Storia Scolastica Italiana secondo Borghi e Barbagli

Una tradizione culturale che si basa sul mantenimento delle gerarchie sociali esistenti e che si traduce in una formazione separata per i ceti dominanti e subalterni.

Una tradizione culturale che promuove una formazione culturale per tutti, indipendentemente dal ceto sociale, con l'obiettivo di superare le differenze tra istruzione elitaria e popolare.

Il conflitto tra gruppi sociali per ottenere una maggiore mobilità sociale attraverso l'istruzione.

L'influenza dell'istruzione sulla riproduzione delle gerarchie sociali.

Il conflitto tra i gruppi dominanti e quelli emergenti per il controllo dell'istruzione.

L'obiettivo dei gruppi dominanti di realizzare un compromesso tra la necessità di selezionare i migliori e quella di socializzare al sistema sociale.

L'influenza della struttura della scuola sull'accesso e il tipo di istruzione.

Le libertà sostanziali sono il fine e il mezzo dello sviluppo, poiché la loro espansione ha un impatto positivo sulla crescita economica.

Ciò che una persona desidera fare o essere, a prescindere dalle sue capacità effettive.

L'insieme dei possibili funzionamenti che una persona può effettivamente realizzare, in base alle sue risorse e alle opportunità disponibili.

L'ampiezza e la qualità delle capacitazioni di un individuo determinano il suo campo di scelta e la possibilità di perseguire differenti stili di vita.

Lo sviluppo umano di un individuo cresce in proporzione all'ampiezza del suo campo di scelta e al valore che attribuisce alle sue opzioni.

Un approccio filosofico che si basa sulla massimizzazione dell'utilità collettiva attraverso l'aumento della ricchezza sociale.

Limite dell'utilitarismo: non considera la distribuzione equa della ricchezza prodotta, portando potenzialmente a disparità sociali.

L'utilitarismo considera l'educazione come strumento per la felicità, intesa come un concetto ampio e neutro.

L'educazione utilitaristica si basa sul concetto di ‘crestomazia’, ovvero sull'apprendimento utile per ottenere un reddito e contribuire al benessere della società.

Il lavoro astratto è la produzione di un valore di scambio, in contrapposizione al lavoro concreto, che produce beni specifici.

Il passaggio dalla produzione industriale (fordista) alla produzione basata sulla conoscenza (postfordista) crea tensioni nel sistema formativo.

Mantenere il tempo libero per i lavoratori è importante per evitare che l'alienazione dal lavoro si diffonda anche nel tempo libero.

La pedagogia del lavoro, in un contesto capitalista, non può risolvere l'alienazione dal lavoro poiché l'obiettivo è la produzione di valore e non la soddisfazione umana intrinseca del lavoro.

La categoria del lavoro astratto, introdotta da Marx, aiuta a comprendere la natura del lavoro nel capitalismo.

La pedagogia ha un ruolo limitato nel migliorare la situazione del lavoro nel capitalismo. Un cambiamento significativo richiede misure più ampie, come la riduzione del tempo di lavoro.

Il lavoro può essere visto come una merce, con un valore d'uso e un valore di scambio. Il lavoro concreto si riferisce al valore d'uso, mentre il lavoro astratto si riferisce al valore di scambio.

Il capitalismo si basa sul lavoro astratto, ovvero la produzione di valore di scambio, indipendentemente dal contenuto specifico del lavoro svolto.

La soluzione organica al problema della pedagogia del lavoro e della formazione del produttore è ridefinire la categoria di riferimento a quella del lavoro astratto.

Il superamento dell'alienazione dal lavoro non passa solo da una critica al sistema, ma anche da misure pratiche come la riduzione dell'orario lavorativo e l'aumento del tempo libero.

La catena di montaggio, un tempo fulcro della produzione, viene sostituita da un’automazione robotica, integrata dal lavoro di squadre di qualità.

La produzione basata su grandi stock di magazzino diventa obsoleta, lasciando spazio all’idea di attivare la catena produttiva solo quando ci sono ordini effettivi.

La flessibilità esterna si basa su un rapporto di lavoro precario: le imprese assumono e licenziano in base alle esigenze di produzione.

La flessibilità interna si basa sulla modulabilità degli orari e periodi di lavoro in funzione delle esigenze produttive.

La flessibilità intellettuale o cognitiva riguarda la capacità del lavoratore di adattarsi a diversi settori e mansioni.

L’astrazione del lavoro si sposta dalla dimensione sincrona (fare sempre lo stesso lavoro) a quella diacronica (adattarsi alle nuove esigenze).

La capacità di apprendere continuamente nuovi paradigmi e disapprendere quelli obsoleti è la chiave per la flessibilità cognitiva.

Con l’automatizzazione, il lavoratore passa da un dispendio di forza lavoro a un ruolo di sorvegliante e regolatore del processo produttivo.

Il sapere generale (intelligenza generale) diventa forza produttiva diretta, grazie all’avanzamento tecnologico-scientifico.

Per rendere l’intelligenza generale operativa, è necessario integrarla nella conoscenza, competenza e abiti mentali.

Un approccio alla gestione delle risorse umane che enfatizza il benessere dei lavoratori e favorisce la loro partecipazione al processo decisionale.

Un tipo di scuola che si concentra sulla formazione di competenze e abilità trasversali, andando oltre la semplice trasmissione di conoscenze.

Un sistema di apprendimento continuo che permette ai lavoratori di aggiornare e migliorare le proprie competenze durante la loro carriera.

Il coinvolgimento dei dipendenti in un'organizzazione attraverso la delega di responsabilità e l'aumento dell'autonomia nel loro lavoro.

La capacità degli individui di adattarsi a situazioni nuove e di apprendere nuove competenze.