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These notes concern the anatomy of the human body, covering various systems and organs for Biotecnologie. This 2nd semester document, from 2020/2021, details anatomical aspects, terminology, and the organization of the human body.

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2020/2021 Biotecnologie 2° semestre Brigitta Sinatti L’anatomia...................................2-5 L’apparato tegumentario.........................6-14 L’apparato locomotore......................... 15-40  scheletro assile.......................... 17-29...

2020/2021 Biotecnologie 2° semestre Brigitta Sinatti L’anatomia...................................2-5 L’apparato tegumentario.........................6-14 L’apparato locomotore......................... 15-40  scheletro assile.......................... 17-29  scheletro appendicolare.................... 30-40 Il sistema nervoso............................41-62  SNC..................................41-57  SNP................................. 58-62 Gli organi sensitivi...........................63-74 L’apparato endocrino.......................... 75-79 L’apparato cardiovascolare......................80-95 Il sistema respiratorio........................96-102 L’apparato digerente......................... 103-117 L’apparato escretore......................... 118-122 L’apparato riproduttore.......................123-136  femminile.............................124-132  maschile..............................133-136 1 L’anatomia L’anatomia (dal greco “tagliare attraverso”, “fare delle sezioni”) è quella parte della biologia che studia la struttura e la morfologia del corpo nel suo complesso, delle sue parti e di loro rapporti reciproci che si instaurano tra i diversi organi dell’organismo; l’anatomia si occupa quindi di osservare come è organizzato all’interno un determinato elemento. Questa branca della biologia tende ad associare agli aspetti morfologici la funzionalità di un elemento: un organo verrà descritto sia da un punto di vista strutturale (cosa c’è vicino? cosa lo circonda?) sia dal punto di vista funzionale (quale è la sua funzione? come influenza altri organi ad esso correlati?). L’anatomia può essere suddivisa in diversi campi:  anatomia normale: descrive gli organi e gli apparati in un individuo sano;  anatomia patologica: studia il cambiamento morfologico e strutturale di un organo malato;  anatomia macroscopica: descrive la forma e la struttura degli elementi osservabili ad occhio nudo;  anatomia microscopica: dal momento che ogni organo è costituito da più tessuti organizzati in modo specifico, questo campo si occupa dello studio di come un elemento appare al microscopio. La struttura e l’organizzazione degli organismi animali e vegetali rispetta una precisa gerarchia: I. cellula; II. tessuto; III. organo: l’anatomia studia le modalità che permettono ai vari tessuti di organizzarsi a formare un organo e il successivo apparato, in modo tale da svolgere tutte le funzioni vitali dell’organismo; IV. apparato: l’anatomia si concentra specialmente sugli apparati e sugli organi. Termini anatomici L’anatomia comporta la descrizione morfologica dell’intero individuo e degli organi interni ad esso. Per questo è necessario sapersi orientare all’interno del corpo umano, in modo tale da utilizzare punti di riferimento universali che consentono a tutti di capire di che cosa si parla e di come sono disposti spazialmente i diversi organi. È fondamentale prendere in considerazione la posizione anatomica, ossia la posizione di riferimento per orientarsi, che rimane invariata nella descrizione dei diversi elementi: posizione di un individuo in piedi, con la testa e i piedi rivolti in avanti, con le braccia lungo il corpo e i palmi della mano in avanti (posizione di supinazione). Ogni elemento descritto dovrà sempre avere come riferimento tale posizione anatomica. A partire dalla posizione anatomica vengono definiti alcuni termini, necessari per orientarsi nel corpo:  superiore: ogni elemento che si trova vicino alla testa o al di sopra di una struttura di riferimento (es. il cuore è superiore rispetto al fegato);  inferiore: qualsiasi elemento vicino ai piedi o al di sotto di una struttura di riferimento (es. lo stomaco è inferiore ai polmoni);  anteriore (o ventrale): davanti ad una struttura di riferimento (es. lo sterno è anteriore alla colonna vertebrale), in un individuo a quattro zampe la parte anteriore è quella che guarda verso la terra;  posteriore (o dorsale): dietro a una struttura di riferimento (es. l’esofago è posteriore alla trachea);  medialmente: struttura vicino al piano mediano, il quale consiste di una linea immaginaria che attraversa tutto l’individuo e divide il corpo in due parti (destra e sinistra);  lateralmente: lontano dal piano mediano;  distale: lontano da un punto di riferimento o di origine (es. il piede è distale dall’arto inferiore);  prossimale: vicino al punto di origine (es. la coscia è prossimale all’arto inferiore);  dorsale: nel caso del piede è la porzione superiore, ossia la parte rivolta verso l’alto non la terra;  plantare: nel caso del piede è la porzione inferiore;  superficiale: vicino alla superficie del corpo; 2  profondo: lontano dalla superficie del corpo;  prono: a pancia in giù;  supino: a pancia in su. Per descrivere la posizione dell’organo all’interno del contesto del corpo umano non bastano solo le precedenti definizioni spaziali ma è necessario ricorrere anche ai piani del corpo. Facendo riferimento alla geometria, è possibile suddividere il corpo nei piani cartesiani (x, y, z) in modo tale che l’intersezione tra questi consenta di individuare la posizione precisa all’interno del corpo umano. I piani del corpo vengono definiti come linee immaginarie che attraversano il corpo lungo le tre direzioni: piano sagittale: i piani sagittali dividono il corpo in parte destra e sinistra. Il piano sagittale che suddivide il corpo in due parti specularmente uguali, definite antimeri, si chiama piano sagittale mediano. I piani paralleli a quello mediano sono detti sagittali o parasagittali; piano frontale: divide il corpo in due parti, una anteriore ed una posteriore; piano trasversale: divide il corpo in una parte superiore ed una inferiore. I piani permettono di vedere in sezione le varie componenti del corpo umano; anche se nominati al singolare, esistono tanti piani che permettono di avere tante sezioni del corpo umano. Per orientarci nel corpo umano è possibile adoperare altri metodi, come quello delle regioni.  regione addominale (o celiaca): la regione tra il torace e la pelvi;  regione acromiale: estremità della spalla. Prende il nome dall’omonimo processo acromiale, movimento della scapola;  regione antebrachiale: regione dell’avambraccio (braciale=braccio);  regione cubitale: si tratta del gomito;  regione buccale: rappresentata dalle guance;  regione carpale: è il polso perché contiene le ossa del carpo;  regione cefalica: regione della testa;  regione cervicale: regione del collo;  regione coxale: rappresentata dall’anca;  regione crurale: consiste nella gamba;  regione posteriore o dorsale: indica la schiena;  regione femorale: si tratta della coscia;  regione occipitale: regione postero-inferiore della testa;  regione orbitale: cavità oculare;  regione patellare: parte anteriore del ginocchio (la patella è l’osso che comunemente viene chiamato rotula);  regione poplitea: parte posteriore del ginocchio;  regione plantare: si tratta della pianta del piede. Il corpo umano è caratterizzato dalla presenza di moltissimi organi, racchiusi in delle cavità specifiche: 1) la cavità dorsale: protegge il sistema nervoso, che comprende: o cavità craniale che contiene l’encefalo; o cavità vertebrale che contiene il midollo spinale. 2) la cavità ventrale: protegge gli organi interni e si suddivide in: 3 o cavità toracica che comprende le cavità pleuriche (polmoni), la cavità pericardica (cuore) e il mediastino, uno spazio che contiene cuore, timo, esofago e la trachea o cavità addomino-pelvica separata dalla precedente dal muscolo diaframma. In quella addominale vi sono gli organi dell’apparato digerente mentre nella pelvica sono contenute la vescica e gli organi riproduttivi. La cavità addominopelvica dal punto di vista anatomico viene suddivisa in 9 regioni oppure in 4 quadranti dal punto di vista clinico: 1) mesogastrio: regione centrale che circonda l’ombelico, nella regione ombelicale troviamo alcuni elementi dell’apparato intestinale. 2) epigastrica: si trova superiormente alla precedente, qui sono situati lo stomaco, il fegato e la colecisti. La manovra di Heimlich viene effettuata ponendo il pugno in corrispondenza della regione epigastrica. 3) ipogastrica: si trova inferiormente alla regione mesogastrica, contiene la vescica e il retto. 4) ipocondriaca: consiste nelle due regioni ai lati dell’epigastrica, contengono il fegato a destra e la milza a sinistra. 5) lombare: sono le due regioni ai lati del mesogastrio, racchiudono a destra il colon ascendente ed il rene dx, mentre a sinistra il colon discendente e il rene sx. 6) iliaca o inguinale: sono le due regioni ai lati dell’ipogastrica, a destra troviamo l’appendice mentre a sinistra vi è il colon pelvico. Le linee verticali si tracciano partendo da metà della clavicola e scendono verso il basso, per questo sono chiamate linee emiclaveari; le due linee orizzontali sono la linea sottocostale, tracciata a livello della IX costa, e la linea bisiliaca, situata in corrispondenza delle creste iliache. La suddivisione clinica è molto più semplice dal momento che divide la cavità in sole 4 parti: 1. quadrante superiore destro (QSD): contiene il lobo destro del fegato, la colecisti, il rene destro, parte dello stomaco dell’intestino sia tenue che crasso; 2. quadrante superiore sinistro (QSS): troviamo il lobo sinistro del fegato, lo stomaco, il pancreas, il rene sinistro, la milza e parte dell’intestino crasso; 3. quadrante inferiore destro (QID): racchiude il cieco, l’appendice, parte dell’intestino tenue, l’uretere destro ed alcuni organi della riproduzione quali ovaio destro ed il cordone spermatico destro; 4. quadrante inferiore sinistro (QIS): vi sono localizzati gran parte dell’intestino tenue e dell’intestino crasso, uretere sinistro e organi riproduttivi come l’ovaio sinistro e il cordone spermatico sinistro. 4 Le cavità sono rivestite da una membrana 1 definita membrana sierosa. Le membrane sierose rivestono le cavità che non sono in comunicazione con l’esterno, definendo spazi chiusi (es. cavità pericardica è rivestita dal pericardio; la cavità addominale è rivestita dal peritoneo; le pleure circondano i polmoni). Le membrane sierose rivestono organi in movimento e sono costituite da foglietti: il foglietto viscerale o splancnico adeso direttamente all’organo e il foglietto parietale o somatico attaccato alla parete più esterna. Tra i due rimane uno spazio in cui è normalmente contenuto del liquido; generalmente questo spazio è notevolmente piccolo, tanto che la quantità di liquido presente nella cavità non è mai abbondante. Dunque, le sierose sono sacchi a doppia parete in cui è contenuta una cavità virtuale riempita da liquido. Dal punto di vista funzionale il liquido a divisione dei due foglietti fa sì che questi due non sfreghino direttamente uno sull’altro; inoltre la presenza del liquido riduce l’attrito, favorendo il movimento dell’organo all’interno della sua membrana ed accumulano tessuto adiposo che protegge gli organi dagli urti. Le cavità che comunicano con l’esterno sono invece rivestite da membrane mucose (tratto castro- intestinale, respiratorio, riproduttivo…). In generale, gli organi possono essere descritti come cavi o pieni. Gli organi cavi sono formati da una parete che delimita un lume; la parete è formata da un insieme di strati detti tonache, che presentano una diversa composizione:  tonaca mucosa presente nell’epitelio, nel connettivo lasso (lamina propria) e nel muscolo liscio (muscolaris mucosae);  tonaca sottomucosa come nel tessuto connettivo lasso;  tonaca muscolare;  tonaca avventizia e/o sierosa che costituisce il rivestimento finale dell’organo Gli organi pieni sono costituiti da una struttura “piena” che si scompone in:  parenchima: parte centrale circondata da uno strato connettivale denominato capsula;  stroma: la capsula va costituire dei setti che formano lo stroma e suddividono l’organo in lobi e lobuli, lo stroma è l’impalcatura che conferisce sostegno all’organo. Terminologia dei movimenti  Flessione: passaggio da una posizione lunga ad una posizione breve di un arto o di un segmento corporeo, passaggio da una posizione estesa ad una raccolta.  Estensione: il passaggio del corpo o di una parte di esso da una posizione breve a una posizione lunga.  Iperestensione: l’arto si spinge oltre la posizione anatomica (es. portare indietro la testa)  Circonduzione: passaggio di una parte del corpo per quattro posizioni opposte (360°) in modo da far descrivere ad una estremità (capo, mano, piede) una circonferenza.  Torsione: movimento di una parte del corpo attorno al suo asse longitudinale mentre un’estremità fissa.  Adduzione: avvicinare un segmento corporeo alla parte mediana del corpo.  Abduzione: allontanare un segmento corporeo dalla parte mediana del corpo.  Inversione: riferito al piede. Girare il piede verso la parte mediana.  Eversione: girare la pianta del piede verso l’esterno, quindi lontano dalla parte mediana del corpo. 1In anatomia con il termine membrana ci si riferisce a tre elementi: epitelio (pavimentoso semplice) chiamato mesotelio, membrana basale e connettivo di sostegno. I tessuti connettivi permettono il passaggio di vasi sanguigni e nervi verso gli organi. 5 L’apparato tegumentario L’apparato tegumentario è costituito dalla pelle che apparentemente non sembra un organo ma che in realtà rappresenta l’organo più esteso dell’organismo (circa 2 m2 e 15% del peso corporeo). L’apparato tegumentario è formato da elementi particolari:  membrana cutanea: che si scompone nei due tessuti epidermide (epiteliale) ed il derma (connettivale), i due tessuti sono separati dalla giunzione dermo-epidermica.  annessi cutanei: alla membrana cutanea si associano degli elementi accessori, anch’essi molto importanti. Tra questi troviamo i follicoli piliferi (formano i peli), le unghie e da una serie di ghiandole esocrine rappresentate principalmente dalle ghiandole sudoripare e sebacee  pannicolo adiposo sottocutaneo: consiste di uno strato di tessuto adiposo che svolge un ruolo molto importante dal punto di vista funzionale, poiché protegge da urti e mantiene la temperatura corporea (‼dal punto di vista anatomico non viene sempre considerato come componente dell’apparato tegumentario). L’apparato tegumentario riveste l’intera superficie del corpo umano ma lo spessore della pelle varia a seconda della posizione nel corpo. Il vario spessore è prevalentemente imputabile allo spessore della parte epiteliale (epidermide), infatti quando si parla di cute spessa e cute sottile ci si riferisce allo spessore dell’epidermide, in particolare a quanti strati lo costituiscono (quattro strati di cellule nella cute sottile e cinque strati di cellule nella cute spessa). Il punto di maggiore spessore è dato dal dorso (4mm) mentre il punto di minore spessore è rappresentato dal cuoio capelluto (1,5mm). Come detto precedentemente, tra il derma e l’epidermide, oltre alla membrana basale, si forma una struttura particolare detta giunzione dermo-epidermica. Il corretto funzionamento di questa struttura evita la perdita di fluidi corporei e non permette l’entrata di sostanze nocive dall’esterno. Per aumentare la superficie di contatto tra due elementi una delle strategie più comuni adottate dal corpo umano consiste nel creare una superficie presentante molte onde o creste (non una superficie piana). Per questo motivo il derma e l’epidermide sono a contatto tra loro tramite una superficie ondulata: dalla parte del derma le onde che si formano sono dette papille dermiche mentre dalla parte dell’epidermide le valli vengono chiamate creste epidermiche. La cute spessa (dita, palmo mano, pianta del piede e tallone) è caratterizzata da una particolare disposizione di papille e creste, che vanno a formare una superficie molto irregolare. Le creste epidermiche si sollevano e prendono il nome di creste da attrito, fondamentali poiché permettono un aumento della capacità di afferrare oggetti ed evitano lo scivolamento camminando a piedi nudi. Le creste da attrito hanno la particolarità di disporsi in modo differente da individuo a individuo: la forma delle creste da attrito determinano le impronte digitali. 6 Epidermide L’epidermide è il tessuto sottostante che va a costituire la membrana cutanea e svolge le seguenti funzioni:  forma una barriera fisica tra l’interno e l’esterno dell’organismo, permettendo però la comunicazione tra i due lati in maniera regolata;  contribuisce alla protezione dall’ambiente esterno tramite: o una barriera biologica formatasi grazie alle cellule de sistema immunitario (cellule del Langerhans) e alla produzione di defensine; o una barriera fisica per la perdita di fluidi (perspiratio insensibilis: la barriera non è del tutto impermeabile, infatti vi è una minima parte di perdita di fluidi basali dovuti alla struttura dell’epidermide non regolata che arriva fino a 500ml), la protezione meccanica e l’entrata di microorganismi o sostanze chimiche; o una barriera chimica contro l’entrata di microrganismi per mantenere il pH di 5-6 leggermente acido che rallenta la proliferazione dei batteri;  funge da rivestimento nella parte esterna grazie al film idrolipidico costituito da: o amminoacidi, steroli, fosfolipidi dati dalla degradazione delle cellule; o acidi grassi, trigliceridi e cere prodotte dal sebo derivato dalle ghiandole sebacee; o acqua, ammoniaca, acido lattico e acido urico prodotto dalle ghiandole sudoripare che secernono sudore; o agenti microbici dati dal microbioma della pelle;  sensoriale grazie ai recettori tattili, di temperatura, del dolore e di pressione. L’epidermide è un tessuto epiteliale pavimentoso pluristratificato cheratinizzato organizzato in 5 strati: strato basale, strato spinoso, strato granuloso, strato lucido e strato corneo. Le cellule dello strato basale (cheratinociti) risalgono dalla base verso la superficie e durante il tragitto si specializzano passando da cellule staminali indifferenziate a cellule differenziate che costituiscono i cheratinociti maturi. Gli strati vitali sono solo i primi tre in cui le cellule sono in mitosi, mentre negli ultimi due hanno completato il processo di differenziamento. Lo strato basale è quello a contatto con la membrana basale ed è costituito da un singolo strato di cellule cubiche staminali che si autoreplicano o si differenziano e migrano verso l’alto; si tratta quindi di cellule mitotiche che giungono in superficie in circa 15-30 giorni. Oltre ai cheratinociti evidenziamo poi i melanociti che determinano il colore della pelle e le cellule di Merkel sensibili alla pressione (recettori tattili). Nello strato spinoso o del Malpighi abbiamo più file di cellule che variano forma (cubiche, poligonali, piatte) che contengono filamenti di cheratina e granuli di melanina provenienti dai melanociti presenti nello strato sottostante e trasferite qui grazie a vescicole. Sono presenti oltre ai cheratinociti le cellule di Langherans che presentano un antigene e permettono la risposta immunitaria presentandolo ai linfociti a livello dei linfonodi. Questo strato è così chiamato perché presenta delle estensioni citoplasmatiche, che al microscopio appaiono come spine, date dai desmosomi che permettono il contatto tra le cellule. 7 Nello strato granuloso abbiamo 3-5 strati di cellule poligonali con granuli di cheratoialina contenenti filaggrina, loricrina ed involucrina che permettono la formazione di un’impalcatura per sostenere i filamenti di cheratina. Alcuni granuli sono rivestiti da membrana (corpi multilamellari) e vengono secreti all’esterno per rendere la pelle impermeabile. Lo strato lucido è presente solo nel palmo della mano e del piede ed è il primo strato in cui le cellule non presentano il nucleo (cellule anucleate), infatti man mano che salgono e differenziano vanno in contro alla morte. Infine nello strato corneo possiamo avere 15-20 strati nei punti in cui la pelle più spessa (400-600µm) oppure 3-4 in quelli più sottili (75-150 µm). Sono cellule piatte non nucleate ricche di filamenti di cheratina che prendono il nome di corneociti tenuti assieme tra loro dai desmosomi, infatti quando vengono eliminati si ha l’espulsione di foglietti di corneociti e non di cellule singole; abbiamo inoltre dei lipidi che permettono di tenere assieme le varie cellule e i vari strati di corneociti. Se restiamo per molto tempo in acqua si formano delle “grinze” sulle dita perché viene assorbita troppa acqua dalla cheratina superficiale e la barriera lipidica viene rimossa. I desmosomi permettono la giunzione tra le cellule e formano la barriera di protezione. Vi sono delle patologie in cui le proteine che formano i desmosomi sono mutate, per esempio la pemphigus foliaceus si tratta di una malattia autoimmune in cui vengono rimossi dei desmosomi che portano allo scollamento dei diversi foglietti. Derma Il secondo tessuto che forma l’epidermide è il derma, un tessuto connettivo propriamente detto denso e lasso in base alla quantità di fibre collagene. In generale possiamo distinguerlo in due strati:  strato papillare vicino al derma che forma le papille;  strato reticolare ricco di fibre collagene ed elastiche. Scorrono qui vasi sanguigni e nervi organizzati in plessi, ossia una rete di vasi (arterie e capillari) che distinguono in:  plesso cutaneo nello strato reticolare;  plesso sottopapillare a livello dello strato papillare che porta ossigeno e sostanze nutritive alle cellule sia dell’epidermide che del derma. All’interno del derma abbiamo, come in tutti i tessuti connettivi, una quantità di sostanza amorfa e una di fibre che dona sostegno all’epidermide (fibre collagene) ed elasticità; in particolare si ha una disposizione regolare dei fasci di fibre collagene che formano delle linee di clivaggio, chiamate così perché sono importanti in chirurgia per la ricucitura della pelle andando contro la disposizione delle linee. Anche nel derma possiamo riscontrare anomalie e patologie, come per esempio:  dermatite se si ha un’infiammazione dello strato papillare;  smagliature se si ha un’eccessiva distorsione del derma dovuta ad un eccessivo aumento di peso con un conseguente stiramento della pelle;  contusione se si ha la rottura di vasi sanguigni nel derma con conseguente presenza del livido. 8 Il colore della pelle è determinato da:  melanina prodotta dai melanociti, cellule in grado di produrre eumelanina più scura o feomelanina più chiara;  carotene contenuto nelle carote e negli ortaggi rossi, pigmento arancione che colora la pelle;  vasi sanguigni del derma con arrossamenti, pallori o cianosi se lo strato della pelle è molto sottile e permette quindi di vedere i vasi sanguigno sottostanti. La melanina viene sintetizzata da melanociti ed è responsabile della pigmentazione della pelle e della protezione dai raggi ultravioletti che possono comportare un danno al DNA e alla struttura del derma. I melanociti sono in grado di convertire la tirosina in melanina, in particolare in eumelanina dal DOPA-cromo o feomelanina dal DOPA-cisterna; vengono prodotti dal melanosoma, cellule che derivano dalla cresta neurale e migrano nel resto del corpo con molti prolungamenti che si insinuano tra i nuclei dei cheratinociti con una forma a cupola per aumentare la protezione grazie alla melanina qui presente. La produzione di melanina dipende da molti fattori, come per esempio l’esposizione ai raggi UV oppure particolari ormoni prodotti dall’ipofisi. Gli animali possono cambiare colore per camuffarsi più facilmente in base al posizionamento dei melanosomi in una posizione più centrale (chiari) oppure dispersi nella cellula (scuri). l La melanina aumenta all’esposizione ai raggi violetti, ma anche in questo caso dipende da quanta melanina riescono a produrre i nostri melanociti. Possono esistere delle regioni con maggiori concentrazioni di melanociti andando a formare efelidi, ossia piccole macchie irregolari che aumentano con l’esposizione solare, o lentiggini più regolari delle prime e permanenti anche se non esposte al sole. I melanociti possono andare in contro ad una degenerazione tumorale, trasformandosi in melanomi; è quindi importante tenere sotto controllo i nei secondo la regola dell’ABCD basata su asimmetria, bordo irregolare, colore variabile e diametro maggiore di 6mm. Osservando il colore della pelle si possono intuire l’insorgenza di alcune malattie. Per esempio l’ittero comprende un accumulo di bilirubina, un pigmento giallo prodotto dal fegato in seguito alla degradazione dei globuli rossi. I tumori o delle alterazioni dell’ipofisi portano alla secrezione di ormoni da parte dell’ipofisi che stimolano i melanociti. Nella vitiligine si ha la diminuzione o la perdita totale dei melanociti in particolari zone della pelle. La pelle è inoltre in grado di produrre vitamina D se i cheratinociti vengono esposti alla luce solare. Infatti questa può essere introdotta con la dieta oppure prodotta direttamente in seguito all’esposizione ai raggi UV: si forma un composto steroideo all’interno dei cheratinociti che viene trasformato in colecalciferolo (vitamina D3), il quale viene trasportato e metabolizzato nel fegato generando un prodotto intermedio, il quale raggiunto il rene viene trasformato in calcitriolo che viene trasportato nell’intestino e qui aumenta la stimolazione dell’assorbimento del calcio e del fosfato. Il calcio è essenziale per le ossa, quindi un ridotto apporto di esso può portare al rachitismo. Recettori di senso Abbiamo nell’apparato tegumentario una vasta gamma di recettori di senso che ci permettono di interagire e metterci in contatto con il mondo esterno, dal quale ricevono delle informazioni e le trasmettono al SNC. Questi hanno forma e dimensione diversa e in base alle singole caratteristiche sono in grado di trasdurre segnali diversi. 9 Tutti i recettori a livello del derma rappresentano dei sistemi di acquisizione dei segnali che vengono trasportati a livello del midollo spinale e poi all’encefalo, perciò il segnale è raccolto da terminazioni nervose e attraversando i gangli sensoriali giunge al SNC. Queste informazioni viaggiano attraverso fibre nervose, che possono essere assoni o prolungamenti di neuroni circondati dalla guaina mielinica; esistono di diversi tipi di fibre e in generale maggiore è la presenza di mielina maggiore sarà la velocità dell’impulso. I recettori della pelle appartengono alla categoria dei recettori tattili, con un diametro di 6-12µm e una velocità di 35-75m/s. Termorecettori A livello dell’apparato tegumentario abbiamo dei recettori di temperatura con delle terminazioni nervose libere che percepiscono il caldo/freddo. Il corpo cellulare del neurone sensitivo, che si trova a livello dei gangli sensitivi in prossimità del midollo spinale, con i suoi dendriti raccoglie l’informazione e la trasporta al SNC Sono molto sensibili, infatti ci permettono di percepire variazioni anche di 0,01°C, e non sono disposti in maniera ordinata poichè sono più concentrati a livello delle mani. Nocicettori I nocicettori sono anch’essi terminazioni nervose libere che danno risposta al dolore, rispondendo a stimoli meccanici (es. taglio), termici (es. acqua bollita) o chimici (es. sostanza acida) e trasmettono il segnale catturato a livello dei dendriti al SNC. A seguito dell’arrivo del segnale si attivano vari meccanismi a cascata che permettono l’attivazione di una risposta che permette di rispondere al dolore. Meccanocettori I meccanocettori sono presenti prevalentemente a livello del derma, tranne che per le cellule di Merkel che si trovano nell’epidermide. Possono essere di diverse categorie:  recettori tattili non capsulati, ossia la terminazione non è circondata da una capsula, e appartengono a questo gruppo: o terminazioni nervose libere; o terminazioni nervose concentrate a livello del follicolo pilifero, che permettono di capire se il pelo si sta piegando; o cellule di Merkel, a livello dell’epidermide e ad adattamento lento, quindi rimangono attivate se lo stimolo persiste, si trovano in quelle zone a maggiore contatto con l’esterno (es. punta mani); queste cellule rilasciano il glutammato (neurotrasmettitore) che viene raccolto dalla terminazione nervosa per rispondere allo stimolo;  recettori tattili capsulati, in cui la terminazione è circondata da una capsula di natura connettivale, e comprende: 10 o corpuscoli di Meissner, con una forma a clava in cui i dendriti sono circondati da una capsula connettivale costituita da strutture a lamelle, sono a rapido adattamento quindi reagiscono solo al primo stimolo e man mano si adattano, e si trovano a livello delle papille dermiche di pelle priva di peli (es. mani, labbra, palpebre); o corpuscoli del Ruffini, si trovano in profondità ed hanno una forma più allungata e sono molto abbondanti a livello delle mani; o corpuscoli del Pacini, con una forma a cipolla con una terminazione dendritica circondata da una capsula di lamelle concentriche molto presenti nelle mani (2500 in ogni mano). Questi diversi recettori sono posizionati a diverse altezze nel derma e ricoprono una zona di ampiezza differente: quelli più superficiali (corpuscoli di Meissner, cellule di Merkel) ci danno informazioni precise sulla posizione dello stimolo, quelli più profondi e con una struttura ampia (corpuscoli di Pacini, corpuscoli del Ruffini) danno informazioni meno precise. Quelli più superficiali vengono utilizzati dalle persone cieche per la lettura in Braille, in cui ogni punto è alto 1mm e distanziato 2,5mm dall’altro; il lettore scorre i polpastrelli sul testo e il tatto è più sensibile quando è in movimento, infatti ci sono circa 100 recettori per cm2 ad alta risoluzione e la quantità di corteccia dedicata alla sensazione tattile dei polpastrelli è più ampia rispetto ad altre regioni. I recettori di Merkel danno informazioni precise e quelli di Meissner informazioni sulla presa, mentre i corpuscoli di Ruffini e del Pacini danno rispettivamente informazioni di stiramento e di vibrazione. Queste informazioni arrivano al midollo spinale, organizzato in modo tale che i vari segmenti del midollo ricevano informazioni da una specifica area detta dermatomero. Dermatomero: regione cutanea innervata dalle radici dorsali di un singolo segmento. Gli annessi cutanei L’apparato tegumentario comprende vari componenti, tra cui gli annessi cutanei costituiti da unghie, peli e ghiandole. 11 Unghie Le unghie sono dei derivati dell’epidermide, quindi sono formati da cheratinociti specializzati che formano strutture particolari delle unghie. Si trovano a proteggere la punta delle dita di mani e piedi e sono cheratinizzati, prodotta da particolari cellule dell’epidermide. L’unghia ha una struttura molto complessa che possiamo così riassumere a partire dalla base:  in profondità troviamo la falange, ossia l’osso del dito;  sopra abbiamo il derma, come tipico dell’apparato tegumentario;  sovrastante al derma vi è l’epidermide, dal quale origina l’unghia, molto sottile che infatti fa trasparire il colore del sangue che scorre nei vasi sosttostanti;  l’epidermide forma la matrice ungueale alla radice dell’unghia che va a produrre cheratina che si stratifica e permette la formazione dell’unghia, un processo continuo che permette all’unghia di allungarsi;  il corpo dell’unghia spunta da una piega cutanea detta eponichio o cuticola che protegge la radice ungueale, è uno strato corneo ispessito che ricopre la prima parte dell’unghia che fuoriesce dalla radice;  lateralmente abbiamo le pieghe cutanee laterali;  il corpo dell’unghia continua a crescere sul letto ungueale fino ad oltrepassare la fine delle dita, punto molto ricco di cheratina che forma l’iponichio e sostiene l’unghia, e la parte che fuoriesce è detta margine libero;  la lunula si trova alla base dell’unghia ed è più chiara a causa della scarsità di vasi sanguigni;  la parte dell’unghia tra la lunula e il margine libero è detto corpo ungueale o lamina, delimitato dalle pieghe ungueali prossimali e laterali. Peli Anche i peli sono un derivato dell’epidermide, quindi contengono cheratinociti specializzati nella produzione del pelo. Sono distribuiti su tutta la superficie corporea tranne che nel palmo della mano del piede, labbra e capezzoli, con la funzione di proteggere dal freddo. Possiamo distinguere la parte esterna visibile detta fusto e la parte nascosta detta radice o follicolo. Ogni pelo è fornito poi di due accessori: muscolo erettore del pelo e la ghiandola sebacea. La regione da cui parte il pelo è detta bulbo pilifero e comprende una parte epiteliale e una parte di protezione data dal derma. Il bulbo è costituito esternamente da uno strato connettivale di protezione detto guaina connettivale e una guaina radicale esterna ed una guaina radicale interna di epitelio, separati tra loro dalla membrana vitrea circondata da tessuto connettivo denso. Questi sono organizzati in strati concentrici attorno al bulbo pilifero, in particolare la guaina interna circonda la radice e la porzione più profonda, mentre quella esterna si estende dalla superficie cutanea alla matrice. 12 L’epidermide soprastante si introflette all’interno del derma fino a raggiungere il bulbo pilifero per formare la matrice del pelo, composta da cellule staminali localizzate alla base del bulbo pilifero in continua divisione per produrre il pelo; si ha poi un’introflessione del derma detta papilla pilifera che consente il nutrimento e l’innervazione delle cellule sovrastanti. Le cellule della matrice producono cheratina molto morbida che forma la midollare del pelo costituita da cellule figlie addossate alla matrice, queste si spostano verso l’esterno e verso l’alto formando la corticale del pelo leggermente più dura con uno strato intermedio di cellule figlie, infine nell’ultimo strato diventa rigida e costituisce la cuticola del pelo è composta da cellule morte che hanno accumulato cheratina. La forma del fusto determina la curvatura dei capelli: se il fusto è dritto il capello è liscio, se è ovale è riccio; in ciò influisce anche la cheratina, infatti la presenza di ponti disolfuro aumenta l’interazione tra le molecole di cheratina e rompendoli si hanno i capelli mossi. Il colore del capello invece è determinato dalla melanina. Ghiandole Le ghiandole dell’apparato tegumentario sono ghiandole esocrine, cioè riversano il loro contenuto all’esterno attraverso un dotto. Le ghiandole sebacee producono un secreto oleoso che mantengono lubrificata la superficie del pelo, infatti sono associate a ciascun bulbo pilifero, e svolgono una funzione di protezione. Sono ghiandole acinose, ossia la cellula accumula il secreto all’interno e per rilasciarlo all’esterno si apre e muore, così le cellule staminali devono sostituirla di volta in volta. Esistono anche ghiandole sebacee non associate ai peli sviluppate al momento della pubertà, presenti su dorso, faccia e torace che prendono il nome di follicoli sebacei e rilasciano il secreto direttamente sulla pelle. La vernice caseosa è costituita da sebo e cellule epiteliali che rivestono i neonati a funzione protettiva, anche se un’eccessiva attività delle ghiandole soprattutto sulla testa dei lattanti porta a arrossamento e desquamazione detta crosta lattea. Negli adulti si parla di dermatite seborroica, patologia infiammatoria che interessa le zone seborroiche del cuoio capelluto, del volto e del tronco. Le ghiandole sudoripare sono ghiandole tubulari a gomitolo con dotti molto ordinati e svolgono due funzioni essenziali:  termoregolazione perché, portando all’esterno liquidi, rinfrescano la pelle;  escrezione perché riversano il secreto nei follicoli piliferi delle cavità ascellari o direttamente sulla pelle. Il sudore è costituito da acqua, elettroliti e cataboliti ed ha un pH leggermente acido, quindi ci protegge contro i batteri. Queste ghiandole sono responsabili dell’eliminazione di liquidi in maniera regolata, detta perspiratio sensibilis ossia regolata dal sistema nervoso autonomo che permette la perdita di 500ml/ora di liquidi. Esistono diversi tipi di ghiandole sudoripare:  merocrine che rilasciano una gocciolina di sudore verso l’esterno mentre la cellula secernente rimane integra;  apocrine se il citoplasma degli elementi secernenti viene eliminato assieme alla secrezione, vengono attivate al momento della pubertà e 13 sono presenti su ascelle, capezzoli e inguine con una secrezione densa e viscosa che contiene feromoni. Da queste derivano: o ghiandole ceruminose nel canale uditivo esterno con un secreto ricco di lipidi e pigmenti che si mescola con il sebo e produce cerume; o ghiandole mammarie. Le ustioni cutanee possono essere causate da calore o da reagenti chimici e si classificano in:  ustioni di 1° grado se riguarda solo l’epidermide, il quale si rinnova in 1 mese;  ustioni di 2° grado se interessano anche il derma e sono caratterizzate dalla presenza di vescicole contenenti liquidi;  ustioni di 3° grado se interessano anche lo strato sottostante e distruggono la barriera protettiva, quindi siamo maggiormente esposti a batteri e a disidratazione. Una lesione che interessa più del 20% della superficie cutanea è potenzialmente letali; con la regola del 9 è possibile suddividere la superficie corporea in regioni che corrispondono al 9% (o multipi o sottomultipli) della superficie corporea, quindi sommando questi dati possiamo misurare la superficie di ustione. 14 L’apparato locomotore L’apparato locomotore ha il compito di permettere il movimento e di mantenere la postura. L’apparato locomotore include tre tessuti, rappresentati dai muscoli scheletrici, dalle articolazioni e dal tessuto osseo che forma le ossa dello scheletro. Dal punto di vista anatomico le ossa dello scheletro sono classificate in base alla loro forma:  ossa lunghe: sono relativamente lunghe e sottili, presentano una parte centrale lunga e cilindrica (diafisi) e due estremità di forma variabile (epifisi), mentre all’interno della diafisi è contenuta una cavità detta cavità midollare. Si trovano a livello degli arti superiori ed inferiori (es. omero e femore);  ossa brevi: hanno prevalentemente una forma cubica, la loro superficie esterna è ricoperta da osso compatto ma all’interno sono costituite da osso spugnoso (es. ossa del carpo o del tarso);  ossa piatte: la loro struttura è simile a quella di un sandwich, in cui due strati sottili di osso compatto (definiti tavolati esterno ed interno) racchiudono l’osso spugnoso (detto diploe). Le ossa piatte sono resistenti e relativamente leggere (es. ossa del cranio) ed inoltre forniscono protezione ai tessuti sottostanti ed offrono una superficie estesa per l’inserzione dei muscoli scheletrici;  ossa irregolari: non sono caratterizzate da una forma ben definita (es. vertebre), infatti la loro forma è complessa e presentano superfici corte, appiattite, incavate o spigolose.  ossa sesamoidi: sono tondeggianti ed appiattite, possono variare da individuo a individuo, fatta eccezione per la patella che rappresenta l’unico osso sesamoide presente in tutti gli individui.  ossa suturali: denominate così perché sono localizzate prevalentemente a livello delle suture ossee tra le ossa piatte del cranio, sono delle piccole ossa generalmente tondeggianti che rimangono inserite nelle suture e il numero di ossa suturali varia a seconda dell’individuo.  ossa pneumatiche: contengono cavità interne (es. etmoide), si trovano specialmente a livello del cranio, dove contribuiscono ad alleggerire il peso del cranio stesso, e sono caratterizzate da particolari cellette aeree che svolgono un ruolo particolare. L’apparato locomotore è caratterizzato esclusivamente da muscoli scheletrici, per cui associati alle ossa. I muscoli sono costituiti da fibre muscolari che si organizzano in fascicoli, quindi a seconda della disposizione dei fascicoli i muscoli si distinguono in:  muscoli paralleli: i fascicoli sono paralleli l’uno rispetto all’altro e tutti paralleli all’asse longitudinale del muscolo (es. muscolo retto dell’addome);  muscoli convergenti: i fascicoli convergono verso un unico tendine (es. muscolo grande pettorale);  muscoli pennati: i fascicoli si organizzano al tendine allungato come le piume di un uccello, ossia i fascicoli formano un angolo comune con il tendine (es. muscolo deltoide);  muscoli circolari: i fascicoli sono concentrici rispetto ad un’apertura (es. muscolo orbicolare della bocca), la loro contrazione apre l’apertura mentre il loro rilassamento la chiude. 15 Dal punto di vista funzionale i muscoli si suddividono in:  muscolo motore primario: il primo muscolo che attiva il movimento di un gruppo di muscoli.  muscoli antagonisti: agiscono in direzione opposta a quella del motore primario;  muscoli sinergistici: il muscolo motore primario può essere supportato nel suo movimento da tali muscoli che agiscono della sua stessa direzione;  muscoli fissatori: stabilizzano un osso oppure l’origine di un motore primario. Inoltre, i muscoli possono essere classificati in molte altre categorie: o in base all’orientamento delle fibre: retto, obliquo… o in base alla grandezza: grande, piccolo, lungo o in base alla localizzazione del muscolo o in base al numero delle origini: bicipite, tricipite… o in base alla funzione: flessore, estensore, adduttore Ogni muscolo ha una propria origine ed una propria inserzione. Si definisce origine la sede in cui l’estremità fissa si attacca ad un osso (l’origine rimane ferma durante la contrazione). Invece, l’inserzione rappresenta la sede in cui l’estremità mobile si attacca ad una struttura (durante la contrazione l’inserzione si muove verso l’origine). Le ossa e i muscoli sono uniti tra di loro dai tendini mentre due ossa sono connesse insieme dalle articolazioni. Le articolazioni, dal punto di vista anatomico, sono classificate in base a due criteri, la funzione (o mobilità) e la struttura. Per quanto riguarda la funzione le articolazioni si suddividono in:  sinartrosi: articolazione immobile dal momento che le ossa non si muovono l’una rispetto all’altra. A loro volta si dividono in tre sottocategorie: o sindesmosi: articolazioni tra due ossa con interposto del tessuto connettivo fibroso (es. membrana interossea); o suture: composte da tessuto connettivo fibroso che unisce due ossa tra loro (specialmente ossa del cranio); o gonfosi: esclusivamente tra la radice del dente e il processo alveolare, il tessuto di connessione è un connettivo che va a costituire i legamenti paradontali.  anfiartrosi: articolazioni semi-mobili. A loro volta si dividono in: o sincondrosi: cartilagine ialina tra i due capi ossei (es. sterno-costale); o sinfisi: cartilagine fibrosa tra due capi ossei (es. sinfisi pubica o dischi intervertebrali). ‼Viene considerato come articolazione anfiartrosa il disco epifisario che rimane nelle ossa lunghe fino al massimo momento di accrescimento.  diartrosi: articolazione mobile che permette ad un osso di muoversi rispetto ad un altro. In base alla struttura le articolazioni si differenziano in:  fibrose: formate da tessuto connettivo fibroso;  cartilaginee: costituite da cartilagine fibrosa;  sinoviali: composte da cartilagine ialina racchiusa in una capsula articolare, sono diartrosi in cui ognuna delle due ossa dell’articolazione è rivestita e protetta da una cartilagine ialina articolare. La capsula articolare, invece, mantiene le due ossa separate e in posizione l’un rispetto all’altro, è formata da tessuto connettivo fibroso all’esterno mentre all’interno si costituisce uno spazio delimitato da una membrana sinoviale. All’interno della capsula è presente il cosiddetto liquido sinoviale, contenete l’acido ialuronico (molto resistente) che riduce l’attrito tra le due ossa e favorisce il movimento. Infine, l’articolazione è stabilizzata ulteriormente dai legamenti. A livello delle articolazioni possono essere presenti degli elementi aggiuntivi, quali:  legamenti: formati da connettivo denso regolare e hanno lo scopo di unire un osso ad un altro;  tendini: composti da connettivo denso regolare e hanno il compito di unire un osso ad un muscolo;  borse: sono dei sacchi fibrosi rivestiti internamente da una membrana sinoviale e contengono il liquido sinoviale, costituiscono una sorta di cuscinetto tra ossa e tendini oppure tra ossa e muscoli. 16 Dal punto di vista anatomico le ossa possono essere distinte in due grandi gruppi:  scheletro assile: include le ossa del cranio, della colonna vertebrale e della gabbia toracica;  scheletro appendicolare: forma gli arti e le cinture (o cingoli), ossia le ossa di connessione tra lo scheletro assile e lo scheletro appendicolare (cintura scapolare e cintura pelvica). Il corpo umano è costituito da 206 ossa, senza tener conto delle ossa suturali dal momento che queste sono presenti in numero variabile da individuo a individuo (una, poche o completamente assenti). Anche le ossa sesamoidi non sono comprese perché l’unica presente in tutti gli individui è la patella; infatti, anche le ossa sesamoidi sono differenti in numero da individuo a individuo (quando sono presenti sono davvero molto piccole). Il cranio Le ossa del cranio sono 29, alcune sono impari (presente un solo osso) mentre altre sono pari (presente sia la componente di destra che quella di sinistra). Dal punto di vista anatomico si dividono in due gruppi: 1. ossa del neurocranio: sono 8 ossa che proteggono l’encefalo; 2. ossa dello splancnocranio: sono 14 ossa che costituiscono le ossa della faccia e rappresentano l’inserzione dei muscoli facciali. A questi due gruppi si aggiungono 6 ossicini dell’udito e l’osso ioide. Neurocranio Il neurocranio è formato da un osso occipitale, due ossa parietali, un osso frontale, due ossa temporali, un osso sfenoide e un osso etmoide. Tutte le ossa del cranio sono ossa piatte per cui costituite da due tavolati di osso compatto che racchiudono uno strato di osso spugnoso. Le 8 ossa del neurocranio hanno il compito di proteggere l’encefalo. Le ossa del neurocranio sono unite tra di loro da suture (connettivo fibroso):  sutura coronale: connette l’osso frontale con le due ossa parietali;  sutura sagittale: unisce tra loro le due ossa parietali;  sutura lambdoidea: lega le ossa parietali all’osso occipitale. Il nome deriva dalla lettera greca λ perché la sua forma richiama tale simbolo;  sutura squamosa: connette l’osso parietale con la regione squamosa dell’osso temporale. Osso Occipitale L’osso occipitale forma la superficie posteriore ed inferiore del cranio. Prende contatto con le ossa parietali, con l’osso temporale e l’osso sfenoide. 17 È l’unico osso del cranio che va ad articolarsi con la colonna vertebrale: si connette con la prima vertebra cervicale (atlante). Guardando il cranio da una “prospettiva inferiore” è possibile notare:  il forame magno: è il foro inferiore attraverso il quale passa il midollo spinale, che poi continuerà all’interno delle vertebre;  i condili: il termine indica una superficie articolare piana e i due condili rappresentano i punti di articolazione con l’atlante;  il forame giugulare: è il foro che permette il passaggio della vena giugulare interna, che raccoglie il sangue venoso che proviene dall’encefalo;  la protuberanza occipitale esterna: appoggiando la mano sulla nuca è possibile sentire una sorta di sporgenza detta protuberanza occipitale esterna;  la cresta occipitale esterna: si trova al di sotto della protuberanza occipitale esterna, rappresenta il punto di attacco del legamento nucale che aiuta a stabilizzare le vertebre cervicali e, di conseguenza, favorisce il mantenimento della testa in posizione eretta;  la cresta occipitale interna: è una protuberanza presente all’interno della cresta occipitale esterna, è un importante rilievo che ancora i vasi sanguigni e le meningi, le quali stabilizzano la posizione dell’encefalo. Ossa Parietali Le due ossa parietali costituiscono la superficie laterale e superiore del cranio. Si articolano con l’osso frontale, l’osso occipitale, l’osso temporale e l’osso sfenoide. Osso Frontale L’osso frontale forma la superficie anteriore del cranio e il tetto delle cavità orbitarie. Si articola con l’osso nasale, le ossa parietali, l’osso mascellare, l’osso zigomatico, l’osso etmoide e lo sfenoide. L’osso frontale è considerato un unico osso nell’adulto ma durante lo sviluppo è costituito da due ossa frontali che si fondono intorno agli 8 anni di vita. In alcuni individui il punto di sutura tra le due ossa frontali rimane più o meno evidente e va a formare la cosiddetta sutura metopica. È un osso pneumatico che alleggerisce il peso dell’intero cranio e le cavità che si trovano all’interno del cranio prendono il nome dell’osso a cui appartengono. Per quanto riguarda l’osso frontale, infatti, le cavità sono chiamate seni frontali. Osso Temporale L’osso temporale compone la superficie laterale del cranio. Si articola con le due ossa parietali, l’osso occipitale, l’osso zigomatico, l’osso sfenoide e con la mandibola. Si suddivide in diverse zone: 1) porzione squamosa che include il processo zigomatico e la fossa mandibolare. Il processo zigomatico dell’osso temporale forma lo zigomo insieme al processo temporale dell’osso zigomatico; la fossa mandibolare è il punto di articolazione con la mandibola (unico osso mobile del cranio) 2) porzione timpanica che contiene il canale uditivo esterno (o meato acustico esterno), il quale permette alle onde sonore di raggiungere il timpano 3) porzione petrosa che forma il meato acustico interno, il quale dà passaggio al nervo acustico (VIII nervo cranico). Nella porzione petrosa è racchiusa anche la 18 cavità timpanica (detta anche orecchio medio), la quale contiene i tre ossicini dell’udito (incudine, martello e staffa) ed un canale chiamato tuba uditiva (o tuba di Eustachio) che conduce alla rinofaringe. Inoltre, a livello esterno della porzione petrosa si trova il processo mastoideo, che contiene una serie di cavità in comunicazione con l’orecchio interno. Infine, un altro elemento della porzione petrosa è il processo stiloideo che da attacco ai muscoli della faringe e della laringe e che sostiene i legamenti dell’osso ioide. All’interno dell’osso temporale è scavato uno spazio che costituisce l’orecchio medio e l’orecchio interno, in cui sono presenti gli organi dell’equilibrio e l’organo dell’udito. Guardando l’osso temporale dal punto di vista inferiore è possibile notare:  il foro giugulare: permette il passaggio della vena giugulare interna;  il canale caotico: da passaggio dell’arteria carotide interna;  il forame lacero: è sfruttato per il passaggio di piccole arterie;  il forame stilomastoideo: permette il passaggio del nervo facciale. Osso Sfenoide L’osso sfenoide e l’osso etmoide sono due ossa che fanno da confine tra neurocranio e splancnocranio. L’osso sfenoide è caratterizzato da molti fori perché deve permettere il passaggio di vasi e nervi dal neurocranio allo splancnocranio. Costituisce la parte della base cranica e funge da sostegno trasversale. La strana forma ricorda quella di una farfalla o di un pipistrello. La grande ala dell’osso sfenoide forma la parete posteriore della cavità orbitaria. I fori principali contenuti nella grande ala sono: 1. il canale ottico permette il passaggio del nervo ottico; 2. il forame ovale fa passare il V nervo cranico verso la mandibola; 3. la fessura orbitaria superiore consente il passaggio di vasi e nervi verso la cavità orbitaria. Da ricordare il passaggio della branca oftalmica, un ramo del nervo trigemino ed anche altri tre nervi sempre diretti all’occhio (il nervo oculomotore, il nervo trocleare e il nervo abducente innervano i muscoli responsabili del movimento dell’occhio). Un altro importante elemento dell’osso sfenoide è rappresentato dalla sella turcica, che protegge l’ipofisi in connessione diretta con il SNC (ipotalamo). L’osso sfenoide è un osso pneumatico che contiene i seni sferoidali. I “piedini” della farfalla/pipistrello sono i processi pterigoidei, i quali danno attacco ai muscoli masticatori. Osso Etmoide L’osso etmoide è molto importante nella costituzione del setto nasale e delle cavità nasali. È un osso pneumatico in quanto contiene piccole cavità che vanno a formare le celle etmoidali (fori più grandi) e i seni paranasali. Dall’alto è caratterizzato dalla presenza di innumerevoli forellini che permettono il passaggio dei filamenti olfattivi; i forellini vanno a formare la cosiddetta lamina cribrosa e si connettono con il bulbo olfattivo (informazioni al sistema nervoso centrale). Un altro elemento importante è la cresta galli in quanto lega la falce cerebrale, una struttura formata dalla dura madre che origina dei setti che ancorano l’encefalo alle ossa del cranio. Dunque, la falce cerebrale è fondamentale perché stabilizza l’encefalo all’interno della scatola cranica. 19 L’osso etmoide forma anche i cornetti nasali superiori e medi che costituiscono le conche nasali (il cornetto nasale inferiore è formato da un osso a sé stante). Le conche sono importanti per diversi motivi:  sono ricoperte da cellule che producono muco;  costringono l’aria ad entrare in una sorta di “vortici” in modo tale da rallentarne il flusso, da riscaldarla ed umidificarla grazie alla presenza di muco;  i vortici spingono l’aria verso la lamina cribrosa, dove sono localizzati i recettori olfattivi (permettono di sentire gli odori). La lamina perpendicolare dell’osso etmoide forma la parte superiore del setto nasale (la parte inferiore del setto è formata dal vomere) La parte interna di queste ossa non è liscia ma presenta le impronte dei vasi e delle granulazioni aracnoidali, le quali servono ad eliminare il liquido cerebrospinale. Le ossa del neurocranio formano tre fosse che accolgono diversi elementi del sistema nervoso centrale: 1) fossa cranica anteriore: è costituita dall’osso frontale e dall’etmoide. Accoglie i lobi frontali dell’encefalo; 2) fossa cranica media: è formata dai cornetti nasali e dalla porzione petrosa dell’osso temporale. Accoglie i lobi temporali dell’encefalo, il diencefalo e il mesencefalo; 3) fossa cranica posteriore: è composta per la maggior parte dall’osso occipitale. Accoglie i lobi occipitali del cervello, il cervelletto e la parte inferiore del tronco cerebrale. Splancnocranio Sono le 14 ossa della faccia.  2 ossa mascellari: costituiscono il margine inferiore delle cavità orbitarie e l’arcata dentale superiore che sorregge i denti superiori, le ossa mascellari destro e sinistro si fondono durante lo sviluppo. Le ossa mascellari compongono anche la parte anteriore del palato duro: tali ossa formano i cosiddetti processi palatini dell’osso mascellare. La mancata fusione dei processi palatini da origine alla palatoschisi. Fanno parte delle ossa pneumatiche dal momento che contengono il seno più grande a livello paranasale  2 ossa palatine: formano la parte posteriore del palato duro e la parte inferiore dell’orbita (processi orbitari).  2 ossa zigomatiche: formano la parete laterale dell’orbita e lo zigomo. Lo zigomo è composto dal processo temporale dell’osso zigomatico e dal processo zigomatico dell’osso temporale.  2 ossa lacrimali (in viola): accolgono il canale nasolacrimale che si dirige al canale nasale.  ossa nasali (in rosa).  vomere: forma la parte inferiore del setto nasale.  2 cornetti nasali inferiori  mandibola: è costituita da un corpo e da due rami ascendenti, che terminano con due processi: il processo condiloideo è posto posteriormente e si articola con la fossa mandibolare dell’osso temporale, mentre il processo coronoideo rappresenta l’inserzione del muscolo temporale (masticazione). 20 Osso Ioide L’osso ioide è l’unico osso che non si articola con le altre ossa del corpo umano. È collegato alla lingua, alla laringe ed al processo steroideo dell’osso temporale. Dà attacco ai muscoli della laringe durante la deglutizione e la fonazione. Quante e quali ossa formano l’orbita? L’orbita è formata da 7 ossa: l’osso zigomatico, l’osso palatino, le due ossa lacrimali, l’osso sferoidale, l’osso etmoide e l’osso frontale. Quali sono le ossa che formano il complesso nasale? Il complesso nasale è costituito dall’osso sfenoide, l’osso etmoide, i cornetti nasali inferiori, l’osso frontale, l’osso nasale e le due ossa lacrimali. Quali sono le ossa pneumatiche del cranio? Le ossa pneumatiche sono le ossa frontali, le ossa mascellari, l’osso sfenoide e l’osso etmoide. Le ossa del cranio sono unite da suture che si saldano non alla nascita ma tempo dopo. Le ossa del cranio hanno un tipo di ossificazione membranosa perché sono ossa piatte, ciò significa che si passa dal tessuto connettivo al tessuto osseo senza prima diventare un intermedio cartilagineo. Il cranio fetale è sproporzionato in quanto corrisponde a circa 1/4 della lunghezza del corpo. Le suture non sono subito formate da tessuto connettivo denso ma prima sono costituite da una membrana fibrosa (detta fontanella); le fontanelle si ossificano intorno ai due anni di vita (22-24 mesi). Le membrano fibrose sono importanti perché danno flessibilità al cranio al momento del parto e anche durante lo sviluppo dell’encefalo (‼se al momento della nascita le ossa fossero già unite l’encefalo non potrebbe accrescersi in volume perché non troverebbe spazio). La fontanella più grande è la fontanella anteriore, che rappresenta il punto di convergenza tra la sutura coronale e la sutura sagittale. Lo sviluppo arriva a terminare intorno ai 20 anni:  nel primo periodo (fino ai 7 anni) la crescita riguarda soprattutto la parte posteriore del cranio (crescita dell’encefalo);  nel secondo periodo (da 7 anni fino alla pubertà) si ha una crescita molto rallentata;  infine, durante il terzo periodo (fino ai 20 anni) si verifica una crescita massiccia soprattutto della parte anteriore del cranio (struttura ossa della faccia). Muscoli masticatori I tre principali muscoli masticatori sono il temporale, il massetere e i muscoli pterigoidei (laterale e mediano). 21 La masticazione è anche assistita da due muscoli facciali: l’obicolare che consente l’apertura e la chiusura delle labbra e il buccinatore che forma le guance. Il muscolo temporale è il più grande dei tre, si origina dalla linea temporale (posta a livello dell’osso temporale) e si inserisce sul processo coronoideo della mandibola; si occupa del sollevamento e l’abbassamento della mandibola, insieme al muscolo massetere. Il muscolo massetere origina dall’arcata zigomatica e si inserisce sull’angolo della mandibola, la sua contrazione provoca la chiusura della mandibola. I muscoli pterigoidei si trovano più internamente rispetto agli altri due dal momento che si connettono ai processi pterigoidei dell’osso sfenoide. Il muscolo pterigoideo laterale origina dal processo pterigoideo dello sfenoide e si inserisce a livello dell’articolazione temporo-mandibolare. Il muscolo pterigoideo mediano origina dal processo pterigoideo dello sfenoide e si inserisce internamente sull’angolo della mandibola. La contrazione di questi due muscoli da una parte coadiuva il sollevamento della mandibola e dall’altra permettono il movimento laterale della stessa. Muscoli facciali o mimici I muscoli facciali comprendono 17 muscoli che si inseriscono su altri muscoli o sul derma della cute, quindi a differenza degli altri muscoli scheletrici non si inseriscono sulle ossa, e permettono di realizzare le espressioni facciali muovendo la cute interna. Il muscolo che ci permette di corrugare la fronte in un’espressione di sorpresa, quindi di muovere la fronte e la cute delle sopracciglia, è il muscolo occipito-frontale costituito appunto da un ventre frontale ed ventre occipitale uniti a livello dell’aponeurosi epicranica. Il muscolo per l’espressione corrugata delle sopracciglia è appunto il muscolo corrugatore del sopracciglio. Per un’espressione di disappunto per corrugare la parte superiore del naso è necessario il procero. Per fare l’occhiolino utilizziamo l’orbicolare dell’occhio che permette appunto di chiudere il lume dell’occhio. Il muscolo del bacio è il muscolo orbicolare della bocca, di forma tondeggiante che agisce sulla parte esterna della cavità buccale e origina dalla mascella e dalla mandibola. L’espressione di noia e stanchezza si ha grazie al muscolo buccinatore, che forma gran parte della parete laterale della bocca, origina dalla macella e dalla mandibola e si trova all’inserzione dell’orbicolare. I muscoli del sollevamento della bocca per sorridere sono il muscolo zigomatico, l’elevatore della bocca, l’elevatore dell’angolo della bocca e il risorio. L’espressione di tristezza si ha grazie al depressore dell’angolo della bocca e depressore del labbro inferiore; il muscolo platisma è un muscolo, posizionato nella parte anteriore del collo che origina dalla cute e dalla fascia che riveste i pettorali ed è inserito nella cute del contorno inferiore della bocca, che abbassa gli angoli della bocca e incurva in basso il labbro inferiore. 22 Muscoli dell’occhio I muscoli che permettono di muovere il globulo oculare sono i muscoli estrinseci dell’occhio, 6 muscoli che originano sulla superficie dell’orbita per controllarne i movimenti. Troviamo superiormente il retto superiore, ai lati il retto mediale e laterale, al di sotto il retto inferiore e poi l’obliquo superiore ed inferiore. Inoltre nell’occhio possiamo trovare più internamente i muscoli intrinseci che regolano l’entrata della luce. Muscoli per il movimento della testa e del collo I muscoli che riguardano il movimento della testa e del collo dobbiamo distinguerli in muscoli anteriori per la flessione e in muscoli posteriori per l’estensione. Nella porzione anteriore il muscolo più importante è il muscolo sternocleidomastoideo che origina dallo sterno e dalla clavicola grazie all’unione di due fasci muscolari che si uniscono sul processo mastoideo del temporale; se si contrae da entrambi i lati la testa si flette, mentre se si contrae da un solo lato la testa ruota. Anche i muscoli scaleni permettono la flessione della testa e si trovano più in profondità rispetto al platisma. Per quanto riguarda i muscoli del compartimento posteriore abbiamo a livello del dorso il trapezio che, oltre ad estendere il collo (antagonista rispetto a quelli della parte anteriore), si inserisce sulla clavicola e sulla scapola e ne permette il movimento. È un muscolo molto grande con una forma romboide, origina dalla protuberanza occipitale e dai processi spinosi delle vertebre C7-T12 e si inserisce tra la clavicola e la scapola. Colonna vertebrale La colonna vertebrale è costituita da 26 ossa articolate tra loro e separate da dischi intervertebrali, di cui 24 sono vertebre e 2 sono ossa costituite dalla fusione di vertebre tra loro (osso sacro e coccige). La nomenclatura di ogni vertebra è data dall’iniziale della regione a cui appartiene e un numero progressivo a partire dall’alto. Sappiamo che la colonna non è perfettamente verticale, infatti osservandola sul piano sagittale possiamo notare 4 curvature fisiologiche: cervicale (7 vertebre), toracica (12 vertebre), lombare (5 vertebre) e sacrale-coccigea. Le curvature si acquisiscono con il tempo, infatti subito dopo la nascita la colonna vertebrale ha solo le curvature primarie, ossia la toracica e la sacrale; con il tempo si aggiungono le curvature secondarie che sono quella cervicale, la quale appare quando la testa inizia a stare in posizione eretta, e quella lombare, ottenuta quando il bimbo inizia a stare seduto o quando inizia a camminare. Grazie a queste 4 curvature nell’adulto il peso viene distribuito in maniera regolare. Possiamo avere delle patologie correlate alle curvature coma per esempio la scoliosi se la colonna devia verso destra o verso sinistra, la cifosi se la curvatura toracica è più accentuata, la lordosi se è più accentuata quella cervicale. 23 Le vertebre sono ossa irregolari perché hanno una loro forma specifica costituita da:  la componente massiccia detta corpo vertebrale che sostiene il peso della colonna e dell’intero organismo;  l’arco vertebrale formato dall’unione delle lamine e dei peduncoli che formano appunto un arco e definiscono un forame vertebrale attraverso cui passa il midollo spinale. Ogni vertebra contiene poi molti processi, cioè delle estroflessioni verso l’esterno:  processi articolari superiori ed inferiori che permettono alla vertebra di articolarsi con quella sopra e quella sotto;  processi trasversi posti di lato che costituiscono un punto di inserzione per alcuni muscoli della colonna o nella gabbia toracica con le coste;  processo spinoso dorsale per l’attacco con i muscoli (es. trapezio). Le vertebre si articolano tra loro in due punti. Il primo punto di articolazione si ha a livello dei corpi, in cui ognuno è separato dal corpo di quella adiacente grazie al disco intervertebrale che stabilizza la colonna e di conseguenza i movimenti di compressione e tensione senza che le vertebre scivolino tra loro; il liquido che si trova all’interno viene distribuito in modo tale da ammortizzare il movimento delle vertebre tra loro. I dischi intervertebrali sono costituiti da una parte centrale più morbida di nucleo polposo che deriva dalla notocorda dello sviluppo embrionale, rafforzata esternamente da un anello di cartilagine fibrosa resistente verso le sollecitazioni meccaniche, e poggia su cartilagine ialina resistente alla compressione. Il secondo punto di articolazione si ha grazie ai processi articolari superiori per connetterla al processo articolare inferiore della vertebra soprastante e inferiore per articolarsi col processo articolare della vertebra sottostante. La faccetta articolare è quella parte concava in cui si uniscono le due vertebre. Guardando di lato la colonna osserviamo grazie all’articolazione delle vertebre i forami intervertebrali o di coniugazioni, ottenute appunto dalla congiunzione tra due vertebre adiacenti, che permettono l’uscita dei nervi spinali che originano a livello del midollo. Un danno al disco intervertebrale determina lo schiacciamento dei nervi e può causare la compressione delle vie sensitive e quindi una riduzione della sensitività. Vertebre cervicali Le vertebre cervicali sono 7 vertebre, di cui le prime due (C1-C2) sono particolari dal punto di vista funzionale perché sostengono anche la testa e prendono il nome rispettivamente di atlante e epistrofeo. 24 La C1 (atlante) ha una struttura diversa da quella tipica precedentemente descritta perché è priva di corpo, che infatti si è fuso durante lo sviluppo con quello della C2 per formare una struttura detta dente che funge da perno per la rotazione della testa, non ha il processo spinoso, mentre i processi articolari superiori sono ellittici e si articolano Forame trasversario con i condili occipitali che permettono di flettere la testa avanti e indietro. Le vertebre cervicali presentano un foro a livello del processo trasverso che prende il nome di forame trasversario, che serve per far passare e proteggere l’arteria vertebrale per giungere alla scatola cranica e fornire sangue ossigenato all’encefalo. La C2 (epistrofeo) ha un dente dato dalla fusione del corpo della C1 e C2 che funge da perno per la rotazione della testa e dell’atlante su di esso, infatti insieme all’atlante permette di ruotare la testa di lato; questa fusione si completa solamente dopo la nascita ed è per questo che il neonato non è in grado di sostenere la sua testa. Presenta anch’esso il forame trasversario e comincia ad apparire un primo abbozzo di processo spinoso. Le altre vertebre cervicali C3-C7 hanno la struttura classica con il processo spinoso non molto evidente che si sviluppa man mano scendendo verso il basso fino a giungere alla C7, la quale è detta vertebra prominente perché qui si è completato il processo spinoso. Hanno un corpo più piccolo rispetto alle altre perché sostengono un peso minore, ma il forame vertebrale è più grande perché il midollo è più ampio. Vertebre toraciche Le vertebre toraciche sono 12 vertebre, indicate dalla T1 alla T12, ed hanno la forma tipica dove compaiono le faccette articolari per l’articolazione delle coste. Le vertebre toraciche si articolano con le coste andando a formare la parte posteriore della gabbia toracica, la quale davanti si congiunge con lo sterno e dietro con le vertebre toraciche. I punti di articolazione con le coste sono la faccetta costale superiore e inferiore a livello del corpo vertebrale in cui si articola la testa della costa, mentre il tubercolo della costa si articola con la faccetta costale trasversaria. ‼La costa si articola tramite il suo tubercolo con la vertebra dello stesso livello (7 costa -> 7 vertebra toracica), mentre la testa si articola con quella superiore (7 vertebra -> 6 vertebra). La prima costa non segue questa regola perché la sua testa si articola esclusivamente con il corpo della T1. La stessa eccezione si ha anche per la costa 11 e 12, che fanno parte delle coste fluttuanti perché non arrivano allo sterno, e anche in questo caso la testa si articola solo con la T11 e T12 rispettivamente. Dalla T2 alla T10 seguono la regola, ossia ciascuna vertebra si articola con due coppie di coste. 25 Vertebre lombari Le vertebre lombari sono 5 vertebre, denominate L1- L5, con il corpo un po’ più massiccio perché devono sostenere un peso maggiore e il forame vertebrale più piccolo perché il midollo spinoso si ferma a livello della L2. Oltre all’articolazione tra le vertebre, abbiamo anche i legamenti intervertebrali:  legamento longitudinale anteriore che riveste anteriormente il corpo delle vertebre impilate l’una sull’altra;  legamento longitudinale posteriore che riveste posteriormente il corpo delle vertebre impilate l’una sull’altra;  legamento giallo che collega lamine di vertebre adiacenti;  legamento sovraspinoso collocato sopra i processi spinosi;  legamento interspinoso che collega i processi spinosi delle singole vertebre. Osso sacro Durante lo sviluppo le ultime 10 vertebre si uniscono a formare delle ossa specifiche. Le 5 vertebre sacrali si fondono tra loro per formare l’osso sacro, la cui fusione si completa verso i 25-30 anni, avente una forma vagamente triangolare con la base rivolta verso l’alto e l’apice verso il basso. La parte anteriore è concava e forma 4 linee trasverse che derivano dalla fusione dei corpi delle vertebre, i forami intervertebrali costituiscono dei fori che prendono il nome di forame sacrale anteriore da cui fuoriescono i nervi sacrali, le ali permettono le articolazioni tra le ossa, mentre il promontorio sacrale è la parte superiore sporgente che serve per controllare se la donna è pronta per la gravidanza. La parte posteriore è convessa ed ha una cresta sacrale mediana data dalla fusione dei processi spinosi, mentre la fusione dei processi articolari permette la formazione della cresta sacrale laterale. Il canale sacrale è dato dal forame vertebrale di ciascuna vertebra ormai fusa e si restringe man mano fino a formare lo iato sacrale all’apice del triangolo. Abbiamo poi il forame sacrale posteriore per l’uscita dei nervi sacrali. Coccige Il coccige si forma dalla fusione delle ultime 3-5 vertebre ed è il residuo della coda degli altri mammiferi. La struttura è triangolare e si trova alla fine della colonna vertebrale. Muscoli del dorso I muscoli del dorso che permettono di flettere, ruotare ed estendere il tronco si suddividono in tre strati:  superficiale per il movimento del cingolo scapolare e degli arti superiori, ad opera del trapezio;  intermedio per il movimento del tronco e dei muscoli respiratori;  profondo per il movimento del tronco. 26 Lo strato intermedio è costituito da molti muscoli, di cui noi prendiamo in considerazione solo il dentato posteriore superiore ed inferiore. Questi originano dalla colonna vertebrale e si inseriscono a livello della gabbia toracica, sono coinvolti nella respirazione perché sollevano ed abbassano le coste durante l’inspirazione e l’espirazione. I muscoli dello strato profondo, conosciuto come muscoli intrinseci della schiena, si dividono a loro volta in tre strati:  strato superficiale, detti anche muscoli spinotrasversali; Qui troviamo essenzialmente lo splenio della testa e lo splenio del collo, i quali intervengono nel movimento della testa (estensione ed iperestensione) e del collo, che originano dal legamento nucale e si inseriscono tra il processo mastoideo dell’osso temporale e la linea nucale dell’osso occipitale.  strato intermedio, conosciuti anche come muscoli erettori della colonna vertebrale o muscoli paravertebrali; Il muscolo erettore della colonna è formato da tre fasci che permettono di estendere la colonna vertebrale: lunghissimo, ileocostale e spinale.  strato profondo, anche noti come muscoli trasversospinali. Questi muscoli sono associati ai processi spinosi e trasversi delle vertebre e sono: trasversospinale con 5 gruppi muscolari (semispinale della testa, del collo e del torace, multifido e rotatore), l’intertrasversario a livello dei processi trasversi, l’interspinoso che unisce i processi spinosi e gli elevatori delle coste. Muscoli dell’addome I muscoli dell’addome sono i muscoli flessori della colonna, quindi si trovano in posizione anteriore e costituiscono gran parte della parete addominale; comprendono 4 muscoli: obliquo esterno ed interno, retto dell’addome e trasverso dell’addome. Il muscolo retto dell’addome è quello che si trova più anteriormente ed è detto retto perché le fibre muscolari si trovano parallele tra loro e vanno a costituire appunto la parte davanti dell’addome. Il più profondo è il trasverso, mentre in una tasca della sua guaina si inserisce il retto, poi lateralmente abbiamo l’obliquo interno e l’esterno; questa struttura così organizzata forma una fitta rete di fibre che va a proteggere la parte interna. Le guaine di rivestimento di questi muscoli convergono insieme in prossimità del retto e si uniscono in una grande fascia tendinea centrale detta linea alba. 27 Partendo dall’esterno abbiamo il muscolo obliquo esterno che origina dalle ultime 7 coste e si inserisce nella cresta iliaca per flettere, ruotare e piegare lateralmente il tronco. L’obliquo interno ha le fibre al contrario rispetto a quello esterno, si origina dalla cresta Iliaca e si inserisce tra le coste 10-12, nella guaina del retto e sulla linea alba per flettere, ruotare e piegare lateralmente il tronco. Il retto ha origine dalla sinfisi pubica e si inserisce nel processo xifoideo e nelle ultime coste, formando un nastro parallelo anteriore con al centro la linea alba che in caso di grandi obesi o gravidanze con un espansione molto evidente della cavità addomico-pelvica può cedere (diastasi dei muscoli retti). Internamente si ha infine il muscolo trasverso dell’addome che origina dalle ultime coste, dalla fascia lombare e dalla cresta iliaca e si inserisce nella linea alba e nella sinfisi pubica per comprimere l’addome e mantenerne la stabilità. La gabbia toracica La gabbia toracica è formata lateralmente dalle coste, anteriormente dallo sterno e posteriormente dalle vertebre toraciche. È una struttura chiusa che protegge gli organi posti all’interno della cavità toracica (cuore e polmoni). Le coste sono definite anatomicamente e strutturalmente come ossa piatte allungate e in totale sono 12 coste ma si distinguono in diverse categorie:  coste vere (1-7): si articolano sia con le vertebre toraciche posteriormente sia con lo sterno anteriormente attraverso la cartilagine costale, le coste vere percorrono tutto il perimetro della gabbia toracica;  coste false (8-12): si articolano posteriormente con le vertebre mentre anteriormente non si articolano direttamente allo sterno ma con la costa sovrastante per formare l’arcata costale (la VIII costa si articola tramite la sua cartilagine costale con la VII costa…)  coste libere o fluttuanti (11-12): non si articolano nemmeno con le coste sovrastanti. Posteriormente le coste presentano due strutture particolari, ossia la testa ed il tubercolo, separati da un tratto chiamato collo. Le due strutture permettono l’articolazione con le vertebre: la testa con il corpo delle vertebre toraciche mentre il tubercolo si articola con il processo traverso. Sul margine inferiore di ogni costa è presente il solco costale che ospita la vena ed il nervo intercostale. Come già detto, in avanti le coste si articolano con lo sterno. Lo sterno è un osso piatto che chiude in avanti la gabbia toracica. È formato da tre parti: manubrio, corpo, processo xifoideo; le tre componenti si uniscono completamente tra loro ma l’ossificazione risulta totale solo intorno ai 25 anni. Il manubrio presenta superiormente una struttura concava chiamata incisura giugulare. 28 Ai lati di questa vi sono due faccette articolari che permettono l’articolazione con la clavicola, che fa parte della cintura scapolare. Il manubrio dello sterno lateralmente dà attacco alla I costa e si articola anche con il corpo dello sterno; a livello della giunzione tra il manubrio e lo sterno si trova l’articolazione con la II costa. Il punto in cui il manubrio si articola con il corpo forma una struttura che sporge in avanti, detta angolo sternale di Louis, che corrisponde all’articolazione con la II costa. Dietro l’angolo sternale di Louis si trova la biforcazione della trachea nei due bronchi (a livello della IV vertebra toracica). Il corpo è la parte dello sterno che si articola con le ulteriori coste vere ma non con le coste false, dunque da attacco alle coste dalle III alla VII. Il corpo si articola con l’ultima parte dello sterno, ossia al processo xifoideo. Le coste sono associate a muscoli che fanno parte dei muscoli respiratori: i muscoli intercostali esterni ed interni che hanno la funzione opposta di alzare ed abbassare le coste durante i movimenti di inspirazione ed espirazione. L’andamento delle fibre dei muscoli intercostali interni ed esterni risulta perpendicolare ed intrecciato. La contrazione degli esterni determina l’alzamento delle coste mentre la contrazione dei muscoli interni ne provoca l’abbassamento. Più all’interno si trovano i muscoli intercostali profondi. Il principale muscolo respiratorio è il muscolo diaframma. Il diaframma è un muscolo a forma di cupola che separa la cavità toracica dalla cavità addominale. Le fibre muscolari originano dalla colonna vertebrale, dalle coste (IV-X) e dallo sterno e convergono verso il centro tendineo del diaframma, dove andrà a poggiare il cuore. Il diaframma presenta tre particolari orifizi, che permettono la comunicazione tra la cavità toracica e la cavità addominale. 1. orifizio esofageo: passano l’esofago ed il nervo vago, che innerva molti elementi sia della cavità toracica che addominale; 2. orifizio aortico: attraverso il quale passano l’aorta, il dotto toracico e la vena azygos; 3. orifizio della vena cava: passano la vena cava inferiore ed il nervo frenico, che va ad innervare il diaframma stesso. Il diaframma (vista inferiore) è ancorato alle vertebre lombari (II e IV) con delle strutture particolari chiamati pilastri del diaframma. Senza la contrazione del diaframma la respirazione avviene in maniera difficoltosa (se non del tutto bloccata), per questo molte malattie che comportano la degenerazione delle fibre muscolari del diaframma causano la morte del paziente. Quando il diaframma si contrae si abbassa all’interno della gabbia toracica e permette all’aria di entrare, provocando l’inspirazione: con la sua contrazione si abbassa, eleva le ultime coste ampliando la cavità toracica e facendo aumentare la pressione nella cavità addominale. Quando il diaframma si rilassa tende a risalire nella gabbia toracica, spingendo fuori l’aria nell’atto dell’espirazione. 29 Lo scheletro appendicolare è composto dalle ossa degli arti, dalla cintura toracica e dalla cintura pelvica. Queste ultime sono le due strutture di connessione tra lo scheletro assile e le ossa degli arti. La cintura toracica La cintura toracica (o scapolare) è composta dalla clavicola e dalla scapola. La clavicola è un osso piatto a forma di S che si articola in avanti con lo sterno e lateralmente con l’acromion della scapola ma non si articola direttamente con le ossa degli arti superiori. La clavicola permette la connessione del manubrio dello sterno con il braccio, per cui mantiene il braccio lontano dal torace. La scapola è un osso piatto di forma “triangolare” con la base in alto e l’apice in basso. Essendo un triangolo, la scapola presenta tre margini e tre angoli:  margine laterale: anche detto margine ascellare perché rivolto verso l’ascella;  margine mediale: anche detto margine vertebrale perché guarda la colonna vertebrale;  margine superiore: corrisponde alla base del triangolo. Anteriormente la scapola è concava e presenta la cosiddetta fossa sottoscapolare. La cavità glenoidea rappresenta l’articolazione della spalla che permette la rotazione del braccio. Questa cavità è sovrastata superiormente da due processi della scapola: anteriormente dal processo coracoideo (lett. a becco di corvo) e posteriormente dal processo acromiale, che si articola con la clavicola. Dal punto di vista posteriore è possibile osservare:  acromiom: rappresenta l’ultima parte di una struttura detta spina della scapola;  spina della scapola: una linea che va a dividere la scapola in due fosse chiamate fossa sopraspinata (superiore) e fossa infraspinata (inferiore). La spina dà attacco ai muscoli deltoide e trapezio, fondamentali per il movimento del braccio e della scapola stessa. I muscoli del cingolo scapolare permettono di portare avanti e indietro la scapola.  Trapezio: è un grande muscolo a forma di rombo che si origina dall’osso occipitale e si inserisce sull’acromion, sulla spina e sulla clavicola. La sua azione consiste nel portare indietro la scapola e di abbassarla, oltre a flettere lateralmente la testa. 30  Romboidi: sono posti posteriormente e garantiscono l’adduzione della scapola, lavorando in sinergia con il trapezio. Originano dalle vertebre cervicali e toraciche e si inseriscono sul margine mediano della scapola.  Elevatore: solleva la scapola inserendosi sull’angolo superiore della stessa.  Dentato: origina dalle coste 1-9 e si inserisce sul margine mediano della scapola e ne determina l’abduzione.  Piccolo pettorale: inserendosi sul processo coracoideo consente di portare in avanti la scapola lavorando insieme al muscolo dentato. L’arto superiore Le ossa dell’arto superiore sono 30, divise in tre regioni: braccio (omero), avambraccio (urna e radio) e mano (27 ossa). Braccio L’unico osso del braccio è l’omero, un osso lungo composto da una diafisi centrale e da due epifisi. L’epifisi prossimale si articola con la cavità glenoidea della scapola attraverso una superficie semisferica costituita dalla testa dell’omero: la testa dell’omero entra nella cavità glenoidea e consente di ruotare il braccio, costituendo una delle articolazioni più mobili del corpo umano (è possibile fare un giro di 360°). A livello dell’epifisi prossimale sono presenti la grande e la piccola tuberosità, che danno attacco ai muscoli. Le due tuberosità sono separate dal solco intertubercolare, nel quale passa il tendine del bicipite brachiale. La diafisi, invece, presenta la tuberosità deltoidea (a forma di V), che permette l’inserzione del muscolo deltoide, e il solco radiale per il passaggio del nervo radiale. L’epifisi distale è molto più complicata dell’epifisi prossimale perché deve connettersi con le ossa dell’avambraccio nell’articolazione del gomito: il radio si articola con il condilo (o capitello) mentre l’ulna si articola con la troclea. Le superfici laterali dell’epifisi distale sono dette per questo epicondilo ed epitroclea. Al di sopra della superficie articolare sono presenti due fosse: 1) sopra il capitello è situata la fossa radiale, che accoglie il radio; 2) sopra la troclea è posta la fossa coronoidea che accoglie il processo coronoideo dell’ulna nel movimento di flessione dell’avambraccio. Posteriormente sopra la troclea è presente un’ulteriore fossa che accoglie l’olecrano dell’ulna (fossa olecranica). Mettendo in flessione l’avambraccio e toccando il gomi

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