Oculistica #1 Anatomia e Fisiologia Oculare PDF
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Dario Di Tommaso
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These are lecture notes for an undergraduate course in dentistry covering the anatomy and physiology of the eye, focusing on the structure and function of the eye's components.
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Pag. 1 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare Oculistica #1 Anatomia e fisiologia oculare Prof. L. Maestroni– 11/10/21 – Autore: Dario...
Pag. 1 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare Oculistica #1 Anatomia e fisiologia oculare Prof. L. Maestroni– 11/10/21 – Autore: Dario Di Tommaso Revisore: Valentina Isola L’apparato visivo è composto da bulbo oculare e organi accessori. Il bulbo oculare è rappresentato nell’immagine, invece gli organi accessori sono le strutture anatomiche vicine al bulbo oculare che coadiuvano la funzione del bulbo. Gli organi accessori sono: - palpebre; - congiuntiva; - ciglia; - sopracciglia; - muscoli estrinseci dell'occhio; - orbita e cavità orbitale. Bulbo oculare Nel bulbo oculare si trova la retina, una struttura nervosa che tappezza internamente il bulbo e ha la funzione di poter captare un'energia radiante (luminosa) e trasformarla in un segnale elettrico percepibile nel cervello: questo è quello che in ciascuno di noi consente di vedere. Dal punto di vista istologico il bulbo è un organo a tonache sovrapposte, infatti è costituito da tre strati (o tonache) sovrapposti (dal più interno al più esterno): - tonaca nervosa, dove si trova la retina; - tonaca vascolare; - tonaca fibrosa. Tonaca fibrosa La tonaca fibrosa si distingue in due parti: - la cornea: è la porzione anteriore ed è trasparente - la sclera: è la porzione posteriore, è più estesa (rappresenta i 5/6 della superficie dell'occhio) ed è bianca. La tonaca fibrosa svolge la funzione di sostegno e di rivestimento dell’occhio, ma la cornea ha una funzione aggiuntiva importante per quanto concerne la visione. Per comprendere la funzione aggiuntiva, è necessario esaminare una sezione istologica della cornea. Grazie all’ingrandimento microscopico, sono distinguibili (dall’alto in basso): - epitelio corneale: è la parte più superficiale della cornea, è a contatto col mondo esterno e col film lacrimale; - stroma corneale: è la porzione più spessa della cornea; - endotelio corneale: è un monostrato cellulare che tappezza internamente la cornea. Lo stroma, essendo lo strato più spesso della cornea, conferisce trasparenza all’intera struttura, grazie a: - fibrille di collagene deposte parallelamente tra di loro; - nuclei cellulari poco densi; - assenza di vasi sanguigni. Esistono anche altri due meccanismi non pertinenti allo stroma che permettono di mantenere la cornea trasparente: - permeabilità selettiva di epitelio ed endotelio corneale; - trasporto attivo di acqua dall’endotelio all’esterno. Pag. 2 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare La trasparenza è la caratteristica più importante per la cornea, dato che è una lente e la trasmissione della luce alla retina può avvenire solo se i mezzi in cui la luce viaggia sono trasparenti. La cornea è immersa in due liquidi differenti: - film lacrimale, presente anteriormente - umor acqueo, presente posteriormente. I due liquidi sono fondamentali per la sopravvivenza della cornea, poiché trasportano sostanze nutritive, ossigeno e asportano i metaboliti delle fibrille dello stroma. I metaboliti, infatti, dato che sono ipotonici rispetto alla cornea, tendono ad entrare nello stroma (più ipertonico perché ricco di proteine). In situazioni patologiche, lo stroma richiama una quantità d’acqua dall’ambiente in cui è immerso, tale da provocare una scompaginazione della struttura istologica con un edema corneale. L’edema causa una riduzione della vista proporzionalmente alla gravità dell’edema, a causa della perdita di trasparenza della cornea, perché le fibrille non sono più disposte in maniera ordinata. Per questo motivo l’endotelio corneale gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della corretta osmolarità dello stroma corneale: grazie alle tight-Junction e a sistemi di trasporto attivo, permette l’ingresso solo del liquido necessario per gli scambi metabolici e la sua espulsione dal tessuto. Caratteristiche ottiche della cornea I fasci luminosi, incontrando il vertice corneale, devono essere fatti convergere sulla retina per avere la messa a fuoco degli oggetti; in una sorgente luminosa molto distante (dai 6mt. in poi), i raggi luminosi sono considerati paralleli tra di loro ed il percorso dalla cornea alla retina (23mm) provoca una vergenza1 non sufficiente per la messa a fuoco. Quindi nell’occhio la convergenza dei raggi luminosi è affidata a strutture lenticolari positive molto potenti, quali la cornea che ha mediamente 40/45 diottrie. Tonaca vascolare Al di sotto della tonaca fibrosa si trova la tonaca vascolare, che si divide in tre segmenti: - il segmento anteriore, iride; - il segmento intermedio, corpo ciliare; - il segmento posteriore, il più sviluppato, coroide. Iride L'iride è la parte dell'occhio che conferisce cromaticità, perché è riccamente pigmentata: la melanina contenuta nell’iride serve ad assorbire le radiazioni solari per farne entrare il giusto quantitativo. L’iride possiede un foro al centro, la pupilla, che si allarga (midriasi) o si restringe (miosi) in base al quantitativo di luce esterna: con poca luce, si ha midriasi, con molta luce si ha miosi; se la pupilla non si adatta ai cambiamenti di luce si ha il fenomeno dell’abbagliamento. Il diametro pupillare viene regolato grazie al riflesso fotomotore e all’atto pratico viene attuato dalla muscolatura liscia presente nell’iride; tra questi muscoli ritroviamo il muscolo sfintere della pupilla ed il m. dilatatore della pupilla, che lavorano in antagonismo tra di loro, coadiuvati dal riflesso fotomotore. La genetica, il fenotipo e l’ambiente dettano la quantità di melanina presenti nell’iride e perciò il suo colore: ci sono individui con poca melanina e occhi chiari e persone con molta melanina ed occhi scuri. L’iride, facendo parte della tonaca vascolare, è ampiamente vascolarizzata. Corpo ciliare Il corpo ciliare è una porzione della t. vascolare in continuità con la radice dell’iride che, tramite delle fibre, si lega all’equatore del cristallino, formando l’apparato sospensore del cristallino. L’apparato, non solo mantiene 1 Vergenza: deviazione dei raggi luminosi che attraversano due mezzi distinti. In una lente positiva la vergenza è positiva e prende il nome di convergenza. Pag. 3 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare fermo il cristallino, ma, tramite l’azione del muscolo ciliare che tende o de/tende le fibre, regola la curvatura e il diametro antero-posteriore del cristallino, rendendo possibile l’accomodazione. Il cristallino, con il muscolo ciliare totalmente rilassato, mette a fuoco solo oggetti in lontananza (distanza >6mt.): grazie all’accomodazione, è possibile mettere a fuoco oggetti più vicini. Lo sfocamento dell’immagine attiva il m. ciliare e le fibre della zonula rilasciano il cristallino, facendone aumentare il diametro antero-posteriore e la sua curvatura. L’accomodazione permette l’aumento delle diottrie da 20 fino ad un massimo di 24, consentendo una plasticità della messa a fuoco; questa plasticità viene parzialmente persa con gli anni, portando allo sviluppo della presbiopia. In alcuni casi l’accomodazione genera il processo di miosi, con riduzione del foro pupillare. Il corpo ciliare è anche responsabile della produzione dell’umor acqueo. L’umor acqueo è un ultrafiltrato: - secreto nella camera posteriore (tra la faccia anteriore del cristallino e la faccia posteriore dell’iride) - che circola andando nella camera anteriore (spazio delimitato dalla faccia anteriore dell’iride, la faccia ant. del cristallino e dalla cornea) - che viene riassorbito nell’angolo irido-corneale (angolo della camera anteriore, tra la radice dell’iride e la sclera), dove è presente un complesso di pori, chiamato trabecolato uveo- sclerale. Il trabecolato convoglia il secreto nelle vene episclerali dell’occhio. La produzione dell’umor acqueo è un fattore determinante per la pressione intraoculare e, se sregolata, causa un aumento della pressione che, cronicizzandosi, porta a glaucoma. Coroide La coroide ospita un’alta densità di vasi sanguigni, giustificata dalle ampie esigenze metaboliche della retina: la retina viene usata quasi tutto il giorno e va incontro a fenomeni chimici, con grande dispendio di energia. Tonaca nervosa La tonaca nervosa trasduce i segnali luminosi provenienti dall’ambiente esterno in un segnale elettrico interpretabile dal cervello. La trasduzione del segnale avviene nella retina, la quale tappezza la parte posteriore del bulbo oculare per tutta la lunghezza della sclera. La retina è costituita da 10 strati cellulari, ma solo i fotorecettori trasducono il segnale: i coni ed i bastoncelli. I fotorecettori sono cellule che, grazie alla presenza del fotopigmento nei dischi recettoriali, reagiscono con una cascata chimica quando stimolati da una radiazione luminosa. Il pathway chimico che permette la trasduzione del segnale prende il nome di ciclo della visione. Nel ciclo della visione il segnale luminoso viene prima trasformato in segnale chimico, per poi diventare un segnale elettrico. Il segnale elettrico viene poi raccolto dalle cellule ganglionari: neuroni con un prolungamento assonale molto lungo. L’insieme degli assoni delle c. ganglionari (o multipolari) perfora la tonaca fibrosa attraverso la lamina cribrosa della sclera, decorre sulla superficie interna della retina e si convoglia nel nervo ottico. Pag. 4 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare Attraverso l’esame oftalmoscopico, è possibile osservare le seguenti strutture: - i punti di entrata e di uscita di arteria e vena centrali della retina che si diramano nei rami secondari; - un colore rosso intenso della retina, grazie all’ampia vascolarizzazione di capillari retinici e della coroide2; - testa del nervo ottico. L’interno del bulbo oculare è riempito da liquidi e gel. Oltre all’umor acqueo, posteriormente a corpo ciliare e cristallino ed anteriormente alla retina, c’è uno spazio, la camera vitrea. Nella camera vitrea c’è un gel, il corpo vitreo (o gel vitreale): dalla consistenza gelatinosa, è inerte e trasparente. Durante la vita del soggetto, il corpo vitreo può degenerare in fluido, dando una serie di patologie; inoltre, la produzione di fluidi deve rimanere in equilibrio col loro riassorbimento, altrimenti si possono presentare patologie di tipo neurodegenerativo per compressione cronica delle strutture nervose. Infatti, l’occhio è un sistema chiuso, pertanto se si aumenta il volume di fluidi all’interno del bulbo, aumenta la pressione. In alcune patologie, tra le quali il glaucoma, l’accumulo di liquidi nell’occhio porta ad un aumento della pressione intraoculare che causa la compressione delle fibre assonali delle c. ganglionari. La compressione protratta nel tempo porta alla morte di questi neuroni: si instaura un fenomeno neurodegenerativo cronico che porta al glaucoma; nei casi più severi di glaucoma si ha cecità per perdita completa delle fibre nervose. La sregolazione della secrezione di fluidi intraoculari avviene principalmente a causa di due meccanismi che portano all’ostruzione: - disfunzione su base genetica delle maglie trabecolari; - chiusura dell’angolo della camera anteriore: l’iride è spinta in avanti e chiude il trabecolato. Cristallino Il cristallino è la lente che, ancorata alle fibre zonulari, permette la messa a fuoco di oggetti vicini tramite accomodazione. Nel cristallino non ci sono vasi sanguigni, per favorire la trasparenza e la trasmissione luminosa nel mezzo ottico. Quest’organo è costituito da prolungamenti delle cellule epiteliali che si sviluppano su un nucleo embrionario, sovrapponendosi tra di loro e creando una struttura a cipolla; la crescita e le nuove sovrapposizioni sul cristallino sono costanti e durano per tutta la vita del soggetto. Se il cristallino si opacizza (con vari tipi di opacizzazione) si sviluppa la cataratta. Topografia della retina La retina tappezza i 5/6 posteriori del bulbo oculare, ma la porzione deputata alla vista si trova solo in un punto della retina: la regione maculare. La macula è la parte centrale della retina deputata alla visione distinta dove è presente la massima concentrazione di coni (fotorecettori). Al centro della macula è presente una regione assottigliata, la fovea: è il punto di fissazione, dove la retina si assottiglia per ospitare solo i fotorecettori. Nella fovea non ci sono né vasi, né c. multipolari, 2 A volte le foto del viso escono con gli occhi rossi proprio per questo motivo Pag. 5 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare neanche altre cellule accessorie della retina, ma è presente un affastellamento di coni; La fovea è ricca di coni, perché è il punto di fissazione, nonché l’area che interviente quando si mette a fuoco un oggetto osservato a lungo, sfruttando la massima percezione visiva, la visione distinta e la percezione di colore. Tutto l’occhio cerca in ogni modo di esplorare il campo visivo nel suo complesso, ma, quando c'è qualcosa che cattura l’attenzione, tutto l’apparato funziona per la fissazione, cioè il portare i raggi luminosi su questo punto molto piccolo -la fovea- (300 micron). Anatomicamente con l’oftalmoscopio si può distinguere la testa del nervo ottico, la fovea e la macula. Organi accessori dell’apparato oculare Muscoli estrinseci dell’occhio I muscoli estrinseci non devono essere confusi con i m. intrinseci dell’occhio, già citati in precedenza: - m.ciliare; - m. sfintere della pupilla; - m. dilatatore della pupilla. I m. intrinseci sono involontari, mentre quelli estrinseci sono volontari. I muscoli estrinseci sono deputati al movimento dei bulbi oculari nelle varie direzioni di sguardo; si contano 7 muscoli estrinseci e sono: - 4 muscoli retti= m. superiore, m. inferiore, m. mediale e m. laterale; - 2 muscoli obliqui= m. obliquo superiore (o grande obliquo) e obliquo inferiore (o piccolo obliquo); - m. elevatore della palpebra superiore. Il muscolo elevatore della palpebra sup. fa parte dei muscoli estrinseci dell’occhio, perché condivide la stessa innervazione degli altri m. estrinseci: nervo oculomotore, il III nervo cranico. Il III nervo cranico serve anche il m. retto superiore, il retto inferiore, il retto mediale e il piccolo obliquo; il retto laterale è servito dal VI nervo cranico (abducente) e il grande obliquo dal IV. Pag. 6 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare L’inserzione anteriore dei m. retti si ancora al bulbo oculare, poi i muscoli si raggruppano all’indietro per formare il cono muscolare e si vanno ad attaccare sul fondo dell’orbita grazie all’inserzione posteriore. Il m. retto superiore ha il compito della sursumduzione (elevazione), il m. retto inferiore dell’abbassamento, il m. retto mediale dell’adduzione, il m. retto laterale dell’abduzione. I muscoli dell’occhio hanno un’azione primaria ed una secondaria: dato che l’inserzione anteriore non è perfettamente ortogonale, all’azione primaria, ad esempio di elevazione, si accoppia una piccola rotazione ed abduzione. I muscoli obliqui, a differenza dei m. retti, prendono inserzione a livello dell’equatore del bulbo. Obliquo superiore L’obliquo superiore ha un decorso tortuoso: prende inserzione distalmente sul fondo dell’orbita, i fasci muscolari si portano anteriormente e si riflettono su loro stessi, passando in una puleggia ossea, la troclea. La troclea è un osso che si trova sulla parete mediale dell’orbita. Dato che l’inserzione dell’obliquo superiore si trova all’equatore del polo superiore del bulbo oculare, l’azione primaria del muscolo sarà di intra-rotazione; l’azione secondaria dell’m. obliquo sup. è l’abduzione. Obliquo inferiore Il m. obliquo inferiore ha inserzione distale sulla parete mediale dell’orbita e si attacca al polo inferiore vicino all’equatore del bulbo oculare; è il muscolo antagonista dell’o. superiore, infatti è responsabile dell’extra- rotazione del bulbo oculare. L’azione secondaria dell’obliquo inferiore è sinergica con quella dell’o. superiore, infatti abduce il bulbo. Simmetria dei movimenti degli occhi L’azione di sinergia-antagonismo dei muscoli oculari si esplica, sia all’interno dei gruppi muscolari dell’occhio singolo, sia a livello di coppia di occhi: i due occhi si muovono coordinatamente, grazie all’antagonismo bilaterale dei muscoli degli occhi. Ad esempio, se si attiva il m. retto laterale destro, si disattiva il retto mediale destro; controlateralmente, si attiva nella stessa misura il m. retto mediale sinistro e si disattiva il retto laterale sinistro. Congiuntiva La congiuntiva è una lamina mucosa che riveste la parte anteriore della sclera, si riflette su sé stessa per andare a rivestire la parte interna delle palpebre. La congiuntiva non riveste la cornea, dato che è riccamente vascolarizzata, ma solo la parte anteriore della sclera e la parete posteriore delle palpebre. Pag. 7 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare La riflessione della congiuntiva crea uno spazio, il sacco congiuntivale che riveste la parte anteriore del bulbo oculare: il sacco congiuntivale è ricco di cellule caliciformi mucipare e tessuto linfatico. La presenza di queste cellule si spiega con le funzioni della congiuntiva: - secrezione del film lacrimale; - protezione della porzione più esterna dell’occhio da stimoli irritativi ed infettivi portati dall’ambiente esterno; - secrezione di sostanze antibatteriche (lattoferrina, lisozima); - produzione di linfociti. La congiuntiva concorre nella protezione del bulbo oculare dalla colonizzazione di microorganismi sulla superficie: molto spesso si infiamma, dando luogo a congiuntivite, proprio perché sono in atto i sistemi di difesa contro gli insulti esterni. Palpebre Le palpebre sono delle strutture fondamentali per supportare e proteggere la superficie oculare. Sono costituite esternamente dalla cute, l’impalcatura della palpebra è sostenuta da collagene denso ed internamente la palpebra è tappezzata dalla congiuntiva. All’interno delle palpebre sono presenti dei muscoli, come il capo distale del m. elevatore della palpebra superiore, che decorre nella palpebra. Sono presenti anche numerose ghiandole, come la ghiandola di Meibomio, che concorrono nella produzione del film lacrimale. Essa ha la funzione di secernere lo strato lipidico che rappresenta lo strato più esterno del film lacrimale, con funzione di difesa dell'epitelio corneale, di controllo dell'evaporazione dello strato acquoso della lacrima, mantenendo il corretto livello di idratazione della cornea. Oltre alla protezione, la palpebra ha la funzione di rilaminare il film lacrimale sull’occhio grazie all’ammiccamento: in questo modo la cornea non viene danneggiata dall’esposizione diretta con l’ambiente esterno. Esistono alcune patologie in cui non ha sufficiente produzione di film lacrimale e, per questo, vengono prescritte lacrime artificiali: apposte sulla cornea, le lacrime vengono distribuite equamente sulla superficie della cornea grazie alle palpebre. Per misurare qualitativamente il deficit di produzione del film, si usa il Test di Schirmer: sono delle striscioline che vengono apposte nel sacco congiuntivale e si misura nell’arco di 5 minuti quanto di è imbibita la striscia. Il test è raccomandato per la diagnostica di malattie autoimmuni che portano alla secchezza oculare: in sospetto di secchezza oculare persistente (il paziente riferisce della sabbiolina nell’occhio) viene prescritto il test. Anche le lenti a contatto possono portare a secchezza: le lenti a contatto morbide sono come spugne, assorbono il film e, se l’individuo è predisposto, si può verificare secchezza. Sistema di drenaggio del film lacrimale Il film lacrimale, dopo aver assolto la funzione di lubrificazione e nutrimento della cornea, deve essere ricambiato: parte evapora e parte viene riassorbito. Il riassorbimento avviene tramite: - due canalini lacrimali, - il sacco lacrimale, - il dotto naso-lacrimale. Le lacrime, quindi, passano prima dal naso per poi finire in orofaringe: quando si piange, il naso cola perché più lacrime finiscono nel naso. Inoltre, le zone toccate dalle lacrime arrossiscono, perché le lacrime sono ricche di sostanze aggressive che, messe a contatto con la cute, la portano a macerazione. Pag. 8 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare Nel caso si abbia la chiusura del sacco lacrimale, dei puntini lacrimali o una malposizione di palpebra, si potrebbe verificare l’epifora, cioè la lacrimazione eccessiva per ostacolato drenaggio attraverso il canale lacrimale. I pazienti con epifora spesso lamentano dolore alla cute per macerazione dei tessuti cutanei. A livello del terzo interno della palpebra inferiore e della p. superiore, ci sono due fori, i puntini lacrimali; i puntini lacrimali danno accesso ai canalini lacrimali, due condotti scavati a livello della palpebra, che portano alla radice del naso, dove è presente il sacco lacrimale. Il sacco lacrimale dà origine ad un altro condotto distale, il dotto naso-lacrimale, responsabile del drenaggio delle lacrime in oro-faringe e naso. I movimenti di ammiccamento favoriscono il drenaggio del film lacrimale in eccesso: chiudendo la palpebra, i puntini lacrimali vengono schiacciati e, aprendo la palpebra, si riaprono. All’apertura della palpebra, si verifica un effetto risucchio che facilita il drenaggio delle lacrime. Descrizione delle vie ottiche Le cellule ganglionari presenti sulla retina convogliano i loro assoni nel nervo ottico; il nervo ottico abbandona il bulbo oculare, decorre a livello della cavità orbitaria, facendo delle flessure: il sistema di flessure costituisce un sistema protettivo da eventuali traumi. Ad esempio, un danno meccanico quale compressione e decompressione difficilmente può strappare il nervo, grazie al fatto che non è teso che ha delle curvature per dissipare meglio le forze. Il nervo ottico, in seguito, decorre all’interno del cranio e a livello della sella turcica dell’osso sfenoide si ha la parziale decussazione delle fibre di tutti e due i nervi ottici: il punto in cui le fibre si incrociano si chiama chiasma ottico. La porzione nasale e temporale della retina confluiscono nel nervo ottico, viaggiano insieme prima del chiasma, in quella sede si ha la decussazione della porzione nasale, mentre la porzione temporale non decussa. Quindi, dopo il chiasma, originano i tratti ottici, fibre nervose composte dalla porzione temporale dell’occhio omolaterale e fibre della porzione nasale dell’occhio controlaterale. Dopo il chiasma, il nervo trasporta informazioni binoculari e miste; quest’informazione trova applicazione pratica nella clinica: in base all’alterazione del visus che si osserva si può ipotizzare la sede della lesione. Ad esempio: - qualsiasi lesione prima del chiasma, causa un problema omolaterale e monolaterale del visus; - lesioni al di là del chiasma, provocano deficit visivi bilaterali e misti. I tratti ottici confluiscono nel Mesencefalo, dove stazionano nel corpo genicolato laterale (la via non prevede sinapsi intermedie, dalla retina al corpo genicolato laterale scorrono gli stessi assoni che originano dalle cellule gangliari della retina – pertanto questi assoni sono piuttosto lunghi). Da qui in avanti, la via visiva principale prevede uno sfioccamento delle fibre nervose (sotto forma di una “radiazione” ottica) che raggiunge la corteccia visiva primaria, posta intorno alla scissura calcarina del lobo occipitale. Sia dal mesencefalo che dall’encefalo si dipartono delle vie visive accessorie, proposte all’integrazione dell’informazione visiva con tutte le altre funzioni sensoriali e motorie (in particolar modo, sono rilevanti i contributi dell’apparato uditivo, tattile, motorio). Pag. 9 a 9 Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria – Oculistica #1 – prof. L. Maestroni– Anatomia e fisiologia oculare Clinicamente, è molto rilevante che, nella retina, le immagini si formino in modo ribaltato e virtuale: la metà nasale / mediale della retina raccoglie le informazioni visive del campo visivo laterale, e viceversa. Pertanto, analizzando il campo visivo, si avrà che dopo la decussazione del chiasma ottico, si troveranno a scorrere insieme le fibre nervose che competono alla metà temporale dell’occhio destro e la metà nasale dell’occhio sinistro (formando così il campo visivo destro). Quando si ha una sezione completa delle fibre ottiche a questo livello, ovvero oltre il chiasma ottico, il campo visivo accuserà una emianopsia leterale omonima (perdita di mezzo campo visivo, laterale in questo caso, ed appartenente alla metà destra del campo visivo).