Elementi di psichiatria infanzia 5.1 PDF

Summary

This document provides an overview of childhood psychiatry, exploring various models of psychopathology and focusing on the interplay between biological, psychological, and environmental factors in the development of mental disorders. It discusses the concept of vulnerability-stress, describing how individual differences affect the impact of environmental stressors. The document also touches upon the important role of early relationships, such as attachment, in shaping the development of psychopathology.

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Elementi di psichiatria infanzia 5.1 Negli ultimi decenni, la comprensione della psicopatologia ha subito modifiche e sviluppi significativi. Le principali classificazioni utilizzate per categorizzare i disturbi mentali includono il DSM-IV-TR, l'ICD-10 e il PDM. È essenziale chiarire i concetti di s...

Elementi di psichiatria infanzia 5.1 Negli ultimi decenni, la comprensione della psicopatologia ha subito modifiche e sviluppi significativi. Le principali classificazioni utilizzate per categorizzare i disturbi mentali includono il DSM-IV-TR, l'ICD-10 e il PDM. È essenziale chiarire i concetti di sindrome, disturbo e malattia in psicopatologia. Una sindrome è una combinazione di segni e sintomi che ricorrono in un individuo, spesso presenti insieme ma senza una causa definita. Un disturbo si riferisce a un modello comportamentale o psicologico associato a disagio, disabilità o rischio per la salute. Le malattie, invece, sono sindromi o disturbi con cause note. Ci sono cinque principali modelli di concezione della psicopatologia: Il modello laico profano considera la normalità come relativa a epoca e cultura, Il modello legale giuridico collega la malattia mentale all'incapacità di esercitare il controllo sui propri comportamenti, influenzando la responsabilità criminale; Il modello medico-psichiatrico attribuisce i fenomeni psicopatologici a danni biologici; I modelli sociologici, come il costruttivismo sociale, considerano la psicopatologia come il risultato delle interazioni sociali e i modelli psicologici si basano su concezioni di normalità e anormalità, che possono essere statiche, ideali o basate su comportamenti specifici, senza necessariamente legarsi a frequenze statistiche. La definizione proposta della psicopatologia come una significativa diminuzione delle capacità di intraprendere azioni deliberate e partecipare adeguatamente alle pratiche sociali della comunità è accurata e riflette la complessità della disciplina. È importante riconoscere che la mente umana è adattativa e che il suo sviluppo è influenzato da esperienze relazionali, inclusa l'importante relazione di attaccamento tra bambino e adulto. Il cervello è un organo plastico, in continua evoluzione, e il suo sviluppo avviene in periodi sensibili o critici, come i primi 18 mesi e dai 2 anni in poi. La psicopatologia, in termini evolutivi, si occupa dello studio dei comportamenti e dei processi maladattivi o delle carenze psicologiche e relazionali che si verificano in varie fasi dello sviluppo umano. Per comprendere scientificamente una psicopatologia, è necessario considerare l'interazione tra fattori genetici e ambientali nel processo di sviluppo. La ricerca genetica ha dimostrato che sia l'input genetico che quello ambientale contribuiscono alla manifestazione dei disturbi mentali, e che la vulnerabilità e lo stress sono fattori chiave nell'eziologia di tali disturbi. Il modello di vulnerabilità-stress si presenta come il più adatto per affrontare la complessità della psicopatologia, in quanto tiene conto dell'interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali. La vulnerabilità è un tratto stabile e endogeno, mentre lo stress è legato agli eventi negativi che possono superare le risorse di adattamento dell'individuo. Gli approcci come quello di Lazarus e Folkman definiscono lo stress psicologico come una relazione tra individuo e ambiente che mette in pericolo il benessere dell'individuo. Questa visione evidenzia l'importanza di considerare il contesto sociale e ambientale nella comprensione della psicopatologia. Le diverse definizioni dello stress, proposte da autori come Grant, Ingram e Price, riflettono approcci diversi ma convergono nel riconoscere lo stress come un elemento chiave nella comprensione della psicopatologia. Tuttavia, la definizione di Ingram e Price sembra particolarmente rilevante, poiché sottolinea come lo stress possa interferire con i meccanismi di mantenimento della stabilità fisiologica, psicologica ed emotiva di un individuo. Tra i modelli dinamici di analisi, la proposta del continuum stress di Price emerge come una cornice utile per comprendere come il livello di stress necessario per sviluppare una psicopatologia varia in base alla vulnerabilità e alla resilienza dell'individuo. Questo modello sottolinea che, all'estremo della vulnerabilità, anche un basso livello di stress può determinare un disturbo, mentre all'estremo opposto della resilienza, il livello di stress necessario per sviluppare un disturbo sarà più elevato. Nella fase di sviluppo, i disturbi legati all'attaccamento rappresentano una modalità disturbata o inadeguata di relazione sociale rispetto ai livelli di sviluppo. Questi disturbi sono spesso causati da problematiche nella qualità dei primi legami con la figura di accudimento, che costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi psicopatologici. La teoria dell'attaccamento sottolinea una predisposizione innata a cercare vicinanza e protezione dalle figure di riferimento, e durante lo sviluppo ontogenetico si raggiunge un equilibrio dinamico tra diversi sistemi comportamentali, come il sistema operativo dell'attaccamento e il sistema della paura e della diffidenza. Questo equilibrio viene modulato attraverso l'inibizione e l'attivazione di tali sistemi, ad esempio con l'attivazione della ricerca di vicinanza in situazioni di paura. Il processo di sviluppo dell'attaccamento durante l'infanzia è cruciale per la formazione di relazioni sociali sane e adattive. Tra le 8 e le 12 settimane di vita, i neonati mostrano una predisposizione all'interazione, ma non manifestano una preferenza per una figura specifica. Tra i 3 e i 6 mesi di età, i sistemi comportamentali diventano più complessi e si inizia a manifestare una selettività nei confronti delle figure familiari. Tra i 6 e i 9 mesi, si sviluppa un attaccamento selettivo con il caregiver principale, manifestando proteste alla separazione e timore verso estranei. I Modelli Operativi Interni (MOI) sono concetti fondamentali nell'ambito dell'attaccamento, rappresentando schemi mentali che guidano il comportamento, le emozioni e i processi cognitivi legati all'attaccamento. Questi modelli si formano durante il primo anno di vita e influenzano le relazioni successive, con schemi non adattivi che possono contribuire allo sviluppo di psicopatologie evolutive. La nosografia dei disturbi dell'attaccamento, basata su criteri come quelli del DSM-5, distingue il disturbo reattivo dell'attaccamento come una modalità di relazione sociale significativamente disturbata e inadeguata rispetto allo sviluppo, spesso associata a un accudimento patologico. Si distinguono due tipi di sintomatologia clinica: inibito e disinibito. Nel tipo inibito si osservano difficoltà nell'iniziare interazioni sociali, eccessiva timidezza o ambivalenza, mentre nel tipo disinibito si manifesta una socializzazione indiscriminata o inadeguata. Altri manuali diagnostici, come l'ICD-10, il CD 0-3R e il PDM, considerano la qualità della relazione di attaccamento come fondamentale per la comprensione dei disturbi psicopatologici. Questi manuali enfatizzano la psicopatologia come risultato degli scambi tra individuo e ambiente, evidenziando l'importanza delle difficoltà interne della persona nel contesto delle relazioni. Meriam Hassine Elementi di psichiatria infanzia 5.2 Gli studi sull'attaccamento hanno individuato due dimensioni fondamentali: sicurezza/insicurezza e organizzazione/disorganizzazione. Il binomio sicurezza/insicurezza distingue tra attaccamento sicuro e insicuro. Nell'attaccamento sicuro, il caregiver è disponibile a fornire protezione e il bambino può esplorare l'ambiente liberamente. L'attaccamento insicuro si suddivide in attaccamento evitante, dove il bambino è disinteressato all'attaccamento, e attaccamento resistente o ambivalente, dove il bambino mostra ambivalenza verso l'attaccamento. Il binomio organizzazione/disorganizzazione individua lo stile disorganizzato-disorientato, riscontrabile in bambini che mancano di strategie per affrontare lo stress della separazione a causa di esperienze di abuso o gravi carenze nel soddisfacimento dei bisogni da parte del caregiver. Questo modello può portare a disturbi comportamentali o sintomi dissociativi. La Strange Situation Procedure, utilizzata per studiare l'attaccamento, coinvolge situazioni di separazione e riunione con la madre in bambini di 12-18 mesi. È stata individuata l'attaccamento sicuro, l'attaccamento insicuro evitante e l'attaccamento insicuro resistente o ambivalente. Nel caso dell'attaccamento sicuro, i bambini esplorano l'ambiente in presenza del genitore, protestano alla separazione e cercano attivamente la vicinanza per poi tranquillizzarsi quando riuniti. Nel caso dell'attaccamento insicuro evitante, il bambino non mostra disagio alla separazione, si concentra sui giochi e non cerca la vicinanza. Nel caso dell'attaccamento insicuro resistente o ambivalente, i bambini mostrano una miscela di ricerca di vicinanza e comportamenti contraddittori. La classificazione dell'attaccamento ha limitato potere predittivo per la psicopatologia da sola, ma può essere significativa quando considerata insieme ad altre variabili, come il contesto sociale. L'attaccamento sicuro è considerato una strategia flessibile di consolazione, mentre l'attaccamento insicuro è considerato rigido e associato a difficoltà di adattamento. L'attaccamento disorganizzato-disorientato è caratterizzato da espressioni contraddittorie e mancanza di orientamento rispetto all'ambiente circostante. I risultati della Strange Situation mostrano una mancanza di strategie per affrontare lo stress della separazione, con bambini paralizzati o che mettono in atto movimenti stereotipati, spesso a causa di un caregiving incoerente che non fornisce una base sicura. Le relazioni interazionali tra adulti e bambini devono essere asimmetriche, con il ruolo di cura e protezione affidato all'adulto e il ruolo di ricevimento al bambino. Questo crea una simmetria relazionale in cui entrambe le parti si influenzano reciprocamente. Tuttavia, in alcuni casi, questa simmetria può essere alterata, come nella situazione di inversione di ruoli in cui il bambino assume il ruolo strutturale, o nella adultizzazione del bambino in cui entrambi assumono ruoli adulti. Quello che non funziona in questi modelli è la mancanza di sensibilità e responsabilità da parte dell'adulto nei primi scambi con il bambino. La sensibilità permette di comprendere i segnali del bambino e rispondere adeguatamente ai suoi bisogni, mentre la responsabilità indica la capacità di rispondere a tali bisogni in modo adeguato. La sintonizzazione affettiva, proposta da Stern, è importante in queste interazioni, poiché indica la capacità di connettersi emotivamente con il bambino sulla stessa frequenza emotiva. Questo aiuta il bambino a comprendere e esprimere le proprie emozioni, poiché l'adulto agisce come specchio emotivo per il bambino. Se l'adulto non rispecchia o accetta le emozioni del bambino, questo può ostacolare lo sviluppo emotivo e relazionale del bambino. Le patologie individuali possono derivare da esperienze interattive disfunzionali con l'adulto. È possibile intervenire lavorando sulla qualità dell'interazione adulto-bambino, modificando il comportamento del genitore o rielaborando i suoi costrutti. Questo lavoro richiede tempo ma può ridurre la sofferenza psicofisica del bambino, senza necessariamente cambiare il pattern di attaccamento. La dipendenza, sia sana che patologica, gioca un ruolo fondamentale nella vita umana. La dipendenza sana è una condizione naturale che permette agli individui di formulare relazioni significative e connettersi emotivamente con gli altri. Tuttavia, esiste anche la dipendenza patologica, che può essere legata a sostanze, attività o comportamenti che diventano dannosi per l'individuo. La dipendenza da sostanze può essere suddivisa in dipendenza fisica-chimica, dove l'organismo sviluppa una necessità fisiologica per una sostanza specifica, e dipendenza psicologica, che si manifesta come una ricerca compulsiva di piacere derivante da una sostanza o da un comportamento. Nel DSM-IV-TR, l'abuso di sostanze e la dipendenza da sostanze vengono distinti in base alla gravità e alla frequenza dei comportamenti legati all'uso di sostanze. La dipendenza da sostanze viene considerata una condizione clinica in cui il benessere psicofisico di un individuo è subordinato all'assunzione regolare di una sostanza con effetti psicofarmacologici. Oltre alle dipendenze da sostanze, si sono sviluppate anche le cosiddette "nuove dipendenze" o dipendenze comportamentali, come il lavoro e l'uso eccessivo di internet. Queste dipendenze comportamentali sono caratterizzate da meccanismi simili a quelli delle dipendenze da sostanze, tra cui tolleranza, astinenza e craving. Spesso, i consumatori di sostanze stupefacenti soffrono anche di disturbi mentali, come disturbi psichiatrici, disturbi dell'umore, disturbi d'ansia e disturbi della personalità. Questa comorbilità rende la gestione e il trattamento delle dipendenze ancora più complessi. Meriam Hassine Elementi di psichiatria infanzia 5.3 Le origini della tossicodipendenza possono essere complesse e coinvolgere una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Uno dei meccanismi biologici coinvolti è legato al sistema mesolimbico, che è responsabile della gratificazione e del piacere. Alcuni individui potrebbero avere una sensibilità ridotta a queste sensazioni di piacere, spingendoli a cercare continuamente il piacere attraverso l'uso di sostanze. Le alterazioni genetiche possono anche giocare un ruolo importante nella suscettibilità alla dipendenza da sostanze. Ad esempio, le mutazioni nei recettori della dopamina possono influenzare il comportamento impulsivo e compulsivo, che sono caratteristici della dipendenza. Allo stesso modo, alcune varianti genetiche possono influenzare il metabolismo della noradrenalina, che è coinvolta nel sistema di ricompensa e può essere associata a comportamenti devianti o antisociali. Gli studi suggeriscono che la dipendenza da sostanze possa essere parte di un percorso evolutivo che coinvolge caratteristiche precoci, come il temperamento, la percezione del rischio, l'autoregolazione e l'impulsività. I bambini con difficoltà di attenzione, iperattività o disturbi di condotta possono essere particolarmente vulnerabili alla dipendenza da sostanze in futuro, poiché questi disturbi sono associati a significative alterazioni neurobiologiche. Le donne coinvolte nella tossicodipendenza rappresentano una realtà complessa e differenziata rispetto agli uomini. Le dinamiche che portano le donne ad assumere sostanze e gli effetti che ne derivano sono influenzati da esperienze familiari problematiche e da altri fattori socio-culturali. Spesso, le donne coinvolte nella tossicodipendenza provengono da contesti familiari difficili e cercano protezione e supporto nelle relazioni tossicodipendenti. In questi contesti, la funzione protettiva della famiglia è spesso assente, e le donne possono ricorrere alle sostanze come un modo per mantenere l'equilibrio del nucleo familiare o come una forma di autodifesa. Il modello eziopatogenetico proposto da Carretti, Capraro e Schimmenti evidenzia come le esperienze di trascuratezza e abuso durante l'infanzia possano portare a una disregolazione emotiva che conduce alla ricerca di sostanze o comportamenti di tossicodipendenza. La gravidanza può diventare un momento di riscatto per le donne tossicodipendenti, ma spesso continuano ad assumere droghe durante la gravidanza, portando a rischi per la salute del bambino non ancora nato. I bambini nati da genitori tossicodipendenti si trovano in una condizione di elevato rischio evolutivo già prima della nascita. I fattori di rischio possono essere endogeni, come le complicazioni legate alla dipendenza dalle droghe della madre durante la gravidanza, o ambientali, come l'instabilità familiare e i contesti socio-economici svantaggiati. Questi bambini possono presentare una serie di problemi alla nascita, come basso peso alla nascita, nascita prematura, e altri disturbi neurocomportamentali che possono influenzare il loro sviluppo futuro. I fattori ambientali, in particolare quelli legati all'attaccamento e alle interazioni precoci tra il bambino e il caregiver, svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino e possono influenzare il percorso evolutivo verso la tossicodipendenza. Le differenze di genere nell'abuso di sostanze evidenziano che mentre negli uomini l'abuso è spesso legato ai rituali di gruppo, nelle donne è più spesso associato alle relazioni di coppia. Questo sottolinea l'importanza dei legami affettivi e delle dinamiche relazionali nelle esperienze di tossicodipendenza femminile. Quando coppie di tossicodipendenti diventano genitori, possono sorgere gravi problemi legati alla gravidanza e alla salute del bambino non ancora nato. Le donne tossicodipendenti, in particolare quelle giovani, possono non rendersi conto di essere incinte a causa dell'amenorrea causata dall'assunzione di droghe. Questo può portare a gravi conseguenze per il feto, che può nascere dipendente dalle sostanze e manifestare sintomi di astinenza alla nascita. La procedura del paradigma dello still-face è stata utilizzata per studiare le interazioni tra il bambino e il caregiver durante i primi mesi di vita del bambino. Questo paradigma evidenzia come le interazioni affettive tra il bambino e il caregiver siano cruciali per lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino. Quando il caregiver assume un'espressione facciale apatica, il bambino mostra segni di disagio e stress, cercando di ripristinare la connessione emotiva con il caregiver. Questo paradigma è stato applicato anche a coppie di madri depresse e i loro bambini, evidenziando come la depressione materna possa influenzare negativamente le interazioni madre-bambino e il benessere emotivo del bambino. Meriam Hassine Elementi di psichiatria infanzia 5.4 Questi esperimenti mostrano quanto i bambini siano estremamente sensibili alle emozioni, alla reattività e all'interazione sociale che ricevono dal mondo circostante, soprattutto dai loro genitori o figure di riferimento. Vediamo come i bambini, anche molto piccoli, interagiscano e reagiscano agli atteggiamenti dei loro genitori in modo significativo. Nel primo esperimento, vediamo una madre giocare con il suo bambino di circa un anno. La madre inizia a interagire con il bambino, che risponde positivamente, scambiando saluti e puntando il dito verso varie direzioni della stanza. Quando la madre smette improvvisamente di reagire al bambino, questi cerca immediatamente di richiamare l'attenzione della madre, usando tutti i suoi mezzi, come sorridere, indicare oggetti o fare rumori. Tuttavia, quando la madre continua a non rispondere, il bambino mostra segni di stress e frustrazione, manifestando emozioni negative come girarsi o perdere il controllo della postura. Quando la madre riprende l'interazione normale, il bambino torna alla normalità, come se nulla fosse accaduto. Nel secondo esperimento, il padre gioca con il bambino, ma poi si volta e smette di reagire al bambino. Anche qui, il bambino cerca di richiamare l'attenzione del padre, ma quando non ci riesce, mostra segni di disagio e frustrazione, fino a piangere. Quando il padre riprende l'interazione, il bambino ritorna al suo stato normale di comfort e partecipazione. Nel terzo esperimento, la reazione del bambino alla separazione dalla madre e al suo ritorno indica il grado di sicurezza della relazione tra madre e bambino. Se il bambino mostra ansia durante l'assenza della madre e non è consolato efficacemente al suo ritorno, potrebbe indicare una relazione non del tutto sicura o stabile. Questi bambini possono manifestare un atteggiamento ambivalente verso la figura materna, desiderando la sua presenza ma avendo difficoltà a usarla come base sicura per esplorare il mondo. Questi esperimenti evidenziano quanto i bambini siano capaci di iniziare e partecipare attivamente alle relazioni con i loro genitori, ma anche quanto siano vulnerabili alle loro reazioni. Mostrano inoltre come la mancanza di una risposta emotiva da parte dei genitori possa causare stress e disagio nei bambini, influenzando la loro fiducia, la loro capacità di relazionarsi e la loro esplorazione del mondo. Meriam Hassine Elementi di psichiatria infanzia 5.5 Nel contesto dei disturbi dello sviluppo, i ritardi mentali rappresentano una delle sfide più significative. Questi ritardi si manifestano con un funzionamento intellettivo al di sotto della media, caratterizzato da un quoziente intellettivo (QI) inferiore a 70. Inoltre, si osservano deficit nel funzionamento adattivo, che riguarda la capacità di adattarsi alle richieste dell'ambiente circostante. La gravità del ritardo mentale può variare da lieve a gravissimo, a seconda del punteggio ottenuto nel quoziente intellettivo. Nel caso di ritardo mentale lieve, il punteggio QI è compreso tra 70 e 55; nel caso medio, tra 54 e 40; nel caso grave, tra 39 e 25; infine, nel caso gravissimo, è al di sotto di 24. Il funzionamento adattivo viene valutato considerando l'analisi sociale dei diversi contesti, in particolare quello scolastico. Nei bambini con ritardo mentale, possono essere osservate difficoltà nell'interazione sociale e nell'adattamento alle regole e alle richieste dell'ambiente. Ad esempio, possono avere difficoltà nel condividere un progetto di gioco, nell'interpretare le regole e nel comunicare efficacemente con gli altri. Spesso, per questi bambini, viene utilizzata la diagnosi di ritardo psicomotorio, che comprende una globale immaturità degli schemi motori complessi e difficoltà nell'esecuzione e nella pianificazione di sequenze di azioni. Inoltre, possono avere difficoltà nel mantenere l'attenzione e nel seguire istruzioni complesse. Nel ritardo mentale lieve, le difficoltà possono essere evidenti soprattutto nell'apprendimento degli elementi strutturali di lettura e scrittura, con un controllo complesso di queste strutture che richiede più tempo e fatica. A livello comportamentale, si può notare una tendenza alla ripetitività negli interessi e nelle iniziative. La prognosi dipende dal profilo individuale del bambino e dalle caratteristiche degli ambienti a cui ha accesso. Se l'evoluzione è positiva, vi è la possibilità di un inserimento nel mondo del lavoro e sociale autonomo, anche se possono emergere difficoltà nella gestione di relazioni complesse o conflittuali e il rischio di sviluppare disturbi comportamentali secondari come depressione, ansia e fobie. Nel ritardo mentale medio, le difficoltà sono evidenti sin dalle prime acquisizioni motorie e linguistiche, con un rallentamento nelle tappe evolutive. Anche in questo caso, la prognosi dipende dalle caratteristiche individuali del bambino e dalla coerenza degli interventi terapeutici. Nei casi di ritardo mentale grave e gravissimo, i tempi evolutivi sono ulteriormente rallentati e vi è la necessità di un supporto costante anche in età adulta. Questi individui possono presentare competenze cognitive e affettive arcaiche e riscontrare difficoltà nell'apprendimento di nuove strategie e nell'abbandono di quelle già acquisite. Gli disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico coinvolgono una serie di sfide significative nell'interazione sociale, nella comunicazione e nei comportamenti. Questi disturbi includono l'autismo, il disturbo di Asperger, il disturbo pervasivo non altrimenti specificato, il disturbo disintegrativo dell'infanzia e la sindrome di Rett, ognuno con le proprie peculiarità e livelli di gravità. L'autismo, solitamente diagnosticato entro i primi 3 anni di vita, può manifestarsi in una vasta gamma di sintomi e livelli di funzionamento. Nei soggetti ad alto funzionamento intellettivo, il QI è superiore a 70 e pur presentando modalità comunicative atipiche, possono avere abilità speciali come il calcolo e la memorizzazione di dati. Al contrario, i soggetti a basso funzionamento intellettivo possono mostrare un ritardo cognitivo di medio-lieve e manifestare un isolamento più marcato con limitazioni nella comprensione e produzione verbale. La sindrome di Asperger si distingue per comportamenti sociali peculiari e una comunicazione linguistica apparentemente adeguata ma con sfumature atipiche. Questi individui possono mostrare interessi focalizzati su determinati argomenti e difficoltà nelle interazioni sociali, specialmente con i pari. Il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato è una categoria diagnostica utilizzata quando i sintomi non soddisfano pienamente i criteri per altre condizioni dello spettro autistico. Qui, il funzionamento cognitivo può variare da adeguato ai limiti inferiori della norma, e i sintomi possono essere influenzati dal contesto ambientale e suscettibili a cambiamenti nel tempo. Il disturbo disintegrativo dell'infanzia si caratterizza per un inizio di sviluppo apparentemente normale nei primi anni di vita, seguito da un progressivo deterioramento delle funzioni linguistiche e sociali, con manifestazioni simili a quelle dell'autismo e un grave ritardo mentale. Le cause precise sono ancora sconosciute, ma il disturbo è spesso associato ad altre condizioni neurologiche come l'epilessia e la sclerosi tuberosa. La sindrome di Rett, riscontrata solo nelle femmine, è causata da una mutazione genetica sul cromosoma X. Si manifesta con un deterioramento precoce delle funzioni motorie e cognitive, con un grave ritardo mentale e aprassia. Nel DSM-5, questa sindrome è esclusa dalla categoria dei disturbi pervasivi dello sviluppo, a differenza del DSM-IV. Passando al disturbo dell'attenzione e dell'iperattività (ADHD), si tratta di una condizione caratterizzata da tre principali sottotipi clinici: predominanza della disattenzione, predominanza dell'iperattività e dell'impulsività, o una combinazione di tutti e tre. Questi sottotipi non sono rigidamente distinti e possono manifestarsi in modi diversi in soggetti diversi. Le cause dell'ADHD sono multifattoriali e comprendono fattori genetici, neurochimici, cognitivi, neuropsicologici e ambientali. Nei soggetti affetti, si osservano difficoltà nell'attenzione selettiva, nell'inibizione delle risposte e nella capacità di mantenere l'attenzione su compiti specifici. Questo può manifestarsi con disattenzione, impulsività e iperattività, influenzando il funzionamento scolastico, emotivo e sociale del soggetto. Il disturbo della coordinazione motoria è caratterizzato da prestazioni motorie inferiori rispetto alle aspettative, con manifestazioni di goffaggine, rallentamenti o difficoltà nell'acquisizione delle abilità motorie. Si può manifestare anche una disprassia grafica. Le cause precise non sono ancora chiare, ma si ipotizza che fattori come prematurità, patologie prenatali e basso peso alla nascita possano giocare un ruolo. Questo disturbo tende a essere più evidente nei primi anni di vita e nelle fasi successive. A scuola, i bambini con disturbo della coordinazione motoria possono avere difficoltà nell'uso degli strumenti, nel disegno e nell'esecuzione di compiti motori, e possono sviluppare paure riguardo allo sport e alle attività fisiche. I disturbi specifici del linguaggio e della comunicazione coinvolgono uno sviluppo linguistico inferiore all'età, con difficoltà a livello fonologico, lessicale, semantico, sintattico e pragmatico. Questi disturbi possono interessare la produzione, la comprensione e l'uso del linguaggio. Nel DSM-IV-TR, vengono distinti vari sottotipi, tra cui il disturbo dell'espressione del linguaggio, il disturbo misto dell'espressione e della ricezione del linguaggio, la balbuzie e il disturbo della comunicazione non altrimenti specificato. Questi disturbi possono influenzare diverse aree linguistiche, come il vocabolario, la grammatica e la comprensione verbale, e possono portare a difficoltà nell'interazione sociale e nell'apprendimento. I disturbi del linguaggio non devono essere confusi con altre difficoltà linguistiche causate da fattori socio-culturali o plurilinguismo. Dal punto di vista prognostico, i disturbi che coinvolgono solo la produzione verbale tendono ad avere un esito migliore rispetto a quelli che interessano sia la produzione che la comprensione. È importante identificare e trattare questi disturbi precocemente per prevenire complicazioni nell'apprendimento e nell'interazione sociale. Meriam Hassine

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