Psicologia Generale Di Base PDF

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psicologia cognitiva comportamentismo processi cognitivi psicologia generale

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Questo documento affronta i concetti fondamentali di psicologia generale, esplorando le teorie comportamentiste e cognitiviste. Il testo descrive i processi mentali e i comportamenti umani, sottolineando l'importanza del metodo sperimentale in psicologia.

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PSICOLOGIA GENERALE DI BASE Psicologia → Studio scientifico del comportamento e dei processi mentali, studio delle capacità cognitive dell’uomo. - Comportamento: azioni e risposte direttamente osservabili - Mente: stati interiori e processi che non possono essere visti direttamente,...

PSICOLOGIA GENERALE DI BASE Psicologia → Studio scientifico del comportamento e dei processi mentali, studio delle capacità cognitive dell’uomo. - Comportamento: azioni e risposte direttamente osservabili - Mente: stati interiori e processi che non possono essere visti direttamente, devono essere inferiti, quindi vanno desunti da risposte osservabili e misurabili. Usiamo degli strumenti per fare delle inferenze sui processi mentali che hanno portato a quella risposta Psicologia generale → Sensazione, percezione, memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento (i processi cognitivi) sono governati da leggi generali che la psicologia deve scoprire. Generale = allgemein (tedesco) Allen gemein = comune a tutti Per ogni tipo di processo cognitivo, la psicologia generale va ad identificare i processi cognitivi che accomunano le persone, cioè dove si trova la media. → Distribuzioni gaussiane Wundt fu il primo a riconoscere l’importanza del metodo sperimentale in psicologia e codificare con estremo rigore i principi che governano questo metodo. Il suo metodo si basava sull'introspezione: per studiare i processi mentali era fondamentale scomporre il processo mentale attraverso l’osservazione e registrazione della natura di percezioni, pensieri e sentimenti propri degli individui. L’introspezione consiste nella descrizione dei contenuti mentali. Chimica mentale: la complessità dei processi mentali viene frammentata e divisa come si fa con gli elementi chimici Anni dopo entra in voga il comportamentismo, che si oppone al metodo introspezionista, che sostiene che l’unica cosa osservabile degli individui sia il comportamento: la psicologia non può basarsi sulla descrizione soggettiva degli stati interni, ma solo sui comportamenti. Comportamentismo → «L'introspezione non rappresenta alcuna parte essenziale nei suoi metodi, né il valore scientifico dei suoi dati dipende dalla possibilità che essi vengano tradotti in termini di coscienza». Ritiene che la psicologia non possa basarsi sulla descrizione soggettiva degli stati interni, ma su ciò che è osservabile: il comportamento → A partire da comportamenti osservabili è possibile trarre inferenze sui processi di manipolazione mentale delle informazioni (Neisser). L’oggetto di studio non è non la mente né la coscienza, ma il comportamento osservabile, il metodo di studio non l'introspezione, bensì la descrizione (quantitativa) di un comportamento oggettivamente osservabile in funzione di una stimolazione ambientale In presenza di uno stimolo si innesca una risposta, tutto ciò che sta nell’intermezzo è una scatola nera. Ciò che avviene all'interno della mente non è osservabile, quello che possiamo osservare e misurare è solo la risposta comportamentale ad un determinato stimolo Watson sostiene che sia possibile lavorare sul rapporto stimolo-risposta e modificare lo stimolo affinché questo possa generare una risposta associata allo stimolo somministrato. Es: “Possiamo aumentare o ridurre la probabilità che un comportamento venga messo in atto applicando dei rinforzi o delle punizioni” Se è vero che ciò che succede all’interno della scatola nera non è osservabile, è anche vero che conoscere le caratteristiche specifiche dello stimolo non necessariamente porti alla stessa risposta. “Problema delle variabili intervenienti” di Tolman Tolman sostiene la che risposta sia la funzione della risposta della relazione tra stimolo e variabili intervenienti S→R R= f(S) S→I→R R=f(S x I) Esperimento del topolino inserito in un labirinto: Secondo il modello comportamentista il topolino attraverso una serie di tentativi ed errori apprenderà il percorso da compiere per uscire dal labirinto. Il topolino sta acquisendo la serie di comandi motori specifici per interagire con il labirinto in cui è inserito, dunque nel momento in cui vengono cambiate le condizioni del labirinto inserendo degli ostacoli, lui dovrebbe ricominciare da capo ma si vede che il topolino trova subito la via d’uscita, questo perchè ha sviluppato una mappa mentale del percorso del labirinto e a prescindere dalle condizioni lui troverà sempre la via d’uscita. La mappa mentale è una variabile interveniente, che interviene tra stimolo e risposta. Limiti del comportamentismo → Secondo Tolman le semplici associazioni stimolo-risposta non permettono di spiegare completamente il comportamento → Problema delle “variabili intervenienti” In più, dove finiscono le informazioni fornite dagli stimoli o quando la risposta compare molto tempo dopo? (Es. ripetizione di una poesia studiata a memoria anni prima) Hebb inizia a parlare di processi di mediazione, processi che si interpongono tra stimolo e risposta e del modello logico dello svolgimento dei processi mentali. Neisser è invece padre del modello cognitivista, ossia i processi con cui l’informazione sensoriale viene trasformata, ridotta, elaborata, immagazzinata, recuperata e usata. Cognitivismo → La psicologia cognitiva non si occupa più di comportamenti e neanche di contenuti o vissuti, ma di processi mentali. Esamina il modo in cui i processi mentali possono influenzare il comportamento. Origini della prospettiva cognitiva → Psicologia della Gestalt, che esamina come gli elementi dell’esperienza siano organizzati in insiemi → Il nostro sistema percettivo tende a creare delle continuità percettive. I gestaltisti ritenevano che l’esperienza percettiva dipendesse dai modelli formati dagli stimoli e dall’organizzazione dell’esperienza. Quindi per i gestaltisti senza l’esperienza di percezione di un cubo, senza la conoscenza della forma cubica, non si potrebbe percepire un cubo. Tra gli esempi che la psicologia della Gestalt propone c’è la legge di continuità, che sostiene che le persone colleghino tra loro singoli elementi in modo da formare una linea continua in un modello che abbia senso → Di fronte ad uno stimolo si percepisce una linea continua tra A e B e tra B e C, ma non tra A e C La psicologia cognitiva si occupa di processi mentali. Dal punto di vista logico, il funzionamento dei processi mentali è ritenuto equivalente a quello di un elaboratore di informazioni. La mente riceve uno stimolo, lo elabora e produce una risposta, proprio come fa un computer. Per i cognitivisti computer : cervello = software : computer E l’hardware (il cervello)? Nascono le neuroscienze cognitive → Discipline che si avvalgono di sofisticate registrazioni elettriche e di tecniche di formazione delle immagini del cervello (neuroimaging) per esaminare l'attività cerebrale mentre gli individui sono impegnati in attività cognitive. Risonanza magnetica funzionale (fMRI): permette di fare una fotografia anatomica del cervello e di stimare quale sia il funzionamento del cervello in un particolare momento, sfruttando il segnale BOLD. L’idea alla base è che quando un individuo è impegnato in un’attività cognitiva, ad esempio il processamento di uno stimolo visivo, le porzioni di cervello coinvolte in quello specifico compito saranno quelle che richiedono un maggior apporto di emoglobina ossigenata. La differenza tra emoglobina ossigenata e deossigenata permette di ricostruire le immagini dell’fMRI. Tecniche di neuroimaging permettono di vedere cosa succede al cervello data una certa stimolazione, di intercettare i processi cognitivi a livello di elaborazione cerebrale. → Es. Caso della lesione alla regione fusiforme responsabile del riconoscimento dei volti (fusiform face area) che porta a prosopagnosia. - I ricercatori hanno creato una situazione sperimentale (manipolazione) e durante la risonanza magnetica ai partecipanti vengono presentati tramiti dei visori degli stimoli immagini di volti o case o immagini “scrambled” - Applicando il metodo sottrattivo, ovvero l’attivazione del cervello mentre l’individuo vede un volto meno l’attivazione mentre vede una casa/immagine scrambled, emerge che l’unica area ad avere un’attivazione maggioritaria è la fusiform face area - La fusiform face area è quella che permette il riconoscimento dei volti e una lesione di questa porzione di cervello porta ad un disordine neuropsicologico chiamato prosopagnosia, che si caratterizza di una incapacità selettiva degli individui di riconoscere i volti delle persone. Il metodo sottrattivo non è l’unico applicabile quando si utilizza una tecnica di neuroimmagine. Es. Studio di decoding e processo cognitivo di presa di decisione → L’attivazione cerebrale viene utilizzata per fare una predizione rispetto ad uno stato nascosto decisionale - Situazione sperimentale in cui al partecipante viene presentata una sequenza di immagini: la prima è una slide con scritto “select” e il soggetto deve decidere liberamente se applicare un’addizione o una sottrazione ai numeri presentati successivamente; vengono poi presentate due cifre e l’individuo deve applicare l’operazione scelta, nella terza slide compare una configurazione con quattro valori e il soggetto doveva rendere esplicita la sua decisione precedentemente presa. - Si scopre che dall’attivazione di una porzione della corteccia prefrontale che si può capire se l’individuo applicherà addizione o sottrazione; prendendo quindi l’informazione cerebrale che si presenta durante la messa in atto del processo decisionale si può anticipare quello che il soggetto farà dopo, è possibile decodificare la decisione presa dall’individuo. Metodi di ricerca in psicologia generale Il cavallo “Clever” Hans e il barone Von Osten: la storia di Hans, cavallo che sapeva contare Berlino, fine 1800, il barone Wilhelm Von Osten scopre che il suo cavallo Hans è in grado di contare! Von Osten scrive 1 sulla lavagna ed Hans batte un colpo con lo zoccolo, sulla lavagna compare il 3 e Hans batte tre colpi. In poco tempo il cavallo può riconoscere i numeri fino a 10. Von Osten passa ad insegnare al cavallo somme e sottrazioni, che il maestro scrive sulla lavagna e che Hans risolve, battendo con lo zoccolo la risposta corretta. Gli studi progrediscono ed Hans apprende il significato di alcuni simboli, risolve problemi matematici con radici quadrate e operazioni con le frazioni. La fama di Hans The Clever si diffonde rapidamente nel paese. “Se il primo giorno del mese è mercoledì” chiede Von Osten ad Hans, che nel frattempo ha imparato a rispondere a domande verbali, “qual è la data del lunedì successivo?” E sei battute dello zoccolo sul terreno seguono subito dopo. “Qual è la radice quadrata di sedici?” Quattro battute di zoccolo. Pur con qualche errore la percentuale di risposte giuste di Hans è vicina al 90%, una stima porta gli studiosi dell’epoca ad affermare che la sua intelligenza è pari a quella di un ragazzo di 14 anni. Il Ministero dell’Educazione tedesco chiede un'indagine sulle capacità intellettive di Hans e forma la Hans Commission, con due zoologi, uno psicologo ed un famoso addestratore di cavalli. La commissione conclude che non ci sono trucchi. La Hans Commission lascia il campo ad Oskar Pfungst, uno psicologo che ha avuto un’idea su come provare le capacità di Hans. Pfungst compila una lista di domande ed ha in mente di farle porre ad Hans in 3 diverse situazioni. Come era da aspettarsi Hans risponde molto bene alle domande poste da Von Osten e le risposte sono precise anche quando a porle è un altra persona. Ma quando Pfungst chiede a chi pone le domande di allontanarsi dal cavallo, la correttezza delle risposte del cavallo diminuisce sensibilmente. Ci sono ancora due situazioni che il programma di Pfungst prevede, e che si rivelano fondamentali. La prima prevede che, chi pone le domande, non conosca le risposte e qui le risposte giuste di Hans diventano quasi zero, la stessa cosa accade quando la persona che pone le domande è nascosta alla sua vista. Sembra che l’intelligenza di Hans dipenda dalla possibilità di poter vedere la persona che conosce le risposte. Pfungst continua gli esperimenti osservando attentamente le interazioni delle persone con Hans. E scopre che, ad ogni domanda, il respiro, la postura e l’espressione facciale delle persone che sono vicine ad Hans e che conoscono le risposte, cambiano ogni volta che lo zoccolo batte per terra, mostrando un leggero ma evidente aumento della tensione interiore. Quando Hans batte lo zoccolo dando la risposta giusta la tensione scompare. E sembra proprio che Hans si accorga di ciò, fermando il battere del suo zoccolo, appunto sulla risposta giusta. Pfungst rileva che questa sottile tensione non è presente sul volto della persona che pone la domanda ma non conosce la risposta, e ciò fa pensare che in questo modo ad Hans venga a mancare lo stimolo per dare la risposta corretta. Gli esperimenti di Pfungst indicano che il cavallo non ha nozioni di matematica, ma “solamente” un intuito ed una sensibilità straordinari. Hans non fa uso del suo intelletto per dare le risposte corrette, ma più semplicemente è molto recettivo agli inconsci segnali presenti in una persona che fa una domanda e conosce la risposta. Fatto: osservazione oggettiva basata sull’osservazione diretta Teoria: spiegazione di fatti esistenti; strumento per trarre previsioni di nuovi fatti Ipotesi: previsione (che deve essere messa alla prova) su nuovi fatti Oggetto di studio: il comportamento e i processi mentali → Previsione, controllo e costruzione di una teoria Caratteristiche di una buona teoria: - organizza le informazioni in maniera significativa - è verificabile e genera nuove ipotesi - è supportata dalle scoperte delle nuove ricerche - legge della parsimonia: semplice è meglio Le teorie non sono verità assolute, ma sono un insieme di dichiarazioni formali che descrivono più o meno efficacemente la realtà. Strategie di ricerca in psicologia Setting → studi di laboratorio o sul campo; metodi di osservazione diretta o indiretta o metodi di laboratorio Impostazione della ricerca → studi descrittivi, di correlazione e sperimentali - Studio descrittivo classico: ricerca in cui lo sperimentatore descrive il comportamento di un singolo individuo o di un gruppo di individui senza manipolare sistematicamente la relazione tra variabili. Lo sperimentatore si limita ad osservare la relazione tra variabili, le dinamiche di interazione. - Studi di correlazione: all’interno del gruppo degli studi descrittivi si trovano gli studi di correlazione. Ricerca in cui lo sperimentatore non manipola alcuna variabile, ma osserva e misura due variabili per capire se sono tra loro correlate. Il coefficiente di correlazione in statistica indica direzione e forza del rapporto tra due variabili: - Correlazione positiva: i punteggi più elevati di una variabile sono associati a punteggi più elevati di una seconda variabile → Relazione diretta - Correlazione negativa: i punteggi più alti di una variabile sono associati a punteggi più bassi di una seconda variabile → Relazione inversa - Correlazione zero: assenza di correlazione Grafici di dispersione → grafici che mostrano la correlazione tra due variabili: la direzione della relazione può essere positiva o negativa e più il coefficiente si avvicina a 1 (+ o -) più la relazione è forte. Esempio di studio di correlazione: Esiste una correlazione tra quantità di scene violente viste da piccoli e atteggiamenti aggressivi in età adulta? Studio di Rowell Hausmann → Correlazione positiva Coefficiente di correlazione ↔ inclinazione della retta Le due variabili correlano: le variazioni nei valori di una variabile sono sincronizzate alle variazioni nel valore dell’altra. Ma quale tipo di relazione sussiste tra le due variabili? X → Y o Y → X? Problema della terza variabile Z→XeY Per verificare che una variabile causi un’altra, bisogna spostarsi ad uno studio sperimentale. - Studi sperimentali: ricerca in cui lo sperimentatore studia la relazione causale tra due variabili. Procedura con cui un ricercatore varia sistematicamente una o più variabili (manipolazione) per poi osservare se e come variano di conseguenza una o più variabili. Il gruppo sperimentale è esposto alla manipolazione, mentre il gruppo di controllo non lo è; l’assegnazione al gruppo sperimentale o a quello di controllo è random (randomizzazione) Le variabili Il termine variabile indica una condizione, un attributo o una caratteristica di una persona o di un evento che varia a seconda delle situazioni o degli individui. Si tratta quindi di una caratteristica che, almeno teoricamente, può essere misurata. Ci sono alcune importanti distinzioni tra le variabili: variabili dipendenti → sono misure del comportamento dell'individuo. Si tratta quindi della risposta data dal partecipante (es, frequenza, latenza, ampiezza, durata eco eco eco). Sono così denominate perché dipendono (almeno in teoria) dal lavoro di un'altra variabile, la v. indipendente variabile indipendente → è considerata la causa di qualche modificazione nelle risposte dei partecipanti. Ogni v. indipendente ha almeno 2 valori (chiamati livelli), controllati dallo sperimentatore (es. stimolo compatibile/stimolo compatibile). Talvolta però ci sono v. indipendenti non controllate dallo sperimentatore, variabili intervenienti variabili intervenienti (di disturbo) → possono influenzare i risultati, anche se non sono previste nell’ipotesi (devono essere “controllate”, cioè neutralizzate) Cosa può essere misurato? - Atteggiamenti, opinioni, preferenze - Tempi di reazione - Contrazione muscolare - Attività cerebrale Esempio di studio sperimentale: vedere un video violento aumenta l’aggressività? Somministrato un questionario sull’aggressività, individui poi suddivisi in due gruppi: chi ha punteggi alti di aggressività in un gruppo, chi basso in un altro gruppo. Per ciascuno dei due gruppi fa poi un’altra suddivisione: a metà gruppo con bassi punteggi mostra un filmato con scene violente, all'altra metà un filmato senza scene violente, fa la stessa cosa con il gruppo con alti livelli di aggressività. Chiede poi di fare un gioco competitivo e chi vince la sfida può decidere il livello dell’intensità di un suono fastidioso da somministrare ad un altro individuo. VI → Tipo di video VD → Livello di intensità del suono Risultato: osservare scene di violenza aumenta l’intensità del livello aggressivo, ma solo se come tratto stabile di personalità si hanno comportamenti aggressivi → Differenze statistiche → Effetto di interazione tra le variabili Metodo di raccolta dei dati: - metodi di autodescrizione (questionario o intervista) - metodi di osservazione (osservazione naturalistica/partecipata o test/esperimento) Approcci alla cognizione umana La psicologia cognitiva si occupa dei processi interni tesi a comprendere l’ambiente e decidere le azioni più opportune. Questi processi includono attenzione, percezione, apprendimento, memoria, linguaggio, soluzione di problemi, ragionamento e pensiero. Psicologia cognitiva → Tentativo di comprendere l’attività cognitiva umana osservando il comportamento di individui che eseguono vari compiti cognitivi, partendo quindi da evidenze comportamentali. Neuroscienza cognitiva → Tentativo di utilizzare le info sul comportamento e sul cervello per comprendere l‘attività cognitiva umana. Utilizzo di tecniche di imaging cerebrale. 4 tipi di approcci alla cognizione umana: Psicologia cognitiva sperimentale Neuroscienza cognitiva → Metodo dei sistemi convergenti Neuropsicologia cognitiva Scienza cognitiva computazionale Psicologia cognitiva sperimentale L’uomo come elaboratore di informazioni → Approccio di elaborazione delle informazioni (elaborazione sensoriale): la presentazione di uno stimolo causa il verificarsi di determinati processi cognitivo interni che producono la risposta desiderata. - elaborazione dal basso verso l’alto (bottom-up) → elaborazione influenzata direttamente dallo stimolo in ingresso - elaborazione dall’alto verso il basso (top-down) → elaborazione influenzata dalle aspettative/conoscenze dell’individuo Ideazione di paradigmi sperimentali atti a capire come l’uomo elabora le informazioni. Esperimenti controllati e “scientifici”. Si parla di elaborazione seriale (processi seriali), che indica che il processo in corso deve essere completato prima che possa iniziare quello successivo, ma anche di elaborazione parallela (processi paralleli): - Serialità → Processi che si attivano di seguito ad altri e che elaborano il prodotto di un processo precedente (es. esame scritto) - Parallelismo → Processi che avvengono contemporaneamente elaborando prodotti differenti (es. ricerca di un volto tra la folla) Processi automatici vs controllati Processi paralleli e multitasking Limiti della psicologia sperimentale - La ricerca di laboratorio manca di validità ecologica, i risultati ottenuti non possono essere generalizzati al mondo reale. - Evidenze indirette dei processi interni (es. accuratezza e velocità della prestazione) - Teorie espresse solo in termini linguistici (vaghe) - Specificità del paradigma (risultati non generalizzabili a compiti simili) - Prevalenza di teorie specifiche invece di architetture teoriche generali in grandi di chiarire le relazioni esistenti tra le diverse componenti del sistema cognitivo Neuroscienza cognitiva Per descrivere le specifiche aree cerebrali implicate in compiti cognitivi vengono usati vari modi Corteccia cerebrale suddivisa in 4 lobi principali, frontale, parietale, temporale e occipitale: i lobi frontali sono divisi da quelli parietali mediante il solco centrale, la scissura laterale separa i lobi temporali da quelli parietali e frontali, ed il solco parieto-occipitale e l’incisura preoccipitale dividono i lobi occipitali da quelli parietali e temporali. Vengono usati vari termini per descrivere le aree del cervello attivate durante l’esecuzione di un compito, alcuni dei quali sono: - Dorsale: superiore o verso l’alto - Ventrale: inferiore o verso il basso - Anteriore: verso il davanti - Posteriore: verso il dietro - Laterale: situato a lato - Mediale: situato al centro Mappatura di differenza nella struttura delle cellule cerebrali (es. aree di Brodmann), mappa cito-architettonica basata sulle variazioni della struttura cellulare dei tessuti. Tecniche usate per lo studio del cervello → Dove/quando hanno luogo i processi cognitivi? Tecniche che variano in risoluzione spaziale, la precisione con cui identificano le aree cerebrali attive durante l’esecuzione di un compito, e temporale, va durata di tale attivazione Tecniche di misurazione diretta: - Registrazioni a unità singola: consente lo studio dei singoli neuroni, utilizzando un micro-elettrodo nel cervello che registra scariche elettriche. Registrano aree limitate, ma per un tempo lungo; invasivo e problema estensibilità - Elettroencefalogramma (EEG) e potenziali evento correlati (ERPs): misura l'attività elettrica del cervello per mezzo di elettrodi posti sullo scalpo; valuta bene la durata di processi cognitivi (buona risoluzione temporale). Risoluzione spaziale limitata e occorre presentare lo stimolo più volte (per distinguere il segnale dal rumore). - Magneto-encefalografia (MEG): misura i campi magnetici prodotti da attività elettrica del cervello. Risoluzione spaziale soddisfacente, eccellente risoluzione temporale, ma molto costosa. - Stimolazione magnetica transcranica (TMS): si crea un campo magnetico per inibire temporaneamente ("lesione temporanea") l'attività di I cm circa di corteccia cerebrale: se un'area è critica per un compito, se inibita osserveremo un peggioramento (condizione di controllo: applicare la TMS ad un'area cerebrale non critica). Risoluzione spaziale scarsa (usata spesso assieme a fMRI), ma buona risoluzione temporale. Effetti talvolta marginali (RT) Tecniche di misurazione indiretta : - Tomografia a emissione di positroni (PET): un'apparecchiatura registra l’emissione di positroni di un liquido radioattivo iniettato nella persona. Risoluzione spaziale abbastanza accurata, scarsa risoluzione temporale. - Risonanza magnetica (usa MRI e fMRI): MRI fornisce informazioni sulla struttura del cervello (onde radio che eccitano gli atomi del cervello); fMRI (informazioni su aumento di flusso ematico). Risoluzione spaziale buona, scarsa risoluzione temporale Limiti della neuroscienza cognitiva - Rischio di soccombere all'illusione del neuroimaging (descrizione VS spiegazione), prospettive erronea secondo la quale le configurazioni di attivazione cerebrale forniscono evidenza diretta dell’elaborazione cognitiva. Il neuroimaging ci restituisce solo un dato descrittivo. - Metodiche che rivelano solo associazioni tra configurazioni di attivazione cerebrale e comportamento (es. l’attivazione potrebbe dipendere dalla strategia scelta) - Si assume una specializzazione funzionale delle aree cerebrali (ma ciò non è valido per funzioni cognitive di alto livello). Necessario correlare attività di diverse aree cerebrali → Networks cerebrali: raramente singole aree cerebrali implementano un processo cognitivo, molto spesso un network di aree cerebrali concorrono alla realizzazione, soprattutto in processi cognitivi di alto livello (es. attenzione). - Il cervello è attivo anche quando non riceve lo stimolo sperimentale: come differenziare le attivazioni che dipendono dallo stimolo? Inoltre, alcune stimolazioni riducono l'attività cerebrale invece di aumentarla - Mancanza di validità ecologica (stimoli di laboratorio e rilevazioni “invasive”) Neuropsicologia cognitiva Studio delle prestazioni cognitive in pazienti cerebrolesi (per trauma o malattia). Assunti teorici: - Modularità: il sistema cognitivo è costituito da processori/moduli indipendenti (isolati e con specificità di dominio), ma si ammette l’esistenza di processi dominio-indipendenti (si visione, no ragionamento) - Modularità anatomica: ogni modulo è localizzato in un'area specifica del cervello - Uniformità dell'architettura funzionale tra le persone: no differenze individuali nella disposizione del moduli - Sottrattività: una lesione può danneggiare un modulo, ma non può introdurne di nuovi La neuropsicologia cognitiva permette di studiare in maniera esaustiva le relazioni causa-effetto tra la lesione di un'area e la funzione danneggiata. Modi per comprendere il funzionamento cognitivo: Dissociazioni: il paziente sa fare compito A ma non il compito B (tuttavia, potrebbe essere perché il compito B è più difficile) Doppie dissociazioni: il pz 1 con una data lesione x sa fare A ma non B, il pz 2 con lesione y sa fare B ma non A Limiti della neuropsicologia cognitiva - I pazienti possono sviluppare strategie compensatorie - Assunzione di serialità: molte aree cerebrali funzionano in modo integrato - Le lesioni cerebrali, piuttosto che interessare solo un "modulo", sono in genere abbastanza estese - Studio di aspetti specifici della cognizione umana, piuttosto che generali Scienza cognitiva computazionale - Modelli computazionali per comprendere l'attività cognitiva (diverso da intelligenza artificiale): i modelli computazionali comportano programmi informatici che mimano, simulano alcuni aspetti del funzionamento cognitivo umano, mentre l’AI comporta sistemi informatici che producono risultati intelligenti ma i processi implicati possono avere poca somiglianza con quelli usati dagli esseri umani. - I programmi danno le stesse risposte delle persone, in tempi equivalenti - Supera vaghezza di teorie espresse solo linguisticamente Creo un modello computazionale e simulo il comportamento dell’essere umano, il modo in cui l'input arriva all’output è informativo su come agisce l’essere umano, come funziona il sistema cognitivo umano Metodi per costruire modelli computazionali Sistemi di produzione: insiemi di regole “Se… Allora”, che operano sulla base di rilevazione di corrispondenze tra la parte “se” della regola e i contenuti della memoria di lavoro Reti connessioniste: reti di nodi interconnessi attraversati da attivazioni, che possono rappresentare il comportamento cognitivo senza utilizzare regole esplicite. Vantaggi e limiti della scienza cognitiva computazionale - Vantaggi: supera vaghezza teorie psicologiche espresse linguisticamente - Limiti: esperimento della stanza cinese (Searle) - la sintassi non è condizione sufficiente per la determinazione della semantica. Il computer di per sé non capisce né pianifica: dimostrato con un esperimento, quello della stanza cinese. Immaginiamo di essere dentro una stanza chiusa, e riceviamo degli input in una lingua che non conosciamo e abbiamo una serie molto ampia di regole che ci portano partendo da degli input a degli output; manca il significato, la prospettiva in prima persona. I processi sensoriali Che cosa sarebbe la nostra vita psichica se non avessimo i sensi? Da Aristotele in poi i filosofi hanno cercato di dare una risposta a questa domanda, arrivando spesso alla conclusione che se mancasse la sensazione, la nostra vita psichica non esisterebbe, perché non potremmo reagire a nulla e non potremmo pensare. Prima distinzione importante è quella che esiste tra sensazione e percezione: Sensazione → Processo di rilevazione dello stimolo attraverso il quale i nostri e organi sensoriali rispondono agli stimoli ambientali e li traducono in impulsi nervosi Percezione → Attribuire “un senso” a quello che ci dicono i nostri sensi. Processo attivo che organizza input dato e gli attribuisce un significato Stimolo distale (oggetto fisico) → Stimolo prossimale (insieme dei processi neurali che avvengono a livello della sensazione, trasformazione del segnale elettrico) → Percetto Sensazione La psicofisica → Studia il rapporto tra le caratteristiche fisiche degli stimoli e le capacità sensoriali - Limiti assoluti della sensibilità (soglia assoluta) - Differenze tra stimoli (soglia differenziale) La psicofisica studia i concetti di soglia assoluta e differenziale: Soglia assoluta: l’intensità più basse alla quale uno stimolo si può rilevare per il 50% delle volte Soglia differenziale: definita come la differenza minima tra due stimolo che le persone riescono a percepire per il 50% delle volte (JND, Just noticeable difference) Quanto deve essere grande un cambiamento in uno stimolo perché possa essere percepito? → Legge di Weber: la soglia differenziale è direttamente proporzionale alla grandezza dello stimolo con il quale viene fatto il raffronto. La soglia differenziale è espressa mediante la costante di Weber: JND=Intensità x K (costante di Weber) Es. Peso Nel caso del peso, costante di Weber x peso = 0,02 A fronte di un peso A, potremo percepire una differenza di peso tra A e B solo se B sarà differente di intensità x K La JND non è costante, ma rappresenta una proporzione costante dell’intensità. Strutture e processi sensoriali Recettori → Strutture specializzate che rispondono ad uno specifico tipo di stimolo fisico Neuroni sensoriali → Neuroni che veicolano gli impulsi dai recettori al sistema nervoso centrale Trasduzione → Processo attraverso cui i segnali fisici provenienti dall'ambiente sono convertiti in segnali neurali inviati al sistema nervoso centrale. La quantità di energia di uno stimolo fisico può variare lungo due dimensioni: - variazione quantitativa - variazione qualitativa La traduzione avviene in modo che l'informazione quantitativa e qualitativa presente nello stimolo sia conservata Adattamento sensoriale → Diminuzione di sensibilità verso uno stimolo che non cambia. Avviene in tutte le modalità sensoriali. Adattivo → Consente di cogliere le modifiche delle informazioni ambientali che potrebbero essere importanti per la nostra sopravvivenza I sensi Il numero dei sensi dipende dal numero di recettori. Abbiamo quindi olfatto, gusto, tatto, vista, udito e anche sensibilità alla temperatura, dolore, senso dell’equilibrio, propriocezione, ecc… La vista - Percezione visiva → La luce viaggia in onde di energia elettromagnetica; le onde sono misurate in nanometri (nm, un bilionesimo di metro). L’occhio umano è sensibile a queste onde luminose ma solo alle lunghezze d’onda comprese tra 700 (rosso) e 400 (blu-viola) nanometri.

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