimitata mentre il profano è un’esperienza ne’ discreta e ne’ delimitata. In occidente si parla anche di Natura. Il sovrannaturale rinvia a ciò che è oltre la natura , intesa come esperienza sensibile ma cosa sia la natura , di cosa sia composta e cosa ci sia al di là di essa sono domande alle quali ogni gruppo umano risponde in maniera differente. Per esempio il sovrannaturale , così chiamato in Occidente, in altre società la natura è estremamente legato al sovrannaturale dove quindi spiriti e dei abitano nel mondo della natura, interagendo in vari modi con gli esseri umani. Tuttavia,la suddivisione tra sacro e profano è tipica dell’occidente e le due cose sono separati ed indipendenti. Proprio per il fatto che non in tutte le culture esiste un equivalente di religione, si parla di metaumano , anche se non detto che questo termine sia racchiuso tra sacro e profano. Metaumano è un termine che cerca di superare l’etnocentrismo insito nell’idea che dappertutto l’agire sacro sia un’esperienza discreta e delimitata contrapposta ad azioni ed esperienze che non sono sacre. Il concetto di religione si porta dietro il significato e concetto di profano e sacro e per lungo tempo è stato al centro della riflessione antropologica. Gli antropologi si interrogavano sulle origini, sullo sviluppo e cercando di connettere il tema della religione con quello della magia. Tylor si occupò anche di questo, ma l’antropologo che si occupa maggiormente ed è importante su questa tematica è James G. Frazer dove nel suo libro ‘il ramo d’oro’ 1890-1922 , si pone come problema d’indagine, le religioni allo stato primitivo delle civiltà. Infatti Frazer metteva la religione in uno schema di sviluppo dell’umanità dove allo stato primitivo c’era la magia, allo stato intermedio quello che noi chiamiamo religione e allo stato sviluppato poneva la scienza. Secondo lo schema di Frazer, la magia era alla base, la religione nel mezzo e la scienza in cima. Man mano che che si saliva nella scala, più la scienza era presente. Dato che lui pensava che la magia fosse una forma di religione primitiva, pensava dunque che i primitivi non avessero mai raggiunto e non possedevano la scienza. La magia era ciò che loro facevano perchè non erano arrivati a quel grado di civilizzazione. Dato che pensava che fosse la religione dei primitivi, si interessò molto a studiare le civiltà antiche come quelle dei Sumeri e degli Egizi e le loro religioni. Frazer dice che la magia è una specifica frase, quella primordiale dell’evoluzione umana. Essa produce sistemi falsi di leggi naturali che sono comunque in grado di orientare le operazioni dell’uomo. Le civiltà non avendo strumenti della scienza interpretavano i fenomeni con la magia ed essa pur essendo errata guidava i comportamenti degli umani. Secondo Frazer, la magia influenzava anche questi fenomeni. Magia e religione hanno analogie e differenze. analogie : secondo Frazer, la magia spiega ed orienta a proprio favore i fenomeni naturali proprio come la religione ha questo lato in se’. differenze : la religione implica necessariamente la credenza in essere soprannaturali (che vanno quindi oltre la Natura). Secondo Frazer, quindi magia e scienza sono fratelli : la magia spiega ciò che succede e cerchi spiegare al soggetto ciò che succede. Questo la rende vicino alla scienza. La scienza invece è incomprimibile con la natura (quello che succede in natura succede e basta e non ci sono altre spiegazioni), essa non è elastica, ne’ variabile. Frazer dunque parla della magia come la sorella bastarda della scienza, nonostante abbiamo detto che la collochi nello stadio più basso del suo schema. La religione, invece, pensa che ci sia un’elasticità della natura, quindi che sia comprimibile e si può chiedere ad esseri superiori di cambiare la mia situazione, quindi possono essere propiziati con riti. Scienza e magia sono azioni sulla natura, religione invece è azione sul soprannaturale e gli esseri soprannaturali possono agire su ciò che succede e cambiarne il corso. Per rispondere alla domanda ‘a cosa serve la religione o la magia’ , seconda Frazer bisogna interrogarsi su come si sono evoluti i fenomeni in una determinata civiltà , dunque bisogna ricostruire la filosofia della storia. Non tutti gli antropologi concordano con Frazer, per esempio Durkheim era contro gli studi dell’evoluzione (cosa in cui Frazer credeva) e vede nella religione un rapporto intimo con la società. La religione per lui è una metafora della società e delle relazioni tra i suoi membri e ne esprime i valori di essa e adorando gli ‘dei’ si adora la società e i rituali che si fanno, sanciscono e confermano l’ordine sociale. Questa sua prospettiva è stata fondamentale per lo sviluppo dell’antropologia religiosa soprattutto nella tradizione francese e nel funzionalismo britannico. Per esempio, Radcliffe Brown pensava che la personificazione con quale gli eventi naturali diventavano dei li connettevano alle relazioni sociali riflettendone la struttura. Anche Marx individua il rapporto tra religione e società : per lui la religione è prodotto dei rapporti sociali tra le diverse classi e maggiormente della classe dominante della società. Dunque la religione serve a rendere ovvi e naturali i rapporti sociali. Malinowski nel suo libro ‘Magic, science and religion’ 1925 poi 1948, ribalta il discorso di Frazer tenendo conto dei rapporti sociali. Malinowski ha fatto esperienza sul campo. L’idea da cui parte è l’etnografia perchè appunto spiega certe cose partendo proprio dalla sua esperienza sul campo. Per quanto possano essere primitive non esistono società che non hanno contatti con la scienza ed è una concezione occidentale che certe società non avessero attitudini scientifiche. Per cui , la scienza è la capacità, osservando la natura, di capire i meccanismi Malinowski pensa che scienza, religione e magia siano comparse contemporaneamente nella scienza umana perchè rispondono tutte e 3 a domande diverse. Secondo lui e Bronislaw, la magia serviva per dominare il caso e per andare oltre. La magia, per loro, trae la sua ragione d’essere dal tentativo dell’umano di controllare ciò che non riesce a spiegarsi → autonomia del magico → la magia esiste per una funzione specifica (= dominare il caso), diversa dalla religione e scienza. Malinowski, quindi, rispetto all’opinione di Frazer sul rapporto scienza-magia, egli pensa che nelle azioni produttive degli esseri umani ci sia un sovrapporsi di atti empirici e quindi profani e magico-religiosi che avevano lo scopo di rassicurare psicologicamente sulla riuscita dell’azione intrapresa. La religione ha una funzione positiva autonoma, non serve per difendersi da qualche cosa ma serve a fare più che pensare, nasce dal bisogno umano di fronteggiare la crisi. La crisi più importante è appunto la morte e la religione tende a negarne il potere di distruzione arrivando al concetto di immortalità dell’anima. La crisi può avere due tipi di potenzialità : distruttiva (la religione serve per contrastare questa crisi) ; positiva. La religione tramite la standardizzazione tradizionale (come messe, riti …) esaltà le potenzialità positive della crisi. Si ha un dibattito tra approccio intellettualista e simbolico sulla religione che si delinea seguendo le due teorie principali a riguardo: approccio intellettualista : di Frazer - la religione è considerata come un fatto intellettuale che vede all’opera un ‘antropologo primitivo’. - il soggetto è al centro , infatti si ha un approccio incentrato sulla psicologia individuale - magia,scienza e religione servono per dare una spiegazione al mondo. La linea di continuità che collega magia, religione e scienza è il fatto che tutte e tre cerchino di dare una spiegazione e un ordine al mondo. La religione è quella chiave per spiegare interpretare e influenzare i fatti del mondo e della vita. Essa consente di riflettere sui fatti del mondo e darli un ordine e partendo da questo presupposto si segue una continuità con quelle che sono le procedure e gli scopi della scienza. Robin Horton definisce la religione come un sistema chiuso , poco incline al cambiamento dei suoi paradigmi , mentre parla della scienza come sistema aperto, in cui grazie all’atteggiamento critico e la possibilità di confutare le proprie tesi permette anche di creare delle nuove ipotesi e paradigmi. approccio simbolico : di Durkheim - la religione è vista come un sistema simbolico - gli aspetti sociali e rappresentazioni collettive sono al centro - la religione connette il corpo, la natura, le istituzioni e gli assetti sociali. Sulla linea del pensiero di Durkheim, altri antropologi si sono focalizzati sugli aspetti sociali della religione. Radcliffe Brown ma anche Turner, hanno riflettutto su come rituali o altri atti religiosi concreti hanno creato dei legami con più piani diversi come quello del corpo umano, della natura , delle istituzioni e degli assetti sociali. Questi piani poi sono interconnessi tra loro ma non esiste un’unica chiave di interpretazione ma varia. Clifford Geertz invece definisce la religione come quel sistema di simboli che incide nello stato d’animo e nella vita motivazionale degli uomini , fornendo loro i concetti relativi all’esistenza con un preciso ordine che gli aiuta a dare un senso all’esistenza. Questi concetti appaiono così veri e reali che appaiono agli uomini come l’unico modo relistico di vedere il mondo Lévi-Strauss ha analizzato ambiti dell’esperienza umana legati a forme della religiosità.IN un suo progetto intellettuale ha cercato di comprendere come lo spirito umano classifica e ordina le esperienze umane, la natura e i fatti sociali. Invece, nel suo saggio sul toteismo, espone la sua opinione a riguardo ben diversa da quella di altri antropologi come Durkheim e Radcliffe-Brown. Il primo lo vedeva come una forma elementale di vita religiosa, il secondo come appartenenza al gruppo e fulcro della solidarietà sociale. Per Lèvi-Strauss invece il simbolismo animale e vegetale presente nei sistemi totemici permette di costruire un sistema di opposizioni e somiglianze. Secondo lui, le opposizioni tra animali rappresentano quelle tra uomini e il simbolismo permette di dare ordine al mondo e alle relazioni tra i gruppi umani partendo dalle differenze tra animali e vegetali e se i gurppi umani non mangiano animali presenti nelle rappresentazioni dei totem è perchè essi danno un ordine al mondo. Ancora, riguardo la mitologia, egli pensa che non è un modo per fondare il mondo su basi religiose, piuttosto uno strumento intellettuale con la quale interrogarsi su contrapposizioni universali o specifiche di una cultura. Quindi il mito da’ un senso e permette di ricombinare diversi elementi simbolici all’infinito. Nei suoi 4 volumi chiamati ‘Mythologiques’ cerca di capire come il mito operi tramite le sue trasformazioni utilizzando dicotomie e opposizioni successive. Il suo scopo non è quello di trovare le connessioni tra il mito e le società che lo ha elaborato, piuttosto quello di cogliere il lavoro del pensiero umano. Il mito si costruisce e si trasforma seguendo una logica binaria di opposizioni e somiglienze quindi è un pensiero logico che organizza il mondo procedendo attraverso regole inconsce intese come categorie ordinatrici della realtà. Negli ultimi decenni però il focus si è sposato : dal ragionare sull’ambito religioso, a lavorare sugli aspetti dell’esperienza umana riconducibili nell’ambito della relazione con il metaumano. A partire degli anni 50 con la liberazione di alcuni p