Economia dell'Informazione 1 PDF
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Questo documento tratta i beni di informazione, le caratteristiche dell'offerta e le dinamiche di mercato, con un focus sulle economie di scala e il costo marginale. Analizza inoltre le diverse strategie di mercato per i beni d'informazione, come il monopolio, l'oligopolio e la concorrenza monopolistica.
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lOMoARcPSD|9290836 Capitolo 1. I BENI DI INFORMAZIONE: domanda, offerta e mercato I beni di informazioni son tutti quei beni che possono essere “digitalizzati” (come libri, riviste, immagini, i video, la musica, le pagine web…) e l’economia dell’informazione studia le caratteristiche...
lOMoARcPSD|9290836 Capitolo 1. I BENI DI INFORMAZIONE: domanda, offerta e mercato I beni di informazioni son tutti quei beni che possono essere “digitalizzati” (come libri, riviste, immagini, i video, la musica, le pagine web…) e l’economia dell’informazione studia le caratteristiche di questi beni e il funzionamento dei mercati in cui si scambiano. Le caratteristiche rilevanti dal lato dell’offerta: I costi fissi per produrre i beni informazione sono molto elevati e in generale costi “irrecuperabili” (sunk costs); I costi variabili e marginali sono molto bassi o addirittura quasi nulli; In generale non sussistono particolari vincoli di capacità produttiva per i produttori; Presenza di rilevanti “economie di scale” (costo medio decrescente e sempre maggiore del costo marginale); SE LO VOLESSIMO RAPPRESENTARE GRAFICAMENTE : Sulle ascisse abbiamo le quantità, per piccole quantità prodotto il costo medio è piuttosto alto, via via che aumentano le quantità prodotto il costo medio diminuisce all’infinito. Il costo medio è sempre superiore al costo marginale nei beni d’informazione e il costo marginale si suppone costante. Caspun pescosto Conseguenze: marginale 1. Per ogni p0> μ 1. Per ogni p0>μ (costo marginale) esiste un livello minimo delle vendite q0 al quale l’impresa che produce beni d’informazione ottiene profitti strettamente positivi per ogni q>q0 e strettamente negativi per ogni q 50 quindi mi conviene vendere a pacchetto rispetto a singolarmente Ma il bundling puro è quello che mi conviene di più? Troviamo altre soluzioni c) Bundling misto (mixed tying) Cioè vendere alcuni canali insieme e un canale separato. CNN+BBC venduti in bundling e Shopping venduto separatamente Prezzo di CNN+BBC = 11 Prezzo di shopping = 5 Profitto totale = 4x11 + 2x5 = 54 > 52 è meglio di 50 ma anche meglio di 52 Quindi in questo esempio, è più conveniente il bundling misto Ci sono diverse opzioni: - Vendere separatamente - Vendere a pacchetto globale - Vendere a pacchetto una parte e l’altra singolarmente - Fare più pacchetti Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 6 lOMoARcPSD|9290836 Capitolo 6. ANALISI ECONOMICA DEL DIRITTO DI PROPRIETA’ INTELLETTUALE La proprietà intellettuale è un diritto di proprietà che si applica ai prodotti dell’ingegno, a idee, alle opere creative e ha due caratteristiche: l’esclusività (significa monopolio) e la trasferibilità (scambio). L’ESCLUSIVITÀ La proprietà intellettuale risponde a due scopi conflittuali: 1) fornire incentivi a inventori e creatori Bisogna favorire e tutelare gli inventori perché in primis inventare ha un costo di ricerca e sviluppo che deve essere coperto e oltretutto dedicare intelligenza e sforzi per creare qualcosa, legittima l’inventore ad avere un’aspettativa di riconoscimento individuale. 2) favorire l’accesso dei consumatori Chi inventa qualcosa sicuramente ci vuol fare soldi, ma chi legittimamente vuole consumare quella cosa inventata, se il prezzo sarà elevato, tanto più sarà limitato in questo consumo. I beni d’informazione secondo Arrow Per Arrow, i prodotti dell’ingegno sono il risultato di una produzione di beni d’informazione che presentano le seguenti caratteristiche: Non è escludibile; è impossibile escludere un consumatore da un’informazione anche se non contribuisce a coprire i suoi costi di produzione. Ma se tutti lo possono usare senza poterne essere esclusi, chi è che ha un motivo di pagare quel costo? Nessuno. Il consumatore razionale è il free rider. Conseguenza Se tutti i consumatori sono free rider, chi copre i costi allora? Nessuno e se nessuno copre i costi, e nessuno riconosce nemmeno i profitti di questa attività, mancheranno gli incentivi per i produttori a offrire questa tipologia di beni di informazione, i beni quindi non saranno prodotti, e ciò ha una conseguenza sul benessere degli individui, perché il bene manca. È una perdita sociale. Non rivalità; Quando un individuo utilizza un’informazione non ne riduce la sua disponibilità agli altri consumatori. Conseguenza economica: è che il costo marginale di servire un consumatore aggiuntivo è pari a zero, ma se il produttore attribuisce invece un prezzo positivo al bene, raziona inutilmente il consumo. I consumatori non sono disposti a pagare il prezzo fissato, anche se costerebbe zero servirli e ciò provoca una perdita secca di benessere (se il prezzo è positivo per un bene che ha costo nullo). Questo implica che il benessere sociale non è massimizzato. [Beni d’informazione Beni pubblici], Arrow osservò che i beni di informazione hanno molte caratteristiche dei beni pubblici, infatti, anch’essi per la loro natura non sono escludibili e non sono rivali come per esempio la Difesa nazionale, al contrario dei beni privati che sono invece escludibili e rivali. LO SCOPO DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE La proprietà intellettuale soddisfa i due obiettivi conflittuali (incentivi/accesso) in maniera sequenziale. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 7 lOMoARcPSD|9290836 Fase 1. Per quanto riguarda l’incentivo per i creatori, l’opera dell’ingegno è resa legalmente escludibile (quindi l’inventore è legittimato ad avere l’esclusiva del proprio uso) ma solo per un periodo limitato. Fase 2. Scaduto il periodo di tempo fissato, l’opera ricade nel pubblico dominio, quindi è accessibile a tutti, l’accesso non è più razionato e il benessere sociale è massimizzato. Possiamo vedere questo compromesso, anche da un altro aspetto: il compromesso tra efficienza statica ed efficienza dinamica. Esistono due tipi di efficienza: Efficienza statica in ogni circostanza l’allocazione delle risorse deve massimizzare il surplus totale della società. (surplus produttore + surplus consumatore) Efficienza dinamica l’allocazione delle risorse deve promuovere il progresso tecnologico e l’invenzione di nuovi beni o il loro miglioramento nel tempo, attraverso l’investimento in ricerca e sviluppo, design e creazione, ponendo così le basi per una crescita del benessere sociale nel futuro. Gli incentivi hanno a che fare con l’efficienza dinamica, e l’accesso da parte dei consumatori hanno a che fare con l’efficienza statica. N.B.: è impossibile procedere direttamente dall’invenzione al pubblico dominio perché nessuna invenzione sarebbe prodotta se gli inventori non hanno la possibilità di recuperare le spese di ricerca e sviluppo e anche un legittimo profitto. Le alternative alla proprietà intellettuale sono: 1) SUSSIDI per favorire l’invenzione si attribuiscono premi, cioè vengono dati dei soldi a chi propone delle invenzioni. Tuttavia, riconoscere dei sussidi portava a degli inconvenienti: a) occorre ricorrere alla tassazione per coprire tali sussidi b) l’ammontare può essere inadeguato al valore sociale dell’innovazione. Nel caso di un sussidio, questo premio può risultare essere o troppo grande rispetto al beneficio prodotto dall’invenzione e quindi si ha uno spreco, o può essere troppo basso e quindi non offrirebbe all’inventore la remunerazione sufficiente. 2) SEGRETO INDUSTRIALE con cui si cerca di proteggere un’innovazione. Anche qua però ci sono degli inconvenienti: a) perdita secca permanente; Con il segreto industriale non si arriva mai alla situazione in cui l’informazione è di pubblico dominio, i prezzi non si abbassano e la perdita secca generata è permanente. b) è impossibile quando l’informazione è incorporata nel prodotto PROPRIETÀ INTELLETTUALE E POTERE DI MERCATO La proprietà intellettuale è un incentivo per i produttori, perché conferisce molto spesso monopolio e un grosso potere di mercato a chi la detiene. Ma non sempre conferisce un monopolio: a) Ci possono essere due invenzioni per uno stesso prodotto (es. insulina); b) Possono essere prodotti e tecnologie con sostituti esistenti (concorrenti) o potenziali (mercati contendibili), quindi il potere di mercato di chi ce l’ha non è assoluto. c) Possono trattarsi di innovazioni non drastiche, se io perfeziono un qualcosa che già esiste, questo non mi dà un potere di mercato In tutti i casi in cui non si ha assoluto monopolio, in questi casi il prezzo è inferiore a quello di monopolio, perché sussiste una certa concorrenza. Ma allora quale forma di mercato promuove di più l’innovazione? Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 8 lOMoARcPSD|9290836 - Schumpeter sostiene che i settori che più promuovono l’innovazione siano i settori monopolistici o oligopolistici. L’economista osserva che le piccole imprese non hanno un dipartimento di ricerca e sviluppo mentre è presente nelle grandi imprese questo perché esse dispongono di grandi capitali. Per cui, le grandi imprese monopolistiche hanno più risorse da destinare ai dipartimenti di ricerca e sviluppo (R&D) - Arrow sostiene invece che la forma di mercato che più garantisce la massima innovazione, sia la concorrenza perfetta. Secondo lui, i monopolisti hanno già profitti, mentre le imprese in concorrenza perfetta nel lungo periodo avranno profitti tendenti a zero per cui devono trovare un modo per rigenerarli tramite l’innovazione Tendenzialmente aveva ragione Schumpeter, ma è stato un po’ superficiale perché aveva osservato il fenomeno senza spiegarne le effettive ragioni e questa vera ragione ce la spiegano degli economisti contemporanei: Gilbert & Newbery - Gilbert & Newbery introducono la contendibilità del mercato (ovvero che c’è la minaccia di un potenziale entrante che farà concorrenza). Se in un mercato c’è un monopolista che teme che arrivino nuovi competitors su quel mercato, si ha una “corsa ai brevetti” ovvero cercherà per primo di brevettare nuove tecnologie che potrebbero essere sostituti della sua. Quindi: - L’incumbent (attuale monopolista) se perde questa guerra della conquista del mercato, perde sia i costi di ricerca e sviluppo ma anche tutti i suoi investimenti. - L’entrante invece se perde questa guerra, perde solo i costi in Ricerca e sviluppo perché non ha ancora iniziato a espandere la sua produzione. Quindi l’incumbent ha maggior incentivi a investire e innovare. LA TRASFERIBILITÀ La trasferibilità è importante perché attribuisce il bene a chi è più capace di sfruttarlo meglio commercialmente. Molte volte l’inventore non è la persona più adatta a sfruttare commercialmente quel prodotto. Negoziare trasferimenti di diritti di proprietà è l’oggetto del Teorema di Coase: Il teorema di Coase se i diritti sono ben definiti e non ci sono costi di transazione, la negoziazione genera sempre un’efficienza allocativa. Costi di transazione come: a) stesura dei contratti; pagare qualcuno chi stipuli un contratto b) monitoraggio della loro esecuzione; Es. La SIAE ha degli ispettori che controllano che siano stati pagati i diritti per la musica che viene trasmessa c) infliggere pene ai violatori. Il ruolo delle autorità pubbliche è quello di: Garantire i diritti alla parte più efficiente; Ridurre i costi di transazione; esempi Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 9 lOMoARcPSD|9290836 a) Le idee non tecniche non sono né brevettabili né soggette a copyright Immaginiamo che un autore abbia scritto per primo un romanzo d’amore, non può essere coperta da copyright l’idea di scrivere un romanzo d’amore. b) associazioni di artisti ed editori che raccolgono collettivamente i diritti; Es. LA SIAE, se tu vuoi mandare canzoni durante una sagra devi aver pagato una cifra e il diritto di riprodurre quella canzone; esiste la SIAE per ridurre i costi di transazione c) pool di brevetti [Questi esempi dimostrano laddove i costi di transazione sono alti, è meglio l’impresa gerarchica che il mercato.] I LIMITI DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE In primis diciamo che: Diritto d’autore (copyright); a) è vietata la copia letterale totale (pirateria) e parziale (plagio); b) non è vietato ispirarsi all’idea, alla situazione; c) le notizie non sono coperte. Brevetti; a) la definizione di caratteristiche ed ampiezza dell’innovazione è rimessa agli inventori; b) requisiti legali - novità “nuova”, - non-ovvietà “non banale”, - fattibilità tecnica “tecnicamente realizzabile” La scoperta e richiesta di punizione delle violazioni è rimessa ai detentori dei diritti. (lo Stato interviene ex-post, con il sistema giudiziario). Ma spesso si arriva a un regolamento extra-giudiziario delle controversie (mi dai un risarcimento e io non ti denuncio, evitiamo di arrivare ai processi che sono troppo costosi!); La Teoria Economica del Crimine (Becker) dimostrava il perché si commette un crimine. Sicuramente ciò che spinge a commettere un crimine è il guadagno che ci sta dietro, ma bisogna tenere conto anche dei rischi a cui si va incontro: l’essere arrestato o pagare una multa più alta dei soldi rubati. Tuttavia, c’è un’ulteriore variabile da tener presente ovvero la probabilità di essere scoperti. Pene elevate ma nessuna possibilità di essere scoperti fa sì che il crimine venga commesso. Quindi: - Per essere efficace, l’ammontare della pena X la probabilità di essere scoperti devono essere maggiori del beneficio del crimine probabilità * Pena > Beneficio [pP>B] - Minore la probabilità, maggiore deve essere l’ammontare della pena e viceversa. Nel caso di beni d’informazione, la probabilità di essere scoperti è molto bassa e così molti lo violano. Un altro limite della proprietà intellettuale: spiegata tramite La tragedia degli anti-commons TRAGEDIA DEI COMMONS (Beni comuni non escludibili e rivali) Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 10 lOMoARcPSD|9290836 Quando si ha un bene comune che non è escludibile, questo genera un eccesso di sfruttamento che distrugge il bene stesso. Per esempio, supponiamo di avere un prato dove i pastori possono portare al pascolo le proprie pecore. 1) Se è occupato da poche pecore tutto va bene, l’erba ricresce dopo che le pecore l’hanno brucata e non ci sono problemi 2) Se un singolo utente inizia a sovra-sfruttare la singola risorsa (prato), il bene inizia a degradarsi 3) Fino a che il bene comune è completamente esaurito (non c’è più erba) e le pecore muoiono Questo esempio per dire che può succedere anche l’opposto, cioè una risorsa che può essere utilizzata di più, viene utilizzata poco, si tratta della TRAGEDIA ANTI-COMMONS ovvero quando diversi individui detengono diritti esclusivi di proprietà intellettuale, esercitandoli insieme possono restringere l’accesso a beni di informazione. Esempio: - Una tecnologia basata su 2 brevetti detenuti da 2 inventori diversi esempio: Sony e Disney che decidono i prezzi separatamente. Se entrambi abbassassero il prezzo delle loro royalties, il costo totale della tecnologia sarebbe più basso, e si potrebbe di conseguenza abbassare i prezzi per avere un aumento della domanda. Ma se lo abbassa solo uno, la quantità domandata aumenta perché si può ridurre i prezzi, però poi questo ricavo viene diviso tra chi ha abbassato il prezzo e chi non lo ha abbassato. Quindi chi non lo ha abbassato ha beneficiato proporzionalmente di più. Se le due imprese sono razionali, allora nessuna delle due abbasserà per prima, quindi la tecnologia continuerà a costare tanto e sarà accessibile solo a chi sarà disposto a pagare quella cifra (la tecnologia sarà sottoutilizzata) È un caso del dilemma del prigioniero, la strategia dominante per entrambi è non cooperare, nessuna abbassa il prezzo e quindi i ricavi totali di entrambi non sono ottimali. Capitolo 7. BREVETTI ED EFFICIENZA DI MERCATO I brevetti sono una forma di proprietà intellettuale che si applica alle invenzioni che possono avere un’applicazione industriale: hanno una durata limitata di tempo, di massimo 20 anni. La differenza tra il benessere che quell’innovazione porta alla società e il suo costo (specialmente in investimenti in R&D) costituisce il Vantaggio sociale netto che quell’innovazione ha generato. Tutte le innovazioni in cui la differenza benessere-costo è positiva dovrebbero essere prodotte perché accrescono il benessere sociale e i brevetti servono a dare questo beneficio temporaneamente agli inventori e quindi incentivano le invenzioni. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 11 lOMoARcPSD|9290836 Il monopolio che il brevetto attribuisce agli innovatori consente a essi di fissare il prezzo a un livello più alto di quello concorrenziale e ciò porta ad escludere alcuni consumatori non disposti a pagare quel prezzo e produrre la cosiddetta Perdita secca del consumatore. BREVETTI E DIFFUSIONE DELLA CONOSCENZA Ogni innovazione è basata sui risultati della ricerca e delle innovazioni passate. Ma che significa esattamente? Un’innovazione è un insieme di nuove informazioni: l’informazione è non-rivale e non escludibile, quindi crea esternalità positive sulla società ovvero la “diffusione della conoscenza” I brevetti favoriscono la diffusione della conoscenza. Per produrre queste esternalità positive, l’informazione deve essere accessibile Confrontiamo il brevetto con il segreto industriale: a) il segreto industriale frena la diffusione delle informazioni; b) i brevetti obbligano i depositanti a pubblicare le informazioni tecniche relative all’innovazione contribuendo così a diffondere la conoscenza. Capitolo 8. LA CORSA AI BREVETTI Il monopolio garantito dai brevetti dà vita a una corsa ai brevetti, in cui solo una delle imprese che ha effettuato investimenti in R&D si approprierà dei profitti dell’innovazione. Il modello della corsa ai brevetti Le variabili: p(n) = probabilità che l’innovazione sia prodotta; n = numero delle imprese che effettuano investimenti in R&D per realizzare l’innovazione; ogni investimento aggiuntivo (investimento marginale) accresce la probabilità p che l’innovazione sia prodotta, ma meno dell’investimento precedente;+ Inv - + P(n). v = valore dell’innovazione (per assunzione identico per la società e per l’innovatore); nc = n x costo totale in R&D dell’investimento. Sull’asse delle ascisse c’è il numero di imprese e sulle ordinate ci sono i valori: costi e benefici sociali. Il costo totale NC cresce con il numero delle imprese in maniera lineare. DISTANZIn La curva p(n)v indica Il valore sociale atteso dell’innovazione ed è 9 ↓ data dal prodotto dell’innovazione sociale V per la probabilità che questo innovazione si realizzi. Il grafico rispetta l’ipotesi che al crescere del numero delle imprese cresce anche il valore sociale atteso probabile dell’invenzione, ma la probabilità che si realizzi aumenta meno che proporzionalmente. (l’incremento marginale è decrescente) Bisogna osservare due punti focali: - (n0) Il punto in cui la curva del valore sociale atteso incrocia la curva dei costi, questo punto corrisponde Sunn alla quantità n0 delle imprese, quel punto rappresenta il punto in cui se si aggiungono altre imprese il massimo di imprese y far si che Ci sia Beneficio Appunti Sociale Downloaded by elia raugei ([email protected]) 12 lOMoARcPSD|9290836 valore sociale atteso sarebbe inferiore al costo sociale atteso. È il numero massimo di imprese che possono fare la corsa ai brevetti per far si che ci sia un beneficio sociale netto dell’invenzione. - (nmax) il numero delle imprese che massimizza il vantaggio sociale si ha nel punto in cui la distanza tra le due curve è massima, che è il punto in cui passa la tangente che deve essere parallela a nc. Il numero delle imprese non deve quindi superare il punto nmax perché i benefici sociali cominciano a decrescere. Le imprese però entreranno nella corsa al brevetto finché il profitto atteso è positivo; quindi, fino a che il numero di imprese non sarà pari a n0 dove però i profitti sono pari a zero. Questo è un caso tipico di tragedia dei commons. Il numero di imprese che partecipano alla corsa è più alto del numero che massimizza il benessere sociale, per cui c’è uno spreco sociale (n0-nam) Investimenti eccessivi sprecano il vantaggio che la società deriva dalle innovazioni. Capitolo 9. DURATA E AMPIEZZA DEI BREVETTI 1) DURATA I brevetti ordinariamente durano un massimo di 20 anni. Estendere la durata dei brevetti accrescerebbe i profitti monopolistici degli innovatori e incentiverebbe le innovazioni, specie quelle con elevati costi in R&D. Al contrario se è troppo breve non incoraggia invenzioni che richiedono grandi investimenti in R&S. Tuttavia, la lunghezza del brevetto significa lunghezza del monopolio che ha l’inventore e questa estensione porta a due inconvenienti: Perdita secca; Più anni si lascia il brevetto più i prezzi saranno di monopolio e i prezzi di monopolio producono la perdita secca, (per cui ci saranno soggetti che non si possono permettere quella dotazione visto l’elevato prezzo), quindi è costoso per la società estendere la durata dei brevetti oltre il periodo necessario a rimborsare l’innovatore “Costo del tempo” l’innovatore compara i profitti attesi (scontati) dell’innovazione con il costo presente dell’investimento in R&D e con i profitti di investimenti alternativi (costo opportunità). I profitti futuri attesi (scontati a oggi) di un investimento sono tanto più bassi quanto più sono lontani nel tempo questi profitti. Quindi più distante nel tempo è il profitto atteso, minore sarà il suo valore attuale. E quindi meno questo profitto compete con quello di investimenti alternativi. Un soggetto razionale che vuole investire in ricerca e sviluppo, cercherà di investire su quelli investimenti che hanno un ritorno di profitto più rapido. Questa è una ragione per limitare la durata dei brevetti. Ottima durata dei brevetti: Nordhaus 1969. Alcuni hanno cercato di capire qual è la durata ottima dei brevetti. Nordhaus ha formulato un’assunzione: al crescere dei profitti dell’innovazione, i costi in ricerca e sviluppo crescono di più. (rendimenti decrescenti degli investimenti in R&D). È vero che esistono innovazioni che richiedono più tempo e più costo di altre, ed è vero che queste innovazioni remunereranno di più, ma in maniera meno che proporzionale. QUINDI Oltre una certa durata, il benessere sociale generato da innovazioni più costose non controbilancia più le perdite indotte dall’estensione del monopolio esistente sull’innovazione. Le innovazioni più costose sono sempre più difficili da remunerare sul mercato. Il modello di Nordhaus non prevedeva una durata standard, ma un meccanismo di rinnovo dei brevetti e per ogni anno di estensione del brevetto viene richiesto il pagamento di una tassa che è crescente al passare degli anni. Il profitto atteso di anni a venire è sempre più basso, quindi più dura il brevetto, più alto deve essere il profitto dell’anno aggiuntivo per compensare una tassa crescente quindi Il brevetto sarà rinnovato solo per le innovazioni con profitti più elevati della tassa pagata. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 13 lOMoARcPSD|9290836 2) AMPIEZZA Quanta copertura ha il brevetto Un brevetto consiste di 2 parti: Una descrizione tecnica dettagliata dell’innovazione; Una lista degli aspetti innovativi sui quali si rivendica la tutela: questi delimitano l’ampiezza del brevetto. Le rivendicazioni devono essere coerenti con la descrizione. - European Patent Office: ha stabilito che un’invenzione è brevettabile se risponde a 3 criteri: o Novità (non essere già stata resa pubblica); o Attività inventiva (non compresa nello stato della tecnica); o Industrialità (non la semplice possibilità di produrlo, ma anche il fatto che corrisponda a un bisogno). - In Italia si aggiungono altri due elementi: o Liceità; o Sufficiente descrizione; Chi stabilisce l’ampiezza? 1) L’ufficio brevetti Esamina ex ante la coerenza tra la documentazione tecnica e le richieste di protezione. 2) I tribunali L’ampiezza può essere anche modificata ex post in sede giudiziaria, quando gli innovatori citano in giudizio i concorrenti sulla base di precise rivendicazioni di protezione. Meglio la durata o l’ampiezza? Meglio Brevetti corti ma ampi o lunghi e ristretti? Ci sono stati diversi dibattiti: Ampiezza e potere di mercato (1° intervento) Gilbert e Shapiro, ritengono che: Sicuramente i brevetti conferiscono agli innovatori un potere di mercato sui prodotti introdotti e che i brevetti ampi proteggono meglio l’innovatore contro eventuali violazioni, escludendo così dal mercato più sostituti. (perché le imitazioni diventerebbero troppo costose) Ma, più il potere di mercato è grande in capo a colui che ha l’esclusiva, maggiore è la perdita secca. Gilbert e Shapiro mostrarono che la perdita secca cresce di più con l’ampiezza che con la durata. Per loro quindi Un brevetto ristretto di durata infinita è migliore di un brevetto ampio di durata breve. Ampiezza e costo dell’imitazione (2° intervento) Gallini riprendere il ragionamento di Gilbert e Shapiro concentrandosi sull’aspetto dell’imitazione. Una volta che il brevetto è concesso, esso protegge dalle violazioni del brevetto ma non protegge dalle imitazioni e sostituti. Il brevetto designa infatti una tecnologia, non il servizio reso, gli innovatori quindi, possono competere inventando nuove tecnologie che offrono servizi simili, senza però violare i brevetti. Gallini propone un metodo per misurare l’ampiezza del brevetto: l’ampiezza di un brevetto si può misurare in base ai costi che i concorrenti hanno sostenuto in R&S, per imitare un’innovazione brevettata senza però violare il brevetto. Quindi più dura il brevetto, più incentivi hanno gli imitatori a creare queste tecnologie alternative. Se si concedesse al primo innovatore un brevetto particolarmente ampio, i costi in R&S per produrre alternative sarebbero eccessivamente alti e scoraggerebbero i concorrenti. (dà ragione a Gilbert e Shapiro). Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 14 lOMoARcPSD|9290836 Un brevetto lungo crea concorrenza e in teoria avvantaggia i consumatori, (perché quando ci sono prodotti alternativi, i prezzi si abbassano in quanto c’è concorrenza) ma l’imitazione ha un costo per la società e gli investimenti in R&D sono socialmente inutili, poiché si incentrano su dei servizi che già vengono forniti dalla tecnologia brevettata! La soluzione di Gallini è che sono meglio i brevetti ampi ma brevi perché garantiscono profitti elevati al monopolista ma durano poco rispetto a un oligopolio derivante da brevetti lunghi e ristretti. Ampiezza e licenze (3° intervento) Il detentore di un brevetto può concedere licenze a imprese concorrenti, scegliendo di dividere il mercato con potenziali imitatori, piuttosto che lasciarli inventare tecnologie alternative. “mi creo concorrenza” ma ci sono delle ragioni: Conseguenze: a) i suoi profitti monopolistici diminuiscono; è chiaro che se concedo i brevetti i prezzi si abbassano, non sono più monopolista BREVETI--MONOPOLISTA -PREZZI b) ma sono compensati dalle royalties compenso la perdita dei profitti con le royalties Quindi, le licenze possono essere usate in modo strategico: Concedere licenze a concorrenti, non solo consente all’impresa di recuperare la perdita dovuta all’abbassamento dei prezzi attraverso le royalties, ma l’abbassamento del prezzo, può scoraggiare i concorrenti a investire in ricerca e sviluppo per imitazioni in quanto il profitto atteso dell’imitazione risulterà insufficiente a recuperare i loro investimenti. Quindi, il basso prezzo diventa dissuasivo (scoraggiante) per gli imitatori e così evito che le concorrenti investano in ricerca e sviluppo. Il costo dell’imitazione è il fattore determinante: - Se è alto il costo, il detentore del brevetto non ha alcun interesse a concedere licenze; - Se è basso, concede licenze per abbassare il prezzo di mercato. Le licenze sono favorevoli al benessere sociale: bassi prezzi e risparmio di investimenti in R&D inutili. La proposta di Maurer e Scotchmer brevetti lunghi e ristretti sono preferibili a tal fine. MA QUINDI MEGLIO DURATA O AMPIEZZA? La durata sembra essere un incentivo migliore dell’ampiezza. Meglio per il benessere sociale lasciare la durata il compito di far coprire i costi di ricerca perché la durata consente concorrenza laddove necessaria ma la limita se non necessaria mentre l’ampiezza provoca una perdita secca. Capitolo 10. BREVETTI E INNOVAZIONI CUMULATIVE Una delle caratteristiche del brevetto è il fatto che dopo un certo periodo vengono rese pubbliche le specifiche tecniche dell’invenzione, favorendo la diffusione delle conoscenze e la creazione di ulteriori innovazioni. Molte delle innovazioni che conosciamo oggi, sono infatti, innovazioni che derivano da innovazioni precedenti. Siamo quindi in un mondo di innovazioni cumulative. Tipi di innovazioni cumulative: 1) Innovazioni che migliorano la qualità di un prodotto esistente Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 15 lOMoARcPSD|9290836 2) Innovazioni che riducono il costo di un processo produttivo 3) Nuove applicazioni di una invenzione: es. l’uso del motore a vapore, originariamente veniva usato per le pompe delle miniere poi usato per muovere un treno o una nave; 4) Nuovi strumenti di ricerca = innovazioni usate per produrre innovazioni. Es. l’invenzione del pc La suddivisione dei profitti delle innovazioni cumulative Il problema economico che è legato alle innovazioni cumulate è come si ripartiscono i profitti generati dalle innovazioni perché ci sono diversi attori, quelli che hanno fatto la prima innovazione e quelli che hanno fatto l’innovazione cumulativa. Si hanno 2 soluzioni: a) Dare un brevetto ampio al primo innovatore, tanto ampio da coprire anche le innovazioni connesse; b) O attribuire diversi brevetti ristretti per ciascun innovatore. Il problema della rapina: un agente razionale sarà scoraggiato dall’intraprendere investimenti in R&D in un’invenzione cumulativa, se lo sfruttamento commerciale della sua innovazione dipende dal detentore del brevetto di una innovazione precedente. Ma quale struttura dei brevetti promuove di più le innovazioni cumulative? 1ᵃ alternativa di Kitch brevetti ampi sulla prima innovazione Vantaggi: 1) La minaccia di citazioni per violazioni scoraggia la corsa ai brevetti; 2) La pubblicazione dei brevetti incoraggia nuove applicazioni; 3) Il detentore del brevetto A ha interesse ad attribuire licenze e creare partnership per svilupparlo; 4) Per evitare la rapina, il titolare dell’impresa a valle può entrare in accordi ex-ante, ad es. fusione o joint venture. Svantaggi: 1) Difficile avviare tali accordi a uno stadio iniziale, quando i risultati non sono chiari; 2) Le esperienze passate mostrano che brevetti ampi tendono a impedire l’innovazione. 2ᵃ Alternativa nessun brevetto sulla prima innovazione Vantaggi: Gli innovatori possono liberamente attingere alle invenzioni esistenti per sviluppare le loro innovazioni senza rischiare violazioni di brevetti; La perdita di reddito nel breve periodo è compensata dai vantaggi di lungo periodo di poter condividere le tecnologie disponibili. Svantaggi: Gli innovatori sono messi in diretta concorrenza, il che riduce i loro profitti e gli incentivi a investire. Innovazioni sequenziali e complementari Le innovazioni cumulative non sono sempre una singola invenzione con una infinita sequenza di miglioramenti qualitativi. Nelle industrie high-tech (software, computer) è più frequente che diversi innovatori ad ogni stadio prendano strade differenziate e tra loro complementari, esplorando diverse Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 16 lOMoARcPSD|9290836 potenzialità delle innovazioni a monte e non facendosi concorrenza diretta. In questo caso l’imitazione non è diretta, ma i prodotti sono diversificati. Non c’è bisogno di proprietà intellettuale perché non c’è danno da imitazione (a condizione che ci siano sufficienti barriere all’entrate, e ci sono!). L’open source L’open source in generale è basato sul fatto che le innovazioni vengano rese immediatamente di pubblico dominio. Nasce nell’ambito del software e oggi si ha anche nell’hardware. Open source software (FOSS) è un software dove sia il programma e sia i codici sorgente sono disponibili gratuitamente a condizione che le opere derivate da questo software siano rese altrettanto disponibili a chiunque secondo lo stesso schema di licenza. CI sono diversi tipi di licenze open source; GPL (general public license); LGPL (lesser general public license); BSD (Berkeley Software Distribution); MIT (Massachusetts Institute of Technology) Queste licenze danno luogo a un nuovo concetto che è quello di Copyleft che si oppone al copyright. Quest’ultimo è un diritto esclusivo sulle copie, il Copyleft è invece una concessione di fare copie liberamente nei vincoli stabiliti dalla licenza open source. Ci sono due alternative di Copyleft: Strong copyleft: a) le condizioni del copyleft sono efficacemente imposte a tutti i tipi di opere derivate; quindi, anche queste devono essere distribuite alle stesse condizioni della licenza originaria (Es. se un’applicazione viene basata su un sistema operativo che ha una licenza di strong copyleft, anche l’app, che è un’opera derivata, deve essere concessa a tutti con la stessa licenza di copyleft del sistema operativo). b) è però consentito trarre profitti dai derivati Questo non significa che non posso far pagare l’app, la posso vendere e trarre profitti ma non posso impedire a eventuali concorrenti di sviluppare un’App uguale alla mia, con nome diverso ma che entra in concorrenza alla mia. Weak copyleft: l’innovazione a monte deve rimanere di pubblico dominio però è possibile brevettare le derivazioni a) Non tutti i derivati ereditano la licenza di copyleft originaria; alcune opere derivate possono essere coperte da copyright (da esclusiva) b) ma il software originale e i suoi codici devono rimanere disponibili gratuitamente. Open source hardware (FOSH) molti usano le stesse licenze del FOSS e poi ci sono alcune licenze specifiche del FOSH: a) TAPR, simile alla licenza GPL permette la ridistribuzione dell’hardware modificato solo se avviene sotto la licenza TAPR; Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) A lOMoARcPSD|9290836 b) Baloon Open Hardware License; si propaga alle opere modificate e derivate, ma non ai sistemi in cui l’hardware è incorporato o ai quali è connesso; c) CERN Open Hardware License; creata dal CERN nel 2011, obbliga le opere derivate a mantenere questa licenza; d) Solderpad License; basata su una licenza Apache 2.0 adattata, permette alle opere derivate di usare una licenza differente. Capitolo 11. ANALISI ECONOMICA DEL DIRITTO D’AUTORE Diritto d’autore e copyright, su questo tema da un punto di vista giuridico si contrappongono due diverse tradizioni: Common law anglosassone; Diritto civile europeo continentale; Il copyright nasce nei sistemi anglosassoni e attribuisce all’autore un’esclusiva sul diritto di copia. Condizione necessaria è il deposito dell’opera all’Ufficio Copyright; Il diritto d’autore è tipico dei sistemi continentali, è un diritto soggettivo e si acquista con la semplice creazione dell’opera (“paternità dell’opera”). Non è necessario alcun deposito formale dell’opera. Caratteristiche basilari: Per godere della protezione del copyright, un lavoro deve essere originale e creativo. Il copyright dà all’autore un diritto esclusivo e trasferibile sulla riproduzione, performance (nel caso che si tratti di un’opera teatrale) adattamento (nel caso che da un romanzo si tragga un film) e traduzione del suo lavoro. Il copyright si distingue dal brevetto, in quanto quest’ultimo protegge un’idea innovativa, il copyright copre l’espressione particolare di una certa idea non l’idea stessa. Mentre il brevetto dura massimo 20 anni, il copyright dura fino a 70 dopo la morte dell’autore. È un interesse delle case produttrici e editrici, più che degli eredi. Incentivi e accesso Il copyright tenta di risolvere il trade-off tra incentivi e accesso. Incentivi: il copyright protegge contro la copia letterale; Plagio (violazione parziale, copia di parti di un’opera); Pirateria (copia dell’opera intera) Vari tipi di riproduzione: Verticale quando un primo consumatore acquista l’opera legalmente e altri soggetti ne fanno copie illegali da questa copia acquistata; a) registrazione e fotocopie pre-digitali: la qualità delle copie è via via più bassa n. limitato di copie; b) riproduzione digitale: nessuna degradazione della qualità riproduzione verticale illimitata. Orizzontale Tutte le copie sono fatte dall’originale: es. fotocopie in una biblioteca. Mista una mescolanza delle due, qualcuno prende dall’originale e altri copiano illegalmente Il copyright è un incentivo per gli autori ma non attribuisce un enorme potere di mercato. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 18 lOMoARcPSD|9290836 Non proteggendo le idee ma solo la loro riproduzione letterale, il copyright conferisce una sorta di “mini-monopolio” sulla singola opera, in quanto prodotto unico, differenziato. Il potere di mercato è quindi basso perché ci sono molti sostituti. L’ERA DIGITALE La tecnologia digitale ha generato: a) Nuove forme di creazione (software, computer graphics, musica elettronica, website design, b) Nuovi media per la circolazione delle opere esistenti: digitalizzazione di immagini (gif, jpeg), video (mpeg), documenti audio (mp3, wma), CDs e DVDs, piattaforme multimediali. Conseguenze economiche: a costo quasi zero, copie digitali delle opere, quasi identiche all’originale, possono essere riprodotte e trasmesse orizzontalmente o verticalmente in qualsiasi quantità. Ma le tecnologie digitali vengono anche in aiuto al copyright: Criptatura abbonamento; Watermarking digitale permette di identificare il prodotto con una filigrana di riconoscimento Ciò estende il potere di mercato degli autori/editori e genera prezzi di monopolio e perdita secca. Ci sono stati però anche dei provvedimenti per limitare il potere di mercato dei titolari di copyright: a) Digital Millennium Copyright Act, Usa, 1998: esenzione per usi educativi. All’inizi degli anni 90 ci fu un processo della SIAE contro un professore del liceo che si era scaricato immagini di Klimt che erano ancora coperti da copyright per farla vedere ai propri studenti e fu processato. b) European Copyright Directive, 2001 esenzione per copie tecniche salvate su computer e memorie. Se uno scaricava dal pc una musica e poi la metteva sul telefonino erano due copie e avrebbe dovuto pagare due volte e invece è stato sancito che la prima è una copia tecnica c) European Copyright Directive In the Digital single Market 2019: - possibilità per gli editori di richiedere il pagamento per l’uso di brevi frammenti di testo; - eccezioni a favore della ricerca scientifica. Capitolo 12. L’APPROPRIAZIONE INDIRETTA DEL COPYRIGHT L’appropriazione indiretta si applica quando l’autore/produttore originale (titolare del copyright) si può appropriare parte del valore creato dalle copie che verranno fatte dalla copia da lui venduta. Esempio: gli abbonamenti a giornali e riviste da parte delle biblioteche a un prezzo più alto di quelli dei privati. La biblioteca “ripaga” così al creatore i diritti sulle fotocopie (o download) fatti dagli utenti. Condizione: il produttore deve essere in grado di applicare la discriminazione di prezzo. - Riproduzione verticale analogica Si considera l’utilità dei consumatori in termini di disponibilità a pagare. U(0) = 20 euro = utilità generata dalla lettura di un libro U(1) = 10 = utilità generata dalla lettura di una fotocopia del libro U(2) = 5 = utilità generata dalla lettura della fotocopia di una fotocopia del libro N.B. a ogni fotocopia l’utilità si dimezza. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 19 lOMoARcPSD|9290836 c = 4 = costo di una singola fotocopia, quante copie sarà efficiente mettere in circolazione? 3 e non di più perché se venisse fatta una terza fotocopia, quest’ultima verrebbe acquistata a 2,5 che è < di 4 U(3) = 2,5 < c non è conveniente produrre una terza fotocopia Il produttore originale vende il libro a 2 consumatori: - A, che lo legge e basta; - B, che vende una fotocopia a C, che a sua volta vende una fotocopia a D. A compra il libro ed è disposto a pagare un prezzo p = U(0) = 20 , e quanto è disposto a pagare B? Partiamo da D, che è disposto a pagare p = U(2) = 5 C è disposto a pagare U(1) = 10 + i 5 euro che guadagna da D quindi 15 B è disposto a pagare U(0) = 20 + i 15 euro che ottiene da C quindi 35 Il produttore originale, se può praticare la discriminazione di prezzo, può ottenere fino a 55 euro chiedendo ad A 20 e a B 35 che contiene un’appropriazione indiretta di 15 euro. L Discriminazione di prezzo e appropriazione indiretta Mercati come quelli dei files digitali contenenti film, musica ecc. normalmente possono attuare la discriminazione di prezzo tra categorie come le seguenti: 1) Consumatori privati: possono fare copie per un numero limitato di persone, gratuitamente o per acquisto di gruppo 2) Istituzioni (mediateche, scuole, club ecc.): fanno copiare, scaricare ecc. in genere gratuitamente, un numero ampio di persone proporzionale al numero di iscritti o frequentanti. 3) Noleggiatori, piattaforme digitali di streaming/noleggio: hanno una clientela pari al numero di abbonati, cui noleggiano i files a pagamento. Come si attua la discriminazione di prezzo in questi tre casi? 1) Consumatori privati Il prezzo di vendita include una appropriazione indiretta basata su una stima probabilistica del numero medio di copie concesse dal consumatore 2) Consumatori istituzionali Il prezzo di vendita include un’appropriazione indiretta basata su una stima del numero di copie effettuate, in proporzione al numero di iscritti/frequentanti o per scaglioni di grandezza; 3) Noleggiatori/piattaforme digitali Il prezzo di vendita include una appropriazione indiretta basata sul numero di scaricamenti o ascolti. Fattori da considerare per calcolare l’appropriazione indiretta Utilità dell’acquirente diretto (beta): β - Valore attribuito alla fruizione diretta. - Valore attribuito al possesso (possibilità di visioni ripetute, possibilità di effettuare copie per diversi supporti, collezionismo, feticismo, ecc.) - Valore opzionale di poter effettuare copie per altri consumatori o noleggiare (per vendita o dono) Frequenza degli acquisti di gruppo - Utilità dell’acquirente indiretto Uguale all’utilità dell’acquirente diretto meno qualche tipo di disutilità (β - gamma δ) Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 20 lOMoARcPSD|9290836 Perdita di utilità del noleggiante: disutilità del noleggio rispetto al possesso (beta-gamma) Il noleggio rispetto all’acquisto ha una perdita di valore, perché nell’acquisto hai ad esempio la possibilità delle visioni ripetute che nel noleggio non hai. Elasticità della domanda del contenuto in questione (quanto è imprescindibile per l’istituzione?) Esempio: una rivista per una biblioteca: valutabile in base al ranking del contenuto e a quello dell’acquirente (istituzionale o commerciale in particolare) quindi le biblioteche di economia devono avere le principali riviste economiche Conseguenze negative: a) Journal crisis è una crisi di budget che hanno tutte le istituzioni bibliotecarie, perché il budget delle biblioteche per gli acquisti non è mai molto ampio. Negli anni, le biblioteche non riescono più ad acquistare molti libri, in quanto gli abbonamenti di riviste sono molto costose. Se i prezzi di queste riviste fossero più bassi, se ne potrebbero comprare di più e comprare più libri dalle stesse case editrici. b) Pirateria: i prezzi alti di manuali e abbonamenti incoraggiano la pirateria Es. I manuali costano tanto perché le case editrice suppongono che vengano fotocopiati, ma vengono fotocopiati perché costano tanto, se venissero diffusi a un prezzo più basso, la gente preferirebbe un libro vero e non una copia. Capitolo 13. DURATA E AMPIEZZA DEL COPYRIGHT 1. Ampiezza del copyright Il diritto d’autore (copyright) è stato esteso anche alle opere derivate con la Convenzione di Berna. Si è considerata questa estensione come una protezione e incentivo per l’autore, ma è una potente limitazione all’accesso cioè provoca perdita secca, in quanto accresce l’ampiezza del copyright. In alcuni casi un’opera derivata può essere frutto di una unione di più opere originali, se i detentori dei copyright sono molti e ciascuno non vuole abbassare il prezzo si può verificare la tragedia degli anti commons, ovvero che il prezzo del derivato è talmente alto che non c’è convenienza a farlo. Quindi, l’estensione del copyright alle opere derivate limita la creatività. Al trade-off incentivo-accesso si aggiunge anche il trade-off incentivo-creatività crea un incentivo per l’autore ma limita l’accesso ai consumatori e anche la possibilità di opere creative perché sono opere derivate e devono pagare una elevata licenza all’autore dell’opera originale Durata del copyright La durata del copyright è fissata in 70 anni dopo la morte dell’autore. Una tale durata del copyright è giustificata come: ❖ Compensazione per la ristretta definizione (copia letterale, non idee); ❖ Una misura prudenziale dovuta al successo tardivo di alcune opere Ma l’estensione alle opere derivate di tale durata resta un limite importante alla creazione, perché occorre aspettare troppo perché un’opera ricada nel pubblico dominio. Capitolo 14. COPYRIGHT E ORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE I copyright possono essere trasferiti ad agenti che li valutano (e valorizzano) di più generando un’allocazione efficiente Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) 21 lOMoARcPSD|9290836 Nel Contratto di pubblicazione un autore cede il diritto di sfruttamento dell’opera a una casa editrice/produttrice, perché ne curi lo sfruttamento commerciale in cambio di royalties, assicurandosi così i vantaggi della divisione del lavoro. Problema principale: ma come suddividere i profitti tra autore ed editore. I diritti d’autore pattuiti possono essere: 1) Forfettari: viene pattuito anticipatamente “ex-ante” un ammontare fisso all’autore. 2) Proporzionali alle vendite: l’autore pattuisce con la casa editrice una percentuale su ogni copia venduta.Sono un incentivo per gli editori a massimizzare le vendite, ma sono un incentivo anche per gli autori a comporre bestseller L’autore ha successo con il primo libro o la prima canzone diventando un autore best seller, ma chi garantisce la casa editrice che il secondo libro o canzone non sarà un flop? Nessuno, quindi la casa editrice si garantisce facendo un contratto proporzionale. Il contratto proporzionale è un incentivo a continuare a produrre best seller. Inconvenienti dei diritti proporzionali: - Diritti proporzionali tendono ad accrescere il costo unitario di produzione degli originali su ogni copia, infatti, per la casa editrice c’è un costo aggiuntivo che deve essere versato all’autore; perciò, l’editore tende ad aumentare il prezzo di monopolio dell’opera provocando una perdita secca. - I profitti totali suddivisi tra autore e editore possono quindi essere più bassi rispetto al caso di diritti forfettari; - Il prezzo alto di ciascuna copia incoraggia la pirateria. Un fattore importante è l’incertezza. Un fattore fondamentale è l’incertezza. Una creazione artistica è un “bene esperienza”, pubblicarla è un’attività rischiosa, non è possibile conoscere prima il successo di un’opera. Che fare quindi? 1. L’autore può scegliere l’ammontare fisso: trasferendo il rischio di insuccesso dall’autore all’editore. 2. Le case editrici devono attuare una sapiente strategia di portafoglio: pubblicando più opere, specialmente le più grandi devono assicurarsi alcuni autori bestseller in modo che i loro proventi possano compensare l’insuccesso di altri. Esiste in realtà una terza alternativa: L’autore paga una cifra forfettaria (cachet) all’editore e diventa così il solo beneficiario dei profitti (rari), ma anche il solo a sopportare le perdite (frequente). Tale cifra copre i costi di produzione e garantisce di solito all’editore un margine di profitto più o meno ampio. Ma dove sta il lato oscuro? L’editoria a pagamento Editoria scientifica: lo scarso mercato di alcune pubblicazioni specialistiche porta gli studiosi a pagare un contributo di pubblicazione all’editore quasi sempre ricorrendo a fondi di ricerca (denaro pubblico) Open access di pubblicazioni scientifiche: serve a divulgare la conoscenza, ma occorre comunque coprire i costi. Si distingue tra: - Gold open access: la pubblicazione è a libero accesso o pubblicata in una rivista a libero accesso (si devono pagare ex ante i costi di produzione); - Green open access: la pubblicazione è coperta da copyright, ma l’autore deve pagare all’editore una cifra forfettaria per il permesso di auto-archiviare una copia del suo lavoro in un archivio online a libero accesso (quindi per poter diffondere gratuitamente la propria opera) Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected]) lOMoARcPSD|9290836 Fenomeno dell’APS = "autore a proprie spese”: strategia tipica delle piccole editorie. È una vera e propria truffa a danno di scrittori inesperti mossi da una eccessiva autostima e dal desiderio di pubblicare opere di scarsissima qualità letteraria. a) 1000 copie di un libro di 60/70 pp. Costano ad un tipografo onesto poco più di 500 euro ma alcuni editori arrivano a chiedere 5-6000 euro a un giovane autore; l’autore riceve a casa uno scatolone di copie (le uniche in realtà stampate) e non gli resta che regalarle in giro… Riviste e case editrici predatorie in ambito scientifico. Fenomeno emergente, simile al precedente, ma tendente a catturare studiosi di bassa qualità o isolati dalle reti scientifiche di eccellenza. Spesso usano nomi simili a quelli di editori o riviste famose (esempio 1 – il prestigioso editore Cambridge University Press imitato da altri editori che sfruttano il nome “Cambridge”, Esempio 2 – la rivista famosa è il Journal of Marketing and Market Research e quella pirata si chiama Journal of Market Research and Marketing) L’intervento delle grandi piattaforme online Apple con iBook Store, con l’opzione self-publishing, e Amazon con l’opzione Kindle Direct Publishing, offrono le loro piattaforme e i loro store per l’autopubblicazione da parte di studiosi e autori emergenti, a condizioni molto vantaggiose per gli autori, con lo scopo di procurarsi potenziali futuri talenti a costo praticamente zero. Questa innovazione può dare un duro colpo ai fenomeni predatori sopra descritti. Contratto editoriale ed efficienza allocativa Il teorema di Coase specifica che si raggiunge l’efficienza allocativa nella transazione se i costi di transazione sono minori del vantaggio sociale netto della transazione e sono minimizzati. Questi costi crescono con il numero di agenti coinvolti nella transazione. Quindi Coase suggerisce che in tali casi, i costi di transazione via mercato possono essere maggiori dei costi operativi di un’organizzazione centralizzata e gerarchica [Passaggio dal mercato all’organizzazione]. Anche le organizzazioni però non consentono tutto, è possibile talvolta che i costi di transazione rimangono più elevati del beneficio ottenuto: o Quando i consumatori attribuiscono un valore molto basso, anche se non nullo, all’opera Se il valore attribuito all’opera è inferiore a una certa soglia ovviamente quest’opera non verrà scambiata. o Quando il numero di copyright appartenenti a diversi soggetti è alto. La legge deve intervenire per ridurre o eliminare questi costi di transazione: attribuendo all’organizzazione una serie di diritti: In EUROPA o Diritto di corta citazione: per scopi di critica, discussione, insegnamento, studio o ricerca, informazione, cioè se io scrivo un articolo nel quale riporto 15 righe di un altro giornalista e le metto tra virgolette riconoscendo chi è l’autore, ho diritto di farlo senza pagare niente. Corta perché non può essere lunga come il testo stesso altrimenti sarebbe una copia. o Liceità di copie tecniche una volta fatto un download nel mio computer poi posso metterla nell’IPad o nel telefono. Appunti Downloaded by elia raugei ([email protected])