Metodologia delle scienze sociali PDF

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This document is a PDF on social science methodology. It discusses concepts like epistemology, techniques, and methods, emphasizing the three objectives of social science research: knowing, explaining, and understanding. It also includes a comparison between qualitative and quantitative research.

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Metodologia delle scienze sociali Metodologia= “discorso sul metodo”, disciplina prescrittiva, ovvero ci indica cosa dobbiamo fare/ci guida e critica i principi metodici che ci permettono di valutare la robustezza delle conclusioni di ricerca ↳ consente di ord...

Metodologia delle scienze sociali Metodologia= “discorso sul metodo”, disciplina prescrittiva, ovvero ci indica cosa dobbiamo fare/ci guida e critica i principi metodici che ci permettono di valutare la robustezza delle conclusioni di ricerca ↳ consente di ordinare, sistemare e accrescere le nostre conoscenze Epistemologia= disciplina filosofica che ha come obiettivo la definizione dei processi di costituzione del sapere scientifico Tecniche= specifiche procedure operative riconosciute dalla comunità scientifica per la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei dati empirici Es. Questionari, analisi di documenti,... Metodi= “strada attraverso il quale", insieme di tecniche più appropriate per rispondere a un determinato obiettivo conoscitivo→ a secondo del mio obiettivo possono utilizzare metodi qualitativi e quantitativi Disegno della ricerca= itinerario che, dalla formazione di una domanda di ricerca, conduce ad una risposta empiricamente plausibile e robusta→ indica tutti gli step che devo fare per ottenere il risultato del mio progetto di ricerca Metodologia= riflessione critica sui metodi finalizzati all’accrescimento della conoscenza scientifica 1.I 3 obiettivi delle scienze sociali Le domande di ricerca si possono raggruppare attorno a 3 grandi obiettivi: 1. Conoscere 2. Spiegare 3. Comprendere Obiettivo 1: descrivere Quando si presenta un fenomeno poco conosciuto o del tutto nuovo, la prima cosa che si fa è esplorarlo con metodi informali (colloqui, internet, letture,..), il passo successivo è la descrizione del fenomeno in termini quantitativi e qualitativi Es. Le disuguaglianze sono in crescita? 1 In “Capitale nel XXI secolo”, l’economista Thomas Piketty analizza l’evoluzione dei redditi e della ricchezza in 20 paesi industrializzati con una prospettiva storica, ovvero dal XVIII sec ad oggi→ le disuguaglianze hanno seguito una curva a forma di U La descrizione di un fenomeno comprende anche indagare sull’associazione con altri fenomeni sociali→ primo passo in direzione della ricerca delle cause di un fenomeno Es. religione prevalente e tassi di suicidio, disugualglianza dei reditti e mobilità sociale Spesso è l'associazione stessa tra i fenomeni a costituire un oggetto di studio che richiede una descrizione accurata e una spiegazione Es. La curva di Gatsby I paesi in cui la disuguaglianza è maggiore sono anche i paesi in cui c’è più immobilità sociale tra una generazione e l’altra→ la curva fu creata dall’economista Alan Krueger per rendere evidente il carattere illusorio del “sogno americano” Obiettivo 2: spiegare Spiegazione di un fenomeno sociale= ricerca delle sue cause Individuare le cause dei fenomeni sociali e politici o stimare gli effetti di una data causa è l’obiettivo di un’autentica scienza sociale Il focus è su tendenze e pattern di eventi ricorrenti, non su singoli individui o eventi, fatta eccezione per la storia→ è a cavallo tra scienze sociale e studi umanistici Ci sono diversi modi per spiegare: - Meccanismi= identificazione di meccanismi generativi, responsabili delle regolarità osservabili - Predizione/spiegazione statica= identificazione di fattori maggiormente associati con un dato fenomeno con l’obiettivo di prevederlo con un margine d'errore ridotto - Rapporto causa-effetto= identificazione e qualificazione dell’impatto che ha su un altro con l’obiettivo di eliminare gli effetti di variabili terze Es. Come si spiega la criminalità di strada? Logica dei meccanismi= mostrare le condizioni sociali e familiari, le motivazioni e gli incentivi che inducono gli individui a commettere delitti e quindi “spiegano” il tasso di criminalità Logica della predizione= individuare tutte le caratteristiche di una città che sono associate ad alti tassi di criminalità, anche se non sono autentici fattori causali Logica dei rapporti causa-effetto= verificare se la presenza di un dato fattore a parità di altri fattori e confrontando casi simili, ha un impatto sul tasso di criminalità e quindi ne spiega l’esistenza 2 Obiettivo 3: comprendere É l’obiettivo che è stato concettualizzato in modo molto chiaro dal sociologo Max Weber e viene utilizzato per comprendere le motivazione dell’agire sociale→ condotta intenzionale che tiene conto delle aspettative e del comportamento degli altri Comprendere= ricostruire le ragioni per cui un attore sociale agisce in un determinato modo, date le circostanze oggettive o percepite da lui Es. Le violenze sessuali sono estremamente comuni nei college statunitensi: secondo alcune stime, il 20-25% di donne sono vittime, ma le denunce sono molto rare. Come mai? Uno studio etnografico rivela le resistenze a definire l’esperienza subita come violenza sessuale, per non compromettere la propria identità sociale, le proprie relazioni sociali e i propri progetti futuri 2. Il disegno della ricerca Ogni progetto di ricerca ha un suo ciclo di vita, che va dalla formulazione di un'idea iniziale fino alla presentazione e discussione dei risultati davanti alla comunità scientifica Disegno della ricerca= insieme di tappe che caratterizzano il contesto teorico ed empirico della ricerca che portano dalle domande alle risposte Nel concreto, i progetti raramente seguono un ciclo così ordinato e sono frequenti effetti di feedback e ripensamenti, ma può essere utile avere uno schema di riferimento Con la scelta del metodo qualitativo o quantitativo moltissime scelte si biforcano, in particolare per quanto riguarda la selezione dei casi→ fase cruciale del disegno della ricerca Fasi del disegno di ricerca: 1. Concettualizzazione= importante per la traduzione empirica (operativizzazione), la selezione dei casi e per quale contesto si possono generalizzare i risultati Bisogna chiarire quali sono gli attributi necessari alla definizione di un concetto e a quali casi i può applicare 3 2. Definizione dell’obiettivo conoscitivo= descrivere, spiegare e comprendere→ serve creatività e spirito critico Prassi che si possono seguire: Buona domanda di ricerca= riguarda un argomento che ci appassiona, ma non ci tocca troppo da vicino, è una domanda a cui è possibile dare una risposta tramite ricerca empirica e non deve essere troppo vasta o specifica, occorre delimitare il campo definendo i confini concettuali e spazio-temporali Tradizione ed innovazione= studiare la letteratura scientifica sul tema, approciarla con un occhio critico, individuare i punti irrisolti e anomalie, trovare un angolo nuovo (research gap) all’interno di una tradizione di studi ↓ cuore della natura cumulativa della ricerca scientifica 3. I diversi paradigmi nelle scienze sociali Metodo quantitativo e qualitativo - Metodo quantitativo= usa numeri e statistiche e applica tecniche standardizzate - Metodo qualitativo= usa parole e immagini, ma non strumenti standardizzati Rappresentano concezioni molto diverse della «scienza sociale» in quanto espressione di paradigmi della ricerca completamente differenti La ricerca qualitativa e quantitativa sono espressione di due diversi modi di conoscere la realtà sociale: Ricerca quantitativa Ricerca qualitativa Impostazione della ricerca 1.Relazione teoria-ricerca Rapporto strutturato in Rapporto aperto ed maniere sequenziale interattivo secondo un'impostazione deduttiva 2.Funzioni della letteratura Fondamentale per la Ausiliaria definizione della teoria e delle ipotesi 3.Concetti La chiarificazione dei Utilizza il concetto di concetti e la loro disgregazione familiare operativizzazione avviene come un concetto prima ancora di iniziare la orientativo (sensitizing ricerca (impoverimento e concept) che predispone riduzione del concetto alla percezione stesso) 4.Rapporto con l’ambiente Non ritiene che che il Pone il requisito studiato problema della reattività del dell'approccio naturalistico, soggetto possa essere un ovvero un intervento sulla ostacolo di base per lo realtà nella quale il studio ricercatore si astiene da Esperimento= il ricercatore qualsiasi manipolazione 4 manipola la realtà sociale in Osservazione partecipante= maniera completa il ricercatore si limita ad osservare quello che accade 5.Interazione psicologica tra Punto di osservazione Si colloca il più possibile studioso-studiato esterno all’interno del soggetto d’analisi 6.Interazione fisica tra Non prevede alcun contatto È precondizione per la studioso-studiato fisico comprensione e lo studio del fenomeno 7.Ruolo del soggetto Individuo passivo Ruolo attivo del soggetto studiato studiato Rilevazione 8. Disegno della ricerca Costruito a tavolino prima Destrutturato e aperto, dell'inizio della rilevazione idoneo per captare ed è rigidamente strutturato l’imprevisto modellato nel e chiuso corso della rilevazione 9. Rappresentatività dei I ricercatore è preoccupato Mette al primo posto la soggetti studiati della generalizzabilità e comprensione, al costo di l’uso del campione statistico perdersi nell'inseguimento di è l’esito più evidente situazioni atipiche 10. Strumento di rilevazione Stesso trattamento per tutto, Disomogeneità delle perché l’obiettivo finale della informazioni= il ricercatore raccolta di informazioni è la assume informazioni diverse matrice dei dati a seconda dei casi con un diverso approfondimento a seconda della convenienza 11. Natura dei dati Affidabili, precisi e rigorosi Ricchezza e profondità dei (hard=aggettivo inglese dati (soft) utilizzato per descrivere queste caratteristiche) I dati devono essere confrontabili tra loro Analisi dei dati 12. Oggetto dell’analisi Variabili dipendenti e Ogni soggetto viene indipendenti che si descritto analiticamente traducono nell’attribuzione a sulla base di alcune ogni soggetto di un caratteristiche punteggio 13. Obiettivi dell’analisi Spiegare le variazioni delle Comprendere i soggetti variabili→ l’approccio interpretativo critica questo processo perché utilizza impropriamente il modello 5 scientifico delle scienze naturali 14. Tecniche matematiche e Massimo è lo sforzo per Viene completamente statistiche operativizzare in termini ignorata, perché considerata matematicamente trattabili i inutile e dannosa concetti e massima è l'utilizzazione delle tecniche statistiche per analizzare i dati Risultati 15. Presentazione dei dati Tabella, a volte viene usata Narrazione anche la narrazione per far comprendere meglio al lettore ciò che sta dietro al dato numerico 16. Generalizzazioni Processo che porta, Individuazione di tipi per attraverso lo studio delle sintetizzare relazioni fra variabili, Tipo ideale= guardare parte all’enunciazione di rapporti dell'interpretativismo sotto causali fra le variabili stesse 17. Portata dei risultati Generalizzabilità Specificità Qual’è l’approccio preferibile? Tre posizioni nella comunità degli scienziati sociali: 1. La ricerca quantitativa e qualitativa sono incommensurabili perché espressione di paradigmi diversi e inconciliabili→ negazione a vicenda di scientificità 2. La ricerca qualitativa offre un valido sostegno a quella quantitativa (l’unica veramente «scientifica») 3. Entrambe legittime e valide, ma portano a conoscenze differenti= dipende dall’obiettivo conoscitivo a. Convivenza pacifica b. Tentativi di integrazione= mixed-methods Malgrado le loro differenze, metodo qualitativo e quantitativo hanno un minimo comun denominatore: - L’obiettivo è quello dell’inferenza= conoscenza che va al di là del singolo caso o evento - Obiettività e trasparenza delle procedure= la scienza è un processo cumulativo collettivo, che implica un controllo reciproco - Conclusioni non prestabilite, ma derivanti dall’evidenza empirica Metodo scientifico Il Metodo scientifico delle scienze naturali è quello ipotetico-deduttivo: ➔ Definizione del problema all’interno di un quadro teorico preciso ➔ Derivazione di ipotesi relative al problema utilizzando principi teorici già accettati ➔ Determinazione della procedura di raccolta dati per testare l’ipotesi ➔ Raccolta dati 6 ➔ Analisi dati per verificare se l’ipotesi è confermata o respinta È possibile studiare i fenomeni sociali nello stesso modo in cui si studiano i fenomeni naturali? Il metodo scientifico è esportabile alle scienze sociali? Effetto Hawthorne (USA, 1920)= uno dei primi esperimenti nelle scienze sociali, riguardava lo studio sull’effetto delle condizioni ambientali di lavoro sulla produttività nella fabbrica Hawthorne ↳ risultato: la produttività aumentava se miglioravano le condizioni ambientali, ma non calava quando le condizioni ambientali ritornavano al livello di partenza. Perché? I soggetti studiati (operaie), per il fatto stesso di essere osservati, reagivano incrementando il loro ritmo di lavoro Positivismo e interpretativismo 1. Positivismo La sociologia nasce positivista, per Comte, Spencer, Durkheim la realtà sociale è oggettiva e si può studiare senza alterarla La fisica è la scienza di riferimento e l’obiettivo è trovare le leggi di funzionamento universali delle società umane Inizio ‘900: sviluppi nella fisica (meccanica quantistica, principio di indeterminazione di Heisenberg) introducono elementi di probabilità e incertezza nella predicibilità e nell’indipendenza del mondo osservato rispetto all’osservatore Revisione critica del positivismo nelle scienze sociali= se l’indeterminismo probabilistico vale per le particelle, a maggior ragione vale per il mondo sociale, dove la variabilità individuale è molto maggiore e dove il numero di casi che possiamo osservare è molto minore Gli sviluppi del positivismo continuano a sostenere che la realtà sociale sia fondamentalmente conoscibile, ma in maniera imperfetta e probabilistica Dalla verifica alla falsificazione empirica→ i fatti possono essere coerenti con più di una teoria ↳ non bisogna cercare una conferma in positivo della teoria, ma dedurre da essa ipotesi che la mettano alla prova in negativo Una teoria che non può essere falsificata, in quanto è talmente confusa che non si può sottoporre a controllo empirico è qualificata come pseudo-scientifica Inoltre si sviluppa la consapevolezza che l’osservazione non è neutrale, ma carica di teoria (theory laden) e più in generale dipende dalla finestra mentale di chi osserva, da condizionamenti sociali e culturali 2. Interpretativismo Fine ‘800: si sviluppa l’interpretativismo, in ambito storico-filosofico (Dilthey), in opposizione al positivismo di Comte. Specificità delle scienze «dello spirito»: - Obiettivo conoscitivo= comprensione, interpretazione, empatia con soggetti studiati - Orientamento all’individualità dei fenomeni studiati, in quanto umani Weber sviluppa il paradigma interpretativista in sociologia, con alcune distinzioni fondamentali: Verstehen (comprensione)= non è un intuizione psicologica, ma interpretazione in senso razionale dell’agire umano, nella sua intenzionalità Avalutatività dell’osservatore= almeno come aspirazione Il riconoscimento dell’individualità non preclude generalizzazioni= non leggi universali, ma idealtipi e enunciati di possibilità Il tipo ideale: 7 - É una costruzione concettuale, ottenuta mettendo in rilievo certi elementi della realtà e lasciandone altri in secondo piano - É uno strumento euristico= aiuta a sviluppare nuova conoscenza, in maniera non rigorosa ma utile - É sufficientemente astratto per potersi adattare all’analisi di diversi fenomeni sociali concreti Es. Il «sistema capitalistico occidentale» - È derivato da fenomeni concreti storico-sociali, ma in quanto costruzione concettuale «ideale» non si trova mai allo stato puro nella realtà Questioni fondamentali Positivismo (Neo-Post) Interpretativismo Ontologia La realtà sociale esiste La realtà sociale è quella indipendentemente dai definita dal significato significati attribuiti dagli attribuito dagli individui, individui, ma è conoscibile in perciò essa è relativa e maniera imperfetta e variabile fra individui, gruppi, probabilistica culture→ realtà multiple Epistemologia Dualista= distacco Non dualista= il soggetto osservatore osservato, il non è separabile primo deve cercare di dall’oggetto, sono non alterare il secondo. interdipendenti. L’obiettivo L’obiettivo della ricerca è la della ricerca è la spiegazione, mediante un comprensione del significato metodo che si ispira a soggettivo della realtà quello sperimentale anche sociale, mediante un quando non può metodo interpretativo che tecnicamente realizzarlo non ha nulla a che vedere con quello sperimentale Metodologia Osservazione distaccata, Interazione empatica tra approccio prevalentemente soggetto studioso e deduttivo (ipotesi aperte alla studiato, approccio falsificazione, prevalentemente induttivo quantificazione, analisi «per (la conoscenza emerge variabili») dalla realtà studiata, analisi «per soggetti») Metodo quantitativo Metodo qualitativo LA TRADUZIONE EMPIRICA DI UNA TEORIA La ricerca quantitativa segue un approccio deduttivo, che implica partire da una teoria e generare delle ipotesi da sottoporre a verifica (o meglio, a falsificazione) empirica Nella selezione dei casi, si punta a raggiungere grandi numeri e grande variabilità nel fenomeno da studiare L’operativizzazione consiste nella traduzione dei concetti in variabili (attributi empirici tramite cui caratterizzare i soggetti studiati) 8 5 fasi del processo di ricerca: 1. Teoria 2. Ipotesi= processo della deduzione 3. Raccolta dei dati= processo di operativizzazione a. Operativizzazione dei concetti= trasformazione dei concetti in variabili b. Scelta dello strumento e delle procedure di rilevazione 4. Analisi dei dati= in genere si dà il nome di “informazioni” ai materiali non ancora sistematizzati, mentre quello di “dati” a quelli già organizzati per poter essere analizzati→ nella ricerca quantitativa l’organizzazione dei dati avviene nella trasformazione di informazioni in numeri (matrice dei dati) 5. Presentazione dei risultati= torna al punto iniziale, attraverso il processo di induzione Non sempre la pratica della ricerca si sviluppa in questo modo, a volte si ricorre alla teoria dopo aver analizzato i dati, per poi spiegare un fatto o un risultato anomalo 1. Dalla teoria all’ipotesi Teoria= insieme coerente di proposizioni su un fenomeno sociale di elevato livello di astrazione concettuale e generalizzazione rispetto alla realtà empirica, ma derivate anche regolarità empiriche e dalle quali possono essere derivate delle previsioni empiriche ↓ Insieme di proposizioni= sistema coerente di affermazioni che assumono il carattere di proposizione causale Astrazione e generalizzazione= la teoria trascende le specifiche espressioni empiriche sia dal punto di vista concettuale che di applicazione Derivata da regolarità empiriche= la teoria nasce dalla contestazione di ricorrenze nella realtà osservata Produttiva di previsioni empiristiche= da una teoria ricavata dall'osservazione di determinate regolarità empiriche si possono inferire accadimenti in altri contesti Es. La teoria del suicidio di Durkheim→ insieme di proposizioni sulle cause del suicidio - Proposizione sul suicidio egoistico= “Più elevato è il tasso di individualismo in un determinato gruppo sociale, maggiore sarà il tasso di suicidio in quel gruppo” - Astrazione= i concetti di individualismo e suicidio sono dei costrutti astratti rispetto alla realtà osservata - Generalizzazione= in questo caso molto ampia, ma può essere anche più circoscritta - Derivazione da uniformità empiriche= analisi statistica di dati sui tassi di suicidio nei principali paesi europei nell’800 - Implicazioni empiriche per altri contesti= la teoria può essere usata per prevedere differenze nei tassi di suicidio in altri contesti storici o geografici Ipotesi= proposizione sulla relazione fra due o più concetti, deriva dalla teoria, è più concreta e specifica rispetto alla teoria ed è più testabile empiricamente, ovvero aperta alla falsificazione, infatti attende il controllo empirico per poter essere confermata o smentita→ da ogni teoria scientifica deve essere possibile dedurre delle ipotesi, una teoria che non può essere falsificata perchè troppo confusa, tanto da non poterla sottoporre a un controllo empirico è pseudo-scientifica Es. Teoria del suiidio di Durkheim→ “Più elevato è il tasso di individualismo in un determinato gruppo sociale, maggiore sarà il tasso di suicidio in quel gruppo” Ipotesi 1: I tassi di suicidio saranno più elevati nelle società protestanti chein quelle cattoliche 9 Ipotesi 2: Il suicidio sarà più frequente fra le persone con figli che fra le persone senza figli Ipotesi 3: I tassi di suicidio saranno più elevati in periodi storici caratterizzati da guerre rispetto a periodi storici di pace Rispetto alle proposizioni teoriche, le ipotesi hanno un astrazione maggiore (concetti più concreti) e generalità minore (contesti di applicazioni più specifici) 1979: Idea di fondo della teoria di Tajfel e Turner→ le persone costruiscono la propria identità sociale come appartenenti a un «ingroup» e distinti da altri «outgroup», i cui confini sono talvolta definiti in maniera arbitraria ↓ Proposizione= “Più le persone percepiscono come stabili i confini fra gruppi, più nutriranno pregiudizi verso gli appartenenti all’outgroup” Ipotesi= “Interventi finalizzati a sfumare la percezione dei confini fra gruppi definiti in base al colore della pelle o al corpo ridurranno i pregiudizi nei confronti delle persone nere o grasse” 2.Dai concetti alle variabili Concetto= contenuto semantico dei segni linguistici e delle immagini mentali→ mezzo attraverso cui l’uomo può conoscere e pensare ed è il fondamento di ogni disciplina scientifica ↳ concetti=mattoni della teoria Come avviene l’operativizzazione di un concetto? - Applicare il concetto ad oggetti concreti= farli diventare proprietà di oggetti ai specifici oggetti studiati (unità d’analisi) - Dare una definizione operativa= stabilire le regole per la sua traduzione in operazioni empiriche - Operativizzazione= applicazione di queste regole ai casi concretamente studiati→ chiamiamo “variabile” la proprietà così operativizzata, mentre definiamo “modalità” gli stati operativizzati della proprietà, a ognuna delle quali viene assegnato un differente valore ↳ Operativizzare= passaggio dalle proprietà alle variabili Le scelte di operativizzazione sono a discrezione del ricercatore/trice. Bisogna sempre esplicitare e giustificare tali scelte La definizione operativa di un concetto comporta un inevitabile impoverimento della sua complessità, bisogna però evitare la regressione del concetto→ identificazione di concetto e variabile Es. intelligenza = test del QI Alcuni concetti però sono particolarmente complessi (es. potere, conflitto, religiosità…), come posso operativizzarli? Un concetto complesso non si può tradurre in una proprietà direttamente osservabile, occorre “spacchettare” il concetto in concetti più semplici, che chiamiamo dimensioni/costrutti, tradurre queste dimensioni in indicatori e riaggregare tali indicatori in un indice→ combinazione logica o matematica di indicatori volta a ricostruire il concetto generale Possiamo classificare i concetti sulla base di un continuum dato dal diverso grado di generalità-specificità attraverso gli indicatori→ concetti più semplici traducibili in termini osservativi che sono legati a concetti generali tramite un rapporto di indicazione 10 Gli indicatori sono in grado di cogliere solo un aspetto della complessità di un concetto generale Un indicatore può essere connesso con più concetti Processi di rilevazione empirica di un concetto non direttamente osservabile: 1. Pura riflessione teorica= il concetto viene analizzato nelle sue principali componenti di significato→ ci interroghiamo sui diversi aspetti e significati del concetto 2. Individuazione di indicatori per ogni dimensione= ci si pone il problema della rilevazione empirica, si sceglieranno gli indicatori dei concetti specifici→ uno per ogni dimensione 3. Operativizzazione degli indicatori= trasformazione in variabili 4. Costruzione degli indici= solo in caso di concetti complessi ↳ Indice= combinazione di indicatori volta a ricostruire il concetto generale Unità d’analisi= oggetti di analisi a cui afferiscono le proprietà studiate→ diverso dai casi, che sono esemplari dell’unità d’analisi concretamente osservati - Individuo= unità d’analisi più frequente nelle scienze sociali Es. Popolazione di una città - Collettivo= aggregato di individui o gruppo/organizzazione/istituzione (variabili globali/collettivi-strutturali) Es. Famiglia, partito, comune… - Evento Es. Elezione politica - Prodotto culturale= comunicazione di massa, orale e audiovisiva Errori di rilevazione Soprattutto nella costruzione di indici per operativizzare concetti complessi, ma più in generale nella traduzione di concetti in variabili, si incorre in errori di rilevazione→ scarti fra concetto teorico e variabile empirica Gli errori di rilevazione hanno due componenti: 1. Sistematica= distorsione costante in tutte le rilevazioni → problema, il suo valore medio sul totale dei casi osservati non è pari a zero, ma assume un valore positivo o negativo, nel senso che il valore osservato tende sistematicamente a sovrastimare o sottostimare il valore vero 2. Accidentale= oscillazione casuale, tende a zero con molti campioni→ si tratta di oscillazioni che tendono a una media pari a zero. È questo il tipico errore di osservazione delle scienze fisiche, dovuto in prima istanza all'imprecisione degli strumenti Valore osservato della variabile= valore vero del concetto + errore sistematico + errore accidentale 11 Gli errori sistematici possono incorrere: - Nella prima parte del processo di operativizzazione= quando si identificano proprietà e dimensioni→ errore sistematico - Nella seconda parte= definizione operativa e applicazione ai casi→ errore sistematico o accidentale Errori di selezione= la ricerca non opera sull’intera popolazione, ma solo su un campione a. Errore di copertura b. Errore di campionamento c. Errore di non risposta Errori di osservazione= dovuti dall’intervistatore, dall’intervistato, dallo strumento o al modo di somministrazione Errori nel trattamento dei dati= errori di codifica Diversi tipi di variabili Variabile= proprietà operativizzata di un oggetto, in quanto il concetto per poter essere operativizzato, ha dovuto essere applicato a un oggetto, diventando proprietà La variazione di una variabile può realizzarsi nel tempo sullo stesso caso (caso longitudinale, tipico delle scienze naturali) o fra i casi nello stesso tempo (studio trasversale, tipico delle scienze sociali) Il linguaggio delle variabili (Lazarsfeld, 1901-1976)= dallo studio dei casi in quanto soggetti di interesse nella loro interezza (approccio olistico) allo studio di attributi oggettivi di tali soggetti (approccio analitico) ↳ i casi diventano unità di analisi da spacchettare in variabili - Attributi che variano tra un caso e l’altro assumendo stati diversi - Gli stati di una variabile si chiamano modalità Come classifichiamo le variabili? Variabili manipolabili e non= fra le prime collochiamo tutte le proprietà delle unità di analisi che non sono modificabili dal ricercatore, si tratta di caratteristiche che, nel caso in cui l'unità sia costituita da un individuo, vanno dal genere, all'età,... le variabili manipolabili sono invece quelle che il ricercatore controlla e può modificare attivamente La maggior parte delle variabili della ricerca sociale sono del primo tipo→ il ricercatore non può intervenire su di esse e può solo limitarsi ad assegnare a differenti gruppi i soggetti Variabile dipendente e indipendente= è indipendente quella che influenza, mentre è dipendente quella influenzata Se la relazione di dipendenza è di tipo causale, la causa è la variabile indipendente e l'effetto è la variabile dipendente Assai frequentemente ci si trova in una relazione dove le variabili implicate sono più di due→ relazione multivariata= dove la variabile dipendente è una sola ed è rappresentata dal fenomeno da spiegare, mentre le variabili indipendenti sono le spiegazioni Variabili latenti e osservate= le prime non sono direttamente osservabili, in quanto rappresentano concetti molto generali e complessi, per operativizzarli si fa ricorso a variabili osservabili a esse semanticamente legate 12 Variabili individuali e collettive= 2 tipi di variabili collettive: 1. Variabili aggregate= le proprietà del collettivo derivano dalla proprietà dei singoli componenti del gruppo, esse sono sempre rilevate a livello individuale e la variabile derivata proviene da un'operazione matematica 2. Variabili globali= caratteristiche esclusive del gruppo di membri che non derivano da proprietà dei membri che compongono il gruppo Si attribuisce agli individui una proprietà del collettivo al quale appartengono→ variabili contestuali La definizione operativa comporta dunque una limitazione e un impoverimento del concetto, ma il pericolo che essa porta con sé non sta in questa sua ineliminabile ricettività, ma nella sua regressione, il fatto di etichettare con un orientamento postmaterialista l'insieme delle risposte a un certo blocco di domande, può farci rapidamente dimenticare che non stiamo parlando di orientamento valoriale in senso proprio, ma di una sua particolarissima e assolutamente arbitraria interpretazione e operativizzazione La definizione operativa rappresenta anche il criterio di oggettività→ dà le direttive affinchè la stessa rilevazione possa essere replicata da altri ricercatori, in questo modo riduce la soggettività delle affermazioni del ricercatore Caratteristiche logiche-matematiche delle variabili= operazioni logiche o matematiche alle quali i loro valori possono essere sottoposti Questa distinzione dipende dalla natura delle operazioni empiriche effettuate per la rilevazione dei dati Variabile Stato della Operativizzazione Operazioni proprietà possibili Nominale non sono possibili Classificazione =/≠→ relazione di stati intermedi uguale o diverso (discreto) e non è possibile stabilire un’ordine/gerarchia Es. Religione, stato professionale - Occupato, disoccupato, studente, pensionato= le modalità sono esaustive ed esclusive, sono rappresentate da nomi e sono associate ad un valore - Non occupato (0), occupato (1)= variabile dicotomica, ha solo due valori che vanno dallo 0 all’1, ma che non hanno alcun significato numerico ed è possibile effettuare più operazioni rispetto al =/≠ Odinale Discreto e ordinabile Ordinamento, per 2 =/≠/>/< (relazioni motivi d’ordine oltre a 1.Derivano da quelle di proprietà uguaglianza) originariamente costruite da stati discreti 2.Derivano da proprietà continue che sono state registrate su una sequenza ordinale per difetto di strumenti di 13 misurazione Es. Ceto sociale, titolo di studio→ elementare, media, diploma, laurea= le modalità sono ordinate dalla più bassa alla più alta e sono associati a dei numeri che rispecchiano questo ordinamento (relativo all’esempio della slide) Cardinale Discreto Conteggio= quando =/≠/>/ P(Y | x) Elementi necessari: 1. Ordinamento temporale= X deve precedere Y 2. Covariazione= X deve essere associato a Y→ quello che possiamo analizzare con l’analisi bivariata 3. Meccanismo generativo= deve essere ipotizzabile una catena causale da X a Y NB: questo criterio deve avere una giustificazione teorica e non può essere verificato solo empiricamente Se è vero che l’effetto non può essere stimato per la singola unità, può essere stimato per un gruppo di individui sufficientemente simili, non identici, ma statisticamente equivalenti in tutte le loro caratteristiche, sia osservate sia inosservate 32 L'esperimento Esperimento→ una forma di esperienza su fatti naturali che si realizza a seguito di un deliberato intervento modificativo da parte dell’uomo e, quindi come tale, si contrappone alla forma di esperienza che deriva dall’osservazione dei fatti nel loro svolgersi naturale ↓ sviluppato nel XVII sec. Problema fondamentale dell’inferenza causale= dall’impossibilità di una osservazione simultanea sulla stessa unità Y, discende l'impossibilità di osservare l'effetto di X su Y e quindi di controllare empiricamente la presenza di una nesso causale Tuttavia, anche se non è possibile arrivare una soluzione empirica definitiva e certa dei problemi di interferenza causale, non è detto che non sia possibile arrivare a delle soluzioni parziali: - Soluzione scientifica= perseguibile se si può adottare uno dei 2 seguenti assunti 1. Assunto di invarianza Stabilità temporale= il valore di Y1 può essere sostituito da una rilevazione Y2 in un momento precedente Influenza di rilevazione= il valore di Y1 non risente della precedente rilevazione di Y2 su una stessa unità La differenza de due valori rappresenta l’effetto causale 2. Assunto di equivalenza= due unità u e v sono equivalenti→ la misurazione di Y1 viene fatta su un'unità e la misurazione dell’altra Y2 su un'altra ↳ (Y1-Y2) Gli assunti di invarianza ed equivalenza sono implausibili nelle scienze sociali, in quanto non è possibile trovare due unità equivalenti Ma nelle scienze sociali è impossibile individuare unità solitamente identiche, in quanto la loro intrinseca irriproducibilità rappresenta una delle differenze fondamentali tra scienze sociali e naturali. È impossibile individuare in maniera univoca quali sono le variabili agenti su una determinata variabile dipendente, in modo da trovare due unità per lo meno uguali da questo limitato punto di vista. - Soluzione statistica= è possibile ottenere due gruppi di individui che siano praticamente equivalenti da esporre uno a un valore di X1 e l'altro ha un differente valore di X2 sui quali rilevare la variazione Y→ processo di randomizzazione= il campione iniziale di soggetti da sottoporre all'esperimento viene suddiviso in due gruppi assegnando a caso gli individui, i due gruppi così ottenuti in media differiranno per tutte le variabili caratterizzanti gli individui solo per le differenze accidentali ↓ deve essere in grado di determinare l’azione della variabile indipendente, se questo non è possibile non siamo davanti ad un vero esperimento 2 tipi di esperimento: Esperimento in laboratorio= l'elemento che caratterizza il laboratorio è rappresentato dal controllo, ovvero la possibilità di tenere fuori dall'ambiente variabile le influenze esterne indesiderate e la possibilità da parte dei ricercatori di stabilire nei minimi dettagli le condizioni di realizzazione degli esperimento Da questo punto di vista i laboratori si caratterizzano per una grande flessibilità, in quanto permettono ai cercatori di produrre situazioni sperimentali che si differenziano tra loro e permettono di focalizzare dalla realtà sociale dei fatti specifici, isolandoli dal 33 confuso contesto nelle quali essi si manifestano, per riproporli in una situazione purificata Regole «di gioco»= interazioni fra soggetti rigidamente controllate dallo sperimentatore, si danno anche degli incentivi economici per rendere più credibile il comportamento dei soggetti Classificazione che divide gli esperimenti in 3 gruppi: 1. Studi di coinvolgimento= intervento manipolativo del ricercatore che agisce sui soggetti stessi, che per effetto della dinamica sperimentale sono indotti a comportamenti che possono essere diversi da quelli che terrebbero in una situazione di spontaneità 2. Studi di valutazione= es. una delle ragioni della difficoltà da parte delle donne di ottenere lo stesso successo sociale degli uomini è dovuto un pregiudizio negativo verso le donne da parte delle donne stesse, infatti lo studio ha rilevato che esse hanno un pregiudizio negativo verso le altre a meno che queste non abbiano successo 3. Studi di osservazione= es. nel 1963 venne portato avanti un esperimento con l'obiettivo di studiare l'imitazione di modelli aggressivi e di valutare l'impatto delle diverse forme di comunicazione nella violenza, il risultato della ricerca fu che i bambini esposti alle scene violente misero in atto reazioni aggressive in misura doppia rispetto al gruppo di controllo, emerse anche che l'esposizione a scene di aggressività non solo aumentavano la probabilità di comportamenti aggressivi, ma anche nella forma, dato che la maggior parte delle azioni aggressive dei bambini riproduceva quelle viste, fu invece solo parzialmente confermata l'ipotesi della relazione fra realismo della scena e comportamento aggressivo, infatti i bambini esposti alle scene del vero mostravano più aggressivo rispetto a quelli esposti ai cartoni animati Esperimenti sul campo= si svolgono nel contesto della vita reale, i partecipanti non sanno di essere soggetti dello studio, c’è un controllo inferiore rispetto al laboratorio, ma l’ambiente è meno artificiale Es. Studio delle dinamiche di gruppo in un campo estivo suddiviso in 4 fasi, Nella prima fase i ragazzi erano lasciati liberi di interagire come meglio credevano, nella seconda venivano suddiviso in due gruppi, nella terza fase si mettevano in dei gruppi in contatto attraverso una serie di giochi competitivi e nell'ultima fase i due gruppi in conflitto erano messi di fronte a obiettivi che non potevano essere raggiunti da un gruppo da solo, ma che richiedevano la collaborazione dell'altro. La variabile indipendente è costituita dagli obiettivi del gruppo e quella dipendente dal tipo di relazioni interpersonali, l'esperimento dimostra come rapporti interpersonali siano condizionati dal contesto strutturale nel quale le persone sono collocate si trovano ad agire Conferma empirica della relazione causale - Covariazione tra variabile indipendente e dipendente= dobbiamo osservare una variazione della variabile indipendente, quella che teoricamente sarebbe la causa e contemporaneamente al variare della variabile indipendente dobbiamo osservare una variazione della variabile dipendente - Direzione casuale= dobbiamo essere in grado di osservare che al variare della variabile indipendente consegue una variazione della variabile dipendente, mediante 34 la manipolazione della prima, Si può usare solo nel caso dell’esperimento, quando non possiamo utilizzarla possiamo stabilire la direzione del nesso causale mediante il criterio della successione temporale→ nasce dall’osservazione che la variazione della variabile indipendente X precede la variazione della dipendente Y - Controllo delle variabili esterne= dobbiamo escludere la variazione simultanea al variare della variabile indipendente, di altre variabili a essa correlate che potrebbero essere loro stesse le cause della variazione della variabile dipendente. Esso è necessario per poter parlare di controllo empirico della relazione causale, va sottolineato che l’osservazione empirica della conversazione non è sufficiente per poter parlare di causazione, infatti non può mai essere adottata come unica prova empirica a sostegno di una relazione causale→ se è vera l’affermazione teorica che X è causa di Y, allora dovremmo poter osservare che una variazione di X è accompagnata da una variazione di Y Analisi della covariazione ed esperimento 2 tecniche: L’analisi della covariazione nel suo naturale realizzarsi= analizzare le covariazioni così come si presentano Il ricercatore intervista un campione di soggetti attraverso delle domande di base o se per esempio hanno seguito la campagna elettorale in televisione e per chi hanno votato, se si trova una correlazione fra le due variabili, possiamo concludere dicendo che la televisione ha giocato a favore di questo candidato? No, perché quelli che non hanno guardato la tv non sono diversi da quelli che l’hanno guardata→ relazione spuria= covariazione fra due variabili che non deriva da un nesso causale fra loro, ma dal fatto che sono entrambe influenzate da una terza variabile 2 modi per accertarsi che la relazione tra X e Y non sia influenzata da Z: 1. Procedura del controlli= trasformazione di variabili estranee in costanti→ tenere sotto controllo le variabili di potenziale disturbo, ma può diventare una procedura complessa se dobbiamo controllare più variabili 2. Procedura della depurazione= determinazione per via matematica e conseguente eliminazione degli effetti delle variabili estranee Se bisogna controllare più variabili, si utilizzerà la tecnica di correlazione parziale se la variabile è una, mentre quella della regressione multipla se sono più di una La situazione artificiale del’esperimento= si realizza in laboratorio e la variazione della variabile indipendente è prodotta dal ricercatore Es. Abbiamo scelto un campione di 200 cittadini e l'abbiamo suddivisi in due gruppi chiedendo a uno di seguire in televisione la campagna elettorale e l'altro di tenersene rigorosamente lontano lontano, il gruppo esposto alla televisione non è mediamente più anziano in quanto la segnalazione degli individui dei due gruppi è stata infatti effettuata volontariamente a caso, proprio per perseguire l’obiettivo che i due gruppi fossero mediamente uguali. Nel primo caso ci troviamo in una situazione di analisi della covariazione, mentre nel secondo caso in quella dell’esperimento, ma in che cosa differiscono i due approcci? Entrambi i casi studiano la covariazione fra variabili X e Y, ma nel primo caso i ricercatori analizzano come la variazione di X si accompagnano a Y in un contesto 35 naturale, mentre nel secondo caso il ricercatore produce una variazione di X in una situazione controllata e misura quanto varia a Y. Nel primo caso l'intervento del ricercatore si colloca a valle della raccolta dei dati, mentre nel secondo caso i ricercatori controllano a monte la produzione stessa dei dati Idea alla base dell'esperimento= ipotesi che X sia la causa di Y, se provochiamo una variazione nei valori di X su un certo numero di soggetti e teniamo costante tutte le altre possibili cause di variazione della Y, dobbiamo poter osservare sugli stessi soggetti una variazione di Y→ manipolazione e controllo sono due caratteristiche caratterizzanti dell'esperimento 3. Analisi bivariata Cosa significa dire che c’è una relazione fra due o più variabili? Significa dire che c’è una variazione commiente fra i loro valori - Si tratta di relazioni statistiche, ovvero di tipo probabilistico - Ha che fare con l’interpretazione casuale= la statistica ci può dire solo che esiste una relazione fre le due variabili, sarà poi compito e responsabilità del ricercatore di conferire a questa relazione un significato Tecniche di analisi: Tavole di contingenza a doppia entrata In questa tabella viene collocata una variabile in riga, detta variabile di riga, l’altra variabile in colonna, detta variabile di colonna. Nelle celle definite dall’incrocio tra le righe e le colonne: numero assoluto dei casi che presentano le corrispondenti modalità delle due variabili I totali corrispondono alle distribuzioni di frequenza semplice e sono dette frequenze marginali Per poterle rappresentare abbiamo presentato solo una modalità della variabile e il suo contrario Tavole di contingenza assolute= le frequenze assolute non permettono di fare dei confronti fra gruppi di dimensione diversa Tavole di mobilità sociale= visto che le due variabili hanno le stesse modalità, abbiamo che nelle celle sulla diagonale si trovano i soggetti cosiddetti immobili, 36 mentre nelle celle fuori dalla diagonale si collocano i soggetti mobili, nel triangolo abbiamo i soggetti che hanno sperimentato un processo di mobilità ascendente, mentre in quello sotto la diagonale coloro che hanno sperimentato un processo di mobilità discendente. Tutte e tre le forme di percentualizzazione assumono preciso significato entro le modalità della variabile indipendente. La terza percentualizzazione, quella sul totale, ci dà informazioni sul processo generale di mobilità sociale Lo stesso approccio viene impiegato nelle tavole di movimento elettorale, che vengono utilizzate per studiare la destinazione dei voti dei partiti delle elezioni precedenti, l'origine dei voti presi e si può vedere qual è la percentuale di lettori immobili e mobili e se, tra questi ultimi, i partiti sono ordinabili in un continuum sinistra centro destra Tavole di contingenza: percentuali sul totale= le percentuali di cella indicano come è composto il campione, ma non riportano alla stessa base gruppi con numerosità diversa→ confronto fra gruppi ancora impossibile Tavole di contingenza: percentuali in colonna= le percentuali calcolate tenendo come base la variabile dipendente indicano come sono composti i gruppi Tavole di contingenza: percentuale in riga= le percentuali utili sono quelle calcolate sulla base della variabile indipendente Percentuali di riga o di colonna? Quando siamo interessati alla relazione fra due variabili, non ci servono né le frequenze assolute né le percentuali sul totale Sono invece molto utili le percentuali di riga e di colonna, ma bisogna scegliere attentamente quale fa al caso nostro→ una percentuale sbagliata invece di far pareggiare le basi di riferimento, riporta le differenze della popolazione Una semplice regola: Se la variabile di riga è la variabile indipendente e quella di colonna è la dipendente→ percentuali di riga Se la variabile di colonna è la variabile indipendente e quella di riga è la dipendente→ percentuali di colonna In altre parole: si percentualizza all’interno della variabile indipendente Il principio di percentualizzazione all’interno delle modalità della variabile indipendente rimane il criterio di guida quando il nostro obiettivo è quello di studiare la relazione causale esistente tra variabile dipendente e indipendente Questo confronto tra la distribuzione della variabile indipendente nell’intera popolazione e nelle modalità della variabile dipendente per stabilire la relazione fra le variabili della tabella è più laborioso e meno diretto della procedura precedente, ma in alcuni casi è l’unica via a disposizione Quando sono chiaramente variabili indipendente e dipendente e l'obiettivo è quello di controllare empiricamente l'esistenza di un nesso causale fre le due variabili, il criterio da utilizzare è la percentuale Forma, segno e forza di una relazione - Forma= variabili nominali - Segno= variabili ordinali e cardinali - Forza= variabili nominali, ordinali e cardinali 37 Presentazione delle tavole ➔ Parsimoniosità= bisogna riportare solo le percentuali che servono all’analisi ➔ Totali= ogni riga/colonna percentuale deve finire con il totale 100 ➔ Basi delle percentuali= sotto al totale va riportata la percentuale→ informazione importantissima, in quanto permette immediatamente di valutare la rilevanza scientifica della percentuale In una pubblicazione scientifica va sempre riportata, il fatto di non farlo, espone il ricercatore a possibili accuse di ignoranza o di malafede < 50 casi non ha senso calcolare la percentuale ➔ Cifre decimali, zeri, arrotondamenti e quadratura ➔ Intestazione= le tabelle devono essere sempre intestate, in quanto deve essere autoesplicativa e contenere tutte le informazioni necessarie per la sua comprensione ➔ Somma di percentuali= legittima se i valori sommati appartengono alla stessa distribuzione percentuale ➔ Altre forme di presentazione della tabella a. Tabella con valori assoluti= Ci possono essere tuttavia delle situazione nelle quali si desidera esplicitamente riportare i valori assoluti, in quanti anche la grandezza del numero ha un suo significato si pensi per esempio, agli iscritti all'università, dove interessa non solo la distribuzione percentuale per facoltà ma anche il loro numero assoluto b. Tabella con la distribuzione marginale della variabile dipendente= ci permette di commentare la tabella in maniera un po’ diversa ed è utile se siamo interessati all’analisi di una particolare variabile indipendente Interpretazione delle tavole Selezionare le modalità significative della variabile dipendente= ci suggerisce di selezionare le modalità più significative della variabile dipendente e centrare su di queste l’analisi Errori comuni nell’interpretazione= scrivere in maniera descrittiva la tabella, il commento deve prendere una modalità significativa della variabile dipendente e vedere come la sua percentuale varia tra i tipi comuni Variabile ordinale= categoria estrema della variabile dipendente Aggregazione delle modalità della variabile dipendente= se è ordinale è meglio aggregare le modalità estreme e contigue della variabile dipendente Indice di differenza percentuale= calcolare la differenza fra due modalità di risposta oppure fra quelle positive e negative, permette di leggere i dati tenendo conto dell’andamento di più modalità della variabile dipendente Forma della relazione= al crescere di una variabile cresce anche l’altra (monotonica); quando cresce per poi decrescere e crescere nuovamente (forma a U)→ solo se a variabile è ordianale 38 LA LOGICA DELLA RICERCA QUALITATIVA L’analisi di dati quantitativi può essere vista come una successione di categorizzazioni→ atto della categorizzazione= collega provvisoriamente un’entità a una categoria preesistente nella mente di qualcuno ↳ è esplicito il richiamo al carattere fuzzy dei nostri processi di categorizzazione (filo rosso della ricerca) Il motore del processo è l’analogia, contrapposta alla classificazione Analisi dei dati qualitativi= categorizzazione tramite la creazione di analogie Si comincia con forme di categorizzazione semplici, assegnando ciascuna porzione del corpus testuale a una categoria analitica Il passo successivo consiste nell’esame delle relazioni fra categorizzazioni applicate ai nostri testi, con l’intento di capire quali categorie si legano reciprocamente per approdare a categorizzazioni più complesse Sul piano operativo questa logica è una versione essenziale della template analysis→ approccio che combina procedure guidate tanto nella teoria quanto dai materiali empirici Lo schema analitico iniziale può essere applicato all'intero corpus testuale o a un sottoinsieme, la sua applicazione avrà 3 esiti: 1. Alcune categorie verranno escluse dallo schema perché incapaci di tracciare distinzioni rilevanti 2. Alcune categorie modificheranno i loro contorni con lo scopo di accrescere la loro adeguatezza 3. Alcune categorie si aggiungeranno a quelle previste sollecitate dalla necessità di dar conto di configurazioni sociali Il processo di categorizzazione può mettere in tema sia i contenuti che la forma dei testi in esame, nell’analisi dei suoi contenuti è possibile considerare sia le presenze che le assenze (schiera di assenze) Es. assenza nel corpus testuale= confronto con un testo virtuale, che non cade a nostri occhi, ma di cui abbiamo conoscenza e deve sempre basarsi sul confronto con un altro testo Argomentazione= attività verbale, sociale, e razionale, che mira a convivere un critico ragionevole all'accessibilità di una tesi tramite un insieme di proposizioni che vengono avanzate per provare o confutare la proposizione espressa nella tesi stessa Analisi narrativa del testo: - Modello narratologico di Greimas= identifica il cuore di ogni narrazione nella relazione fra un soggetto e un oggetto di valore - Nelle narrazioni più complesse il soggetto deve confrontarsi con un “opponente” che ne ostacola le azioni 5 fasi: 1. Contratto= il principe deve salvare la principessa dal drago 2. Competenza= per sconfiggere il drago deve allenarsi e chiede aiuto a un monaco 3. Performanza= sfida il drago ad un duello 4. Sanzione= il principe vince e salva la principessa 5. Dare l’avvio alla storia= coincide con l’arrivo del drago ed è quando il principe subisce il “furto della salute” (antefatto)→ fase nella quale il protagonista è congiunto all’oggetto di valore 39 L’analisi dei testi narrativi alla luce di questo modello, richiede l'individuazione in ciascuno di essi delle parti che esprimono queste 5 fasi canoniche L’analisi della struttura argomentativa dei testi si focalizza sulla forma del ragionamento formulato dai partecipanti e documentano dalla trascrizione, ma questo ragionamento può essere esaminato ricostruendo lo schema o cercando delle fallacie argomentative Fallacia di diversione (argomento ad hominem)= si sposta l’attenzione dal contenuto dell’argomentazione al profilo di chi lo espone Fallacia causale (post hoc ergo propter)= sostenere che ciò che segue un evento e di necessità il suo effetto Una volta riconosciute le relazioni che legano le proprietà considerate e identificati i legami fra le categorie applicate ai nostri dati, occorre procedere alla loro rappresentazione e avere bene in mente la natura delle informazioni acquisite→ strumento più appropriato= tipo ideale weberiano ↳ consente di rappresentare in maniera compatta i legami fra le proprietà autorizzando una relazione fuzzy fra tipo ideale e i fenomeni raffigurati, egli può essere impiegato per ogni tema e la sua elaborazione ci consente di considerare una serie di caratteristiche dei fenomeni studiati 1.Metodo quantitativo vs qualitativo Espressione di due diversi modi di conoscere la realtà sociale Metodo quantitativo= cerca regolarità e in ultima istanza le cause dei fenomeni sociali, prova a offrire spiegazioni. Usa il linguaggio delle variabili per «spacchettare» analiticamente i (molti) casi Metodo qualitativo= cerca significati e interpretazioni dei fenomeni sociali basati sulla comprensione dell’agire sociale. Usa il linguaggio dei soggetti (e quindi parole e immagini) per comprendere nella loro interezza i (pochi) casi Punti in comune: - L’obiettivo è quello dell’inferenza= conoscenza che va al di là del singolo caso o evento→ rappresentatività vs. eloquenza - Obiettività e trasparenza delle procedure= la scienza è un processo cumulativo collettivo, che implica un controllo reciproco→ standardizzazione del disegno della ricerca vs. resoconto riflessivo - Conclusioni non prestabilite, ma derivanti dall’evidenza empirica→ test di ipotesi vs. voci dei soggetti Tratti comuni alle tecniche qualitative: Adattamento al contesto delle tecniche di costruzione del dato Approfondimento di pochi casi eloquenti 40 Dare voce ai soggetti studiati, anche nella presentazione dei risultati Un arcipelago di isole distinte La ricerca qualitativa è un arcipelago fatto di isole distinte legate fra loro da somiglianze di famiglia→ Ludwig Wittgenstein utilizzò questo concetto per definire ciò che hanno in comune giochi come scacchi, carte, con la palla, etc. ↳ costoro non condividono insieme di tratti in modo uniforme, non sono fatti con lo stesso stampino, ma possiamo cogliere un'aria di famiglia. L’aria di famiglia che accomuna le pratiche di ricerca qualitativa: - Armonizzazione del contesto delle procedure di costruzione del dato= mostra con chiarezza la particolare vocazione naturalistica della ricerca qualitativa - Focalizzazione sui dettagli= il suo obiettivo è quello di produrre argomenti convincenti su come le cose funzionano in un particolare contesto→ si concentrano su pochi casi Il numero di casi studiati non può da solo determinare la robustezza dei risultati di una ricerca. Patton anziché rifiutare l'etichetta di un aneddoto riferito al sapere prodotto con una ricerca qualitativa lo celebra in una delle efficaci ruminazioni/”pensieri”, la sua tesi è che un singolo evento su cui si decida di puntare l'attenzione può rivelarsi particolarmente eloquente e andar contro gli aspetti culturali sociali di vasta portata. Le scelte condotte nella definizione del disegno di ricerca stanno alla base dell'eloquenza dei casi osservati - Multivocalità della scrittura= testuali stazione, ovvero quando l'esperienza dei partecipanti diventa la nostra opera, la maggior parte dei testi sono scritti combinando la voce di chi ha condotto lo studio con quella dei partecipanti, quest'ultima entra nel testo principalmente attraverso le citazioni. 4 diversi scopi di questo stile di scrittura: 1. La funzione dell'orchestrazione della voce dell'autore e dei partecipanti è convincere che chi leggerà il testo della solidità delle interpretazioni proposte 2. Evocare nella comunità scientifica le emozioni del campo trasmesse dalle parole dei partecipanti 3. La multivocalità attiene la possibilità riconosciuta ai partecipanti di esprimere la loro voce e di dire cosa pensano sulla ricerca 4. Capacità di questo stile di scrittura di dar corpo a un tipo particolare di riflessività Queste tre caratteristiche individuano i luoghi nei quali la distanza rispetto alla ricerca quantitativa si fa più ampia Un ritratto di una ricerca qualitativa può più efficacemente essere tracciato adottando una logica fuzzy→ identificare un insieme di tratti che si mostrano nelle diverse pratiche di ricerca con differente intensità Costruzione del dato nella ricerca qualitativa: Grado di perturbazione= separa tre situazioni 1. L'assenza di perturbazione= assente se le procedure di costruzione del dato non hanno alcun impatto sul contesto osservato 2. La perturbazione attiva= semplice presenza dei ricercatori o ricercatrice a indurre alterazioni nel comportamento degli altri astanti 41 3. La perturbazione osservativa= ogni qualvolta i soggetti coinvolti nello studio sono consapevoli dell'attenzione rivolte da chi conduce la ricerca Il loro focus principale: individui o interazioni= introduce una distinzione intuitiva, in cui separa le tecniche che puntano l’attenzione su un singolo individuo da quelle che si focalizzano sulle interazione fra più soggetti Contesto entro cui la costruzione del dato prende forma= considera il contesto nella quale la relazione tra chi conduce la ricerca e i partecipanti prende forma Tutte e tre verranno combinate in una tassonomia che consente di distinguere 5 isole 1. Ospita l'analisi documentaria e l'osservazione a distanza 2. Osservazione naturalistica, dagli esperimenti sul campo e dall'osservazione partecipante coperta, nel quale nessuno fra i partecipanti è a conoscenza dell'identità e degli scopi della ricerca 3. Osservazione partecipante scoperta, dall'autoetnografia e dallo shadowing 4. Focus group= una tecnica di ricerca concepita per studiare l'interazione all'interno di un piccolo gruppo impegnato nella discussione in un tema specifico 5. Tecnica che si focalizza sull’individuo, caratterizzate da una perturbazione osservativa che vede la presenza dell'intervista discorsiva e dei diari sollecitati I metodi visuali abitano tutte e cinque le isole dell'arcipelago con un doppio ruolo, ovvero come strumenti per la produzione di materiali empirico e come materiale su cui si applica l'analisi qualitativa Punti di forza e debolezza dell'analisi qualitativa: - Punti di forza= accuratezza delle informazioni, flessibilità delle procedure di costruzione del dato, l'accuratezza della rappresentanza e il tempo utilizzato per fare si che i partecipanti si fidano dei ricercatori - Punti di debolezza Impersonalità= è impossibile che due studiosi raggiungono il medesimo risultato L'impatto di chi conduce la ricerca e quello della relazione osservativa sui risultati dello studio→ resoconto riflessivo= obbligo etico ed epistemologico di chi fa ricerca Uniformità delle procedure di costruzione del dato= impedisce il confronto e l'integrazione delle informazioni raccolte→ uno dei più rilevanti tratti distintivi della ricerca qualitativa, garantisce la particolare accuratezza di questo modo di fare ricerca sociale e non implica disimpegno a dar conto di come è stato possibile acquisire i materiali infelice analizzati Generalizzabilità= non è possibile estendere i risultati dai casi osservati a quelli non osservati→ la teoria della probabilità può essere svolta dalla teoria dell'argomentazione che consente di soddisfare il requisito scientifico del rigore con il quale deve essere difesa l'estensione della portata dei risultati di uno studio, ma in un registro diverso 2. Il disegno della ricerca qualitativa Resoconto riflessivo= la flessibilità del disegno di ricerca qualitativo non fa venir meno i principi di obiettività e trasparenza delle scienze sociali Resoconto riflessivo dell’itinerario di ricerca: - Come sono stati scelti i casi? - Come abbiamo avuto accesso al campo? - Come è stata percepita la ricerca dai soggetti studiati? 42 - Qual è stato il grado e il tipo di «perturbazione» che abbiamo indotto nel contesto studiato (nessuna, osservativa, interattiva)? - Orientamenti valoriali e teorici di chi ha condotto la ricerca e come sono eventualmente cambiati Una buona ricerca è tale se è in grado di produrre risposte accettabili a domande interessanti, ma cosa rende interessante una domanda? 2 fonti di rilevanza: 1. Rilevanza per la sociologia= se la risposta che attendiamo può contribuire al progresso della disciplina 2. Rilevanza per la società= se le risposte che ci attendiamo possono contribuire al design istituzionale→ rapporto capace di rendere l'architettura delle nostre istituzioni più efficiente Per meritare la guida di una ricerca, una domanda deve mostrarsi rilevante dal punto di vista o sociale o sociologico e, per decidere se vale la pena impegnarsi in una ricerca che sia guidata da una domanda, occorre riflettere sull'originalità della risposta→ è originale se può costruire una sfida alla conoscenza accettata all'interno della comunità Superata questa fase, deve essere valutata dal punto di vista della sua ammissibilità etica e pratica ↳ etica: gli aspetti di una ricerca non possono essere cancellati dal suo disegno (stessa cosa per l'aspetto metodologico), quindi quello che occorre sono i principi generali che il ricercatore dovrà adattare al contesto nel quale si immerge 3 tipi: a. Minimizzazione del danno= le pratiche empiriche sono progettate per rispondere alle nostre domande di ricerca che non causino un inconveniente b. Rispetto dell'autonomia= i partecipanti possono decidere la misura della loro collaborazione allo studio c. Rispetto della confidenzialità o privacy= le informazioni devono essere analizzate e trasformate in testo senza alcun pregiudizio L'ultima mossa è la valutazione della fattibilità delle pratiche di ricerca che consentono di produrre una risposta, occorre chiedersi se il tempo e le risorse siano sufficienti a produrre una risposta accettabile al nostro quesito La domanda di ricerca, una volta definita, suggerisce sia il contesto empirico che il percorso metodologico→ può prevedere la combinazione di più tecniche di ricerca La sua flessibilità si mostra anche quando è applicata ad uno specifico contesto empirico, la domanda viene in qualche modo riformulata, ció può anche accadere con la scelta delle tecniche Selezione dei casi 1. Individuazione del contesto empirico 2. Scelta dell’unità di analisi (micro, meso, macro) 3. Vera e propria selezione dei casi= pochi ma buoni («eloquenti») ↓ Individuazione del contesto empirico= esso viene scelto in ragione della sua capacità di contribuire all'elaborazione dell nostro argomento Nella ricerca quantitativa vengono selezionati con una procedura casuale, mentre in quella qualitativa quando il numero dei campioni è ridotto, non si estrae a caso, ma si utilizza la teoria dell'argomentazione→ l'argomento per mezzo dell'esempio si basa sulla 43 considerazione critica di un insieme di istanze, con l'intento di trarre conclusioni che si estendono al di là dei casi considerati La prima fattispecie che si fonda sulle proprietà relazionali e/o posizionali dell'istanza su cui si poggia è divisa in 4 disegni di ricerca - Argomento della doppia gerarchia= trae il massimo profitto dall'eloquenza di uno o pochi casi→ si assume una relazione di proporzionalità diretta o inversa fra quanto si osserva in una gerarchia e quanto si presume di poter osservare - L'argomento dei casi più distanti= la forza di questo tipo di disegno dipende dal rapporto che si dà fra il loro profilo e la domanda della ricerca, l'accostamento di casi il più possibili dissimili conferisce particolare solidarietà ai tratti che li accomunano - L'argomento dei casi più simili= intento di sfidare la tesi che istituisce una relazione fra il tratto che accomuna i casi osservati e un'altra proprietà rilevante - L'argomento dell'alterità radicale= consente di vedere il mondo nei panni altrui e intuire cosa questo possa significare - Caso critico (least likely)= test di una determinata ipotesi Argomentazione prolettica= serva per garantire ai casi selezionati un adeguato potenziale comparativo→ capacità di offrire un'eterogeneità che sia sufficiente alle finalità conoscitive dello studio ↳ sostiene una forma di campionamento per quote, laddove queste e il loro profilo emergono attraverso la simulazione di un serrato confronto dialettico con un potenziale e ipotetico detrattore dell'eloquenza Es. Studio di Nicola Pannofino, che si concentra sulla decoversione dei nuovi movimenti religiosi Appropriatezza del metodo 4 movimenti: 1. Progettazione costitutiva del disegno di ricerca= 2 obiettivi Epistemico: adeguatezza del metodo in relazione alla domanda di ricerca che ispira lo studio e in relazione al contesto empirico scelto per la costruzione del dato Pragmatico: il primo criterio da valutare è la sua fattibilità 2. Costruzione del dato 3. Analisi dei dati= descrizione «densa» e successione di categorizzazioni, dapprima semplici e poi composite, applicate al corpus testuale (fatto di parole o immagini) che deriva dalla rappresentazione dell’esperienza sul campo - Categorizzazioni semplici= assegnare ciascuna porzione del corpus a una o più categorie analitiche - Esame delle relazioni fra le categorizzazioni applicate ai nostri testi - Categorizzazioni di sintesi= tassonomie e tipologie 4. Ricostruzione riflessiva= prospettiva narrativa e argomentazioni supportate da episodi e descrizioni di casi, spesso utilizzando le parole dei soggetti studiati (citazioni dirette) La categorizzazione nella ricerca qualitativa La categorizzazione è una pratica che si estende al di là della ricerca qualitativa Es. operativizzazione delle variabili nominali Specificità della categorizzazione qualitativa: 44 1) Processo iterativo: - Categorie analitiche di partenza, desunte dalla cornice teorica→ «concetti sensibilizzanti», che fungono da guida ma possono essere modificati o abbandonati del tutto nell’iter della ricerca - Categorie provvisorie, che emergono dall’esperienza del campo 2) Vaghezza (fuzziness) deliberata: - Ricerca di analogie («somiglianze di famiglia») - Appartenenza a una categoria è sempre una questione di grado Rappresentare le categorizzazioni L’ultimo step del processo di categorizzazione nella ricerca qualitativa prevede la sintesi delle proprietà delle categorie fuzzy che abbiamo progressivamente creato e delle relazioni fra di loro Il focus rimane sui casi nella loro interezza, non sulle variabili Possibili categorizzazioni di sintesi: Tassonomia= insieme di categorizzazioni operate in successione, su concetti di generalità decrescente Tipologia= insieme di categorizzazioni operate contemporaneamente, su più fundamenta divisioni Particolarmente utile è lo strumento del «tipo ideale» weberiano→ “Il tipo ideale è ottenuto attraverso l’accentuazione unilaterale di uno o di alcuni punti di vista, e mediante la connessione di una quantità di fenomeni particolari (…), in un quadro concettuale in sé unitario. Nella sua purezza concettuale questo quadro non può mai essere rintracciato empiricamente nella realtà” (Weber 1904) Consente di rappresentare, in maniera compatta, i legami fra le proprietà Funzione della metafora= programmaticamente iperbolico, guida il nostro sguardo verso il mondo empirico e i suoi aspetti più salienti→ ci permette di «vedere qualcosa come qualcosa» (Wittgenstein 1953), «un caso come caso di…» (Ragin 1992) 45 TECNICHE DI RICERCA QUALITATIVA 1. Intervista discorsiva Intervista discorsiva= conversazione provocata dall’intervistatore rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione, guidata dall’intervistatore sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione in cui la voce dell’intervistato prevale su quella dell’intervistatore É una forma speciale di conversazione nella quale due o più persone si impegnano di un'interazione verbale nell'intento di raggiungere una meta cognitiva definita ex ante da chi ha dato l'impulso a questa interazione. È chi conduce l'intervista a stabilire gli obiettivi della conversazione e a dettarne il ritmo, ma l’intervistato ha comunque la possibilità di sottrarsi alle richieste di chi pone le domande L'osservazione del comportamento linguistico dell'intervistato consente di tracciare la prima più importante distinzione: - Intervista strutturata= chi vi prende parte risponde alle domande che gli porge l'intervistatore scegliendo le parole da una lista predefinita - Intervista discorsiva= discorso e nel mettere in forma esso, il ricercatore ricorre ad uno specifico registro espressivo e sceglie le parole con cui dire ciò che intende Su un piano formale possiamo distinguere 3 contesti interattivi: Intervista convenzionale= 2 persone impegnate in una conversazione Intervista in tandem= è presente la figura del mediatore che facilita la conversazione fra chi porge le domande e chi risponde→ offre un sostegno emotivo l'intervistatore che condivide tratti dell'esperienza con l'intervistato, mentre a livello cognitivo l’intervistatore dispone di specifiche conoscenze sul contesto in studio Intervista di gruppo= chi la conduce ha modo di rilevare anche le relazioni fra loro Il contesto interattivo dell'intervista può essere osservato anche dal grado di familiarità che lega i protagonisti della conversazione, questo è il caso tipico delle ricerche qualitative basate esclusivamente sull'impiego di interviste discorsiva. Altro caso è l'intervista etnografica nella quale l'incontro fra intervistato e intervistatore avviene dopo che quest'ultimo si è immerso per qualche tempo nella vita quotidiana dei partecipanti→ trova applicazione anche quando la tecnica di ricerca principale è lo shadowing. Sul piano teorico sono possibili due fattispecie: 1. Intervista libera= l'intervistatore si limita a porgere al proprio interlocutore il tema della conversazione, introducendolo con una domanda, per poi disporsi in un atteggiamento di ascolto 2. Intervista guidata= l'intervistatore conduce la conversazione seguendo una traccia che raccoglie un insieme di temi sui quali ritiene importante acquisire risposta La conduzione dell’intervista discorsiva richiede abilità e consapevolezza sugli obiettivi della ricerca → non può essere «esternalizzata» Es. 46 L’obiettivo conoscitivo non è la mera raccolta di informazioni sul soggetto (compresi i suoi atteggiamenti), ma accedere alla prospettiva del soggetto studiato, coglierne le categorie mentali, le interpretazioni, le percezioni, i sentimenti, i motivi delle sue azioni→ comprensione weberiana ↳ focus sul mondo interno dell’individuo (non su interazioni) Discorso della persona intervistata, fatto di narrazioni e argomentazioni= adotta un particolare registro espressivo, istituisce legami di senso e colora emotivamente Diversi gradi di direttività Specificità del disegno di ricerca 1. Definizione della traccia di intervista= quanto al tipo di analisi prefigurata, decisiva é l'importanza che le procedure individuate attribuiscono all'autonomia dell'intervistato nel definire i temi del proprio discorso. Cominciare a parlare di sé a partire dal proprio ingresso nel mondo del lavoro o all'adesione a un nuovo movimento religioso fa differenza, perché chi risponde alle nostre domande indica quale carriera in quel momento della sua vita ritiene più importante. Questo genere di informazione viene meno se decidiamo di organizzare l'intervista con una serie di domande che affrontino la carriera familiare. La traccia dell’intervista richiede comunque uno specifico lavoro di progettazione, infatti di fronte al proprio interlocutore, l'intervistatore solleciterà la produzione delle risposte che gli premere acquisire, ma non si tratta dell'elenco delle domande che dovranno essere lette a chi sta di fronte, ma di una sorta di promemoria a cui attingere temi e possibili formulazioni dei quesiti. Questo osservazioni possono essere tradotte in alcune indicazioni relative alla stesura della traccia ed è opportuno organizzarli in temi, per ciascun tema può essere appropriato preparare alcune formulazioni linguistiche utili al sollecitare una produzione discorsiva→ individuare le tematiche sulle quali si ritiene fondamentale esprimere la discussione di tutti gli intervistati Armonizzazione al contesto del loro impiego= vincolo che occorre mettere a tema, cioè è necessario che colui che conduce intervista abbia consapevolezza del disegno di ricerca, in questo modo sarà possibile scegliere la formulazione più appropriata di un quesito e inventare nuove domande pertinenti 2. Procedura di ridefinizione in progress del profilo del campione= il profilo degli intervistati viene definito attraverso un processo di tipicizzazione che identifica categorie aperte a cui attribuiamo le proprietà che riteniamo rilevanti per le finalità del nostro studio. Per far sì che il nostro corpus testuale possa contare su un'area di 47 autenticità occorrerà ridisegnare il profilo del campione e arricchire l'insieme dei casi interpellati→ realizzazione di un rabbocco del nostro campione Tappe di un'intervista discorsiva 1. Contatto e presentazione della ricerca - Chiedere il consenso agli interlocutori= posso contattarli in vario modo, ma la scelta deve essere fatta tenendo conto le caratteristiche dei candidati - Primo contatto con le persone da intervistare= utilizzo del mediatore a. Pro: capacità di metterti in contatto con popolazioni nascoste senza correre il rischio di compromettere l’intervista, è necessario nello studio di persone devianti o criminali ed è indispensabile per avvicinare e rassicurare sui nostri intenti le persone su cui grava lo stigma sociale b. Contro: non è detto che i suoi criteri di selezioni combacino con i nostri - Informazioni adeguate sulla ricerca - Rassicurazioni sull’origine contatto, sull’uso dati, sulle finalità e sull’anonimato - Info sulla durata e sul tono del colloquio - Presentazione della ricerca 2. Conduzione dell’intervista: a. Fasi preliminari Forme di socievolezza che precedono avvio ufficiale= cruciale per rapporto di fiducia Negoziazione condizioni= luogo silenzioso e appartato, durata→ occorre scegliere un luogo nel quale il nostro interlocutore abbia la certezza che quanto dirà verrà ascoltato solo da chi raccoglie l'intervista, proprio per questo è necessario allontanare le altre persone presenti sul luogo dell'intervista Discorso introduttivo per orientare e rassicurare= richiamare il carattere confidenziale, precisare che non esistono risposte giuste o sbagliate e l’invito del ricercatore all’intervistato di far riferimento a fatti e situazioni specifici Se c’è consenso, registrazione audio= rispetto agli appunti, permette di mantenere la naturalezza della conversazione b. Avvio Nei primi 5 minuti l’intervistato apprende il modo appropriato con cui partecipare all’interazione sociale Attenzione duplice= assicurare l’autonomia del discorso della persona intervistata e raggiungere gli obiettivi conoscitivi dell’intervista Ascolto, accettazione, sostegno= l'intervistatore deve aiutare l’intervistato a costruire liberamente il suo discorso 3 strumenti da utilizzare se l’intervistato è recidivo: 1. Incoraggiare tramite silenzio= modalità più semplice 2. Continuatore= segnalano a chi ci sta di fronte la nostra partecipazione al suo discorso e alle sue vicende umane 3. Fare l’eco/rilancio a specchio= accresce la chiarezza dei nostri segnali di attenzione e di interesse per quanto ascoltiamo 48 Sul piano dell'accettazione è necessario comunicare a chi ci sta di fronte la nostra accettazione delle scelte di vita e del loro modo di essere, a esso si possono ricondurre alcune firme di metà comunicazione, come la gestione delle emozioni (empatia ed eventualmente proposta di sospendere l’intervista) Seguire il filo del discorso dell’intervistato senza interrompere il flusso= aspettare, porre le domande al punto giusto→ accostamento tra quanto viene detto e la focalizzazione sulle domande di ricerca 3. Trascrizione= attività a cavallo tra la costruzione del documentazione empirica e l’analisi Dall’audio al testo= trascrizione integrale, con eventuali semplificazioni che lasciano in ombra molti elementi dell’interazione vissuta, inoltre deve contenere le modalità comunicative dell’intervistato a. Forme dialettali / gergali b. Errori c. Frasi incomplete d. Paralinguistiche (es. tono di voce) e. Extralinguistiche (es. postura, colpi di tosse, risate…) Ci possono essere anche degli elementi di contesto, come l’intrusione di persone terze o avvenimenti che distraggono l’interlocutore 2. Focus group Focus group= tecnica di ricerca concepita per generare, all’interno di un piccolo gruppo (6-10 persone), una discussione focalizzata su di un tema da parte di chi conduce la discussione La discussione è condotta da un moderatore che indirizza il confronto sulla base di un canovaccio predefinito, esso è di norma accompagnato da un osservatore che prende nota delle forme di interazioni fra i presenti→ il focus è sulle interazioni, non sul discorso dei singoli ↳ permette di prendere nota di quanto accade nel gruppo quando viene introdotto un nuovi stimolo o quando i partecipanti devono prendere una posizione Il disaccordo è incoraggiato da argomentazioni che prevalgono sulle narrazioni, ciò caratterizza molto le conversazioni che facciamo quotidianamente. In alcuni casi consente di osservare il processo che porta alla formazione di un'opinione sul tema in studio, questo accade quando il tema dibattuto o l'oggetto attorno al quale il dibattito prende corpo, compare per la prima volta nell'orizzonte dei partecipanti Es. Caso delle applicazioni del focus group nel marketing per la rilevazione. dell'orientamento dei consumatori verso un nuovo prodotto Il gruppo può essere costituito sia da persone che non si sono mai incontrate prima di allora, sia da persone che hanno le spalle una precedente frequentazione e le sue caratteristiche orientano i contenuti e le modalità di conduzione della discussione I temi che possono essere discussi all’interno di un focus group sono definiti sulla base di 2 considerazioni una dialettica e l’altra etica→ i temi devono suscitare una discussione, il caso di aspetti di maggior rilievo etico riguardano il carico emotivo associato alla partecipazione e la tutela della privacy ↳ problema se il tema riguarda argomenti problematici o sensibili 49 La forma spunta della discussione varia in ragione di un insieme di fattori: - Grado di omogeneità delle persone interpellate e alla natura della relazione sociale - Tipo di conduzione Ha delle assonanze con l’esperimento di laboratorio (setting artificiale, stimolo) ed è una tecnica spesso usata nella ricerca applicata Es. marketing Specificità del disegno di ricerca In uno studio che poggia esclusivamente sul focus group e ragionevole ipotizzare almeno la conduzione di tre discussioni con gruppi che consentono di disporre di un adeguato potenziale comparativo, tale numero deve essere grande quanto basta per consentire la presenza di una gamma sufficiente ampia di opinioni→ sul piano delle relazioni emotive, invece i gruppi di dimensioni ridotte mostrano una maggiore vulnerabilità 2 tipi di focus group: 1. Ad hoc= estranei 2. Omogenei= i partecipanti si sono già frequentati Si sviluppó una questione relativa alla relazione fra i partecipanti, in quanto dovrebbe essere la più opportuna, dipende da più fattori che riguardano il contesto nel quale prende forma lo studio e le finalità della ricerca Reciproca conoscenza: Pro= possibilità dei partecipanti di contare sul sostegno dei propri pari Contro= se nella ricerca partecipano i dipendenti e il capo di un’azienda, i dipendenti non si sentiranno a loro agio ad avanzare delle critiche (relazioni di dominio), mentre se nello stesso studio si coinvolgono 2 nemici, c’è il rischio che essi prendono posizioni oppositive solo perché sono state avanzate dall'altra persona (inimicizia) 2 problemi. 1. Rischio di autocensura dei partecipanti 2. Impossibilità di garantire l'anonimato ai partecipanti= 3 indicazioni utili A. Evitare che allo stesso tavolo si siedano persone legate da relazioni di dominio o di un'inimicizia B. Bisogna evitare argomenti sensibili C. Bisogna considerare il grado di omogeneità del gruppo, scegliendo quello che meglio si adatta alle nostre finalità→ facilita la profondità del confronto Il focus group è molto simile all’intervista discorsiva ed è possibile pianificare un impiego longitudinale di questa tecnica attraverso l’organizzazione di sedute di discussioni ripetute 2 esigenze: 1. Impiego del focus group come strumento per tenere traccia dell'evoluzione nel tempo 2. Promettente nell’ambito della ricerca progettata per valutare l’efficacia di politiche e interventi Ha come obiettivo quello di creare fra i partecipanti una familiarità che cresce l'intensità da un incontro all'altro e in forza della quale diventa possibile avvicinarsi passo dopo passo alla discussione in termini sempre più delicati I modi nelle quali è possibile condurre un focus group si dispongono su un continuum che vede a un estremo del continuum - Gruppo autogestito= il moderatore si limita a introdurre il tema in illustrare le regole del gioco 50 - Gruppo rigidamente governato dal moderatore= guida il corpo seguendo un itinerario discorsivo predefinito. La scelta è dettata dal livello di specificità della nostra domanda di ricerca. I gruppi autogestiti tornano utili quando la domanda è definita, quando invece il territorio della ricerca è esplorativo con i gruppi autogestiti si intende per mostrare il territorio sommariamente delimitato dai nostri interrogativi La configurazione più appropriata del focus group è quella che vede il ricercatore impegnato nella conduzione della ricerca nel ruolo di moderatore Pianificazione del focus group - La domanda di ricerca va delineata con chiarezza in anticipo - Dalla domanda di ricerca deriva la pianificazione di: a. Disegno trasversale o longitudinale b. Quantità di focus group necessari c. Composizione del gruppo: grado di omogeneità e relazioni che li legano d. Modalità di conduzione (ruolo del moderatore) e. Sequenza degli

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