Riassunto Libro Psicologia Generale PDF
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Questo documento fornisce un riassunto del libro di psicologia generale, che affronta argomenti chiave come i principi del metodo scientifico e le prospettive principali all'interno della psicologia, tra cui lo strutturalismo, il funzionalismo, la psicologia della Gestalt e il comportamentismo. La comprensione delle varie scuole di pensiero e dei metodi di ricerca psicologici è importante nella professione di Psicologia.
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LA PSICOLOGIA SCIENTIFICA 1.1 Che cos’è la psicologia Psicologia: studio scientifico del comportamento degli individui e dei loro processi mentali. È una scienza della salute per cui cerca di migliorare la qualità della vita di ciascun individuo e di potenziare il benessere della collettività. ® asp...
LA PSICOLOGIA SCIENTIFICA 1.1 Che cos’è la psicologia Psicologia: studio scientifico del comportamento degli individui e dei loro processi mentali. È una scienza della salute per cui cerca di migliorare la qualità della vita di ciascun individuo e di potenziare il benessere della collettività. ® aspetto scientifico: prove raccolto in accordo con i principi del metodo scientifico: info raccolte in modo in oggettivo ed empirico. Metodo scientifico: insieme di procedure per la raccolta e l’interpretazione dei dati, che permetto di limitare le fonti di errore e ti trarre conclusioni verificabili. Comportamento: insieme di azioni attraverso cui gli organismi rispondono agli stimoli e interagiscono nel loro ambiente ® AZIONE. ® Oggetto di studio: esseri umani o animali Processi mentali: meccanismi di funzionamento della mente che avvengono “in privato”. Gli psicologi si concentrano in larga parte sul comportamento degli individui nei diversi ambienti. Gli psicologi attingono largamente alle conoscenze di altri studiosi; in particolare studi biologici sui processi celebrali e le basi biochimiche del comportamento. 1.2 Le basi della scienza psicologica Psicologia scientifica: Europa seconda metà ‘800 (diIusa poi negli USA). Ha radici del pensiero classico dell’occidente (Grecia antica) Platone Aristotele Cartesio Introduce la diIerenza tra Non accetta il dualismo Anima: res cognitans ; psiché (principio di vita) e platonico e sostiene che Corpo: res extensa ® unite soma (materia inanimata, l’anima è inscindibile dal nell’uomo nella “ghiandola corpo) ® concezione corpo e che la sua essenza pineale” (cervello) dualistica consista in quelle capacità Il mito della caverna che consentono introduce una suddivisione all’organismo di tra la conoscenza delle cose sopravvivere. Psiché per sensibili del mondo e la Aristotele è una forma di un conoscenza dell’intelletto. corpo vivente. Metodo scientifico: Galileo Galilei (1564-1642) elabora le linee guida del metodo scientifico della nuova scienza (intreccio di sensate esperienze e dimostrazioni) Nel ‘600 il metodo scientifico comincia ad essere applicato allo studio dell’anatomia e fisiologia del sistema nervoso Nel ‘600 il metodo scientifico comincia ad essere applicato allo studio dell’anatomia e fisiologia del sistema nervoso ® Esigenza di utilizzare il metodo sperimentale anche allo studio della mente. 1.3 Wunt e l’introspezione Wilhelm Wundt (1879 a Lipsia): fondazione del primo laboratorio di psicologia sperimentale ➔ nasce la psicologia moderna La psicologia sperimentale di Wundt applica i metodi della fisiologia ai processi della mente umana I metodi per rilevarla sono il metodo sperimentale (intervento volontario dell’osservatore che manipolava e controllava i processi psichici) e l’osservazione (per i prodotti dello spirito) Il metodo sperimentale conferisce alla psicologia l’oggettività propria delle scienze naturali. L’introspezione si basa sull’utilizzo di protocolli derivati da resoconti dell’esperienza diretta dei soggetti (capacità di riflettere su sé stessi) LINEE GUIDA: L’osservatore: Deve avere la possibilità di decidere quando attivare il processo Deve essere in una condizione di sforzo attentivo (doveva essere addestrato a compiere un lavoro introspettivo sistematico e rigoroso) Riporta resoconti quantitativi relativi alle caratteristiche fisiche degli stimoli (quantità, intensità, grandezza, ecc...) La condizione sperimentale deve prendere in considerazione variazioni in termini di intensità e di qualità della stimolazione il controllo accurato dello stimolo che produce l’evento mentale oggetto d’osservazione l’elaborazione e la stesura di un resoconto subito dopo l’osservazione dell’evento L’oggetto di studio della psicologia attraverso l’introspezione è l’esperienza diretta (immediata) L’introspezione è adatta solamente allo studio: appercezione volontà emozioni (non processi di ordine superiore) 1.4 Lo strutturalismo (1898, Titchener) Approccio psicologico fondato sull’elementarismo e sull’introspezione come metodo Si pone tre domande fondamentali: 1. Quali sono gli elementi fondamentali della mente (esperienza cosciente)? 2. Come si combinano tali elementi (struttura)? 3. Perché si configurano determinare combinazioni? Elementi primari: sensazioni, immagini, stati aIettivi Sulla base degli elementi primari si strutturano: percezioni, idee, emozioni Aggiunge, a ciò che aveva già definito Wunt, due caratteristiche essenziali delle sensazioni (luce): qualità (rossa) e intensità (fioca) (Wundt) + durata (sec) e chiarezza (distinta da altri stimoli). Metodo introspettivo con addestramento rigido Errore dello stimolo: attribuzione di significati e valori soggettivi ai dati oggettivi dell’esperienza Il metodo di T si oppone ad una psicologia “funzionale” e “descrittiva”, interessata più alle funzioni della mente che alla sua struttura. Critiche allo strutturalismo: 1) riduzionista (la complessità dell’esperienza ridotta a elementi primari) 2) elementarista (non c’è studio diretto della complessità o della totalità di un processo) 3) mentalista (analisi solo dei resoconti verbali coscienti) 1.5 James e il funzionalismo (USA, 1890) Approccio psicologico che interpreta i fenomeni psichici come funzioni mediante le quali l’organismo si adatta all’ambiente fisico e sociale. Psicologia funzionale e descrittiva in risposta a Wundt e Titchener Brentano (1983-1910): i processi psichici sono intenzionali e l’oggetto di studio della psicologia è la mente nel suo agire e dinamismo. William James (1890 negli Stati Uniti) - Quale è la funzione/scopo di ciascun comportamento/processo? - Quali sono le abitudini apprese che permettono a un organismo di adattarsi e di funzionare in un determinato ambiente? Legame individuo-ambiente Nuovo concetto di esperimento di laboratorio: oggetto d’indagine non più la coscienza ma il comportamento nella sua totalità Psicologia puramente sperimentale (strutturalismo) vs. psicologia applicata (funzionalismo) 1.6 La prospettiva psicodinamica (Freud, fine ‘800 inizio ‘900) Il comportamento è guidato, o motivato, da potenti forze interiori (istinti ereditari, bisogni biologici e tentativi di risoluzioni di conflitti tra bisogni personali e richieste della società) Sigmund Freud (1856-1939): primo a ipotizzare che la natura umana non sia sempre razionale e che le azioni possano essere il risultato di motivi inconsci. I teorici neofreudiani hanno ampliato la teoria psicodinamica, così da includere gli influssi sociali e le interazioni dell’individuo nel corso del suo intero ciclo di vita. Gustav Jung: inconscio collettivo ® strato più profondo della personalità, alla base dell’inconscio personale freudiano archetipi ® principi inconsci di organizzazione del comportamento 1.7 La psicologia della Gestalt (Wertheimer, 1912) Movimento psicologico in base al quale la totalità è qualitativamente diversa dalla somma delle singole parti che la compongono Gestalt: configurazione unitaria e organizzata che diIerisce dalla somma delle parti Studio sperimentale del movimento apparente (stroboscopico) (Max Wertheimer, 1912, Germania) Il tutto è più della somma delle parti Per comprendere la natura degli eventi psicologici: - Rifiuto dell’elementarismo (bottom-up) e preferenza per concetti di struttura e organizzazione (top-down) - Metodo fenomenologico: studio di ciò che accade nel mondo fenomenologico dell’individuo senza rimandi alla realtà al di là dei fenomeni - Concetto di isomorfismo: organizzazione degli eventi psicologici riconducibile alle proprietà strutturali degli eventi neurofisiologici corrispondenti 1.8 Il comportamentismo (Watson, 1913) Orientamento psicologico basato sull’assunto che il comportamento esplicito è l’unica unità di analisi scientificamente studiabile dalla psicologia, in quanto direttamente osservabile Comportamentismo si pone in opposizione alla tradizione mentalista e all’introspezione (John B. Watson, 1913 negli Stati Uniti) Psicologia come indagine del comportamento osservabile (vs. coscienza e mente) Rifiuto introspezione e di metodi che non fossero suscettibili agli stessi controlli utilizzati nelle scienze naturali. Mente è una scatola nera nella quali gli psicologi non devono entrare: gli stimoli ambientali (S) impattano sulla scatola nera, l’organismo emette determinate risposte (R) I comportamentisti studiano le associazioni S-R, soprattutto sugli animali tramite RIGOROSE procedure Fare ricerca psicologica anche con gli animali oIriva vantaggi: controllare variabili concomitanti (alimentazione, ore di riposo e di attività, condizioni di vita) e l’influenza dell’esperienza passata sulle azioni compiute dall’individuo esaminato libertà nelle procedure (sperimentazioni lunghe e stressanti) manipolabilità dell’organismo (danneggiamento delle funzioni sensoriali, operazioni chirurgiche) CONDIZIONAMENTO CLASSICO – esperimento di Pavlov P ha osservato il cane nel suo ambiente naturale e ha notato che aveva risposte automatiche (risposta incondizionata) ad uno stimolo. Si è chiesto è possibile favorendo alcuni processi di apprendimento, che uno stimolo diverso da quello incondizionato possa azionare la stessa risposta incondizionata? CONDIZIONAMENTO CLASSICO - caso del piccolo Albert Watson si rende conto che i bambini piccoli (1 anno di vita) hanno risposte di paura a stimoli rumorosi e la considera come una risposta incondizionata. Vuole utilizzare un suono rumoroso come Pavlov ha utilizzato la campanella: tutte le volte che il bimbo tocca il topo, lui produce un rumore forte alle spalle del bimbo e lo ripete per tante volte. In questo modo il bimbo inizierà a piangere alla sola vista del topolino. Il bambino ha appreso un’associazione tra stimolo-ratto-comportamento. LEGGE DELL’EFFETTO – Thorndike Legge dell’eIetto: L’apprendimento dipende dalle conseguenze del comportamento. T ha introdotto il fatto che l’apprendimento non dipende solo dallo stimolo ma anche da quello che succede dopo il comportamento: rinforzo. Alcuni comportamenti possono essere rinforzati, altri invece no. Dalla tipologia di rinforzo positivo o negativo viene influenzata la probabilità di un comportamento. ESPERIMENTO: un gatto in condizione di bisogno (aIamato) viene introdotto in una puzzle box, la quale è dotata di una porticina che il gatto può usare per uscire, fuori dalla gabbia c’è il cibo. La puzzle box si apre solo se il micio schiaccia una levetta. T osserva che il tempo di reazione per schiacciare la levetta dipende dal fatto che ci sia un rinforzo del suo comportamento al di fuori della gabbia (il cibo), se il comportamento non è rinforzato ci mette di più. 1.8 Il neocomportamentismo Nasce con l’introduzione della concezione di rinforzo, influenzato dal neopositivismo e dall’operazionismo (tradurre concetti psicologici in operazioni empiricamente controllabili. Importanza della traducibilità di concetti teorici in operazioni controllabili). Quindi il neocomportamentismo, sostiene che i processi mentali si possano studiare analizzando la relazione stimolo-risposta ma che si aggiunga la variabile interveniente (mentali, mediano la relazione tra stimolo e risposta) ovvero processi mentali che si frappongono tra gli stimoli e le risposte comportamentali. I maggiori esponenti sono Tolman e Skinner, quest’ultimo è un comportamentismo anche se il suo pensiero si sviluppa nell’epoca del neocomportamentismo. Skinner è il teorico del condizionamento operante basato sull’uso dei rinforzi. Incominciano a svilupparsi le terapie comportamentali ovvero psicoterapie derivate dai principi del comportamentismo che tendono a mettere in forse la supremazia degli psicoanalisti nella clinica. 1.9 Il cognitivismo Approccio che ha come obiettivo lo studio dei processi attraverso i quali il sistema cognitivo acquisisce, elabora, archivia e recupera le informazioni. Prendono posizione nei confronti del comportamentismo perché la mente non può essere ridotta al comportamento. Uno dei primi cognitivisti è Hebb, il quale ha riportato l’attenzione sulla centralità del sistema nervoso centrale nella comprensione dei processi mentali. Con il comportamentismo il sistema nervoso centrale era messo da parte. Hebb ha scoperto una particolare plasticità neuronale. I neuroni si organizzano in “assembramenti cellulari”, strutture di neuroni formanti dei circuiti prefissati in cui circolano per un certo tempo le informazioni all’interno del SNC. Noam Chomsky è uno dei maggiori esponenti ed uno studioso del linguaggio. Si oppone a Skinner, sostenendo che gli esseri umani hanno competenza innata nell’acquisizione del linguaggio. Sostiene che la lingua è un sistema aperto all’infinita creatività di chi la usa, il linguaggio può essere modificato ed inventato con l’esperienza. Metodo sperimentale: introspezione e innovative metodologie (computer) 1.10 La scienza cognitiva (1970) Due paradigmi fondamentali: Modularismo e connessionismo. ® Modularismo: prospettiva secondo cui la mente è organizzata in moduli specializzati ® Connessionismo: prospettiva che pone in relazione l’architettura biologica del cervello con l’architettura funzionale dell’attività cognitiva. 1.10.1 Il Modularismo e la mente computazionale Modularismo (Fodor): La mente è organizzata in moduli specializzati, ciascuno dei quali ha una struttura specifica che lo rende un sistema esperto in un ambito specifico dell’interazione con l’ambiente. I moduli sono informazionalmente incapsulati. Mente computazionale: proprietà della mente caratterizzata in analogia con il computer da proposizionalità (codice simbolico) e composizionalità. Secondo questa prospettiva (Fodor) gli stimoli che esistono nel mondo esterno vengono catturati dai trasduttori, mantengono il contenuto di questi stimoli e cambiano la forma e viene mandato ai sistemi di input che sono sei (5 organi di senso + un sistema di input per il linguaggio). Sistema automatico. Tutte le info vengono mandate al sistema centrale e vengono elaborati. 1.10.2 Il connessionismo e la mente situata Connessionismo: prospettiva (1980 circa) che pone in relazione l’architettura biologica del cervello con l’architettura funzionale dell’attività cognitiva. Le informazioni sono elaborate in RETI composte da varie unità che procedono in parallelo Conoscenza: meccanismi di associazione all’interno della rete sulla base della frequenza di co- occorrenza (esperienza) Reti neurali artificiali: modelli ispirati alla struttura neurale del cervello (McClelland et al., 1986). Sono simulazioni che riproducono in modo semplificato le proprietà e i processi di funzionamento del sistema nervoso. 1.11 La ricerca in psicologia psicologia scientifica: ipotesi basate su evidenze scientifiche psicologia ingenua: ipotesi basate sul senso comune o sull’esperienza personale (plausibili e a volte corrispondono anche a quelle ottenute dalla psicologia scientifica ma MAI attendibili) metodo di ricerca scientifico: un insieme generale di procedure per la raccolta e l’interpretazione dei dati che permette di limitare le fonti di errore e di trarre conclusioni verificabili. FASI RICERCA SCIENTIFICA 1 Identificare domande di ricerca 2 Elaborare ipotesi di ricerca 3 Selezione del disegno di ricerca e definizione dei 4 protocolli sperimentali 5 Raccolta dei dati 6 Analisi e interpretazione dei dati 7 Divulgazione dei risultati Domanda di ricerca Individuazione del problema/ambito di ricerca Elaborazione di domande di ricerca (INNOVATIVA) Le domande di ricerca di basano sulle teorie: insieme organizzato di concetti che spiegano un fenomeno o un insieme di fenomeni Alla base delle teorie psicologiche c’è il Determinismo: tutti gli eventi fisici, mentali o comportamentali sono il risultato di specifici fattori causali. Ipotesi di ricerca Ipotesi: un’aIermazione provvisoria e verificabile sulla relazione tra fenomeni. A partire dalle domande di ricerca si generano ipotesi (aIermazioni provvisorie) SE (antecedente)....... ALLORA (conseguente) La ricerca ha l’obiettivo di verificare il legame tra antecedente e conseguente. ® deve essere formulata in modo che può essere falsificata L’ipotesi può riguardare una legge prevista dalla teoria (un’asserzione generale che è vera ogni volta che si realizzano certe condizioni) oppure la teoria stessa può essere centro dell’ipotesi. Una teoria scientifica non può mai essere provata come vera, perché ci sono molte false teorie che possono predire ogni risultato ottenuto (Popper) Quando ci sono evidenze sperimentali contrarie (le uniche informative), la teoria è errata. La teoria sarà temporaneamente accettata quando resisterà a tentativi di falsificazione. Metodo di ricerca Metodo di ricerca scientifico: un insieme generale di procedure per la raccolta e l’interpretazione dei dati che permette di limitare le fonti di errore e di trarre conclusioni verificabili. Raccolta dei dati I dati vengono raccolti con procedure prestabilite chiamati protocolli sperimentali. Un ricercatore può disporre di dati comportamentali oppure dati self-report (descrizione che le persone fanno riguardo a ciò che accade nella loro mente). Dati comportamentali, neurofisiologici, misure self-report Analisi statistiche contribuiscono a verificare se le ipotesi sperimentali sono corrette (statistiche descrittive e inferenziali) Divulgazione dei risultati (accessibilità dei dati/replicabilità dei protocolli) 1.12 I metodi della psicologia METODI DESCRITTIVI: identificare e descrivere accuratamente un le variabili di un comportamento o fenomeno e le loro interazioni METODO SPERIMENTALE: formulazione di leggi scientifiche sulle relazioni causali tra variabili tramite manipolazione METODO CORRELAZIONALE: formulare leggi sul livello di associazione tra due variabili (la correlazione non implica causalità) 1.12.1 L’osservazione Osservazione naturalistica: metodo di ricerca che si avvale del rilevamento di dati in un contesto naturale e senza l’interferenza più meno diretta dello sperimentatore. Osservazione clinica: metodo d’indagine che comporta l’interazione dell’osservatore con la persona osservata 1.12.12 Metodo sperimentale FARE COPIA E INCOLLA DI DEFINIZIONI (PG.24) Un concetto teorico deve essere legato ad operazioni osservabili da chiunque, altrimenti non è scientifico Relazioni causali tra variabili tramite manipolazione: Variabili indipendenti (x) e dipendenti (y) Manipolazione di una variabile indipendente per verificarne l’eIetto sulla variabile dipendente. Le variabili devono essere operazionalizzate (associata definizione operazionale nel contesto sperimentale) Operare in condizioni controllate, costanti e uniformi attraverso la standardizzazione delle procedure (utilizzo di procedure uniformi e costanti in ogni fase della sperimentazione e per ogni partecipante) e delle norme (uniformità nell’attribuzione dei punteggi e nella valutazione dei dati) La standardizzazione permette di evitare l’influenza di distorsioni (bias) del ricercatore; dei soggetti sperimentali; del disegno di ricerca (variabili confondenti). Variabile confondente: fattore che modifica il comportamento dei partecipanti a un esperimento in maniera non prevista dal disegno sperimentale. Esempi di variabili confondenti: eQetto dell’aspettativa (eIetto Rosenthal): distorsione dei risultati provocata dall’aspettativa che lo sperimentatore o i soggetti sperimentali hanno in merito ai risultati stessi eQetto placebo: si verifica quando i partecipanti a un esperimento modificano le loro risposte in assenza di qualunque tipo di manipolazione sperimentale Procedure di controllo: strategie utilizzate dai ricercatori per mantenere costanti tutte le variabili e le condizioni non legate all’ipotesi che deve essere verificata: 1) Controllo a singolo cieco: i partecipanti non sono a conoscenza delle condizioni sperimentali in cui si trovano 2) Controllo a doppio cieco: lo sperimentatore e i partecipanti non sono a conoscenza delle condizioni sperimentali Disegni di ricerca: Procedura scientifica che consente un’interpretazione non ambigua dei risultati, escludendo a priori le interpretazioni alternative dovute a possibili variabili confondenti Disegno «tra» i soggetti (between-subjects): i partecipanti sono assegnati casualmente alla condizione sperimentale o alla condizione di controllo Assegnazione casuale: strategia che attribuisce a ogni partecipante la stessa probabilità di trovarsi nella condizione sperimentale o in quella di controllo. Disegno entro i soggetti (within-subjects): ogni partecipante come controllo di se stesso. Il comportamento di uno dei partecipanti prima del trattamento potrebbe essere confrontato con il suo comportamento dopo il trattamento Ogni partecipante potrebbe sperimentare più di un livello della variabile indipendente (PAGINA 27 DEFINIZIONI) Quasi-esperimenti: quando i requisiti che definiscono un esperimento non sono soddisfatti I quasi-esperimenti sono condotti in un contesto naturale o sul campo Le inferenze basate sui dati di un quasi-esperimento non sono molto aIidabili, poiché non tengono sotto controllo tutte le variabili confondenti. ANALISI CASO KITTY GENOVESE 1.13 La misurazione in psicologia Misurare: Assegnare un numero o un’etichetta alle caratteristiche degli oggetti in base a determinate regole. La misurazione deve essere il risultato del confronto di un dato osservato con una posizione identificabile su una scala Stevens (1951) propose una classificazione di quattro tipi di scale di misurazione dalla più semplice alla più complessa: 1. Nominale: classificazioni sulla base della presenza o della assenza della qualità considerata, senza fornire graduazioni 2. Ordinale: permette graduatorie, cioè delle relazioni di tipo maggiore/minore rispetto a una determinata qualità 3. A intervalli: permette graduatorie e l’intervallo tra due posizioni successive resta costate per tutta l’estensione 4. A rapporti: ha le proprietà di una scala a intervalli e permette di identificare anche una posizione corrispondente allo z 5. ero assoluto 1.13.2 Attendibilità e validità L’obiettivo della misurazione psicologica è di generare risultati che siano allo stesso tempo attendibili e validi. Attendibilità: misura la riproducibilità del risultato; un risultato è attendibile se a partire da condizioni simili si ripeterà in tempi diIerenti Validità: stabilisce se l’informazione prodotta dalla ricerca o dai test misura accuratamente la variabile psicologica o la qualità che si intende misurare. ✓validità interna: il grado in cui le conclusioni di una ricerca sono riferibili alle relazioni tra le variabili considerate. ✓validità esterna (+ ecologica): il grado di generalizzazione dei risultati di una ricerca ad altri soggetti e ad altre situazioni. Applicabilità dei risultati a soggetti diversi da quelli sperimentali (luoghi, tempi e situazioni) ✓validità di costrutto: la conformità tra i risultati e la teoria che è alla base della ricerca. Processo di operazionalizzazione. ✓validità statistica: il grado di probabilità con cui si verifica la relazione tra variabile indipendente e dipendente. Test ed esperimenti possono essere attendibili senza essere validi perché dicono troppo poco sulle variazioni di una qualità. 1.13.3 Misure self report = si basano su risposte verbali, sia scritte sia orali, dei partecipanti a domande poste dai ricercatori Codice etico Definisce gli standard di comportamento per garantire: la corretta realizzazione delle attività di ricerca e diIusione della conoscenza proteggere i diritti delle persone partecipanti e delle altre persone coinvolte promuovere una riflessione critica sulle implicazioni etiche della ricerca in ambito psicologico Principi generali: 1. Integrità 2. Rispetto della dignità della persona 3. Competenza 4. Responsabilità sociale 5. Tutela del benessere INTEGRITA’ Agire con onestà, lealtà, trasparenza, autonomia ed equità, nel rispetto di tutte le persone coinvolte e nell’interesse di partecipanti, colleghi e colleghe, studenti e studentesse, istituzione di appartenenza, comunità scientifica, gruppi sociali di riferimento e opinione pubblica. Evitare comportamenti opportunistici Non abusare del proprio ruolo istituzionale Resistere ad ogni forma di pressione che si prefigga di condizionare o alterare i progetti di ricerca e i loro risultati. RISPETTO DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA Rispettare la dignità, la libertà e il benessere delle persone partecipanti, delle studentesse e degli studenti, delle colleghe e dei colleghi, delle collaboratrici e dei collaboratori, e tutela i loro diritti alla autodeterminazione e alla riservatezza. Evitare e contrastare ogni forma di discriminazione (genere, orientamento sessuale, età, livello di istruzione, ecc...) Tenere conto della specificità linguistica e culturale, delle eventuali condizioni di vulnerabilità e delle capacità di comprendere e comunicare dei partecipanti COMPETENZA Consapevole dei limiti della propria competenza e utilizza solo metodi e tecniche per cui possiede un’adeguata preparazione scientifica e metodologica. Aggiornamento continuo delle proprie competenze tecniche e professionali (anche per coloro che lavorano sotto la sua supervisione) RESPONSABILITA’ SOCIALE Consapevole della responsabilità sociale che deriva dai propri indirizzi di ricerca, dalle scelte metodologiche e dalle modalità di diIusione dei risultati che possono essere diversamente interpretati e usati nei diversi contesti di applicazione. Agire aIinché la ricerca possa sempre incrementare la conoscenza, le possibilità di intervento Non prestare mai l’attività e la competenza per generare o giustificare soIerenza e oppressione. TUTELA DEL BENESSERE Si impegna a non compromettere il benessere psico-fisico delle persone partecipanti e a non alterare il loro grado di Sicurezza e autostima. Garantisce che la partecipazione alle ricerche non determini un peggioramento delle condizioni attuali e non esponga a situazioni di rischio, disagio o soIerenza. CAPITOLO 2 | Basi biologiche ed evolutive del comportamento Quale è il contributo delle basi biologiche nel determinare il comportamento? Dilemma centrale: natura o cultura? Innato o appreso? Ereditario o ambientale? 2.11.1 Evoluzione e selezione naturale 1859, Charles Darwin ® E’ L’AMBIENTE A DETERMINARE QUALI MEMBRI DI UNA POPOLAZIONE ORIGINARIA AVREBBERO CONTINUATO A VIVERE E RIPRODURSI Genotipo: struttura genetica che un individuo eredita dai genitori Fenotipo: i caratteri osservabili di un organismo (repertorio dei comportamenti) risultanti dall’espressione del genotipo Evoluzione umana La selezione naturale ha favorito due principali tipi di adattamento: il BIPEDISMO (capacità di camminare in posizione eretta) e l’ENCEFALIZZAZIONE (incremento della dimensione del cervello). Le condizioni in cui avvenne l’evoluzione degli esseri umani favorirono l’evoluzione di un importante potenziale biologico condiviso espresso nel bipedismo e nella capacità di linguaggio e di pensiero. Nonostante questo potenziale condiviso esistono notevoli variazioni Genetica: studio dell’ereditarietà (trasmissione biologica di caratteri dai genitori ai figli) Gregor Mendel (1822-1884) suggerisce che le caratteristiche fisiche dei figli erano determinate da coppie di fattori (geni) ciascuno dei quali ereditato da un genitore Genetica del comportamento: ereditarietà dei comportamenti (influenza relativa alla componente genetica sui pattern comportamentale). Base genetica di aspetti complessi dell’esperienza. Il neurone Cellula del sistema nervoso specializzata nel ricevere e/o trasmettere le informazioni alle altre cellule -> la trasmissione delle informazioni è unidirezionale, dai dendriti all’assone Vi sono tre classi fondamentali: 1. Neurone sensoriale: neurone che trasmette i messaggi dai recettori sensoriali al sistema sensoriale 2. Neurone motorio: neurone che trasmette i messaggi dal SNC in direzione dei muscoli e ghiandole 3. Interneurone: mette in comunicazione fra loro altri neuroni permettendo un’elaborazione fine dei segnali Neurone specchio: si attiva quando un individuo ne osserva un altro eseguire un’azione motoria (di Pellegrino/Rizzolati) Glia: cellule intercalate ai neuroni che agevolano la trasmissione neuronale, rimuovono i neuroni danneggiati e morti e impediscono alle sostanze tossiche presenti nel sangue di raggiungere il cervello. Guaina mielinica: materiale isolate che circonda gli assoni Comunicazione neuronale 1) Input eccitatorio: info ricevuta da un neurone che gli segnala di attivarsi 2) Input inibitorio: informazione ricevuta da un neurone che gli segnala di non attivarsi LA CORRETTA SEQUENZA DI INPUT ECCITATORI NEL TEMPO E NELLO SPAZIO PORTA A UN POTENZIALE D’AZIONE (ATTIVAZIONE DEL NEURONE) ® variazione del potenziale elettrico di membrana MANCA PEZZO FUNZIONE NEURONE SLIDE 29 Legge del tutto o del nulla: principio per cui la dimensione del potenziale d’azione non è influenzata dall’incremento d’intensità della stimolazione (AUTOPROPAGANTESI) ® quando l’input eccitatorio raggiunge il livello-soglia si generale un potenziale d’azione (5-120 mt al secondo) Trasmissione sinaptica Sinapsi: spazio tra un neurone e l’altro Membrana sinaptica: invio di info da un neurone e l’altro LE VESCIOCOLA SINAPTICHE SI MUOVONO VERSO LA MEMBRANA E SI FISSANO ALLA MEMBRANA INTERNA DEL BOTTONE TERMINALE. DENTRO OGNI VESCICOLA CI SONO I NEUROTRASMETTITTORI Neurotrasmettitore: messaggero chimico, rilasciato da un neurone, che attraversa la sinapsi inter- neuronica, stimolando il neurone postsinaptico. ACETILCOLINA (media contrazione muscolare) GABA (inibitorio più comune, legato a patologie psichiatriche) GLUTAMMATO (eccitatorio più comune, memoria, emozioni-schizofrenia e dipendenze) CATECOLAMINE (DOPAMINA, NOREPINEFRINA) diminuzione in disturbi psicologici come ansia e disturbi umore, aumento in schizofrenia SEROTONINA (inibitori, LSD, disturbi dell’umore-neurotrasmettitore del benessere 2.3 Biologia e comportamento Lesione celebrale: danneggiamento o distruzione del tessuto cerebrale è caso di Gage, tubo nel cervello è Paul Broca (area di Broca legata al linguaggio verbale) Monitorare il cervello Tomografia assiale computerizzata (TAC): tecnica nella quale fasci concentrati di raggi X attraversano il cervello da angolazioni diIerenti per produrne immagini tridimensionali. Tomografia a emissione di positroni (PET): rappresentazione del cervello ottenuta tramite uno strumento che produce immagini dettagliate dell’attività del cervello, registrando la radioattività delle cellule durante diIerenti attività cognitive e comportamentali. Imaging con risonanza magnetica (MRI): tecnica di neuroimaging per mezzo della quale il cervello viene sottoposto a scansione impiegando campi magnetici e onde radio. Risonanza magnetica funzionale (fMRI): tecnica di neuroimaging che abbina i vantaggi delle scansioni PET e MRI, rilevando le variazioni del flusso ematico cerebrale. Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva: tecnica usata per produrre una temporanea inibizione delle aree cerebrali attraverso ripetuti impulsi di stimolazione magnetica. Elettroencefalogramma (EEG): registrazione dell’attività elettrica cerebrale. 2.2.3 Strutture cerebrali e loro funzioni Encefalo costruito da tre strutture interconnesse: tronco encefalico (processi autonomi: battito cardiaco, respirazione, deglutizione, digestione) + sistema limbico (motivazioni, emozioni, memoria) + telencefalo (universo della mente umana). Il telencefalo + corteccia celebrale ® info sensoriali, coordina movimenti e pensiero astratto e ragionamento Tronco encefalico: strutture che regolano lo stato interno del corpo. Midollo allungato: centro della respirazione, pressione sanguigna e battito cardiaco. Le vie piramidali trasmettono impulsi nervosi alla parte opposta del corpo rispetto all’emisfero celebrale da cui provengono ® si incrociano nel midollo allungato Ponte: situato sopra il midollo allungato, trasmette informazioni dalla corteccia cerebrale al cervelletto e contiene gran parte della formazione reticolare ® fitta rete di cellule nervose che agisce da sentinella del cervello: attiva la corteccia cerebrale in modo da renderla reattiva ai nuovi stimoli, e mantiene il cervello attivo anche durante il sonno. Invita stimoli eccitatori ai nuclei del talamo, dai quali di dirigono verso la corteccia e le info vengono elaborate. Talamo: struttura cerebrale che invia impulsi in funzione degli stimoli sensoriali ricevuti dal sistema nervoso periferico alla corteccia cerebrale tramite neuroni connessi con i centri corticali; in particolare, i nuclei genicolati laterali del talamo ricevono fibre ottiche e inviano impulsi nervosi alla corteccia visiva; i nuclei genicolati mediali del talamo ricevono fibre acustiche e trasmettono gli impulsi nervosi alle aree uditive corticali. Cervelletto: regione del cervello unita al tronco encefalico che controlla la coordinazione motoria, la postura e l’equilibrio, così come la capacità di imparare a controllare i movimenti corporei. Sistema limbico Il SL regola i comportamenti motivati, gli stati motivi e i processi della memoria. Regola anche temperatura corporea, pressione sanguigna, livello glicemico, svolgendo attività di controllo. È costituito da: - Ippocampo: acquisizione di nuove informazioni - Amigdala: parte del sistema limbico che controlla le emozioni, aggressività e memoria emotiva - Strutture dell’ipotalamo: comportamento motivato (nutrizione) e l’omeostasi (stabilità o equilibrio delle condizioni interne del corpo) Telencefalo Regione del cervello che regola le funzioni cognitive ed emotive a livello superiore Corteccia cerebrale: superficie più esterna del telencefalo Emisferi cerebrali: due metà del telencefalo, collegate dal corpo calloso. Corpo calloso: massa di fibre nervose che collega le regioni omologhe della corteccia cerebrale dei due emisferi del telencefalo Lobo frontale: regione del cervello situata sopra la scissura laterale e davanti al solco centrale; è coinvolta nel controllo motorio e nelle attività cognitive Lobo parietale: regione del cervello situata dietro al lobo frontale e sopra la scissura laterale; contiene la corteccia somatosensoriale Lobo occipitale: regione posteriore del cervello; contiene la corteccia visiva primaria Lobo temporale: regione del cervello situata sotto la scissura laterale; contiene la corteccia uditiva. Area di Wernicke: regione del cervello che permette la comprensione del linguaggio verbale Corteccia motoria: controlla l’azione dei muscoli volontari del corpo Cortella somatosensoriale: elabora gli input sensoriali provenienti da diverse aree del corpo. Corteccia uditiva: area dei lobi temporali che riceve ed elabora info di tipo uditivo Corteccia visiva: regione dei lobi occipitali in cui sono elaborate le informazioni visive Corteccia associativa: parti della corteccia in cui avvengono numeri processi cerebrali di alto livello SISTEMA NERVOSO SIMPATICO: risposte in situazioni di emergenza e mobilitazione dell’energia. SISTEMA NERVOSO PARASIMPATICO: monitora le procedure ordinarie delle funzioni interne del corpo, conservandone e ripristinandone l’energia. 2.3.5 Sistema endocrino = rete di ghiandole che produce e secerne ormoni nel flusso sanguigno Ormone: messaggero chimico, prodotto e secreto dalle ghiandole endocrine, che regole il metabolismo e influenza la crescita del corpo, l’umore e i caratteri sessuali. Ipofisi: ghiandola, situata nel cervello, che secerne l’ormone della crescita e influenza la secrezione di ormoni da parte di altre ghiandole endocrine. Testosterone: ormone sessuale maschile, secreto dai testicoli, che stimola produzione di spermatozoi ed è responsabile dello sviluppo dei caratteri secondari maschili. Estrogeno: ormone sessuale femminile, prodotto dalle ovaie, responsabile dello sviluppo e mantenimento di strutture riproduttive e caratteri secondari femminili e regolatore del ciclo mestruale 2.3.6 Plasticità e neurogenesi: il nostro cervello cambia Plasticità: cambiamenti nella prestazione del cervello; può comportare la formazione di nuove sinapsi o modifiche nelle funzioni di sinapsi esistenti. Neurogenesi: formazione di nuovi neuroni CAP 3 | Sensazione e percezione Con percezione si intende il processo di individuazione di oggetti ed eventi nell’ambiente volto ad attribuire loro un senso, un significato, a comprenderli a riconoscerli, a categorizzarli e a prepararsi a reagire a essi. Ciò che è percepito prende il nome di percetto (soggettivo) ed il prodotto del processo della percezione. Si parlerà principalmente di percezione visiva che è simile alle altre percezioni degli altri organi sensoriali. Il processo di percezione è molto complesso e si organizza in tre fasi: 1) Sensazione: impressione soggettiva immediata e semplice che corrisponde ad una data intensità dello stimolo fisico. Quando noi percepiamo qualcosa i nostri recettori sensoriali (strutture neuronali specializzate in grado di percepire specifiche forme di energia, prevalentemente aggregati in epiteli sensoriali, a livello di occhio, orecchio, naso, lingua e cute) vengono stimolati e catturano l’informazione fisica del mondo esterno, si attivano ed inviano una serie di impulsi neuronali al nostro sistema nervoso. I recettori sensoriali sono in grado di creare una prima rappresentazione delle caratteristiche degli stimoli del mondo esterno. Rappresentazione che è molto più semplice della realtà, quasi disorganizzato, costruito da frammenti sensoriali. 2) Organizzazione percettiva: il percetto è il risultato del processo della sanazione che inviano degli impulsi sensoriali al cervello che mette in atto il processo di organizzazione percettiva 3) Identificazione e riconoscimento SENSAZIONE 1. Stimolo distale: è l'oggetto o l'evento nel mondo esterno che genera le informazioni sensoriali. Ad esempio, se guardi un albero, lo stimolo distale è l'albero stesso, cioè l'oggetto reale che esiste al di fuori del tuo corpo. 2. Stimolo prossimale: è l'informazione sensoriale che arriva agli organi di senso. Nel caso della vista, è l'immagine dell'albero che viene proiettata sulla retina nell'occhio. È la rappresentazione che i tuoi organi sensoriali ricevono dall'oggetto distale. In altre parole: Lo stimolo distale è l'oggetto reale nel mondo. Lo stimolo prossimale è l'immagine o il segnale sensoriale che il tuo cervello deve interpretare. La percezione si basa sullo stimolo prossimale, ma il cervello cerca di "ricostruire" la realtà dello stimolo distale basandosi sulle informazioni sensoriali ricevute. Questi due stimoli sono molto diversi. Lo stimolo prossimale è bidimensionale, la tridimensionalità è qualcosa che ricostruisce il nostro cervello sulla base delle nostre conoscenze pregresse. Se un oggetto è sovrapposto ad un altro al nostro cervello risulta che questi oggetti siano a pezzi, soltanto la nostra esperienza ci permette di capire che eIettivamente non è così. Per queste diIerenze è necessario l’intervento del sistema nervoso centrale. Processi dal baso verso l’alto e dall’alto verso il basso La percezione è l’unione di due processi: 1) Dal basso (mondo esterno) verso l’alto (processi mentali). Processo empirico, dipendono dal mondo esterno 2) Dall’alto verso il basso. Processi che permettono di ricercare ed estrarre attivamente le info dal contesto La percezione è quindi un prodotto di processi bottom up e top down. Si ha quindi una stimolazione ambientale, la quale attiva i nostri recettori sensoriali che creano una rappresentazione e si attiva l’organizzazione percettiva (fase in cui si dà profondità). Da qua si evolve in identificazione e riconoscimento. I processi mentali di top-down sono fondamentali perché noi riconosciamo un oggetto poiché l’abbiamo già incontrato ma svolgono anche una funzione fondamentale nell’organizzazione percettiva. Mentre sensazione e stimolazione ambientale sono gestite dai processi bottom up. QUINDI Vedo uno stimolo, la stimolazione attiva i recettori sensoriali crea lo stimolo prossimale sulla retina, l’info viene mandata alle cortecce visive che le organizza e rende l’immagine parallela al mondo esterno. Le informazioni relative all’ambiente di cui si è già in possesso contribuiscono a realizzare un’identificazione percettiva. Il contesto e le aspettative che si hanno aiutano la persona a riconoscere e identificare stimoli esterni. Le sensazioni sono eventi personali e soggettivi dei quali ciascuno ha un’esperienza diretta. Pur essendo queste esperienze soggettive, sono comunque molto simili tra di loro poichè è determinata (la sensazione) fortemente dalle caratteristiche degli stimoli esterni ed in minima parte dalle caratteristiche dell’individuo stesso. Vi è una braca della psicologia chiamata psicofisica che si occupa della relazione tra stimoli fisici, studiati attraverso le scale fisiche, e il comportamento evocato da questo stimoli, misurato con metodi psicologici (Gustav Fechner, 1860), figlia dello strutturalismo. Soglia assoluta La psicofisica di fonda su diverse domande, una tra le principali è la seguente: Qual è l’intensità minima che uno stimolo sensoriale (luminoso, uditivo) deve avere per essere rilevato? Questa intensità minima è stata definita dagli psicofisici la soglia assoluta. Questi ultimi hanno cercato di capire quale fosse questa quantità minima di energia fisica necessaria per produrre un’esperienza sensoriale che può essere rilevata nel 50% dei casi. Per farlo hanno fatto diversi esperimenti, tra cui quello legato agli stimoli uditivi mettendo in relazione le intensità fisiche degli stimoli e la proporzione delle risposte aIermative: 14 decibel è la quantità di energia fisica che corrisponde ad una risposta sensoriale nel 50% dei casi. La linea ha una curvatura particolare: curva psicometrica (S). La quale stabilisce la soglia assoluta e ci dice come il processo della sensazione si evolve da stimoli ad di sotto della soglia assoluta ed al di sopra. Ci dice che la transizione tra la condizione di non rivelazione e di rivelazione è graduale. Gli psicofisici hanno indentificato l’abituazione sensoriale. I nostri sistemi sensoriali hanno una responsività minore quando sono sottoposti ad una stimolazione prolungata. Quando sono esposti ad un’esperienza prolungata si abituano. Questo perché l’abituazione sensoriale permetto di individuare ed agire prontamente alle situazioni, se il mio sistema sensoriale rimarrebbe sempre attivo al massimo ad uno stimolo non avrebbe abbastanza energia per reagire ad altri stimoli. Soglia di9erenziale Con sogli diIerenziale si intende la diIerenza fisica tra due stimoli che può essere riconosciuta come diIerenza minima rilevabile nel 50% dei casi. Quindi due stimoli insieme. Legge di Weber Weber ha elaborato la legge di weber che sostiene che la diIerenza minima rilevabile tra due stimoli è una frazione costante dell’intensità dello stimolo standard K = ΔI/I K= costante di Weber \ I= intensità dello stimolo standard \ ΔI=misura dell’incremento che produce la diIerenza rilevabile Più è elevata l’intensità dello stimolo standard più deve essere elevato l’incremento necessario per ottenere una diIerenza minima rilevabile. + 10% Come cresce a sensazione al crescere dell’intensità dello stimolo? La sensazione prodotta dallo stimolo 2 sarà esattamente a metà tra quella prodotto dallo stimolo 1 e quella prodotta dallo stimolo 3? C’è un parallelismo tra la dimensione psicologica e quella fisica? Fechner sostiene che mentre lo stimolo fisico aumenta secondo una progressione geometrica, la sensazione aumenta seconda una progressione aritmetica. Quindi le due progressioni sensazione e fisiche aumentano in modo diIerente. In particolare, sostiene che ad aumenti costanti della sensazione corrispondono ad aumenti proporzionalmente crescenti dell’intensità dello stimolo. Ad aumenti costanti della sensazione non corrispondono aumenti costanti dell’intensità dello stimolo fisico, ma corrispondono aumenti proporzionalmente crescenti dell’intensità dello stimolo; quindi, anche una piccola variazione dello stimolo porta ad un grande cambiamento della sensazione. La Legge di Weber riguarda la percezione dei cambiamenti di intensità degli stimoli ed è uno dei principi fondamentali della psicofisica. Essa aIerma che la capacità di una persona di percepire una variazione in un dato stimolo dipende dalla proporzione tra la variazione stessa e l'intensità iniziale dello stimolo. In altre parole, per notare un cambiamento in uno stimolo, la diIerenza deve essere proporzionale alla grandezza dello stimolo di partenza. La formula di base della legge di Weber è: K = ΔI/I Dove: ΔI è la minima variazione dello stimolo (detta "soglia diIerenziale") che può essere percepita; I è l'intensità iniziale dello stimolo; K è una costante, chiamata "frazione di Weber", che varia a seconda del tipo di stimolo (suono, luce, peso, ecc.). Esempio pratico: Immagina di tenere in mano un peso di 1 kg. La legge di Weber dice che, per notare un aumento di peso, è necessario aggiungere una certa percentuale (ad esempio il 2%). Se il peso iniziale è 1 kg, dovresti aggiungere almeno 20 grammi (2% di 1 kg) per percepire la diIerenza. Se il peso fosse 10 kg, per notare il cambiamento dovresti aggiungere almeno 200 grammi. In sintesi: La legge di Weber mostra che non è la diIerenza assoluta di intensità a essere rilevante per la percezione, ma la diIerenza proporzionale rispetto all'intensità dello stimolo iniziale. 21/08 Intorno agli anni 50 gli psicofisici, figli dello strutturalismo, presentano una riflessione introdotta da Steven dove introduce metodi diretti di stima della sensazione prodotta. Si chiede direttamente al partecipante dell’esperimento quanto è intenso quello stimolo e ciò è una rivoluzione poiché fino a quel momento i livelli della sensazione non venivano mai riportati direttamente dal partecipante ma semplicemente dal confronto di due stimoli. Quindi fini a Steven tutto si basava su misurazioni indirette della sensazione, con Stevens vengono introdotti i metodi diretti dove il partecipante indica in modo diretto la grandezza della sensazione che sta provando e per fare ciò viene utilizzata una scala numerale. Legge di Stevens: come cresce la sensazione in funzione della crescita dell’intensità dello stimolo? Sostiene che la legge di Weber fosse parzialmente vera e la sostituisce con la seguente formula: S = K In Se n1 (scossa elettrica) la sensazione aumenta più velocemente dello stimolo La psicofisica si è evoluta e nella sua versione più attuale ha cercato di riflettere su quali potessero essere dei fattori che possono influenzare il rapporto tra energia fisica e percezione dello stimolo. Si sono accorti che veniva spesso influenzato dal giudizio della persona. Gli individui si dividono in due: 1. Nel dubbio dicono di si 2. Nel dubbio dicono di no Hanno sviluppato una teoria TDS che oIre una procedura per valutare tanto i processi sensoriali tanto quelli decisionali. Attraverso ciò è possibile individuare 4 tipologie di segnale: 1) Hit: il partecipante vede uno stimolo luminoso e sente uno stimolo sonoro e dice: c’è 2) Correct rejection: segnare assente (sottosoglia assoluta), il partecipante dice che non ha sentito né visto 3) Miss: quando il segnale era presente ma il partecipante ha detto che non c’era 4) False allarm: lo stimolo è assente ma il partecipante dice che c’è Cosa succede nel nostro sistema nervoso? Gli stimoli ambientali sono caratterizzati da una determinata energia fisica, questa tipologia di info deve essere trasmessa al nostro cervello in modo diverso da quella del mondo esterno. L’energia del mondo esterno deve essere tradotta in impulso neuronale; ciò è definita trasduzione. Le info trasdotte vengono mandate al nostro sistema centrale e vengono elaborate dalle cortecce primarie (visiva primaria, uditiva primaria). I neuroni estraggono le informazioni base dello stimolo (forma, dimensione) e inviano le info alle cortecce primarie. La corteccia visiva riceve informazioni sensoriali dalla retina (membrana collocata nella parte posteriore dell’occhio) che contiene i fotorecettori che convertono l’energia luminosa in risposte neuronali. Nella retina si trovano diversi recettori: - Il cono: collocato nella parte centrale della retina e ha una ruolo fondamentale nelle condizioni visive normali di luce e sono responsabili anche nella percezione del colore - I bastoncelli sono collocati più lateralmente e ci permettono di vedere in condizioni di illuminazione fioca Nella retina ci sono anche due cellule: - Bipolare: neurone del sistema visivo che combina gli impulsi proveniente da molti recettori e trasmette i risultati alle cellule gangliari. Riceve le info da coni e bastoncelli e li organizza - Gangliare: integra tutti impulsi e li manda la sistema nervoso centrale la retina è collegata alla corteccia visiva tramite diverse strutture, tra cui il nervo ottico che permette il passaggio delle info dalla retina al cervello. L’info che viene identificata nell’emicampo sinistro viene catturata sulla retina dai bastoncelli a destra e viene elaborata dalla corteccia visiva sinistra. Sistema visivo – colore Il colore si crea quando il cervello elabora le info codificate nella fonte luminosa e necessita di una trasduzione, trasformazione dell’energia fisica, in input neuronale. Tutte le esperienze del colore possono essere descritte in tre dimensioni fondamentali: 1. Tonalità: dimensione spazio cormatico che cattura la qualitativa del colore nella luce e dipende dalla lunghezza d’onda 2. Saturazione: purezza e vividezza dei colori 3. Luminosità: dimensione spazio cromatico che cattura l’intensità della luce L’esperienza del colore non esiste nell’ambiente vero proprio. Vi sono due teorie fondamentali sulla percezione del colore elaborate tra le fine del 1700 e la prima metà dell’Ottocento: - La teoria tricromatica di Young: vi sono tre tipi di recettori cromatici che producono la sensazione dei colori primari: rosso, verde e blu. Tutti gli altri colori sono sintesi additive o sottrattive di questi colori - La teoria del processo ponente di Hering dice che tutte le esperienze dei colori sorgono da tre sistemi ognuno die quali include due elementi opponenti: rosso vs verde blu vs giallo nero vs bianco entrambe le teorie sono vere. Esistono tre tipologie di coni sulla retina sensibili alla luce che si attivano in risposta ad una determinata lunghezza d’onda (la teoria tricromatica aveva ragione) ma anche ka teoria del processo opponente ha ragione poiché le cellule gangliari utilizzano le tre dimensioni identificate, la dimensione rosso verde, blu giallo, nero bianco. (mancano dei sensi) Gusto: ogni singola cellula ricettrice del gusto risponde meglio a una delle quattro principali qualità del gusto che sono dolce, acido, amaro e salato + l’umami (nuova qualità del gusto recentemente identificato che è il glutammato monosodico, che è il sapore caratteristico della carne rossa e dei formaggi stagionati prudente come additivo nei cibi asiatici contenuto naturalmente in cibi ricchi di proteine). Organizzazione percettiva I processi di organizzazione organizzano la percezione e la integrano con l’esperienza attraverso dei processi di ricerca attiva. Si articolano su una serie di legge: - Articolazione figura-sfondo - Principi di raggruppamento percettivo - Integrazione spaziale e temporale - Percezione del movimento - Percezione della profondità - Costanze percettive ARTICOLAZIONE FIGURA-SFONDO In tutti i campi visivi sono tutti stimoli/figure collocate in uno sfondo. Come fa il nostro cervello a capire che cos’è la figura e che cos’è lo sfondo? Per dimostrare la diIerenza tra figura e sfrondo sono state fatte diverse figure reversibili (volti-calici), noi in qualsiasi campo visivo identifichiamo sempre una figura su uno sfondo. Quali sono gli elementi che ci permettono di determinare qual è figura e quale sfondo? Vi sono diversi principi che permettono ciò: - Inclusione - Convessità - Area relativa - Orientamento a parità di condizioni diventa figura: - La regione inclusa - La regione convessa - L’area minore - La regione in cui gli assi sono orientati secondo le direzioni principali dello spazio percettivo FENOMENI PERCETTIVI PARTICOLARI: nonostante i contorni delle figure non siano presenti fisicamente li percepiamo lo stesso (eIetto kanizsa). PRINCIPI DI RAGGRUPPAMENTO PERCETTIVO:?? Wertheimer ha elaborato delle leggi tra cui la legge della vicinanza (a parità di altre condizioni, si unificano gli elementi vicino), e la legge della somiglianza (a parità di condizioni si unificano gli elementi simili), legge della buona direzione (se due elementi hanno la stessa direzione tendono ad essere raggruppati), legge della chiusura (a parità di condizioni si unificano gli elementi che tendono a chiudersi tra loro), legge del destino comune. INTEGRAZIONE SPAZIO E TEMPORALE Quando si guarda una determinata scena i nostri occhi si muovono, esploriamo una scena visiva e il nostro occhio si soIerma su alcuni dettagli, quando si ferma si chiama fissazione. Esperimento delle foto diverse. Estensione dei confini: fenomeno per cui le persone che osservano una scena sono in grado di utilizzare i processi mnestici per estende i confini dell’inquadratura PERCEZIONE DEL MOVIMENTO Tipo di percezione che richede confronti tra diIerenzti osservazioni visive è la percezione del movimento Il fenomeno phi si osserva quando due punti di lue statai posti in diIerenti punti del campo visivo vengono accesi e spenti in mod oalternato a ritmodi circa 4-5 volte al secondo: gli osservatori umani vedono un punto PERCEZIONE DELLA PROFONDITA’ La profondità è ricostruita in un secondo livello rispetto alla prima percezione. Il cervello cerca nel campo visivo altri indizi: - Binoculari: indizi di profondità che implicano confronti tra le informazioni visive fornite dai due occhi. Disparità retinica: scarto tra posizioni orizzontali retiniche di immagini corrispondenti nei due occhi. - Convergenza, ci permette di ricostruire la profondità. Più gli occhi convergono più l’oggetto è lontano. Movimento di parallasse: gli oggetti più lontani dall’osservatore si muovono più lentamente - Indizi monoculari di profondità: L’occlusione si ha quando un oggetto opaco i sovrappone in parte a un altro oggetto e fornisce informazioni di profondità La dimensione relativa implica che oggetti della stessa dimensione a distanze diIerenti proiettano immagini di dimensione diIerente sulla retina I gradienti di trama forniscono indizi di profondità in quanto la densità della trama aumenta quanto più la superficie si allontana COSTANZA PERCETTIVE Capacità di percepire il mondo come costante, determina il fatto che noi percepiamo il mondo come costante sulla base delle nostre conoscenze. Costanze di colore e luminosità (nero, grigio e bianco), noi percepiamo i colori come costanti al di là delle variazioni di illuminazione. MANCA INTEGRAZIONE CON IL LIBRO CAP 4 | ATTENZIONE e COSCIENZA 4.1 L’attenzione = insieme delle funzioni che consentono di concertare e focalizzare le proprie risorse mentali su alcune informazioni, definendo ciò di cui siamo consapevoli in un dato momento (capacità limitata) Funzione fondamentale: consentire ad alcune informazioni di raggiungere consapevolezza Valorizzare: selezionare determinate informazioni da sottoporre ad ulteriori elaborazioni Inibizione: trascurare info considerate irrilevanti 4.1.1 Attenzion selettiva = processo di selezione di informazioni sulla base della loro marcatura e salienza ® attenzione basata su oggetti. Quando l’attenzione è diretta verso un oggetto, tutte le parti dell’oggetto sono selezionate simultaneamente per essere elaborate Fuoco dell’attenzione: processo che concentra le risorse attentive su uno specifico stimolo dell’ambiente ® relazione inversa con l’eIicienza di elaborazione: più è ristretta l’area dell’attenzione, tanto maggiore è l’eIicienza cognitiva. Quando l’attenzione è diretta verso un oggetto, tutte le parti dell’oggetto sono selezionate simultaneamente per essere elaborate. Come si muove l’attenzione? Si muove di continuo ma ciò che non è oggetto dell’attenzione non viene identificato o riconosciuto. 1. Fascio di luce: si sposa e occupa le posizioni intermedie 2. Lente d’ingrandimento: salto tra posizione di partenza e arrivo senza interesse nelle posizioni intermedie Broadbert (1958) ® la mente opera solo su alcuni stimoli in entrata grazie all’intervento del sistema di filtraggio. Quindi l’elaborazione degli stimoli a cui non si presta attenzione fallisce prima del momento in cui le persone riescono a identificare gli stimoli stessi. Questa teoria viene contrastata con diversi fenomeni, tra cui l’e?etto cocktail secondo il quale le persone sostengono di sentire il loro nome in una stanza rumorosa. Anche quest’ultimo fenomeno è stato contrastato sostenendo che per sentire il loro nome le persone stavano prestando molta attenzione ai rumori esterni. Nel loro insieme questi risultati sostengono che B aveva ragione: le persone hanno bisogno dell’attenzione cosciente per identificare immagini, suoni e altri percetti nell’ambiente. 4.1.2 Attenzione divisa = processo in cui l’attenzione è distribuita tra diversi stimoli. È meno accurata dell’attenzione selettiva (esperimento di Duncan linea-rettangolo ® attenzione come un processo che agisce a partire da una quantità di risorse cognitive) J. Duncan sostiene che l’attenzione è l’esito di una competizione fra diversi stimoli che può verificarsi in ogni fase del processo di elaborazione delle informazioni ® la salienza degli attributi è rilevata attraverso processi bottom-up e dall’intervento di diversi sistemi cognitivi (top-down). Risorse cognitive limitate. 4.2 Che cos’è la coscienza Consapevolezza degli stimoli esterni ed interni da parte del soggetto ® è uno stato più che un processo, e di norma si accompagna ad una manifestazione fenomenologica che riflette un processo di elaborazione di informazioni. La funzione dell’attenzione è quella di consentire ad alcune informazioni di raggiungere la coscienze 4.2.1 I contenuti della coscienza Attività inconscia o conscia? Coscienze (sarebbe) presente: - Conoscenze dichiarative: concernono le proposizioni che stabiliscono una relazione fra due o più idee e riguardano contenuti della vita quotidiana. - Conoscenze procedurali: concernono procedure con le quali si svolgono compiti della vita quotidiana e si basano sull’esercizio e l’esecuzione di un determinato compito Distinguiamo quindi due tipi di elaborazione: 1) Automatica: opera in modo rapido, non richiede risorse attentive e avviene senza l’intervento della coscienza 2) Controllata: lenta, richiede l’intervento delle risorse attentive ed è consapevole Non esiste un processo totalmente automatico, è sempre richiesta una certa quantità di risorse cognitive per lo svolgimento di una determinata attività. ® Non siamo consapevoli dei processi (motori, sensoriali, emotivi) ma solo dei loro risultati finali. 4.2.3 Studiare i contenuti della coscienza ® evoluzione dell’introspezione: - TAP (dire ad alta voce i pensieri durante un compito) - ESM (fornire informazioni sui penseri e sentimenti durante una normale giornata: quanto profondamente ti stavi concentrando? Che emozione provi?) Questi esperimenti permettono ai ricercatori di determinare quale sottoinsieme di tutte le informazioni che un individuo ha a disposizione sia presente nella coscienza. 4.3 Le funzioni della coscienza Funzione restrittiva: ridurre il flusso di stimoli in ingresso, aiutando l’individuo a ignorare la maggior parte delle informazioni non rilevanti per i suoi scopi e obiettivi immediati. Funzione dell’immagazzinamento selettivo attraverso cui è operata una scelta tra le informazioni rilevanti in un determinato momento. Funzione di pianificazione che permette di considerare le diverse alternative in funzione di esperienze passate e di conseguenze future. 4.4 Sonno e sogni ® alterazione della coscienza + muscoli in “paralisi benigna” + cervello ferve di attività 4.4.1 Ritmi circadiani Il nostro corpo è regolato da un ciclo temporale conosciuto come ritmo circadiano. I ritmi circadiani sono influenzati dall’esposizione alla luce solare ma anche a quella artificiale e influiscono sulle capacità cognitive (aiuto per le persone nella regolazione dei loro ritmi circadiani). Fenomeno del jet lag: ritmo circadiano interno è asincrono rispetto all’ambiente temporale esterno. 4.4.2 Il ciclo del sonno Circa 1/3 del ciclo circadiano è dedicato al sonno. 1937, elettroencefalogramma (EEG) ® permette di fornire una misura oggettiva e continua del variare dell’attività celebrale in condizioni di sonno veglia. Le onde celebrali mutano forma quando ci si addormenta e mostrano alcuni cambiamenti sistematici REM ® rapid eye movement: movimenti ocular rapidi - Prepara per andare a letto: onda tra i 14 cps (cicli al secondo) - Messi nel letto: 12-18 cps Una volta che ci si addormenta si entra nel ciclo del sonno 1. Fase 1: 7-13 cps 2. Fase 2: fusi del sonno ® 12-16 cps 3. Fase 3-4: sonno profondo ® 1-2 cps 4. Ultima fase aumenta l’attività elettrica celebrale aumenta: EGG simile alla fase 1 e 2 ® fase REM + sogni vividi. Il pattern EEG di una persona in fase REM assomiglia a quello registrato in fase di veglia. le prime quattro fasi si svolgono in 90 minuti, mentre la fase REM dura 10 min. In una notte completa questo ciclo si ripetono dalle 4 alle 6. All’aumentare dei cicli diminuisce il sonno profondo e aumenta la fase REM. Il sonno non-rem rappresenta una percentuale del 75-80% sul sonno totale e quello REM il 20-25%. 4.4.3 Perché dormiamo? Due tipi di sonno: 1) Non-REM: risparmio energetico e riposo. Si risparmia energia quando non c’è bisogno di svolgere compiti. Alcuni pattern di attività cerebrale potrebbero permettere agli animali di mantenere una consapevolezza relativamente alta di ciò che succede nell’ambiente. Funzione ristorativa: quando il cervello è sottoposto a duro lavoro e nello stato di veglia il metabolismo dell’ossigeno produce delle sostanze dannose per i neuroni. Il sonno non-REM aiuta il cervello a riparare questi danni. 2) Sonno REM: fornisce al cervello un contesto in cui solidificare il raggiungimento di nuovi apprendimenti (anche sonno non-REM). La deprivazione di sonno ha una serie di eIetti negativi sulle prestazioni cognitive e motorie. 4.5.1 Ipnosi Stato di consapevolezza alterato, caratterizzato dalla speciale abilità che hanno alcune persone di rispondere alle suggestioni e suggerimenti dell’ipnotizzatore con cambiamenti di percezione, memoria, motivazione e senso di controllo di sé. L’ipotizzabilità è in gradi di responsività dell’individuo alla suggestione ipnotica. Non tutta la popolazione può essere sottoposta all’ipnosi, solo il 15%. Non si sa bene come funziona, ma si sa che inizia con una fase di induzione ipnotica messa in atto attraverso una diminuzione di distrazioni esterne e focalizzazione sui suggerimenti dell’ipnotizzatore per entrare nello stato ipnotica e continua con suggestioni. Questo crea uno strato di scollamento dalla realtà che è sempre alimentato dalle suggestioni che l’ipnotizzatore comunica e suggerisce. 4.5.2 Meditazione È una forma di alterazione della coscienza progettata per migliorare la conoscenza di sé e il benessere attraverso il raggiungimento di uno stato di profonda tranquillità. È una procedura di tipo cognitivo: - Meditazione concentrativa: ci si focalizza sul respiro, su determinante posizione (yogiche), sul liberarsi da tutti i pensieri - Meditazione mindfulness: l’individuo impara a lasciare che ricordi e pensieri gli attraversino la mente senza reagire ad essi in alcun modo, con attitudine propensa all’accettazione. Lavorano sull’attenzione e le sfruttano per migliorarle. Chi pratica la meditazione ha abilità attentive rispetto a chi non la pratica, e migliorano anche le performance cognitive e migliora umore e gestione dello stress e dei vari processi cognitivi Sostanze psicoattive Sono composti chimici che influenzano i processi mentali e il comportamento modificando temporaneamente lo stato di coscienza, molte di queste sostanze hanno un utilizzo medico (morfina) CAP 6 | La memoria = capacità di codificare, immagazzinare e recuperare informazioni ® memoria come una particolare modalità di elaborare le informazioni Il cervello umano è in grado di memorizzare mediamente l’equivalente di 100 miliardi di bit (unità binarie) di informazione. La memoria garantisce l’accesso consapevole agli eventi passati personali o collettivi, ma garantisce anche percezione di continuità in relazione alle proprie esperienze GUARDARE SCHEMA SU PPT 6.1.1 Funzioni della memoria Memoria a lungo termine: 1) Memoria esplicita: sforzo consapevole per codificare e recuperare le info 2) Memori implicita: la codifica o il recupero delle informazioni avvengono senza che ne rendiamo conto 3) Memoria dichiarativa: concerna la conservazione delle conoscenze su fatti o eventi (memoria esplicita) 4) Memoria procedurale: riguarda l’acquisizione, il mantenimento e l’uso delle abilità e delle procedure con cui fare le cose (memoria implicita) 6.1.2 I processi mnestici fase iniziae dell'elaborazione delle info, che porta a una codifica rappresentazione mentale nella memoria immagaz conservazione nel tempo del materiale codificato zin amento reperimento, in un tempo successivo, delle informazioni recupero immagazzinate 6.2 Utilizzo della memoria a breve termine 6.2.1 Memoria iconica = sistema di memoria relativa al dominio visivo che permette di immagazzinare una grande quantità di informazioni per un lasso di tempo breve. ® si ipotizza che ogni sistema sensoriale sia dotato di un deposito di memoria che conserva le rappresentazioni delle caratteristiche fisiche degli stimoli ambientali per pochi secondi. La memoria iconica non è la “memoria fotografica” (capacità di ricordare i dettagli di un’immagine per un lungo periodo di tempo, diIerenze individuali). 6.2.2 Memoria a breve termine = tipo di memoria che consente di focalizzare le proprie risorse cognitive su un limitato numero di rappresentazioni mentali. ® test dello SPAN: prove di SPAN di cifre (Miller, 1956) sovrastimano la capacità reale della MBT (dicevano che era intorno alle 7 cifre). Solo il contributo della MBT varai da 3 a 5 elementi) COME RAFFORZARE LA MBT? 1) Mantenimento per ripetizione: la ripetizione impedisce all’info di essere eliminata dalla MBT 2) Unità di informazione (chunk): processo di riconfigurazione di elementi tramite il raggruppamento sulla base di caratteristiche di somiglianza o di altri principi di organizzazione, a partire da info già presenti nella memoria a lungo termine. ® formare una singola unità consente di lasciare più spazio per altre unità di informazione. È possibile strutturare info in accordo con significati personali. 6.2.3 Memoria di lavoro = tipo di memoria che concerne il presente; ha la funzione di connettere il passato con il presente e di integrare il presente con i ricordi precedenti. Fornisce la fluidità istantanea di pensiero e azione. Alan Baddeley (2002,2003) ha fornite le prove dell’esistenza di quattro componenti della memoria di lavoro: 1) Circuit fonologico: consente di ricordare e manipolare le informazioni acustiche basate sulla produzione verbale (ascoltare mentre si ripete mentalmente) 2) Taccuino visuospaziale: consente di ricordare e manipolare le info visive e spaziali. 3) Esecutivo centrale: responsabile del controllo dell’attenzione e della coordinazione di informazioni provenienti dal circuito fonologico e dal taccino visuospaziale. ® ogni volta che si integrano processi mentali diIerenti si usa l’esecutivo centrale per destinare le risorse mentali ad aspetti diIerenti del compito 4) BuQer episodico: sistema di immagazzinamento con capacità limitata, controllato dall’esecutivo centrale. Permette di recuperare le informazioni dalla MLT e di combinarle con le informazion della situazione attuale. Il buIer fornisce una risorsa per integrare questi diIerenti tipi di stimolazione percettiva con l’esperienza passata e consente di costruire un’interpretazione coerente di ciascuna situazione. La memoria di lavoro è un PROCESSO che consente di mantenere il presente psicologico (aggiornare le rappresentazioni relative a una situazione in mutamento, seguire una conversazione). Test SPAN di operazione: misura delle risorse individuali disponibili per svolgere processi cognitivi nel breve periodo. 6.3 Memoria a lungo termine La memoria a lungo termine (MLT) è il magazzino di tutte le conoscenze che ogni persona ha di sé e del mondo, acquisite dalla memoria sensoriale e da quella a breve termine. 6.3.1 Indizi di recupero Gli indizi di recupero sono elementi contestuali che consentono il recupero dei ricordi immagazzinati nella MLT. Indizi di recupero esterni (domande/test) e interni (sensazioni o obiettivi/scopi) Permettono il riconoscimento e il recupero dell’informazione Il recupero è la tecnica di richiamo della memoria in cui deve riprodurre l’informazione a cui si è stati esposti in precedenza. Il riconoscimento è la tecnica di richiamo della memoria in cui bisogna realizzare se un dato evento o stimolo è stato già esperito in passato. Sia il recupero che il riconoscimento richiedono una ricerca attiva attraverso l’utilizzo di indizi di recupero. La MLT si distingue in: Memoria episodica: tipo di memoria che consente di conservare gli eventi specifici di cui un individuo ha fatto personalmente esperienza. Memoria semantica: tipo di memoria generale categoriale, che organizza le conoscenze che una persona possiede circa le parole e gli altri simboli, il significato e i referenti concettuali, nonché le relazioni fra loro esistenti. 6.3.2 Contesto e codifica Specificità del contesto di codifica: principio in base al quale i ricordi si attivano più rapidamente quando il contesto di recupero è coerente con quello di codifica I ricercatori hanno fornito molte dimostrazioni convincenti della memoria contesto-dipendente (contesto esterno/interno) Quando gli stati interni sono alla base della specificità della codifica si parla di fenomeni di memoria stato-dipendente. Importante anche per memoria implicita. L’e;etto di posizione seriale prevede che siano meglio ricordati i primi elementi di una serie (eIetto priorità) e gli ultimi item (eIetto recenza), ma più diIicilmente quelli intermedi. Di;erenziazione contestuale: 6.3.3 I processi di codifica e di recupero Teoria dei livelli di elaborazione: più è profondo il livello in cui viene elaborata un’informazione, tanto più è probabile che sia recuperata dalla memoria. Non sempre i ricercatori sono in grado di specificare esattamente ciò che rende alcuni processi di elaborazione superficiale e altri profondi. (memoria esplicita) Memoria implicita: Il trasferimento di elaborazione appropriato: il ricordo è più nitido quando il tipo di elaborazione compiuto nella fase di codifica si trasferisce nei processi di elaborazione necessari per il recupero. Il priming: uno stimolo precedente influenza la risposta a uno stimolo successivo, anche se non vi è una correlazione diretta tra i due stimoli. 6.3.4 Perché dimentichiamo? L’interferenza proattiva si riferisce alle circostanze in cui le informazioni che si acquisiscono nel passato rendono diIicile l’acquisizione di nuove informazioni. L’interferenza retroattiva si ha quando l’acquisizione di nuove informazioni rende diIicile il ricordo di informazioni memorizzate in precedenza. Ebbingaus è stato il primo ricercatore che ha documentato l’interferenza attraverso esperimenti rigorosi. Ebbingaus fu il primo ricercatore che ha documentato l’interferenza attraverso degli esperimenti. -> curva dell’oblio che rappresenta come funziona il mantenimento delle info in funzione al tempo che passa. Si vede un decremento importante. 6.3.5 Come memorizzare informazioni non strutturate Il ripasso elaborativo è una tecnica che consiste nell’elaborare altro materiale per arricchire la codifica mentre si sta registrando e memorizzando un’informazione per la prima volta. Le mnemotecniche sono strategie che codificano una lunga serie di fatti associandoli a informazioni familiari codificate precedentemente. Metodo dei loci- ricordare l’ordine di una lista di nomi od oggetti associandoli con sequenze di luoghi con cui si è familiari Metodo della parola-aggancio: si associano gli elementi ad una serie di indizi 6.3.6 La metamemoria La metamemoria è la capacità di riflettere sul funzionamento dei propri processi mnestici e sulle informazioni che si è certi di possedere. Sensazione di conoscere (quanto sono sicura di sapere qualcosa? quanto penso che la mia memoria sia aIidabile?) - Ipotesi dell’indizio - Ipotesi dell’accessibilità Si può aIidarsi al proprio istinto quando si pensa di conoscere qualcosa. 6.3.7 Il processo di ricostruzioni della memoria La memoria di base non è aIidabile. Il ricordo è qualcosa che noi creiamo nel momento in cui ricordiamo. Il meccanismo alla base di questo fenomeno si basa sulle componenti fondamentali dei processi mnestici: codifica -> immagazzinamento -> recupero. Il recupero non è l’end point ma lo starting point: quando si recupera un info vi è: 1. Elbaorazione dei dettagli 2. Incorporazione dettagli 3. Reinterpretazione dei contenuti Quando si codifica e immagazzina non viene tenuto l’interno ricordo ma solo i singoli dettagli. Una volta che il ricordo è stato rievocato, viene immagazzinato. Il recupero è quindi una fase intermedia del processo mnestico. Nel 2019 è stata proposta la Scene reconstruction theory che ha dimostrato ciò che succede nel recupero delle informazioni ® le info vengono immagazzinate a pezzi, solo gli elementi. Quando poi le info vengono recuperate si ricrea la scena in modo simile a come io l’ho vissuta. Questo processo non è sempre ottimale, a volte in fase di ricostruzione (ippocampo ricrea la scena) può essere inserito un dettaglio che non c’era inizialmente. Per sua natura quindi la memoria non è un processo aIidabile. Ci sono diverse distorsioni: - Labilità - Distrazione - Blocco - Errata attribuzione (falsa memoria) - Suggestionabilità - Distorsione Misinformation eaect Errata attribuzione dei dettagli non coerente. Partecipanti assistono a un evento e sono esposti a contenuti sbagliati o fuorvianti relativi all’evento. La testimonianza oculare L’attendibilità di un ricordo dipende dall’attenzione con cui è codificato e dalla combinazione di circostanze di codifica e recupero. Poiché i ricercatori sanno che i testimoni in un processo potrebbero non riportare la verità, anche se animati dalle migliori intenzioni, si sono concentrati sulla questione della memoria oculare. The weapon focus Testimoni a crimini violenti tendono a focalizzare la propria attenzione sull’arma del delitto con conseguente riduzione nell’abilità di ricordarsi altri dettagli del crimine come l’aspetto dell’autore. La capacità di ricordo dei soggetti possa essere danneggiata se essi discutono di eventi osservati con altri testimoni. CAP 5 | L’APPRENDIMENTO 5.1 Cos’è l’apprendimento Processo continuo, basato sull’esperienza, che si traduce in un cambiamento relativamente stabile e duraturo nel comportamento o nel comportamento potenziale o negli stati rappresentativi. ® processo basato sull’esperienza: la maggior parte delle strutture cerebrali è in grado di apprendere dall’esperienza nessun tipo di allenamento o pratica produrrà questi comportamenti prima che il bambino sia suIicientemente maturo. ® non cambia solo il comportamento ma anche il nostro cervello: durante i fenomeni di abituazione si sensibilizzazione i collegamenti sinaptici si modificano, si raIorzano e si indeboliscono Ciò che si è appreso ¹ potenzialità possedute ¹ comportamento osservabile (ciò che si mette in atto) L’apprendimento è un processo: - Che richiede una pratica relativamente stabile e duratura nelle diverse circostanze - Continuo (si apprende in ogni situazione) ed intrinseco all’esperienza degli esseri umani. Si è nelle condizioni di imparare sempre - Selettivo: si basa sulla ricerca di conferme di appre4ndeimenti precedenti od orientato all’acquisizione di nuove prospettive, competenze Si può definire permanente (situazione di riprendere cose già apprese precedentemente) ® acquisizione di conoscenze e competenze attraverso la scelta e l’attribuzione di priorità a certe condizioni invece di altre. 5.1.1 Abituazione e sensibilizzazione L’apprendimento è un processo che riguarda sia le conoscenze procedurali che quelle dichiarative Abituazione: diminuzione della risposta comportamentale in seguito alla ripetuta presentazione dello stimolo. MECCANISMO ADATTIVO ® aiuta a focalizzare la propria attenzione su eventi nuovi presenti nell’ambiente e permette di contenere lo sforzo comportamentale Sensibilizzazione: aumento della risposta comportamentale in seguito alla presentazione ripetuta dello stimolo (esempio dolore) Stimoli intensi e fastidiosi: Sensibilizzazione \ altri stimoli: Abituazione 5.2 Condizionamento classico = forma base di apprendimento in cui uno stimolo o evento predice il verificarsi di un secondo stimolo o event 5.2.1 Esperimento di Pavlov Riflesso: risposta attivata da stimoli specifici biologicamente rilevanti per l’organismo Stimolo incondizionato (SI): stimolo che attiva una risposta senza necessità di apprendimento Risposta incondizionata (RI): comportamento attivato da uno stimolo incondizionato Stimolo condizionato (SC): stimolo in gradi di attivare una risposta dopo che è associato a uno stimolo incondizionato. Risposta condizionata (RC): comportamento attivato ad uno stimolo condizionato La biologia fornisce le connessioni SI-RI, mentre l’apprendimento prodotto dal condizionamento classico crea le connessioni SC-RC. 5.2.2 Processi di condizionamento FASI del condizionamento classico: 1. Acquisizione (si forma l’associazione SC + SI: aumenta salivazione) 2. Estinzione (presentazione di SC ma non di SI: salivazione tende a sparire) 3. Riposo (la RC potrebbe apparire dopo un breve periodo di riposo anche senza SI) 4. Riacquisizione (presentazione SC + SI: riapprendimento rapido della salivazione) ® contiguità temporale 5.2.2 Processi di condizionamento Acquisizione: processo attraverso cui la RC è inizialmente attivata e aumenta gradualmente in frequenza in seguito a prove ripetute Quattro tipi di condizionamento: 1. Condizionamento ritardato: SC compare prima di SI e rimane fino a quando quest’ultimo non è presentato. PIU’ EFFICACE 2. Condizionamento di traccia: SC presentato in modo discontinuo 3. Condizionamento simultaneo: SC e SI. Sono presentati nello stesso momento 4. Condizionamento retrogrado: SC presentato dopo SI Generalizzazione dello stimolo: estensione della risposta agli stimoli che non sono associati con l’originale SI. ® ci indica il modo in cui il condizionamento classico svolge la sua funzione nell’esperienza quotidiana. La generalizzazione dello stimolo produce un margine di flessibilità che estende la portata dell’apprendimento oltre la specifica esperienza di partenza Discriminazione dello stimolo: professo attraverso il quale un organismo impara a rispondere in modo diverso a stimoli che sono distinti dallo SC per qualche dimensione I processi di GEN e DIS devono trovare un equilibrio 5.2.3 Il processo di acquisizione Pavlov credeva che il condizionamento classico derivasse dalla semplice contiguità temporale di SC e SI. Robert Rescorla (1966) dimostrò l’importanza della contingenza nell’associazione SC–SI: se la comparsa dello SC era predittivo dello SI si verificava apprendimento dell’associazione. L’ultimo requisito necessario allo stimolo per fungere da base all’attivazione del condizionamento classico è che deve essere informativo rispetto all’ambiente (e unico). La salienza dello stimolo è la caratteristica per cui uno stimolo tende a essere notato più rapidamente quanto più è intenso e quanto più si mostra in contrasto con altri stimoli. LA PAURA CONDIZIONATA John Watson e Rosalie Rayner volevano dimostrare come molte risposte basate sulla paura derivassero dalla connessione tra uno stimolo neutro e un secondo stimolo (SI) che avrebbe provocato naturalmente paura (RI). Fecero esperimenti, oggi eticamente condannati, su un bambino noto come il “piccolo Albert”, inducendolo a provare paura per diversi animali e cose. 5.3 Condizionamento operante 5.3.1 La legge dell’eaetto Thorndike, gabbia-problema = una risposta seguita da esisti soddisfacenti diventa più probabile, mentre una risposta seguita da conseguenze spiacevoli diventa meno probabile. L’apprendimento è derivato dall’associazione tra lo stimolo fornito dalla situazione e la risposta che l’animale ha imparato a dare: connessione stimolo-risposta. Questo apprendimento avviene gradualmente e in modo automatico man mano che l’animale sperimentava le conseguenze delle sue azioni. 5.3.2 Analisi sperimentale del comportamento Skinner sviluppò le procedure del condizionamento operante. Si tratta di una procedura attraverso cui si manipolano le conseguenze del comportamento di un organismo, al fine di valutarne l’eIetto sul comportamento successivo. SKINNER BOX ® permettono ai ricercatori di studiare le variabili che portano i ratti a imparare il comportamento da loro definito. Comportamento operante: qualunque tipo di comportamento messi in atto dall’organismo in grado di produrre eIetti osservabili sull’ambiente. I comportamenti operanti non sono attivati da riflessi innati come quelli previsti dal condizionamento classico. Condizionamento operante: si tratta di una procedura attraverso cui si manipolano le conseguenze del comportamento di un organismo, al fine di valutarne l’eIetto sul comportamento successivo. 5.3.3 Il meccanismo del rinforzo Il meccanismo del rinforzo si genera grazie a un’associazione ripetuta tra una risposta e il cambiamento che essa produce nell’ambiente. Rinforzo: un qualunque stimolo che, somministrato in modo contingente a una risposta, aumenti la probabilità che quella risposta si verifichi. Un rinforzo positivo si verifica quando un comportamento è seguito della presentazione di uno stimolo appetitivo, aumentando così la probabilità di quel comportamento Un rinforzo negativo si verifica quando un comportamento è seguito della rimozione di uno stimolo avversivo, aumentando così la probabilità di quel comportamento: 1) Condizionamento operante di fuga: imparano che una risposta permetterà loro di scappare da uno stimolo aversivo (ombrello per evitare la pioggia) 2) Condizionamento operante di evitamento: si impara che una risposta permetterà loro di scappare da uno stimolo aversivo (esempio spia della cintura fastidiosa) ® entrambi i rinforzi, positivo e negativo, aumentano la probabilità del verificarsi della risposta che li precede; ma il rinforzo positivo aumenta la probabilità facendo seguire la risposta di uno stimolo piacevole, quello negativo fa la stessa cosa ma al contrario, attraverso la rimozione, la riduzione o l’evitamento preventivo di uno stimolo spiacevole. Stimolo punitivo è qualunque stimolo che, somministrato in modo contingente a una risposta, ne diminuisce nel tempo la probabilità di verificarsi. Punizione è l’erogazione di uno stimolo punitivo dopo una risposta. Si divide in due: 1) Punizione positiva: un comportamento seguito dalla somministrazione di uno stimolo spiacevole 2) Punizione negativa: un comportamento seguito dalla rimozione di uno stimolo piacevole Punizione diminuisce la probabilità che una risposta si verifichi nuovamente; il rinforzo aumenta la probabilità che la risposta si riproponga. Stimoli discriminativi: (predittori di rinforzi) gli organismi imparano che, in presenza di alcuni stimoli ma non di altri, il loro comportamento produrrà probabilmente un particolare eIetto sull’ambiente. Skinner chiamò contingenza a tre termini la sequenza composta da stimolo discriminativo - comportamento-conseguenza. Egli sostenne che questa sequenza potesse spiegare la maggior parte dell’agire umano (Skinner, 1953), un concetto fondamentale delle teorie comportamentiste. 5.3.4 Proprietà dei rinforzi Due tipi di rinforzi: 1) I rinforzi primari hanno proprietà biologicamente determinate (cibo e acqua) 2) I rinforzi condizionati sono neutri e si associano ai rinforzi primari (più numerosi, controllabili, replicabili, immediati). -> Denaro, voti, sorrisi di approvazione e diverse forme di status symbol rientrano tra i rinforzi condizionati più potenti, e influenzano la maggior parte del nostro comportamento....Teoricamente, ogni attività può funzionare come rinforzo. Gli sperimentatori considerano i rinforzi condizionati più eIicaci e facili da usare rispetto ai rinforzi primari. Questo perché: 1) i rinforzi primari immediatamente disponibili in una situazione sperimentale sono pochi, mentre quasi tutti gli eventi-stimolo sotto il controllo dello sperimentatore possono essere utilizzati come rinforzi condizionati; 2) i rinforzi condizionati possono essere dispensati con rapidità; 3) i rinforzi condizionati sono facilmente replicabili; 4) l’eIetto rinforzante dei rinforzi condizionati è più immediato perché dipende solo dalla percezione di averli ricevuti e non da processi biologici come nel caso dei rinforzi primari. 5.3.5 Schemi di rinforzo Schemi di rinforzo: programmi di somministrazione dei rinforzi. I rinforzi possono essere somministrati secondo uno: 1) schema a rapporto (tot numero di risposte) o uno 2) schema a intervallo (dalla prima risposta un intervallo preciso). In ognuno dei due casi si può verificare uno schema: 1) di rinforzo fisso (costante) 2) rinforzo variabile (irregolare) questo genera quattro possibili schemi di rinforzo: 1. Schema a rapporto fisso (RF): il rinforzo è somministrato alla prima risposta eseguita dopo un determinato numero di risposte. ® tasso di risposta molto alto 2. Schema a rapporto variabile (RV): il rinforzo è somministrato in seguito alla prima risposta fornita dopo un numero variabile di risposte la cui media è prestabilita. ® tasso di risposta più alto e la più forte resistenza all’estinzione 3. Schema a intervallo fisso (IF): il rinforzo è somministrato in seguito alla prima risposta fornita dopo un intervallo di tempo costante e prestabilito ® subito dopo ogni risposta rinforzata l’animale rende meno e all’avvicinarsi del rinforzo successivo le risposte aumentano progressivamente 4. Schema a intervallo variabile (IV): il rinforzo è somministrato in seguito alla prima risposta fornita dopo un intervallo di tempo variabile, la cui media è prestabilita ® tasso di risposta moderato ma costante 5.3.5 Modellamento Modellamento (shaping) è il processo attraverso cui si rinforza ogni risposta che in modo progressivo si avvicina e infine ricalca il comportamento desiderato. Il condizionamento classico e quello operante sono due modalità dell’apprendimento associativo, che è la teoria meccanicistica in base alla quale l’apprendimento è misurato come la variazione delle risposte comportamentali dopo una situazione di stimolazione. L’organismo è figurato come essenzialmente passivo nel processo di apprendimento. 5.4 Imprinting e apprendimento L’imprinting (Lorenz 1935) è l’apprendimento precoce da parte di animali appena nati che dimostrano una reazione di inseguimento verso il primo oggetto mobile che vedono o sentono (periodo critico). Vallortigara e colleghi (1998) hanno criticato la tesi di Lorenz e hanno elaborato il concetto di periodo sensibile, in cui le influenze ambientali sono più eIicaci per l’apprendimento di conoscenze e di abilità. Bowlby (1969) estende il concetto alla specie umana (attaccamento primi due mesi di vita) 5.5 Apprendimento cognitivo Secondo la psicologia cognitiva, alcune forme di apprendimento devono essere spiegate in termini di cambiamenti relativi ai processi mentali, piuttosto che di cambiamenti comportamentali. 5.5.1 Apprendimento per Insight (intuizione) = apprendimento attraverso una riorganizzazione della propria perfezione dei problemi in una data situazione (Kohler) 5.5.2 Le mappe cognitive Tolman elaborò il concetto di mappa cognitiva, che a livello psicologico, genera un’immagine mentale che un organismo usa per muoversi all’interno di un ambiente familiare. Tolman (1948), con esperimenti sui ratti, dimostrò che essi apprendevano qualcosa anche senza condizionamenti e elaborò il concetto di apprendimento latente. Le teorie cognitive di Tolman costituirono una seria s?