Manuale Didattica Generale-Riassunto PDF

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Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli

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didattica generale educazione insegnamento pedagogia

Summary

Questo è un riassunto del manuale di Didattica Generale e Speciale dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Il manuale esplora concetti chiave, come la definizione e la natura della didattica, confrontandola con le didattiche disciplinari. La Didattica è presentata come un sapere controverso, con diverse connessioni con la pedagogia, il metodo, e la filosofia dell'educazione.

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Riassunto manuale di Didattica generale Didattica generale e speciale Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 29 pag. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) MANUALE DI DIDATTICA GEN...

Riassunto manuale di Didattica generale Didattica generale e speciale Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 29 pag. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) MANUALE DI DIDATTICA GENERALE CAPITOLO 1-LA DIDATTICA Il termine Il termine didattica deriva dal greco didakticos che significa insegnare. Ai tempi dell’antica Grecia il didattico era un genere letterario, venne usato in senso specificamente pedagogico intorno al XVII secolo. Oggi sappiamo che con il termine didattica ci riferiamo sia all’insegnamento che alla riflessione su di esso. Quindi possiamo distinguere una Didattica con la D maiuscola che indica la riflessione sull’insegnamento e una didattica con la d minuscola che indica l’azione dell’insegnare. La Didattica Il sapere contraddistinto con il termine Didattica è ancora oggi un sapere controverso che per molto tempo non è stato preso sul serio, poiché inizialmente si dava importanza al sofisma gentiliano “chi sa insegna”, secondo tale sofisma per insegnare la storia, la matematica bastava conoscere tali materie. Oggi sappiamo che sapere le materie e come si impara non significa sapere che cosa e come si deve insegnare. Gli ambiti di studio e di ricerca della Didattica concernono ad avere quelle condizioni idonee a consentire un reale apprendimento, nella scuola e fuori. Il progetto didattico si sostanzia in un programma e programmazione, in strategie di insegnamento- apprendimento, in una valutazione. La Didattica è un sapere (una scienza) dell’educazione che ha un oggetto, un campo e una metodologia della ricerca. Oggetto: è l’insegnamento che mira all’apprendimento ma non lo determina, in quanto costruisce delle mediazioni affinchè si verifichi un apprendimento da parte del soggetto. L’apprendimento è prerogativa dello studente, l’insegnante produce uno studenting cioè capacità e mezzi per far sì che un soggetto diventi uno studente. Campo: comprende non solo luoghi formali (scuola,università) ma anche una pluralità di luoghi non formali e informali. Metodologia della ricerca: si avvale di una strumentazione quali-quantitativa La didattica e le didattiche disciplinari Bisogna fare una distinzione tra didattica generale e didattica disciplinare. Entrambe rivolgono la loro attenzione all’insegnamento, il quale non ci può essere senza che vi sia un “quid” da insegnare. Senza con questo voler affermare che quel quid sia Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) sufficiente. La conoscenza di una materia permette all’insegnante di trasmetterla correttamente, di fare un discorso coerente. Ma l’attività didattica non si riduce alla conoscenza dei termini e concetti di una disciplina, si tratta soprattutto di giungere alla piena comprensione delle idee fondanti, delle strutture concettuali che la organizzano per essere in grado di facilitare la costruzione di una mappa di connessioni nel soggetto che apprende. Mentre la Didattica ha una reale autonomia, le didattiche disciplinari dipendono da essa, infatti quest’ultime presentano un limite insito nel fatto che l’insegnamento non è diretto all’addizione della conoscenza , quanto piuttosto è inteso a stimolare le esigenze di criticità, riflessione e consapevolezza. Deve quindi promuovere l’autoscoprirsi, l’autoaccettarsi e l’autoprogettarsi. L’insegnare inoltre deve promuovere la curiosità, la passione per lo studio, il desiderio di verità. Per questo , un sapere disciplinare non è sufficiente, occorre un sapere didattico che studia l’insegnamento analizzando il rapporto tra gli obiettivi, contenuti, mezzi e risultati dell’insegnare e quindi i significati dell’apprendere. La Didattica come sapere professionale Il sapere professionale comprende sia microprofessionalità (abilità strumentale), sia macroprofessionalità (padronanza complessiva), che attraverso la conoscenza, l’azione e la riflessione si potenzia e si affina, nel lavoro di ogni giorno. Anche in questo caso occorre fare una distinzione tra mestiere e professione. Per mestiere intendiamo l’insieme delle capacità di realizzare un’attività professionale che si è acquisita e affinata nell’esercizio pratico. Per professione si indica sia la padronanza della messa in pratica di un’attività, ma anche la capacità di collegarsi ad un corpus di riferimenti teorici. Alla pratica viene riconosciuta grande importanza, in quanto luogo fisico e sociale dove si compie il lavoro e si sviluppa l’apprendimento, ma la crescita della conoscenza e della competenza professionale è legata alla capacità di riflessione nell’azione, oltre che di riflessione prima e dopo di questa. Esistono delle conoscenze che non possono essere tradotte in parole, è il caso più frequente “che si sa cosa si sta facendo ma non siamo in grado di verbalizzarlo”. Si tratta di quelle conoscenze che gli uomini di esperienza sul come fare. Le conoscenze tacite contengono pareri soggettivi, convinzioni, intenzioni, quindi sono altamente personali. Il sapere professionale dell’insegnante non è inteso soltanto come mera applicazione di conoscenze teoriche o come conoscenza applicata, le sue fonti sono da individuare nell’esperienza dell’insegnamento e la pratica riflessiva costituisce per il docente una procedura di consapevolezza e monitoraggio della propria attività insegnativa. Docente PRATICO-RIFLESSIVO Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) La Didattica come scienza pedagogica La Didattica si sposa con la pedagogia poiché l’insegnamento non mira solo a trasmettere conoscenze, abilità, ma anche valori. Infatti l’insegnamento è quel processo attraverso il quale si comunicano ai soggetti tutte quelle conoscenze che possono aiutare il soggetto ad autoscoprirsi, autoprogettarsi, e porsi sotto il microscopio per capire qual è il nostro desiderio di essere. L’insegnamento si sposa con l’educazione poiché essa ha lo scopo di dare significato all’apprendimento. Oltre la teoria dell'istruzione Le scienze dell'educazione riconoscono alla Didattica il ruolo di studiare "l'insegnamento" = > inteso come azione complessa volta a creare tutte quelle condizioni favorevoli a far apprendere al soggetto quel sapere costituente e realizzante il progetto formativo. Pertanto la Didattica si configura come sapere normativo, i cui paradigmi sono quelli delle scienze pratiche (medicina, la politica). L'insegnamento è sicuramente studiabile attraverso il criterio dell'esattezza = > scientificità = > descrivibilità, dimostrabilità, calcolabilità. Tuttavia, non è detto che l'azione dell'insegnamento faccia conseguire degli apprendimenti. L'apprendimento è connesso al libero consenso che il destinatario dell'azione didattica intende esprimere. Non tutti gli aspetti dell'insegnare sono calcolabili = > l'istruzione implica un' educazione = > non si può ipotizzare un'istruzione senza educazione = > si perderebbe il senso del processo didattico = > educabilità dell'uomo = > possibile educazione = > la didattica deve tenere conto di tutti fattori che strutturano l'essere e il fare della persona: -insegnante; -studente. Verso l'educazione L'educazione si realizza nell'ordine di una filosofia dell'educazione = > della verità, del bene morale, della giustizia, della bellezza, della pace, ma anche nell'ordine del dolore, della sofferenza, cioè della persona umana, considerata come "fine" e mai come mezzo. Non si esclude che anche l'onore, la ricchezza, il potere, siano fini perseguibili, ma solo se vengono considerati come strumenti per la crescita umana del soggetto, cioè se si fanno valori formativi. "L'educazione mira sempre a costruire l'uomo umano "= > uomo disposto all'accoglienza di tutto ciò che è autenticamente umano. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) L'educazione ha due significati: -dativo = > il maestro che educa; -possessivo = > auto-educazione. L'educazione garantirebbe la padronanza di un sé ricco = > dominio di sè = > libertà dell'io tutta interiore = > sforzo di ricerca e di attuazione dell'io personale = > libertà intesa come dominio di sé stessi = > massima indipendenza. L'educazione è un impegno che dura tutta la vita. La consapevolezza, la responsabilità, l'autonomia e una progettualità di essere persona nell'intero arco della vita (life long learning) = > richiede capacità di previsione e di controllo. Dilthey = > modello conoscitivo di tipo deduttivo = > netta differenza tra soggetto e oggetto del conoscere = > il soggetto che conosce si trova dinanzi come oggetto di conoscenza non già alla natura lui estranea, ma sé stesso = > pertanto la realtà personale, sociale e storica non può essere conosciuta che "dal di dentro", fondandosi sugli stati interni del soggetto, quali il pensiero, il sentimento, la volontà = > modello conoscitivo del comprendere. Husserl = >koinè ermeneutica = > epistemologie della complessità = > il discorso pedagogico è intriso di sapere storico-sociale, che va coniugato a quello scientifico. L'occhio della pedagogia non è soltanto teorico-ermeneutico, ma anche e soprattutto progettuale. La sincronizzazione tra analisi-comprensione e progettazione va considerata come uno dei dati caratterizzanti del discorso pedagogico. Tutto ciò che riguarda l'insegnare-apprendere, nella sua struttura generale e nei suoi eventi particolari va inserito nel discorso educativo = > funzione critica e funzione progettuale per l'umanità del soggetto = > data dalla relazione tra istruzione ed educazione. La Didattica può quindi configurarsi come scienza pedagogica, come voce significativa nel discorso pedagogico. CAPITOLO 2-L’OGGETTO L’insegnamento Il termine insegnamento è composto da in-signare che significa sia incidere, imprimere dei segni nella mente, inteso come mostrare, spiegare, tradurre la realtà in rappresentazioni. In questa seconda accezione è possibile cogliere una differenza fra un apprendimento primario, inteso come imparare attraverso un’esperienza diretta, e un apprendimento secondario, il quale invece richiede la presenza di una Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) mediazione e quindi di un docente. L’insegnamento ha implicito l’intento ed il compito di provvedere a stabilire criteri e condizioni che garantiscano il verificarsi dell’apprendimento. L’insegnamento come comunicazione L’insegnamento è principalmente comunicazione, esso però non mira a fare dello studente un mero recettore, piuttosto tende a favorire il passaggio da uno stato di passività ad uno stato in cui è il soggetto stesso a prendere l’iniziativa, a interrogarsi. L’insegnamento non è solo trasmettere conoscenze, ma soprattutto mira a far acquisire un sapere, e la mediazione didattica consiste non nella banalizzazione delle conoscenze, ma piuttosto nella costruzione, da parte dell’insegnante, di mediazioni (esemplificazioni, collegamenti) per rendere chiari gli elementi costitutivi di un sapere agli studenti. Prima caratteristica dell’insegnare come comunicazione è quella di far conseguire un apprendimento (prendere con più forza), far sì che il soggetto raggiunga la piena padronanza delle nozioni. Ma non si ha un reale apprendimento se non attraverso un’attività mentale personale, cioè attraverso uno sforzo mentale che vada al di là di una semplice acquisizione di parole. Quindi l’insegnamento come comunicazione vuole perseguire lo scopo di non limitarsi ad essere chiaro attraverso la sola spiegazione, ma vuole indurre interessi, curiosità e alimentare la funzione cognitiva e affettiva verso il compito di apprendimento. Con l’insegnamento c’è comunicazione, sia a livello verbale ma anche a livello non verbale (postura, gesti). L’insegnamento come comunicazione ha una: funzione abilitativa: intesa a rafforzare nello studente le abilità alfabetiche, affinare le capacità linguistiche, a potenziarne la padronanza; funzione consolidativa: connessa alla ripetizione, con modalità addestrative; funzione problematizzativa: ossia la capacità di riflessione, il saper cogliere, avvertire, riconoscere problemi; funzione incentivante: non bisogna partire dal presupposto che gli alunni siano disposti ad apprendere quando accedono alla scuola, ma tale disposizione positiva deve essere perseguita attraverso un puntuale intervento didattico. L’insegnamento come pratica situata Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) L’insegnamento avviene in uno spazio ben definito ed è influenzato dalle circostanze materiali e relazionali in cui ha luogo. Esso è mediato dalle persone, dagli oggetti, dalle regole e da tutto ciò che avviene in quel determinato contesto. L’insegnamento come processo carsico L’azione dell’insegnamento deve innescare processi piuttosto che svolgersi secondo procedimenti. Il procedimento fa dello studente un oggetto a differenza del processo che fa dello stesso studente un soggetto. L’attività dell’insegnamento può essere esplicita, diretta, evidente, definita per questo didattica del chiaro; ma può essere anche meno visibile, veicolata dall’insegnante attraverso la sua autorevolezza, il suo fascino, la sua esemplarità, per questo definita didattica dello scuro. L’insegnamento come processo carsico indica che esso deve incidere in profondità, per innescare nel soggetto che apprende un vero processo di formazione, che non si esaurisca nel successo effimero ma che cerchi, piuttosto la vera crescita umana della persona. L’insegnante deve saper attendere, saper dosare i tempi, sapendo cogliere l’attimo giusto. I modelli dell’insegnamento del ‘900 La prima parte del XX secolo è stata dominata dalla cultura neoidealista trovando nella riforma della scuola di G. Gentile la sua più coerente formulazione, con un forte offuscamento della teorizzazione didattica e un sensibile indebolimento della ricerca sull’insegnamento. È stata la seconda metà del secolo scorso a sviluppare modelli teorici dell’insegnamento. I primi modelli Dagli anni ’50 agli inizi degli anni ’60 si sviluppò e si diffuse il modello attivistico. In questo periodo la Didattica attribuisce grande importanza all’idea d’insegnamento basato sui processi naturali di apprendimento, si sottolinea, inoltre, l’importanza delle abilità rispetto alle conoscenze. Un contributo rilevante a tale modello è stato da Dewey, il quale introduce il principio di interazione. Assume densa rilevanza l’ambiente-scuola e il concetto di learning by doing. L’attivismo si contrappone al nozionismo preesistente che intendeva il sapere come l’imparare a memoria, avere delle conoscenze senza sapere il perché. A partire dagli anni ’60 Piaget e Bruner mettono in crisi il significato di apprendimento che il comportamentismo riduceva al Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) paradigma stimolo-risposta. Piaget insisteva sul fatto che bisognava attendere i tempi giusti per apprendere poiché ci sono fasi dello sviluppo che vanno rispettate, mentre Bruner aveva capito che esisteva una possibilità di accelerare il processo di apprendimento, per farlo bisognava trattare del necessario (strutture) di ciò che può essere facilmente compreso del bambino. Per Bruner apprendere significava elaborare informazioni, le quali grazie all’attività organizzatrice della mente venivano sistemate in schemi per elaborarle. La teoria dell’istruzione fondata sul principio dell’apprendimento delle strutture, ossia delle idee-guida di una disciplina, compresa una rivalutazione dell’istruzione, in quanto capace di contribuire in modo decisivo a migliorare ed accelerare i processi cognitivi. La scoperta del ruolo che può giocare l’insegnamento scolastico per lo sviluppo cognitivo porterà al riaccendersi dell’interesse per vygotskij che aveva anticipato il tema dell’influenza dei fattori socio-culturali e dell’insegnamento sullo sviluppo cognitivo. Affermatosi in Italia negli anni ’70 il modello programmatorio curricolare ha cercato di scientifizzare, razionalizzare e ottimizzare procedure, tecniche e risultati dell’azione dell’insegnamento. Il tratto forte di questo modello è costituito dalla figura del docente che sceglie cosa insegnare e come insegnarla all’interno di una cornice generale che dà delle direttive. Tale modello se aveva come positività conoscenza- decisione-attuazione e riprogettazione , presentava anche alcuni limiti primo fra tutti quello di esporre lo studente nella variabile impersonale della programmazione, in secondo luogo tale modello è facile preda di formalismo e rigidità dell’intervento didattico. I modelli recenti Dagli anni 80 in poi la riflessione sull’insegnamento ha fatto notevoli passi avanti. Il modello formativo tradizionale appare ormai obsoleto ed inadeguato per questo si profilano nuovi modelli formativi in grado di aiutare il soggetto ad elaborare propri obiettivi di studio, monitorare e valutare prestazioni. La Didattica vive una fase di effervescenza di proposte innovative anche sul piano della teorizzazione: cooperative learning= la matrice del cooperative learning è da individuare nella proposta pedagogica di Dewey che aveva promosso l’uso di gruppi di apprendimento. Consiste nell’uso, appunto di tecniche di cooperazione dell’apprendimento in classe, gli alunni lavorano in piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono una valutazione in base ai risultati. Favorisce l’interdipendenza positiva, ossia ogni membro si preoccupa e si sente responsabile non solo del proprio lavoro, ma anche Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) di quello degli altri; l’interazione faccia-faccia in quanto tutti nel gruppo contribuiscono, elaborano, discutono e cercano una soluzione. L’autorità tende a trasferirsi dall’insegnante agli studenti, ciò richiede da parte del docente la creazione di un clima collaborativo e l’uso di un modello di comunicazione efficace. Da parte degli alunni si richiede l’impegno volto ad osservare se tutti nel gruppo collaborano. Tale modello d’insegnamento viene usato per favorire l’affrontamento di compiti complessi. L’insegnamento tutoriale Il termine tutor significa proteggere e in ambito didattico denota una funzione di guida a garanzia del raggiungimento di obiettivi di apprendimento. Esso è destinato a chiunque abbia bisogno di un altro per apprendere ed è inoltre praticato in numerosi contesti. Nelle università la figura del tutor ha avuto un notevole sviluppo, consiste in un docente che viene assegnato ad un soggetto, con il compito di aiutarlo nel percorso formativo. Non mancano però neanche forme di peer tutoring, cioè un tutor alla pari tra matricole e studenti più anziani. L’obiettivo di un insegnante tutoriale è quello di offrire un sostegno conoscitivo, il tutor quindi deve essere in grado di offrire a uno studente una scaffalatura di sostegno che gli servirà per elaborare, ricordare e imparare. Lo scaffolding consiste nell’intervento dell’insegnante il quale svolge quelle parti del compito che lo studente non riesce ancora a padroneggiare, tutto ciò con l’intenzione di far assumere all’alunno un ruolo sempre maggiore nell’esecuzione del compito. Per questo il tutor riduce gradualmente la sua partecipazione (fading) fornendo solo qualche suggerimento o valutazione all’alunno. Oltre alla relazione di aiuto vi sono anche azioni di accompagnamento (coaching) e delle articolazione- scansione (shaping). L’insegnamento multimediale L’insegnamento multimediale offre una vasta gamma di supporti alla lezione tradizionale, in particolare l’uso dell’ipertesto permette una migliore comprensione degli argomenti trattati dal docente, consentendo allo stesso di completare la spiegazione con videate esplicative, di visualizzare esempi concreti, di effettuare approfondimenti. L’ipertesto proprio perché offre informazioni diverse appare come uno strumento per la personalizzazione dell’apprendimento. Se infatti si possono avere difficoltà nel comprendere un libro scritto , con l’ipertesto si hanno più Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) possibilità di superare la difficoltà, poiché il soggetto può andare a vedere cosa c’è dopo, oppure approfondire andando a guardare carte di un livello più alto o più basso. L’e-learning L’e-learning è un modo di apprendere alternativo all’insegnamento in aula, basato sull’autoapprendimento attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici per la comunicazione a distanza (computer, aule virtuali, siti web). L’insegnamento orientativo L’insegnamento orientativo si configura come un’azione di accompagnamento e di affiancamento dello studente e si concretizza nella proposta di percorsi di apprendimento personalizzati nella piena consapevolezza di evitare di far fare scelte sbagliate. Densa rilevanza assume il docente , il quale deve far posto ad altre discipline da lui non insegnate per consentire l’emergere delle attitudini e degli interessi. Si favoriscono le iniziative del soggetto, l’autovalutazione. L’insegnamento inclusivo L’insegnamento inclusivo comprende tutte quelle strategie tese all’integrazione nel contesto-scuola degli alunni disabili o in condizione di marginalità o a rischio esclusione. Essa promuove e sostiene il successo di tutti gli studenti. L’insegnamento inclusivo è un insegnamento per la “diversità”, si fonda sul principio secondo il quale la diversità del soggetto costituisce un potenziale da valorizzare. Il diverso deve essere riconosciuto ed identificato nella sua specificità. Anche il soggetto disabile visto come soggetto diverso richiede una particolare messa a punto di strategie in grado di valorizzare il suo bagaglio umano e potenziale formativo di cui è titolare. Da parte del docente di sostegno deve esserci maggiore consapevolezza dei bisogni educativi normali e speciali del soggetto, ci deve essere maggiore integrazione e coinvolgimento creando un clima inclusivo , sia da parte degli alunni che degli insegnanti. In un insegnamento inclusivo le modalità apprenditive sono volte a privilegiare l’interazione sociale significativa con l’insegnante e con i compagni (apprendimento cooperativo, tutoring, peer tutoring). I materiali didattici vengono adottati in funzione delle esigenze specifiche e speciali degli alunni e della classe. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) I principi dell’insegnamento Il motivare=strategie per indurre la motivazione ad apprendere, proporre conoscenze con carattere di novità e di sfida rispetto a quelle possedute, chiarire ai soggetti in apprendimento ciò che ci si aspetta dal loro impegno, quali sono gli obiettivi, creare un ambiente collaborativo, rendere il lavoro d’aula interessante, incoraggiare gli studenti a credere in se stessi e nelle loro potenzialità. La significatività=rendere chiaro allo studente che impara, il senso del suo apprendere, cioè far capire all’alunno che ciò che studia ha un valore per la crescita della sua umanità. La perspicuità=l’insegnante deve saper selezionare, essenzializzare per spiegare con chiarezza, m deve anche ricontestualizzare, focalizzando l’attenzione sulle idee-guida, i principi di un determinato sapere, aiutando inoltre a formulare ipotesi, scandendo procedure corrette e itinerari di ricerca possibili. La tempestività=l’efficacia di un intervento didattico dipende dal docente ma soprattutto dall’atteggiamento mentale dell’alunno, se infatti egli ha deciso di non voler apprendere, la persuasività dei nostri discorsi ha poca importanza, ma questo non significa che siano inutili , al contrario sono utilissimi quando un soggetto ha un atteggiamento mentale favorevole e aspetta soltanto una spinta dall’esterno. Quindi l’insegnamento è una questione di tempestività, è saper cogliere il momento favorevole, ma anche il saper costruire il momento giusto attraverso percorsi in grado di generare attenzione. Saper attendere: riscoprire la lentezza, saper attendere, non essere precipitosi, riconoscere il primato del tempo del soggetto che apprende sul tempo dell’insegnante. La clinicità=dare spazio all’affettività, dotarsi di una sensibilità che guardi all’insegnamento apprendimento come un processo carsico di risonanze affettive. La pluralità dei modi=offrire proposte plurali, individualizzate e flessibili, idonee a valorizzare le diverse forme di intelligenza con cui gli alunni apprendono, ricordano e comprendono. Proporre quindi traguardi non uguali per tutti. La progettualità=l’insegnante deve avere la capacità di progettare, di stabilire le priorità fra i diversi obiettivi formativi, effettuare percorsi rigorosi e accentuare il ruolo delle verifiche. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) La gradualità= trasmettere conoscenze in modo graduale ,tali da costituire un passo in avanti rispetto al giù appreso , ma tali da non essere delle difficoltà per il soggetto. evitare quindi di fare salti troppo alti. La flessibilità= rifiutare un insegnamento preconfezionato che pretende di fornire al docente soluzioni standard. La flessibilità didattica vuol dire avversione contro ogni cristallizzazione dei metodi, obiettivi, valutazioni, ricercando soluzioni idonee e inedite. L’insegnante non deve temere cambiamenti, ma cercare sempre la modalità più congrua per un’azione diretta a far crescere in umanità l’alunno. L’efficacia=il docente che vuole che la sua azione di insegnamento sia efficace, deve continuamente ricercare possibilità molteplici e particolarmente diverse da quelle solite. In tal senso operiamo una distinzione tra didattica ratificativa, la quale si limita a confermare uno stato (positivo o negativo) anziché elevarlo, e didattica modificativa che invece tende a modificare la realtà d’ingresso dell’alunno, mira ad introdurre cambiamenti significativi. La didattica ratificativa si presenta come una successione coerente di formulazioni prescrittive, la didattica modificativa procede attraverso la formulazione di ipotesi e percorsi alternativi. L’esercizio= con un esercizio misurato e ben inteso il soggetto può apprendere con continuità, favorendo e rafforzandone l’apprendimento. La continuità=mira a favorire lo sviluppo unitario dello studente. Il problema non è garantire a tutti i costi la continuità, ma affrontare le discontinuità nel modo migliore. Esiste una continuità verticale: continuità nell’educare, continuità fra i diversi gradi di scuola prima, università dopo, quindi tra periodi di sviluppo del soggetto, e una continuità orizzontale: fra la scuola e gli altri luoghi. Si colloca come un’esigenza anti- trauma nel transito tra un ordine/grado di scuola ad un altro, fra un luogo educativo ed un altro. Valutazione= intesa non tanto come strumento per bocciare, ma soprattutto strumento per promuovere nel senso di muovere avanti il processo di crescita del soggetto. La valutazione non può limitarsi ad una misurazione del profitto ma deve diventare strumento di rilevazione dei processi di apprendimento-insegnamento. Gli attori dell’insegnare/apprendere L’insegnante Il suo lavoro consiste in un insieme di pratiche didattiche, le quali alcune vengono ripetute giornalmente, altre calibrate sulle circostanze ed altre ancora sono inedite Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) per le dinamiche nuove che la situazione quotidiana richiede. Il docente manipola teorie apprese, dosa contenuti disciplinari, effettua una trasposizione didattica in quanto ricodifica uno stesso sapere disciplinare per far vivere o tradurlo in sempre più vasti orizzonti di senso. L’insegnante è maestro quando riesce a trasmettere e promuovere il piacere e il gusto di apprendere. Le competenze professionali La competenza didattica che possiede l’insegnante è un mix tra conoscenze teoriche e conoscenze pratiche (saperi e saper fare). Le conoscenze teoriche comprendono sia i saperi disciplinari, cioè la conoscenza di una materia di studio, che consente all’insegnante di trasmetterla correttamente e sia saperi professionalizzanti ossia saperi psicologici, pedagogici, che riguardano “come pensare correttamente l’insegnamento” sulla base di teorie generali. Le conoscenze pratiche sono quelle conoscenze acquisite mediante l’azione che acquistano valore formativo se sottoposte alla riflessione. Le qualità peculiari -Fine capacità interpretativa= capacità di saper leggere la realtà della classe, saper affrontare i problemi anche quando non sono esplicitati. tale intelligenza della situazione ha come presupposti la memoria professionale, di fronte a problemi si cerca la risoluzione facendo ricorso alla memoria di situazioni analoghe, la capacità di utilizzo delle conoscenze tacite e le proprie credenze. -Delicato tatto relazionale= attenzione agli interessi, alle ragioni degli alunni, capacità di lasciarsi coinvolgere, capacità d'ascolto. - Competenza retorica= capacità d'uso delle figure della lingua, saper parlare in modo perspicuo, piacevole, non stereotipato ma anche guadagnare l'adesione dello studente sulla base di giuste argomentazioni. L'insegnante sebbene presenti il suo punto di vista, lascia spazio alla valutazione personale favorendo la discussione. -Collaborazione fattiva con i colleghi=la professione del docente è basata sulla relazionalità, sul lavoro di equipe e non sull'individualismo. -Finezza metodologica=oltre il saper programmare, il saper sintonizzare l'insegnamento con la valutazione, riguarda anche il riuscire a far fronte alle diverse Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) esigenze e le differenti caratteristiche dello studente, di riuscire a organizzare i molti modi di insegnare. -Esercitare la pratica riflessiva= essere capace di fare il punto su di sè, riflettere sulle proprie esperienze. Lo studente Lo studente è l'altra componente essenziale della relazione insegnare/apprendere. L'insegnante non può operare senza conoscere il soggetto , senza sapere come ragiona, come apprende, inoltre deve tenere conto che l'alunno non è un a tabula rasa e per questo motivo perchè il nuovo apprendimento possa riuscire significativo esso si deve collegare con le vecchie conoscenze già possedute poichè il soggetto attiva nuovi saperi quando questi solo collegati con saperi già consolidati in lui. Ciò che attiva l'azione dell'apprendere è la motivazione, essa entra in gioco quando c'è un elemento perturbatore che rende evidenti alcune lacune nello studente, producendo un disagio. Lo studente ceca di colmare le lacune e riportare stabilità nella struttura cognitiva. Ci sono tre tipi di motivazioni più noti: rinforzo estrinseco (l'apprendimento è visto come mezzo per uno scopo: ottenere un premio o evitare un castigo); sul compito (considerato come un'attività che ha valore di per se stessa, l'interesse del soggetto è incentrato su quello che sta facendo); sull'io (il soggetto vuole dimostrare la propria abilità e competenza). Lo studente deve avere piena padronanza dei propri processi di apprendimento, deve avere volontà di apprendere e desideri di continuare ad imparare. L'insegnante deve aiutare lo studente a diventare metacognitivo, cioè ad essere consapevole non solo della materia che sta studiando ma anche del suo stesso modo di procedere nell'apprendere e nel pensare. Gli apprendimenti essenziali L'insegnare mira all'apprendimento che si può distinguere in: apprendimento cognitivo= un sapere della testa, costituito da nozioni, idee, concetti, un sapere cosa "know-what". Apprendere significa non solo memorizzare ma deve configurarsi come azione per far acquisire conoscenze. L'insegnante ha il compito della lettura- selezione dei dati, della ricerca dell'essenzialità, della focalizzazione dell'attenzione. Lo studente deve svolgere oltre allo studiare e memorizzare , anche fare domande, imparare ad imparare; apprendimento abilitativo= ha come scopo l'apprendimento di procedure,abilità, competenze, mira ad un saper fare (know-how). Le principali Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) funzioni del docente sono di modelling,ossia presentarsi come modello testimone dello studio-fatica; coaching,esercitare un'azione di accompagnamento e infine scaffolding, cioè sostegno per lo studente. Infine deve sfumare la sua presenza in modo graduale,fading. Si tratta di creare le condizioni per l'apprendistato. Le funzioni dello studente sono il learning by doing, prestare attenzione a che cosa imparare a fare, imitare, ripetere, esercitarsi, prendere l'iniziativa; apprendimento valoriale= valori, significati, senso (know-why). L'insegnamento si ispira ad un quadro di valori nell'intento di far crescere gli studenti in quanto persone. L'insegnante deve testimoniare con il proprio comportamento la sua adesione agli ideali, ai valori. Lo studente deve essere responsabile, autonomo, libero di esprimersi, deve saper valutare e sapersi valutare. Il contesto Con questo termine si intende il quadro socio culturale e organizzativo entro cui ha luogo un evento, in questo caso l'insegnamento. Il contesto stabilisce ruoli e funzioni per cui l'apprendere risente di questi ruoli e funzioni , ad esempio nella scuola non è contemplato l'errore come modalità di apprendimento, così come non è contemplata la discussione, favorita è invece la memorizzazione. L'aula L'aula è il luogo in cui avviene l'insegnamento. Con la sua peculiare disposizione dei banchi, della lavagna, della cattedra, è non solo un contenitore dell'attività ma anche uno strumento di socializzazione. L'aula permette di studiare non sulla realtà ma sulle rappresentazioni di essa, permettendo così l'osservazione, la selezione, la scomposizione. L'aula si configura come una comunità di apprendimento, ossia comunità di persona che collaborano, condividono conoscenze, regole, comportamenti, stabilendo relazioni interpersonali. Nell'aula l'apprendimento è sempre situato, in quanto non esiste indipendentemente dal modo in cui i partecipanti lo contestualizzano. è distributivo perchè non esiste solo nella mente degli alunni, ma anche negli strumenti usati, libri, appunti. Nell'aula va valorizzato il concetto di apprendere DA e CON gli altri, attraverso lo studio individuale ma soprattutto attraverso la discussione, il dialogo, il confronto. Si dà quindi importanza al fatto che si può apprendere anche dai compagni o da altri componenti e non più solo dal docente considerato fino a qualche tempo fa unica fonte da cui trarre conoscenze e insegnamenti. Il clima sociale Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) Esistono insegnamenti-apprendimenti diversi da quelli propriamente cognitivi che proprio in tali situazioni si realizzano = > apprendimenti di comportamenti emotivi, di atteggiamenti, di regole, di norme di convivenza, di abitudini di impegno, di modi di lavorare, di condotte sociali, di valori morali, di indicazioni di potere. Occorre facilitare le condizioni per apprendere ma anche tenere conto delle situazioni reali di apprendimento, già di per sé stesso in grado di veicolare modalità ad alto indice di significatività psicologica, comportamentale e culturale. Cura particolare rivolta alla gestione dell'ambiente-aula = > possono essere adottate modalità di gestione diverse in relazione al ruolo che l'insegnante assume: modalità dirette (quando fa lezione), intermedie (quando si colloca al lato), in dirette (quando l'attività risulta informale). Le relazioni insegnante-studente La relazione tra insegnante e studente è stato uno dei temi più studiati. Ci sono due principali atteggiamenti in tale relazione che concernono la dimensione emozionale e la dimensione del controllo. La dimensione emozionale riguarda l’incontro affettivo che si manifesta attraverso le qualità degli atteggiamenti e le forme del relazionarsi del docente. Se gli alunni si sentono trattati come oggetti, senza che l’insegnante si preoccupi dei loro sentimenti, delle loro necessità, loro risponderanno in modo difensivo. Se invece l’insegnante esprime disponibilità, allora si sentiranno rinforzati e disposti ad interagire positivamente con lui. La dimensione di controllo si riferisce a quei fatti di autorità che stabiliscono i confini tra docente e studente. Una prima forma di controllo consiste nel favorire l’esperienza diretta, far sì che l’alunno sia coinvolto in azioni tali da suscitare il suo interesse. La seconda riguarda la persuasione, influenze, cioè sul mondo interiore del giovane, cercando di formare in lui convinzioni positive e modificare quelle negative. La terza è costituita dalla testimonianza, attestare con il proprio comportamento l’adesione agli ideali, ai valori. La relazione docente-studente non è né di distanza, né di vicinanza, bensì modulazione del rapporto, da cui entrambi possono trarre vantaggi. Il laboratorio Nell’uso quotidiano il laboratorio indica il luogo in cui si svolgono alcune attività. Da laboratorium (laborare) legato ad attività artigianali, oggi si è passati ad indicare un modo di lavoro legato a procedimenti scientifici, con metodi e strumenti specifici. Nell’ambito della didattica il laboratorio è connesso ad attività di elaborazione- invenzione delle conoscenze, favorisce il legame mano-mente, alimenta il gusto di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) imparare. Il laboratorio è la sede deputata ad un saper fare, saper fare collegamenti logici, saper elaborare discorsi, saper essere metacognitivi. È un sapere non ridotto ad un saper fare con le mani ma è teso a stimolare il giusto della scoperta, della discussione. La didattica laboratoriale favorisce esperienze politiche, una maggiore libertà creativa, permette di imparare ad applicare e a produrre. Molto spesso si apprende più facendo e meno pensando e si insegna di più con le azioni che con le parole. Il laboratorio-classe multiculturale Uno dei principali obiettivi della scuola oggi è quello di affinare le capacità del soggetto alunno e decentrarsi dal proprio punto di vista ed entrare nella mentalità degli altri, percependosi con i loro occhi e capendo le loro ragioni. Occorre pertanto destare il senso di appartenenza ad una comunità, ma far scoprire anche la ricchezza dell’alunno, creando occasioni per riconoscere la diversità, per osservarla e studiarla, per compararla ai nostri stili di vita. La scuola nel territorio La scuola è il luogo elettivo per l’insegnamento ed è intesa come lo spazio in cui fare esperienze di potenziamento delle capacità personali, come ambiente creativo, ambiente che valorizza la vita cognitiva. La scuola nel territorio dovrebbe progettare i suoi curricoli in funzione dei dati, delle esperienze e delle pratiche culturali che scaturiscono dal territorio. Quindi l’apertura della scuola non si configura soltanto verso le istituzioni, le forze sociali e culturali, ,ma anche al territorio e l’intervento didattico deve essere calato nella realtà storico-sociale-culturale del territorio. I contenuti L’insegnamento mira a trasmettere e far apprendere saperi, cioè dei contenuti. Il problema dei contenuti non si configura come un problema quantitativo, cioè cosa inserire, ma qualitativo, cosa scegliere e cosa escludere. I contenuti da scegliere sicuramente sono quelli che riguardano le conoscenze, le competenze e i valori. Conoscenze= esse riguardano non soltanto i contenuti disciplinari o l’acquisire conoscenze consolidate , quanto piuttosto la capacità di porsi interrogativi nuovi per affrontare situazioni nuove. Nel ricercare e trovare sempre nuove domande. I Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) contenuti delle conoscenze sono collegate con l’apprendimento cognitivo, cioè all’apprendimento di testa. Know-what. Competenze/abilità= i contenuti legati all’apprendimento abilitativo (know-now) sono le abilità, il saper usare nuove procedure, manovrare strumenti. Non solo fare manuale ma soprattutto quello che si genera dall’interazione pensiero-azione, ma anche saper comunicare le proprie idee, esprimere i propri sentimenti. Valori= contenuti intrinseci all’apprendimento valoriale, know-why. La cultura della riflessione, del silenzio. Compito della scuola è quella di trasmettere saperi con valori in grado di far porre interrogativi sulle ragioni di studio, cercare risposte ai vari perché. CAPITOLO 3- IL CAMPO Verso il policentrismo didattico A partire dalla seconda metà degli anni 70, la didattica ha assunto un significato ben più ampio. Se infatti in precedenza ci si riferiva con il termine didattica al processo di insegnamento/apprendimento che avveniva nella scuola, oggi abbraccia ambiti più numerosi ed è destinata non solo ai bambini o ragazzi, ma anche adulti e anziani, si è aperto l’orizzonte alla lifelong education, cioè una formazione che comprende l’intero arco della vita. Per quanto riguarda i luoghi, non solo quelli formali cioè la scuola, università e centri di ricerca, ma anche luoghi non formali come scuole di ballo, scuole di calcio, e infine luoghi informali dove avviene un apprendimento on the road, essi sono i media, il cinema, il teatro. Si è passati da un sistema formativo scuolacentrico ad un sistema formativo policentrico. La scuola La scuola è la sede centrale sia di socializzazione secondaria (quella primaria è svolta dalla famiglia), sia di trasmissione di conoscenze. Molti studiosi sono d’accordo sul fatto che la scuola non deve interessarsi della semplice trasmissione di conoscenze, ma deve soprattutto promuovere nel soggetto l’imparare ad imparare, deve favorire lo sviluppo delle capacità metacognitive. Connessa alla capacità metacognitiva è la consapevolezza delle conoscenze possedute, e la capacità di autoregolazione o autocontrollo delle strategie implicate nel compito da affrontare. Gli obiettivi della didattica scolastica sono: socializzazione, sviluppa l’accettazione e il riconoscimento delle diversità, il riconoscimento di sé e dell’altro; metacognitività, capacità di saper riflettere sulle operazioni mentali che si compiono, prevedere i propri limiti, saper Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) produrre ipotesi per possibili soluzioni. Per quanto riguarda i contenuti trasmessi nella didattica scolastica, sono definiti contenuti freddi, nel senso che non coinvolgono più di tanto il soggetto , sono contenuti che ruotano attorno a discipline specifiche, non casuali. Per quanto riguarda invece l’organizzazione dei tempi e degli spazi, questi sono ben definiti. Infatti i tempi sono stabiliti , c’è un modello orario a tempo lungo che prevede alcuni pomeriggi scolastici, gli spazi anche sono ben definiti, quello privilegiato è l’aula, ma possono esserci anche laboratori, palestre. La didattica scolastica prevede una metodologia flessibile che permette di assicurare un feedback continuo e una verifica conclusiva per ottimizzare i risultati di tutti. In relazione ai contenuti la metodologia è volta all’educazione sociale, suscitare esperienze di partecipazione-collaborazione, favorire il lavoro in team; e all’educazione metacognitiva, messa in atto dalle abilità di studio che facilitano l’apprendere. L’insegnamento deve essere congruente con il senso dell’essere della persona, deve quindi esercitare oltre alla funzione di istruzione anche quella di educazione , deve cioè promuovere i valori. L’extrascolastico L’extrascolastico include sia le istituzioni deputate all’accadere educativo come la famiglia, la chiesa, ma anche i luoghi non formali e informali. I luoghi non formali non fanno parte dello scolastico ma in qualche modo lo richiamano, le scuole di ballo, calcio, hanno una strutturazione che richiama quella scolastica, orari ben definiti, spazi organizzati e soprattutto continua ad esserci la distinzione tra chi insegna e chi si reca in quel posto per imparare. I luoghi informali sono costituiti soprattutto dai media. In questo caso si tratta di apprendimento on the road, poiché essi sono i luoghi in cui non ci si reca volontariamente, ma ci si ritrova ad apprendere inconsapevolmente. Questi luoghi a differenza di quelli formali e non formali, non hanno un’organizzazione statica, infatti i tempi e i luoghi non sono stabili. In questi luoghi non avviene un vero e proprio insegnamento, ma si può parlare al più di autodidassi (ovvero autodidattica) che è il tratto forte di quella carriera di apprendista che dura tutta la vita. Dato che l’extrascuola è incontrollabile, può trasmettere sia valori positivi che negativi, la scuola deve insegnare ad essere critici, capaci di scindere ciò che è giusto da ciò che non lo è. La didattica extrascolastica Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) La didattica dell’extrascuola indica tutte quelle forme di insegnamento intese a produrre apprendimento secondo obiettivi, modi, contenuti diversi e plurali. Le line di intervento non si organizzano attorno a specifiche materie di studio ma ad abilità generali. La didattica dell’extrascuola inoltra ha molte forme di insegnamento (master, corsi di perfezionamento) rivolto anche agli adulti. Esso non prevede nemmeno un insegnante investito da un’autorità formale, ma c’è la figura dell’esperto, una persona che può essere consultata su richiesta. A differenza della didattica scolastica, la didattica extrascolastica trasmette contenuti definiti caldi , cioè più stimolanti, che coinvolgono di più i soggetti. Ciò che caratterizza la didattica extrascolastica , oltre ai tempi e agli spazi che non sono definiti, è la valutazione. I soggetti infatti non sono valutati dall’altro ma sono spinti ad autovalutarsi, ad interrogarsi su se stessi. Gli obiettivi della didattica extrascolastica sono sul piano cognitivo, suscitare curiosità; sul piano affettivo sviluppare capacità; sul piano sociale socializzazione spontanea; sul piano fisico soddisfare il bisogno di movimento. Esempi di didattica non formale: La didattica negli istituti museali Nei musei non si può parlare di didattica se gli oggetti vengono solo mostrati, c’è bisogno di collegarli a pannelli con descrizioni indicanti la provenienza, il titolo, la storia. Nei musei ci sarebbe bisogno di una ristrutturazione affinchè vi sia un effettivo rilancio delle cosiddette sezioni didattiche. Esse hanno lo scopo di favorire il raccordo con le scuole e di fornire ai visitatori tutti gli elementi necessari per una visita del museo. In particolare una didattica museale in raccordo con la scuola, dovrebbe dispiegarsi al riconoscimento del bene, cioè considerare l’opera come documento storico; conoscenza-studio-comprensione, ricostruendo l’identità dell’opera, imparando a leggerla, osservarla ed analizzarla; scoperta-progettazione- nuova produzione, mirare a costruire i nuovi beni stimolando la capacità creativa dei singoli. La didattica nei contesti lavorativi Consiste nel promuovere nei contesti lavorativi la capacità di discutere, ragionare, affrontare i rapporti con i colleghi e soprattutto saper svolgere funzioni diverse e di produrre decisioni importanti. Un aspetto importante della formazione nei contesti lavorativi è l’apprendistato, cioè apprendere conoscenze nel contesto in cui si opera Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) attraverso l’osservazione, l’imitazione e il modellamento. Inizialmente l’allievo osserva il docente, il quale fornisce assistenza che va progressivamente sfumando. Accanto ad un apprendistato tradizionale è stata proposta anche la nozione di apprendistato cognitivo, il quale concentra la sua attenzione sugli aspetti metacognitivi e sul contesto di apprendimento. All’interno della didattica nei contesti lavorativi vi sono due modalità operative: learning by using, adattamento alle modalità produttive legate alle tecnologie acquisite dall’organizzazione; learning by doing, flusso continuo di modificazioni e innovazioni che possono essere descritte attraverso le esperienze. La didattica negli spazi della multiculturalità Compito della didattica multiculturale è far conoscere-apprendere le diversità culturali, le loro differenze con modalità sempre più pratiche. Bisogna riconoscere il diritto alla differenza, come pluralità. Le iniziative didattiche vanno quindi promosse all’acquisizione di più punti di vista, di altri valori, promuovere il lavoro sul sé e con gli altri. La didattica nei luoghi dello sport Molti parlano di sport riferendosi impropriamente all’antichità classica, in realtà c’è una differenza sostanziale tra lo sport ai tempi dell’antica grecia e roma, avente carattere religioso ed etico, e lo sport moderno. Questo ha carattere soprattutto pratico, segnato dall’agonismo (desiderio di sorpassare l’altro), dalla convenzionalità (lo sport è subordinato alle regole) e all’inutilitarietà (considerato mera pratica fisica non finalizzata all’apprendimento). In tempi recenti lo sport si è modificato, diventando un’attività che deve investire la personalità totale dell’individuo e del cittadino. La didattica sportiva assume grande rilievo nell’ambito dell’educazione, lo sport infatti trasmette l’imparare ad essere franchi, sinceri e soprattutto attraverso il gioco si può manifestare e recuperare la vera soggettività, spesso repressa dalla routine. Fra gli obiettivi della didattica sportiva ci sono= quello del rivalorizzare la spontaneità, vedere la competenza come una collaborazione, cioè riconoscere l’avversario come suo simile, e imparare a perdere e vivere correttamente la sconfitta. L’intervento didattico nello sport deve essere adeguato rispetto all’età, le esercitazioni devono essere svolte in forma di gioco, quindi seguire la linea della multilateralità, che non significa l’adozione di tutte le esercitazioni, bensì l’adozione di esercizi a carattere speciale determinati per l’apprendimento della tecnica di base. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) Il termine multilateralità è da intendersi come molteplicità delle esperienze motorie. È di estrema importanza la motivazione, occorrono forme di attività ludiche attraenti. Inoltre ci deve essere una progressività del lavoro che non induca stress e infortuni. Verso un accordo sinergico Scuola ed extrascuola, dopo una fase di autoesclusione, sono giunti ad una fase in cui entrambi collaboriamo, anche se attraverso luoghi didattico-educativi differenziati, nel processo di formazione con rapporti non subordinati. In un modo caratterizzato dalla pluralità risulta necessaria una collaborazione tra i due settori, anche se manca ancora una concreta collaborazione. Status del sistema scolastico La scuola nel XXI secolo attraversa una fase drammatica: non si è più capaci di offrire un’istruzione di qualità, un modello di convivenza basato sul riconoscimento di regole comuni, si fa sempre più fatica a far appassionare alla conoscenza perché ormai si impara di più a casa, per strada e su internet. La situazione della scuola italiana è peggiore di quella degli altri Paesi, al sud peggio che al nord, soprattutto nella scuola secondaria i giovani mostrano un deficit di conoscenze. C’è un alto tasso di dispersione scolastica, molti giovani infatti abbandonano il circuito scolastico per diversi motivi. Anzitutto non si sentono motivati, un altro motivo potrebbe essere individuato nel fatto che la scuola sembra essere diventata un ammortizzatore sociale, rifugio per docenti senza vocazione o con bassa formazione professionale. La scuola non è esente da responsabilità, cerca di rimuovere gli ostacoli, correggere le deformazioni alle rappresentazioni sociali correnti sui giovani. Gli insegnanti In Italia il numero degli insegnanti è il più elevato d’Europa quindi si spende molto, ma molti docenti soffrono di stress, sono depressi, poiché svolgono un lavoro non gratificante, mal pagato e molti insegnanti entrano in ruolo dopo anni di precariato, quindi nelle scuole ci sono sempre più docenti non preparati. Dall’extrascuola alla scuola Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) Dalla didattica non formale e informale, quindi dall’extrascuola possono provenire molte sollecitazioni e innanzitutto l’assunzione di atteggiamenti di realismo e concretezza, una maggiore capacità immaginativa e creativa; in ambito organizzativo uno stimolo ad una maggiore possibilità per gli orari, i luoghi un più ampio utilizzo delle moderne tecnologie in modo da far sembrare la scuola più piacevole e possa affiancare al potenziamento delle capacità cognitive, anche quelle abilità manuali, creative ecc. Una scuola che deve interessarsi delle qualità più che delle quantità partendo soprattutto dalla formazione del personale scolastico. Verso una scuola dell’ascolto e della risposta Come abbiamo già detto ci sarebbe bisogno di un rinnovamento del sistema scolastico incentrato sul maggior utilizzo delle nuove tecnologie e della comunicazione, guardare ad una scuola più digitale, senza però perdere di vista una questione importante, ossia evitare quindi che una scuola fosse un ulteriore strumento di emarginazione. Tra i temi che possono favorire un cambiamento della scuola italiana sono: quello di elevare le qualità dei saperi, la scuola deve trasmettere conoscenze generali (istruzione), abilità pratiche da spendere nel mondo del lavoro (formazione), ma anche quel corpus di valori che formano la collettività (educazione) che costituiscono l’essere della persona; valorizzare il merito di ciascuno, inteso come accumulo di capitale umano; passare dal diritto allo studio al diritto all’apprendimento, condizione necessaria e sufficiente per il diritto alla soggettività favorendo un apprendimento reale; promuovere una cultura del saper pratico oltre che sapere astratto. La scuola deve interagire con l’ambiente che la circonda, un ruolo fondamentale; tale è quello dei docenti che devono avere consapevolezza che i metodi con cui si insegna una certa materia hanno grande influenza su ciò che in realtà si impara, far vivere un’opportunità di formazione attraverso un lavoro di operatività (cooperative learning), di riflessività e di discontinuità nelle varie fasi della realizzazione. Scuola e università I rapporti tra scuola e università non sono stati sempre ottimi, configurandosi come comunità separate, ma in questi ultimi tempi sembra esserci un’apertura a forme di collaborazione. L’università sta rivedendo il suo compito didattico con un conseguente rinnovamento dei corsi e dei percorsi di insegnamento. I corsi di laurea in scienze della formazione primaria e scienze dell’educazione ad esempio hanno già Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) integrato alla formazione universitaria con dei corsi di tirocinio. Anche la scuola oggi è investita da trasformazioni che riguardano sia la struttura che i percorsi curricolari, le metodologie didattiche, le funzioni dei dirigenti e della formazione dei docenti. Purtroppo diverse leggi portano alla riduzione dei fondi alle scuole e alle università, in un quadro del genere bisogna puntare sulle enormi risorse che possiede la persona e investire su di essa. CAPITOLO 4-LA RICERCA Il problema dei rapporti tra didattica e ricerca costituisce uno dei nodi più difficili da scogliere. Il termine ricerca è connotato da tratti positivi: rigore metodologico, senso critico, produttività scientifica. Il termine didattica è segnato da quelli negativi: impegno debole sul piano della metodologia. Per cui il rapporto tra ricerca-didattica viene considerato in forma polarizzata e non come un continuum. Le nuove linee Fino agli anni ’80 l’obiettivo della ricerca era elaborare modelli PER l’insegnamento, cioè si rivolgeva l’attenzione più sull’apprendimento dello studente proponendo paradigmi che indicavano all’insegnante “come insegnar”. Dagli anni ’80 è avvenuta una svolta, non si elaboravano più modelli PER l’insegnamento , ma modelli DELL’insegnamento che permettevano di studiare effettivamente che cos’è l’insegnamento. Recenti studi a livello internazionale hanno focalizzato la loro attenzione su che cos’è l’insegnamento ma anche sul lavoro degli insegnanti, le loro pratiche e le loro attività, aprendo nuove strade per riuscire a capire l’insegnamento- apprendimento. In riferimento all’interpretazione dell’insegnamento, oltre all’utilizzo dei metodi tradizionali, quantitativi e qualitativi, una risposta forte ci viene dall’analisi delle pratiche educative. Gli operatori (gli insegnanti ecc) possiedono un patrimonio di conoscenze che occorre formalizzare, per questo la ricerca futura dovrà essere destinata a raccogliere-analizzare-collezionare il fare di tanti insegnanti, in questa prospettiva sarà utile costituire l’archivio delle pratiche didattiche, per tutelare le pratiche a denso valore pragmatico non solo in senso positivo ma anche negativo. La centralità della ricerca empirica Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) La nuova ricerca didattica, volta a produrre risposte a domande sulla realtà dei contesti dell’insegnamento, ha trovato un riferimento forse nella ricerca empirica. Essa si distingue da altri tipi di indagine perché produce affermazioni o nessi fra le affermazioni (asserti); li giustifica su base empirica; produce un sapere controllabile. La ricerca empirica comprende cinque fasi: - Il disegno della ricerca - La costruzione su base empirica - L’organizzazione dei dati - L’analisi dei dati - L’esposizione dei risultati - I metodi qualitativi e quantitativi La ricerca si avvale di due metodologie, quella quantitativa e quella qualitativa. Quella quantitativa è una metodologia basata sulla spiegazione dei fenomeni attraverso leggi generali. Tali leggi devono essere universali, potersi estendere a un complesso di dati; oggettive, in grado di assicurare un rigore metodologico; predittive, essere in grado di formulare previsioni. Il metodo quantitativo si ispira all’oggettività. I metodi quantitativi sono : inchiesta campionaria, sondaggio, fonti statistiche. La rivelazione dei dati avviene grazie a questionari, osservazione strutturata. La metodologia qualitativa, invece, è una metodologia basata sul carattere interpretativo, essa muove dalla comprensione dei singoli eventi e si basa sulla specificità. Non si occupa di fatti ma di casi. Il modello di ricerca richiede non l’impersonalità delle procedure ma al contrario la possibilità di comprendere i significati attraverso la partecipazione del ricercatore e dei soggetti coinvolti nell’indagine. Il metodo qualitativo si ispira alla soggettività, essi sono: studio di caso, etnografia, pratiche interpretative, metodo biografico, storico, ricerca partecipata e clinica. Gli strumenti di cui si avvale sono: osservazione partecipante, intervista qualitativa, colloquio, storie di vita, focus group. L’analisi dei dati avviene attraverso la codifica del materiale (tramite software) e analisi sequenziale del testo (analisi tematica del discorso ecc). I metodi quantitativi Il metodo sperimentale È una procedura conoscitiva con cui si perviene all’enunciazione di leggi mediante conferma o falsificazione di ipotesi basate sulle osservazioni ripetute di determinati fenomeni. Nel settore educativo il metodo sperimentale propone l’osservazione che Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) consente di individuare fatti o eventi significativi e problemativi, e di descriverli in modo accurato, vi è poi la formulazione di ipotesi sul significato di fatti descritti, sui rapporti esistenti tra questi e gli effetti, segue la verifica dell’ipotesi e l’interpretazione ed elaborazione dei risultati. Nell’ambito della ricerca pedagogica e psicologica, il metodo sperimentale è un modo di conoscenza, il ricercatore analizza i fatti e cerca di stabilire rapporti tra causa-effetto. Le caratteristiche di tale metodo sono la ripetibilità delle sue procedure (è valido quando riprodotto in condizioni uguali dà gli stessi risultati) e misurabilità (che permette di esprimere i risultati in forma quantitativa). Il metodo sperimentale, ipotizzando relazioni tra causa ed effetti, sembrerebbe semplificare l’approccio di studio alle situazioni didattiche, caratterizzate da complessità e multifattorialità. La ricerca-azione La ricerca azione rappresenta la forma più strutturata di ricerca partecipante. Nasce dagli studi di Lewis il quale traccia le procedure salienti di questo modello di ricerca (pianificazione, azione, osservazione, monitoraggio e riflessione-valutazione). La ricerca-azione consiste in un processo diretto al cambiamento di comportamenti per cui risultano primari la definizione dei problemi su cui intervenire e le fasi della progettazione e valutazione della stessa ricerca. Nel metodo della ricerca-azione , dopo la formulazione di una prima ipotesi e l’intervento in azione, si analizzano i risultati ottenuti e si modifica all’occorrente l’ipotesi di partenza. Rispetto al metodo sperimentale che si incentra su un’ipotesi centrale, in questo modello l’ipotesi emerge durante il processo e il piano di ricerca può essere modificato durante il percorso. Uno dei primi punti di forza della ricerca-azione è di aver innescato un diverso rapporto tra teoria e pratica, dando luogo ad un effettivo incontro tra chi insegna e chi studia i processi educativi, favorendo quindi una collaborazione fruttuosa. Ha però anche dei limiti, uno è costituito dal fatto che non si possono generalizzare i risultati ad altri contesti, esso non può essere un modello di ricerca empirico ma piuttosto una serie di approcci investigativi di taglio qualitativo. I metodi qualitativi Esistono temi e fenomeni propri della ricerca didattica che non possono essere affrontati con metodologie quantitative, e che richiedono piuttosto un approccio meno rigido, condotto con strumenti di tipo non matematico senza però rinunciare al rigore nel progettare la ricerca. La metodologia qualitativa cerca di recuperare ciò Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) che invece trascura quella quantitativa, cioè l’originalità dei singoli individui e delle singole situazioni, mira a stabilire rapporti con i soggetti. Di conseguenza i metodi qualitativi sono più flessibili, sono aperti a variazioni e aggiustamenti. Luca Ricolfi, infatti, affermava che fare una ricerca qualitativa significa sapersi orizzontare in un mondo vasto e riuscire a trovare la soluzione adatta al problema da affrontare. Il metodo narrativo La ricerca sull’insegnamento ha trovato nella metodologia qualitativa nuove linee di sviluppo, specie in quelle a carattere narrativo. Il metodo narrativo permette di raccontare esperienze, risultando una metodologia più proficua nell’ambito della formazione degli insegnanti. Clandinin e connelly definiscono il metodo narrativo, tanto un fenomeno quanto un metodo di studio, che ha come obiettivo non solo quello di conoscere il livello descrittivo degli oggetti, fenomeni, ma anche quello di indagare il livello significativo, cioè i significati conferiti dai soggetti ai fenomeni, attraverso le analisi dei prodotti culturali, orali e scritti. La narrazione è un dispositivo discorsivo che permette di spiegarsi, conoscersi, conoscere e porsi interrogativi. È il più importante indicatore che consente di rappresentare la propria attività professionale. Tra le diverse forme di narrazione vi è sicuramente lo scrivere di sé. Lo scrivere di sé è quella struttura non burocratica che l’insegnante realizza in momenti particolari della sua esistenza. Grazie alla scrittura riesce a mettersi faccia a faccia con se stesso, riesce a ripensare al proprio fare di ogni giorno e recuperare azioni, percorsi, emozioni. Scrivere e raccontare è anche un modo per fissare le immagini più importanti della vita professionale ,mentre il tempo scorre, permettendo inoltre di vedere se stesso nel suo evolversi. L’insegnante scrive di sé in solitudine, nei buchi di orario scolastico, in treno, scrive su fogli sparsi, vecchie agende, sono scritture in cui l’insegnante riesce ad esprimere se stesso, la propria soggettività, l’io profondo. Il metodo autobiografico Il genere autobiografico è rilevatore di umanità poiché non soltanto mette in evidenza la capacità di raccontare e raccontarsi dell’uomo , ma anche una maggior consapevolezza di sé grazie soprattutto alla riflessione. L’autobiografia si configura come atteggiamento critico nei confronti del presente e del passato, rendendo una diversa articolazione del futuro. In tal senso il tempo che appariva perduto trova nuove parole per esprimersi. Bruner considera come l’aspetto più significativo di Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) questi resoconti non tanto i contenuti, quanto l’informazione sul modo in cui la persona riesce ad organizzarli. Attraverso l’autobiografia si riescono a recuperare anche ricordi che ognuno conserva nell’inconscio, ad esprimere l’indicibile delle situazioni professionali concrete. Una fonte di ricerca: la testimonianza dell’insegnante Molte delle conoscenze che possediamo sono il risultato di una serie di comunicazioni che altri ci fanno e che noi stessi diamo per vero solo sulla base della fiducia che abbiamo nel comunicatore, la nostra è una dipendenza dalla testimonianza. La studiosa Annette ha definito la nostra epoca “l’era del testimone” sottolineando l’attenzione che oggi è riservata al racconto dei protagonisti del passato. La ricerca didattica, alla luce di questi studi , si è aperta ad un’interpretazione dell’insegnamento facendo riferimento e ricorrendo alla testimonianza che portano gli insegnanti e gli studenti. Gli insegnanti di solito considerati solo destinatari della teoria elaborata assurgono a fonti della ricerca didattica. La biografia didattica È un colloquio con se stesso, è mettere sulla carta non solo quello che si è fatto ma anche quello che non si è fatto, raccontare un’esperienza d’insegnamento significa ricostruire, quello che si fa, quello che si pensa e che si prova. Scrivere la propria esperienza significa sia ricostruire gli eventi ma anche mettere in luce processi: mentali e dinamiche emotive che hanno dato luogo a quell’atto. La biografia consiste nel parlare meno del sé personale più del sé professionale, problematizzare le esperienze vissute, compiere un processo di scoperta del sé professionale. Per fare ciò c’è bisogno di attuare un processo di straniamento, riuscire cioè ad operare uno spostamento dello sguardo per riuscire a capirsi meglio, effettuando un processo di autoanalisi. Una nuova frontiera: l’analisi delle pratiche L’analisi delle pratiche educative è un costrutto teorico che permette di analizzare l’insegnante che insegna. Fino agli anni ’80 gli studi sulle pratiche educative erano condotti attraverso teorie, non riuscendo a sapere leggere l’insegnamento in sé. Vi erano quindi modelli per l’insegnamento. Dagli anni ’80 gli studiosi che portano avanti ricerche nel campo delle analisi delle pratiche degli insegnamenti sostengono una Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) ricerca più osservativa, interpretativa delle situazioni di lavoro degli insegnanti, per riuscire ad avere una maggiore consapevolezza dell’insegnamento-apprendimento. Leggere una pratica didattica da parte del ricercatore vuol dire sforzarsi di rendere esplicitati i criteri, le dinamiche meno visibili, quindi, a partire dai dati rilevati sul campo per orientare processi interpretativi e comprensivi dell’oggetto in esame. Le analisi delle pratiche educative permettono di analizzare l’insegnamento svolto nel contesto scuola, mediante osservazioni, questionari, focus group, videoriprese, esaminate e commentate, con gli stessi insegnanti interessati su come lavorano. Il coinvolgimento degli insegnanti favorisce il passaggio dalla riflessione occasionale alla pratica riflessiva. (pratica della scrittura) Avere a che fare con le pratiche d’insegnamento significa riferirsi a costrutti piuttosto che ad eventi, rimanda alle azioni che il docente svolge, alle attività, ai gesti, alle modalità di relazionarsi e di interagire con gli alunni. Vi sono variabili d’azione d’insegnamento: - Variabile relativa al sapere dell’insegnante (conoscenze) - Variabile relativa all’organizzazione e alla gestione della classe - Variabile relativa alla finalità - La restituzione Per restituzione si intende quella trasmissione da parte del ricercatore dei risultati dello studio condotto sulle pratiche dell’insegnamento. Per gli insegnanti coinvolti , la restituzione va profilandosi come un confronto tra teorici e pratici, favorisce la collaborazione tra chi studia i processi didattici e chi insegna. È importante sottolineare che nella ricerca didattica moderna gli insegnanti hanno assunto un ruolo nuovo, se ieri erano considerati semplici destinatari delle teorie elaborate dagli studiosi, oggi sono fonti primarie da cui attingere informazioni. L’archivio delle pratiche didattiche Gli insegnanti non sono soliti conservare le loro esperienze didattiche. La scuola, ma anche l’università, dimostra di non essere in grado di conservare se stessa. Essa invece dovrebbe coltivare la memoria delle sue pratiche, costituendo un archivio delle pratiche didattiche prodotte dagli insegnanti. Il materiale da selezionare dovrebbe riguardare i diari e i giornali di classe degli insegnanti, relazioni mensili e annuali, i registri degli alunni. Tale materiale costituisce un bene didattico, utile, e si Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected]) configura come un luogo dal quale attingere aiuto per una crescita professionale. La documentazione cartacea potrebbe essere anche digitalizzata in modo da evitare ingombri. Giornale= il giornale contiene notizie di politica, economia, cronaca, attualità, cultura, spettacolo e sport. Il giornale ha un ruolo importante nella società in quanto permette di formare la cosiddetta opinione pubblica. Durante la prima guerra mondiale il giornale era uno strumento di propaganda. Empirico= ciò che appartiene all’esperienza, opposto a teorico. Epistemologia= indagine critica intorno alla struttura logica e alla metodologia delle scienze. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: fabiola_di_paola ([email protected])

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