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Macroeconomia Differenze tra microeconomia e macroeconomia: & La microeconomia studia: le singole componenti del sistema economico: gli individui (comprese imprese) Il problema centrale è quello di rendere compatibili bisogni degli individui e scarsità delle risorse disponib...

Macroeconomia Differenze tra microeconomia e macroeconomia: & La microeconomia studia: le singole componenti del sistema economico: gli individui (comprese imprese) Il problema centrale è quello di rendere compatibili bisogni degli individui e scarsità delle risorse disponibili Nelle economie di mercato tale problema viene risolto attraverso processi di interazioni tra i diversi agenti economici imprese (offerta) consumatori (domanda) governo significa studiare, che cosa e quanto produrre, come produrre, per chi (la microeconomia si concentra sul modo ni cui gli individui e le imprese prendono le decisioni e sulle conseguenze di tali decisioni. Per esempio, usiamo al microeconomia per determinare quanto costerebbe a una università o a un college offrire un nuovo corso di laurea: tale costo include li salario degli insegnanti, li costo dei materiali didattici, e così via. L'istituto può quindi decidere se offrire li corso mettendo a confronto i costi e i benefici). Qualcosa di importante nella microeconomia sono i prezzi, sono al centro di funzionamento dei mercati. Senza prezzi non ci sono mercati e scambi tra gli agenti economici. Se vogliamo fare microeconomia dobbiamo anche sapere il ruolo dei prezzi. La micro studia come i prezzi permettono di rendere compatibili i piani individuali, i piani dei consumatori e i piani delle imprese. Le risorse sono allocate sulla base del meccanismo dei prezzi G La macroeconomia studia il comportamento dell’economia nel suo complesso il comportamento aggregato dell’economia (cioè che nella macroeconomia gli individui non esistono: dimentichiamo gli individui e mettiamo il focus sul risultato di questi comportamenti individuali. Studia il comportamento aggregato di tutta l’economia, senza però preoccuparsi dei comportamenti individuali). il modo in cui le azioni di tutti gli individui e tutte le imprese interagiscono per generare un particolare livello di risultato economico generale Le variabili aggregate studiate dalla macroeconomia sono: reddito, disoccupazione, inflazione, commercio estero e loro variazioni nel tempo Risponde a domande come: 1 perché il reddito è più alto in alcuni paesi e più basso in altri? 2 perché i prezzi aumentano molto in alcuni periodi anziché in altri? 3 perché la produzione e l’occupazione si espandono in alcuni anni e si contraggono in altri? & Relazione tra le variabili macro e le variabili micro? Quello che succede a livello aggregato, globale, è la somma di quello che succede a livello individuale? La risposta non è chiara alcuni economisti pensano che sia così (il tutto è la somma delle parti) perché pensano che gli aggregati non esistono indipendentemente dagli individui alcuni economisti pensano che non lo sia (il tutto è più della somma delle parti) perché pensano che gli aggregati esistono indipendentemente dagli individui Lasciamo la domanda aperta/per rispondere dobbiamo tenere conto di problemi epistemologici complessi EVOLUZIONE Del PENSIERO Economico FASi Di Negli ultimi 270 anni vi sono state varie fasi di evoluzione del pensiero economico Le fasi principali… 1. Scuola classica (1750-1870)]. ↑ Principali esponenti: Adam Smith, “An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations” (1776), lo scambio, il commercio e la mano invisibile (Secondo la teoria classica c’è una mano invisibile, ciò vuol dire che si pensa che lo stato sia perfetto e si autoregola da solo, non c’è bisogno di uno stato che lo regoli). ↑ David Ricardo, il vero “fondatore” della scienza economica (una prospettiva astratta sull’economia), teoria del valore obiettiva (Lui ha inventato l’economia moderna, nel senso che è il primo ad aver inventato un ragionamento astratto con modelli. Smith utilizzava esempi, Ricardo no). Thomas Robert Malthus, gli effetti della crescita della popolazione, la possibilità di una crisi economica persistente. Ha anche idee interessanti sul funzionamento dell’economia. Lui credeva che le crisi economiche erano possibili mentre gli altri due non credevano che le crisi fossero possibili, poiché credevano che l’economia di mercato avesse la capacità di autoregolarsi. Dunque quando c’è un problema l’economia è capace di risolvere un problema da sola (mano invisibile). James Stuart Mill: Mill ha inventato una dottrina, l’utilitarismo, che dice che tutto quello che noi agenti economici facciamo, viene dell’utilità che cerchiamo di avere, cerchiamo il piacere e vogliamo il nostro comportamento di agente economico è interamente incentrato sulla soddisfazione della nostra utilità. Mil è anche importante perché è il primo difensore di una teoria che oggi è molto importante, la teoria dello stato stazionario, poiché era convinto che questo stato stazionario, che è uno stato senza crescita, è una situazione ottimale per l’economia e per l’agente in generale. Non credeva all’idea di una crescita infinita. Mill è citato per essere il primo ad aver parlato di questa teoria. I TEORici Classici Sviluppano la teoria del valore (Hanno scoperto che il valore dipende dal lavoro, il quale è la fonte del valore, dunque non è l’utilità che è la fonte del valore. Poiché oggi gli economisTi dicono che la fonte del valore è l’utilità. Per gli economisti della scuola classica la fonte del valore è il lavoro). Per la scuola classica l’economia politica viene definita come la scienza che studia le determinanti della ricchezza. L’ottica è quella di ricercare le determinanti della crescita economica 2. Scuola neoclassica o marginalista (1870-90) La scuola neoclassica è la scuola più importante dell’economia poiché ha inventato un’idea che oggi è alla base della nostra economia. Ovvero l’idea che gli individui cambiano la domanda o l’offerta ragionando al margine. Quello che è importante non è l'utilità totale ma dell’ultimo pezzo che abbiamo consumato. L’utilità dipende dalla quantità di beni che consumiamo. Principali esponenti: Carl Menger, Stanley Jevons, Irving Fisher, Alfred Marshall, Leon Walras, Vilfredo Pareto, Knut Wicksell L’attenzione degli economisti passò dai problemi dello sviluppo e della crescita economica a quelli dell’allocazione efficiente delle risorse. La determinazione congiunta e simultanea dei prezzi e delle quantità di equilibrio attraverso il meccanismo della domanda e dell’offerta dei beni Teoria neoclassica del Valore: il “valore naturale” di una merce è determinato soltanto dalla sua scarsità soggettiva, cioè dal grado in cui il desiderio della gente per quel bene è superiore alla sua disponibilità. 3. Scuola keynesiana (1920-60) Principale esponente: John M. Keynes e seguenti Keynes propone una nuova “filosofia sociale”, basata sull’impossibilità del meccanismo di libero mercato di raggiungere e garantire l’equilibrio, la stabilità monetaria e la piena occupazione ↓ lasciata assestessa, l’economia possa collocarsi in equilibri di sotto-impiego: politiche economiche interventiste possono riportare verso la piena occupazione (Se lasciamo fare all’economia quello che vuole, il risultato è inflazione, disoccupazione…dunque è necessario che lo stato faccia qualcosa per risolvere la situazione. L’idea principale di Keynes è che fondamentale lo stato ha un ruolo importante per permettere all’economia di raggiungere uno stato di pieno impiego. Dopo che Keynes ha detto questo tutti gli economisti hanno cercato di trovarsi d’accordo con lui). lo stato ha un ruolo fondamentale a giocare 4. Anni 1950-1970 Sintesi neoclassica-keynesiana (anni 1950-60): tentarono di mescolare i principi neoclassici con quelli di Keynes. Pensavano che l’economia fosse in grado di autoregolarsi e che l’offerta sia più importante della domanda. Keynes pensava che la domanda fosse la fonte della crescita economica, mentre questi economisti neoliberali pensano che il punto di crescita sia l’offerta e non la domanda. Principali esponenti: J. Hicks, P. Samuelson, F. Modigliani. Controrivoluzione neo-liberista: contraria all’intervento dello stato in economia. Criticano l’uso della politica fiscale e l’eccessiva enfasi sulla domanda che porta a trascurare l’offerta. “modern austrian economics”, promossa da F.A. von Hayek, che è quasi il primo a criticare la teoria keynesiana “Supply-Side Economics” (economia dell’offerta) (con Feldstein e Laffer) degli anni 1980 (a cui si sono ispirate le politiche economiche dei governi Thatcher in Gran Bretagna e Reagan negli USA). 5. Sviluppi contemporanei (1970 in poi). Monetarismo (Milton Friedman) – Aspettative Razionali (Robert E. Lucas) Un altro attacco alle politiche di tipo keynesiano MF a RL attribuiscono alla domanda di moneta e dalle aspettative razionali un ruolo centrale nella determinazione dell’equilibrio del sistema economico. La moneta, cioè, non è neutrale, anzi attraverso politiche monetarie opportune è possibile controllare l’offerta Nuova macroeconomia keynesiana Negli ultimi decenni maggiore attenzione ai temi macroeconomici di lungo periodo: Uno spostamento a partire dal 1986 verso i temi della crescita e dello sviluppo: Nuova teoria della crescita endogena ! -monetarismo: con Friedman, è una teoria basata sull’idea che la domanda dell’offerta di moneta è molto importante per capire come funziona l’economia. Un punto che era abbastanza trascurato da Keynes, lui dice che la domanda dell’offerta di moneta deve essere controllata in modo rigoroso. Non possiamo lasciare la moneta nelle mani dei politici. QUI EFFETTI ECONOMICI DELL'OFFERTA DENARO GOVERNATA DALLE BANCHE CENTRALI C’è anche un’idea di aspettative nella teoria di Friedman. GUARDA DI L'INFLAZIONE è COLPA Di Una OFFERTA Di DENARO DOMANDA SUPERIORE ALLA -aspettative razionali: con Robert Lucas, L’idea è che noi agenti economici siamo capaci di anticipare esattamente quello che il governo farà e quindi sanno anticipare le misure di politica economica, poiché sono razionali. La conseguenza è che lo stato non può far niente che può sorprendere gli agenti. Tutto quello che lo stato fa è stato già anticipato dagli agenti che adattano il loro comportamento. Tutto quello che lo stato fa è senza conseguenze sullo stato dell’economia. Il principio fondamentale di questa teoria è che gli agenti economici sono capaci di fare cose straordinarie, ovvero LO STATO PRODUCE DIRETTAMENTE UTILITÀ MAHA CONSEGUENZE NON SULLE POLITICHE anticipare quello che lo stato andrà a fare. In termini di macroeconomia vuol dire che lo stato non può fare niente di utile, al contrario di quello che diceva Keynes, ovvero che lo stato fa solo lui qualcosa di utile poiché gli agenti sono NCAPAC ↓ Altra differenza tra microeconomia e macroeconomia: l’enfasi sulla politica economica i macroeconomisti tendono ad essere normativi: studiano e dicono quello che potrebbe fare un governo per migliorare la situazione dell’economia (macroeconomica). sono sicuri di sapere come fare per risolvere le crisi, quasi tutti, tranne i liberisti (Lucas, Friedman). I macro economisti dicono quello che lo stato deve assolutamente fare o non fare, non solo cosa potrebbe fare. Questa dimensione è apparsa negli anni ’30 (dopo la grande depressione del 1929 – 43 mesi tra il 1929 e il 1933) Prima del 1929, gli economisti erano (più o meno) d’accordo per dire che l’economia si regola da sola (autoregolazione) SE L'ECONOMIA POSSA ESSERE SOGGETTA E COME A UNSURPLUS DI BENI IN GENERALE le crisi non durano (“the glut controversy” – controversia sull’abbondanza tra Malthus, Ricardo, Say e J.S. Mill) ci sono meccanismi che controllano l’evoluzione e la modifica delle variabili economiche e come si passa da uno squilibrio a un nuovo equilibrio. Con la crisi del 1929 è emersa l’idea che i mercati falliscono e che le crisi possono durare è accettata l’idea che lo stato debba intervenire per uscire dalla depressione (anche dai liberali) la domanda è “come” (che cosa deve fare il governo?) è Keynes (e le sue idee) che ha “vinto” Con questa crisi gli economisti si sono detti che fosse la prova che l’economia che non si regolava da sola. Dopo la crisi è stata accettata l’idea che lo stato debba intervenire per regolare il funzionamento dell’economia. La differenza tra i liberisti e i keynesiani per risolvere la crisi era come fare per uscirne. Keynes ha proposto una risposta che è stata abbastanza originale, ovvero che la spesa alla domanda è insufficiente e inadeguata. Keynes ragiona sempre nel breve periodo. I liberisti ragionano nel lungo periodo. Se nel breve periodo, c’è una crisi, non c’è abbastanza tempo perché l’economia sia capace di uscire dalla crisi. Keynes non lascia tempo all’economia di uscire dalla crisi. P1 è il livello generale dei prezzi, vediamo che è una differenza la domanda e l’offerta è più grande della domanda, c’è la crisi. La soluzione quando c’è la crisi è di lasciare i prezzi diminuire verso il livello di equilibrio. L’offerta diminuisce e nello stesso tempo i consumatori vedono che i prezzi diminuiscono, chiedono più beni quindi la domanda cresce. Dietro il cambiamento dei prezzi ci sono gli agenti. Keynes dice che questo non va bene perché per lui i prezzi non sono flessibili, non devono cambiare perché ci sono ostacoli che fanno si che i prezzi non possano cambiare. L’idea è che i mercati non funzionano bene, la gente non va e viene sui mercato cosi, quindi i prezzi rimangono come sono. Quando il mercato non funziona l’unica soluzione è lo stato. Per Keynes, (economista inglese, 1936, The General Theory of Employment, Interest and Money) un’economia depressa è la conseguenza di una spesa inadeguata + ipotesi che salari e prezzi siano rigidi nel breve periodo (gli economisti classici ipotizzano prezzi e salari flessibili.) L’unica soluzione è che lo stato si sostituisca ai mercati: il governo può usare 2 tipi di strumenti (di politica) per risolvere le crisi: > - modificare l’offerta di moneta per modificare i tassi di interesse, variazioni che influiscono sulla spesa politica monetaria: modificare l’offerta di moneta per modificare i tassi di interesse, variazioni che influiscono sulla spesa politica fiscale: modificare le spese del governo e la tassazione per modificare la spesa complessiva Keynes ha una idea specifica del funzionamento dell’economia - 2 ragioni 1) l’origine della ricchezza I Keynes è convinto che gli investimenti creano il risparmio e le ricchezze: dobbiamo spendere dei soldi (che non abbiamo) perché le spese creano ricchezze che ripagano la spesa iniziale è un sistema nel quale l’economia vive a credito a un certo punto, i debiti devono essere ripagati è esattamente quello che è accaduto con la crisi del covid ( # Gli economisti classici ritengono che (la ricchezza e) il risparmio siano la fonte degli investimenti. Per fare una spesa, è necessario avere denaro da spendere 2) l’economia è una macchina che funziona senza complessità, è complicata ma non complessa, ci sono cause e effetti che è possibile individuare l’economista è un esperto (un ingegnere) che sa come funziona l’economia ed è in grado di identificare i problemi e trovare soluzioni - Non pensano a tutti gli effetti secondari che è impossibile da prevedere perché l’economia è complessa e che ci sono effetti emergenti I problemi sono risolti nel breve termine -> Keynes (e i Keynesiani) non si preoccupano (non) del lungo periodo: in particolare, non tengono conto dei costi associati alle spese, e nemmeno della necessità di risolvere i problemi identificati (per esempio, se i costi della soluzione superano i benefici). MODELLI Per studiare il comportamento degli agenti sul mercato ci avvaliamo di modelli economici G Che è un modello economico? Una rappresentazione stilizzata dell’economia e dei mercati che trascura dettagli, semplifica la realtà al fine di migliorare la nostra capacità di comprenderla. La macroeconomia funziona con una descrizione dell’economia semplificata. L’economia non può essere descritta perché non si possono avere tutte le informazioni necessarie per proporre una descrizione completa della macroeconomia. Il livello di aggregazione è molto più spinto che in microeconomia: La descrizione della macro è dunque una descrizione approssimata della realtà (Studia la foresta ma non i singoli alberi che la compongono). Si utilizza il livello medio o indice dei prezzi che è una media di tutti i prezzi esistenti nei vari mercati. Non si considerano le variazioni nei prezzi relativi (rapporto tra i prezzi dei beni), come nella micro. I & Non si considerano variazioni nella struttura (qualità) delle variabili ma solo variazioni quantitative delle stesse variabili nel tempo. Non è importante la quantità dei beni che abbiamo, ma il valore. Ciclo economico e crescita economica Nel lungo termine l'economia mondiale è sempre cresciuta. Non è importante la quantità dei beni che abbiamo, ma il ECONOMICTOT DELLA PRODUZIONE Ciclieconomici valore. Nel lungo termine la produzione cresce con regolarità ma ci sono anche variazioni di breve periodo. Il valore del. La Crescita È Maci sono FLUTTUAZIONI NON Costante prodotto, il reddito nazionale non cresce in linea retta. La teoria della crescita studia l’andamento della produzione nel lungo periodo. La maggior parte delle volte l’economia cresce meno del trend e a volte cresce più del trend. Queste fasi tendono a ripetersi e quindi costituiscono i cicli economici. Il ciclo economico è quindi l’alternanza nel breve periodo tra fasi di recessione e fasi di espansione e te teorie del ciclo economico studiano queste fasi. Le teorie del ciclo economico studiano le fasi di breve periodo. Il ciclo economico è l’alternanza nel breve periodo tra fasi di recessioni ed espansioni. Una recessione è un periodo (di almeno due trimestri successivi) in cui il PIL reale diminuisce e la disoccupazione (ciclica) cresce. Una depressione è una recessione severa e prolungata. La prima caratteristiche dei cicli economici sono: - le fluttuazioni economiche sono irregolari; - la maggior parte delle variabili macroeconomiche fluttua in sincronia in genere si guarda al PIL reale e alla spesa per investimenti, che varia con grande ampiezza nel ciclo economico, molto più, per esempio, dei consumi; - alcune variabili macroeconomiche fluttuano assieme ma in direzione inversa – ad esempio, il PIL reale e la disoccupazione. Le fasi del ciclo economico sono sei: - contrazione e recessione: corrispondono al periodo in cui la produzione e l’occupazione diminuiscono. La contrazione è l’inizio della recessione (punto più basso del ciclo) c’è una recessione sono quando c’è una diminuzione del PIL in due trimestri consecutivi. ( La depressione è una situazione in cui la produzione stagna e la disoccupazione si mantiene a livelli elevati; La recessione succede quando c’è una diminuzione del PIL in almeno due trimestri consecutivi.) - Ripresa: in cui produzione e occupazione crescono nuovamente - Espansione: in cui la produzione e l’occupazione aumentano rapidamente - Picco: l’economia è al massimo di crescita. Gli indicatori economici arrivano ai massimi livelli. C’è grande ottimismo sia tra i consumatori che tra le aziende. - Rallentamento: la fiducia comincia a scendere insieme all spesa dei consumatori e l’inflazione continua ad aumentare. L In pratica, l’accento è posto sul fatto che, a lungo termine, la crescita è guidata da fattori come la tecnologia, l’innovazione e la produttività (che aumentano il valore dei beni e servizi prodotti), ma nel breve termine ci sono shock e variazioni cicliche che possono influenzare temporaneamente l’economia. ↔ L'ampiezza del ciclo è il minimo di una recessione e il minimo successivo. È abbastanza regolare, nel senso che ci sono diversi tipi di cicli, ma questi ultimi hanno la stessa durata. Ci sono tre tipi di cicli: 1) ciclo breve: durata che non è superiore a 40 mesi. Viene chiamato KITCHIN. Basato sulle variazioni delle scorte. 2) ciclo medio: JUGLAR, dura tra 4 e 10 anni. Si basa sulle variazioni del credito e delle riserve bancarie. 3) ciclo lungo: KONDRATIEF, dura tra i 50 e i 60 anni. Ci sono più di tre teorie dei cicli ad esempio: -teorie esogene del ciclo: è la teoria che spiega le fluttuazioni economiche con il movimento delle macchie solari. Questa - teoria spiega i cicli economici usando i fattori extra economici. Le macchie solari hanno un’influenza sui rapporti e quindi sul prezzo del grano. William Stanley Jevons-uno dei padri del marginalismo insieme a Carl Menger ed a Léon Walras - pensava che le origini delle fluttuazioni economiche possono essere spiegate delle macchie solari La crescita economica è un obiettivo per i politici e i cittadini, è qualcosa che rimane un obbiettivo della politica economica. In particolare un motivo che spiega questo importanza è che con la crescita economica un paese è in grado di pagare i beni e i servizi che sono necessari alla giustizia sociale. La crescita ha anche un costo, è una fonte di ricchezza ma è anche la causa della distruzione dell’ambiente. La crescita a lungo termine può essere spiegata dalla crescita demografica, ma anche dalle innovazioni tecniche. È il modo con il quale un paese è in grado di pagare per i beni e i servizi pubblici che sono necessari alla giustizia sociale. È anche molto importante per il morale della popolazione. Ma, come ormai sappiamo, può anche essere un problema a causa dell’inquinamento e della distruzione dell’ambiente. Questo dimostra un punto molto importante: “there is no free lunch”, quando si decide una politica economica, è molto importante tener conto dei costi di quella politica. Inflazione si definisce come l’aumento del livello generale dei prezzi. Deflazione si definisce come il calo del livello generale dei prezzi. Comprendere le cause dell’inflazione e della deflazione è uno degli obiettivi fondamentali della macroeconomia. Il livello generale dei prezzi misura il costo di un paniere di beni e servizi. Il livello generale dei prezzi P è la somma dei singoli prezzi ponderata con le quantità acquistate di ciascun bene. Esempio: Nell’anno t, PX = 10; unità di X = 4 e PY = 20, unità di Y = 3 il livello dei prezzi nell’anno t è Pt = 10.4 + 20.3 = 40 + 60 = 100. Se, per esempio, nell’anno t+1, abbiamo PX = 12 (+20%) e PY = 22 (+10%) il livello dei prezzi nell’anno t+1 è Pt+1 = 12.4 + 22.3 = 48 + 66 = 114. Il tasso di inflazione misura di quanto varia la spesa che occorre sostenere per acquistare lo stesso paniere di beni nel periodo successivo. Il tasso di inflazione è il tasso di crescita del livello dei prezzi. Nell’esempio, nell’anno t+1 si può continuare ad acquistare il paniere composto da 4 unità del bene X e 3 unità del bene Y con un aumento di spesa pari al 14%. I cambiamenti del livello generale dei prezzi non dipendono unicamente dalla domanda e dall’offerta. Non basta sommare quello che accade in ciascuno dei mercati per capire quello che accade al livello generale. Ad esempio: l’offerta e la domanda non riescono a spiegare perché il prezzo del pollo sia aumentato nel tempo anche se la produzione di polli sia diventata più efficiente e il pollo sia diventato meno caro rispetto ad altri beni. L’inflazione è legata al ciclo economico. Quando l’economia è depressa ed è difficile trovare lavoro, l’inflazione tende a diminuire. Quando l’economia cresce (è in espansione), l’inflazione tende ad aumentare. Sia l’inflazione che la deflazione sono problematiche. L’inflazione scoraggia le persone dal conservare denaro contante perché la moneta perde valore nel tempo se i prezzi aumentano e diminuisce la quantità di beni e servizi che è possibile acquistare con una certa quantità di moneta. In casi estremi, le persone smettono di usare la moneta e tornano a praticare il baratto. La deflazione può causare il problema inverso. Se il livello dei prezzi è in calo, è più vantaggioso detenere saldi monetari perché il denaro contante acquista valore. Quindi è più interessante tesaurizzare che investire in nuove fabbriche e altri beni produttivi. Questo può aggravare una recessione. - Le misurazioni macroeconomiche: IL PIL E L’IPC Come possiamo sapere che c’è una crescita a lungo termine dell’economia? Come lo misuriamo e valutiamo? Come possiamo confrontare le dimensioni di due economie di due paesi che producono cose diverse? Per capire che cosa è la crescita e come confrontare due economie utilizziamo il PIL (prodotto interno lordo) o la produzione. Più precisamente il valore del prodotto, quindi abbiamo bisogno di calcolare il valore della produzione e del prodotto. Ciò vuol dire che per calcolare il valore del prodotto abbiamo bisogno dei prezzi. Il PIL, è un modo per misurare la produzione aggregata, questa misura si trova nella contabilità nazionale. Quest’ultima è un sistema di contabilità finalizzato alla misurazione della produzione dell’attività economica aggregata. Per calcolare il PIL guardiamo alla contabilità nazionale. Il PIL è il valore di mercato. Definizione PIL: valore di mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti in un paese in un anno. Dunque il PIL misura quello che viene scambiato e quello che viene scambiato ma che non possiamo osservare. I beni usati non sono inclusi nel PIL e non è inclusa la vendita di attività finanziare (vendita di azioni) poiché non rappresentano la vendita di beni finali. - Prodotto: produzione, è la quantità di beni e servizi finali. I beni sono classificati in base alla loro destinazione e ci sono due tipo di beni: - i beni finali: prodotti dalle imprese che non sono consumati nella produzione ma dai consumatori. A loro volta sono PRODUCONO BENI FINALI EDURENDISONO suddivisi in: beni d’investimento—> beni acquistati dalle imprese allo scopo di generare un reddito (macchinari capannoni). E beni di consumo—> tutti gli altri beni, che sono consumati per proprio beneficio dalle famiglie ( pane, farina, automobili). - beni intermedi: sono quelli che non sono inclusi nel PIL, prodotti dalle imprese e interamente consumati nella produzione. Sono usati da altre imprese e quindi non sono finali perché non arrivano fino ai consumatori. I beni sono il consumo produttivo, poiché è il consumo fatto dalle imprese. (BENI D'INVESTIMENTO Le imprese producono beni e servizi usando beni intermedi, beni capitali, lavoro e risorse naturali. I beni capitali o capitale fisso, come macchinari, hanno un ciclo di vita maggiore del periodo di riferimento per la produzione. Sono simili ai beni GRANOX ES intermedi perché vengono impiegati nella produzione, ma differenti perché non vengono interamente consumati. L FARINA - STATOPRIMA La vendita di beni usati NON è inclusa poiché il loro valore è già stato conteggiate quando sono stati prodotti. La vendita di attività finanziarie, come azioni e obbligazioni Non è inclusa poiché non rappresentano la produzione di beni finali ma sono titoli di debito o proprietà di beni/ servizi esistenti che vengono scambiati. Dagli anni 2000 è stato adottato un sistema di contabilità che tiene conto del traffico di sostanze stupefacenti, prostituzione e contrabbando. A partire da settembre 2014, alcuni paesi, tra cui l’Italia, hanno deciso di inserire nel calcolo del PIL alcune forme di economia criminale, non osservata (non può essere tassata). Non è ovvio che si faccia. Quindi quest’economia non osservata non è stimabile, è composta da attività che possono essere legali e che non sono conformi alle norme legali e amministrative, e quindi sono nascoste. Nell’economia non osservata c’è l’economia criminale che è composta delle attività illegali, o legali ma che diventano illegali perché fatte da venditori non autorizzati. Nell’economia non osservata c’è l’economia informale che include le attività produttive che sono legali ,a che svolte da piccole unità produttive, e ciò vuol dire che è impossibile osservare queste attività. Ha senso includere queste attività nel calcolo del PIL? Per alcuni economisti la risposta è si, poiché per loro è importante sapere che l’economia è sommersa da attività criminali. Questo tipo di economia esiste perché non è legale, se queste attività diventassero legali? Non rappresenterebbero più questo valore, quindi questa stima ha senso perché non è osservata. In caso contrario sarebbe totalmente diversa. Magari ha senso mettere questa attività nel Pil, il problema è che mettere queste attività da un’idea sbagliata della sua importanza e la fa apparire più importante di quello che è. L’economia non osservata è la somma dell’economia sommersa e delle attività illegali. - Interno: il PIL considera l’attività economica che avviene all’interno di un paese indipendentemente dalla residenza legale dei lavoratori o dei proprietari delle imprese, non a livello nazionale. - Lordo: il PIL include sia gli investimenti di sostituzione sia quelli nuovi. Quindi gli investimenti destinati a sostituire gli ammortamenti, quote da tenere da parte per sostituire i macchinari. Il termine “lordo” implica che il PIL non tiene conto dell’usura o del deprezzamento del capitale (come macchinari o infrastrutture) usato nel processo produttivo. Il PIL è una variazione di flusso, non uno stock. Tutte le grandezze macroeconomiche hanno dei riferimenti temporali, possono essere un istante o un periodo. Il PIL è come il reddito annuo: misurala quantità riproduzione in un determinato periodo. - variabile che viene misurata in un periodo: è un flusso, un flusso è una variabile che viene misurata nell’unità di tempo. (PIL, tasso interesse, spesa pubblica, consumi) - variabile che viene misurata in un istante preciso: è uno stock (debito pubblico, capitale fisico, tasso disoccupazione). - La variazione di una grandezza di stock è una grandezza di flusso. Esempio: Capitale, ovvero “il valore totale dei beni capitali in uso in Italia al 31/12/23” → stock. Investimento ≡ variazione del capitale, ovvero “il valore totale dei nuovi beni capitali prodotti in Italia nel 2023” → flusso. Tipologie di Investimento: Investimenti fissi: acquisti di beni capitali o strutture (capannoni etc). Investimenti in scorte: variazioni delle scorte di beni finiti o semilavorati. Investimenti immobiliari: acquisti di nuove abitazioni da parte delle famiglie. ALTRE DEFINIZIONI… Prodotto nazionale lordo (PNL): la differenza tra l’interno e il nazionale è che quest’ultimo è il valore finale di tutti i beni e ↑ servizi prodotti in un determinato periodo di tempo, indipendentemente dal luogo in cui questi beni sono prodotti. Qui sono esclusi beni non nazionali e inclusi i beni nazionali che sono prodotti all’estero. DEPEZZAM TIENE CONTO DEL DEL CAPITALE A DIFFERENZA DEL PIL Prodotto nazionale netto (PNN): è il reddito dei residenti di una nazione dopo aver sottratto il deprezzamento del capitale.. Reddito personale: il reddito che le famiglie e le società di persona percepiscono. PIL NETTO PIL LORDO-DEPEZZAMENTO = C Reddito personale disponibile: reddito personale meno le imposte. IL CALCOLO DEL PIL Esistono 3 diverse metodologie per misurare il PIL 1) calcolare il valore totale (la somma del valore) dei beni e servizi finali prodotti in un’economia in un certo periodo di tempo—> significa calcolare il valore aggiunto prodotto in un’economia in un certo periodo di tempo 2) Calcolare la spesa totale per l’acquisto dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese. 3) Calcolare il reddito totale percepito in un’economia in un certo periodo di tempo. Contabilmente risulta sempre verificata l’identità -spesa beni finali= valore aggiunto= reddito IL PIL COME VALORE AGGIUNTO Il PIL è la somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo di tempo. I valore aggiunto è la differenza tra il valore delle sue vendite e il valore dei beni e servizi intermedi acquisiti da altre imprese—> è la soma del valore di mercato di tutti i beni e servizi finali escludendo il valore dei beni e servizi impiegati a stati intermedi della produzione o in altre parole è l’incremento al valore della produzione apportato da ciascuna unità produttiva. Per ciascun settore 𝒾, VA 𝒾= Valore della produzione - Uscite per i consumi intermedi dove Valore della produzione ≡ Vendite + Scorte di prodotti finiti per cui, PIL ≡ VA1 +VA2 +···+VAN dove si somma sui settori economici i = 1,... N Facciamo un esempio di economia composta da 2 imprese: Impresa 1 (acciaio): ricavi = 100, salari = 80, profitti = 20 Impresa 2 (automobili): ricavi = 200, salari = 70, costi (acciaio) = 100, profitti = 30 L’impresa siderurgica non usa beni intermedi Il suo VA è uguale al valore dell’acciaio che produce (i.e. 100). L’impresa automobilistica utilizza: l’acciaio come bene intermedio Il suo VA è dato dal valore delle automobili prodotte (200) meno il valore dell’acciaio usato come bene intermedio (100). Il VA totale dell’economia sarà dato dalla somma dei VA delle due imprese: 200 Il PIL come spesa in beni finali o aggregata PIL=C+I+G+X−IM C - Consumo(C) - beni e servizi acquistati dai consumatori (famiglie) E Beni durevoli = auto, televisori, etc. Beni non durevoli = alimentari, abbigliamento, etc. Servizi = istruzione, cure mediche, cure del corpo, etc. I beni e servizi acquistati devono essere di nuova produzione(non valgono i beni di seconda mano) Si considerano solo i beni di utilizzo finale beni e servizi vengono considerati al prezzo pagato da chi li acquista così le imposte sono comprese I nuovi immobili non fanno parte della voce consumi, ma di quella investimenti. - investimento (I) È a somma degli impianti, macchinari e attrezzature (per le imprese) o immobili (per le famiglie) - gli investimenti fissi: sono il flusso annuale di nuovo capitare che si aggiunge allo stock di capitale già esistente, e sono costituiti da: macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, e costruzioni. Sono considerati lordi perché comprensivi di ammortamento - investimenti netti= investimenti lordi - ammortamento Investimenti in scorte: la variazione dello stock di scorte delle imprese —> stock di scorte alla fine di quest’anno - stock di scorte alla fine dell’anno scorso Fanno parte di questa voce tutti i beni non venduti e, quindi, ancora nel magazzino. - spesa pubblica (G) Beni e servizi acquistati dallo stato, delle amministrazioni locali e dagli enti pubblici. Non include né trasferimenti (assistenza sanitaria e sociale) né gli interessi del debito pubblico. - esportazioni (X) Acquisti di beni e servizi nazionali da parte del resto del mondo - importazioni (IM) Acquisto di beni e servizi dall’estero effettuati dai residenti (consumatori, imprese, governo) - esortazioni nette (X-IM) Se X>IM: avanzo commerciale Se X la produzione di un paese genera un reddito di uguale valore. Chi contribuisce alla formazione del PIL riceve un reddito in cambio del proprio lavoro—> in base al tipo di fattore produttivo che viene remunerato abbiamo i salari, i profitti, i redditi da capitale… Il valore aggiunti viene distribuito tra coloro che hanno partecipato alla produzione dei beni e servizi sotto fora di redditi. La somma di tutti i redditi, per definizione, deve essere pari al PIL. PIL = SALARit PROFITTI + INTERESSi + RENDITE + IMPOSTE INDIRETTE Sussidi - [V. - c) + (V. V + c) ec. (V U CBF) (V V CBi) + Ve - - +.. (SOMMA SALARIT (SOMMA PROFITTI) TABELLASBAGLIATA È INTEMEDIO > - DEVO CONSIDERARE SOLO L'IMPRESAZ (RICAVI) XK IL PETROLIO ED È gia' CONTATO no iso 21 500 1)4 200 + 4 800 12 500. + = , , , 2) (4, 200 a) + 19 4 200) + 000 - , , - 4 goo (21 , 500 5006 21 300 - - = 12500 15 , 700 2 , 600 + 3) Somma Redditi : + 1000 + 2 200 , Il pil reale e nominale Il PIL nominale è la somma della quantità dei beni finali valutati al loro prezzo corrente. È necessario sapere come cambia, cresce il PIL e quali sono le ragione che spiegano le variazioni del PIL. La crescita del Pil nominale dipende da due fattori: - crescita della produzione (in termini di quantità) nel tempo - Aumento dei prezzo dei beni nel tempo. Il Pil può aumentare e la produzione (in termini di quantità) può diminuire: è il caso del Giappone nel 2010. Se vogliamo capire come cambia realmente il PIL dobbiamo calcolare quello che si chiama PIL reale, il quale è una versione del PIL in cui viene eliminato l’effetto della variazione dei prezzi. Per stimare l'aumento della produzione senza l'effetto dell'aumento dei prezzi, dobbiamo porci la seguente domanda quanto sarebbe l'aumento del PIL se i prezzi non fossero cambiati Misuriamo il PIL reale per neutralizzare la variazione dei prezzi. Come facciamo a calcolare il PIL reale? Dobbiamo fissare i prezzi di un anno di riferimento. Per esempio, se si usa il prezzo di un'auto nel 2020 come riferimento (anno base), otterremo il PIL reale ai prezzi del 2020. Il PIL reale è la somma delle quantità dei beni finali valutati a prezzi costanti e consente di misurare le variazioni della produzione del tempo escludendo l’effetto della variazione dei prezzi. È il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti nell’economia durante un determinato anno, calcolato utilizzando i prezzi di un anno base selezionato (come se i prezzi fossero rimasti al livello dell’anno selezionato). Permette inoltre di misurare la produzione e le sue variazioni nel tempo, escludendo l’effetto della variazione dei prezzi. In confronto (e come promemoria) il PIL nominale è il PIL misurato a prezzi correnti ↑ PR P N. P N. PR D N. PR & Qual è il Pil reale del 2021? Per cal oltre il PIL reale, dobbiamo moltiplicare il numero di auto in ogni anno per uno stesso prezzo. PIL 2020= 24.000 x 10 ⑧ PICREALE BASATO SO ANNO 1 2000 0 25 500 /an +Q - = Pz) = Pl , · · 2 200 · 0 25 = 550 2 ,. Il PIL reale non permette di misurare tutto, ci sono dei problemi, il primo di questi è che il Pil è interno. Il PIL è una misura TENENDO TUTTE LE ALTRE CONDIZIONI delle produzione aggregata di un paese ovviamente, ceteris paribus, un paese con una popolazione più numerosa ha un I PIL più grande. Questo è perché si calcola un PIL procapite. Il PIL reale procapite é una misura utile, in quanto rende comparabili economie di dimensioni diverse e misura la crescita economica. un aumento del PIL reale pro capite equivale a un'espansione della frontiera delle possibilità produttive di un paese → significa che la società può produrre e consumare di più. Il PIL ha inizio negli anni 40/50 ed è stato inventato come una misura dell’attività economica e in seguito è stato sempre più utilizzato come una misura del benessere sociale e anche del livello di felicità o di benessere del paese. Il problema è che il Pil non è adatto per fare ciò (Stiglitz). Ma rimane un indice imperfetto: - il PIL dipende da come il reddito nazionale viene impiegato (sanità ecc.) e distribuito - Non dice nulla sulla distribuzione del reddito e si rischia una disuguaglianza molto alta - Il PIL non considerai beni e i servizi che non sono scambiati sul mercato, come la produzione domestica, il lavoro volontario, ozio, autoconsumo ecc. ~PMpasenonAlza POPOLATO il Livello DifeiciAD Un reddito più alto non significa un miglioramento della qualità di vita (= paradosso di Easterlin). Per esempio, nel 2017 l'Italia rientrava nel 16% dei paesi più prosperi del mondo, ma era solo al 48° posto (su 155) secondo il World Happiness Report. Nel 2020, l'Italia era al 25esimo e l'anno scorso al 33esimo posto. Il paradosso di Easterlin Secondo il paradosso di Easterlin se il PIL procapite aumenta, aumenta pure la loro felicità. Ma questo avviene solo in una prima fase, quando viene raggiunto un certo numero di reddito la relazione tra ricchezza materiale e felicità non esiste più. Quindi, siamo in presenza di un dilemma: Da un lato il PIL non misura in modo adeguato il benessere e quindi, non è di per se un obiettivo politico appropriato dall'altro i policy maker considerano l'incremento del PIL come obiettivo delle politiche economiche E per uscire del dilemma, sono state inventati indici di benessere o di crescita alternativi al PIL: L'indicatore di Progresso Reale (Genuine Progress Indicator- GPI): che cerca di misurare l'aumento della qualità della vita L'Indice di Sviluppo Umano (HDI-Human Development Index): utilizzato dall' Organizzazione delle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri nel quale si tiene conto dell'aspettativa di vita del paese, dell'istruzione, tenendo conto del livello di alfabetizzazione e immatricolazione nelle scuole primarie, e del PIL pro capite L’Indice di Sostenibilità Economica (Index of Sustainable Economic Welfare) Il Subjective Well Being (SWB): con la scala di Cantril: da zero a dieci quanto sei soddisfatto della tua vita? L’IPC: indice prezzi al consumo I macroeconomisti ritengono utile avere un dato per rappresentare il livello di tutti i prezzi. Il livello aggregato di tutti i prezzi: misura il livello complessivo dei prezzi del paese. Per misurare il livello aggregato dei prezzi, gli economisti calcolano il costo di acquisto di un paniere di beni. Per sintetizzare l'evoluzione dei prezzi in una economia, gli economisti misurano la variazione media di prezzi e per calcolare questa variazione media, utilizzano un paniere che è un un ipotetico insieme di beni e servizi che si suppone la gente compri o che acquista un ipotetico consumatore. Il paniere è il paniere di consumo di un tipico consumatore urbano. Il paniere di mercato in Italia, 2023 Nel paniere utilizzato per il calcolo degli indici NIC e FOI figurano 1.885 prodotti elementari (1.772 nel 2022), raggruppati in 1.061 prodotti, a loro volta raccolti in 423 aggregati. Per il calcolo dell'indice IPCA, 1.906 prodotti elementari (1.792 nel 2022), raggruppati in 1.080 prodotti e 427 aggregati. ? a 175 · 100 55 Esistono vari indici dei prezzi, che dipendono: della popolazione dei consumatori alla quale si riferiscono; dal territorio preso in esame; dalla composizione del paniere di consumi considerata; dal tipo di prezzi considerati; RIGUARDARE SU SLIDEZ dal metodo di ponderazione; Ci sono 3 indici in Italia che utilizza l’ISTAT: f - indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività: è calcolato in riferimento all’intera popolazione presente sul territorio e anche all’insieme di tutti i beni e servizi acquistati dalle famiglie. - Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati: è basato sul medesimo paniere dei beni, ma non per quelli acquistati dalle famiglie, ma solo da quelle con a capo un lavoratore dipendente - Indice dei prezzi al consumo armonizzato ai paesi membri dell’unione europea: è stato sviluppato per misurare l’inflazione al livello europeo per permettere un confronto dei livelli di inflazione nei vari paesi dell’unione. È considerato diverso poiché questo tiene conto delle particolarità di ogni paese ma anche di regole comuni per avere la stessa ponderazione. I consumi consolidati vuol dire che i prodotti sono entrati nelle abitudini di consumazione. Ad esempio, in Italia, c’è un’abitudine di consumare il totano fresco. Ci sono 5 modi di raccolta prezzi: - scanner data - Uffici comunali di statistica - Direttamente dall’istat - Dal ministero dello sviluppo economico - Dall’agenzia delle entrate L’inflazione e deflazione L’inflazione è un aumento generalizzato e persistente dei prezzi di beni e servizi che determina una perdita di potere d’acquisto della moneta. ↑ Se si parla di deflazione si intende la situazione opposta dell’inflazione ovvero un calo del livello generale dei prezzi. La deflazione è la riduzione dell’inflazione. La deflazione differisce dalla disinflazione: la disinflazione è solo un rallentamento del tasso di inflazione (l'aumento del livello dei prezzi al consumo rallenta rispetto al periodo precedente in cui i prezzi erano in aumento) E, finalmente, si parla invece di stabilita dei prezzi quando il loro livello resta mediamente invariato nel tempo. Il livello generale dei prezzi misura il costo di un paniere di beni e servizi. DI UN AUMENTO GENERALE PROLUNGATO E + DIMINUISCEPOTERE DIACQUISTO MONETA AUMENTO BENEO SERVIZIO SINGOLO Bisogna fare attenzione a non confondere l’inflazione con l’aumento specifico dei prezzi. Nel procedimento di un'economia di mercato i prezzi possono aumentare o diminuire in funzione del bene. Il prezzo di un determinato bene o servizio si modifica quando cambiano le condizioni dell'offerta e/o della domanda di quel bene. Se gli aumenti e le diminuzioni dei prezzi si compensano, le variazioni dei prezzi dei singoli beni sono compatibili con la stabilità del livello generale dei prezzi. Ci sono vari tipi di inflazioni che dipendono dal livello di crescita dei prezzi: - moderata: (al livello più basso) I prezzi aumentano ma lentamente e in modo prevedibile - strisciante o rampante: corrisponde a un tasso di inflazione di meno del 3-4% all’anno - camminante: quando il tasso è tra il 3-4% e il 10%. La perdita di potere d'acquisto comincia ad essere significativa, e si aggrava con i successivi tipi di inflazione - galoppante: tasso di inflazione a due cifre fino al 50%. È stata osservata negli anni 70 a seguito dell’aumento dei prezzi In UN ALTRO PAESE del petrolio. La moneta perde potere d’acquisto e vi è una fuga di moneta. - Iper-inflazione: la gente trattiene la minore quantità possibile di moneta. Un esempio è la Germania nel 1922-23 e anche l’Ungheria dopo guerra, circolava la banconota di taglio più grande. Zimbabwe, nel 2008 (Ottobre), tasso di inflazione del 231.000.000,00% Questi tipi d'inflazione sono la conseguenza della sfiducia nella moneta: gli operatori spendono immediatamente i biglietti che ricevano. La velocità di circolazione della moneta è vertiginosa (La velocità di circolazione della moneta è il numero di - volte che una unità monetaria passa di mano in mano per finanziare il flusso annuo di reddito ossia il PIL nominale). Altra definizione: L’inflazione attesa: è l’inflazione che gli agenti economici si aspettano. È quella che viene incorporata nei comportamenti degli agenti economici, nei contratti e negli accordi tra gli agenti. L'inflazione imprevista: è imperfettamente attesa, quella che gli agenti non si aspettano. L’inflazione c’è sempre stata, quello che cambia negli anni è il livello di aumento. Ogni volta che un prezzo è bloccato, quando c’è una coda vuol dire che il prezzo non è bloccato al livello giusto. (Lunga fila al museo—>prezzo troppo basso). Fino alla seconda guerra mondiale i prezzi sono saliti a ogni conflitto e poi sceso di nuovo. Dal 1945 c’è una tendenza costante alla crescita. Gli unici cambiamenti odierni riguardano il tasso di inflazione, non il fatto che l'inflazione esista. Come calcolare il tasso di inflazione? L’inflazione generalmente si misura con riferimento all’IPC. In questo caso, il tasso d’inflazione è la variazione percentuale annuale del livello generale dei prezzi basato sull’IPC, in altri termini, l’inflazione di calcola come la variazione percentuale S dell’indice dei prezzi al consumo tra due periodi. Per calcolare l’inflazione utilizziamo la seguente formula: 𝝅= tasso di inflazione —> 𝝅= IPCt − IPCt−1/ IPCt-1 x 100 Ci sono tre modi per misurare il tasso di inflazione. Generalmente si misura con riferimento all’indice dei prezzi (IPC). - indice dei prezzi: prendiamo l’IPC di quest’anno - l’IPC dell’anno scorso / IPC dell’anno scorso x 100 - Indice dei prezzi alla produzione (IPP): deflatore del PIL. l’IPP misura il costo di un paniere di beni e servizi nel primo stadio di commercializzazione. Nel paniere ci sono materie prime come l’acciaio, l’elettricità e il carbone. L’IPP è considerato un indicatore anticipatore delle variazioni del tasso di inflazione. Spiega perché i produttori quando capiscono che la domanda va ad aumentare, alzano i prezzi dei loro prodotti. Aumentano i prezzi dei beni primari prima che aumentino quelli dei beni finali. L’IPP reagisce alle pressioni inflazionistiche (deflazionistiche) più rapidamente dell’IPC. - Deflatore del PIL: definito come rapporto tra PIL a prezzi correnti, nominale, e PIL a prezzi costanti, reale. La variazione del PIL nominale tiene conto delle variazioni diC quantità e di prezzi. La variazione delPIL reale tiene conto solo - => delle variazioni dei prezzi. Il confronto tra le due misure permette di ottenere il valore della variazione media dei prezzi tra un periodo e l'altro. Il deflatore del PIL esprime la variazione dei prezzi tra l'anno corrente e l'anno base: se il deflatore aumenta nel tempo significa che la crescita del PIL nominale è maggiore di quella del PIL reale → nel periodo considerato sono aumentati i prezzi. Consiste in un numero indice: il suo livello viene scelto arbitrariamente (è uguale a 1 per l'anno base). Permette di calcolare la variazione del prezzo medio dei beni finali prodotti in una economia. Il deflatore ha vantaggi e svantaggi nel confronto con l’indice dei prezzi al consumo. Il delatore del PIL riflette le variazioni di prezzo di un insieme di beni molto più ampio che l’IPC (il delatore del PIL ingloba più variabili—> permette di avere una stima molto più completa della crescita economica). Il paniere di beni utilizzato per calcolare l’IPC è fisso (resta immutato per un certo numero di anni) ma il paniere su cui si fonda il calcolo del deflatore cambia automaticamente nel tempo (cambia a seconda di cosa si produce nel sistema economico in ciascun anno). L’indice dei prezzi al consumo include i prezzi di alcuni beni importati, il deflettore del PIL include solo i prezzo dei beni prodotti all’interno. Tuttavia, il deflatore del PIL presenta qualche punto di debolezza: il tempo necessario per effettuare un calcolo completo è più lungo rispetto al IPC non considera l'economia sommersa e quindi non è del tutto preciso rispetto alla realtà L'indice dei prezzi al consumo e il deflatore del PIL mostrano trend molto simili nel tempo. Vi sono state però evidenti eccezioni, in particolare nel 1974 e nel 1979-1980. Quando il prezzo dei beni importati aumenta rispetto al prezzo dei beni prodotti all'interno, l'IPC aumenta più velocemente del deflatore del PIL (questo è esattamente ciò che è accaduto durante le crisi petrolifere del 1974 e del 1979-80). Quali sono le cause dell’inflazione e le teorie dell’inflazione? ⑧ Scuola di Cambridge Gli economisti della scuola di pensiero di Cambridge (Pigou, Fisher) spiegano l'inflazione partendo di una teoria quantitativa della moneta: la teoria quantitativa della moneta mette in relazione la moneta, i prezzi e la produzione attraverso una semplice equazione (che è anche un'identità, detta equazione degli scambi): M.v = P. y dove M è la moneta, v la sua velocità di circolazione, e quindi M.v è il volume della moneta in circolazione, P il livello generale dei prezzi e y la produzione reale, e quindi P. y è ilvalore complessivo dei beni e servizi prodotti o volume degli scambi (PIL nominale). L'equazione detta equazione quantitativa mette in relazione il livello dei prezzi e della produzione (P.y) con lo stock di moneta in circolazione (M.v) - V = P x y / M —> rapporto tra PIL nominale e stock di moneta. Esempio: se il PIL= 10 miliardi di euro, e se M= 5 miliardi, allora v=2—> ossia in media €1 ha finanziato €2 di spesa del PIL. - P= M x v / y—> per capire da dove viene l’inflazione possiamo scrivere l’equazione in questo modo. Per questa scuola il livello dei prezzi cresce con l'aumentare del volume della moneta in circolazione nell’economia. Se Y non cambia (=0) il cambiamento del prezzi dipende solo dal primo prodotto. Quindi possiamo dire che i prezzi crescono tanto quanto la moneta in circolazione. Se la moneta raddoppia i prezzi raddoppiano. Il livello dei prezzi diminuisce con l’aumentare dei beni e dei servizi che si scambiano. La stabilità dei prezzi viene garantita quando la circolazione di una nuova moneta (y) segue l'aumento della produzione (y). Questa scuola di pensiero dice che l’origine dell’inflazione è monetaria, non è reale. & La scuola keysiana Per Keynes, dato il contesto storico, l'inflazione non rappresentava un problema (durante la Grande Depressione c'era piuttosto deflazione). In generale, per i keynesiani, le ragioni della inflazione sono da ricondurre a eccessi della domanda aggregata sulla offerta aggregata. Tali gap possono essere determinati anche da shock dal lato della domanda (sia politiche espansive, sia monetarie che fiscali), sia da shock dal lato della offerta (riduzione dei fattori produttivi, shock tecnologici). - ⑧ La scuola monetarista Sviluppata a partire dalla metà degli anni 1950, la scuola Monetarista (Friedman) riprende la visione della teoria quantitativa della moneta, ponendosi in antitesi con la visione interventista keynesiana. È una scuola importante che ha avuto un'influenza grandissima negli anni 70 dopo che Frison ha ricevuto un premio Nobel nel 76, stesso anno in cui è andato in Cile. E moto importante perché è la base delle politiche economiche. L’idea è che la moneta è fondamentale nell'economia e deve essere controllata, ma non dal potere politico, poiché è troppo importante per essere lasciata in mano ai politici. Friedman insiste che l'inflazione ha un'origine monetaria, per evitarla quindi è necessario controllare l'offerta di moneta. Controllata non nel senso pragmatico, ma con regole chiare e fisse scritte nella costituzione degli stati uniti. I monetaristi sono contrari a Keynes, sono liberalisti di destra. Secondo lui gli economisti sono in grado di spiegare le regole di mercato a tutti i politici. Non pensano che la domanda sia importante, pensano che l’offerta sia alla base. Per in Monetaristi, l'unico fattore in grado di determinare inflazione è la moneta: l'inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario non può essere influenzata o determinata da fattori reali Quindi, non può essere usata nel lungo periodo per ridurre la disoccupazione (collegato a un concetto che si chiama curva di Phillips). RELAZIONE INVERSA TRA DISOCCUPAZIONE E > - TASSO DI INFLAZIONE TASSO DI La moneta è vista come qualsiasi altra merce. In presenza di eccesso di offerta di moneta gli individui se ne liberano acquistando sia titoli (come per Keynes), ma anche beni di consumo, determinando un aumento della domanda e un corrispondente aumento dei prezzi. ⑧ Perché l’offerta di moneta porta all’inflazione. Come possiamo collegare inflazione e offerta di moneta? I monetaristi riprendono la teoria quantitativa della moneta e fanno elle G ipotesi: 1) Nel breve termine la velocità di circolazione della moneta è fissa perché questo tasso di circolazione è determinato da fattori istituzionali e societari. Non è qualcosa che cambia facilmente. Es: la frequenza con cui i lavoratori sono pagati non cambia. Quindi gli agenti economici hanno l’abitudine di usare in un certo modo che non cambia. Forse questa ipotesi oggi, con le nuove forme di moneta, è un pò diversa. 2) I monetaristi credono che l’output Y sia fisso. Quest’ultimo è considerato fisso perché le condizioni in cui l’economia funziona sono date e quindi non possono cambiare così. Quindi se v ed y sono variabili fisse, le due variabili che possono cambiare sono la moneta e i prezzi e se l’offerta di moneta cambia m allora il Pil cambia. Essi affermano che può => variare nel breve periodo, ma non nel lungo periodo (perché LRAS è anelastica e determinata da fattori dal lato dell'offerta). Quindi un aumento dell'offerta di moneta porterà ad un aumento dell'inflazione. ⑧ Come fare per evitare l’inflazione? Evitare che l’offerta di moneta aumenti. Allo stesso tempo dobbiamo ammettere che - l’economia ha bisogno di moneta. Non possiamo fissare la quantità definitivamente. Abbiamo bisogno di moneta ma non dobbiamo emettere troppe monete. Friedman sosteneva che l’offerta di moneta dovrebbe aumentare un tot fisso all’anno (k%). Questo tasso di crescita k%, è determinato dagli economisti e non dai politici. Questo tasso di aumento dovrebbe dipendere da fattori istituzionali, economici sociali, è un calcolo complesso ma di tecnico, non politico. Quindi abbiamo una separazione tra l’economia e la politica. Questa regola è utile per facilitare le aspettative degli economisti. Per Friedman le aspettative sono molto importanti per capire come gli agenti economici si comportano e per fare queste anticipazioni hanno bisogno della regola del k%, che facilita un buon funzionamento dell’economia. La teoria monetarista attribuisce all’inflazione un eccesso di circolazione di moneta, c’è troppa moneta rispetto ai beni e servizi acquistati. Possiamo anche dire che l’aumento dell’offerta di moneta riduce i tassi di interesse, perché la domanda di prestiti diminuisce, stimola gli investimenti. L’aumento dell’offerta di moneta sposta la curva di domanda aggregata verso la destra. A questo spostamento della domanda aggregata diciamo anche che questo tipo di inflazione che viene dall’aumento di moneta è della anche “inflazione da domanda”. L’aumento della moneta ha un impatto anche sui tassi di interesse e sui prezzi. Quindi se aumenta l’offerta, i tassi diminuiscono. - Se questi ultimi diminuiscono, stimolano il consumo degli investimenti. Se il consumo aumenta e gli investimenti aumentano, allora la domanda aggregata aumenta. Qui abbiamo una forma di invasione che si chiama “inflazione da domanda”. Non è solo un’inflazione che viene dalla teoria monetarista, è una che possiamo definire in questo modo poiché significa che quando la domanda di beni e servizi da parte dei consumatori supera la quantità offerta sul mercato allora c’è un aumento dei prezzi. L’inflazione da domanda succede solo se l’economia è oltre il PIL potenziale o se è vicino a quest’ultimo, vuol dire che è quando l’economia è vicino al pieno impiego dei mezzi di produzione. Se non è vicino al PIL potenziale allora la domanda aggregata crea un aumento dell’offerta. & La scuola Cost-driven Questa scuola dice che l’inflazione avviene dalla spinta dei costi e parte da 3 assunti fondamentali: 1) I mercati non sono concorrenziali. Le imprese invece di prendere i prezzi che sono il risultato del gioco del confronto tra QUINDISONO la domanda e l’offerta, fanno i prezzi “Price maker” Es monopolio. 2) Le imprese non seguono regole massimizzanti ma soddisfacenti. Ciò vuol dire che non massimizzano il profitto, ovvero che Gli imprenditori non sono razionali quando decidono di fissare il livello dei prezzi. In termini economici vuol dire che non basano i prezzi sui costi marginali ma sul costo medio. 3) Le imprese fissano i prezzi su una legge “legge del mark-up”, vuole dire che il prezzo fissato dalle imprese è fissato con un maker—> p= (1+𝜇) Cm. Le imprese applicano un supplemento sul costo medio, che è la base che le imprese usano per fissare il prezzo. Quindi se le imprese non sono price makers il prezzo si basa sul costo medio. In questo caso quindi il prezzo dipende solo dal costo medio della produzione. Ma se le imprese sono price makers hanno la possibilità di aggiungere a quello, il costo medio—> p= Cm + 𝜇 x Cm (con maggiorazione). In questo caso l’inflazione può dipendere da due variabili: ANCHE IMERCATI SE RIMANE NON SONO CONCORRENZIALI LA CONCORRENZA MARK UP SUL - margine di ricarico, quindi dalla concorrenzialità del sistema delle imprese , - costi: se aumentano i costi delle materie prime, ad esempio, avremo inflazione importata, che può dipendere anche da deprezzamento o svalutazione della moneta nazionale. La maggioranza dipende dal livello di concorrenzialità, se il livello è basso allora la possibilità di aumentare i prezzi è alta e c’è una causa di inflazione supplementare, se il livello è alto le imprese non sono in grado di applicare la maggiorazione—> fattore che crea l’inflazione e sparisce. In questo caso si parla di “inflazione da costi”, inflazione che viene dai costi fai produzione e perché il livello dei prezzi dipende dal costo medio aumentato dal fattore che dipende dal potere che le imprese hanno sul mercato. I costi economici dell’inflazione Conoscere e controllare il tasso d'inflazione è molto importante, perché ci sono "economic costs" associati con l'inflazione. Cosa sono i costi dell’inflazione? Prima di rispondere, due commenti: L'inflazione non provoca direttamente una perdita di produzione (i costi dell'inflazione non si misurano direttamente in 1 termini di perdita), è diverso dalla disoccupazione, che si traduce in una perdita (diretta) di produzione. L’inflazione ha - un'influenza indiretta sull'economia → la variazione del livello dei prezzi influenza il potere d'acquisto → quanti beni posso - acquistare: -salario reale = il tasso di salario diviso per il livello dei prezzi P P w -redito reale = reddito diviso per il livello dei prezzi - -tasso d'interesse reale = tasso nominale meno il tasso d'inflazione (1 r) = = + = i p - 2 È Importante distinguere l'inflazione perfettamente attesa da quella imperfettamente attesa o inattesa. Com'è anticipata, è incorporate nelle transazioni economiche. Costi di inflazione perfettamente attesa = Tutti i contratti la cui validità si protrae nel tempo sono basati sul tasso anticipato/atteso (ad esempio, 5%), per compensare l'inflazione Quando l’inflazione e proteggereattesa, è perfettamente il potere d'acquisto gli agenti dei(lavoratori, economici individui imprese, i tassi d'interesse risparmiatori,nominali verranno ecc.) possono innalzati del 5%, prendere decisioni contrattuali e finanziarie che riflettono questa previsione. Tuttavia, anche in presenza di inflazione attesa, ci sono dei contratti di lavoro costi per prevederanno aumenti dei salari e anche un incremento annuo del 5% di tutte le retribuzioni anche, le l’economia: leggi fiscale saranno indicizzati (e gli scaglioni d'imposte, che verranno aggiornate ogni anno per allinearle all'inflazione) Non significa che non ci sono costi. Ci sono due tipi di costi: 2 A - costi con un impatto limitato: il costo di detenere la moneta e i costi associati al continuo aggiornamento dei prezzi di listino. Il costo di detenere moneta cresce con l’inflazione. Se il tasso di inflazione cresce—> il tasso di interesse nominale cresce —> il costo di detenere moneta cresce —> la domanda di moneta scende —> è necessario recarsi più spesso in banca, costo associato al consumo della suola delle scarpe per andare in banca (shoe-leather cost). Secondo, i costi associati al continuo aggiornamento dei prezzi di listino (menu costs) sembrano avere un effetto economico contenuto a livello individuale; tuttavia, è possibile dimostrare che questi costi possono generare rilevanti FREQUENTEMENTE MA UNCOSTO OPERATIVO inefficienze a livello aggregato. LE AZIENDE DEVONO AGGIORNARE PREZZI I DEI LORO BENI ESERVIZI + , IL CHE A 2 - Costi con impatto significativo: costi associati con le distorsioni di prezzi relativi, costi associati con il drenaggio fiscale, 3 costi associati con l’importo sui guadagni di capitale. PLe distorsioni dei prezzi relativi Le economie di mercato fanno riferimento ai prezzi relativi per allocare le risorse, uno degli effetti più significativi dell’inflazione è la distorsione del sistema dei prezzi relativi che si produce ogni volta che non tutti i prezzi crescono allo stesso modo simultaneamente. Un prezzo relativo è un rapporto tra due prezzi, uno può essere un prezzo in termini di ↑ un altro bene. Per gli economisti, in particolare quelli classici e liberisti, noi agenti economici calcoliamo tutto sulla base dei prezzi relativi. La cosa importante per capire il concetto dei prezzi relativi, è il concetto di illusione monetaria. Ciò vuol dire che non sono in grado di fare la distinzione tra grandezze nominali e reali. Se siamo vicini di illusione monetaria non possiamo pensare in termini di prezzi relativi, e quest’ultimo è una variabile reale. Alcuni prezzi si adeguano subito all’inflazione, ma altri sono molto più difficili da aggiustare, ad esempio i salari. Si parla in questo caso di prezzi vischiosi. In caso di inflazione, l’effetto della presenza di prezzi vischiosi è proprio alterazione dei prezzi relativi, questi ultimi sono variabili reali. L’idea è che l’inflazione, visto che distorce i prezzi relativi, distorce anche le decisioni degli agenti. 2) Il drenaggio fiscale SONO COLLATERALI EFFETTI POLITICHE FISCALI CHE DELLE ALTERARE POSSONO ILCOMPORTAMENTO ECONOMICO CHE DANNEGGIANO L'EFFICIENZA Altro costo dell’inflazione, dopo le distorsioni dei prezzi, ci sono le distorsioni fiscali. Queste ultime sono diverse perché non è un problema di prezzo. Il primo tipo di queste distorsioni fiscali è il “drenaggio fiscale”, il problema è che quando i prezzi aumentano, i redditi aumentano (non sempre). Quindi anche le tasse aumentano, ma c’è qualcosa che non cambia e sono gli scaglioni fiscali. Generalmente questi ultimi non cambiano. Quando i redditi crescono per l’inflazione, i contribuenti vicini al limite superiore di uno scaglione passano a quello successivo, più elevato, per una parte del loro reddito. I redditi verranno tassati con un’aliquota maggiore anche se l’aumento di reddito non è reale, non rappresenta quindi aumento di ricchezza. Ha un effetto amplificato con imposizione progressiva, pomice individui e imprese pagano imposte più elevate quando il loro reddito aumenta. Il salario è indicizzato sul tasso di inflazione. Il 25% è un aumento che non indica più ricchezza ma significa pagare un’imposta più importante. Drenaggio fiscale significa che gli agenti pagano più imposte anche se non sono più ricchi. Aumenta il drenaggio fiscale—> aumenta il guadagno del governo senza far niente, senza aver reato una ricchezza più / grande, solo per il fatto che i prezzi sono aumentati. strategia—> lo stato può aumentare il suo reddito. Extra reddito va dai 90 ai 140 milioni di euro. Gli effetti legati al drenaggio fiscale esistono quando i salari aumentano allo stesso ritmo dell’inflazione, quindi il drenaggio fiscale, scala mobile dei salari, è un qualcosa che dice che gli stipendi sono indicizzati all’inflazione. 3) Imposta sui guadagni di capitale Ulteriore problema ‹ caso delle imposte sui guadagni in conto capitale realizzati sul valore di Borsa delle azioni Se l'aumento dei prezzi delle azioni è solo il riflesso dell'aumento generalizzato di tutti i prezzi, si pagano tasse su un guadagno puramente nominale. Esempio: il 1/1/2023, comprate azioni per 5000 euro il 12/31/2023, vendete le azioni per 6000 euro, con un guadagno nominale di 1000 euro (20%). se il tasso di inflazione è uguale al 20% nel anno, il guadagno reale è zero pero, le tasse vengono pagate sui 1000 euro di guadagno nominale Più in generale, la normativa tributaria di solito non prevede un adeguamento del carico fiscale all'inflazione. L'inflazione può provocare un'alterazione del carico fiscale per individui e imprese, spesso in modi che il legislatore non aveva previsto e non ritiene desiderabile. Costi con inflazione imperfettamente attesa ↑ Il tasso di inflazione non può essere perfettamente previsto dagli agenti, se tale previsione perfetta fosse possibile, gli O agenti ne terrebbero conto nel definire i contratti a lungo termine. In questo caso ideale, tutti gli aggiustamenti dei prezzi sarebbero stabiliti in funzione dell’inflazione attesa—> gli effetti dell’inflazione sarebbero ridotti. La presenza dell’inflazione inattesa, invece, rende più difficile operare le scelte economiche, perché il sistema dei prezzi relativi diviene inaffidabile. Quando l’inflazione è imperfettamente attesa, si ha l’alterazione della distribuzione dei redditi in un modo arbitrario. Perché non è basato su qualcosa di economico e artificiale, non è la conseguenza di una decisione presa dagli individui, ma dal fatto che c’è un aumento dei prezzi. Ma più precisamente l’inflazione ha l’effetto di ridistribuire/trasferire la ricchezza dai creditori ai debitori. Se il tasso di inflazione effettiva è superiore all’inflazione prevista allora il reddito reale è trasferito ai debitori. In altre parole, l'inflazione - avvantaggia i redditi indicizzati, quindi quelli che non sono fissi e hanno un reddito variabile, e svantaggia gli agenti che percepiscono un reddito fisso, perché vedono il loro reddito diminuire quando i prezzi aumentano. Sono svantaggiati gli agenti che percepiscono un reddito fisso, mentre sono avvantaggiati gli agenti che percepiscono un reddito variabilile. - Svantaggiati: chi percepisce un reddito fisso (pensionati e lavoratori dipendenti), i creditori, perché la moneta che sarà restituita a chi ha concesso prestiti avrà un potere d’acquisto minore rappresentato dal tasso d’inflazione, i risparmiatori, perché in futuro si potrà acquistare una quantità minore di beni rispetto all’utilizzo presente. - Avvantaggiati: i debitori, perché restituiscono denaro che vale di meno (l’inflazione alleggerisce anche il peso del debito pubblico), i percettori di redditi variabili (commercianti, liberi professionisti) in un primo momento non subiscono danni dall’aumento dei prezzi perché adeguano i compensi e i listini dei prezzi al tasso di inflazione, lasciando il loro reddito reale invariato, gli imprenditori, traggono un vantaggio iniziale perché i prezzi d vendita si adeguano prima dei costi di produzione e la differenza rappresenta per loro un aumento del reddito. Esempio: tra il 1975 e il 2005 il livello dei prezzi negli Stati Uniti è quadruplicato: Il potere d'acquisto di tutte le attività e di tutti i crediti con valore nominale fisso si è ridotto a un quarto di quello iniziale → un titolo di Stato a scadenza trentennale da 100 USD comprato nel 1975 aveva un potere d'acquisto di 25 dollari del 1975 → Una pensione fissa (in termini nominali) dal 1975 si è ridotta a un quarto del suo valore iniziale. Alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.422 miliardi di € un aumento di un punto percentuale del livello dei prezzi ne avrebbe ridotto il valore reale di più di 104 miliardi di € Viceversa se l'inflazione è inferiore (o vi è deflazione). Non è solo problema di economia ma anche di ingiustizia sociale, quando c’è il reddito alto c’è questa ridistribuzione tra individui, a questo trasferimento non è legato al loro merito, ne conseguenza di decisioni, ma conseguenza d’inflazione. È ingiusto vedere diminuire/aumentare la ricchezza per l’aumento dei prezzi. Il fatto che ci sono questi costi quando l’inflazione non è perfettamente attesa, non vuol dire che gli altri costi non esistono. Esistono in concomitanza anche quando c’è l’inflazione perfettamente attesa. C’è un altro problema di deflazione. Dobbiamo essere preoccupati anche quando i prezzi diminuiscono. La deflazione può anche danneggiare gli agenti economici, i cittadini e l'economia, perché quando c’è i consumatori possono decidere di rimandare i loro acquisti nell'attesa che scendano i prezzi. I consumatori capiscono che i prezzi diminuiscono e quindi possono decidere che si devono aspettare un’altra diminuzione dei prezzi prima di spendere e fare spese. Quindi i consumi delle famiglie diminuiscono e la conseguenza delle imprese è che devono ridurre gli investimenti, l’impiego e il personale con un effetto cumulativo sull’economia che crea qualcosa che si chiama spirale deflazionistica. Quindi la deflazione che nell’immediato può comportare un aumento del potere d’acquisto ma la conseguenza è che si crea una spirale deflazionistica che può essere all’origine di disoccupazione, di una diminuzione delle spese e degli investimenti del consumo, una riduzione del modello d’affari e una perdita di ricchezza. Uno dei casi più famosi di inflazione è quello del Giappone tra l'inizio degli anni 90 e primi anni 2000. Il Giappone ha perso un decennio di attività economica e ricchezza. Si parla di declino perduto perché in Giappone le aspettative di diminuzione dei prezzi portarono i cittadini e gli agenti economici a rimandare i consumi creando problemi alle imprese che a loro volta hanno ridotto la loro attività. Quindi il fatto che i prezzi aumentano è molto costoso per l’economia ma il fatto che diminuiscono non è buono. I Il modello reddito-spesa Anche se, secondo Keynes, la propensione marginale al consumo è decrescente al - crescere del reddito, per semplicità, supponiamo che sia costante. Rappresentiamo la funzione del consumo come una retta, la cui pendenza (costante) è data dalla propensione reddito disp attuale reddito Tasse trasferimenti statali marginale al consumo. Tanto maggiore la propensione marginale al consumo, tanto maggiore ↓ sarà l’inclinazione della retta. propensione marginale al consumoe consumo 𝑃𝑀𝐶 = 𝐶 / 𝑌 = 𝐶0 / 𝑌 + 𝑐′ l’affermazione che il consumo cresca meno che proporzionalmente rispetto al reddito implica che la propensione marginale al consumo sia inferiore a quella media. PMC > c’. 3. La determinante principale del consumo è il reddito, mentre supponiamo che il tasso di interesse abbia un ruolo sostanzialmente irrilevante. Non compare, infatti, nella funzione del consumo così come in quella del risparmio. La figura 1 illustra la funzione di consumo corrispondente al comportamento delle famiglie nel breve periodo. Sull’asse delle ascisse si riporta il valore del reddito, mentre sull’asse delle ordinate i valori del consumo aggregato. Per ogni valore di reddito esiste un unico valore di consumo. La funzione del consumo 𝐶 = 𝐶0 + 𝑐′𝑌 è una retta, c’ la propensione marginale al consumo ne rappresenta la pendenza, mentre il consumo autonomo è l’intercetta sull’asse verticale. La propensione media al consumo PMC è data dalla pendenza di una retta (raggio) che dall’intercetta interseca la funzione del consumo nei suoi vari punti. Nella figura 1 è riportata anche la bisettrice, con la quale confrontare l’andamento della funzione del consumo. Sull’asse delle ascisse si riporta il valore del reddito, sull’asse delle ordinate i valori del consumo aggregato; per ogni valore di reddito esiste un unico valore di consumo. La funzione del C. è una retta (la PmgC) è costante). Quest’ultima rappresenta la pendenza della retta, inclinazione di quest’ultima è data dal livello della PmgC—> tanto maggiore la propensione marginale al consumo, tanto maggiore sarà l’inclinazione della retta). Dato che c1 < 1 - la funzione di Consumo è più piatta di una retta a 45º. Il consumo autonomo è l’intercetta sull’asse verticale. La PCM è data dalla pendenza di una retta (raggio) che dall’interdetta interseca la funzione del consumo nei suoi vari punti. Nel tratto in cui il reddito è compreso tra 0 e Y1, l’individuo consuma più di quanto guadagna, costretto ad attingere al suo patrimonio, ad indebitarsi o a vivere di doni o sussidi. Quando la retta del consumo e la bisettrice si intersecano consumo e reddito coincidono. Per livelli di reddito superiori a Y1, il consumo è superiore al reddito—> risparmia. Ovviamente il risparmio è dato dalla differenza tra reddito e consumo. Esempio: Si consideri una economia chiusa in cui i consumi siano pari a C = 500 + 0,7 Y ed il reddito sia pari a 10000. La nostra Propensione Marginale al Consumo (c’) è, dunque, pari a 0,7. Ciò vuol dire che ad un aumento del reddito gli agenti economici ne consumeranno il 70%. I consumi saranno pari a C=500+0,7x10000=500+7000=7500 La Propensione Media la Consumo sarà invece pari a 𝑃𝑀𝐶 = 𝐶 / 𝑌 = 500 / 10000 + 0,7 = 0,75. Ciò significa che il 75% di un reddito di 10000 sarà speso in consumi. - Un aumento del reddito di 1000 farà aumentare i consumi di 700. LA LEGGE PSICOLOGICA FONDAMENTALE DEL CONSUMO La PmgC è governata dalla legge psicologica fondamentale del consumo: "La legge psicologica fondamentale, sulla quale siamo autorizzati a basarci con grande fiducia, sia a priori per la nostra conoscenza della natura umana, sia per i fatti particolareggiati dell'esperienza, è che, di norma e in media, gli uomini sono disposti ad accrescere il loro consumo con l'aumentare del reddito, ma non tanto quanto l'aumento del loro reddito" (Keynes, 1936; tr. it., p. 256) Nel giustificare questa legge, Keynes non fa alcun riferimento a comportamenti ottimizzanti, bensì rimanda alla natura abitudinaria dell'agire umano e all'esistenza di una precisa gerarchia nei bisogni Keynes non spiega niente, ipotizza che gli individui si comportino così. Se il reddito corrente cambia, l' economia si muove lungo la curva Tutti gli altri cambiamenti spostano la curva. Quali sono le cause degli spostamenti? Le variazioni di c0 variazioni del reddito disponibile futuro atteso (ad esempio se gli individui si aspettano di essere licenziati) cambiamenti nella ricchezza aggregata (nel valore delle abitazioni, ad esempio) La funzione del risparmio Nell’impostazione Keynesiana il risparmio è il reddito non consumato, cioè il reddito (Y) e il reddito disponibile (Yd) meno il consumo (C), s1 è la propensione marginale al risparmio e 0< s1 misurata dal PIL reale 2)Il livello generale dei prezzi—> misurato dall’indice dei prezzi al consumo o dal deflatore del PIL. La curva di domanda descrive la quantità complessiva di beni e servizi che individui, imprese e stato desiderano acquistare dato il libello generale dei prezzi. La curva di offerta aggregata mostra la quantità di beni e servizi che le imprese desiderano produrre e vendere per ogni livello generale dei prezzi. Secondo tale modello il livello generale dei prezzi e il volume della produzione si aggiustano per portare in equilibrio domanda e offerta aggregata. La domanda aggregata Spostamenti lungo la domanda ⑧ La curva di domanda aggregata ha una pendenza negativa e ciò significa che una diminuzione del livello generale dei prezzi, fa aumentare la quantità di beni e servizi domandati. Mentre un aumento generale dei prezzi fa diminuire la quantità di beni e servizi domandati. & La curva di domanda di un particolare bene o servizio mostra come varia la quantità domandata di quel bene al variare del suo prezzi, quindi tenendo costanti i prezzi di tutti gli altri beni e servizi. E' fondamentale tuttavia notare che il meccanismo alla base del funzionament

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