Anatomia Umana PDF
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Questo documento fornisce una panoramica dell'anatomia umana, spiegando i diversi livelli di organizzazione del corpo, dagli atomi alle molecole alle cellule, ai tessuti, agli organi e ai sistemi. Si concentra su come i diversi sistemi e apparati svolgono le loro funzioni e interagiscono per mantenere l'omeostasi del corpo. In particolare, viene descritto l'apparato cardiocircolatorio e la composizione del sangue.
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ANATOMIA UMANA Scienza morfologica: studia la forma Molto spesso un organo è fatto in un determinato modo perché deve svolgere una determinata funzione. (intestino tenue: organo dell’apparato digerente che deve assorbire, quindi serve un’ampia superficie di assorbimento, ha quindi un canale che si s...
ANATOMIA UMANA Scienza morfologica: studia la forma Molto spesso un organo è fatto in un determinato modo perché deve svolgere una determinata funzione. (intestino tenue: organo dell’apparato digerente che deve assorbire, quindi serve un’ampia superficie di assorbimento, ha quindi un canale che si solleva in delle pieghe che a loro volte si sollevano in villi e le cellule che rivestono la tonaca mucosa dei villi ha delle estroflessioni: massima funzione di assorbimento). - Anatomia macroscopica: quello che riesco a vedere con i miei occhi quando apro un corpo; - Anatomica microscopica: serve il microscopio per l’osservazione (no istologia che studia come si organizzano i tessuti). Come i tessuti si organizzano nel costituire un organo Argomenti: 1. Posizione anatomica (importante per la descrizione degli organi); 2. Apparato cardiovascolare; 3. Sistema linfatico; 4. Apparato respiratorio; 5. Apparato digerente; 6. Apparato uropoietico; 7. Sistema endocrino; 8. Sistema nervoso centrale e periferico. Introduzione Quando si descrive un corpo umano ci sono molti modi per descriverlo: ci sono modi molto semplici e altri più complessi. 1) Livello chimico: include gli atomi e le molecole. Circa una dozzina di atomi costituiscono il nostro corpo e circa il 90 % di questi sono ossigeno, azoto, idrogeno. Questi atomi sono alla base della costituzione di molecole più complesse (lipidi, carboidrati, proteine) che sono alla base di tutto quello che costituisce una cellula. 2) Livello cellulare: una cellula è un’unità strutturale e funzionale che sta alla base dell’organismo. Ogni cellula è costituita da un pacchetto di organuli base (nucleo, citoplasma, mitocondri, apparato di Golgi...) --> unità strutturale. Ogni cellula inserita nel tessuto di riferimento potrebbe avere caratteristiche specifiche legare strettamente alla funzione che svolge (una cellula muscolare scheletrica è una lunga cellula con tanti nuclei e un apparato cito scheletrico contrattile ben strutturato e molto abbondante, ma una cellula della mucosa strutturale non ha bisogno di un apparato contrattile imponente). Le cellule si organizzano a costituire tessuti. 3) Livello dei tessuti: descrizione dei diversi tessuti (epiteliale, connettivo...) svolgono una determinata funzione; quindi, anche il tessuto costituisce un’entità funzionale e strutturale. Fino a qui si è nell’ambito dell’istologia 4) Livello degli organi: l’organo è un’entità strutturale che si organizza verso i tessuti e che ha una forma ben precisa e una identità definita strutturalmente, morfologicamente e funzionalmente perché svolge una determinata funzione. 5) Livello dei sistemi e degli apparati: vari organi si organizzano in sistemi e apparati. Sistema: insieme di organi omogenei per struttura e funzione e molto spesso per derivazione embriologica (sistema nervoso) e svolgono una stessa funzione. apparato: raggruppamento di organi diversi per struttura e funzione e spesso per funzione embriologica (apparato digerente). Tutti questi organi, però, concorrono a una stessa funzione. 6) livello dell’organismo: risultato dell’interazione tra sistemi e apparati. Definito unità strutturale formata da entità minori integrate morfologicamente, strutturalmente e funzionalmente. Ci sono 11 tra apparati e sistemi Apparato tegumentario--> cute, pelle e tutti i suoi annessi (peli, unghie, ghiandole sebacee e sudoripare). La cute riveste interamente il nostro corpo, è un grande recettore, un grande orano di senso e quindi è sede di tanti recettori cutanei. Inoltre, la cute è importante nella termoregolazione: permette di trattenere o disperdere calore a necessità. Apparato muscolare--> muove e sostiene l‘organismo. Quello scheletrico muove e sostiene l’organismo nell’ambiente, permette i movimenti dei muscoli scheletrici. Oltre ai muscoli scheletrici c’è anche la muscolatura liscia. L'apparato muscolare scheletrico insieme a quello osseo (da supporto e protezione ai tessuti molli, conserva i minerali e forma il sangue) costituiscono l’apparato locomotore. Apparato urinario--> elimina acqua, sali, eccesso di prodotti di rifiuto. È fondamentale nel controllo del pH e della pressione sanguigna. Sistema immunitario--> difende l’organismo da infezioni e malattie Sistema linfatico--> insieme di organi e vasi linfatici. È fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio nello scambio tra sangue e liquido interstiziale. Sistema nervoso--> risponde agli stimoli coordinando gli altri apparati Apparato cardiovascolare--> cuore, vasi e sangue. Trasporta cellule e materiali disciolti (ormoni, scorie e grasso, ossigeno, anidride carbonica). Apparato respiratorio--> trasporta l’aria che attraverso le vie aeree raggiunge i polmoni e permette lo scambio di anidride carbonica e ossigeno con l’aria. Apparato digerente--> digerisce il cibo, assorbe i nutrienti e deposita le riserve di energia. Sistema endocrino--> lavora a stretto contatto con il sistema nervoso. Regola cambiamenti nell’attività di altri sistemi e apparati. Apparato riproduttore--> secerne le cellule sessuali e gli ormoni. Gli apparati e sistemi si trovano in una situazione di equilibrio, a qualsiasi livello devono essere in omeostasi (equilibrio). Nel caso in cui dovesse mancare si interviene. Entro determinati limiti tutto viene risolto senza problemi, ma se questi limiti vengono superati l’omeostasi non è ripristinata si può andare incontro s una condizione patologica. I sistemi e apparati coordinati consentono all’organismo di svolgere una serie di funzioni che sono vitali: ▪ capacità di risposta a stimoli esterni e interni: se la risposta è immediata si parla di eccitabilità, se la risposta è a lungo termine si parla di adattabilità. ▪ Crescita e differenziamento: cambiamento in forma e funzione. Il termine differenziamento viene usato per le cellule. Una cellula che cambia in forma e funzione. ▪ Crescita: aumento di volume, per numero di cellule. La capacità di svolgere determinate funzioni sarà diversa tra un adulto e un bambino. ▪ Movimento: attività motoria che può essere esterna e interna. ▪ Metabolismo ed escrezione: modifica e assorbe tutto quello che seve all’apparato per sopravvivere e svolgere le proprie funzioni e avere la possibilità di buttarli fuori. Posizione anatomica Un soggetto si trova in posizione anatomica quando è in posizione eretta con gli arti superiori posti di fianco al tronco con palmi delle mani rivolti in avanti. La testa si trova nel “piano di Francoforte” (piano parallelo al terreno che passa per il piano inferiore dell’orbita e l’orecchio esterno), lo sguardo è rivolto in avanti. Gli arti inferiori sono leggermente abdotti (abduzione: allontanamento da una linea mediana, linea immaginaria che passa per il centro di un corpo) quindi sono leggermente divaricati. Gli arti inferiori devono essere leggermente divaricati perché in questo modo il soggetto è più stabile. Una volta che il soggetto è in questa direzione si possono definire tutta una serie di termini direzionali che sono comparativi, non assoluti. 1. Linea mediana: linea immaginaria longitudinale (parallela all’asse maggiore del corpo) che passa per il centro del corpo e che divide il corpo in una parte destra e in una parte sinistra (dx e sx del soggetto anatomico, non dell’operatore). 2. Mediale: più vicino alla linea mediana (può definire un organo, una struttura di quell’organo). 3. Laterale: più lontano dalla linea mediana. 4. Superiore: verso l’alto (tra il collo e la coda--> la fine del coccige, si può usare anche il termine “craniale ocifalico”. 5. Inferiore: verso il basso (“caudale”). 6. Distale: si allontana da un punto di attacco. 7. Prossimale: verso un punto di attacco (prendendo l’articolazione della spalla il braccio sarà prossimale rispetto all’avambraccio che sarà distale). 8. Anteriore 9. Posteriore Si possono definire anche dei piani: (1) Piano sagittale: piano parallelo all’asse longitudinale del corpo. La sezione che passa lungo il centro del corpo è detta “sezione sagittale mediana” e divide il corpo in due parti speculari destra e sinistra. La simmetria speculare è ovvia quando si osserva esternamente un soggetto, ma non è ben mantenuta se si osserva all’interno il soggetto (il cuore, per esempio, è leggermente spostato verso sinistra). (2) Piano frontale: piano parallelo all’asse longitudinale del corpo (si muove dall’avanti al dietro e viceversa), divide quindi una parte posteriore e una parte anteriore. La sezione che passa inter cranio si chiama “coronale”. (3) Piano trasversale (assiale): piano perpendicolare rispetto all’asse longitudinale e divide il corpo in sezioni superiori e inferiori. Il corpo è suddiviso in regioni anatomiche: la testa, il collo, il tronco (torace e addome), le appendici (arti superiori e inferiori). La suddivisione del corpo può essere fatta in modo preciso usando dei reteri (punti di riferimento) che si possono usare per tracciare linee immaginarie che costituiscono le regioni. Apparato cardiocircolatorio Sangue--> tessuto connettivo specializzato, ha quindi una componente cellulare e una componente di matrice extra cellulare (plasma). Composizione sangue: Plasma--> la maggior parte è costituita da acqua, poi è costituito da proteine plasmatiche: albumina: prodotta dal fegato e da questo rilasciata nel sangue, è un trasportatore molecolare. È una dei principali contribuenti alla pressione osmotica del sangue perché è molto concentrata nel sangue; Globuline: prodotte dal fegato, trasportatori molecolari (alfa globuline, beta globuline). Le immuno globuline servono al sistema immunitario. Fibrinogeno: componente essenziale del sistema di coagulazione. Quando si ha un danno a livello epiteliale vengono richiamate piastrine che si aggregano per costituire una sorta di tappo dove c’è il danno questo aggregato è stabilizzato dalla fibrina di cui il fibrinogeno è il precursore. -Proteine regolatrici: ormoni che vengono trasportati in un plasma. -Elettroliti: disciolti nel sangue. Sono importanti perché concorrono alla determinazione della pressione osmotica. -nutrienti organici: tutto quello che serve alle cellule perché possano sopravvivere e funzionare. Componente cellulare: il sangue ha delle cellule, ma gli altri elementi non sono delle vere e proprie cellule. Gli eritrociti sono solo pieni di emoglobina (hanno perso tutti i loro organuli) le piastrine sono frammenti cellulari. L'emoglobina è una molecola costituita da 4 catene proteiche che legano il ferro e legano anidride carbonica e ossigeno. i leuciti possono essere classificati in leucociti granulociti (granuli a-specifici e specifici) e i leucociti a-granulociti (ha solo granuli a-specifici). Entrambi hanno dei granuli. Tutti i leucociti rappresentano la componente cellulare del sangue, ma non sono cellule stanziali del sangue. Usano il sangue per essere trasportati dove serve, una volta raggiunto il sito che serve attraversano la parete del vaso e svolgono la loro funzione. − Granulociti: neutrofili, basofili e biosinofili. Attraverso una colorazione hanno un colore diverso dei loro granuli specifici; quindi, i neutrofili sono caratterizzati da un nucleo polilobato e tanti granuli di colore grigiastro. − Basofili: i granuli che hanno sono grossi e hanno un colore blu/viola. Sono attivi nelle risposte infiammatorie, stimolano l’arrivo di tanto sangue fluido (prevengono la coagulazione). − Eosinofili: nucleo polilobato. I granuli sono di colore rosso vivo. Risposte infiammatorie allergiche, possono fagocitare gli allergeni e riducono la risposta infiammatoria. − Leucociti a-granulociti: sono linfociti (grosso nucleo tondeggiante molto colorato) e pochissimo citoplasma. Sono attivi nell’immunità tumorale e immediata. Coordinano altre cellule del sistema immunitario. monociti: grosso nucleo e hanno un ampio citoplasma. Quando serve escono dal flusso sanguigno e differenziano in macrofagi (fagocitano i patogeni), sono cellule presentanti l’antigene (hanno riconosciuto un antigene esterno, l’hanno fagocitato e l’hanno esposto all’esterno in modo tale che se c’è un problema stimolano la risposta immunitaria). − Piastrine (trombociti): piccoli frammenti cellulari senza nucleo che operano nella coagulazione. Si formano nel midollo osseo rosso per gemmazione del citoplasma. Il sangue svolge molte funzioni: ❖ trasporta i nutrienti; ❖ i metaboliti e sostanze di scarto; ❖ regola la temperatura; ❖ mantiene l’equilibrio acido-base e la pressione osmotica dei liquidi interstiziali; ❖ permette la migrazione dei leucociti; ❖ trasporta ossigeno dal distretto polmonare a tutto l’organismo; ❖ trasporta l’anidride carbonica da tutto l’organismo al distretto polmonare. La circolazione è un circuito chiuso (tutto parte dal cuore e tutto torna al cuore attraverso un sistema di vasi, arterie, vene e capillari) al cui centro c’è la pompa cuore. quando il cuore pompa si contrae e il sangue è spinto nell’aorta e nel tronco polmonare; quindi, è spinto nella grande circolazione (sistemica) o viene spinto nella piccola circolazione (polmonare) che porta il sangue ai polmoni. In entrambi i casi, a partire dalla grande arteria → La grande arteria da’ dei rami arteriosi di calibro sempre più piccolo fino alle arteriole. → L’arteriola dà origine al letto capillare → Attraverso i capillari c’è lo scambio di materiale tra sangue e liquido interstiziale. I capillari del letto capillare convergono in venule; → Venule sono vasi venosi di piccolissimo calibro che si uniscono per dare vene di calibro sempre maggiore fino ad avere le grandi vene cave (circolazione sistemica) e le vene polmonari (circolazione polmonare). Entrambe tornano poi al cuore. Le arterie e le vene hanno una parte organizzata in tonache (strati sovrapposti). Partendo dall’esterno verso il lume del vaso Tonaca avventizia: (la più esterna) costituita da tessuto connettivo ricco di fibre collagene e fibre elastiche. Queste fibre dalla tonaca avventizia si portano verso l’esterno perché il vaso deve essere ancorato nel tessuto in cui incorre. Tonaca media: costituita da tessuto muscolare liscio e fibre elastiche a concentrazione variabile. Nelle grosse arterie tra la tonaca avventizia e la tonaca media c’è una membrana elastica esterna di tessuto connettivo elastico con tante fibre elastiche. Nei grossi vasi arteriosi, tra la tonaca media e quella più interna c’è una membrana elastica interna di tessuto connettivo elastico. Tonaca intima: dà sul lume del vaso: costituita da endotelio quindi tante cellule unite tra loro che sono rivestite da membrana basale e tessuto sotto endoteliale (connettivo). nei grossi vasi arteriosi e venosi la tonaca avventizia e quella media sono distanti perché le pareti sono spesse e le cellule sono distanti dal materiale che serve per sopravvivere e dal sangue per poter eliminare i prodotti di scarto. Quindi ci sono i VASI VASORUM (vasi dei vasi): vene piccole che irrorano e fanno raggiungere il sangue alla tonaca avventizia per garantire apporto di sangue. Arrivano anche nervi. È importante che sia una contrazione regolata per verificare che ci sia una vaso dilatazione o una vaso-costrizione quindi la regolazione è mediata da piccoli nervi che raggiungono l’avventizia e poi raggiungono la tonaca media. rivestimento endoteliale: l’arteria si contrae (il muscolo, non l’endotelio), quindi le arterie presentano l’endotelio che si solleva in piccole onde. Se si osserva una sezione di un organo si può osservare una sezione di arteria e una sezione di vena. I due vasi sono diversi anche se sono costituiti nello stesso modo. La cosa che le differenzia è la parete: nell’arteria la tonaca media è più spessa rispetto alla tonaca media della vena che le corre accanto perché ha più tessuto muscolare liscio e più fibre elastiche. Il lume, quando si va a sezionare le pareti delle arterie, rimane nella stessa forma circolare e più piccolo rispetto al lume della vena a fianco. La vena presenta un lume di forma irregolare perché le pareti sono meno resistenti e più flaccide che quindi tendono a collassare. per le vene, soprattutto di medio calibro ci sono delle valvole. -Le arterie: possono essere suddivise in − Arterie elastiche (di conduzione) --> grosse arterie (aorta, tronco polmonare...) diametro massimo di 2.5 cm. Sono arterie che conducono il sangue dal cuore lontano dal cuore. Sono elastiche, quindi nella tonaca media hanno una componente elastica molto abbondante preponderante rispetto al muscolo liscio perché la presenza di filo elastiche che possono tendersi e tronare alla loro posizione originaria permette di tollerare dei cambi di pressione improvvisi durante il ciclo cardiaco (cuore che si contrae e si rilassa) modificando la pressione che aumenta e diminuisce. Durante la sistole ventricolare, il ventricolo si contrae e si spinge il sangue in aorta o in tronco polmonare, in questo caso le fibre elastiche si tendono. In sistole il vaso si dilata tollerando l’aumento di pressione e ammortizzandolo. Durante la diastole, il ventricolo si rilascia e le fibre elastiche tornano alla dimensione iniziale. Il vaso si restringe, quindi il calo di pressione è rallentato. − Arterie muscolari (di distribuzione) --> arterie che distribuiscono il sangue ai muscoli scheletrici e agli organi interni. Hanno un diametro di circa 4 mm. La componente muscolare è preponderante. La distribuzione può anche essere regolata da una vaso- costrizione e una vaso-dilatazione dei vasi e delle arterie. Perché ciò avvenga il muscolo si deve contrarre e dilatare. − Arteriole (arterie regolatrici) --> piccoli vasi di diametro di 30 um. La tonaca avventizia è molto ridotta, ci sono cellule muscolari e poi endotelio. Rispetto al diametro delle arteriole la loro parete è, in proporzione, molto spessa; quindi, anche piccole variazioni nella contrazione di questi vasi permette grandi effetti sul flusso di sangue. Sono in grado di regolare il flusso di sangue. A partire da un’arteriola si forma un letto capillare. Sono vasi di scambio costituiti da endotelio e membrana basale che lo riveste. Il sangue qui è molto lento che garantisce efficienza nello scambio. I capillari possono essere di vario tipo: + Capillari continui: hanno un endotelio completo rivestito da una membrana basale. Sono piccolissimi (10 um). Le due cellule endoteliali sono a stretto contatto tra loro. Ci deve comunque essere passaggio di materiale dall’esterno all’interno e in questo caso avviene o per diffusione o per diffusione per apertura tra le cellule endoteliali, o per trasporto vescicolare. + Capillari fenestrati: endotelio incompleto, ci sono delle finestrature. Ci sono come dei pelucchi nelle cellule endoteliali che possono essere anche chiusi da filtri (diaframmi). Permettono scambi rapidi di soluti attraverso diffusione con le cellule epiteliali o attraverso le aperture tra le cellule epiteliali, o per trasporto vescicolare o per diffusione attraverso le finestrature. Questo tipo di capillari si trovano nei villi intestinali (gli eritrociti che sono attivi nell’assorbimento recuperano molto, poi le sostanze nutritive devono essere portati dove serve, lì ci sono dei capillari finestrati). + Capillari discontinui o sinusoide: quelle che erano dei piccoli pori a livello dell’endotelio nel capillare fenestrato, qui sono delle vere e proprie aperture ampie. La membrana basale, che riveste l’endotelio, non è continua. Lo scambio attraverso questi capillari è uno scambio importante (esempio: fegato che deve portare dentro e buttare fuori). Il letto capillare può contenere da 10 a 100 Capillari; quindi, l’area irrorata può essere molto ampia. Il flusso sanguigno non è omogeneamente distribuito in tutti i capillari che formano il letto capillare: alcuni possono essere chiusi perché all’origine del capillare c’è uno sfintere (sfintere precapillare: anello di tessuto muscolare liscio) che contraendosi chiude l’entrata del capillare, è così impedito l’entrata del sangue nel capillare. Così è possibile regolare il flusso di sangue e la distribuzione attraverso le arterie di distribuzione (muscolari), ma anche a livello del letto capillare. Il percorso più semplice è: venula– letto capillare – arteriola- venula – sistema di vene a più ampio calibro. Ci sono eccezioni: anastomosi: quando due vasi si collegano direttamente senza l’intermezzo di un letto capillare. si crea una congiunzione diretta tra arteriola e venula (dita di mani e piedi). Anastomosi artero-venose: arteriola che si collega direttamente a una venula non c’è il plesso capillare nel mezzo. (es. Si trovano all’estremità di mani e piedi perché qui se ci fosse il plesso capillare sarebbe tropo superficiale e quindi si avrebbe una perdita di calore eccessiva, si crea quindi una congiunzione diretta tra arteriola e venula). Anastomosi arteriosa: due vasi arteriosi sono collegati tra loro e questo permette di avere un’alternanza di apporto vascolare. Poi entrambi andranno a collegarsi ad un plesso capillare. Sono frequenti intorno alle articolazioni perché il movimento di un’articolazione potrebbe comprimere un’arteria e quindi una via di apporto sanguigno. Offrono vie diverse e numerose di drenaggio del sangue in una determinata regione. Anastomosi venose: molto più frequenti. Offrono diverse e numerose vie di drenaggio di una determinata regione. Quindi c’è un’arteriola, un letto capillare e poi una venula che è collegata ad un altro sistema venoso. Dal plesso capillare il sangue passa o venula di piccolissimo calibro che ha quindi una parete molto piccola e la tonaca all’esterno molto ridotta, quella media è quasi inesistente. A questo punto il sangue passa in vene di medio calibro; o Le vene di medio calibro (2-10mm) sono vene che normalmente decorrono a fianco alle arterie muscolari (di distribuzione), drenano quindi il sangue dall’area che ha ricevuto il sangue dalle arterie di distribuzione. Spesso sono avvolte in una stessa guaina di tessuto connettivo. Quindi c’è una venula e la vena che le corre accanto. Apporto di sangue attraverso l’arteria, drenaggio di sangue attraverso la vena. Il sangue nelle venule e nelle vene di medio calibro ha una pressione bassa che non riesce ad opporsi alla forza di gravità; quindi, nelle vene di medio calibro soprattutto degli arti inferiori ci sono delle valvole che creano dei comparti. In questo modo il volume di sangue sarà compartimentalizzato. Questo permette di opporsi meglio alla forza di gravità che tenderebbe a far defluire il sangue anziché spingerlo verso l’alto. Si trovano circondate da muscoli scheletrici. Il muscolo si contrae, la contrazione fa sì che il muscolo stesso spinga sulle pareti della vena aumentando la pressione del sangue che spinge l’apertura della valvola (a nido di rondine). le valvole si aprono perché aumenta la pressione, si chiudono perché diminuisce (Meccanismo della pompa muscolare scheletrica.) Le vene di medio calibro passano il sangue o vene di grande calibro →(3cm) che hanno una parete spessa, soprattutto per la tonaca avventizia, non hanno valvole, però, la pressione non è alta. Qui interviene la pompa respiratoria: durante i movimenti inspiratori il diaframma si contraente e si spinge verso la cavità addominale (aumenta la pressione nella gabbia toracica) il sangue tenderà ad andare dove c’è meno pressione, quindi, viene spinto verso l’alto, verso il cuore. Per un gradiente di pressione il sangue è spinto verso il cuore. Legge morfo-funzionale: arteria – capillare-vena. Nel caso del rene c’è un’arteriola che capillarizza, alla fine non ci sarà un’altra vena ma un’arteria (arteria-capillare-arteria). Questo ampio sistema di vasi è importante per l‘apparato cardio circolatorio che è un apparato chiuso con al centro la pompa cuore. - Nella grande circolazione le arterie contengono sangue ricco di ossigeno, nelle vene è povero di ossigeno. - Nella piccola circolare le arterie portano sangue povero di ossigeno ai polmoni dove viene riossigenato e le vene polmonari portano sangue ossigenato al cuore. Le arterie sono vasi a decorso centrifugo (portano sangue da centro alla periferia). Le vene sono vasi a decorso centripeto (dalla periferia al cuore). il volume del sangue non è omogeneamente distribuito in tutto il sistema vascolare: il 30-40% è nei vasi arteriosi della circolazione sistemica e nel circuito polmonare. Il restante è contenuto nel circolo sistemico (vene perché sono vasi di capacità sono più facilmente dilatabili perché più sottili e flaccide, hanno quindi una maggiore capacità di trattenimento del sangue). Nelle vene c’è minore pressione, quindi possono più facilmente contenere sangue. La distribuzione di sangue dipende dalla funzionalità degli organi e degli apparati. A seconda della necessità viene mandato più sangue nelle aree interessate. Il sistema di vasi è molto più esteso del volume di sangue che contiene. Al centro del circuito chiuso c’è il cuore che si trova in cavità toracica che è suddivisa in due regioni laterali (logge pleuro-polmonari) e una regione centrale che è il mediastino a sua volta suddiviso in mediastino superiore e inferiore. C’è un punto di retere superficiale (dove si congiungono). Nel mediastino inferiore, centralmente, c’è il cuore. Il cuore è circondato da un sacco membranoso (palloncini sgonfio e cuore come un pugno). Questo sacco è chiamato pericardio sieroso che è costituito da − un foglietto interno che aderisce alle pareti del cuore (epicardio) − pericardio sieroso viscerale si ripiega costituendo il − pericardio sieroso parietale: (il viscerale si ripiega nel parietale) è racchiuso da un sacco fibroso del pericardio (pericardio fibroso). Tra i due si forma uno spazio chiuso perché sono in continuità, si chiama “cavità pericardica” e permette ai due foglietti di scorrere, permette al cuore di muoversi ma senza attrito. Il cuore si trova in uno spazio molto affollato da organi che si muovono (polmoni): a partire dal pericardio fibroso partono dei legamenti (mezzi di fissità: ancoraggio fibroso al diaframma). Il cuore è costituito da: ▪ Miocardio: (tessuto muscolare) muscolo striato cardiaco perché miosina e actina si organizzato in miofibrille (costituite da unità funzionali contrattili: sarcomeri che si contraggono. Le cellule muscolari striate cardiache hanno una forma a y, tra loro sono collegate attraverso i dischi (disco intercalare). A livello dei dischi intercalari ci sono delle ▫ giunzioni aderenti che saldano i citoscheletri delle due cellule adiacenti. C'è qualcosa tra le due membrane citoplasmatiche che è collegato alla membrana citoplasmatica e nel versante intracellulare questo qualcosa è collegato al cito scheletrico delle cellule. Questo permette che le cellule cardiache possano contrarsi simultaneamente con la massima efficienza perché sono saldamente collegate. ▫ Ci sono anche le giunzioni comunicanti e si creano dei connessioni che sono dei pori che attraversano le due membrane citoplasmatiche dei due cardiomiociti vicini. Questi connessioni consentono la diffusione facilitata di ioni e piccole molecole, si crea quindi tra i due cardiomiociti una connessione elettrica. Il potenziale elettrico (lo stimolo contrattile) si propaga da un cardiomiocita a all'altro in modo coordinato. Fuori è rivestiti da pericardio, dentro da endocardio. Il cuore ha una forma di piramide triangolare con una base rivolta indietro e a dx e l’apice rivolto avanti e a sx e sdraiato sul diaframma. Il peso del cuore è maggiore nel maschio e è influenzato dall’entità del lavoro muscolare. Ipertrofia (ispessimento delle pareti del cuore e quindi aumenta la capillarizzazione). Cuore fatto da due metà dx e sx che sono indipendenti. Ogni metà è costituita da due camere (un atrio e un ventricolo) in tutto 4 camere. Confutazione esterna: faccia anteriore e faccia inferiore (diaframmatica). ♦ Faccia sterno costale (anteriore)→ presenta un solco detto “solco interventricolare anteriore” (solco tra i due ventricoli) è perpendicolare al solco coronario. Il solco interventricolare si porta fino all’apice del cuore a destra. Alla base del cuore a sx arriva come solco interventricolare diaframmatico. Questa faccia è costituita soprattutto dai ventricoli, soprattutto il destro. Margine inferiore, margine sx (ottuso) e margini superiore. Il margine destro è ricoperto dal ventricolo destro. Il ventricolo destro è una piramide a base triangolare, il passaggio dalla faccia anteriore a quella inferiore forma un angolo acuto. Il ventricolo sinistro è più ovoidale quindi forma un angolo ottuso. Il margine superiore è la base (superiore convessa e ovoidale). Descrizione delle camere del cuore Atrio destro: riceve il sangue refluo (povero di ossigeni) da testa, collo, arti superiore e torace (dalla circolazione sistemica) attraverso la vena cava superiore. Riceve sangue refluo da tessuti e organi della cavità addominale e pelvica, da arti inferiori attraverso la vena cava inferiore. Arriva anche sangue refluo dalla parete cardiaca. Il cuore, come qualsiasi altro organo della circolazione sistemica, riceve sangue attraverso le arterie coronarie e deve drenarlo; quindi, attraverso il seno coronario, arriva all‘atrio destro. L’atrio destro (come quello sinistro) ha anteriormente un'estroflessione flaccida (auricola) a fondo ceco. L’auricola destra circonda l’aorta, quella sinistra il tronco polmonare. Nelle auricole è possibile che si stagni del sangue, per esempio, se c’è una fibrillazione atriale (l’atrio non si contrae in modo omogeneo, ma fibra). Configurazione interna atrio destro: riceve sangue dalla vena cava superiore, dalla vena cava inferiore e dal seno coronario. A destra, lateralmente, c’è una cresta terminale (che dall’altra parte è un solco) a partire dalla quale si sollevano delle lamine muscolari (qui il muscolo si solleva in lamine che sono parelle uno di fianco all’altra, si chiamano muscoli pettinati che servono a garantire un’efficace contrazione dell’atrio senza andare ad inspessire tanto la parete). Sempre sulla parete posteriore c’è una fossa ovale: durate la circolazione fetale c’è un foro che mette in comunicazione i due atri, ma quando il bambino nasce viene tappato e diventa una fossa. Alla base, l’atrio destro, ha una valvola atrio-ventricolare destra (tricuspide: ha 3 cuspidi, cioè 3 lembi valvolari) che mette in comunicazione l’atrio destro con il ventricolo destro. Quando questa valvola è aperta il sangue passa dall'atrio al ventricolo destro. Ventricolo destro → configurazione esterna: costituisce per la maggior parte la faccia anteriore (sterno-costale) del cuore. Forma di piramide a base triangolare. La parete interna non è liscia, ma si solleva in trabecole carnee (è sempre lo stesso muscolo: il miocardio, ma qui si solleva). Trabecole carnee di primo livello sono i muscoli papillari che hanno una forma a cono con la base installata alla parete del ventricolo e l’apice che si protende, da cui originano delle corde tendinee che si inseriscono sui lembi valvolari della valvola tricuspide. Superiormente si forma il cono arterioso dove origina il tronco polmonare alla cui base c’è una valvola semi-lunare fatta in modo simile alle valvole venose. Ci sono 3 lembi vascolari (cuspidi) che hanno una forma a coppetta. Quando la valvola semi-lunare polmonare (il ventricolo destro si sta contraendo e sta spingendo sangue nel tronco polmonare) è aperta il sangue deve arrivare ai polmoni. Il sangue arriva al ventricolo tramite le vene polmonari. Atrio sinistro: riceve sangue ricco di ossigeno che arriva dalla piccola circolazione (dai polmoni) attraverso le vene polmonari. configurazione interna: non ci sono muscoli pettinati, la parete è liscia. Ci sono gli orifizi di arrivo delle vene polmonari. Alla base c’è una valvola atrioventricolare sinistra (bicuspide o mitrale). Quando è aperta il sangue dall’atrio sinistro passa al ventricolo sinistro. Ventricolo sinistro: costituisce una porzione della faccia sterno-costale. Configurazione interna: ci sono le trabecole carnee (sollevamento del miocardio) che danno irregolarità alla parete dei ventricoli. trabecole carnee di primo: muscoli papillari (2) fatti a forma di cono e all'apice originano le corde tendine. In alto c’è un cono arterioso, origina l'aorta alla cui base c’è una valvola semi lunare aortica. Quando è aperta (sistole ventricolare) il ventricolo sx spinge il sangue ricco di ossigeno attraverso l’aorta nella grande circolazione. NOTA CHE La parete del ventricolo sinistro è più spessa di quello destro perché la forza che deve avere il ventricolo sx per pompare il sangue in tutti i punti del corpo deve essere maggiore rispetto alla forza che deve imprimere il ventricolo destro che deve mandare sangue ai polmoni che sono vicini. Il volume della cavità del ventricolo destro e sinistro è lo stesso perché uguale volume di sangue nello stesso momento dovrà andare nella piccola circolazione per essere ossigenato e nella grande circolazione per portare sangue ossigenato alle varie parti del corpo. − Durante la diastole ventricolare sono aperte le valvole atrio- ventricolari e chiuse le semi lunari. Il ventricolo è in diastole, rilassato, quindi anche i muscoli papillari sono rilassati e di conseguenza le corde tendine saranno rilassate. − Nelle sistole ventricolari i ventricoli si stanno contraendole valvole atrio-ventricolari sono chiuse e quelle semi-lunari si aprono (aortica e polmonare) e il ventricolo entra in sistole (sangue passa da atrio a ventricolo), aumenta la pressione del sangue e preme sui lembi valvolari delle valvole atrio-ventricolari che si chiudono. Le corde tendinee e i muscoli papillari servono a evitare che i lembi valvolari si ribaltino in atrio. (NOTA CHE: non è il sistema di muscoli papillari e corde tendinee che apre e chiude le valvole, è il cambiamento di pressione. Questi stabilizzano la valvola). Aumenta la pressione nel ventricolo, (si sta contraendo) il sangue preme dal basso e i lembi valvolari si aprono e passa il sangue. Il ventricolo smette di contrarsi e il sangue preme sui lembi valvolari che quindi si chiudono. Ciclo cardiaco: il cuore lavora in cicli di contrazione (sistole) e di rilassamento (diastole). Un ciclo cardiaco si descrive iniziando dalla − Diastole ventricolare: i ventricoli sono rilassati, gli atri si stanno riempiendo (aumento pressione del sangue negli atri.) questo spinge l’apertura delle valvole atrio-ventricolari destra e sinistra e il sangue può passare dagli atri ai ventricoli. Questo è vero per circa l’80% del volume di sangue (passa passivamente), ma ne rimane il 20 %. − Sistole atriale: Anche gli atri si contraggono (per garantire che tutto il sangue passi). Subito dopo gli atri smettono di contrarsi. Il sangue, adesso, è tutto nei ventricoli: aumenta la pressione nel ventricolo e il sangue spinge la chiusura delle valvole atrio-ventricolari e quindi non c’è reflusso di sangue. − Sistole ventricolare: il ventricolo si contrae (i muscoli papillari e le corde tendinee si tendono), viene stabilizzata la chiusura della valvola atrio-ventricolare e il sangue preme per le aperture delle valvole semi-lunari (aortica e polmonare). possono partire la piccola e la grande circolazione. Poi tutto ricomincia. LA contrazione del cuore è autonoma: non è sotto l’influenza del sistema nervoso perché il cuore è dotato di auto ricucita. Possibile perché oltre al miocardio di lavoro (si contrae e si rilassa durante la sistole e la diastole) c’è un miocardio specializzato nel generare e condurre l’impulso contrattile. Oltre al miocardio di lavoro ci sono delle cellule che sono sempre cardiomiociti ma sono specializzati, in grado di generare autonomamente l’impulso contrattile e poi sono in grado di condurlo. Costituiscono il sistema di conduzione del cuore: garantisce un’affluenza normale di battiti (circa 70 al minuto). Il sistema nervoso, al massimo, può modulare e regolare questa frequenza di batti. Questi cardiomiociti speciali sono o le cellule nodali (cellule pacemaker): sono in grado di depolarizzarsi (come fanno i neuroni) fino a un valore soglia che quando viene aggiunto permette la generazione di un impulso contrattile. Questa cosa la fanno in modo autonomo. Non tutte le cellule nodali si depolarizzano con ugual velocità, le prime a depolarizzarsi (a generare un impulso) sono le cellule nodali del nodo seno atriale (primo pacemaker del cuore). Lo stimolo contrattile dal nodo seno atriale si distribuisce alla parete degli atri. Le cellule nodali sono in collegamento con i cardiomiociti di lavoro che tra loro sono in comunicazione con i dischi intercalari, si contraggono insieme (connessoni: passaggio di impulso alla contrazione), quindi parte l’impulso che si distribuisce al muscolo degli atri (miocardio di lavoro). Questo stimolo alla contrazione arriva all’atrio destro e all’atrio sinistro (non c’è niente che isoli) quindi gli atri possono contrarsi. L’impulso alla contrazione arriva poi al nodo atrio-ventricolare (secondo pacemaker del cuore) che rallenta l’impulso alla contrazione prima che possa passare ai ventricoli (deve essere garantito il passaggio di tutto il sangue). Alla periferia del nodo atrio-ventricolare partono le fibre di conduzione o Fibre di conduzione: Cardiomiociti specializzati nella conduzione, si forma il fascio atrio-ventricolare dis che passa nel setto tra atrio e ventricolo e poi nel setto intraventricolare (l’impulso sta andando avanti). Il fascio comune di dis si biforca in branca destra (va al ventricolo destro) e branca sinistra (va al ventricolo sinistro); raggiungono l’apice, ognuno si porta verso il ventricolo di pertinenza ramificandosi (creando le fibre di Purkinje) che si distribuiscono alla parete ventricolare, prima ai muscoli papillari (la loro contrazione stimola la chiusura delle valvole atrio-ventricolari) poi al resto della parete. Nel setto intra ventricolare sono inguainate in una guaina di tessuto connettivo sieroso (è un isolante) perché l’impulso alla contrazione non deve avvenire in modo disordinato. Il cuore è dotato di auto-ritmicità (dice a sé stesso di contrarsi), mala forza di contrazione può essere regolata dal sistema nervoso autonomo. Ci sono dei centri cardio stimolanti (centro cardio-stimolatore che distribuisce le informazioni al sistema autonomo simpatico che è in grado di aumentare la frequenza e da forza di contrazione del cuore; cardio-inibitore che distribuisce le informazioni al sistema parasimpatico ed è in grado di promuovere un calo della frequenza e della forza di contrazione). È importante che il sistema nervoso possa controllare il cuore perché ci sono situazioni in cui è necessario che il cuore pompi di più o di meno; quindi, si risponde ad uno stimolo. Sistema linfatico Funzioni→ 1. Asporta l’eccesso di liquidi interstiziale per immetterlo nel circolo sanguigno. Attraverso lo scambio di questo con il sangue i tessuti ottengono quello di cui hanno bisogno e. Eliminano quello che devono eliminare. Così si preserva il volume e la composizione del sangue. 2. Il sistema linfatico trasposta i lipidi introdotti con l’alimentazione assorbiti dall’intestino tenue, e qui sono recuperati da vasi linfatici che li veicolano nel sangue 3. Collabora alla difesa immunitaria perché distribuisse i linfociti È costituito da vasi linfatici (sistema di vasi) e organi linfatici (organi linfoidi) che sono posizionati in posizioni strategiche per fare in modo che potenzialmente siano i primi ad entrare in contatto con un eventuale antigene estraneo (patogeno) Organi primari: vengono prodotti i linfociti e acquisiscono l’immunocompetenza ♦ midollo osseo rosso: dove c’è la cellula progenitrice linfoide (quella che dà origine ai linfociti) ♦ Timo: qui i linfociti T acquisiscono la loro immunocompetenza. Organi secondari: ♦ Tonsille: ♦ Milza: ♦ placche di Peyer: Cosa fa il sistema linfatico per il mantenimento della volemia (mantenimento del contenuto di sangue): letto di capillari sanguiferi, arteriola da cui originano questi capillari che entrano ad una piccola venula. Qui arriva il sangue caratterizzato da due pressioni diverse: − una idrostatica: data dalla spinta del sangue dalla pompa cuore. − una colloidosmotica (oncotica): data dalla differenza di concentrazione di proteine tra il sangue e il liquido interstiziale. La concentrazione di proteine è maggiore nel sangue rispetto a quella del liquido interstiziale. Per questo motivo il liquido dall’esterno tenderebbe ad entrare, ma alla estremità arteriosa dei capillari prevale la pressione idrostatica. Prevalendo questa pressione, acqua e vari soluti escono dai capillari verso l’esterno (dal plasma al liquido interstiziale), esce ossigeno e nutrienti (tutto quello che serve al tessuto). All’estremità venosa prevale quella colloidosmotica, acqua e soluti tendono a rientrare dall’esterno all’interno (rientra acqua, anidride carbonica e cataboliti: sostanze di scarto. Così il liquido interstiziale si è ripulito e i tessuti hanno ottenuto quello di cui avevano bisogno). Tutto quello che esce dalla pressione idrostatica non rientra: C’è un flusso netto dai capillari al liquido lungo tutto il capillare perché esce più di quello che rientra (3 litri e mezzo). Qui interviene il sistema di vasi linfatici che recupera liquido interstiziale sotto forma di linfa (tessuto liquido simile al plasma, maggior parte acqua, soluti non entrati nel circolo ematico e proteine comunque in concentrazione minore rispetto al plasma). Nei vasi linfatici ci sono macrofagi e linfociti (via di trasporto per le cellule che lavorano come sistema immunitario. Il sistema di vasi è un sistema circolatorio aperto e unidirezionale: Trasporta la linfa dai tessuti (periferia) fino a un punto ben preciso del sistema venoso dove la vena giugulare interna e la vena succlavia si uniscono. Dalla periferia a sangue venoso. C’è un flusso netto in uscita. Accanto al letto di capillari sanguiferi ci sono capillari linfatici (sono a fondo cieco, hanno un lume più ampio, aspetto irregolare, hanno una parete costituita da endotelio e membrana basale che però è incompleta (ha uno strato in meno), questo fa sì che la parete siano sottili e che ci sia una più alta permeabilità, data anche dal fatto che le cellule endoteliali che ne costituiscono la parete non sono come nei capillari sanguiferi (strettamente adese tra loro), ma si sovrappongono i cui lembi lasciano delle strette aperture chiamate mini valvole che garantiscono che in entrata entrino acqua, anidride Carbonia, patogeni per non fargli più uscire (unidirezionalità). A partire da una loro membrana (dei capillari linfatici) basale partono delle fibre di ancoraggio che ancorano il capillare nel tessuto circostanze. Queste fibre servono anche per aumentare il liquido interstiziale (aumenta quindi la pressione sui capillari linfatici), il liquido dall’esterno preme e quindi il capillare tende a collassare (alla parete però ci sono delle fibre di ancoraggio che si tendono mantenendo aperte le mini-valvole che garantiscono l’entrata ma non l’uscita del liquido interstiziale). Quindi anche quando c’è un aumento di liquido interstiziale e quindi un aumento di pressione dall’esterno che spinge sulle pareti del capillare linfatico questo non collassa garantendo flusso verso l’interno. I capillari linfatici convegno verso vasi linfatici di calibro maggiore che ogni tanto vengono associati alle venule e vene di medio calibro; in realtà nei vasi linfatici non esiste una netta divisione in tonache; quindi, l’idea di associarli a venule e vene è legato al calibro dei calici. Struttura dei vasi linfatici Veicolano la linfa solo dalla periferia al circolo venoso (a differenza dei vasi sanguigni che formano un circolo completo che inizia e termina con il cuore); I vasi linfatici variano nella dimensione: piccoli capillari linfatici, vasi collettori (dotti o tronchi linfatici); o Capillari linfatici: la circolazione linfatica ha inizio nei tessuti periferici con una rete di capillari linfatici che differiscono dai vasi sanguigni perché (1). hanno diametro maggiore (2). hanno pareti più sottili perché l’endotelio manca di una membrana basale continua; (3). spesso hanno aspetto irregolare e piatto; (4). le loro cellule endoteliali possiedono filamenti ancoranti di collagene che si estendono dalla lamina basale incompleta nel tessuto connettivo circostante e contribuiscono a mantenere aperte le vie di passaggio quando la pressione interstiziale aumenta; (5). hanno un’elevata permeabilità perché le cellule endoteliali si sovrappongono e presentano interruzioni, tra cui passano i fluidi; la regione della cellula endoteliale che va a sovrapporsi agisce come tavola a senso unico che permette l’entrata del fluido interstiziale, ma non la fuoriuscita. Valvole dei vasi linfatici: dai capillari linfatici, la linfa passa in vasi linfatici di calibro sempre maggiore, fino ai tronchi linfatici. I vasi linfatici di maggior calibro hanno dimensione simile alle piccole vene, ma in realtà differiscono per l’istologia: (1) hanno una parete più sottile; (2) hanno un lume più ampio. Anche i grossi vasi linfatici, come le vene, possiedono delle valvole interne, che sono molto ravvicinate in corrispondenza delle quali i vasi si presentano molto dilatati. Il ruolo delle valvole è quello di impedire il reflusso della linfa nei vasi linfatici. Le contrazioni ritmiche della muscolatura liscia, presente nella parete dei vasi, spingono la linfa verso i dotti linfatici. Le contrazioni della muscolatura scheletrica e i movimenti respiratori lavorano insieme per favorire il movimento della linfa verso i vasi linfatici. Se un vaso linfatico viene compresso o ostruito, o c’è una compromissione valvolare, il drenaggio linfatico rallenta o cessa completamente nell’area interessata. Poiché il fluido interstiziale continua ad uscire dai capillari, ma il sistema linfatico non è più in grado di rimuoverlo, la pressione e il volume del fluido interstiziale aumentano progressivamente. In questa situazione il tessuto interessato si gonfia. o Dotti collettori: la linfa che scorre nei capillari viene raccolta da due gruppi di vasi linfatici: i linfatici superficiali e i linfatici profondi. I vasi linfatici superficiali decorrono insieme alle vene superficiali. I vasi linfatici profondi sono grossi vasi che accompagnano in decorso di arterie e vene profonde. o Nel tronco, i vasi linfatici profondi e superficiali convergono a formare vasi di calibro maggiore, detti tronchi linfatici. I tronchi linfatici, a loro volta, si svuotano in due grossi vasi collettori, i dotti linfatici, che dirigono la linfa nel circolo venoso. I linfociti I linfociti rappresentano il tipo cellulare principale del sistema linfatico e sono deputati all’immunità specifica. La loro attivazione avviene in seguito al riconoscimento di (1) microrganismi invasori, come virus o batteri, (2) cellule somatiche anomale, come cellule infettate da virus, (3) proteine estranee. I linfociti intervengono ad eliminare questi agenti estranei o per renderli inoffensivi. Viaggiano lungo il corpo trasportati dal sangue, raggiungono i tessuti periferici per poi tornare nel circolo sanguigno attraverso il sistema linfatico. Indipendentemente dalla forma di invasione i linfociti rispondono dando il via ad una risposta immunitaria. Esistono tre classi di linfociti: 1. Linfociti T: originano nel midollo osseo e poi migrano nel timo dove si differenziano e diventano immunocompetenti. Ne esistono diverse varianti: (1) linfociti T citotossici che attaccano le cellule estranee o infettate da virus, spesso mediante contatto diretto, e sono responsabili dell’immunità cellulo-mediata; (2) linfociti T helper che regolano e coordinano la risposta immunitaria controllano sia l’attivazione, che l’azione dei linfociti B; (3) linfociti T di memoria che vengono prodotti dalla divisione di linfociti T attivati in seguito al contatto con un determinato antigene. Possono rimanere silenti per tanto tempo e attivarsi quando entrano in contatto con lo stesso antigene. 2. Linfociti B: originano e diventano immunocompetenti nel midollo osseo, in seguito a stimolazione antigenica, si differenziano in plasmacellule deputate alla produzione e secrezione di anticorpi. Reagiscono con specifici bersagli chimici detti antigeni. Con la formazione del complesso antigene-anticorpo ha inizio una catena di eventi che porta a distruzione, neutralizzazione o eliminazione dell’antigene. Sono responsabili dell’immunità mediata da anticorpi (immunità umorale). Dalla divisione dei linfociti B attivati in seguito all’esposizione di un determinato antigene si generano linfociti B della memoria, che vengono attivati solo nel caso in cui l’antigene ricompaia nell’organismo in un tempo successivo. 3. Linfociti natural killer: attaccano cellule estranee, cellule normali infettate da virus e cellule cancerose che compaiono in tessuti normali. Il controllo costante dei tessuti periferici da parte dei linfociti NK e dei macrofagi attivati viene definito sorveglianza immunologica. Tessuto linfoide È un particolare tessuto connettivo in cui prevalgono i linfociti. Nel tessuto linfoide diffuso, i linfociti sono scarsamente aggregati all’interno del tessuto connettivo. Gli organi linfoidi secondari sono aggregati di linfociti fittamente stipati contenuti in una rete di sostegno di fibre reticolari. Organi linfoidi → Linfonodi: sono piccoli organi linfoidi dotati di forma ovalare. Sono rivestiti da una capsula fibrosa connettivale densa, che invia all’interno dell’organo setti fibrosi (trabecole). Attraverso l’ilo del linfonodo penetrano vasi sanguigni e i nervi. Ogni linfonodo possiede due gruppi di vasi linfatici: - i vasi linfatici afferenti: recano al linfonodo la linfa proveniente dai tessuti periferici, penetrano attraverso le capsule i vasi linfatici efferenti. La linfa circola nel linfonodo molto lentamente. -i vasi linfatici efferenti → Timo: ha consistenza nodulare e colorito rosaceo. Dalla pubertà in poi ha inizio la sua involuzione e, dunque, si rimpicciolisce, con le cellule un tempo funzionalmente attive che vengono gradualmente sostituite da tessuto connettivo fibroso. La capsula che ricopre il timo divide l’organo in due lobi timici, partizioni fibrose che si estendono dalla capsula. Ciascun lobulo è costituito da una densa corticale esterna e da una midollare centrale più pallida. La zona corticale si trova esternamente e contiene le cellule staminali linfoidi che si dividono rapidamente, producendo cellule figlie che maturano in linfociti T e migrano nella zona midollare. Durante il processo di maturazione, le cellule T sensibili ai normali antigeni tissutali vengono distrutte, mentre le cellule T che sopravvivono possono entrare in uno dei vasi sanguigni specializzati in questa regione. Durante la permanenza nel timo, le cellule T non prendono parte alla risposta immunitaria, ma rimangono inattive fino a che giungono nel circolo ematico. I capillari timici non consentono liberi scambi tra liquido interstiziale e sangue. → Milza: è l’organo linfatico di dimensioni maggiori, all’osservazione macroscopica si presenta di colore rosso vivo dovuto alla ricca vascolarizzazione. Le funzioni della milza nei confronti del sangue: (1) rimuove le cellule del sangue anomale tramite fagocitosi; (2) accumula ferro derivante dal riciclaggio dei globuli rossi; (3) da avvio alla risposta immunitaria mediata dai linfociti T e B in seguito al contatto con gli antigeni presenti nel sangue. La milza è delimitata da una capsula connettivale contenete fibre collagene ed elastiche. Le componenti cellulari situate all’interno della milza ne costituiscono la polpa (polpa rossa: ricca di eritrociti; polpa bianca: ricca di noduli linfatici). Sistema linfatico e invecchiamento Con l’avanzare dell’età, il sistema linfatico diviene meno efficace nel combattere le malattie. I linfociti T diventano meno reattivi agli antigeni e quindi il numero dei linfociti T citotossici è inferiore. I livelli anti-corporali non si alzano più in poco tempo in seguito all’esposizione all’antigene. Quindi si ha una maggiore sensibilità a infezioni batteriche e virali. Apparato respiratorio È praticamente costituito dalle vie aere che conducono l’aria da e verso tali superfici e può essere suddivido in una porzione di conduzione (si estende dall’ingresso delle cavità nasali fino ai più piccoli bronchioli posti all’interno dei polmoni) e in una porzione respiratoria (comprende i bronchioli respiratori e i sacchi alveolari, a livello dei quali avvengono gli scambi gassosi). − Tratto superiore dell’apparato respiratorio: naso-cavità nasali-seni paranasali-faringe. Queste vie di passaggio filtrano, riscaldano e umidificano l’aria, proteggendo le superfici di conduzione più delicate. − Tratto inferiore dell’apparato respiratorio: laringe-trachea-bronchi-polmoni. Filtrazione, riscaldamento e umidificazione hanno inizio nel tratto superiore e continuano attraverso la restante porzione del tratto di conduzione. A questo punto, l’aria raggiunge gli alveoli polmonari, dopo che la maggior parte degli agenti estranei (particelle e germi patogeni) è stata rimossa e umidità e temperatura hanno raggiunto limiti accettabili. Le funzioni dell’apparato respiratorio sono 1) Fornire un’ampia area per gli scambi gassosi tra aria e sangue circolante; 2) Condurre l’aria da e verso le superfici polmonari di scambio; 3) Proteggere le superfici respiratorie da disidratazione, sbalzi di temperatura e altre variazioni ambientali; 4) Difendere l’apparato respiratorio stesso ed altri tessuti dall’invasione di microrganismi patogeni; 5) Produrre i suoni implicati nel linguaggio, nel canto e nella comunicazione non verbale; 6) Regolare il volume e la pressione del sangue e controllare il pH dei fluidi corporei. Epitelio respiratorio ▪ È un epitelio psesudostratificato, cilindrico e ciliato, con numerose cellule caliciformi. Riveste l’intero tratto respiratorio ad eccezione della porzione inferiore della faringe, delle porzioni di conduzione più sottili e degli alveoli. ▪ Le cellule caliciformi e le ghiandole mucose producono muco denso e viscoso che ricopre le superfici esterne dell’epitelio. ▪ Nelle cavità nasali, le ciglia hanno il compito di indirizzare tutte le particelle estranee o i microrganismi che rimangono intrappolati nel muco verso la faringe, da cui possono passare nello stomaco dove vengono esposti agli acidi e agli enzimi gastrici. Anche nelle porzioni inferiori delle vie respiratorie le ciglia si muovono in direzione della faringe, determinando una sorta di ascensore mucoso che mantiene libere le vie di passaggio dell’aria. ▪ L'aria che viene inspirata viene filtrata perché le pareti sono molto delicate e possono danneggiarsi gravemente con l’inspirazione di detriti e patogeni. I meccanismi respiratori di filtrazione sono alla base del sistema difensivo dell’apparato respiratorio. Le particelle troppo grandi vengono rimosse grazie a peli rigidi presenti nel vestibolo nasale. Quelle più piccole vengono bloccate dal muco che aumenta esponenzialmente in caso di esposizione a vapori nocivi, polveri o detriti. Vie aeree superiori - naso e cavità nasali Il naso è la principale via di passaggio dell’aria che entra nell’apparato. Normalmente l’aria entra attraverso le due narici, che rappresentano l’ingresso delle cavità nasali. Il vestibolo nasale (la porzione iniziale della cavità nasale) è delimitato dai tessuti flessibili del naso ed è sostenuto da un paio di cartilagini laterali e due paia di cartilagini alari. Nell'epitelio del vestibolo sono presenti peli ruvidi che si estendono fino alle narici. Il setto nasale separa le due cavità nasali destra e sinistra. Le secrezioni mucose prodotte nei seni paranasali, le lacrime attraverso i dotti nasolacrimali aiutano a mantenere la superficie delle cavità nasali umida e pulita. Il pavimento della cavità nasale è costituito dal palato duro osseo, formato dalle ossa mascellare e palatino, che separa la cavità orale dalla cavità nasale. Faringe Naso, bocca e gola sono in comunicazione tra loro attraverso una via di passaggio comune, la faringe. Appartiene sia all’apparato respiratorio che a quello digerente e si estende fino all’ingresso dell’esofago. Vie aeree inferiori – laringe L'aria inspirata lascia la faringe passando attraverso un’apertura ristretta chiamata glottide. È un cilindro le cui pareti cartilaginee sono rese stabili da legamenti e/o da muscoli scheletrici. Trachea L'epitelio della laringe continua con l’epitelio della trachea, un condotto resistente e flessibile. Il rivestimento della trachea consiste nell’epitelio respiratorio poggiante su uno strato di connettivo lasso definito lamina propria, che separa l’epitelio dalle cartilagini sottostanti. L'epitelio e la lamina costituiscono la tonaca mucosa della trachea. Uno spesso strato di tessuto connettivo, la tonaca sottomucosa, circonda la mucosa e contiene le ghiandole mucose che comunicano con la superficie epiteliale tramite i dotti escretori. La contrazione del muscolo tracheale modifica il diametro del lume tracheale e, di conseguenza, la resistenza al flusso aereo. L'attivazione del simpatico porta al rilasciamento del muscolo tracheale, aumentando il diametro della trachea e rendendo più agevole il passaggio di grossi volumi di aria lungo le vie respiratorie. Bronchi principali La trachea si ramifica nel mediastino, dando origine ai bronchi principali destro e sinistro i quali, decorrendo al di fuori dei polmoni, vengono anche definiti bronchi extra polmonari. Possiedono degli anelli cartilaginei di supporto a forma di C (come la trachea). Ogni bronco ventila il rispettivo polmone. Il bronco destro ha un diametro maggiore e scende con andamento più verticale verso il polmone destro (per questo i corpi estranei che entrano lo fanno più facilmente nel polmone destro. Ogni bronco principale, prima di suddividersi ulteriormente, passa attraverso un incavo situato nella faccia mediale del rispettivo polmone, l’ilo polmonare, che rappresenta il punto di passaggio per vasi e nervi destinati al polmone. Polmoni I due polmoni sono situati nelle rispettive cavità pleuriche. Hanno forma di un cono tronco la cui punta, o apice, si estende superiormente, fino alla base del collo, la porzione inferiore, o base, poggia sulla faccia superiore del diaframma. I polmoni sono suddivisi in lobi ad opera di profonde scissure. Il polmone destro è formato da 3 lobi (superiore, medio, inferiore). La scissura obliqua separa il lobo superiore e inferiore, quella orizzontale separa il lobo superiore da quello medio. Il polmone sinistro è formato da 2 lobi (superiore e inferiore) separati dalla scissura obliqua. Il cuore e i suoi vasi si proiettano verso la cavità pleurica di sinistra; quindi, questo polmone è più piccolo del destro. Il polmone sinistro presenta una grande impronta cardiaca. Facce del polmone: faccia costale, porzione convessa del polmone, in rapporto con la superficie interna della gabbia toracica. La faccia mediastinica contiene l’ilo e ha una forma più irregolare, su di essa lasciano impronte i grossi vasi e il cuore. Bronchi polmonari I bronchi principali e le varie ramificazioni formano l’albero bronchiale. I bronchi destro e sinistro decorrono fuori dai polmoni, per questo si chiamano extra polmonari. Dopo il loro ingresso nei polmoni, i bronchi principali si suddividono a formare condotti aerei di dimensioni progressivamente inferiori, che vengono chiamati nel complesso bronchi intrapolmonari. Ogni bronco principale si suddivide a formare dei bronchi lobari che a loro volta si suddividono per formare i bronchi segmentali, ciascuno dei quali ventola un singolo segmento broncopolmonare. Nel polmone destro sono presenti 10 bronchi segmentali, nel sinistro sono 10 prima dello sviluppo, poi diventano 8 o 9. La componente cartilaginea delle pareti dei bronchi diminuisce progressivamente a partire dai bronchi principali, per ridursi a semplici placche cartilaginee che circondano il lume dei bronchi. Il polmone destro è diviso in 3 lobi e riceve 3 bronchi secondari: bronco lobare superiore, inferiore e medio, ognuno dei quali ventila il rispettivo lobo del polmone destro. Il polmone sinistro è diviso in 2 lobi, riceve 2 bronchi secondari: il superiore e l’inferiore. I bronchi lobari di ciascun polmone si suddividono per formare i bronchi segmentali. Nel polmone dx, il lobo superiore è ventilato da 3 bronchi segmentali, il medio da 2 e l’inferiore da 5. il lobo superiore del sx contiene 4 bronchi segmentali e quello inferiore 5. i bronchi segmentali portano aria ai segmenti broncopolmonari. Ogni lobo polmonare può essere suddiviso in unità più piccole chiamate segmenti o zone broncopolmonari. Bronchioli Ogni bronco segmentale si ramifica ripetutamente all’interno del segmento broncopolmonare fino ad ottenere circa 6500 piccoli bronchioli terminali. L'attivazione del sistema simpatico e il rilascio di adrenalina portano ad ampliamento delle vie aeree, mentre la stimolazione del parasimpatico provoca broncocostrizione. Questi cambiamenti alterano la resistenza del flusso d’aria in entrata o in uscita dalle superfici deputate agli scambi gassosi. Ogni bronchiolo terminale invia aria a un singolo lobulo polmonare, dove si ramifica in numerosi bronchioli polmonari che costituiscono la più sottile parte dell’albero bronchiale e conducono l’aria alle superfici polmonari di scambio. Le preliminari filtrazioni e umidificazione dell’aria in entrata si completano prima che l’aria lasci i bronchioli terminali. Dotti alveolari e alveoli I bronchioli respiratori sono connessi agli alveoli, sede terminale delle vie aeree, lungo regioni chiamate dotti alveolari, vie di passaggio che terminano a livello dei sacchi alveolari, camere connesse a più alveoli. Ogni polmone contiene approssimativamente 150 milioni di alveoli che gli conferiscono un aspetto spugnoso. Ogni alveolo è connesso a un ampio reticolo di capillari peri alveolari circondati da fibre elastiche, che contribuiscono a mantenere la posizione relativa degli alveoli e dei bronchioli respiratori. Il ritorno di queste fibre durante l’espirazione riduce le dimensioni degli alveoli, facilitando il processo di espirazione. Vascolarizzazione del polmone ▫ Le superfici deputate agli scambi respiratori ricevono sangue dalle arterie del circolo polmonare. ▫ Le arterie polmonari, sx e dx, entrano nel rispettivo polmone attraverso l’ilo, e si suddividono seguendo le ramificazioni dei bronchi via via che si avvicinano ai lobuli. ▫ Ogni lobulo riceve un’arteriola che forma capillare, circondante i singoli alveoli e si riunisce a formare una venula. ▫ Dai capillari alveolari il sangue passa, attraverso le venule polmonari, nelle vene polmonari dirette nell’atrio sinistro del cuore. ▫ Il tratto di conduzione dell'apparato respiratorio riceve sangue dalle arterie carotidi esterne (cavità nasali e laringe), dal tronco tireocervicale (rami delle arterie succlavie che vascolarizzano la porzione inferiore della laringe e della trachea) e dalle arterie bronchiali. ▫ I capillari che originano dalle arterie bronchiali forniscono ossigeno e sostanze nutritizie alle vie di conduzione del polmone; il sangue venoso fluisce nelle vene polmonari, bypassando il resto del circolo sistemico e diluendo il sangue ossigenato proveniente dagli alveoli. Cavità e sierose pleuriche. ❖ La cavità toracica ha la forma di un tronco di cono. Le sue pareti sono costituite dalla gabbia toracica e il pavimento del muscolo diaframma. All'interno di questa sono presenti le due cavità pleuriche separate dal mediastino. ❖ Ogni polmone occupa una singola cavità pleurica delimitata da una membrana sierosa, la pleura. Questa viene suddivisa in pleura parietale (riveste la superficie interna della parete toracica e si estende sul diaframma e sul mediastino) e in pleura viscerale (riveste la superficie esterna dei polmoni e si approfonda nelle scissure che separano i lobi). ❖ Lo spazio esistente tra le due pleure è detto cavità pleurica e in esso vige una pressione negativa. entrambe le pleure secernono una piccola quantità di liquido pleurico, un fluido umido e viscoso che ricopre e lubrifica le superfici pleuriche, riducendo l’attrito durante la respirazione. Muscoli respiratori e ventilazione polmonare La respirazione consiste nel movimento fisico dell’aria in entrata verso o in uscita dall’albero bronchiale. La sua funzione è quella di mantenere un’adeguata ventilazione alveolare (movimento d’aria da e verso gli alveoli), che previene l’accumulo di anidride carbonica negli alveoli e assicura un apporto continuo di ossigeno, di pari passo con l’assorbimento da parte del flusso ematico. Il principale muscolo respiratorio è il diaframma. Quando si contrae, si tende e appiattisce determinando un aumento del volume nella cavità toracica e un incremento dello spazio pleurico che a sua volta comporta aria nei polmoni. Quando il diaframma si rilassa si incurva verso l’alto, riducendo il volume intrapleurico e favorendo l’uscita dell’aria. Quando il volume della cavità toracica aumenta, l’aria viene inviata nei polmoni; quando si riduce l’aria viene espulsa. I muscoli intercostali esterni possono partecipare all’inspirazione alzando le costole: quando queste si innalzano oscillano in avanti, e l’ampiezza della gabbia toracica aumenta lungo l’asse antero-posteriore. I muscoli intercostali interni abbassano le coste e riducono il volume della gabbia toracica, contribuendo all’espirazione. I muscoli accessori si attivano quando la profondità e la frequenza respiratoria devono aumentare in modo marcato. Movimenti respiratori I muscoli respiratori possono muoversi con diverse combinazioni a seconda del volume d’aria necessario. Eupnea: respirazione tranquilla, l’ispirazione richiede la contrazione muscolare, l’espirazione è un processo passivo. Durante l’inspirazione tranquilla l'espansione dei polmoni provoca lo stiramento delle fibre elastiche presenti all’interno di essi; inoltre, l’innalzamento della gabbia toracica esercita uno stiramento della muscolatura scheletrica e sulle fibre elastiche che si trovano nel tessuto connettivo delle pareti. Quando i muscoli inspiratori si rilassano queste strutture si contraggono, e il diaframma, o la gabbia toracica, tornano al loro posto. Esistono due respirazioni: o Durante la respirazione diaframmatica, o respirazione profonda, la contrazione del diaframma, innervato dai nervi frenici, provoca le necessarie variazioni di volume del torace. o Durante la respirazione costale, o respirazione superficiale, il volume toracico varia in base ai cambiamenti di forma della gabbia toracica. La contrazione dei muscoli intercostali esterni innalza le coste e amplia la cavità toracica, determinando l’inspirazione; il rilasciamento di questi muscoli provoca l’espirazione. Iperpnea: respirazione forzata, sia inspirazione che espirazione sono processi attivi. Nell'inspirazione forzata agiscono i muscoli accessori, nell’espirazione i muscoli traverso del torace e intercostali interni. Durante uno sforzo fisico intervengono anche i muscoli addominali. Apparato digerente Costituito da: 1. Tubo muscolare, chiamato canale digerente--> formato da 1. Cavitò orale (bocca) 2. Faringe 3. Esofago 4. Stomaco 5. Intestino tenue e crasso 2. Vari organi accessori--> costituiti da 1. Denti 2. Lingua 3. Varie ghiandole (salivari, fegato, pancreas) che riversano il loro secreto in dotti che si svuotano nel canale digerente. Il cibo attraversa tutto il canale digerente e, durante il percorso, le secrezioni ghiandolari contenenti acqua, enzimi, tamponi e altri componenti, intervengono nella preparazione di nutrienti organici e inorganici necessari per l’assorbimento attraverso l’epitelio del canale digerente. Il canale digerente egli organi accessori collaborano per svolgere queste funzioni: 1. Ingestione: avviene quando cibi solidi e liquidi entrano nel canale digerente; 2. Elaborazione meccanica: molti cibi, prima di venire deglutiti, hanno bisogno di un’elaborazione meccanica (riduzione in poltiglia da parte della lingua e la frantumazione da parte dei denti). Movimenti vorticosi, rimescolamento e agitazione e movimenti propulsivi da parte del canale digerente sono prosecuzioni dei trattamenti meccanici; 3. Digestione: degradazione chimica ed enzimatica di zuccheri complessi, lipidi e proteine in piccole molecole organiche tali da poter essere assorbite dall’epitelio di rivestimento del canale digerente; 4. Secrezione: la digestione, solitamente, prevede l’uso di acidi, enzimi e tamponi prodotti con un meccanismo di secrezione attiva. La maggior parte di questi deriva dagli organi accessori come il pancreas; 5. Assorbimento: movimento di molecole organiche, vitamine e acqua attraverso l’epitelio e nei fluidi interstiziali del tratto digerente; 6. Escrezione: i rifiuti prodotti vengono secreti dalle ghiandole accessorie nel canale digerente; 7. Compattazione: progressiva disidratazione del materiale non digeribile e dei rifiuti organici prima della loro eliminazione. Movimenti del materiale ingerito Peristalsi: la tonaca muscolare provvede alla propulsione dei materiali da una regione all’altra del canale digerente. Consiste di onde di contrazioni muscolari che spingono il bolo lungo il canale digerente; durante un’ondata peristaltica si contrae la muscolatura circolare (un’onda di questa contrazione spinge forzatamente il materiale nella direzione desiderata), poi quella longitudinale, determinando l’accorciamento dei segmenti adiacenti. Segmentazione: in quasi tutto l’intestino tenue e in alcune regioni dell’intestino crasso avvengono contrazioni che segnano la segmentazione. Questi movimenti mescolano e frammentano il contenuto luminale mettendolo a contatto con le secrezioni intestinali. Queste contrazioni non producono un movimento netto in una particolare direzione. Peritoneo La tonaca sierosa, o peritoneo viscerale, è in continuità con il peritoneo parietale che riveste la superficie interna della parete corporea. Gli organi addominali possono mostrare uno o più rapporti con le membrane peritoneali: Organi intraperitoneali: sono ricoperti da tutti i lati dal peritoneo viscerale, giacciono all’interno della cavità peritoneale (stomaco, fegato, ileo); Organi retroperitoneali: sono rivestiti dal peritoneo viscerale solo sulla loro superficie anteriore; quindi, risiedono al di fuori della cavità peritoneale (reni, aorta addominale); Organi retroperitoneali secondari: organi del canale digerente che si formano come organi intraperitoneali, ma diventano organi retroperitoneali. La transizione avviene durante lo sviluppo embrionale. Il rivestimento peritoneale produce un liquido acquoso che lubrifica i due foglietti peritoneali. Mesenteri All'interno della cavità peritoneale, la maggior parte delle regioni del canale digerente è tenuta in sospensione da foglietti sierosi che connettono il peritoneo parietale al peritoneo viscerale. Questi mesenteri sono formati da un doppio strato fuso di sierosa peritoneale. Inoltre, stabilizzano la posizione relativa degli organi sottesi, prevengono l’aggrovigliamento del tratto intestinale durante i movimenti digestivi o improvvise variazioni della posizione corporea. Mentre si allunga, il canale digerente ruota all’interno della cavità peritoneale, già affollata. Il meso dorsale dello stomaco si allarga notevolmente e forma una tasca che si estende inferiormente, tra la parete corporea e la superficie anteriore dell’intestino tenue (grande omento). Tutto l’intestino tenue, con l’eccezione per i primi 25 cm, è sospeso da un foglietto sieroso mesenterico, detto mesentere, che conferisce stabilità pur consentendo una discreta mobilità. Cavità orale Funzioni: analisi del contenuto prima della deglutizione – elaborazione meccanica da parte dei denti – lubrificazione tramite le secrezioni mucose e salivari – digestione dei carboidrati tramite un enzima contenuto nella saliva. Lingua: − Rimescola il contenuto orale e può essere usata occasionalmente per convogliare alcuni cibi (gelati o creme) all’interno della cavità orale. − Funzioni principali: 1. Trattamento meccanico del cibo, tramite compressione, abrasione e rimescolamento 2. Assistenza alla masticazione e alla preparazione del materiale che verrà deglutito 3. Analisi sensoriale tramite recettori tattili, termici e gustativi 4. Secrezione di mucine e enzimi che aiutano la digestione dei grassi. − La lingua può essere divisa in una porzione orale (corpo anteriore) e in una porzione faringea (radice posteriore). La superficie superiore del corpo, il dorso, contiene numerose papille il cui spesso epitelio conferisce ancora più attrito al movimento di materiale effettuato dalla lingua. − L'epitelio è umettato da secrezioni di piccole ghiandole che si estendono nella lamina propria della lingua. Queste secrezioni sono costituite da acqua, mucine acquose e l’enzima lipasi linguale che inizia la scissione dei lipidi. − Lungo la linea mediale inferiore c’è una sottile piega di membrana mucosa, il frenulo linguale, che connette il corpo della lingua alla mucosa del pavimento orale. Evita movimenti eccessivi della lingua; se troppo corto impedisce di mangiare e parlare. − La lingua contiene due tipi di muscoli: intrinseci (modifica la forma della lingua) ed estrinseci. Ghiandole salivari − Tre paia di ghiandole salivari riversano il loro secreto all’interno della cavità orale. Ogni ghiandola è avvolta da una capsula fibrosa. 1. Parotidi: sono le più grandi, hanno forma irregolare. 2. Ghiandole sottolinguali: rivestite dalla mucosa che riveste il pavimento della bocca. I numerosi dotti sottolinguali si aprono ai lati del frenulo. 3. Ghiandole sottomandibolari: si trovano nel pavimento della bocca. − Ogni ghiandola ha una propria organizzazione cellulare e produce un tipo di saliva con caratteristiche leggermente diverse. − Durante il pasto, la produzione di grandi quantità di saliva, lubrifica la bocca, inumidisce il cibo e scioglie le sostanze chimiche che stimolano i calici gustativi. − Le secrezioni salivari sono sotto il controllo del sistema nervoso autonomo: ogni ghiandola salivare ha un’innervazione simpatica e parasimpatica. Ogni sostanza può dare il via allo stimolo di produzione di saliva. La stimolazione parasimpatica accelera la secrezione di tutte le ghiandole con produzione di saliva acquosa; il simpatico ha come risultato la produzione di volume ridotto di saliva viscosa ad alta concentrazione enzimatica. Denti − Sono responsabili della masticazione. Questa permette la rottura del tessuto connettivo e delle fibre vegetali e aiuta la saturazione dei materiali. − Dente adulto: dentina (matrice mineralizzata) - corona – colletto – radice − Tipi di denti: 1. Incisivi: a lametta posto nella porzione anteriore della bocca. Utili per tagliare 2. Canini: utili per lacerare 3. Premolari: utili per lo schiacciamento e per triturare 4. Molari: utili per lo schiacciamento e per triturare. − Masticazione: i muscoli masticatori determinano la chiusura della bocca e permettono lo scivolamento e la rotazione dell’arcata inferiore da un lato all’altro. Il cibo viene spinto avanti e indietro. Una volta finita la masticazione la lingua compatta il cibo in un bolo che può essere deglutito. Faringe ♦ Rappresenta una via di passaggio comune per i cibi solidi, liquidi e aria. ♦ I muscoli della faringe sono: Muscoli costrittori della faringe: spingono il bolo verso l’esofago Muscoli palatofaringei e stilo faringei: innalzano la laringe Muscoli palati: innalzano il palato molle e le porzioni adiacenti della parete faringea. ♦ I muscoli della faringe cooperano con i muscoli della cavità orale e dell’esofago nel dare avvio al processo di deglutizione. Deglutizione È un’azione complessa che inizia in modo volontario, ma una volta iniziato procede in modo involontario. È suddivisa in 3 fasi. → Fase buccale: inizia con la spinta del bolo contro il palato duro. La retrazione della lingua forza il bolo verso la faringe e porta l’innalzamento del palato molle ad opera dei muscoli palatali, con l’isolamento della rinofaringe. Fase sotto il controllo della volontà, una volta che il bolo entra nell’orofaringe si attiva un riflesso involontario che ne determina il movimento verso lo stomaco. → La fase faringea: inizia quando il bolo entra in contatto con gli archi palatali, con la parete posteriore della faringe, o con entrambi. L'innalzamento della laringe e il ripiegamento dell’epiglottide indirizzano il bolo verso la glottide (che ora è chiusa) e in meno di un secondo è spinto verso l’esofago (la respirazione per ora si arresta). → Fase esofagea: inizia con l’apertura dello sfintere esofageo superiore, una volta passato, il bolo viene spinto lungo l’esofago. L'avvicinamento provoca l’apertura del debole sfintere esofageo inferiore. Ora il bolo prosegue verso lo stomaco. Esofago + È un condotto muscolare cavo che conduce i cibi solidi e liquidi allo stomaco. + Si trova posteriormente alla trachea e lievemente a sinistra rispetto alla linea mediana e, prima di aprirsi nello stomaco, attraversa la parete posteriore del mediastino per poi entrare nella cavità peritoneale attraverso un orifizio del diaframma, lo iato esofageo. + Né la porzione superiore né quella inferiore presentano un muscolo sfintere ben definito. Stomaco ❖ Funzioni: accumulo di cibo ingerito – trasformazione meccanica del cibo ingerito – digestione chimica attraverso la rottura di legami chimici per azione di acidi ed enzimi. Il rimescolamento del cibo con le sostanze chimiche produce una sostanza viscosa fortemente acida chiamata chimo. ❖ Ha forma di una grossa J. occupa l’ipocondrio sinistro, l’epigastrio e parte delle regioni ombelicale e lombare sinistra. La forma e le dimensioni dello stomaco sono estremamente variabili da individuo a individuo a seconda dello stato di riempimento. ❖ Si individua nello stomaco una piccola curvatura, che forma la superficie mediale dell’organo, e una più grande curvatura, che forma la superficie laterale. ❖ Lo stomaco può essere suddiviso in 4 regioni: − L'esofago continua con la superficie mediale dello stomaco a livello del cardias (corrispondente al cuore). È la parte supero-mediale dello stomaco. Il lume dell’esofago si apre nel cardias tramite l’orifizio cardiale. − La regione dello stomaco posta al di sopra della giunzione gastroesofagea è il fondo, in rapporto con la superficie postero-inferiore del diaframma. − Il corpo dello stomaco corrisponde alla regione situata tra il fondo e la curvatura della J. il corpo rappresenta la parte più dilatata dello stomaco, e il serbatorio all’interno del quale avviene il rimescolamento del cibo ingerito con le secrezioni gastriche. − Il piloro rappresenta la curva della J ed è diviso in: antro piloro (connesso al corpo dello stomaco) - canale pilorico (connesso al duodeno). Uno sfintere pilorico muscolare regola il rilascio del chimo nel duodeno. ❖ Il volume dello stomaco aumenta durante il pasto e diminuisce quando il chimo entra nel duodeno. A stomaco vuoto, la mucosa si solleva in pieghe longitudinali, dette pliche gastriche, che consentono la dilatazione del lume gastrico. A stomaco pieno le pliche scompaiono quasi del tutto. Vascolarizzazione dello stomaco Lo stomaco è vascolarizzato da tre rami del tronco celiaco Arteria gastrica sinistra: vascolarizza le regioni del cardias e della piccola curvatura. Arteria lineale o splenica: vascolarizza il fondo direttamente, e la grande curvatura tramite l’arteria gastroepiploica sinistra. Arteria epatica comune: vascolarizza la piccola e la grande curvatura, in prossimità della regione pilorica tramite l’arteria gastrica destra. Regolazione dell’attività gastrica o La produzione di acidi ed enzimi da parte della mucosa gastrica può essere controllata direttamente dal SNC e indirettamente da ormoni che agiscono a livello locale. o La regolazione nervosa avviene ad opera del nervo vago e dai rami del plesso celiaco. o L'arrivo del cibo nello stomaco stimola i recettori da stiramento posti nella parete e i chemocettori posti nella mucosa, determinando una contrazione riflessa da parte della tonaca muscolare della parete gastrica. Intestino tenue ▪ Il ruolo fondamentale consiste nell’assorbimento e nella digestione delle sostanze nutritizie. ▪ Occupa buona parte della cavità addominale. L'assorbimento si svolge per l’80% nel tenue, e per il 10% nel crasso. ▪ I movimenti che avvengono durante la digestione vengono limitati da stomaco, intestino crasso, parete addominale e cingolo pelvico. ▪ Suddivisione dell’intestino tenue: ▫ Duodeno: è il tratto più breve e con il diametro maggiore. È connesso al piloro, dove lo sfintere pilorico regola la comunicazione gastro-duodenale. A partire dallo sfintere pilorico assume la forma di una C, la cui concavità abbraccia il pancreas. È un recipiente di mescolamento che riceve il chimo dallo stomaco e le secrezioni digestive dal fegato e dal pancreas. ▫ Digiuno: a questo livello, l’intestino tenue rientra nella cavità peritoneale. Qui avviene la gran parte della digestione chimica e dell’assorbimento dei nutrienti. ▫ Ileo: tratto più lungo. Termina a livello di uno sfintere, la valvola ileocecale, che controlla il flusso di materiale dall’ileo al cieco dell’intestino crasso. Il duodeno non possiede un proprio un meso di sostegno: i 2.5 cm iniziali sono mobili, il restante è fisso. Regolazione dell’attività dell’intestino tenue Durante l’assorbimento, deboli onde peristaltiche muovono lentamente il materiale lungo l’intestino tenue. Il controllo del movimento avviene principalmente ad opera dei riflessi nervosi mediati dai plessi sottomucoso e mienterico. La stimolazione parasimpatica aumenta la sensibilità di questi riflessi e accelera le contrazioni peristaltiche e i movimenti di segmentazione. Intestino crasso È a forma di ferro di cavallo, inizia dopo il tratto terminale dell’ileo e termina a livello dell’ano. Si trova inferiormente a stomaco e fegato, incornicia quasi completamente l’intestino tenue. Funzioni principali: riassorbimento di acqua e compattazione del contenuto intestinale in feci – assorbimento di importanti vitamine liberate dall’attività della flora batterica – accumulo del materiale fecale prima della defecazione. È diviso in 3 parti: 1. Cieco: il materiale proveniente dall’ileo entra inizialmente in una estesa tasca a fondo cieco. L'ileo si congiunge alla superficie mediale del cieco, nel quale si apre a livello della papilla ileale; i muscoli che circondano l’apertura formano la valvola ileocecale, che regola il passaggio del materiale nell’intestino crasso. A livello del cieco avvengono la raccolta e l’immagazzinamento dei materiali e l’inizio della compattazione. Alla superficie posteriore del cieco è connessa l’appendice (organo sottile cavo di forma e grandezza variabili) 2. Colon: lungo tutta la parete si trovano delle tasche che consentono un buon margine di distensione e di allungamento. 3. Retto: il colon scarica il materiale fecale nel retto, un segmento che forma gli ultimi 15 cm del canale digerente. È un organo molto estendibile, che consente l’accumulo temporaneo del materiale fecale: il movimento di questo materiale all’interno del retto stimola l’impulso alla defecazione. Il canale anale termina a livello dell’ano. Sfintere anale interno e sfintere anale esterno. La parete del crasso è relativamente sottile, ma il diametro del colon è circa 3 volte quella del tenue. Mancano i villi, caratteristici del tenue Regolazione dell’attività dell’intestino crasso Il movimento dei materiali ingeriti dal cieco al colon si svolge molto lentamente e comprende sia l’attività peristaltica che il movimento di segmentazione. La lentezza del passaggio dei materiali consente la trasformazione del materiale fecale in feci compatte. Il lume rettale è sempre vuoto ad eccezione del momento in cui una delle potenti contrazioni spinge le feci dal colon al retto. La distensione della parete rettale stimola, poi, la defecazione e porta al rilassamento dello sfintere anale interno. Quando lo sfintere anale esterno, sotto volontà, si rilassa le feci vengono rilasciaste all’esterno. Ghiandole annesse al canale digerente Il loro compito è quello di produrre enzimi e tamponi essenziali per le funzioni digestive. Fegato ♦ È il viscere più luminoso ed è uno degli organi più versatili dell’intero organismo. ♦ Svolge funzioni metaboliche e sintetiche essenziali: Regolazione metabolica: il fegato rappresenta il centro di regolazione metabolica dell’organismo. Controlla il livello dei lipidi, carboidrati e amminoacidi circolanti. Tutto il sangue refluo dalle superfici assorbenti dell’apparato digerente entra nel circolo portale epatico e fluisce nel fegato. Questo permette alle cellule epatiche di estrarre tossine o sostanze nutritizie prima che queste raggiungano il circolo sistematico. Regolazione ematologica: il fegato rappresenta la principale riserva di sangue del nostro organismo. Durante il passaggio del sangue lungo i sinusoidi epatici i fagociti rimuovono i globuli rossi invecchiati o danneggiati, i detriti cellulari e i microrganismi patogeni; gli epatociti sintetizzano proteine plasmatiche che contribuiscono alla concentrazione osmotica del sangue, trasportano le sostanze nutritizie e stabilizzano il sistema della coagulazione. Sintesi e secrezione di bile: la bile viene sintetizzata dagli epatociti, accumulata nella cistifellea e, infine, escreta nel lume del duodeno. È costituita per lo più da acqua, piccole quantità di ioni, bilirubina, e sali biliari. L'acqua e gli ioni contribuiscono alla diluizione e alla neutralizzazione degli acidi del chimo quando questo entra nell’intestino tenue. Pancreas È situato posteriormente allo stomaco e si estende dal duodeno alla milza. Ha forma allungata. Si possono individuare una testa slargata che viene accolta nell’ansa formata dal duodeno, un corpo allungato che si estende trasversalmente verso la milza e una coda corta e smussa. È principalmente un organo esocrino che produce enzimi e tamponi digestivi, sebbene svolga anche un importante funzione endocrina. Apparato urinario (uropoietico) Oltre a svolgere funzioni escretorie fondamentali e provvedere all’eliminazione dei prodotti di rifiuto provenienti dalle cellule, svolge anche altre funzioni essenziali che spesso vengono trascurate. Elenco delle funzioni renali: 1. Regolazione delle concentrazioni plasmatiche di sodio, potassio tramite il controllo della loro eliminazione tramite le urine. 2. Regolazione di volume e pressione del sangue mediante modulazione dell’acqua persa tramite le urine, rilascio di renina. 3. Stabilizzazione del pH ematico. 4. Conservazione delle sostanze nutritizie utili pervenendone l’escrezione urinaria. 5. Eliminazione di rifiuti organici 6. Cooperazione con il fegato per la detossificazione dei veleni, durante il digiuno. Reni I due reni sono posti ai lati della colonna vertebrale. Il polo superiore del rene destro solitamente si trova più in basso rispetto al polo superiore del rene sinistro a causa delle dimensioni del fegato. La posizione dei reni viene mantenuta da: rivestimento peritoneale – rapporto con gli organi vicini – tessuto connettivo di sostegno. Ogni rene è protetto e stabilizzato da 3 strati concentrici di tessuto connettivo: o Capsula fibrosa: strato di fibre di collagene che riveste la superficie esterna dell’intero organo. Si adatta al contorno renale e fornisce protezione meccanica. o Grasso perineale: circonda la capsula fibrosa. Questo strato può essere molto spesso. o Fascia renale: fibre collagene si estendono esternamente dalla capsula renale attraverso il grasso perineale, fino allo strato esterno di connettivo denso definito fascia renale. Il rene è tenuto sospeso dalle fibre collagene provenienti dalla fascia renale e racchiuso in un soffice cuscinetto di tessuto adiposo. Configurazione esterna: ogni rene ha colorito rosso-bruno e forma di fagiolo. Sul margine mediale di ciascun rene si trova una depressione, l’ilo renale, che rappresenta il punto di entrata per l’arteria renale e di uscita per la vena renale e l’uretere. La capsula renale è costituita da uno strato interno e da uno esterno. Lo strato interno si invagina a livello dell’ilo e riveste il seno renale, una cavità situata all’interno del rene. Configurazione interna: la superficie interna comprende una zona corticale (porzione più esterna del rene), una zona midollare e il seno renale. La produzione di urina avviene all’interno dei lobi renali, e i dotti presenti all’interno di ogni papilla renale provvedono poi a scaricare l’urina in un’area a forma di coppa definita calice minore. 4 o 5 calici minori convogliano a formare un calice maggiore, e i calici maggiori convergono a loro volta a formare un’ampia camera a forma di imbuto, la pelvi renale. Questa riempie quasi interamente il seno renale e, in corrispondenza dell’ilo del rene, continua con l’uretere. La produzione di urina inizia a livello di microscopiche strutture tubulari, i nefroni, situate in parte nella corticale di ogni lobo renale. Formazioni con il compito di trasporto, accumulo ed eliminazione di urina Le modificazioni del filtrato e la produzione di urina terminano quando il fluido entra nei calici minori. I tratti successivi dell’apparato urinario hanno il compito di trasportare, accumulare ed eliminare l’urina. I calici renali, la pelvi renale, gli ureteri, la vescica e la porzione prossimale dell’uretra sono ricoperti da un epitelio di transizione che può sopportare l’alternanza di contrazione e di distensione senza essere danneggiato. Ureteri → Sono due condotti muscolari che dai reni si dirigono inferiormente per circa 30 cm prima di raggiungere la vescica urinaria. → Ogni uretere inizia come continuazione della pelvi renale. → Durante il cammino verso la vescica urinaria, gli ureteri passano inferiormente e medialmente ai muscoli grandi psoas. → Il decorso seguito dagli ureteri verso la parete della vescica è differente nei due sessi a causa della diversa posizione degli organi genitali. → Gli ureteri penetrano nella parete posteriore della vescica senza entrare nella cavità peritoneale. → Attraverso la parete della vescica ad angolo obliquo, e lo sbocco ureterale forma una fessura (al posto di un orifizio). Questa disposizione impedisce il reflusso di urina negli ureteri e nei reni quando la vescica si contrae. Vescica urinaria → È un organo muscolare cavo che funge da deposito temporaneo di urina. → Le dimensioni variano a seconda dello stato di distensione (la vescica piena può contenere circa 1 litro di urina). → La fascia superiore della vescica è rivestita dal peritoneo, e diverse pieghe peritoneali aiutano a stabilizzarne la posizione. → Il legamento ombelicale mediano si estende dall’apice vescicale all’ombelico; i legamenti ombelicali laterali passano lungo i lati della vescica e raggiungono anch’essi l’ombelico. Questi ultimi cordoni fibrosi contengono le vestigia delle due arterie ombelicali, che portano il sangue alla placenta durante lo sviluppo embrionale e fetale. → La mucosa che riveste la vescica si solleva in pieghe, o rughe, che scompaiono a vescica distesa e piena di urina. La regione triangolare dagli sbocchi e dall’origine dell’uretra viene definita triangolo vescicale, e funge da imbuto che incanala l’urina nell’uretra durante le contrazioni della vescica. → L'ingresso in uretra rappresenta l’apice del triangolo ed è il punto più basso della vescica. La regione circostante, detta collo vescicale, contiene uno sfintere uretrale interno muscolare. Uretra → Si estende dal collo della vescica all’esterno del corpo.