Arrossamenti Degli Occhi e Difetti Della Vista PDF

Summary

This document discusses eye redness and vision defects, covering topics like blepharitis, chalazion, and orzalo. It explains the causes and symptoms of these conditions. The text also covers the topic of eye anatomy and the impact of eye diseases.

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Pag. 1 a 6 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #2B – prof. Maestroni– Arrossamenti degli occhi e difetti vista Oculistica #2B Arrossamenti degli occhi e difetti della vista Prof. Maestroni– 18/1...

Pag. 1 a 6 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #2B – prof. Maestroni– Arrossamenti degli occhi e difetti vista Oculistica #2B Arrossamenti degli occhi e difetti della vista Prof. Maestroni– 18/10/211 – Autore: Marina Halim – Revisore: Giulia Porcu Nella prima parte della lezione si sono visti gli arrossamenti della congiuntiva, ma possono anche verificarsi rossori dell’occhio in cui la localizzazione esclusiva o primitiva del rossore stesso è in altre aree dell’occhio. 1. Rossori della palpebra I rossori della palpebra sono: a. Calazio b. Blefarite c. Orzaiolo a. Calazio: È una patologia piuttosto frequente, in cui si ha arrossamento localizzato a livello della palpebra. È un’infiammazione granulomatosa di una ghiandola presente all’interno della palpebra inferiore e superiore, ovvero la ghiandola di Meibomio1. Queste ghiandole sono circa venti per ogni palpebra e vanno a secernere la parte lipidica del film lacrimale. Avendo, quindi, una secrezione molto densa il dotto secretore è piuttosto soggetto ad occludersi. Quindi quando vi è un’infezione che coinvolge il margine palpebrale si può formare il calazio per infezione e occlusione del dotto escretore della ghiandola. Si forma un “sacchettino” infiammato, più o meno dolente a seconda della fase della patologia, che porta rossore primariamente localizzato alla palpebra, ma che si può irradiare anche alla congiuntiva, soprattutto in corrispondenza della lesione. b. Blefarite: Si tratta di un’infiammazione alla base dell’impianto delle ciglia che si manifesta con del materiale biancastro e furfuraceo e anche il margine palpebrale appare rigonfio e arrossato. La blefarite è un processo infiammatorio solitamente cronico, che tende a cronicizzare a livello dei margini palpebrali, legato a fattori di diverso tipo: componente allergica, equilibro della flora batterica a livello cutaneo, fattori metabolici (le blefariti sono più frequenti in pz diabetici o pz con colesterolo e trigliceridi alti). Spesso si ha quindi la concomitanza di diversi fattori e diventa anche difficile identificarne uno preciso. Questa infiammazione a livello del margine palpebrale può favorire l’occlusione del dotto secretore della ghiandola di Meibomio e facilitare la colonizzazione da parte di microrganismi e, di conseguenza, portare all’insorgenza di uno o più calazi. Clinicamente vediamo il margine palpebrale arrosato, secreto di materiale furfuraceo a livello delle ciglia e queste ultime possono andare incontro a degenerazione e il pz può andare incontro a progressiva perdita delle stesse. In questa situazione è facile che ci sia insorgenza di orzaioli e calazi. c. Orzaiolo. È una raccolta di pus alla base dell’impianto di un ciglio. Si nota un pallino biancastro, solitamente dolente, al margine palpebrale. Anche questo è un processo infiammatorio facilitato dalla presenza di una blefarite. Non bisogna pensare che l’uso di lenti a contatto aumenti la probabilità di orzaioli, infatti queste causano più frequentemente infezioni alla cornea e alla congiuntiva. Infatti, se non usate con le giuste norme igieniche, esse hanno la tendenza di trattenere i microrganismi in quanto sono spugne che trattengono normalmente il film lacrimale. Ovviamente ciò è ben diverso dalla normale struttura dell’occhio che con il semplice ammiccamento riesce a espellere i microorganismi potenzialmente pericolosi. 1 Sono ghiandole tubulo-acinari olio rinegoziazione che riversano il loro secreto lungo la rima palpebrale attraverso dei forellini dotti escretori. Le ghiandole di Meibomio hanno la funzione di secernere lo strato lipidico che rappresenta lo strato più esterno del film lacrimale, con funzione di difesa dell’epitelio corneale, di controllo dell’evaporazione dello strato acquoso della lacrima e del corretto livello di idratazione della cornea. Pag. 2 a 6 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #2B – prof. Maestroni– Arrossamenti degli occhi e difetti vista Il rossore degli occhi può dipendere anche da stati irritativi su base fisica o meccanica per malposizioni palpebrali. In altre parole, lo stato delle palpebre può provocare uno stato infiammatorio sia sulla palpebra stessa, sia sulla superficie dell’occhio. Queste condizioni sono: a. Entropion b. Ectropion c. Dacriocistite a. Entropion. La palpebra superiore del pz nell’immagine a dx è introflessa: le ciglia, anziché essere dirette verso l’esterno perpendicolarmente alla superficie oculare, sono rivolte indentro come il margine palpebrale. Le ciglia, poste a contatto con la superficie dell’occhio, a seguito del continuo sfregamento, porteranno all’insorgenza di uno stato infiammatorio cronico della superficie oculare stessa. La causa dello stato infiammatorio è quindi di tipo meccanico. È una situazione molto fastidiosa e dolorosa e porta, a lungo termine, anche danni alla cornea. Sollevando la palpebra (figura a destra) si vede chiaramente la fibrosi a livello palpebrale che ha determinato la retrazione della palpebra stessa. L’entropion può avere due cause di tipo: cicatriziale, per cui si verifica quando si ha una ferita oppure una congiuntiva pseudomembranosa, che porta alla fibrosi della congiuntiva involutivo, per cui alcuni pz anziani, di fronte alla perdita di elasticità tissutale delle palpebre, vanno incontro a introflessione della palpebra stessa. b. Ectropion. L’ectropion è la condizione clinica opposta a quella dell’entropion: la palpebra si rivolge verso l’esterno. L’eziologia nel caso in figura è di tipo cicatriziale: si vede una cicatrice alla palpebra inferiore destra che ha determinato una retrazione del margine palpebrale. Anche in questo caso la causa può essere anche involutiva: nell’anziano la perdita di elasticità dei tessuti può portare ad una regressione del margine. I problemi saranno legati all’incompleto ammiccamento (la palpebra non si muove bene) e alla conseguente esposizione continua e secchezza dell’occhio. Di conseguenza ci potrà essere una cheratopatia da lagoftalmo, condizione in cui le mucose, se esposte per periodi protratti nel tempo e non correttamente umidificate, vanno incontro a cheratinizzazione; questo processo può accadere anche con la mucosa orale quando vengono alterate la secrezione o la posizione della mucosa, per cui l’epitelio di rivestimento tende a cheratinizzarsi. La cornea, a differenza della congiuntiva che cheratinizza, andrà incontro ad un processo di cicatrizzazione portando, a lungo termine, a problemi di acutezza visiva. Un altro problema clinico che si verifica è l’epifora: le lacrime, normalmente drenate dal canale naso-lacrimale, avranno anche un’altra via accessoria di deflusso per la direzione verso l’esterno della palpebra, provocando ulteriore fastidio per il paziente. In questo caso si ha un occhio rosso, ma la condizione clinica predisponente è l’alterata posizione delle palpebre. c. Dacriocistite. In questa patologia si ha una tumefazione arrossata e dolente localizzata alla radice del naso. La palpebra è interessata quindi in una zona molto precisa e l’arrossamento è diffuso anche alla radice del naso. In quest’area si ha la sede del sacco lacrimale e infatti la patologia è determinata da un processo infiammatorio che riguarda questa struttura. Se si esercita pressione sull’area tumefatta si avrà rigurgito di materiale muco-purulento, perché l’occlusione del dotto lacrimale ha portato ad un ristagno lacrimale, alla colonizzazione batterica e quindi alla formazione di una raccolta ascessuale. Pag. 3 a 6 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #2B – prof. Maestroni– Arrossamenti degli occhi e difetti vista Si tratta di una condizione clinica che si verifica nelle due estremità della vita: in età pediatrica è frequente perché il dotto lacrimale è chiuso o stenotico (perché non sufficientemente sviluppato) e il difficoltoso passaggio delle lacrime verso il naso può portare all’insorgenza di questa patologia; nell’anziano invece il dotto naso lacrimale può diventare stenotico. Nel bambino il processo va spesso incontro a spontanea risoluzione, ma bisogna comunque tenere sgombro e curare eventuali infezioni, che si verificano anche con una certa frequenza. Quei rari in casi in cui non si ha canalizzazione spontanea verso gli occhi (intorno ai dieci mesi di età) basterà fare una specillazione del dotto nasolacrimale per riaprirlo. Nell’anziano, invece, la condizione può solo peggiorare, per cui può rendersi necessario un intervento di dacrio-cisto-rinostomia, un intervento ricanalizzazione chirurgica del dotto naso-lacrimale. La terapia si basa su colliri e antibiotici e massaggi del dotto nasolacrimale e del sacco lacrimale per evitare il ristagno di secreti. 2. Comportamento fisico della luce Come detto nella lezione precedente, l’occhio ha la particolarità di saper trasformare energia luminosa prima in un segnale chimico e poi elettrico, trasmesso al sistema nervoso. La luce è una particolare forma di energia che riesce a stimolare i fotorecettori a livello dell’occhio, ma solo tra i 400 e i 700 nm di lunghezza d’onda, per cui non tutte le radiazioni luminose sono in grado di dare questa stimolazione. Oltre le lunghezze d’onda citate si hanno i raggi UV (sotto ai 400nm) e gli infrarossi (sopra i 700nm). Si tratta comunque di radiazioni luminose, ma non potendo stimolare i fotorecettori non risultano visibili all’occhio umano. L’occhio umano, per poter trasdurre l’informazione luminosa nella maniera più corretta possibile, deve fare in modo che le immagini vengano proiettate correttamente sulla fovea. La fovea è la parte centrale della retina, particolarmente sottile, dove è presente la massima concentrazione di fotorecettori. I raggi luminosi, provenienti per assunto dall’infinito e nel reale dalla distanza di oltre sei metri2, devono andare a fuoco su un punto ben preciso per massimizzare l’informazione fornita dalla luce. Per definizione i raggi provenienti dall’infinito sono paralleli, per cui non hanno di per sé tendenza a convergere. Il compito del nostro occhio è far convergere questi raggi. Esistono per questo una serie di lenti, il cosiddetto sistema diottrico oculare. In fisica, la rifrazione è ciò che caratterizza i mezzi diottrici. La rifrazione, ad esempio, può essere la deviazione di un raggio di sole quando incontra una bottiglia di acqua minerale o l’acqua del mare. La deviazione avviene perché si passa da un mezzo diottrico (l’aria) ad un altro (l’acqua) di densità differente. L’aria è il mezzo diottrico di riferimento e la capacità di deviazione di qualunque altro mezzo diottrico dipende dalla densità del mezzo stesso. L’indice di rifrazione è la capacità di un mezzo di deviare la luce. Dunque, per definizione, l’indice di rifrazione dell’aria è pari a uno, mentre gli indici di rifrazione degli altri mezzi diottrici sono tutti rapportati a quello dell’aria: i mezzi più densi avranno la capacità di deviazione maggiore, per cui hanno indice di rifrazione >1 (l’olio, ad esempio, che è più denso dell’acqua, ha indice di rifrazione maggiore rispetto all’acqua). I mezzi diottrici che hanno invece densità inferiore all’aria hanno indice di rifrazione

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