Filologia A22: Corso di Filologia Letteraria PDF
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These notes cover the course of Filologia A22, discussing the nature of philology as textual criticism. Topics include the process of establishing a textual edition, factors influencing textual transmission (e.g., copyists' errors, cultural context), and the role of paleography in understanding textual development. The notes also discuss the concept of an archetype and the importance of editions in preserving and understanding literary language and sources.
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Filologia corso 1: 22.09.22 *Cos'è la filologia?* *Ci occuperemmo della filologia in quanto come critica del testo* - **Filologia**: amore per la parola, per il discorso, **attenzione per il testo**. Filologia in quanto critica del testo nel nostro corso. - Con critica del testo si i...
Filologia corso 1: 22.09.22 *Cos'è la filologia?* *Ci occuperemmo della filologia in quanto come critica del testo* - **Filologia**: amore per la parola, per il discorso, **attenzione per il testo**. Filologia in quanto critica del testo nel nostro corso. - Con critica del testo si intende l'insieme delle scelte che ci porta a stabilire l'aspetto del testo. Qualsiasi trasferimento di un testo dalle fonti che ce lo trasmette comporta un'operazione di tipo filologico, nel senso di critica testuale. Come trasferire quel testo dal/dai documento/i a una nuova forma di rappresentazione di quel testo. - Piccola operazione di critica del testo, trasmissione da copisti. - Problemi al momento della trasmissione. - La commedia di Dante è trasmessa da centinai e centinai manoscritti. Tanti aspetti del testo. Bisogna sapere su quali basi si è stabilito l'edizione nostro del manoscritto. **Avere un testo leggibile per noi**. - **L'edizione critica** non è qualcosa fatto per sempre. **Cambia sempre**. Nel 2065 ci sarà un'altra edizione della divina commedia. - **Il testo vive nel tempo**. - Non si stabilisce un testo una volta per tutto. - Tradizione: complesso delle testimonianze che mi trasmette un testo. - *Tradere* in latino. - Tradizione//trasmissione. *Come si pubblicano i testi?* - Critica del testo per arrivare all'edizione del testo. "*Cosa" si pubblica, quando si pubblica un testo?* - Non si deve pensare che una volta fatta un'edizione critica è per sempre. - **Testo attendibile**: testo come lo ha scritto lo scrittore vogliamo questo. Delle volte lo abbiamo\> gli autografi moderni sono più facilmente trovabile. Generalmente sono più abbondanti nel 800 900 perché meno lontano. Ma attenzione c'è il problema della tecnologia, dunque, i testi non sono più su carta. - Es di un testo lontano: *Petrarca, rerum Vulgarium Fragmenta* è trasmesso da uno manoscritto autografo (non da Petrarca ma del suo copista sulla sua sorveglianza). - Noi vorremo avere un manoscritto come quello del vaticano 3195 (canzoniere di Petrarca/rerum vul.) il quale è attendibile. - Ma **quando non abbiamo un autografo** come per es dante: non abbiamo alcun autografo di nessun tipo, né la *Commedia* né *VN*, per i manoscritti della *Commedia,* il testo più antico che accediamo è di 1330-1331, quindi sono 10 anni dalla morte di Dante. Non è molto ma oltre la distanza cronologica c'è la **distanza testuale**. Il testo di Dante (che alla fine qualcuno ha preso dopo che Dante morì e che ha diffuso) non ci è conosciuto ed è separata da noi da un numero di copie molto alto. È fondamentale individuare la forma più antico del testo a cui noi possiamo accedere. - I manoscritti hanno degli **errori,** dunque, non possiamo dire qual è il migliore. Quindi, io devo ragionare su un insieme di testimonianze che utilizzo per **ipotizzare e ricostruire il testo più vicino** possibile al testo dell'autore. un testo più vicino può essere lontanissimo di quello dell'autore. - Es: Plauto (II s av C). Quando abbiamo ricostruito il suo testo è stato disastroso perché molte lacune. Noi sappiamo che abbiamo testimoni più o meno antichi. Arriviamo a capire che il testo che leggiamo di Plauto deriva di un testo che circolava 500 anni dopo che Plauto ha scritto c'è stato una [perdita di informazione] e di conoscenze irrimediabile. Abbiamo speranza di potere scoprire i **papiri**. - **Il papiro** è un supporto molto leggero e che si **conserva** a lungo. Archeologici ancora oggi riescono a recuperare papiri. *Archetipo* Punto più alto. Momento di **origine.** Un testo che si trasmette, che viene copiato, viene copiato in un modo diverso con **errori che modifica il testo**. È [impossibile riprodurre un testo senza modificare] perché si passa da una grafia all'altra. Poi altri copisti copiano un testo che ha già degli errori dunque: o si copia gli errori e dopo di ché si può ancore aggiungere errori. *Derivano due testi diversi corretti* - Due tentativi di correggere gli errori dai copisti. - Oscurando l'errore che abbiamo in fronte a noi - Riportata la tradizione di un testo con copisti che hanno culture diverse, con ambiente linguistico differente. [La cultura dello scrivente poteva essere molto diversa]. Un testo veneto che veniva copiato in toscana veniva dunque toscanizzato perché la gente non parlava la stessa lingua in base al luogo. Possono essere toscani anche di lingua differente (pisano, fiorentino ecc) - La realtà della trasmissione dei testi è dunque complessa. accidenti molteplici. *La filologia come critica del testo* - Vuole conoscere questi accidenti, prenderne coscienza e avere l'ipotesi di istituzione - Economicità: meno ipotesi accessorie. Sta nel sapere tener conto di tutte le informazioni e nel formulare alla luce di quell'insieme di info l'ipotesi più economica - che comporta il più piccolo numero di ipotesi non documentate. Vale per qualsiasi ipotesi. - Dobbiamo avere informazione sugli **aspetti paleografici**: come ha scritto lo scrittore, su che basi, perché ci sono diverse forme di scritture che mi dicono anche come è nata questa tradizione e cos'è la cultura di quello che ha scritto. La grafia può essere, a secondo delle epoche, diversa. Lo scrivente può essere un uomo di cultura superiore a quello del copista ed è problematico perché chi intende bene il testo è più in confidenza con il testo e tende a cambiarlo. **E meglio il copista che non capisce e fa un errore allora che uno che capisce e tende a sovrapporsi al testo**. - Perché? Alcuni dicono che **dagli errori e più facile capire cosa si intendesse**. L'errore permette al filologo ad ipotizzare qual è il testo originale che ha potuto dare origine a quest'errore. *La filologia ha di sua alcune specificità:* Tutti questi meccanismi della filologia si applicano per qualsiasi tipo di testo e qualsiasi tipo di lingua. Ma delle volte con alcune specificità. - **La specificità** più italiana è quello che è stata la storia della lingua in Italia, l'evoluzione della lingua e cambiamenti in Italia, in rapporti a cambiamenti storici, istituzionale e culturale. - Pensiamo alla lingua letteraria: prima era molto diversificata regione per regione e anche all'interno di una stessa regione. Queste differenze non hanno solo una componente fisiologico-geografica ma anche culturale. La lingua si sviluppa in modo diverso e si trasforma continualmente. Dopo il 300, la lingua letteraria comincia, a secondo dell'opera e dell'autore, a convergere verso il toscano (Dante, Petrarca, Boccaccio). Chi scrive, scrive inevitabilmente in toscano perché sono modelli. Prima non esisteva la grammatica a livello educativo ma neanche letterario. Questo comincia ad esistere con le *prose del Bembo*, *1525*. La lingua si afferma come sistematizzazione culturale di questi grandi modelli letterari. - La filologia si occupa di testi anche che sono compresi prima della standardizzazione/ della stampa. *Trasmissione e trasformazione del testo* - La non-identità del testo nelle sue diverse testimonianze. - Le trasformazioni sono opere di chi legge e stampa il testo. Nel momento in cui non lo legge lo riproduce in un modo diverso. - Quando si copia un testo c'è diverse fasi. - Prima **lego** il testo e lo devo **memorizzare** primo di **scriverlo**. La memorizzazione non deve essere troppo lunga perché dimentico e faccio errore. Prima **mi detto il testo** (dettato interiore, "dicter", che mi dice cosa devo scrivere) **fase di dettatura** e **fase di scrittura** probabilità di sbagliare sono alte. - Quando un testo viene stampato\> trasmissione manoscritta vs stampa: copia fatta per sé (manoscritto), per un uso privato vs in un ambito come una bottega. Il copista poteva fare una diffusione regionale (non fuori d'Italia). L'editore invece, in molti casi lavora in un luogo ma per il suo tornaconto economico vuole che il suo libro si diffonda ovunque. Ciò comporta a una serie di modifiche (per essere capito da tutti). Molto presto gli editori capiscono che è un limite. Passando da un manoscritto a una stampa il testo deve essere regolarizzato. Non possiamo stampare a colori, c'è una riduzione. La stampa non è il manoscritto. Questo comporta diversi tipi di rifacimento di un testo. - Es testi riscritti: *l'Innamoramento di Orlando, Boiardo*. Lo vediamo che è stato riscritto perché hanno una tradizione a stampa. Edizione che venivano consumato, nessun esemplare. Il testo di B così com'era non poteva essere letto a causa della lingua. Dunque, è venuta riscritta. Le riscritture per secoli vengono lette. Il recupero dell'aspetto originale del testo comincia ad avvenire nell'800. *Filologia d'autore* - Il testo subisce **trasformazione anche meno problematiche**: dalla parte dell'autore. Cambia idea, lo migliora (o lo peggiora), **interviene** sull'autore. Dunque, in questo caso **abbiamo più originali** e non solo uno. Questi originali messi a confronto ci permette di sapere l'elaborazione del testo e la riflessione dell'autore. Quando abbiamo diverse redazioni d'autore (variante) abbiamo un ambito che si chiama **filologia d'autore**, filologia che si applica su casi in cui c'è variabile d'autore. Es: *Gerusalemme Liberata e Conquistata*, *Tasso*. -- -- *Edizione critica* - un'edizione critica non è un'edizione commentata ma può essere le due. Un'edizione critica che ha una parte di commento ma che non ci spiega il significato del testo. Es: inglese commedia. Corso 2 29.09.22 Esame: manuale Stussi. Il manuale Ageno è anche bene. *Testo 99\_Inglese\_Commedia\_PgV* - In alcuni casi il testo si determina da sé. Altri invece richiedono la giustificazione (cadde o caddi, che viene riportata in apparato come alternativa, e il commento di Inglese è che le variabili sono entrambi ammissibili, ma, come Petrocchi, preferisce usare l'intera sequenza ( vedere i commenti)). - L'introduzione arriva a stabilire i rapporti reciproci tra i vari testimoni e poi rappresentargli graficamente (con l'albero-stemma) e mostra che esistono delle "famiglie", ha avuta una discendenza che mostra che alcuni testimoni formano una famiglia - Es: ramo alfa. Es: *caddi* è in *mart* *triv ash parm* dunque in alfa. *Cadde* è *Eg* e *Ladianno*. Inglese ha mostrato bene che nella tradizione della commedia c'era stata un grand lavoro di passaggio delle lezioni da una famiglia a un'altra. Il Ladianno legge *Cadde* su *Caddi* che mostra che è stato corretto vuol dire che Ladianno **corregge** fenomeno di passaggio delle lezioni da una famiglia a un'altra si chiama **contaminazione**. - La distribuzione delle lezioni sullo stemma da un'indicazione che è cogente per il nostro testo. - Come si arriva a costruire uno stemma? E quando/come può essere utilizzato in questo modo? - Fissare un testo che poi sarà letto e interpretato è ancora più importante. Il compito dell'**editore** è di grandissima **responsabilità**. Le buone edizioni critiche sono quelle che ci mettono subito sotto gli occhi gli elementi su cui l'editore critico ha fatto una scelta. Elementi su di quali noi potremmo pensare fare una scelta diversa non deve affermare un modo di fare. La filologia è un'ipotesi critica formulare un modo tale che altri possono **proporre ipotesi diversi**. *"Edizioni" e circolazione* Due ambiti di studi: 1. **Filologia** che si occupa delle **copie** 2. **Filologia** che si occupa degli **originali** - Si deve sempre capire, soprattutto quando si occupa di testi antichi, se questi testi antichi hanno avuto edizioni (NB: prima non c'era la stampa). Editare vuole dire dare fuori (pas forcément stampare). - Edizione di autore vs edizione per iniziativa degli altri: - Per alcuni dei classici latini abbiamo info sul fatto che per es le opere di Orazio hanno avuto una prima edizione in tre libri. Poi Orazio aggiunge un altro libro, dunque, c'è una seconda edizione. dunque, il concetto di edizione non è legato soprattutto alla stampa. **Libri editi** vuol dire [**resi pubblico**.] - La differenza fondamentale: se un testo ha avuto un'edizione **di autore** (è l'autore che pubblica il proprio testo) a seconda del momento può essere un'edizione passato attraverso un manoscritto (dunque tradizione manoscritta) o una stampa. - Es: Bembo edizione che esce dopo la sua morte. Sappiamo anche però che Bembo ancora vivo ha diffuso le proprie rime in manoscritti di lusso che avevano destinatari specifici (es nipote del papa paolo 3), quindi in epoca di stampa ci può essere desiderio ancora di farci incollare un testo in modo manoscritto anche se la stampa esisteva. In epoca di stampa dobbiamo considerare che si facevano tutti e due. - È difficile che la pubblicazione esce in modo autografa perché le opere venivano dettato, ma la diffusione del testo attraverso l'autore possono essere più o meno controllabile e affidabile. Ma noi non siamo sempre in grado di mettere mani su queste prime opere ma mettiamo mani sulle copie delle copie delle copie. - Es: dante non ha pubblicato i canti della commedia, ha fatto circolare. Conclude in extremis il paradiso. Possiamo essere certo che dante non ha diffuso la commedia intera ma qualcuno **al suo posto**. La prima testimonianza che abbiamo "diretta" è un manoscritto che risaliva al 1330-1331 (10 anni dopo la morte di d) ma non è un manoscritto che veniva delle mani del poeta ma annotazione riportate del copista. Il copista annotta su questo manoscritto che non abbiamo più e che era incerto perché trovava una lezione in un manoscritto e un'altra lezione in un altro manoscritto; dunque, era difficile mettere mano su una tradizione leggibile. non c'era fonti sicure. La tradizione del testo era già **contaminata**. - Questo limite ci testimone qualcosa di importante: la lingua ci dice che quel testo è così corretto perché probabilmente lo ha trovata lì in Emilia-Romagna, dove Dante è morto, ed è iniziata la prima diffusione del testo in cui ha trovato una copia che evidentemente aveva una copia molto affidabile, molto sanna. Noi molto spesso su questa diffusione non abbiamo info, ma cosa accade ai testi? Cominciano a diffondersi e avviene in termini geografici e storici determinati. È probabile che il testo nel ramo alfa (testi fiorentini più antichi) sono testi che sono stati ri-toscanizzati, che non abbiano la lingua originale di D - Es: Orlando furioso di Ariosto: pubblica una versione e una nuova nel 21 poi, poi nel 32 una terza edizione che è molto diversa. Abbiamo manoscritti che ci documentano l'elaborazione delle aggiunte fatte per la terza edizione. Manoscritti che ci documenti il lavoro che Ariosto ha fatto per la terza edizioni. Sono documenti interni non scritti per la diffusione. Una parte delle carte su cui lui ha elaborato le aggiunti ci sono rimasti a noi. *Esaminiamo alcuni aspetti della tradizione dei testi* Due ambiti: - **Critica del testo** Paul Maas. - **Storia della tradizione**Giorgio Pasquali. Insiemi di fatti che vanno dall'aspetto del testo nella tradizione, il modo in cui il testo è stato copiato, letto, diffuso, modificato e trasformato durante la sua esistenza, ovvero tutti quelli aspetti della **trasmissione** del testo fino a noi che ci fa capire come è stato inteso il testo oltre che stampato. Include il modo in cui il testo è stato letto, capito, recepito e imitato nel tempo. - Come leggiamo il testo? Come lo capiamo? Per capire questo fatto che è fondamentale (autocoscienza di lettore) la **storia della tradizione** è fondamentale. Es: il testo di Dante passa una tradizione secolare su cui si può perdere la coscienza idee differenti. - Landino per es è vissuto in un certo contesto (quella Firenze lì). Se noi vogliamo capire Dante dobbiamo sapere che una certa cosa che noi sappiamo è invece un modo di leggere e di comprendere Dante che ha avuto origine in un certo momento, e in un momento lì perché a quei momenti si leggeva e capiva Dante **in un certo modo**. A secondo dei casi il ricava della tradizione dei testi è molto impegnativo. Di ciascun commento ci importa a sapere la tradizione, come è stato diffuso e quando. Quello che importa ritenere è che insieme alla critica del testo non dobbiamo mai dimenticare la storia della tradizione. *Esempio di un testo nella sua tradizione: ms. Laur. Rediano 9 -- ms. Martelli 12* Une image contenant texte, journal, capture d'écran Description générée automatiquement - Ci mostra che i testi sono letti in un modo oggi ma prima erano letti in un altro - Lettere diverse, colore (che non c'è sempre perché era un costo per stamparle). - La differenza fondamentale, rispetto alla nostra edizione, è la **segnaletica**. Non c'è punto nella prima edizione rispetto alla nostra. Per noi lo spazio bianco è importantissimo, ma gli poeti prima non era per loro importante. C'erano tecniche di scritture legate al risparmio per cui non c'era lo spazio bianco. - La nostra raffigurazione mostra che ci sono spazi, delle lettere maiuscole. Attenzione, prima la maiuscola non indicava che questa maiuscola deve avere la maiuscola, non significa questo. Queste due maiuscole hanno toccate (toccatura) questo colore sono toccate in giallo. Elemento di decorazione strutturale e ha uno significato in rapporto alla struttura metrica dello schermo. - Una cosa è certa: questo fatto era significativo in questo manoscritto e resta significativo per noi nel nostro manoscritto perché ha a che fare con la struttura del testo. - Titolo in rosso (nome dell'autore). - Abbiamo versi scritti tutti di seguito ma poi abbiamo una capo (*desfacto).* Questo segno, di un certo colore, ricompare di un altro colore. altra differenza tra i due: nella scrittura. Per es la *ç* è una grafia della Z. I tratti delle lettere non hanno tutti lo stesso spessore fa parte della tecnica di scrittura e richiede uno certo strumento. - Le parole non sono distinte come noi lo distinguiamo: es "*chio*" scritto tutto insieme, questo chio lo riscriviamo diversamente ("*ch'io*") - Serie di abbreviazioni. - Perché a "*desfacto*" va a capo? stabilisco che questo testo è un testo che ha una certa forma metrica, è una ballata (amore, fiore, la rima mostra la ballata). Questi stessi testi gli posso trascrivere cominciando a darli un aspetto diverso e può essere più o meno spinto (es mettere una punteggiatura che per me mi pare giusta) abbiamo bisogno di una punteggiatura che ci guida alla compressione del testo. Se io voglio trascrivere questo testo per renderlo leggibile posso/devo fare una serie di intervento. - Il testo sulla destra non è esattamente quello sulla foto (manoscritto). Corso 5 20.10.22 *Ms. Laur. Rediano 9 - ms. Martelli 12* - Rende fuoribile un testo all'interno del manoscritto per chi lo leggeva. - Noi siamo chiamato a fare uno **sforzo interpretativo** per avvicinarsi al testo e comprenderlo nella funzione, non semplicemente riflettere quello che troviamo. Sistema di rappresentazione con dei segnali (punto metrico che indica qualcosa in rapporto alla forma metrica). - Es: le lettere in giallo sono l'inizio dei piedi di una canzone. poi dobbiamo noi decidere come rappresentare. Noi lo possiamo trascrivere dando evidenza alla divisione dei versi e anche alle altre partizioni metriche (es. questo manoscritto è una ballata e compaiono rime che compaiono alla fine della ballata). - Così io posso intervenire (dibattito aperto però) sul sistema di **rappresentazione dei suoni**, ovvero i segni che io uso per rappresentare le parole non devono essere per forse quelle che vengono usate nel testo antico. - Es: *meravigliosamente* (gl-\> abbiamo un trigramma per questo suono c'è lo stesso suono gl di noi ma veniva rappresentato diversamente. Non è meravi[gl]osamente ma con il suono palatale di oggi). Quello che per noi sono **convenzioni** di rappresentazione grafiche dei suoni, anticamente non c'era fissato un'equivalenza chiara. - Es: l'uso della kappa che oggi non si usa ma oggi la kappa rappresenta bene il suono che c'è in "casa" queste convenzioni non c'erano perché non c'era una **grammatica canonizzata** e una definizione esatta dagli usi esatti e grafica dei suoni. - Gli allontanamenti a cui assistiamo sono dovuti non solo al fatto che trasformiamo il sistema di scrittura. - Es: ma *desfacto* che viene da *factus* è una grafia in cui non corrispondeva il suono CT. Ma *desfacto* va interpretato. "*Ma*" per noi è una congiunzione avversativa per prima non lo era. - Es: "ha" per convenzione lo scriviamo con la "h" (perché viene dal habeo latino). Se scriviamo "m'à" lo dobbiamo scrivere con l'accento sennò è una preposizione. La nostra convenzione è di scrivere "m'ha". - **Le lezioni** sono diverse su questo manoscritto, ciò significa che il manoscritto non è quello su cui il manoscritto moderno ha fissato la sua traduzione. Con manoscritti posso avere diverse lezioni. In alcuni casi posso avere la conclusione che ci sono due **lezioni d'autori** avvenuti nella tradizione. Es: disfacto vs *disfacta* mostra che c'è un lavoro dalla parte dell'autore che mostra una forma di lezioni diversi. *Riassunto* - Noi abbiamo i testi all'interno della tradizione, ogni testimone (manoscritto o stampa) ha una rappresentazione del testo. Ci sono sistemi antichi di rappresentazione del testo e noi non abbiamo sempre lo stesso modo (perché ci sono mutamenti), ma comunque abbiamo un nostro **sistema di rappresentazione**. Dobbiamo capire qualcosa di intrinseco al testo e qualcosa di importante. - Poi c'è il problema di come restituire il testo? Dunque, importante sapere come un testo è trascritto nei manoscritti ma anche che i testimoni che abbiamo sono già rappresentazione lontane da quelli che l'autore aveva del suo testo. Dobbiamo dunque dirci come il testo è rappresentato in questi testimoni? È come l'autore lo voleva? O no? tema importante per la *Commedia* di Dante: oggi i codicodici dicono di poter essere forse non lontano da come dante immaginava di rappresentare il suo testo. - Rappresentazione del testo sintetico, tutto il contrario che abbiamo nelle nostre edizioni commentate. Importante poter leggere il testo dando spazio al testo. - Ci sono casi in cui noi possiamo ingegnarci di avvicinarci all'idea di rappresentazione del testo che l'autore aveva (edizione curata dall'autore). - Dunque, Dal momento in cui noi pubblichiamo il testo avviene una **modificazione** *Punti importanti in un manoscritto* - Dobbiamo prestare attenzione alla **struttura materiale** e la **composizione** dei nostri testimoni manoscritti. Per capire come quel testo sta nel manoscritto e qual è l'origine del manoscritto (come è stato concepito) dobbiamo studiare le strutture materiale. I manoscritti sono di norma, invece i libri manoscritti, come i libri del resto a stampa, sono strutturati per fascicoli. Questa struttura per fascicoli è importante perché spesso nei manoscritti antichi la distribuzione della materia è in rapporto con la struttura materiale del fascicolo. Ci avviciniamo dunque a come il manoscritto è stato pensato e realizzato. - **La scrittura** è anche importante (la grafia) che troviamo utilizzato all'interno del manoscritto. Tipo della scrittura rientra nella paleografia (studio delle scritture del passato). È importante perché ci permette di **datare**, e anche perché il tipo di grafia ci consente di capire la **cultura** dello scrivente sapere se era uno **scrivente professionista** (pagato per scrivere) o uno s**crivente** che scriveva **per sé**? - Se noi prendiamo la grafia di uno grafista professionista contemporaneo a Petrarca per es, troviamo spesso la *[litera textualis],* che è una **grafia convenzionale**, cioè un'imitazione di scritture minuscole che Petrarca riprende e permetta a Petrarca di personalizzare. Quando noi troviamo 2 grafie di quel tipo è le compariamo a confronto, possiamo dire che è una scrittura per sé e ha una scrittura culturale molto forte e l'altro rientra in una convenzione. *Problemi puntuali:* - Chi usa una scrittura mercantesca è qualcuno che non ha fatto studi umanistica ma ha solo imparato a scrivere ha come mestiere quello di scrivere. Non ha avuto una formazione come ha avuto quello che si occupa di testi scritti. La grafia ci dice la cultura di quello che ha scritto e questo a noi serve perché ci permette di valutare quello che leggiamo nel testo. Se qualcuno trascrive une testo e ha una cultura tecnica e utilizza una grafia mercantesca potrebbe vedere gli errori di qualcun'altro. Dall'altra parte potrà evitare più facilmente gli errori. Se un mercante, un banchiere o un architetto scrive testi che ha aspetti tecnici, per un verso lui capisce meglio quello che sta leggendo, e dall'altra parte, proprio perché ha più confidenza con la materia, potrà più facilmente decidere di **intervenire sulla materia**. lo induce ha modificarlo perché capisce meglio qualche cosa e dunque trascrivere più facilmente MA può anche modificarlo dunque per noi è una sciagura. Vogliamo il **testo originale**! *Altri problemi puntuali* - Riconoscere le **lettere**, conoscerle abbreviazione e scioglierle. - Resa del testo (**mise en page**): inseriti segni di punteggiatura per es *Problema fondamentale* - la rappresentazione dei suoni: - **due aspetti**: non sempre noi passiamo essere certi su **quale suono che rappresentava una certa grafia**. Difficile stabilire il nostro equivalente. Poi ci sono casi in cui certe grafie, utilizzate in scrittore autografe (es Petrarca) o perché utilizzate in modo sistematiche, sono **grafie non ortofoniche**. Es: *chasa, chosa, chiesa* (noi oggi) le grafie veramente latineggianti, come la congiunzione "et", deve essere letto "ed" perché è un fatto grafico. In casi in cui una grafia, o è etimologica, tipo *desfacto*, o è una grafia che in certi ambienti si è mantenuto come fatto che possiamo riconoscere come identità culturale, possiamo decidere di conservarla con una grafia che non è ortofonica. - **Mengaldo** studioso di Boiardo con *Amorum Libri*. Mengaldo ragiona nella nota sulla grafia, sull'aspetto grafico del testo di B. nuova idea della rappresentazione grafica dei testi. Idea di una cancellazione e ricerca di tratti ortofoniche con abitudine nostre. Noi dobbiamo nella nostra edizione moderna decidere come rappresentare ciò che è rappresentato in un certo modo nel testo antico e anche le pagine. Noi recepiamo una serie di convenzione senza renderci conto. Nel momento in cui noi vogliamo restituire testi antichi dobbiamo capire se nella rappresentazione antica c'è qualcosa di specifico da ritenere. - Es: le edizioni moderne non mostrano i versi della stessa maniera. Se io ho il verso che esce fuori distinguo le partizioni ma se sono tutti allineati faccio fatica perché devo vedere riga per riga. - A un certo punto tra 800 e 900 si è cominciato a fare diversamente. Era più economico fare rientrare 4 versi e le altri tenerli a margine. - La composizione ha piombo funzionava lettere a lettere e alla rovescia (à l'envers quand on imprime). Nel 800 si comincia ad usare il lino tipe. Cioè una composizione a piombo con machine che avevano il piombo fuso in sé. Con un sistema di battitura si scriveva la riga e veniva fusa. Le iniziali dei versi sono sempre state a maiuscola perché mostra un segnale che si ricomincia la misura. Non significa la stessa cosa di oggi era una convenzione generale. - **Le decorazioni e illustrazioni**: non possiamo riprodurle problema perché incerti manoscritti noi abbiamo decorazioni che sono realizzate con la partecipazione dell'autore o dello scrivente. - Es: abbiamo opere di Dante scritto da Boccaccio. Alla fine del testo abbiamo una biografia di Dante e le sue opere. Poi c'è una rubrica rossa e dopo un iniziale molto decorata. Si vede lettere che hanno decorazione anche e toccate con un colore. Questo sistema di segnaletica testuale. Rappresenta nelle iniziali il sistema delli inziali pensato da Boccaccio. Si è capito che i sistemi delle maiuscole guida a un certo tipo di lettura della sua opera. può avere un **ruolo** molto **importante** nella **decifrazione** e fruizione dell'opera. *MSS. completi della VN di dante, foglio distribuito* - Noi su tutti manoscritti dobbiamo fare una serie di valutazione - Quell'opera di dante non ha proda alla **stampa**. L'opera nel suo complesso ha proda alla stampa tardo (1550). La prima edizione della VN è l'edizione delle sole rime della VN che escono a stampe nel 1527. Il ché ci dice che, quello che è diventato per noi un testo fondamentale da leggere con un romanzo, a stampa a proda molto tardi. - Ragioni: sono legate agli aspetti problematici religiosi. Beatrice è un essere divinizzata censura. - Larga **circolazione** manoscritta del testo, forse a lungo ha anche inibito una riproduzione a stampa del testo interrogativi che ci possiamo porre. - Perché ci importa come è stata letta nel 400 500? - Risalire come dante vedeva la propria opera e anche come è stata trasmessa. L'idea che abbiamo della VN non ci arriva direttamente dalla mente di dante, ma ci arriva attraverso la **tradizione**. Noi possiamo capire come ci poniamo di fronte alla VN se prendiamo atto e conoscenza di come nel tempo quest'opera è stata letta perché determina come noi la leggeremo risalire dunque prendiamo consapevolezza **storia della tradizione**. Importa non solo per aspetti strettamente testuali. - Manoscritto *descripto* lo abbiamo ma abbiamo anche un altro manoscritto da cui discende. Non entra nella determinazione del mio testo. Per la **critica del testo** io ottimizzo il mio lavoro. Ma per la **storia del testo**, che permette di capire il testo, mi importa tutto - **storia della tradizione vs critica del testo**: binomio che da nome a una delle più importante opera che è di Giorgio Pasquali, *Storia della Tradizione e Critica del Testo*. Questo libro nasce dalla recezione di un libro di teoria della critica del testo "Text Critic". Pasquali scrive un libro dove mostra **come la conoscenza dalla storia della tradizione ci permette di capire come un'opera è stata letta** (opera classica) **ma anche in alcuni casi di come ragionare sulla storia della tradizione ci può renderci conto di zoni che non si può trascura dalla critica del testo**. *Machiavelli, de Principatibus foglio:* - Notiamo che l'età dei manoscritti sono tutti vicinissimi all'opera. Sono testimoni tutti prossimi al momento in cui l'opera è stata scritta (attorno 1520). L'opera va a stampa e dunque poi si diffonde. Ma nottiamo che sono tradizione molto diversi da quelli di dante. Giro molto ristretti di anni. Persone molte vicine a Macchiavelli (es manoscritto L e P e R sono di piaggio Buonacorsi che era amico di Macchiavelli) ci dice moltissimo di **come circolava il testo**: In **coppie molto vicino da Macchiavelli** o pure affidato da copisti professionisti. Ci sono alcuni questi manoscritti che hanno una patina fiorentina emiliana romagnola. non è evidentemente quella dell'autore ma risultano tra quelli più affidabili. C'è una classificazione fatto da Giorgio inglese ma dopo dice che ci sono aspetti della storia della tradizione che per noi sono molto importante. *Critica del testo* - Strumenti che si usano per la classificazione dei testi: - **gli errori** - Dobbiamo stabilire se questi testimoni sono **imparentati** tra di loro e in che modo. Ovviamente tutti sono imparentati perché conservano lo stesso testo, ma dopo di ché dobbiamo capire se alcuni, manoscritti sono più vicini a quali altri testimoni o più diversi. - Guardare quali che si **assomigliano** di più. Guardare le **differenze**, le **varianti** tra un testimone e l'altro. Meno differenze ci sono, più vicino sono i miei testimoni. Ciò che più me serve è la presenza in testimoni diversi pertinenti al testo originale. Se nel testo ho qualcosa che è il risultato di **un'innovazione** sicura, allora io o un elemento per dire che queste testimoni sono insieme perché tutti mostrano qualcosa che sicuramente non è del testo originale es: sonetto in cui manca la seconda quartina. Ma ho più testimoni a cui manca la seconda quartina innovazione sicura **errori comuni** che vale in quanto innovazioni. Possono anche essere rimaneggiamenti che vere e proprie errori e ciò mi aiuta a stabilire che questi testimoni sono apparentati. Corso 6 27.10.22 *Filologia delle copie* ***Innovazioni** e le loro importanze:* - Il rapporto fra due o più testimoni è la divisione di qualche cosa che noi possiamo essere sicuri non ci fosse nel testo originale **errore**: può essere un testo a cui manchi dei versi o un testo che sia tutto in endecasillabi e che abbia versi che sono decasillabi o dodecasillabi. valutazione più sottile. Possono essere o relativamente semplice o più difficile. Un testo in versi ha delle misure, ha una metrica che lo regola e il mancato rispetto di quella metrica configura un errore. - In molti casi non se ne accorgiamo della mancanza di un pezzo del testo. Il concetto è un concetto di **innovazione** (non sono veramente errori ma **tradimenti** dell'aspetto originale del testo) - Esempio di un **tradimento** (innovazione): la VN di dante. Manoscritto scritto da boccaccio. Capiamo bene che c'è un aspetto di storia della tradizione rilevantissimo. L'opera dedicata da Boccaccio a Dante è stata lunga, molto studiata. È un nodo della tradizione della cultura. Ciò che Boccaccio fa sul testo Dante influenza la tradizione per secoli. - Es la *commedia*, per secoli il testo è quello di boccaccio. All'inizio della VN c'è una lunga nota scritta dallo stesso boccaccio. Inizia con la parola *Maraviglieranosi.* Lui sta dicendo che ha modificato il testo. Spiega la prima ragione per cui ha fatto questo ("*la seconda ragione*"). Dice una cosa intrinseche che riguarda la struttura testuale. Dante, a un certo punto, si è pentito di questo libro giovanile. Boccaccio fa una dichiarazione preliminare rivolta ad un pubblico che b conta d'avere in questa sua opera di trascrittore dell'Opera di d. Soleva un **dubbio** sulla struttura stessa del manoscritto. - Poi si arriva al primo sonetto. La divisone è in due parti come b lo dice in margine. Poi il manoscritto si presenta con la divisione in margine questo è un'**innovazione** delle parti di Boccaccio, un rimaneggiamento. Ha dovuto fare piccoli interventi perché ciò che rimaneva nel testo avesse una sua continuità. Ha suturato il testo in modo che non ci fossero discontinuità. *Esempio macroscopico di innovazione* - Se noi consideriamo quella che è la diffusione della VN: Stemma della VN: è una rappresentazione stemmatiche dei rapporti tra i vari testimoni. Riguarda le innovazioni certe. Stemma della VN articolato in un ramo *alfa* e ramo *beta*. Poi c'è *k* minuscolo e *b* minuscolo. B= è uguale al toledano. (uno dei manoscritti autografo di boccaccio). Nella famiglia alfa che deriva dal toledano, deriva una serie di altri manoscritti. lo sviluppo di b3 mostra quanta parte di tradizione deriva della tradizione di boccaccio. Grandissima parte della tradizione. Dentro c'è il nostro manoscritto kappa 2. Significa che tutta questa tradizione, che deriva da boccaccio, si è trovato davanti al testo di boccaccio. Tutti avevano divisone messi a margine. - Come si sono comportati i copisti di fronte a questa divisione a margine? (esempio macroscopico di innovazioni) Alcuni hanno rispettato quello che si trovavano davanti a loro. Quello che accade, è che le divisioni messe in margine, quando un manoscritto appartiene a b minuscolo e appartiene al manoscritto di boccaccio (divisione in margine), sono state rimesse nel testo, senza modificare le alterazioni che aveva introdotto boccaccio. Dunque, noi troviamo sia le divisioni nel testo di boccaccio ma anche quello che sono rimesse. Dunque, l'intervento di boccaccio aveva lasciato traccia nella tradizione. È un esempio di innovazione che i copisti hanno cercato di rimediare. Hanno tentato di ricostruire **microscopicamente**. tutti questi derivano di b minuscolo. Derivano da un manoscritto, il toledano, che noi possediamo \> significa che tutto questa tradizione è una tradizione che indichiamo "*descripta*". Ovvero, questa parte di tradizione discendono da un testimone conservato. - Poi le innovazioni sono questione di singole lezioni. Consideriamo un esempio: Ariosto, *rime.* Manoscritto miscellaneo di rime volgare. Tra 400 e 500 c'è una grande diffusione di manoscritti, tra cui vengono circolati molti manoscritti di grandi autori. - Quindi possiamo avere un errore ma certi errori indotti del testo possono essere errori commessi da più persone indipendentemente l'uno dall'altro, ovvero possiamo scrivere *ostro* senza renderci conto che è un errore *Tipi di errori* - Sulla base di questo, noi sappiamo che ci sono errori **monogenetici** e **poligenetici**. - Se l'errore è **monogenetico** (=più copisti hanno commesso l'errore, [errore ereditato per copiatura]), deduco che chi ha quell'errore deve avere recitato da un antigrafo (testimone da cui quella copiatura è derivata) che presentava già l'errore. - D'altra parte, se l'errore è **correggibile** non è detto che il copista che ha l'errore non copiava di un testimone che l'aveva. Uno può copiare di un testimone che ha l'errore monogenetico ma lo può correggere. Ma se l'errore è monogenetico ma non correggibile deriva dunque di un testimone che aveva l'errore. - *È meglio avere un errore monogenetico o poligenetico per stabilire la parentela tra testimoni? Ed è meglio che l'errore sia correggibile o non correggibile?* Non correggibile e monogenetici. Quello monogenetico mi dice anche sulla parentela di chi ha anche l'errore. - Errori **congiuntivi** e **separativo**: - errore **congiuntivo** (errori comuni) è un errore **monogenetico**, che mi certifica che i testimoni che ce l'hanno ha una discendenza di una comune modifica di quell'errore. - Se invece dico che questo errore monogenetico è **separativo**, sarebbe un errore **non correggibile**. La sua funzione separativa è separativa nel senso che quando io ho alcuni testimoni che prestano quest'errore congiuntivo vuol dire che **i testimoni che non hanno quell'errore non discendono da qui**. Se ho un gruppo di testimoni alfa, stabilisco che appartengono ad alfa perché hanno in comune un errore congiuntivo, ovvero **monogenetico** mi dice qualche cosa sulla loro parentela. Se invece è **monogenetico ma non è correggibile** posso dire che non deriva da alfa perché i testimoni di alfa hanno in comune un **errore separativo**. Ma però c'è il fenomeno di **contaminazione**!! VEDERE NOTI DELLANNO SCORSO - Errore **congiuntivo** (monogenetico): è c**orreggibile**. Se invece questo errore è **separativo** (attenzione: lo stesso errore può essere congiuntivo e non correggibile) ha avuto un'origine unica e non può essere corretto. L'errore separativo separa da chi ce la chi non ce la. Se l'errore è monogenetico e separativo, mi circoscrive una famiglia. chi non ha quell'errore non fa parte della famiglia - **L'errore poligenetico** (diversi copisti possono produrre questi errori) di per sé è **separativo** se **non è correggibile**. La funzione separativa è limitata ai singoli manoscritti che presentano quest'errore. - **L'errore separativo** può essere **monogenetico** e **poligenetico**. Il problema è che mi definisce una famiglia, dunque, mi separa una famiglia. Ma io posso aver errori separativi poligenetici distribuiti nel mio stemma. - **Contaminazione**: chi contaminava aveva un testo che di cui non era completamente soddisfatto. Confrontando le due versioni ricostruiva qualcosa che gli sembrava **migliore** dell'altro testimone. - Registrando queste differenze, se chi collazionava era attento, e aveva un manoscritto che non aveva errori del suo manoscritto (es il testimone di beta allora che lui ha un testimone che discendo di alfa) può correggere tutti gli errori che discendono di alfa vedere B1 sul foglio (il disegno). Se collazionando il manoscritto b1 senza rendersi conto di un errore di beta. - Invece, se corregge un manoscritto di beta e lo colloca con manoscritto b1 che discende di alfa, **l'errore è grave** criterio di minoranza e di maggioranza. - Tentativo di **sanare l'errore**: più difficile per noi da riconoscere. Tentativo di **migliorare** il testo cercando le lezioni di altri testi ma ciò porta a una contaminazione. - Se questi errori sono **sia di alfa e di beta** e sono monogenetici e congiuntivi dobbiamo presuppore che si è avvenuta una **contaminazione** oppure dobbiamo suppore che sopra alfa e beta esistesse uno **stadio intermedio** della tradizione da cui sono dicesi alfa e beta. - Devo **valutare**: sono errori o innovazioni certe? Posso stabilire che uno dei testi deriva di una modifica dell'altro (innovazione sulla base dell'altro)? Io non sono in grado di rispondere. Posso magari dire uno mi convince di più ma nessuno dei due è errata. [problema]. Questi casi che poi noi dobbiamo valutare alla luce della classificazione dei testimoni di cui siamo arrivati. Se abbiamo uno stemma che può essere utilizzato per le varianti delle lezioni non erronee, lo stemma mi concede di prendere una decisione fondata, ovvero stabilire che una è più probabile dell'altra. Questi testimoni di distribuiscono in due rami. - Se V e P condividono una lezione non erronea (vedere foglio) la mia conclusione è che è molto probabile che la **lezione innovata** sia quella di L, gli altri due che hanno una discendenza diversa hanno **modificato** il testo **indipendentemente** dall'altro. L'**innovazione** è quello del testimone **isolato**. - Non esistono manoscritti senza errori. Piu il testo viene tramandato più si accumulano tracce della sua storia. - Se noi non abbiamo tutte le tappe intermedie è difficile. Riconoscere nella uniformità del testo ciò che nel testo si è depositato nella sua trasmissione. Studio di insieme di ambienti di scritture, trasmissione, modifiche linguistiche ecc. aspetto di **critica testuale** e della **storia della tradizione.** *Filologia degli originali* - O dei **manoscritti** o delle **edizioni** che discendono direttamente dalla **volontà** o escono direttamente dello scrittoio dell'**autore**. Questa filologia si occupa di originali e non di coppie. - Non abbiamo il problema di risalire all'originale ma di **documentarlo** in modo **migliore** possibile. Se noi abbiamo originali che non rispecchiano uno stesso momento di elaborazione del testo della parte dell'autore, allora la nostra edizione critica deve essere tale per cui i nostri lettori potranno fruire in modo economico potendo osservare come quel testo è stato trasformato dall'autore vicenda di **elaborazione autoriale**. - Mi permette anche di vedere come è stato modificato nel momento in cui è stato elaborato. La documentazione può essere complessa ma concettualmente è semplice. - Es: Manoscritto di *Ariosto*: mi è documentato come l'autore ha rielaborato-ripensato il suo testo. - Anche in questo caso ho un testo e un **apparato** ma è diverse della filologia delle copie. - Es di *Ariosto*: Apparato mi permette di sapere cosa c'era nel 16 e nel 21 (chi leggeva come). Apparato di un'edizione critica. Questi apparati sono di norme diacronici (nel tempo). Nel canto 20 c'è una lezione presente in tutti e 3 testimoni che però l'editore ha ritenuto essere una lezione da correggere. - Avere le modifiche dell'autore è utile per noi. **Non esiste** per l'autore **un\'unica possibilità** e lo vediamo. L'autore ha un percorso che lo porta a definire nel suo testo. L'autore nel tempo insegue un'idea continuando ad avvicinarsi all'idea che ha e modificando la sua precedente ci insegna molto di com'era l'autore e il suo sentimento nel confronto di ciò che stava facendo. - Per **contini** non importa le edizioni. Invece noi diciamo che le edizioni critiche ci serve perché poi possiamo esercitare quella critica. Quando abbiamo diverse redazioni dobbiamo decidere che cosa mettere a testo. - Ad esempio Manzoni scrive due tragedie. Le pubblica una nel 1820 poi 1822. Poi si dedica ai promessi sposi (1827) e poi vuole rivedere tutta la sua opera. Poi lo pubblica tra 40 e 42. Poi ritocca le sue opere drammaturghe (ritocca linguisticamente). La decisone di mettere a testo una scelta o l'altra e una decisione critica. Non esiste una filologia meccanica impersonale. Sono decisione critiche anche per la filologia delle copie. ¨ *Problemi* - Difficoltà della filo d'autore: in alcuni casi consiste nel leggere e capire cosa e avvenuto quando un manoscritto mi documenta l'elaborazione del testo. Altro problema: costruire un apparato. **Apparato genetico** (come è stato il testo prima del 21) e una parte del **testo evolutivo** (dopo il 21, ovvero nel 32) quindi il mio apparato a secondo di cosa metto a testo può essere o solo genetico o evolutivo o tutti e due. - **Apparato genetico**: mi dice come era il testo precedentemente a quella redazione che io documento. - Genetico è ciò che mi porta al punto in cui sono (testo). Genetico l'apparato che mi documenta a A - **Evolutivo**: Evoluzione dal mio testo in poi. Evolutivo l'apparato che mi porta a C. *Frammenti autografi dell'Orlando furioso:* - Materiali che sono sopravvissuti che sono relativi agli episodi che Ariosto ha aggiunto alla sua edizione C del 1532. Il poema passa da 40 canti (nelle prime edizioni) a 46. Per una parte significativi noi disponiamo di materiali autografi che ci documentano vari momenti dell'elaborazione dei testi. Abbiamo testi su cui Ariosto sta copiando ma a certi momenti comincia a correggere il testo. Abbiamo due carte, 4 pagine in cui Ariosto si corregge ma anche, per la prima volte, prova a scrivere un testo con difficoltà abbiamo dunque **abbozzi** (note nei margini). - Contini scrive il saggio *Come Lavorava l'Ariosto*. Ragione sulle varianti di Ariosto. - **Di benedetti** sceglie una soluzione già disponibile nella tradizione. Messa in atto a metà 600 in questo periodo c'è importante edizione che vuole documentare quello che è avvenuto in questi autografi. Uso di pochissimi elementi tipografici per mostrare cosa precede e cosa segue. - Tondo, corsivo, sottolineature. - Non è l'unica soluzione possibile. - Es: la *o* di *quanto* e le *e* di *fede* sono in corsivo, vuol dire che è corretto, superato. Nel testo originale leggo *quant[i]* ma prima di *quanti* c'era una *o* che è stata stinta d'autore (effacée). E poi una *i* in *fede* scritta sopra la *e*. Ariosto fa correzione. Può essere una scelta derivante da [ragione stilistiche, linguistiche, ritmo prosodico]. Al di là delle ragioni di benedetto ha documentato questo. Ma questo non soddisfa di benedetto. Lui rielabora certi versi (ceux qui sont barré). Nel testo trascritto da benedetto, olimpio è sottolineato. - In questo caso abbiamo un'edizione di un testo elaborato dall'autore Corso 8 3.11.22 *Vaticano latino 3196* - Manoscritto con 20 carte autografi Petrarca Manzoni ventisettana e quarantana Corso 9 17.11.22 [Riassunto corso scorso] *Promessi Sposi di Manzoni* - Avevamo l'inizio dei promessi sposi e abbiamo esaminato il manoscritto (alessandromanzoni.org). sito importante per la comprensione e utile. - Avevamo visto un secondo passo relativo alla continuazione del primo capitolo del romanzo lettera 8 A (=numerazione dei fogli su cui Manzoni estende il romanzo) - Quest'esempio foglio 8 A (=la prima facciata del foglio che ne ha 4) è uno di quei fogli che sono stati trasposti dalla minuta del fermo e lucia. Da questa **prima minuta** (=prima stesura) viene presa e trasportata nella **seconda minuta**. - Manzoni vuole riutilizzare la stesura precedente facendo poche modifiche. Nella seconda minuta abbiamo dei fogli di stesura originale della seconda minuta, che sono fogli puliti e semplici da trascrivere. - **Lavoro consistente** dell'opera - Abbiamo visto come dopo queste pagine pulite e leggibile si arrivi a un foglio di 4 pagine, che è numerato 8 e 6 a matita. Questo è un foglio che è stato preso della prima minuta ed è stato utilizzato per la seconda. Il manoscritto del fermo e lucia (pagina iniziale) ha un quadro di ciò che è accaduto. - Nella seconda minuta porta il nuovo numero 15 16. Nella prima minuta **mancano**. - Il testo tomo 1 capitolo1 (distribuito) è l'edizione della prima minuta dei promessi sposi. - L'edizione critica non è semplicemente la trascrizione di ciò che l'autore ha scritto su un testo, è la compressione di cosa quel documento rappresenta relativamente al lavoro svolto sul testo dell'autore. - Ci fa capire che ci sono **due momenti distinti** e i testi che noi ricaviamo sono due, **ciascuno col proprio apparato**. - Le parte con il fondino grigio mostra che la seconda parte corrisponde con la prima minuta del fermo e lucia. - Nel lavoro che un autore fa sulle proprie carte si crea sempre questa **stratificazione** dobbiamo trovare un modo di distinguere questi livelli. - Manzoni rinumera le strofe, ed è la chiave per stabilire i livelli relativi a momenti di lavoro diverso da parte di Manzoni. - La filologia deve rinnovarsi ogni volta sulle carte. Non esistono regole generale. - Manzoni stende il fermo e lucia ma si rende conto che ci sono certe cose che non vanno. Ha imparato il toscano che si usa per parlare ai non milanesi, ma Manzoni parla il milanese o il francese. Il toscano era la lingua di chi aveva letto e fatto studi. La lingua del romanzo non esisteva. Esisteva una **tradizione romanzesca** ma che **non** era **soddisfacente**. [La seconda] [fase] di questa impresa è stata che dopo avere scritto fermo e lucia, risentiva del francese o del dialetto o latino, ma Manzoni vuole arrivare a una lingua che si basa sugli autori toscani. - [Fagiuoli]: autore che servava in quanto toscano e in quanto scrittore di commedia. Manzoni vuole una lingua meno libresca. Dunque, va a Firenze per capire come funzionava la lingua parlata del fiorentino colto. Lui non l'aveva questa lingua perché parlava milanese arriva dunque, dopo un lungo lavoro, a trovare la lingua del romanzo. *Filologia degli originali, Giovani della Casa* - Stesura non autografa. - Si aggiungono lezione di mano di giovani della casa. Insieme alle varianti ci sono postilli come D15 questi sono rinvii a pagine di edizioni di dante e Petrarca. Si vede il passo della sua poesia. *Filologia egli originali, o delle coppie* - Esempi di manoscritti che hanno tanti originali. *Edizione critica* - **Filologia delle copie** (Lachmann) - **Filologia degli originali** - viene chiamata filologia d'autore anche - l'elenco dei testimoni è comune alla filologia delle copie e degli originali - alcuni filologi (es de Robertis) che per primo ha introdotto, in un'edizione relativa a filologia d'autore (in particolare i canti di Leopardi), e ha sottolineato l'esigenza di avere buoni e dettagliate descrizioni del manoscritto. Poi si ha in entrambi casi una nota al testo. - Nella filologia delle copie, la **nota al testo** è una parte introduttivo in cui il filologo parla e spiega il lavoro che ha fatto. Spiega perché quel testo è così e come si presente nell'edizione. Attenzione le note al testo è un **discorso critico sul testo**. - Stabilire la **trafila elaborativa**. Dobbiamo anche ragionare sui problemi che c'è all'interno dei testimoni perché possono trasmettere redazioni diverse. - Criteri di edizione - Da **dove** viene il testo, **cosa** viene messo in apparato e **che tipo** di apparato. - Non è vero che l'ultima redazione è quella che ci importa. Es: *Gerusalemme liberata*. *Aspetti dell'errore* - **Errori diretto** - realizzato quando si **passa da una lezione buona a una sbagliata**. Colui che ha prodotto un errore anche se ha la buona di fronte **errore di primo grado**. Dall'errore si passa ad una lezione che non è più l'errore primario ma secondario errore indiretto - **Errore indiretto** - si passa **da errore a errore**. Può essere un **vero e proprio errore** oppure una **lezione non così erronea** ovvero un **tentativo di correggere** sulla basa di una valutazione. Mi trovo di fronte un errore, **ci ragione sopra** perché voglio risolverla errore critico - **Errore critico** - mostra **l'intenzione di risolvere l'errore**. Dobbiamo arrivare dell'errore alla lezione buona. Cioè se ci rendiamo conto che può essere o un errore diretto, o indiretto, o critico, dobbiamo risalire su questi errori che si sono accumulati. - **Errore singolare** - **isolato** in un singolo testimone. Qualsiasi sia la natura dell'errore. Può essere diretto, indiretto o critico. È **l'ultimo punto della catena** dell'errore. Ogni testimone di norma ha errori singolari. Gli errori singolari di norma non li si documenta nell'apparato. Serve a collocare il testimone. Serve a capire dove è che non va la testimonianza. Se si vuole capire come il nuovo manoscritto si colloca nella tradizione lo legge lo confronta col testo originale e va a vedere se ci sono altri testimoni che hanno gli stessi errori. Può darsi che ci servano anche gli errori singolari che possono essere anche nel nostro testimone da qualche parte nella mia edizione è bene elencare gli errori singolari. *Fasi dell'edizione* - Si **consulta i cataloghi** delle biblioteche-\> si parla di **censimenti** da altri usualmente. Ma delle volte non ci sono censimenti. Richiede molto tempo - Si deve poi **descrivere i testimoni** trovati. - Visto che noi dobbiamo trovare gli errori per classificare gli testimoni, dobbiamo confrontarli **collatio**. Mettere vicini i testimoni l'uno all'altro. - [Criterio della collatio]: - registro tutte le differenze che ci sono tra testimoni (errori significativi). **Confronto** il primo manoscritto col secondo - il terzo manoscritto lo confrontiamo col primo. Per avere un riscontro completo dobbiamo avere un testo di collazione al quale confrontiamo tutto il testo dei testimoni. - Poi **eliminiamo** i **codici descripti**. Registriamo anche le differenze di lezione buone. È su quello che dovremo lavorare. Strumento che ci consente di sapere gli errori non erronee. I codici descripti sono testimoni per il quale posso sostenere che sono coppie di altri testimoni che io ho. Il testimone G (che è solo) deve avere tutti gli errori di F + uno suo separativo (quelli che non si possono correggere). ![](media/image2.png) Dimostrare che un manoscritto è coppia diretta di un altro può passare attraverso altre valutazioni. Hanno a che fare con la materialità del codice. Con elementi esterni al testo di tipo para testuale: es: c'è un testo che ha una macchia e rende illeggibile il testo e poi un altro testo ha un buco nello stesso luogo della macchia questo da elementi che mostra che c'è un errore che si produce nel testo in corrispondenza di un cambio di pagina. - Un codice può essere descripto ma il codice descripto può ricevere per **contaminazione** delle lezioni buone e che noi non abbiamo all'interno del nostro stemma. - Poi individuammo **l'archetipo**: punto iniziale della tradizione del testo. Dobbiamo avere un errore almeno. L'errore dell'archetipo ce l'hanno tutto perché non c'è un altro archetipo. Dunque, dove si colloca questo archetipo? - Es: archetipo di Plauto. Segnato da errori enormi e non risolvibili. - Poi abbiamo la **fase dell'utilizzo dello stemma**. Scelta su lezione che di per sé sono indifferenti. Per non essere noi che decidiamo sempre quale è giusta, lo stemma ci da uno strumento di scelta. - Esempi della Vita Nova di Dante. Corso 10 24.11.22 Fasi dell\'edizione - Stemma della Vita Nova \--\> Moodle - Prima fase del testo seguita dalla seconda fase - Successiva - Si svolge con l\'aiuto dei codici (si può fare molto ma non tutto) - l\'importante è che il lavoro proceda in modo da utilizzare al meglio, dove si può, il contenuto dei testimoni - A volte si deve procedere con delle congetture 1. Censimento dei testimoni 2. Collatio - Differenze minute che riguardano la grafia - Riflettere in modo strutturale per capire come i diversi testimoni si caratterizzano - Serie di lenizioni delle componenti (-ato \--\> -ao) - Registro di varianti = noia - Avremmo comunque tante varianti nelle tavole di collazione (tante differenze \--\> in parte dovute alla presenza di errori nella tradizione e alla presenza di **edizioni diverse (non erronee = le varianti adiafore // indifferenti**)) - Se l\'errore è un\'innovazione, quello non ci dice niente sulla parentela dei testimoni - Siamo portati a credere che la lezione che era nell\'originale è presente nelle altre 2 ma questa si è solo conservata (non possiamo servirci di una lezione per dare la parentela \--\> queste non ci servono per apparentare i manoscritti) - Errore = innovazione (ovvero qualcosa che non doveva esserci nell\'originale) 3. Eliminatio codicum descriptorum - **L\'archetipo** viene individuato perché esiste un errore comune a tutta la tradizione - Non è l\'originale ma** il punto più alto della tradizione** che si arriva a individuare sulla base delle lezioni che ho - Punto decisivo: l\'utilizzazione dello stemma (esempio di ascendenza a 3 rami) - Lo ricostruiamo utilizzando gli errori - Lo si fa nella speranza che ci serva per compiere delle scelte - Che cosa riguardano queste scelte ? Quali sono i materiali sui quali dobbiamo fare delle scelte? - Quali lezioni dobbiamo scegliere ? - **Quali di quelle ha più probabilità di essere quella dell\'originale ** - Perché lo stemma ci permette di fare questa scelta ? Perché ci permette un calcolo di probabilità alla luce dell\'articolazione dello stemma - Probabilità di essere l\'originale - Trovare le parentele negli errori - Devo considerare più probabile la lezione di beta e di gamma piuttosto che quella di gamma - Probabile che due rami abbiano conservato la versione originale e che alpha abbia innovato (piuttosto che il contrario) - Questo piuttosto che il contrario - Criterio di scelta della lezione autoritaria relativa a ramificazioni che partono da beta - **Maggioranza a norma di stemma = non è una maggioranza di testimoni \--\> ha a che fare coi rami che escono dall\'archetipo** (che deve tener conto di come si articola lo stemma) - 4 testimoni sotto beta e gamma valgono 2 e sono loro che hanno più peso - Lezione più attestata anche se sono solo 4 testimoni - Tutte queste operazioni ci portano a concludere quella parte di constituzione del testo servendosi dei codici - ***Emendatio ope codicum *** - ***Usus scribendi***: categoria generica - È l\'uso prevalente nella scrittura di quel testo da parte di quell\'autore nell\'epoca in cui quel testo è stato scritto (***usus scribendi*** relativo all\'opera) - Opera, scrittore, epoca - Ha in se una contraddizione: se noi stiamo stabilendo il testo di un opera, non puo dircelo lui - Noi dobbiamo decidere quale edizione è piu probabile essere buiona per un testo che noi stiamo stabilendo essere un testo - ***Usus scribendi*** relativo all\'autore, che puo cambiare le edizioni di opera in opera - Essere attento a variare sempre perché non vuole ripetersi - ***Lectio difficilior***: criterio più interessante dell\'***usus *** - Quando ho a confronto due lezioni mi posso porre un\'altra domanda: - Tra queste 2 lezioni quale può essere il risultato di una semplificazione a partire dall\'altra ? - Il testo è destinato a semplificarsi e a trivializzarsi - Criterio frequente e molto importante ma che va relativizzato - Principio di economia - nell\'ipotizzare nel circoscrivere l\'errore - nel pensare alla correzioni - Nel stabilire la lezione piu probabile [Stemma della Vita Nova] - Edizione del 1921 che non ha note - Altre edizioni le hanno - Barbi individua degli errori di archetipo - k= Chigiano L8 305 - Testimone principale - Studio dei testimoni che derivano dalla copia di Bocaccio // Barbi - Barbi arriva a parlare dell\'archetipo e delle edizioni che lo caratterizzano solo alla fine del testo - Edizione che ha rinnovato il testo - Edizione variamente criticata soprattutto per le scelte grafico-linguistiche - **Paragrafo 16 della *[Vita Nova ]*** - Privo di testi poetici in cui Dante riflette sulla poetica - Il fatto che il testo non coincida con cio che sono le abitudini grammaticali e semantiche della lingua - Apparenza di insensatezza che di solito fa riferimento a qualcosa di sensato - Pero qui con D \--\> qualcosa di non ricevibile - Edizione **[errata]** =\> **[Barbi]** la corregge economicamente - Attributo che sarà stato intelligente // ***sustantia intelligente *** - Errore di tipo poligenetico - Pero con qualche dubbio... - **[Gorni]** fa un\'ipotesi diversa: qui è avvenuto un salto // c\'è una lacuna (magari favorito dalla coincidenza finale tra le 2 parole \--\> errore tendenzialmente poligenetico) - Interviene di meno sul testo perché conserva le due parole - Immagina che la sustantia sia corporale - Quest\'errore poligenetico non sarebbe grave (pero l\'errore poligenetico lo è, di solito) - Se gli antichi non l\'hanno corretto è perché non sapevano come fare (pensiero di Gorni) - Questa quindi non può essere quella buona - Ma se neanche Boccaccio l\'ha corretta, è forse perché era considerata la lezione buona? - Allora vuol dire che a noi manca qualcosa per valutare la lezione - **Paragrafo 29: testo in prosa** - Lezione ristabilita prima da Barbi e poi scelta da Gorni - Tutta la tradizione porta il verbo al finale - Propensione a evitare ciò che poteva essere una ripetizione: lagrimar \--\> maravillar - Ma poteva anche essere una ripetizione voluta - Possiamo ipotizzare che la lezione buona e originale era : ***faceva lagrimar *** - Poi è diventata: ***facea lagrimar *** - Pero il verso sarebbe un decasillabo (qui manca qualcosa) - **Prima di tutto dovremmo avere una sensibilità grammatico-semantica ma anche prosodica ** - Poi si è passati a: ***faceano lagrimar *** \--\> immaginare in modo attendibile quali sono le fasi di modificazione - Lezioni che stanno nella tavola 42 di Barbi - Individuano** il ramo alpha** (ovvero,** k e b**) - Illustrazione di cosa viene detto nel sonetto - Piuttosto un** errore monogenetico** perché **il risultato è insensato (errore indotto dal testo)** - Passaggio da una stringa a un altro saltando ciò che stava in mezzo - Le lacune di solito sono poligenetiche - Barbi: conclusione \--\> lezione caratteristica di Alpha - **VN 19**: - Manca un verbo - Ma potremmo anche ipotizzare un errore d\'archetipo - La predilezione di **[Barbi]** per k lo porta a scegliere questa lezione anche quando è minoritaria - È molto più probabile che sia k ad aver innovato Corso 12 1.12.22 - **Manoscritti autografi** di Dante sono statti perduti. E molto improbabile riscoprirli. Di dante non conosciamo la scrittura perché nessun manoscritto autografo di lui. Chi di solito studia questi fonti non ha info letteraria; dunque, si trova con sotto al naso a qualcosa di clamoroso ma non lo sa. Gli autografi di dante magari qualcuno li ha visti ma non sé lo è accorto. Noi abbiamo info su com'era la scrittura di dante, che ci da Leonardo Bruni (umanista dell'inizio del 400). È stato un cultore di dante e l'autore delle prime biografie di dante. Gli anni 70 del 400 è un momento di **grande scoperta di dante** il Convivio. Gorni ha mostrato che viene recuperato un testo ottimo del Convivio Viene da pensare che se qualcuno avesse trovato autografi di Dante, avrebbe saputo identificarli. Un filologo ha ipotizzato che alcuni manoscritti della Commedia, che si diffondono alla prima metà del 300, riproducono un'idea di mise en page e di aspetto del testo che aveva a che fare con quello di dante scrittura allungata. È chiamata "lettera bastarda". In effetti, su quest'aspetto, quella paginazione li torna bene con la commedia di dante perché guida alla percezione del testo (ragioni interne del testo). Dunque, **bisogna cercare** per sapere se li manoscritti autografi di dante si possono riscoprire. Molti manoscritti non sono ancora **catalogati** o **descritti.** - I notai che trascrivono i manoscritti sono costretti a riempire **gli spazi bianchi** di poesia per che gli altri non falsifichino il manoscritto negli spazi. Noi abbiamo trascrizione di testi di Dante, in cui c'è un sonetto trascritto con forme linguistiche bolognese De Robertis ha ipotizzato che Dante possa avere scritto lui in bolognese. Diceva che avrebbe potuto essere una scrittura (che parla di bologna) misteriosa. - Sono tradizioni marginali in cui si può trovare di tutto e anche gli autografi di dante, però bisogna studiarli. Abbiamo frammenti di questo tipo per la VN in una versione non toscana (centro italica). Documento su Moodle *Fasi dell'edizione, Caso della VN* - Abbiamo visto le lezioni grazie alle quale si classifica la tradizione della VN. - Nelle due pagine date abbiamo visto gli errori di archetipo e di alfa. - Nella tavola 34 ci sono gli errori che distinguono la tradizione che discende da boccaccio (toledano). - Barbi, andando a riconoscere questi errori, arriva a disegnare lo stemma. - Nel foglio distribuito abbiamo esempi di scelte delle lezioni della VN. Al momento che definiamo lo stemma, lo utilizziamo per compiere la nostra scelta relativamente alle **varianti adiafore** (di lezione, in base a criteri interni o con l'aiuto dello stemma, per cui non siamo in grado di dire subito se è giusto o sbagliato due lezioni che si confrontano). Lo **stemma** ci permette di individuare la lezione che è probabilmente più **originale** - quella che risulta da un'innovazione. Le prime lezioni vengono scelte sul **criterio della maggioranza**. - Si vede che all'inizio della VN il primo paragrafo contiene b che legge *libro*, mentre k e beta leggono *libello* [spiegazione]: **l'innovazione** sembra essere quella di **b**, che è una **normalizzazione**, mentre *libello* è una forma che si spiega con riferimento all'opera stessa. - **Ipotesi alternativa**: k e beta avessero entrambe **innovati**. Perché innoverebbero? *Libello* è una semplificazione rispetto a *libro*. Qui si applica il **criterio della maggioranza**. Nel momento in cui barbi ha dimostrato che tutto ciò che sta in b è derivato dal toledano (boccaccio) tutte vanno 1 su 4 (k b s x; kb alfa, sx beta). - Rispiegazione: invece di *libello*, b legge *libro*. *Libro* compariva già nella VN (paragrafo 1). Il fatto che una parte della tradizione abbia libello risulta di una **trivializzazione** (rendere banale). Però se vediamo come sono distribuiti, vediamo che libro sono minoritario. Libro non è sbagliato, ma quel libro lo escludiamo perché è **minoritario**. Se noi, di fronte di queste 2 forme, dovessimo dire che uno è innovazione (quello non originaria), vendendo che libro è solo in b e negli altri 3 c'è libello (k e beta) facciamo il **calcolo delle probabilità** che libro sia un'**innovazione** o al contrario libello sia un'innovazione di fronte a libro. È improbabile che kappa e beta abbiano entrambe innovato indipendentemente l'uno dall'altro. Mentre è altissimamente probabile che **b soltanto abbia innovato**. applicazione del criterio della maggioranza. Passo 2: - *nono*: compare in kappa e in beta, mentre b c'è solo "del mio". - **Saute du même au même**: il copista ha letto *che sono secondo*, si è memorizzato fino a lì, poi è tornato leggere l'originale, invece che andare al primo a questi secondo è andato al secondo dei due secondi e ha copiato da li **errori**, ma è un errore che potrebbe non apparire errore poligenetico, il rame a ha anche questo errore. *Scelte degli editori a fronte di situazioni varie:* - La scelta che si fa è **maggioritaria** di solito. - Sono esempi interessanti perché ci mostrano casi in cui ci sono lezioni che non configurano in una distribuzione maggioritaria (lezione alfa e beta). Oppure ci sono lezioni maggioritaria ma ci sono editori che **scelgono quelle minoritarie**. - Nel primo caso, barbi e Gorni hanno la stessa lezione (la diff è grafica linguistica). Kappa legge dasemprarle. Non possiamo considere un errore, ed è attestato minoritariamente. - Le due edizioni leggono *fu chiamata da molti*. **Usus Scribendi** e la **Lectio Deficit** che ci usa per scegliere. - *Era in questa vita già stata*: qui però i due editori fanno scelte diverse. Era già in questa vita stata: lezione di beta. Barbi è più legato ad alfa perché in alfa c'è k minuscolo e K maiuscolo (codice chigiano, manoscritto fiorentino del 300, in cui non solo c'è la vita nuova ma c'è anche la produzione dei stilnovisti; dunque, sono manoscritti autorevole). Gorni sceglie beta. - 1.13: situazione analoga: Lezione di barbi e di Gorni diverse che coincidono. Le due lezioni sono entrambe sostenibili. Uno sceglie alfa l'altro sceglie beta. **Lo stemma non ci dice che cosa è più probabile**, dunque, dobbiamo noi stabilire che cosa è più probabile. - Altri **casi** più **problematici** della scelta delle lezioni: *si disse* è solo in kappa. Kappa minuscolo, dentro il cui c'è kappa maiuscolo, ha il rafforzativo in più (si disse queste parole) segue la lezione di kappa e dunque una lezione minoritaria. In b è in beta il "sì" non c'è la cosa più probabile è che sia il risultato di un'i**nnovazione** di kappa minuscola. è un caso problematico. - In 1.10 (*nulla volta*), barbi sceglie la lezione **maggioritaria**, cosa che non aveva fatto ancora. - Molto virtuosamente è soltanto in kappa. Barbi Lui ha pensato che dove c'è di più c'è la lezione originale e dove c'è di meno è semplificato. Gorni dice che c'è un'i**nterpolazione** dove c'è di più (vs una lacuna dove c'è di meno). In 1.12 è una scelta di una lezione minoritaria. In 1.12 b e beta omettono molto per barbi. - 1.19: **ordine delle parole** che cambia. Anche qui barbi segue la lezione minoritaria, che è quella di kappa. - 2.6: *sguardare* ha in sé qualche cosa di espressivamente diverse da guardare (ex guardare). Lo sguardare è un'azione iterata. Dante vuole coprire il suo interesse per beatrice lascia credere che sta guardando la persona in mezzo. Barbi e Gorni tengono la lezione sguardare che è solo di alfa. Però dobbiamo decidere se tenere guardare o sguardare. Possiamo dire che sguardare sia una lezione difficilior (risultato di un intervento). Casi in cui uno stemma che mi permetta di scegliere su basi di criterio di maggioranza non funzione sempre ma mi permette di scegliere sulla base di una certa distribuzione delle lezioni. Se io ripetutamente mi ritrovo a scegliere una lezione minoritaria e vanno bene mi giustifico adeguatamente la filologia è come le votazioni, si vota per il meno peggio, non per il migliore. Corso 12 8.12.22 *Piccolo ripasso su Vita nova, scelte di lezione Gorni e Barbi* - Barbi e Gorni in casi sono concordi ma in altre scelgono la lezione **minoritaria.** - Legittimamente, l'editore può scegliere alfa o beta. Li è avvenuta un'innovazione non tale da configurare un errore. Non riusciamo a riconoscere il carattere innovativo della lezione, dunque, dobbiamo fare un'i**nnovazione**. Entra in gioco la nostra capacità di valutazione, di collegare una lezione ad altri luoghi della produzione del nostro autore. Un autore come dante ci da una possibilità di riferirci a tanti testi. Di volta in volta bisogna operare in modo circostanziato **non esiste una regola applicabile a sempre**, esiste però una documentazione storica su cui dobbiamo fare la nostra valutazione. Le soluzioni le più economiche sono essenziali per arrivare a una buona ricostruzione del testo. - Paul Mass, *text Critik*: lui ha cercato di esporre queste procedure in termini di regole. È bene consapevole che non si possa esporre queste come regole fisse, lui stesse mostra tutti i casi in cui le regole subiscono limitazioni di applicazione. *Perché?* Perché ogni tradizione non sono paragonabile a un\'altra, sono paragonabile solo se hanno una **tradizione comune**, ma di norma invece anche due opere da uno stesso autore (es dante) ha situazione di tradizione molto diverse. Dunque, le nostre possibilità di ricostruzione sono molte diverse. - NB: l'editore è il filologo, il curatore dell'edizione, noi. *Il Convivio* - Opera mai finita. - 15 trattati che a noi rimangono 4. - Offre un cibo filosofico a una classe borghese mediamente colta ma non propriamente colta. Non hanno cultura latina, filosofica, tecnica. - Quest'opera di divulgazione, *il banchetto*, è impostato nel modo che ciò che viene offerto come vivanda sono testi poetici di Dante stessi. Da cui dante ricava i principi che illustra in un commento, che accompagna la vivanda principale questo è tutta la metafora del conv. - Non è stata conclusa né diffusa da dante. // DVE. Ma a un certo punto l'opera è riemersa e ha cominciato a diffondersi molto largamente. Abbiamo una tradizione molto consistente ma molto tarda. - Abbiamo pochissime testimonianze riconducibile al 300. - Uno tende a pensare che i manoscritti più antichi sono affidabile ma no, sono manoscritti con lezione variamente modificata. I manoscritti della seconda meta del 400 hanno testi più affidabile. Quindi abbiamo situazione molto particolare, ma con situazione testuale molto critica. - Il testo ha **tantissimi errori** (1000 errori d'archetipo); dunque bisogna chiederci quale sono le condizioni in cui dante ha lasciato il testo. È probabile che quando è riemerso il testo sia riemerso un testo non originale ma molto vicino all'originale con cose non bene determinate, lezioni alternative, incomplete. Non solo l'opera non era finita ma quello che c'era non fosse probabilmente definito. Ed è probabilmente vero che nel 400 avanzato quest'opera fosse stato un'opera su cui c'era molto interesse. È probabile che siano state rinnovate le ricerche e qualcuno è riuscito a metter mano su un testo del convivio di ottima qualità. Risalendo la tradizione, a monte del punto, il testo che noi abbiamo nelle tradizioni del 300 è molto peggiore delle testimonianze del fine 400. Il testo complessivamente era migliore. Invece Pasquali dice che l'antichità di una lezione coincide con l'antichità del codice. - Alcuni sono errori d'archetipi e basta ma altri sono errori d'archetipo in cui la correzione diventa più semplice andando a osservare la fonte antica che dante utilizza e cita. *Foglio distribuito, lezioni della tradizione del convivio che ci mostra errori d'archetipo* - [Primo errore:] È caduta la parte relativa a *conoscente* per un saute du même au même - C'era anche la trattazione della conoscenza e sicuramente è successo un **saute du même**. Ha memorizzato, copiato, e non ha guardato il buono *se elli* non è perché era il secondo, dunque ha saltato parole. - Domenico Vaccolini ha rilevata la lacuna. - Busnelli e Vandelli sono due editori del convivio. Propongono di sanare la lacuna ma senza considerare la causa; quindi, la loro proposta non è soddisfacente. - Questi elementi sono necessari per sapere cos'è successo - [Altro errore:] rapporto tra il commento, che è il pane, e la vivanda principale, che è la canzone (il testo poetico) e in tutta la tradizione legge *lo pane del mio formento.* È una tradizione piena di errore. *Lo pane del mio formento* esce della **metafora commento pane** che accompagna la vivanda. L'errore è dovuto da commento e **dall'attrazione di parole che sono normalmente attratte** (pane e formento), ma ha senso commento. Formento è una parola che si spiega in quanto attratto da pane. Qui è il pane del commento, non il vero pane. Commento =pane e la vivanda = canzone. Un copista che pensa ha pane attrae formento dunque **crea errore**. - [Passo del terzo trattato]: ha una citazione virgiliana. *Fu* non funziona. Enea è sbagliato anche perché è enea che chiama Ettore. È un errore che non è esattamente un saute du meme au meme ma **sono due errori che cominciano con E**. non è Virgilio che chiama Ettore. - [Passo 4]: se andiamo a vedere la fonte, nel libro 11 delle metamorfosi, c'è saxa = pietre. *Arbori* e *piante* è falso perché dante non ha visto quello nelle metamorfosi e non avrebbe perso tempo di mettere due parole che assomigliano. **Le piante hanno una mobilità a non le pietre**, dunque non c'è rapporto. La lezione più probabile è *pietre* ma è stato cambiato con piante, **per la somiglianza tra le due parole** e per **l'attrazione tra arbori e piante**. tradimento della fonte che dante sta citando. - Tutto questo ci fa vedere come si deve ragionare su un'opera. - Questi sono errori che possiamo correggere nel testo con **l'aiuto del riscontro con la fonte** non hanno un nome precise d'errore. Dobbiamo sempre andare a vedere qual è il testo che circolava all'epoca di dante. Abbiamo visto le lezioni che variano tra diverse testimonianze di testi (slide 10) Une image contenant texte Description générée automatiquement - Abbiamo abitudine di configurazione del testo, ma nel passato, la mise en page del testo era diverso. - Es: *manoscritto palatino, Firenze*. È un manoscritto di lusso con molte illustrazioni, capilettere. (seconda foto) - Es: *ms laurenziano 9, G d'Arezzo, Pisa*. Mette in evidenza senza dare a capo, va tutto di seguito, non c'è spazio, ma segna (=tocca di giallo), e in questo modo c'è un impiego di mezzo più curato (più soldi lol) (2nda foto) edizione più ricche vs edizioni meno ricche. In questo confronto, noi avevamo visto che cerano differenze di mise en page ma anche differenze testuali. Da una parte si leggeva in un modo e dall'altra in un modo. - Queste differenze ci dice che sono elementi che hanno a che fare con la variabilità del testo nella sua tradizione. Noi dobbiamo ricuperare tutte le testimonianze che esistono e vedere che tipo di lezioni hanno. - Editori più recenti di questi testi: Contini, Ageno, Antonelli. - Utilizziamo soprattutto la ricostruzione dell'Ageno, per vedere come si opera la ricostruzione. *Foglio Contini, Ageno, Antonelli + esempio di edizione critica p 167* - Assai v'aggio laudata: linguisticamente non è sbagliato. È sicuramente errore d'archetipo? O anche **errori poligenetico**? Poligenetico sarebbe giusto, dunque questo diminuisce un po' questo errore come errore d'archetipo. Ma visto che l'hanno tutti è considerato come errore d'archetipo. - *No dico* (v53): errore d'archetipo. Quindi esiste un archetipo che aveva errori - *Che si salvarsi*: L legge salvare. Dove il *si* in più? Il primo o il secondo? Ageno dice che c'è un **testimone esterno**. Quel che si crede al il *si* in più. La metrica ci dice che il *si* è in più dice anche perché sono **settenari** ma con il *si* da esito ha **ottonari**. Qualcuno nella tradizione di L si è reso conto del *si* in più e l'ha lasciato sbagliato, e invece ha tolto quello giusto. VL hanno un errore comune e P è giusto. - Ci sono una serie di lezione che accomunano V e L, che sono errori congiuntivi di V e L. Gli errori di V e L sono anche separativi e è importante per dire che P non deriva dalla tradizione di V e L, da un subarchetipo. P non avrebbe davanti a sé questi errori. Per mettere P nel nostro stemma dobbiamo vedere con cosa si colloca. Dobbiamo cercare in P un **errore separativo di P** per mostrarci da dove viene a P manca l'ultima strofa, e VL anche dunque non potevano discendere da P. - Tutto questo è solo l'inizio. Siamo riusciti ad avere lo stemma. Lo stemma serve per scegliere le varianti. Con la lezione di y contro una lezione di P mostra che non c'è uno che ha più probabilità tra y e P di essere messo a testo serve **l'Usus Scribendi e la Lectio Difficilior** per scegliere. La lezione di P + V e di P + L è una maggioranza. L'ipotesi più economica è che, supponiamo che P vada con L, *è più economico suppore che P abbia conservato la lezione più buona, o più economico suppore che P e L hanno conservato al lezione più buona e V abbia innovata*? È la seconda (V ha innovato), è una maggioranza a norma di stemma. Per eliminare un errore e prendere una lezione buona non ho bisogno dello stemma ma ne ho bisogno solo quando ho due lezioni buone. - Ageno dice che *sovenemi* è ipermetro ma conferma la lezione *soven* di L. Io, dunque, non so cosa c'era nell'archetipo (p167). Leggere p 168 v 4 Corso 13 15.12.22 - Lo stemma è una rappresentazione grafica degli errori. L'importante è il determinare con elementi giusti e i **rapporti esistenti** tra i testimoni, non il disegno. - Come sono distribuite le lezioni mostrano che il peso che le testimonianze hanno non hanno a che fare con il numero delle testimonianze, ci vuole questo peso complessivo che c'è con i rapporti. Non è il numero ma la struttura dello stemma e la **distribuzione delle lezioni** all'interno di questa struttura che fa il peso delle testimonianze. - Una volta stabilite gli errori il risultate della nostra classificazione serve a compiere una scelta tra le **lezioni adiafore**, cioè ammissibile. Lo stemma ci dice qual è la lezione che ha più **probabilità di essere la buona**. Lo stemma ci da uno strumento per non fare la nostra scelta soltanto sulla base della nostra valutazione, ci da una rappresentazione reale per dirci quale è più probabile essere la lezione buona. - Dobbiamo vedere intrinsecamente quale di queste lezioni è la più giusta. - Io valuto sempre quale più probabile, per esempio barbi nella tradizione della VN relativamente al ramo kappa. Barbi in più di un caso sceglie kappa anche se è minoritaria a norma di stemma (b = boccaccio nella scelta delle lezioni). Barbi li ha fatto prevalere una sua valutazione. Gorni ha proceduto diversamente. tutto questo è il cuore del funzionamento di questo machina di classificazione e fissassione del testo. - [Adiafore]: spesso si dice che sono due lezioni entrambe ammissibili ma in altri casi viene usato per una situazione in cui c'è opposizione tra due lezioni entrambi con le stesse probabilità **una contro l'altra**. - In teoria, io dovrei, dopo aver applicata la legge della maggioranza, ancora fermarmi a ragionare su quella che non è buona. Interrogarsi sempre su come si è prodotto la meno buona perché è comunque ammissibile. È importante capire come si produce una lezione meno buona per questo uso *usus scribendi* e *lectio difficilior*. Utile capire come si producono lezioni buona a prima apparenza ma in fatti risultato di un'innovazione. - *Usus scribendi*: ho due lezioni e devo capire quali sono le lezioni innovativi. *Canzonetta del notaio, miravigliosamente, suite* - Ci sono casi in cui la distribuzione stessa delle lezioni determina cosa mettere a testa. - In tutti questi casi la lezione viene scelta nella distribuzione dello stemma come lezione maggioritaria (trivializzazione (semplificazione) o innovazione?). capita che si siano casi in cui (versi 3 e 4) abbiamo una lezione di LV contrapposta a una lezione di P lo stemma non ci dice qual è la buona, siamo noi che dobbiamo ragionare. - Ageno fa una scelta diversa di quella di contini e di Antonelli. Contini e Antonelli ritengono più affidabile la lezione di P è normale perché è il funzionamento dello stemma. È importante il "fissare il testo", perché decida come interpretare il passato. La **fissazione del testo** è qualcosa di estremamente rilevante. - In altri casi, p es al verso 15 e 14, le testimonianze sono varie. Ageno dice che le tre lezioni divergono ma L conferma la lezione di P. il verso 13 e 14 sono affidati a P, hanno fatto tutti questa scelta. - **Metodo di classificazione lachmanniano**: filologo classico tedesco (prima metà del 800). L'abitudine di riferire a karl lachmann la definizione di questo metodo è qualcosa che nasce tra fine 800 inizio 900. Nessuno nella seconda metà dell 800 pensava che questo metodo fosse da attribuire a karl lachmann. Ci spiega come si definiscono certe categorie critiche, sulla base di une punto di visto che dopo viene fissato senza più verificarlo. - Timpanaro ha studiato il metodo di Lachmann. Joseph bedier, che ha definito il metodo lachmanniano, è stato un filologo importante che ha messo molto in discussione quello che stiamo vendendo. Ha ritenuto che nella classificazione dei testimoni di filologia facessero prevalere inconsciamente un loro desiderio di avere risultati in cui lo stemma non gli condizionasse troppo. - Questa critica di bedier è ambigua: se gli autori sono portati a classificare le tradizioni in maniera bipartite inconsciemente, allora il limite non è il metodo ma è da chi lo applica. Non applicano la legge della maggioranza ma quello che gli sembra più giusta. - Bedier, d'altra parte, arrivare a delle conclusioni che è impossibile classificare studia un caso in cui lui propone una classificazione diversa da quella che aveva prodotto precedentemente e arrivare alla conclusione che è molto difficile classificare soprattutto nelle tradizioni delle lingue romanze secondo lui sono spinto a rinnovare qualche parola. Sulle lingue classiche, questa spinta è molto inferiore perché la lingua classica può essere solo **marginalmente** modificata. La conclusione di bedier è che in moltissimi casi è più conveniente individuare un manoscritto autorevole, correggendolo in quelli che sono i suoi errori certi, ma al di fuori di una classificazione sistematica come quella che abbiamo vista. Bedier nel tempo ha fatto molte scuole soprattutto in francia. La capacità che bedier aveva di individuare il "bon manuscrit" non era comune. In [Italia], in parte in [Inghilterra] e [Germania] si è conservata una classificazione lachmanniana ≠ [Francia]. Ancora oggi nella cultura filologica moderna si riconosce questa distinzione. In [Francia] viene chiamata la *critique génétique*, e ha come scopo non tanto l'edizioni del testo con varianti d'autori, ma le interpretazioni dei materiali d'autore (cosa emerge da un punto di visto epistemologico ecc). Nella tradizione francese hanno grande rilevanza gli autori 800 900 eschi. - *Filologia italiana testuale*: Mentre è molto avanzato l'interpretazione critica del materiale. In questo senso la *critique genetique* spinge verso una considerazione più ricca e integrale dei ms. I materiali su cui ha ragionato la filologia italiana è molto diversa. Un'altra differenza che rende la filologia d'autore italiana più testuale è il rapporto tra la filologia neolachmanniana (delle coppie) e la filologia d'autore è una visione unitaria. *Vaticano Latino* - Caso di un testo che ha **un\'unica testimonianza** (≠testi tramandati di più coppie, o più stesure-redazione d'autori). - Testo che ha un solo testimone. - Siamo sfortunati di avere uno solo testimonio (≠ in Francia saremmo fortunati di avere uno solo testimonianza). Perché, se prendiamo il caso di *meravilgiosamente*, il confronto ci permette di vedere che in ciascun testimone ci sono successi dei disastri. Se noi abbiamo un solo testimone possiamo essere certi che questi testimoni ha **errori.** Anche un testimone correttissime ha errori. Avremmo sempre forti dubbi sulla lezione del testo. - Il manoscritto V in generale ha delle sue abitudini. - Ci sono 4 diverse edizione: Contini (1960), Antonelli (1979 + 2008), A.S Avalle. - La prima cosa da fare è trascrivere il testimone. Quando Antonelli fa la sua edizione, accompagna la sua edizione critica con la trascrizione diplomatico, perché l'accesso alla pagina del testimone nel 2000 era stata fatta stampata (oggi possiamo farlo da soli a casa nostra sul sito della vaticana). Prima quello che voleva vedere il ms o andava in vaticano per studiare il ms o altrimenti per sapere non come interpretare ma che cosa c'è scritto doveva ricorrere a una edizione diplomatica (ce ne sue 2), cioè una trascrizione di quello che c'è scritto nel ms. rendeva accessibile il manoscritto. - Da una parte dovrò trascrivere il testo interpretandolo e modificandolo secondo le nostre abitudini di scrittura dei testi. - Nella trascrizione moderna le parole vengono separate *jmparadiso*\> in paradiso. Già solo la trascrizione è un fatto interpretativo. Quando poi devo separare le parole scritte insieme l'interpretazione diventa più complessa. La "i" che diventa *i breve* di *jncore* mostrano che gli usi grafichi non entrano nella determinazione del testo. Riflettono qualche cosa di linguistico, dunque, dobbiamo interrogarci e segnalare in modo diverso. *I breve e* i *lunga* non ha una particolare rilevanza - J*mparadiso* ha anche una i lunga ma non ci importa. C'è il problema della i ma non solo: non è solo un fatto grafico ma è anche **linguistico**. Ho due suoni a contato (n e m in *nomporzeria*). Quando dico *n* poggio la lingua sugli alveoli e quando dico *m* uso entrambe le labbra. Ho dunque la alveolare a contato con la bilabiale dunque c'è un **assimilazione** il suono alveolare diventa anche lui bilabiale. Quest'assimilazione dentro questo ms è molto diffusa. Quindi, sarebbe un fatto del testo o del testimone? Caratteristica di questo testimone. I nostri comportamenti sono diversi a secondo di se il nostro ms sia **autografo** o non **autografo**. - Abbiamo una testimonianza forte e diretta della non **toscanità** originaria di questo manoscritto, e lo si vede nelle rime. *Verifiche metriche* - V 1 2 3 5 7 servire, dire, gir**e**, gaud**era** gaudera non può stare perché non rima. Dunque, sarà gaudere. Sappiamo che questo testo era originariamente scritto in **siciliano letterario**. Da servire, ire dire latino non si ha terminazione ire ma c'è iri. E anche da ere latino si ha la terminazione iri. Quindi nella lingua siciliana originaria del testo queste rime erano perfette. Trasformato in toscano le prima diventano iri e le ultime ere e non è più perfetto. Queste rime si conservano per contini così irregolare perché sono il risultato di una **trasformazione normale** e non ha alcun senza renderli perfetti. Non possiamo ricreare la lingua originaria. Conserviamo la rima irregolare detta "siciliana". - L'altra verifica metrica riguarda la **misura dei versi**: ce ne sono 12 dunque non sono endecasillabi al verso 6. Al verso 13 c'è anche un problema anisosillabismo **oscillazione** delle lezioni tra ottonari e novenari, ma è una scrittura che impone una regolarità metrica, allora significa che noi qui dobbiamo riconoscere la presenza di un **errore testuale**. Quali sono gli elementi che più probabilmente costituiscono l'incidente. Il verso 12 abbiamo ancora una sillaba in più. Allora ragioniamo su i vari versi che hanno **ipermetrie** e chiedersi se sarà lo stesso fenomeno. In questa trascrizione. L'articolo "la" è in più (lamia, lablondda). La tendenza di **aggiungere articoli** che non ci sono può mostrare ipermetria. Il verso 4: oue contini mette u', perché oue discende dal ubi latino. Quindi riscostruiva una forma originaria ma la rendeva più colta, la latineggiava. Antonelli nel 2008 conserva la forma del manoscritto (o'). Avalle non fa la stessa cosa perché il suo scopo è diverso. Avalle è stato uno dei prima a lavorare in visto della informatizzazione delle nostre informazioni testuali. Ha lavorato a lunga con queste concordanze della lingua origina. Nel 1992 pubblica il volume che non contiene le concordanze (strumento in cui le parole di un testo sono elencati in ordine alfabetico ricondotti ai lemmi). Lo scopo di Avalle era quello di documentare la lingua, e la lingua dei testi poetici delle origini la lingua è la lingua della mia edizione critica o di quello che leggo sul ms originario? Importanza di ciò che i copisti 200eschi hanno scritto. Avalle ci ha aiutato a capire che un copista 200 esco quando scriveva qualcosa che per noi non era soddisfacente scriveva qualcosa che per lui in generale era linguisticamente accettabili. Se noi vogliamo capire la loro lingua del 200 dobbiamo capirla così come l'hanno scritto. Quindi per lo studio della lingua sono queste le forme che importano (ex oue). Nell'ultima edizione di Antonelli abbiamo una conservazione del ms più rigorosa di quello di Avalle (es al verso 10, in cui Avalle trascrivere ci volesse, ma nel ms leggiamo velesse) dunque Avalle ha ritenuto che il ms sbagliasse il copista si era confuso. - La gran parte dei problemi è legata alle ipermetrie. Lettere apocopate finali o problemi di sillabi. - C'è la tendenza a fare un certo tipo di errori. Se noi dobbiamo pubblicare questo testo non basta vedere questo caso ma dobbiamo vedere come si comporta questo copista. Vedere cosa ci dice le altre testimonianze possiamo stabilire quali sono le sue **abitudini** (del copista) lavoro di **comparazione** con altri casi diversi che ci permettono di capire gli abitudini / difetti di questo copista. - Problemi testuali: lezione