Psichiatria dell'Infanzia

Stile di attaccamento in cui il caregiver è disponibile e il bambino esplora liberamente, protestando alla separazione e cercando conforto al ricongiungimento.

Stile di attaccamento in cui il bambino non mostra disagio alla separazione, non cerca la vicinanza del caregiver e si concentra sui giochi.

Stile di attaccamento in cui il bambino mostra ambivalenza, alternando ricerca di vicinanza e comportamenti contraddittori.

Stile di attaccamento caratterizzato da comportamenti contraddittori e mancanza di strategie per affrontare lo stress, spesso correlato ad abusi o trascuratezza.

Procedura utilizzata per studiare lo stile di attaccamento, basata su situazioni di separazione e ricongiungimento con il caregiver.

Due dimensioni fondamentali dell'attaccamento, che distinguono tra attaccamento sicuro e insicuro.

Due dimensioni fondamentali dell'attaccamento, che distinguono tra stili organizzati e disorganizzati, in particolare l'attaccamento disorganizzato-disorientato.

L'attaccamento, da solo, non predice in modo completo la psicopatologia; ma è importante considerarlo in combinazione con altri fattori.

Un paradigma sperimentale per valutare lo stile di attaccamento dei bambini.

Il modello di relazione che si sviluppa tra bambino e caregiver, influenzando le relazioni future.

La sicurezza e l'affidabilità del caregiver che permette al bambino di esplorare l'ambiente.

La capacità dell'adulto di comprendere e condividerne lo stato emotivo del bambino.

La capacità di comprendere e rispondere ai segnali del bambino.

La capacità di rispondere ai bisogni del bambino in modo adeguato.

Una dipendenza dannosa verso sostanze, attività o comportamenti.

Una condizione naturale che permette relazioni significative e connessioni emotive.

Situazione in cui una donna incinta fa uso di sostanze, che può compromettere la salute del feto e portare alla nascita di un bambino dipendente.

Metodo per studiare le interazioni madre-bambino, osservando la reazione del bambino ad un'espressione facciale apatica del caregiver.

Le relazioni tra il bambino e il caregiver nei primi mesi di vita, cruciali per lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino.

Condizione che può influenzare negativamente le interazioni madre-bambino e il benessere emotivo del bambino.

Sensibilità dei bambini alle emozioni, reattività e interazione sociale del mondo circostante, in special modo dei genitori.

Reazione del bambino quando il caregiver interrompe l'interazione.

Relazione tra madre e bambino, per la loro crescita.

Mancanza di mestruazioni causata dall'uso di droghe.

Uno stato di immaturità generale dei movimenti complessi, difficoltà nel pianificare azioni e nell'eseguire sequenze di azioni.

Difficoltà di apprendimento, soprattutto con la lettura e la scrittura, richiedono più tempo e sforzo. Comportamenti ripetitivi negli interessi.

Difficoltà evidenti dalle prime fasi di sviluppo, ritardo nelle tappe evolutive. Il supporto e la terapia sono fondamentali.

Sviluppo molto rallentato, necessita supporto costante per tutta la vita. Difficoltà nell'apprendere nuove strategie e nel modificare quelle già acquisite.

Un gruppo di disturbi che influiscono sull'interazione sociale, la comunicazione e il comportamento. Includono l'autismo, il disturbo di Asperger, il disturbo pervasivo non altrimenti specificato, il disturbo disintegrativo dell'infanzia e la sindrome di Rett.

Un disturbo dello sviluppo che influisce sulle capacità di comunicazione, interazione sociale e comportamento.

Individui con autismo con un QI superiore a 70, possono avere abilità speciali come il calcolo e la memorizzazione, ma presentano modalità comunicative atipiche.

Un disturbo dello spettro autistico caratterizzato da comportamenti sociali peculiari e una comunicazione linguistica apparentemente adeguata ma con sfumature atipiche. Le persone con questa sindrome possono avere interessi focalizzati su determinati argomenti e difficoltà nelle interazioni sociali, specialmente con i pari.

Una categoria diagnostica utilizzata quando i sintomi non soddisfano pienamente i criteri per altre condizioni dello spettro autistico. Il funzionamento cognitivo può variare da adeguato ai limiti inferiori della norma, e i sintomi possono essere influenzati dal contesto ambientale e suscettibili a cambiamenti nel tempo.

Un disturbo dello sviluppo caratterizzato da un inizio di sviluppo apparentemente normale nei primi anni di vita, seguito da un progressivo deterioramento delle funzioni linguistiche e sociali, con manifestazioni simili a quelle dell'autismo e un grave ritardo mentale.

Un disturbo neurologico raro che colpisce principalmente le femmine, causato da una mutazione genetica sul cromosoma X. Si manifesta con un deterioramento precoce delle funzioni motorie e cognitive, con un grave ritardo mentale e aprassia.

Una condizione caratterizzata da difficoltà nell'attenzione, nell'inibizione delle risposte e nella capacità di mantenere l'attenzione su compiti specifici. Può manifestarsi con disattenzione, impulsività e iperattività, influenzando il funzionamento scolastico, emotivo e sociale del soggetto.

L'ADHD presenta tre sottotipi clinici: predominanza della disattenzione, predominanza dell'iperattività e dell'impulsività o una combinazione di tutti e tre. Questi sottotipi non sono rigidamente distinti e possono manifestarsi in modi diversi in soggetti diversi.

Le cause dell'ADHD sono multifattoriali e comprendono fattori genetici, neurochimici, cognitivi, neuropsicologici e ambientali.

Un aspetto chiave dell'ADHD è la difficoltà nell'attenzione selettiva, ovvero la capacità di focalizzarsi su uno stimolo specifico ignorandone altri.

Difficoltà nelle prestazioni motorie, goffaggine, rallentamenti e difficoltà nell'acquisizione di abilità motorie. Può manifestarsi anche una disprassia grafica.

Cause precise non sono ancora chiare, ma si ipotizza che fattori come prematurità, patologie prenatali e basso peso alla nascita possano essere coinvolti.

Sviluppo linguistico inferiore all'età, con difficoltà a livello fonologico, lessicale, semantico, sintattico e pragmatico. Può interessare la produzione, la comprensione e l'uso del linguaggio.

Secondo il DSM-IV-TR, si distinguono: disturbo dell'espressione del linguaggio, disturbo misto, balbuzie e disturbo della comunicazione non altrimenti specificato.

Disturbi che coinvolgono solo la produzione verbale tendono ad avere un esito migliore rispetto a quelli che interessano sia la produzione che la comprensione.