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Max Bruschi
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This document is a collection of lecture notes on the legal aspects of educational institutions in Italy. It covers topics such as the history of educational law, the structure of legal systems, and the principles underpinning them.
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1. Istituzioni di diritto scolastico. A che mi servono? Come si leggono? Percorso di specializzazione SOS prof. Max Bruschi UNIMI Istituzioni di diritto...
1. Istituzioni di diritto scolastico. A che mi servono? Come si leggono? Percorso di specializzazione SOS prof. Max Bruschi UNIMI Istituzioni di diritto Istituzioni di diritto scolastico scolastico www.facebook.com/max.bruschi [email protected] https://ispmaxbruschi.blogspot.com/ 1 La prima regola aurea… O, per dirla in maniera più elegante… «Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen.» Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere prof. Max Bruschi 2 L’importanza della parola «Die Grenzen meiner sprache bedeuten die Grenzen meiner Welt» – Ludwig Wittgenstein (1889-1951) proposizione 5.6 del Tractatus Logico Philosophicus (1921) («I limiti del mio linguaggio tracciano i confini del mio mondo») «Nos... consequentia nomina rebus esse studentes» – Giustiniano Istituzioni, II, 7, 3 (533 d.C.) («noi... cercando di far sì che i nomi corrispondano alle cose...») «Le parole sono importanti!» Nanni Moretti, Palombella rossa (1989) prof. Max Bruschi 3 Indovinate e immaginate… prof. Max Bruschi 4 Che cosa è il diritto? La regola del parco giochi La parola diritto deriva dal latino medioevale directus. La radice indoeuropea «rec» è la stessa di rex (re), regere (governare), regula (regola). L’etimologia aiuta a comprendere il legame tra l’idea di «diritto», la funzione di governare o indirizzare comportamenti umani, e le «regole» da cui il diritto è costituito. Secondo la nota formula di Ulpiano, «iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi. Iuris praecepta sunt haec: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere» Il diritto è l’insieme delle regole di una comunità, finalizzate a favorire l’onestà dei comportamenti reciproci, senza danneggiare il prossimo, riconoscendo a ciascuno ciò che gli spetta. prof. Max Bruschi 5 Perché un corso di diritto scolastico? L’istituzione scolastica è un «ambiente giuridico», che – ha delle finalità – ha delle specificità – forma il cives non solo attraverso ciò che impara, ma attraverso ciò che vive e come lo vive, perché le sue regole governano i rapporti della «comunità educante»: – sono finalizzate a favorire il diritto all’istruzione e indirizzate secondo l’idea di istruzione che una società ha in un determinato momento storico – servono a prevenire i conflitti al suo interno o a governarli prof. Max Bruschi 6 La storia, il diritto, la scuola La scuola, come la storia, «è fatta di correnti che scorrono a velocità diverse: alcune (…) mutano di giorno in giorno, altre di anno in anno, altre di secolo in secolo» (F. Braudel) Con periodizzazione si intende la «suddivisione del tempo storico volta a delineare un susseguirsi di diverse età storiche e ad attribuire a ogni scansione un significato». Ma la periodizzazione storica non sempre (anzi) coincide con la periodizzazione «istituzionale» La legislazione scolastica è intrecciata con le condizioni sociali, economiche, culturali del momento in cui è stata elaborata e promulgata; ricade su un ambito conservativo e attaccato non alla tradizione, ma all’abitudine. Quanto più un sistema è complesso, ampio e ramificato, tanto più si mostra, magari tacitamente, poco permeabile al cambiamento se non in tempi lunghi e con azioni di supporto costanti. Senza supporto e controllo, a trionfare è l’abitudine. Ciò si traduce in una marea di norme, ma una sostanziale stabilità del sistema. prof. Max Bruschi 7 Quali sono caratteri fondamentali del diritto? l’astrattezza la norma dispone in via preventiva ed ipotetica la generalità si applica ad un numero indeterminato di destinatari l’obbligatorietà una norma è tassativa, non è un «caldo consiglio» la coercibilità sono predisposti i mezzi affinché la norma sia eseguita coattivamente e sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto. L’insieme delle norme dà vita all’ordinamento giuridico. prof. Max Bruschi 8 Che cosa è l’ordinamento? L’ordinamento è «l’effetto dell’ordinare; il modo con cui un ente o un complesso di enti o di elementi è ordinato, cioè collocato, disposto, oppure organizzato e regolato nel suo funzionamento» Ordinamento, in diritto, indica l'insieme delle norme giuridiche che regolano e organizzano la vita di una istituzione. Gli Ordinamenti didattici sono «l’insieme delle norme che regolano l’attività di insegnamento e apprendimento: l’obbligo scolastico: durata e modalità di assolvimento la scansione del percorso scolastico, la durata delle relative articolazioni, le loro caratteristiche, le indicazioni nazionali… le norme generali sugli strumenti didattici le norme generali sulla valutazione degli allievi e gli esami Le norme specifiche sui Bisogni educativi speciali tagliano trasversalmente gli ordinamenti didattici e creano delle enclavi di diritti particolari. prof. Max Bruschi 9 Che cosa sono le fonti del diritto? Le fonti del diritto sono l’insieme degli atti e dei fatti che costituiscono l’ordinamento giuridico, cioè il sistema normativo di riferimento che regola la vita di una determinata collettività (il c.d. diritto oggettivo); È garantita la conoscibilità delle norme, in modo che chiunque possa averne contezza e rispettarne le prescrizioni prof. Max Bruschi 10 Che tipi di fonti? Possiamo distinguere tre tipologie di fonti: le fonti di produzione – le norme, che producono, di fatto, «diritto e diritti»; le fonti sulla produzione – determinano come le norme sono emanate e da chi. le fonti di cognizione – costituiscono gli strumenti attraverso i quali è possibile venire a conoscenza delle fonti di produzione. La fonte di cognizione italiana è la Gazzetta Ufficiale. Il portale normattiva consente di consultare le fonti normative nel testo in vigore. prof. Max Bruschi 11 La piramide di Kelsen Grundnorm Principi costituzionali Trattato UE Carta Costituzione Consuetudini Sentenze della ONU costituzionali Corte Regolamenti UE Sentenze Corti Carte costituzionale di Giustizia UE internazionali Leggi Decreti Legge Decreti legislativi Direttive UE Contratti collettivi Decreti del Presidente della Regolamenti nazionali Repubblica Decreti del Ordinanze del Decreti del Decreti Presidente del Ministro Ministro interministeriali Consiglio dei Ministri La consuetudine 12 Chi vince? Se entrano in conflitto due norme contenute in fonti dello stesso rango (es., Criterio cronologico due leggi ordinarie), prevale quella Testo successiva, secondo il principio lex posterior derogat legi priori. Se entrano in conflitto due norme contenute in fonti di rango diverso, le norme di rango inferiore (es., regolamento) che contrastino con norme di rango Criterio gerarchico Criteri che superiore (es., legge ordinaria) sono invalide regolano i e soggette ad annullamento o a rapporti tra le disapplicazione a seguito di indicazioni norme dell’ordine giudiziario. nel caso di contrasto tra fonti ordinate dalla Costituzione secondo differente competenza, riferita o alla materia o alla dimensione territoriale nella quale l’atto è Criterio di competenza chiamato ad operare (ad esempio tra norme statali e regionali), si prevede la prevalenza della fonte deputata per competenza a regolare la fattispecie concreta. Questa stessa fonte, quindi, prevale su ogni altra. prof. Max Bruschi 13 La gerarchia delle fonti. Primarie Legge Votata dal Parlamento, in doppia delibera conforme. Il testo licenziato da Camera e Senato deve essere identico Tipologie particolari di leggi sono le leggi-delega, che trattano un settore complesso e omogeneo e delegano il governo ad emanare la normativa di dettaglio Decreto-legge Emanato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Governo, deve rispondere ai criteri di necessità e urgenza e il contenuto deve essere specifico, omogeneo, corrispondente al titolo. È convertito in legge dal Parlamento, che lo può modificare, entro 60 giorni dalla pubblicazione. Le sue disposizioni sono immediatamente efficaci, ma se il DL non è convertito in tempo, decadono. Decreto legislativo È un atto avente valore di legge adottato dal potere esecutivo (governo) su delega del potere legislativo (parlamento) attraverso una legge-delega che dettaglia i criteri. Qualora il governo ecceda i limiti indicati nella legge delega o violi i criteri, le relative norme potranno essere dichiarate dalla Corte costituzionale viziate da illegittimità costituzionale (per il c.d. «eccesso di delega legislativa») prof. Max Bruschi 14 La gerarchia delle fonti. Secondarie Il Decreto del Presidente È emanato dal Presidente della Repubblica, previa della Repubblica deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio di Stato e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti in materia, che si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta. Disciplina materie, non coperte da riserva assoluta di legge prevista dalla Costituzione, per le quali le leggi della Repubblica, autorizzando l'esercizio della potestà regolamentare del Governo, determinano le norme generali regolatrici della materia e dispongono l'abrogazione delle norme vigenti Regolamenti Adottati con decreto del Ministro nelle materie di propria competenza (o come decreti interministeriali, se la materia riguarda più ministri), dietro autorizzazione da parte della legge, previa comunicazione al Consiglio dei Ministri e parere del Consiglio di Stato. Sono inoltre sottoposti a visto di registrazione da parte della Corte dei Conti (che interviene anche se non vi sono profili di spesa…) prof. Max Bruschi 15 La gerarchia delle fonti. Atipiche I decreti del Ministro Sono atti atipici, adottati qualora previsti da fonti di aventi natura non rango primario o secondario, utilizzati nell’ambito regolamentare, i decreti dell’istruzione per dettare norme di dettaglio che, per del Presidente del loro natura, hanno la necessità di una maggiore duttilità Consiglio dei Ministri, le e immediatezza rispetto ai regolamenti. I decreti di Ordinanze… questo tipo rappresentano indubbiamente una «fuga dal regolamento», finalizzata alla volontà di aggirare vincoli procedimentali posti dalla legge 400/1988. prof. Max Bruschi 16 Amministrazione e burocrazia… NON sono sinonimi Amministrazione, da amministrare, latino administrare, che deriva da minister, «servitore, aiutante» è l’apparato che cura, regola, sorveglia il buon andamento dell’interesse altrui. Burocrazia: il potere degli uffici. Secondo il Dictionnaire d'administration publique, il termine, fusione dal francese bureau e dal greco kratos, forse fu coniato dall’economista francese Vincent de Gournay (1712-1759). La prima citazione in italiano (1781) si deve al marchese Domenico Caracciolo, ambasciatore del regno di Napoli a Parigi, che in una lettera inviata all'economista Ferdinando Galliani, citò «la forza destruttiva, dispotica ed illimitata della burocrazia». La pubblica amministrazione è costituita dall’insieme dei soggetti che hanno il dovere di curare concretamente l’interesse generale. Nel caso specifico, l’amministrazione del Ministero dell’istruzione e del merito dovrebbe curare, regolare, sorvegliare il buon andamento del sistema di istruzione. prof. Max Bruschi 17 La politica e l’amministrazione Sulla base dei principi costituzionali (art. 28, 54, 97 e 98), la pubblica amministrazione è tenuta a conservare la propria «terzietà» e «imparzialità», oltre ad adempiere ai doveri di trasparenza dei processi e motivazione dei provvedimenti e a operare secondo i principi di efficacia, efficienza, economicità. La principale norma di riferimento è il Decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», in particolare l’articolo 4, secondo cui: al Ministro, coadiuvato dagli Uffici di diretta collaborazione (Ufficio di Gabinetto, Ufficio Legislativo, Segreterie), spetta l’indirizzo politico- amministrativo, «definendo gli obiettivi ed i programmi da attuare ed adottando gli altri atti rientranti nello svolgimento di tali funzioni, e verificano la rispondenza dei risultati dell'attività amministrativa e della gestione agli indirizzi impartiti e il controllo»; all’Amministrazione, attraverso i suoi dirigenti, «spetta l'adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l'amministrazione verso l'esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo». I dirigenti sono responsabili in via esclusiva dell'attività amministrativa, della gestione e dei relativi risultati prof. Max Bruschi 18 L’amministrazione e i cittadini Dal d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, «Codice di comportamento dei dipendenti pubblici», derivano i principi generali (art. 3) che implicano il dovere di esercitare i propri compiti «orientando l’azione amministrativa alla massima economicità, efficienza ed efficacia» (comma 2) mentre, nei rapporti col pubblico (art. 12, comma 1), il dipendente «fornisce le spiegazioni che gli siano richieste… nella trattazione delle pratiche il dipendente rispetta, salvo diverse esigenze di servizio o diverso ordine di priorità stabilito dall’amministrazione, l’ordine cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto con motivazioni generiche… rispetta gli appuntamenti con i cittadini e risponde senza ritardo ai loro reclami». Manca a quasi tutte le amministrazioni (e quando c’è, ripete quanto già previsto dal d.P.R. n. 62/2013) il codice di comportamento delle singole amministrazioni, già previsto dall’art. 54, comma 5 del d.lgs. n. 165/2001. Nel caso del MIM, il Codice è stato adottato con d.m. 26 aprile 2022, n. 105 e contiene alcuni elementi aggiuntivi positivi sull’azione amministrativa (art. 15) e sui rapporti col pubblico (art. 16), anche se, come in tutti gli atti analoghi, la focalizzazione appare essere più sui comportamenti disciplinarmente perseguibili e sulla prevenzione della «corruzione», anziché sulla qualità dei rapporti col cittadino. prof. Max Bruschi 19 Gli strumenti delle amministrazioni I decreti Sono atti di natura amministrativa e gestionale. Sono dell’amministrazione affidati ai dirigenti, nelle materie di loro competenza. In ordine gerarchico, sono Dipartimentali, Direttoriali, Dirigenziali. Un tipico decreto è rappresentato dai bandi di concorso. Le determine/decreti Sono l’atto esecutivo tipico del Dirigente scolastico. La determina è un provvedimento di un dirigente o funzionario preposto a specifiche funzioni., attraverso cui manifestano e dichiarano la propria volontà nell’esercizio della loro potestà di gestione finanziaria, tecnica ed amministrativa. Attraverso la determina, la quale può avere o meno rilevanza contabile, i dirigenti impegnano l’amministrazione. Le Note Sono emanate dai dirigenti dell’amministrazione e hanno (dovrebbero avere) una natura strettamente ermeneutica (interpretativa) delle norme. Non possono (potrebbero…) configgere con le norme o contraddirle. Può capitare che, sulla base del principio dell’analogia, siano chiamati a riempire dei vuoti normativi o a stabilire una corretta «gerarchia» delle fonti. Le delibere collegiali Adottate dal Consiglio di Istituto o dal Collegio Docenti, mantengono la struttura degli altri atti amministrativi: motivazione e decisione (detto anche «dispositivo» prof. Max Bruschi 20 L’autonomia delle istituzioni scolastiche Col termine autonomia (autonomia, da autonomo, autos «stesso» e «nemo», «governare») si intende la capacità autoregolativa di una istituzione, ovvero la facoltà di realizzare le finalità ad essa assegnate dall’ordinamento giuridico autoregolando le proprie attività e l’impiego delle proprie risorse. Il termine istituzione deriva da istituire, che vuol dire «stabilire un ordine, fondare, regolare». In generale, Istituzione indica un gruppo organizzato o un apparato, definito giuridicamente, che persegue un particolare scopo in maniera sistematica, seguendo determinate regole e procedure. L’istituzione ha un carattere permanente (anche se non eterno…), mentre le persone che la compongono o la governano, e il suo stesso ordinamento, mutano nel tempo. L’istituzione scolastica è un apparato della Repubblica che persegue il diritto costituzionale all’istruzione nel quadro degli ordinamenti didattici. La sua autonomia è finalizzata a ottimizzare la propria attività tenendo conto della comunità educante che la compone e del contesto di riferimento. prof. Max Bruschi 21 Regola aurea… Il «particolare scopo» dell’istituzione scolastica, «istituzione» e dunque «ambiente giuridico e didattico», è uno solo: Creare le condizioni per favorire, per ciascun alunno, i migliori risultati di apprendimento possibili e, nel contempo, per contribuire alla formazione dell’alunno come cittadino. Ogni processo, procedura, azione, progettazione che non sia rapportata a questo scopo è inutile. Ogni processo, procedura, azione, progettazione che risulti contrastare con questo scopo, è dannosa. La modalità attraverso cui le regole sono applicate è un tassello fondamentale nella costruzione del cittadino. prof. Max Bruschi 22 2. Gli snodi storici fondamentali Percorso di abilitazione prof. Max Bruschi Istituzioni di diritto Istituzioni di diritto scolastico scolastico www.facebook.com/max.bruschi [email protected] https://ispmaxbruschi.blogspot.com/ 23 Le quattro stagioni dei BES Esclusione Separazione Integrazione Inclusione prof. Max Bruschi 24 Il lontano passato «I genitori non avevano diritto di allevare i figli, ma dovevano portarli in un luogo chiamato tesche, dove gli anziani esaminavano il bambino: se lo vedevano sano e robusto ne disponevano l'allevamento e gli assegnavano in anticipo una porzione di terreno demaniale; se invece lo trovavano gracile e malfatto, ordinavano che fosse gettato in una voragine del monte Taigeto, detta Apotete. Non conveniva infatti né alla polis né al bambino stesso che fosse lasciato crescere per restare sempre debole e dal fisico infelice», Plutarco, Vita di Licurgo «Cito necatus insignis ad deformitatem puer esto, un bambino chiaramente deformato deve essere condannato a morte» (XII Tavole) «Un’anima sana non troverà albergo in una dimora malata», San Gregorio Magno prof. Max Bruschi 25 La nascita dei diritti umani Le antiche Carte medioevali riconoscevano gli iura (i diritti soggettivi) e le libertates (ovvero l’esenzione da imposizioni) non dell’individuo in quanto tale, ma solo in quanto membro di un gruppo o di una istituzione, erano un attributo di status sociale riconosciuto a persone in quanto appartenenti a una collettività. I diritti dell’uomo si fondano al contrario sull’idea, che ha radici antiche ma che venne formulata compiutamente da Grozio, di uguaglianza naturale tra tutti gli uomini. Si tratta di una rivoluzione concettuale perché sostituisce alla nozione di privilegio assegnato a una persona in quanto appartenente a un determinato gruppo, il diritto riconosciuto in quanto uomo, a prescindere da ogni appartenenza. prof. Max Bruschi 26 Due pietre miliari «Consideriamo verità evidenti per sé stesse che tutti gli uomini sono creati uguali; che sono stati dotati dal loro Creatore di taluni diritti inalienabili; che, fra questi diritti, vi sono la vita, la libertà e il perseguimento del benessere». Dichiarazione d’indipendenza , 4 luglio 1776 «Gli uomini nascono e vivono liberi ed uguali nei diritti. Le destinazioni sociali non possono essere fondate che sull'utilità comune» Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26 agosto 1789 prof. Max Bruschi 27 La separazione e l’istruzione speciale Il paradigma del sistema di istruzione italiano sino agli anni Settanta era basato su tre elementi: la necessità di alfabetizzazione strumentale e culturale il taylorismo scolastico l’implacabile selettività Quando il sistema pubblico di istruzione è investito dai problemi della disabilità e del disadattamento scolastico opera una netta separazione. La «separazione» delega l’istruzione dell’alunno con deficit di tipo fisico, psichico o sensoriale, e più in generale del diverso all’istruzione speciale e lo separa dalle classi comuni. La «disabilità» e il «disadattamento», misurati con appropriati sistemi valutativi (sempre più raffinati nel tempo) costituiscono anche l’occasione per tutelare la normale e ordinata attività didattica degli altri alunni. prof. Max Bruschi 28 La separazione e l’istruzione speciale La Direzione Generale delle Scuole nel, 1898 apre il dibattito : «se convenga l’istituzione di classi speciali (tardi di mente, ripetenti, ecc) e come si potrebbero formare». Nel 1900 si inaugura presso la scuola Aurora di Torino un'esperienza di «Classi speciali per fanciulli deficienti». Nel 1907 Maria Montessori apre a Roma la prima «Casa dei bambini», l’anno dopo a Milano. L'obbligo scolastico è esteso ai ciechi ed ai sordi con la riforma Gentile del 1923, ma i regolamenti attuativi disciplinano l'istruzione speciale che prevede 1. classi differenziali per gli allievi con lievi ritardi, ospitate nei normali plessi scolastici 2.scuole speciali per sordi, ciechi ed anormali psichici, situati in plessi distinti. 3.istituti speciali, per i casi più gravi, con lunghi soggiorni in cui gli allievi vivevano separati anche dalle famiglie. Le classi differenziali sono però destinate anche agli allievi con problemi di condotta o disagio sociale o familiare. prof. Max Bruschi 29 La separazione e l’istruzione speciale Dall’Enciclopedia Treccani (1931) DIFFERENZIALI, CLASSI (fr. classes pour arriérés; sp. clases de niños retardados; ted. Hilfclassen; ingl. special classes). - Sotto questa denominazione, consacrata dalla recente legislazione italiana si comprendono speciali classi che dovrebbero funzionare nelle scuole elementari ed accogliere gli alunni comunemente detti tardivi. L'istituzione di tali classi è di data recente e con fini e ordinamenti non sempre uniformi. Esse dovrebbero accogliere quei soggetti che, senza presentare gravi anomalie, non si adattano facilmente ai metodi d'insegnamento e alla disciplina della scuola comune (v. deficiente). prof. Max Bruschi 30 La separazione e l’istruzione speciale L'inadattabilità è di solito temporanea e proprio nella classe differenziale gli alunni dovrebbero venir educati per un ritorno sollecito alle classi comuni. L'intolleranza ai metodi comuni d'insegnamento è dovuta ad una costituzione nevropatica lieve ed è favorita da disturbi fisici transitorî o da linfatismo, gracilità costituzionale, eredo-lues, ecc. La costituzione nevropatica non è sempre di forma uguale... Di queste differenze individuali si deve tener conto nella pratica educativa. Si curerà in principio che lo sforzo di apprendimento sia corrispondente per intensità e durata alla potenzialità fisica e alla tolleranza dei singoli alunni e lo si farà aumentare gradatamente. Gli esercizî dovranno essere in primo tempo anche molto variati, per dare nuove attrattive al lavoro. Il modo di applicare tali principî è ampiamente illustrato in varie pubblicazioni della Scuola magistrale ortofrenica di Roma, che nel 1907 fondò in detta città le prime classi del genere, facendone in seguito funzionare sempre un certo numero annesse alle scuole elementari pubbliche». prof. Max Bruschi 31 La Costituzione che (ancora) non svolta La Costituzione della Repubblica Italiana, a differenza delle Carte ottocentesche, come già la Costituzione delle Repubblica di Weimar (1919) non si limita a riconoscere i diritti dell’uomo e i diritti del cittadino (ovvero, i diritti politici: chi e come può partecipare alla gestione della «cosa pubblica»), ma riconosce i diritti sociali, ovvero «il complesso delle tutele e dei servizi erogati dallo Stato e dagli enti locali al fine di garantire una rete di protezione sociale: istruzione, sanità, pensioni, previdenza sociale (in caso di malattia, gravidanza, disoccupazione), servizi socio-assistenziali (per bambini e ragazzi senza famiglia, anziani, malati cronici e con disabilità)». prof. Max Bruschi 32 Uguaglianza formale e sostanziale *La Costituzione La Costituzione della Repubblica italiana* è fondata sul principio fu approvata dall'Assemblea dell’uguaglianza formale e sostanziale del cittadino. Costituente il 22 «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla dicembre 1947, promulgata dal legge» (art. 3 primo comma) e «La Repubblica riconosce e Capo garantisce i diritti inviolabili dell’uomo» (art. 2) sanciscono provvisorio dello Stato il 27 un’uguaglianza formale che tende a rendere tutti uguali nel dicembre 1947, rapporto con il diritto e a garantire l’inviolabilità dei diritti pubblicata «naturali»**. nella Gazz. Uff. 27 dicembre L’art. 3, secondo comma, stabilisce che «è compito della Repubblica 1947, n. 298, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ediz. straord., ed entrò in vigore il impediscono il pieno sviluppo della persona umana», dando rango 1° gennaio 1948 costituzionale ai diritti sociali e fissando il principio dell’uguaglianza ** * Statuto sostanziale. Albertino, Art. 24. - Tutti i Ciò implica il riconoscimento del diritto ad un trattamento regnicoli, qualunque sia il diversificato in ragione di oggettive differenze e il dovere per la loro titolo o Repubblica di disporre «azioni positive» atte a rimuovere gli ostacoli. grado, sono eguali dinanzi Infine, ma non infine, entrano in Costituzione le carte internazionali, alla legge. Tutti a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti umani ONU e dalla godono Convenzione europea dei diritti dell’uomo, costruite sugli stessi egualmente i diritti civili e presupposti. politici.».. prof. Max Bruschi 33 Il diritto costituzionale all’istruzione Art. 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo» Art. 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» Art. 30: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio» Art. 31: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose» Art. 34: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso» Art. 38, comma 3: «Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale» prof. Max Bruschi 34 Il canto del cigno dell’istruzione speciale La legge 31 dicembre 1962, n. 1859, che unifica la scuola media, istituisce anche per le medie le «classi di aggiornamento» e le «classi differenziali» presenti alle elementari, lasciando invariato il regime delle «scuole/istituzioni speciali». Le classi di aggiornamento (art. 11), cui vengono destinati «insegnanti particolarmente qualificati», accolgono, nella I classe, «gli alunni bisognosi di particolari cure per frequentare con profitto la prima classe di scuola media»; in III, gli alunni che non abbiano conseguito la licenza di scuola media perché respinti. Le classi differenziali (art. 12) sono istituite per «alunni disadattati scolastici». La scelta degli alunni da assegnare a tali classi, le forme adeguate di assistenza, l'istituzione di corsi di aggiornamento per gli insegnanti relativi, ed ogni altra iniziativa utile al funzionamento delle classi sono demandate a regolamenti. Della Commissione, che dovrà procedere al giudizio per il passaggio degli alunni a tali classi, faranno parte due medici, di cui almeno uno competente in neuropsichiatria, in psicologia o materie affini, e un esperto in pedagogia. In tutti e due i casi, le classi non potevano superare i 15 alunni. prof. Max Bruschi 35 Gli anni 60/70: economia e società Il modello scolastico italiano attuale è figlio dei cambiamenti sociali e culturali avvenuti tra i primissimi anni 60 e gli anni 70 che rompono la linea di sostanziale continuità Casati/Gentile. Nei primi anni Sessanta l'economia dà luogo al «miracolo economico», che a partire dal 1956 aveva avuto come principale elemento propulsore le esportazioni e come effetti la stabilità dei prezzi, una forte espansione dell’occupazione, l’incremento del reddito nazionale netto (tra il 1959 e il 1964, + 32,3%) e del tasso di natalità. Ma il modello inizia a scricchiolare proprio in quel periodo, per poi entrare in crisi negli anni 70. La società tende a uniformarsi a un modello di vita occidentale, «americano». L’altra faccia della medaglia è rappresentata da una forte immigrazione interna verso le fabbriche del Nord (il triangolo industriale Torino-Milano-Genova) e dall’insorgere di nuove tensioni sociali. Inoltre, alla ai beni di consumo privati non si accompagna una adeguata spesa «sociale» e infrastrutturale (edilizia scolastica, ospedali, ferrovie, etc). Si genera (sino a deflagrare nel movimento del 1968) una (sovrarappresentata) «frattura valoriale» tra le generazioni: i padri, che avevano «ricostruito», e i figli che spendono. prof. Max Bruschi 36 Gli anni 60/70: politica Pansindacalismo *: la pretesa del Il superamento della «ricostruzione» porta alla richiesta di equilibri sindacato di considerarsi un soggetto politico, politici e sociali diversi, anche perché la vecchia maggioranza autonomo e sostitutivo dei centrista non aveva più un consenso sufficiente. Il 1962 inaugura la partiti tanto da indirizzare la stagione del centrosinistra, con il coinvolgimento del PSI all’interno sua azione rivendicativa della maggioranza di governo, dopo il fallimento di un tentativo «a anche in contrasto con il destra» con il coinvolgimento del MSI. partito di riferimento. Negli anni settanta il Il centrosinistra delude e dilaga la crisi economica. Per questo, sindacato non si limitò ad parallelamente, il leader DC Aldo Moro e il segretario del PCI, Enrico affrontare problemi generali Berlinguer, iniziano a «postulare» un «compromesso storico» tra i – la salute, la casa, i trasporti, due partiti. Il coinvolgimento diretto del PCI nel governo non l’ambiente – con semplici avverrà, ma vi sarà una sostanziale cogestione nel parlamento prese di posizione verbali o con (governo Andreotti della «non sfiducia», 1976/1978). Nel contempo, si documenti, ma diede vita a apre la stagione del «pansindacalismo»*. mobilitazioni che allargavano il confronto di L’Italia subisce l’impatto del 1968, la contestazione del «sistema» da potere, contribuendo a parte dei giovani. Il fenomeno nasce dalle università, si sviluppa creare lo spazio tipico dei nelle scuole superiori e nelle fabbriche. È una stagione di attenzione movimenti sociali di protesta ai nuovi diritti (aborto, divorzio, obiezione di coscienza). La Chiesa è attraversata dalle innovazioni sociali promosse dal Concilio Vaticano II (1962/1965) e dall’Enciclica Populorum progressio. prof. Max Bruschi 37 Gli anni 60/70: istruzione Tra il 1962 e il 1967 vi era stata una impennata nella frequenza di un milione di alunni (+ 13% alle elementari, + 14% alle medie. + 15% all’università, con 100.000 fuori corso). L’aumento nelle frequenze porta a una massa di precariato e conseguenti sanatorie, perché il «legittimo interesse» alla stabilizzazione si tramuta in «diritto soggettivo». L’edilizia scolastica, che non «sta dietro» all’incremento demografico e alla richiesta di scolarizzazione. Nel maggio 1967 esce Lettere a una professoressa, una sorta di libro (d’accusa) collettivo scritto dai ragazzi della «scuola di Barbiana» e dal loro parroco, Don Lorenzo Milani, che si trasforma presto in una sorta di manifesto del 1968: «Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Le difficoltà vanno messe in percentuale di quelle della vita. Se le mettete più frequenti avete la mania del trabocchetto. Come se foste in guerra coi ragazzi. La scuola selettiva è un peccato contro Dio e contro gli uomini. Ma Dio ha difeso i suoi poveri. Voi li volete muti e Dio v'ha fatto ciechi». prof. Max Bruschi 38 Gli anni 60/70: istruzione La legge 1859 del 1962, unifica la scuola media. Seguiranno i programmi, disciplinati dal DM 24 aprile 1963. La legge 18 marzo 1968, n. 444 istituisce la scuola materna statale. Col decreto legge 15 febbraio 1969, n. 9 è spazzata via la maturità gentiliana: Il nuovo esame verte su due scritti e un orale, che «nell’ambito dei programmi svolti nell’ultimo anno, verte su concetti essenziali di due materie scelte rispettivamente dal candidato e dalla commissione fra quattro che vengono indicate dal Ministero entro la prima quindicina di aprile» Con legge 11 dicembre 1969, n. 910 furono liberalizzati gli accessi per tutti i diplomati «quinquennali» (chi aveva diplomi quadriennali aveva diritto a un «anno integrativo» organizzato dai provveditorati) e furono «liberalizzati» i piani di studio. Con decreto-legge 30 gennaio 1971, n. 5 dedicato ai «mutilati ed invalidi civili», si comincia ad aprire la frequenza nelle classi comuni degli alunni con disabilità. La legge 820/1971, recante «Norme sull'ordinamento della scuola elementare e sulla immissione in ruolo degli insegnanti della scuola elementare e della scuola materna statale» accompagna a una sanatoria selvaggia una prima istituzione del «tempo pieno» Con legge 30 luglio 1973, n. 477, il governo è delegato al riordino dello «stato giuridico» del personale della scuola e degli organi collegiali. La C.M. del 8 agosto 1975, n. 227 avente come oggetto «Interventi a favore degli alunni handicappati» trasmette alle scuole il «documento Falcucci» Con la legge 16 giugno 1977, n. 348 alle medie diventano obbligatorie educazione musicale ed educazione tecnologica ed è abolito l’insegnamento del latino. La Legge 4 agosto 1977, n. 517 «Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico» applica parzialmente le indicazioni del documento Falcucci, introduce le schede di valutazione alle elementari e tenta di introdurle alle medie, ma limita drasticamente la possibilità di bocciare: risultato, l’impennata dei «licenziati dalla scuola media», che passarono dal 61% del 1963 al 100%.del 1990. prof. Max Bruschi 39 I nuovi paradigmi La scuola media unica introduce l’identificazione tra obbligo e stesso percorso, che non è giuridica, ma pedagogica La valutazione è correlata più ai «punti di partenza» e ai progressi conseguiti che ai risultati raggiunti, e ciò rende concepibile la presenza nelle classi comuni degli alunni con disabilità Gli esami finali dei gradi perdono progressivamente la caratteristica di «certificazione esterna» Si crea un sinallagma tra frequenza della scuola dell’obbligo e diritto a conseguire il titolo di studio L’accesso all’Università perde la richiesta di una propedeuticità dei cicli precedenti La scuola vuole diventare «comunità educante partecipata» anche in connessione con il territorio La secondaria intraprende la strada delle «sperimentazioni». A partire dai programmi della scuola media del 1979 e della scuola elementare del 1985, si postula l’identità del tempo scuola con il tempo di apprendimento e le indicazioni sul contesto diventano sempre più ampie. prof. Max Bruschi 40 Parola d’ordine: integrazione «Integrazióne s. f. [dal lat. integratio -onis, con influenza, nel sign. 3, dell’ingl. integration]. – 1. In senso generico, il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, perfetto ciò che è incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o supplendo al difetto con mezzi opportuni… Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita» Enc. Treccani L’integrazione è il processo tramite il quale diverse identità sono inserite, senza nessun tipo di discriminazione, all’interno di un contesto. L’integrazione scolastica mira a inserire nelle classi comuni gli alunni cui era riservata l’istruzione speciale e a intervenire per allineare i loro apprendimenti agli obiettivi comuni. prof. Max Bruschi 41 Integrazione scolastica: il DL 5/1971 Il Decreto legge 30 gennaio 1971, n. 5, recante «Provvidenze in favore dei mutilati ed invalidi civili» convertito con modificazioni dalla legge 30 marzo 1971, n. 118 riordina in realtà norme del 1966 Per mutilati ed invalidi civili si intendono i cittadini affetti da minorazioni congenite o acquisite, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo o, se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età. Si dispone l’abbattimento delle «barriere architettoniche» degli edifici pubblici o aperti al pubblico, delle istituzioni scolastiche, prescolastiche o di interesse sociale di nuova edificazione; dei servizi di trasporto pubblici, dei luoghi di spettacolo e dei caseggiati dell'edilizia economica e popolare. Per gli alunni non autosufficienti si prevede il trasporto gratuito. All’art 28 si stabilisce che «l'istruzione dell'obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l'apprendimento o l'inserimento nelle predette classi normali. Sarà facilitata, inoltre, la frequenza degli invalidi e mutilati civili alle scuole medie superiori ed universitarie». prof. Max Bruschi 42 Integrazione scolastica: il dPR 970/1975 DPR 31 ottobre 1975, n. 970, Norme in materia di scuole aventi particolari finalità Le norme concernenti gli organi collegiali «si applicano alle scuole e istituzioni statali che, avvalendosi di interventi specializzati a carattere continuativo, perseguono particolari finalità». Il loro personale direttivo e docente deve essere fornito di apposito titolo di specializzazione da conseguire al termine di un corso teorico-pratico di durata biennale presso scuole o istituti riconosciuti dal Ministero della pubblica istruzione. Sono aboliti i corsi di fisiopatologia dello sviluppo fisico e psichico di cui all'art. 404 del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, fatti salvi i diritti acquisiti dal personale in servizio per quanto attiene alla validità di titoli di specializzazione precedentemente conseguiti». Il personale docente (specializzato) può essere assegnato a scuole normali per interventi individualizzati di natura integrativa in favore della generalità degli alunni, ed in particolare di quelli che presentino specifiche difficoltà di apprendimento. prof. Max Bruschi 43 Integrazione scolastica: il DM 3 giugno 1977 DM 3 giugno 1977, Programmi dei corsi di specializzazione per il personale direttivo, docente ed educativo da preporre alle scuole ed istituti che perseguono particolari finalità I programmi furono predisposti per le scuole «che intendono promuovere la formazione del personale direttivo, docente ed educativo preposto alle istituzioni, sezioni o classi di scuole statali che, avvalendosi di interventi specializzati a carattere continuativo, perseguono particolari finalità». I corsi sono istituiti presso le scuole, su domanda e riconoscimento del Ministero; il corso biennale è unitario; lezioni ed esercitazioni dell’area informativa sono comuni mentre solo il tirocinio avveniva nel grado di scuola (materna, elementare o secondaria); per ogni anno di corso dovevano essere effettuate 300 ore di lezioni teoriche (area informativa) e 350 nell’area formativa che attribuiva al tirocinio guidato 200 ore, per un totale complessivo di 1300 ore. prof. Max Bruschi 44 Il «documento» Falcucci Franca Falcucci, (Roma, 1926 - 2014) Ministro della Pubblica istruzione dal 1982 al 1987. http://www.youtube.com/watch?v=2Cm2gvuIzgk Professoressa di Storia e Filosofia, a lungo responsabile istruzione della Democrazia Cristiana, fu chiamata a presiedere la Commissione parlamentare sui problemi scolastici degli alunni handicappati tenutasi nel 1975 nel corso della VI Legislatura (Governo Aldo Moro). Le indicazioni contenute nella relazione della Commissione Parlamentare, meglio note come «Documento Falcucci», hanno dato origine alle scelte normative che hanno consentito la diffusione dell'integrazione scolastica. Il documento fu allegato dal Ministro della Pubblica Istruzione Franco Maria Malfatti alla CM 8 agosto 1975, n. 227, «Interventi a favore degli alunni handicappati», che avviava la sperimentazione delle indicazioni. prof. Max Bruschi 45 Il «documento Falcucci» Integrazione, perché… «… la possibilità di attuazione di una struttura scolastica idonea ad affrontare il problema dei ragazzi handicappati presuppone il convincimento che anche i soggetti con difficoltà di sviluppo, di apprendimento e di adattamento devono essere considerati protagonisti della propria crescita. In essi infatti esistono potenzialità conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate degli schemi e dalle richieste della cultura corrente e del costruire sociale. Favorire lo sviluppo di queste potenzialità è un impegno peculiare della scuola, considerando che la funzione di questa è appunto quella di portare a maturazione, sotto il profilo culturale, sociale, civile, le possibilità di sviluppo di ogni bambino e di ogni giovane» prof. Max Bruschi 46 Il «documento Falcucci» Come? Attraverso «un più articolato concetto di apprendimento, che valorizzi tutte le forme espressive attraverso le quali l’alunno realizza e sviluppa le proprie potenzialità e che sino ad ora sono stati lasciate prevalentemente in ombra… Accanto ai livelli di intelligenza logica-astrattiva, va considerata anche l’intelligenza sensorio-motrice e pratica e siano soprattutto tenuti presenti i processi di socializzazione. Nessuna distinzione «tra attività «didattiche», da intendersi come insegnamento delle «materie principali», ed attività «integrative», tra l’insegnamento «normale» ed attività di recupero e di sostegno». Occorre il «tempo pieno, da intendersi non come somma dei momenti antimeridiano e pomeridiano non coordinati fra di loro, ma come successione organica ed unitaria di diversi momenti educativi programmati e condotti unitariamente dal gruppo degli operatori scolastici». prof. Max Bruschi 47 Il «documento Falcucci» Dove? Scegliendo in ogni distretto una o più Scuole per l’integrazione così configurate: popolazione scolastica: non superiore a le 500 alunni. classi entro un limite medio di 15 – 20 alunni per classe. tempo pieno. attribuzione ad un gruppo di insegnanti della responsabilità globale verso la classe possibilità di un insegnante specializzato e del servizio di un’équipe che abbia almeno la seguente composizione: assistenti sociali, psicologo, pedagogista specializzato; tecnici riabilitativi e specialisti clinici adatti a seguire le dinamiche dei singoli casi (diagnosi, trattamento, verifica), forniti dalle Unità sanitarie locali prof. Max Bruschi 48 Legge 4 agosto 1977, n. 517 Il Documento Falcucci fu travasato, in parte, nella legge 4 agosto 1977, n. 517, «Norme sulla valutazione degli alunni e sull'abolizione degli esami di riparazione nonché altre norme di modifica dell'ordinamento scolastico», che fu rivoluzionaria. Alle elementari e alle medie (per 160 ore), la programmazione poteva comprendere attività scolastiche integrative organizzate per gruppi di alunni della classe oppure di classi diverse anche allo scopo di realizzare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni e forme di integrazione a favore degli alunni portatori di handicaps con la prestazione di insegnanti specializzati. Gli esami di riparazione alle medie sono aboliti. Restano solo gli esami di quinta elementare e di licenza media. La valutazione diventa una scheda personale dell'alunno contenente le notizie sul medesimo e sulla sua partecipazione alla vita della scuola, osservazioni sistematiche sul suo processo di apprendimento e sui livelli di maturazione raggiunti. Da queste schede è tratta una «valutazione adeguatamente informativa sul livello globale di maturazione, il cui contenuto viene illustrato ai genitori dell'alunno o a chi ne fa le veci dall'insegnante o dagli insegnanti, unitamente alle iniziative eventualmente programmate in favore dell'alunno. Il giudizio finale diventa semplicemente un giudizio di idoneità/inidoneità. Ai sensi dell’articolo 7, le classi di aggiornamento e le classi differenziali sono abolite prof. Max Bruschi 49 A proposito di valutazione… Prima della L. 517/1977 Dopo la L. 517/1977 prof. Max Bruschi 50 Riferimenti www.facebook.com/max.bruschi https://ispmaxbruschi.blogspot.com/ [email protected] https://unimib.academia.edu/MaxBruschi Max Bruschi e Salvatore Milazzo, Istituzioni di diritto scolastico, Giappichelli, Torino 2023 prof. Max Bruschi 51 Titolo Note Testo Testo 2 prof. Max Bruschi 52 Note prof. Max Bruschi 53