Economia Aziendale - 1° Parziale PDF

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This document, Economia Aziendale, is lecture notes on the topic of wealth, poverty, and their effects. It explains the concepts of stock and flow, and the connection between wealth production and consumption within individuals, families and businesses.

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Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti ECONOMIA AZIENDALE 19/09/2023 Capitolo 1: La ricchezza Lezione 1 – Ricchezza, povertà e povertà estrema. Stock e flussi (1.1 – 1.2) Cosa succede se un’impresa va in crisi? il personale perde...

Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti ECONOMIA AZIENDALE 19/09/2023 Capitolo 1: La ricchezza Lezione 1 – Ricchezza, povertà e povertà estrema. Stock e flussi (1.1 – 1.2) Cosa succede se un’impresa va in crisi? il personale perde lavoro gli investitori (i soci) perdono la loro ricchezza le banche hanno dei prestiti nei confronti delle imprese che se falliscono fanno perdere le risorse alle banche altre aziende possono rimanere coinvolte in questo fallimento i fornitori potrebbero vantare dei crediti (che non vengono pagati) nei confronti dell’impresa (e non hanno più un cliente per il futuro). ESEMPIO CONCRETO c’è un’azienda con 2500 dipendenti e 11 stabilimenti, 7 dei quali (più la sede centrale) sono in una sola provincia italiana, ed è quindi la maggiore impresa della provincia. con la crisi del 2008 che incide sull’edilizia, si perdono il 45% degli ordini e ciò comporta grandi perdite per l’impresa. se l’impresa fallisse ci sarebbero diversi soggetti danneggiati, ciascuno con diversi interessi che sarebbero lesi: la comunità/provincia: ci sono i posti che vivevano intorno all’azienda (bar, ristoranti ad esempio), essendo tanti stabilimenti nella stessa provincia con il fallimento si va a creare una forte disoccupazione e quindi una maggiore povertà nel territorio: questo porta a una diminuzione di consumi (alimentari, di servizi). Un esempio possono essere i bar intorno all’Università che sono falliti durante il lockdown i lavoratori e le loro famiglie: se un lavoratore perde il lavoro, diventa difficile sostenere i costi della famiglia (ad esempio potersi permettere la retta universitaria dei figli) gli azionisti e le banche i clienti dell’azienda: se sono un’azienda e ho delle macchine di un produttore che fallisce, non ho più la manutenzione per queste macchine: devo rivolgermi a qualcun altro che però non ha le stesse competenze lo stato: non ha più le imposte, sia quelle connesse ai lavoratori che quelle connesse al risultato aziendale, e quindi perde risorse i rivenditori/importatori: vivono vendendo/importando le macchine: se l’azienda fallisce perdono il lavoro se sono dipendenti, oppure non hanno più le macchine da vendere se sono esterni all’azienda. 1 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti l’azienda (ben gestita) è una fonte di ricchezza per tante persone. chi gestisce le imprese ha una grande responsabilità, perché l’impresa è un soggetto che per quanto spesso privato ha un grande influsso pubblico, è un valore per la società. esempio in africa -> sviluppo imprese in quella zona, perché manca la capacità di fare impresa: se ho pochi animali e vivo nell’ambito dell’agro consumo sono destinato a rimanere in quella condizione (precaria), mentre se imposto un allevamento che genera ricchezza vuol dire che sto facendo un passaggio di cui ne godrò io (l’imprenditore è mosso da un’ambizione di miglioramento personale), ma la ricaduta di quello che faccio diventa una fonte di ricchezza per il paese. Ricchezza e povertà (1.1) Ricchezza: l’abbondanza di ciò che è utile per il benessere materiale delle persone. le cose che danno più soddisfazione sono legate al benessere materiale (ad esempio la possibilità di essere iscritto a questa università). Con ricchezza si indica l’abbondanza di ciò che è utile per il benessere materiale delle persone, misurata con riferimento a un certo istante (vedi Stock e flussi). Povertà: la mancanza di cose utili, a partire dai beni di prima necessità: in Italia la famiglia composta da una persona è considerata povera se ha un reddito medio inferiore a 640€/mese. una famiglia con un figlio a carico è considerata povera con un reddito medio netto mensile inferiore ai 1400€ (la povertà in Italia è più diffusa di quanto sembri). Povertà estrema: l’incapacità di soddisfare i bisogni di bere, mangiare, coprire e ripararsi in un’abitazione (Banca Mondiale); la scarsità di beni che possa generare gravi forme di esclusione sociale (ISTAT). secondo la banca mondiale la povertà estrema rappresenta chi ha un reddito inferiore ai 2,15$/giorno (dipende anche dal paese, in Africa hanno più potere di acquisto che da noi con la stessa somma di denaro ad esempio). Ricchezza e povertà sono importanti per: i Paesi, perché incidono sul benessere (e sulle elezioni), ma anche sulle guerre e sulle guerre civili; le persone, perché la povertà può essere causa di morte, influisce sulla qualità della vita ed è causa di immigrazione (molti immigrati sono di natura economica perché abbandonano terre diventate aride). quando parliamo di ricchezza e povertà, parliamo di elementi che hanno a che fare con la qualità della nostra vita e la possibilità stessa di mantenere la vita: quando ragioniamo sulle imprese dobbiamo pensare che l’impresa è un grande strumento che nell’attuale disegno della società diventa strumento di lotta alla povertà. 2 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Stock e flussi (1.2) Lo stock è il livello, mentre il flusso è la variazione in un determinato tempo. Si misura lo stock riferito a un certo istante (iniziale), si misura il flusso prodotto in un certo periodo e poi lo stock riferito ad un certo istante (finale). Con il valore stock si indica la ricchezza disponibile in un certo momento, mentre con il flusso si indica la ricchezza prodotta in un certo periodo di tempo. ESEMPI 1. Prendo un bicchiere vuoto, il livello (stock) del bicchiere è zero. Per un certo periodo verso dell’acqua nel bicchiere, quindi ci sono dei flussi di acqua in entrata (dipende da quanto è il flusso al secondo e dal numero di secondi per cui si ha il flusso). Ad un certo punto mi fermo, e il bicchiere ha raggiunto un certo livello (stock) di altezza. 2. se uso un'automobile, l’utilizzo dell’auto è un flusso e il valore dell’automobile diminuisce: un bene fisico ha uno stock, svolge un’attività (flusso) e questo stock diminuisce; 3. Uno studente è ad un certo livello, studia e il suo stock (di conoscenze, informazioni, linguaggio, ecc.) aumenta. Misurare ricchezza e povertà Come viene misurata la ricchezza: a livello individuale si misura lo stock riferito ad un certo istante, ovvero la ricchezza disponibile per una persona in un certo momento. ESEMPIO in base ai possedimenti e ai soldi di una famiglia, i gioielli, la casa, le auto, ecc… a livello nazionale si misura il flusso di ricchezza prodotto dal popolo di un intero paese in un certo periodo di tempo. a livello aziendale si misurano sia gli stock riferiti ad un istante, sia i flussi riferiti ad un periodo. ESEMPIO quando facciamo benzina misuriamo il flusso, per verificare se la misurazione del flusso funziona dovrei avere un serbatoio che è in grado di dire quanta è la benzina nel momento zero e quanta è quando è finito il rifornimento (livello iniziale e finale sono due stock). 3 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti I PAESI PIÙ RICCHI AL MONDO (Reddito Nazionale Lordo) Bisogna rapportare al numero della popolazione la ricchezza media del Paese (l’americano medio è più ricco del cinese medio, perché la Cina ha più abitanti degli Stati Uniti). In questa tabella possiamo notare che la maggior parte siano americani, connessi al mondo delle nuove imprese; il valore della ricchezza è uno stock, mentre la variazione rispetto all’anno precedente è il flusso (molto positivo per Musk). attualmente le economie che tirano di più sono le nuove imprese innovative, le variazioni percentuali ci dicono la dinamica di ricchezza. 4 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Reddito, consumo, risparmio e altre variazioni di ricchezza (1.2.3) Il reddito indica la produzione di ricchezza in un determinato tempo, mentre il risparmio indica la somma che si ha andando a sottrarre al reddito la ricchezza consumata. Ad esempio, consideriamo una famiglia con un reddito annuale, al netto di imposte e contributi sociali, di 33 mila euro. Se questa famiglia spende 28 mila euro per i consumi annuali, diciamo che la famiglia ha risparmiato 5 mila euro, o che la sua ricchezza è aumentata di 5 mila euro. Bisogna quindi fare un’importante distinzione tra risparmio e reddito: il reddito indica la ricchezza prodotta, mentre il risparmio è la variazione netta di ricchezza, e si può indicare come differenza tra ricchezza prodotta e ricchezza consumata. A livello individuale o familiare, questa variazione netta di ricchezza si va ad aggiungere allo stock di ricchezza iniziale (la ricchezza che era già in possesso dell’individuo/della famiglia): se la variazione netta di ricchezza è positiva, quindi il consumo è stato inferiore al reddito, allora si avrà uno stock di ricchezza finale maggiore dello stock di ricchezza iniziale (si ha quindi un aumento della ricchezza). N.B: non per forza è presente un risparmio, se il consumo è maggiore del reddito allora questo finisce per essere alimentato dallo stock di ricchezza iniziale: si ottiene uno stock di ricchezza finale minore di quello iniziale (si ha quindi una diminuzione della ricchezza). La variazione di ricchezza di una famiglia dipende anche dalle variazioni intervenute nei valori patrimoniali: se una famiglia è proprietaria di una casa con un valore di 1.000.000€, e questa aumenta del 20% di valore a causa di una variazione dei prezzi degli immobili, questo aumento dei valori patrimoniali si andrà ad aggiungere allo stock di ricchezza iniziale della famiglia, incrementandolo: in questo caso, però, la famiglia potrà disporre della ricchezza solo vendendo l’appartamento, quindi questa ricchezza extra non inciderà sulle capacità di consumo della famiglia fintanto che la casa non venga ceduta. Nell’esperienza delle famiglie e degli individui, quindi, le variazioni positive di ricchezza si chiamano risparmio. Nell’esperienza delle aziende con scopo di profitto, invece, le variazioni positive di ricchezza che provengono dalla gestione si chiamano reddito (diverso dal reddito individuale): 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑢𝑎𝑙𝑒 (𝑓𝑎𝑚𝑖𝑙𝑖𝑎𝑟𝑒) = 𝑔𝑢𝑎𝑑𝑎𝑔𝑛𝑖 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑛𝑜; 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑎𝑧𝑖𝑒𝑛𝑑𝑎𝑙𝑒 = 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 − 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖. La precisazione “che provengono dalla gestione” sottolinea la differenza tra il frutto della gestione aziendale, ovvero delle attività che si svolgono nell’azienda e finalizzate alla produzione di ricchezza (il reddito aziendale), e le “iniezioni/prelievi di ricchezza” realizzati dai soci mediante aumenti di capitale e dividendi. I dividendi sono una parte del reddito di azienda che viene distribuita ai soci, tolgono quindi ricchezza all’impresa. 5 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Gli aumenti di capitale sono le variazioni positive di ricchezza derivanti da versamenti dei soci (questo aumento è molto diverso dalla variazione prodotta dalle attività aziendali). ESEMPIO ho una startup che va bene ma deve ingrandirsi; quindi, c’è bisogno che io metta dentro degli altri capitali. Nelle aziende con scopo di profitto quindi le variazioni di ricchezza sono causate dal reddito, ovvero la differenza tra i ricavi e i costi: se questa differenza è positiva, allora il reddito aziendale si va ad aggiungere allo stock di ricchezza iniziale. Lo stock di ricchezza finale dipende anche da eventuali dividendi e aumenti di capitale dei soci. Anche se il reddito rappresenta l’obiettivo di molte aziende, esistono anche aziende che non hanno lo scopo di profitto, quelle che hanno scopi sociali. In queste aziende (Fondazioni grant- making) i fondatori, invece di cercare di estrarre la ricchezza prodotta dall’attività aziendale, iniettano parte della propria ricchezza personale destinandola a finalità sociali. La ricchezza prodotta da queste aziende si misura guardando al rapporto tra: IMPACT (il risultato assicurato ad altri, finalità sociali), a volte di difficile determinazione Quantità di risorse trasferite ad altri Nelle fondazioni grant-making i soldi vengono investiti in modo remunerativo, e questi investimenti mantengono l’azienda. ESEMPIO un investitore dà 20 milioni all’università che generano 100 mila euro all’anno, che permettono di pagare i professori. Un altro esempio di aziende senza scopo di profitto sono le università in sviluppo: queste producono un risultato economico positivo che si va ad aggiungere allo stock di ricchezza iniziale, alimentato anche dagli aumenti del fondo di dotazione: gli stakeholder possono introdurre risorse, ma non ritirarle. Un esempio può essere l’Università Cattolica: se alla fine dell’anno ha del reddito questo non viene ridistribuito tra i soci, ma viene tenuto nell’Università per migliorarla/ingrandirla. Nel corso di Economia Aziendale ci sarà un focus sulle aziende con scopo di profitto, MA le aziende senza scopo di profitto sono molto simili seppur con regole diverse. Si può fare lo stesso mestiere for profit o senza scopo di profitto. Lezione 2 – Ricchezza e variazioni della ricchezza delle famiglie italiane. La classificazione dei beni (1.3 – 1.4) Come è composta la ricchezza delle famiglie italiane? Elementi non finanziari: ad esempio la casa, compongono la maggior parte della ricchezza (negli Stati Uniti, ad esempio, non c’è tanto l’idea di casa di proprietà, in Italia molto); Elementi finanziari: depositi bancari, azioni, ecc. hanno un peso inferiore rispetto alle attività finanziarie; 6 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Comprare delle azioni significa investire del denaro, e le azioni – a differenza degli immobili – possono variare di valore in maniera considerevole. Le azioni identificano un diritto residuale, destinato a essere soddisfatto solo dopo che siano stati onorati gli impegni che l’azienda ha contratto nei confronti degli altri soggetti con i quali ha intrecciato rapporti. Se l’azienda non riesce a onorare i propri impegni nei confronti dei creditori, il valore delle azioni non si riduce: si azzera. La somma di elementi finanziari e non finanziari rappresenta la ricchezza lorda. Passività finanziarie: soprattutto prestiti, nella maggior parte dei casi il mutuo per la casa (si toglie dalla ricchezza lorda per trovare la ricchezza netta). Sono inferiori al 10% della ricchezza totale lorda. Questi sono dati stock, NON flusso. A questo punto si possono definire il patrimonio individuale e familiare: - Il patrimonio individuale (o familiare) è l’insieme dei diritti e degli obblighi che fanno capo a una persona (o a una famiglia) e che possono essere espressi nella forma di valori, ovvero mediante il ricorso all’unità di misura rappresentata dalla moneta. È una quantità stock, segnala la ricchezza disponibile in un certo momento. Le entrate delle famiglie italiane derivano soprattutto dal reddito di lavoro (dipendente e autonomo), poi da pensioni e trasferimenti pubblici (come il reddito di cittadinanza e la cassa integrazione), e infine da “altro” (come i redditi da capitale). 7 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La pensione non è un trasferimento ma una distribuzione del risparmio accumulato in passato, e non è ancora sottoposto alle imposte sul reddito. La differenza tra imposte e contributi è che versando le imposte allo Stato, le famiglie si privano per sempre di una certa quantità di ricchezza, mentre i contributi vengono accumulati per assicurare alle famiglie la pensione una volta terminata l’attività lavorativa. I contributi sono un “risparmio obbligatorio” imposto dallo Stato. La percentuale del reddito medio rappresentata dalla pensione in Italia è molto alta rispetto ad altri paesi, e per questo motivo c’è una grande differenza tra il costo del lavoro e il reddito netto delle persone: questo viene chiamato “cuneo fiscale”. Al netto del prelievo fiscale e contributivo medio, alla famiglia media italiana rimane un reddito disponibile annuo che viene diviso in due grandi frazioni: i consumi e il risparmio. I consumi si riferiscono a consumi di merci e consumi di servizi. I consumi possono essere suddivisi in tutte le varie voci: la spesa per alimenti è pari a meno del 20% della spesa totale, le spese relative all’abitazione sono le più importanti (abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili) e alcune voci di spesa si riferiscono a beni durevoli (mobili, articoli e servizi per la casa). 8 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti 20/09/2023 La classificazione dei beni (1.4.3 – 1.4.4) I beni sono distinguibili da subito in diverse categorie: Beni di consumo Beni industriali (ad es. l’erogatore della pompa di benzina). Sono destinati allo svolgimento di un’attività produttiva. La suddivisione tra beni di consumo e beni industriali non è legata tanto dalla natura del bene, quanto dalla destinazione che il bene riceve: la benzina se è usata ad uso familiare è un bene con uno scopo di consumo, mentre se è utilizzata all’interno di un furgone che consegna i pacchi quella benzina è un bene industriale. Beni di utilizzo immediato (ad es. alimentari deperibili). Comportano il consumo immediato e integrale della ricchezza ad essi destinata. Beni durevoli, o di consumo non immediato (ad es. automobili, elettrodomestici). Comportano il consumo per lo più lento e graduale della ricchezza a essi destinata. Non si “consuma” la ricchezza ad essi destinata al momento dell’acquisto, ma la si trasforma in una forma diversa. L’utilizzo immediato vuol dire che il bene non c’è più una volta utilizzato (ad esempio compro un panino e me lo mangio); dall’altra parte un bene durevole rimane a disposizione per il suo uso (un'automobile dopo essere utilizzata è ancora a disposizione). La classificazione non è legata tanto alla natura del bene quanto all’utilizzo a cui è destinato Si può fare un’ulteriore distinzione tra le varie categorie di beni: Beni complementari (favoriscono il consumo di un altro bene, come l’automobile e la benzina) e Beni sostitutivi (sostituiscono il consumo di un altro bene, come l’automobile e il treno). 9 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti I beni complementari e sostitutivi incidono sul consumo dei beni a essi collegati dai rapporti di complementarità e sostituzione, a volte fino a favorirne il consumo di massa, o l’estinzione. Ad esempio, a Londra molti non hanno l’auto per evitare di pagare i costi complementari come il parcheggio: ciò è possibile grazie alla presenza di un’ampia gamma di servizi sostitutivi come il trasporto pubblico. Beni primari (soddisfano bisogni primari, come il pane) e Beni voluttuari (soddisfano bisogni voluttuari, come gli alimenti di lusso). Quest’ultima distinzione è variabile, lo smartphone 15 anni fa poteva essere un bene voluttuario mentre ora può essere assimilato a un bene primario. I beni possono essere suddivisi anche in beni privati e in beni pubblici: un bene privato può essere ad esempio la sicurezza del condominio, un ospedale privato, un’università privata; i beni pubblici invece sono quelli che vengono resi dall’ente pubblico e pagati da noi indirettamente attraverso le tasse (ad esempio il livello di sicurezza in una città, le università pubbliche, gli ospedali pubblici). Sono beni dei quali lo Stato controlla la produzione, e il controllo può avvenire mediante: o la produzione diretta (ad es. giustizia, ordine pubblico, difesa); o le forme ibride, di produzione diretta e affidamento a terzi (ad es. servizi sanitari e istruzione), in parte effettuati dallo Stato e in parte da terzi, che operano secondo regole definite dallo Stato; o l’intervento in sede di regolamentazione e di supervisione della produzione affidata a terzi (ad es. trasporto aereo, taxi) In concreto, la definizione di bene pubblico varia notevolmente: da un Paese all’altro: in Italia il livello di accesso pubblico al servizio sanitario è garantito (anche se si è registrato un deterioramento negli ultimi dieci anni), mentre invece negli Stati Uniti questo non è garantito. nello stesso Paese, da un tempo all’altro: il presidente Reagan negli anni ‘80 ha fatto una campagna di forte liberalizzazione, e la sanità era concepita come completamente privata. Obama, dall’altra parte, ha tentato di rendere pubblica la sanità (stesso paese, USA, tempi diversi) nello stesso Paese e nello stesso tempo, da un partito all’altro: nel 2012 quando ci sono state le elezioni Obama considerava un bene pubblico la sanità, mentre il Governatore Romney del partito opposto voleva mantenerla privata. 10 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Il legame tra risparmio, investimento e reddito (1.4.5) Poniamo l’esempio di un individuo che decide di comprare una barca a vela, usandola per pochi giorni all’anno e affittandola il resto del tempo. In questo caso, egli ha fatto un impiego del risparmio ibrido: - ha acquistato beni durevoli, finalizzati a produrre un beneficio sulla sua attività di consumo. Si può quindi dire che ha investito in beni durevoli. Per la Contabilità nazionale italiana la barca a vela viene registrata come un bene di consumo, ma il bene in oggetto non è paragonabile ad esempio ad una crociera che una volta ultimata non può più produrre utilità per l’acquirente; - ha acquistato beni destinati a produrre un reddito: una volta concessa la barca in affitto a terzi, questa finirà per produrre un reddito. Il valore investito è esposto a un rischio, ovvero l’eventualità che l’investimento non proceda come previsto. Il reddito disponibile è quindi suddivisibile in consumo e risparmio: quest’ultimo può essere conservato in ottica di un consumo futuro, oppure investito per generare del reddito da capitale che va ad aggiungersi al reddito disponibile. Le alternative di investimento delle famiglie (1.4.6) Esistono tre tipi di investimenti che si possono fare con il proprio risparmio: I. a basso rischio, privilegia la conservazione del risparmio; II. a medio rischio III. ad alto rischio, privilegia il rendimento ma espone al rischio di perdita del capitale (ad es. se investo in una startup generalmente 8 su 10 falliscono, 1 su 10 va abbastanza bene, 1 su 10 va davvero bene: è un investimento ad alto rischio, ma con un possibile alto rendimento). La composizione dei risparmi con le variazioni dei valori patrimoniali (1.4.7) Le variazioni di ricchezza delle famiglie hanno due origini distinte: 1. il risparmio, che può essere positivo o negativo ed è uguale alla differenza tra le Entrate e i Consumi. Un risparmio negativo indica quindi che i Consumi sono superiori alle Entrate, e ciò è possibile solo attingendo al patrimonio, ovvero la ricchezza iniziale. 2. l’evoluzione dei valori patrimoniali, che può essere riconducibile a: a. La variazione delle valutazioni dei valori patrimoniali; b. La variazione degli elementi che compongono le attività e le passività patrimoniali; i. Nello scenario positivo, la famiglia può destinare una parte della liquidità raccolta mediante il risparmio per coprire le spese di consumo e l’acquisto di attività finanziarie (Titoli di Stato) o non finanziarie (immobili); ii. Nello scenario negativo, la famiglia può vendere alcuni degli elementi che componevano le sue attività all’inizio dell’anno e ottenere la liquidità necessaria per coprire le spese correnti. 11 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La variazione dei valori patrimoniali, quindi, insieme al risparmio va a costituire lo stock di ricchezza finale. Lezione 3 – Ricchezza delle nazioni e ricchezza delle aziende. La moneta e il credito. L’utilità della ricchezza e l’avversione al rischio (1.5 – 1.9) La ricchezza delle nazioni (1.5) Quando si parla della “ricchezza delle nazioni” si indica in realtà la ricchezza prodotta dal popolo di una nazione al lordo dei consumi e non la ricchezza disponibile per la nazione. La ricchezza di una nazione quindi: - Si riferisce al popolo e non alla nazione; - Misura la produzione di ricchezza in un periodo e non la ricchezza disponibile alla fine del periodo (è un valore misurato come flusso perché sarebbe impossibile misurarla come stock, visto che ci sono i beni culturali, i beni naturali, ecc… ); - Misura la produzione di ricchezza al lordo delle imposte e dei contributi previdenziali, quindi ignora il prelievo fiscale e il contributo; - Misura la produzione di ricchezza e non la variazione di ricchezza, quindi ignora la parte di ricchezza consumata: indica il reddito, non il risparmio; - Non tiene conto delle variazioni di ricchezza derivanti dai valori patrimoniali. La nazione si limita a rilevare il deficit pubblico (ovvero un “flusso”, la differenza tra le spese statali e le entrate statali del periodo) e il debito pubblico (cioè uno “stock”, definito come il debito di una nazione a una certa data). La ricchezza delle aziende. Patrimonio netto e reddito (1.6) L’azienda necessita di produrre ricchezza: se non lo fa, prima o poi cessa di esistere. Esistono aziende piccole che avviano la propria attività senza disporre di alcun patrimonio, ma generalmente le aziende nascono con una dotazione di ricchezza iniziale. Chi voglia cominciare un’attività effettua un investimento iniziale, dotando l’azienda di un capitale iniziale, la “ricchezza iniziale”. Questa permette l’avvio delle attività aziendali, di solito mediante l’acquisto dei “mezzi di produzione”. La ricchezza va e viene verso l’azienda e dall’azienda attraverso due canali principali: - Il canale della proprietà, che può o Conferire il capitale (aumentando la ricchezza dell’azienda); o Prelevare i dividendi (riducendo la ricchezza dell’azienda). - Il canale delle attività aziendali, che può generare utili (se lo scopo aziendale si realizza) o perdite (nel caso opposto). La generazione di utili aumenta la ricchezza dell’azienda, mentre la produzione di perdite la riduce. La variazione di ricchezza che avviene per effetto delle attività aziendali si chiama “reddito”, mentre il patrimonio netto è l’espressione di sintesi della ricchezza dell’azienda, ed è 12 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti uguale alla differenza tra gli elementi attivi (il valore dei diritti che fanno capo all’azienda) e gli elementi passivi (il valore degli obblighi che fanno capo all’azienda). ESEMPIO 1: ESEMPIO 2: Ruolo della moneta, scambi monetari, credito di regolamento (1.7) La moneta è l’unità di misura per la misurazione della ricchezza, e al tempo stesso è anche lo strumento di regolamento della circolazione dei beni e degli scambi monetari. Questi sono suddivisibili in due categorie: - Scambi monetari con pagamento immediato (ad es. vado al bar e pago il caffè) - Scambi monetari con pagamento differito (ad es. le rate per pagare l’automobile). Gli scambi tra due soggetti sono caratterizzati da una prestazione (ad es. un bene X) che il soggetto A garantisce al soggetto B, e una controprestazione (ad es. la moneta) che il soggetto B fornisce al soggetto A. Gli scambi monetari possono dar luogo al credito di regolamento, da cui scaturiscono posizioni di credito e di debito di regolamento: sono rapporti di credito e debito che servono per regolare lo scambio. 13 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Due persone intendono trasferire la proprietà di un bene da un soggetto (cedente) all’altro (acquirente): la cessione del bene rappresenta la prestazione principale, e il pagamento del prezzo rappresenta la controprestazione. Quando il pagamento del prezzo (ovvero la controprestazione) avviene in un momento differito rispetto al momento della prestazione insorge il credito di regolamento, ovvero si formano una posizione creditoria e una posizione debitoria, estinte nel momento in cui avviene il pagamento del prezzo. Credito di prestito, interesse, premio per la liquidita’ e per il rischio (1.7.3) Diverso da questo è il credito di prestito (ad es. quando si stipula un mutuo con una banca). Nel caso del credito di prestito l’oggetto dello scambio, ovvero la prestazione, è la disponibilità temporanea di una certa quantità di moneta: a fronte di questa prestazione chi riceve il prestito riconosce al soggetto che lo ha erogato un certo interesse, che è il corrispettivo dell’operazione di prestito. Il credito è quindi la prestazione principale, mentre la controprestazione è rappresentata dall’interesse riconosciuto da chi riceve il prestito a chi lo concede. L’interesse è solitamente definito in percentuale del capitale prestato ed è tanto maggiore: - Quanto maggiore è il tempo per il quale viene concesso il prestito (premio per la liquidità, che aumenta al crescere della durata del prestito); - Quanto maggiore è il rischio che il debitore non tenga fede ai propri impegni, restituendo il capitale e corrispondendo gli interessi (premio per il rischio, se una persona molto ricca chiede una disponibilità alla banca questa dà un tasso di interesse più basso, viceversa se la persona ha un lavoro incerto la banca può chiedere un tasso maggiore perché il premio per il rischio è maggiore). L’interesse è quindi esprimibile come il prodotto tra il tasso di interesse e il capitale prestato. Utilità della ricchezza e avversione al rischio (1.8) Indipendentemente dal valore di ricchezza di cui disponiamo, la prima fazione di ricchezza produce per noi un’utilità superiore all’utilità della seconda frazione di ricchezza: questo vale anche se il valore della seconda frazione è molto maggiore. L’utilità della ricchezza è decrescente, il secondo milione di euro assicura un’utilità inferiore rispetto all’utilità derivante dal primo milione di euro. Questo è uno dei motivi per cui siamo avversi al rischio. 14 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La natura del rischio (1.9.1) Il rischio è la possibilità che un risultato si riveli diverso da quello che vorremmo. Il rischio si riferisce a eventi futuri, o comunque non noti, e si accompagna alla formazione di aspettative che possono essere articolate considerando diversi esiti possibili, ognuno dei quali con un livello diverso di probabilità. Quando il risultato esposto al rischio si presta a essere espresso mediante numeri, definiamo: il valore atteso (ovvero la media dei risultati possibili, ponderati in ragione delle probabilità di manifestazione). Alla roulette si è predisposti a perdere: 1/37 𝑥 (35) 𝑥 1000 𝑒𝑢𝑟𝑜 + 36/37 𝑥 (−1000) 𝑒𝑢𝑟𝑜 = − 27 𝑒𝑢𝑟𝑜 (𝑙’𝑒𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑚𝑎𝑡𝑒𝑚𝑎𝑡𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑐𝑎𝑡𝑎 ) Ogni volta che il giocatore scommette su un numero singolo accetta quindi un valore atteso negativo pari a circa il 2,7% di quanto ha scommesso. la variabilità dei risultati, ovvero la distribuzione dei risultati possibili, associati alle rispettive probabilità di manifestazione. 𝑅𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 1 (𝑣𝑖𝑛𝑐𝑖𝑡𝑎) = 1/37 𝑥 35.000 𝑅𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 2 (𝑝𝑒𝑟𝑑𝑖𝑡𝑎) = 36/37 𝑥 (1.000) Nel caso della roulette il rischio è oggettivato dai numeri, quando si parla di un’azienda non c’è questa oggettivazione: nel gioco l’esposizione al rischio comporta un valore atteso negativo, ma è l’eccezione, non la regola: di solito accade il contrario, e chi si espone al rischio richiede un premio, il cosiddetto “premio per il rischio”. Lo “spread” come espressione del rischio del debito pubblico italiano (1.9.3) Il rischio che il Governo italiano non onori i propri debiti di lungo termine è considerato maggiore del rischio che lo faccia il Governo tedesco. L’investimento nei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) italiani è quindi percepito come più rischioso rispetto all’investimento nei titoli di debito pubblico tedeschi, i Bund poliennali: per questo motivo gli investitori chiedono un premio (spread) per il maggior rischio cui si espongono quando finanziano il Governo italiano, invece del Governo tedesco. 15 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti L’investitore per acquistare titoli del debito pubblico italiano non si accontenta di avere lo stesso valore associato al possesso dei titoli del debito pubblico tedesco, ma chiede un valore atteso maggiore (avendo un maggior rischio). Questa è la differenza tra un giocatore d’azzardo e un investitore: il primo “investe” i suoi soldi avendo come movente il divertimento, e accetta un valore atteso negativo (come nell’esempio della roulette). Gli investitori invece per accettare il rischio chiedono un premio: il loro movente è quello di arricchirsi, e richiedono un valore atteso positivo per questo motivo. L’investitore però non si basa solo sul valore atteso di un investimento, ma anche sulla variabilità che il risultato può assumere. Un valore atteso positivo è un valore atteso maggiore rispetto al valore atteso ottenibile con un investimento che non preveda l’esposizione al rischio. 26/09/23 Capitolo 2: L’azienda Lezione 4 – L’azienda. Gli attori coinvolti. Il funzionamento dal punto di vista legale (2.1 – 2.3) La definizione di azienda (2.1) L’azienda è un soggetto costituito per produrre ricchezza mediante un sistema di attività esercitate in modo continuativo. Vi sono varie aziende, aventi scopi diversi: Aziende con scopo di profitto (la maggioranza), costituite generalmente nella forma di società; Aziende senza scopo di profitto, costituite generalmente nella forma di fondazioni o associazioni. In entrambi i casi, la ricchezza prodotta è destinata a diverse categorie di persone, sia pure con modalità e regole differenti. Un’azienda di Private Equity è un’azienda in cui famiglie ricche creano un fondo che serve per acquisire aziende che vengono migliorate e poi rivendute. Ha come obiettivo quello di aumentare la ricchezza di queste famiglie che mettono i soldi. Prime distinzioni Esistono aziende e attività legate soprattutto: - A singoli beni, con ricorso quasi nullo al lavoro umano; - A singole persone, con ricorso quasi nullo alle risorse patrimoniali. Profilo giuridico: Persone fisiche: una ditta individuale, una piccola azienda che corrisponde a una persona (es. un idraulico) Persone giuridiche: le grandi aziende (ad es. Toshiba). 16 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Impiego di risorse: prevalenza del lavoro (risorse umane): persone con attrezzature limitate (es. azienda di pulizie, studio legale). Ci sono grandi società di consulenza (es. Deloitte, KPMG) che hanno migliaia di dipendenti, in cui il lavoro fa da padrone. prevalgono degli elementi patrimoniali (risorse materiali): possono prevalere ad esempio in una fabbrica automatizzata (es. fabbrica di auto). Dipendenti: 1 persona (es. segretaria in un ufficio) > 1 milione (es. Amazon, Walmart) Le aziende si differenziano anzitutto per le attività che svolgono (gestione caratteristica). L’azienda nella prospettiva degli imprenditori (2.2.1) L’imprenditore è solitamente sia un’azionista che uno che opera nell’impresa, PERÒ non necessariamente opera nell’impresa. L’esperienza dell’imprenditore si caratterizza per la composizione di opportunità e rischi. L’esperienza imprenditoriale può regalare grandi soddisfazioni, anche al di là della ricchezza: Avere dei collaboratori con i quali si lavora (soddisfazione sociale/relazionale) Godere di un certo prestigio/reputazione Contribuire al bene sociale I rischi si estendono spesso al di là degli elementi di natura patrimoniale: un tipo di rischio in cui si può incorrere è la sfiducia nelle proprie capacità in caso di insuccesso imprenditoriale. L’esperienza di un socio di un’azienda si può vivere in tanti modi diversi: La situazione 1 rappresenta il capo dell’azienda (ha tutte le azioni ed una posizione primaria): lo considereremmo l’”imprenditore”. 17 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La situazione 9 rappresenta un’azionista di minoranza, ad esempio c’è una start-up in cui l’imprenditore cerca degli investitori, che scommettono sulla capacità di questa persona e ritengono che investire sia più profittevole di mettere in banca. In questo caso si è azionista di minoranza, senza impegni nell’azienda. Potremmo anche dire che il soggetto 9 non sia un imprenditore, pur essendo un azionista e avendo quindi diritto ai dividendi. Una persona si potrebbe trovare in posizione 3, ad esempio, se io ho un’azienda e mi serve un nuovo capo al cui do il 2% delle azioni e lo metto come capo azienda: questa persona avrà quota del capitale posseduta molto bassa ma responsabilità molto alte in azienda. Nell’azienda da una parte è giusto riconoscere le esigenze prioritarie e di sviluppo, ma dall’altra non è sbagliato che anche i soci, che si espongono spesso a rischi significativi, ottengano il beneficio della divisione degli utili: questa però deve avvenire nel rispetto delle esigenze di tutti gli altri soggetti interessati alle attività aziendali. L’azienda nella prospettiva dei collaboratori/dipendenti (2.2.2) L’azienda garantisce da una parte l’opportunità di realizzazione personale, e dall’altra offre un lavoro, una remunerazione e la sicurezza (in due sensi, da una parte che il lavoro rimanga, e dall’altra la sicurezza sul lavoro). Questi fattori servono per tutelare le esigenze individuali e familiari dei dipendenti. L’azienda deve tenere conto delle regole del mercato, perché in un contesto mutevole potrebbe trovarsi in una posizione che apre due possibili scenari: 1. La chiusura inevitabile (ad es. Blockbuster è fallito perché per l’innovazione tecnologica lo scopo dell’azienda non aveva più funzionalità e non c’era la possibilità di riconvertirsi); 2. La necessità di cedere, teoricamente assicurando l’occupazione dei dipendenti nella nuova azienda (ad es. Alfa Romeo 30 anni fa era un’azienda indipendente, ma aveva delle quantità insufficienti a reggere le regole del mercato. È dovuta quindi entrare in Fiat, che poi è diventata FCA. Ormai per competere a livello mondiale non era più abbastanza neanche FCA, che è confluita in Stellantis. L’azienda perde l’indipendenza). L’azienda nella prospettiva dei clienti (2.2.3) Per i clienti, l’azienda è innanzitutto la controparte di un contratto, i clienti comprano e pagano quello che l’azienda vende. I clienti, quindi, selezionano le aziende in base alla convenienza (ad es. quando scegliamo la pizzeria dove mangiare). A volte i clienti vedono nell’azienda un soggetto con cui costruire stabili relazioni fornitore- cliente e con il quale formare dei “segmenti di attività consolidati in rapporti di filiera”. Un esempio di partner di filiera nel mondo dell’automobile è il gruppo Stellantis e i suoi fornitori, che si confrontano con il gruppo Volkswagen, o le aziende giapponesi e coreane, e i loro relativi fornitori. I consumatori sono sempre più attenti non solo a quello che comprano ma anche a capire come e da chi venga prodotto, e all’impatto che il prodotto esercita sull’ambiente e la società. 18 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti L’azienda nella prospettiva dei fornitori (2.2.4) Per i fornitori l’azienda è innanzitutto una fonte di lavoro e ricavo, i fornitori chiedono all’azienda i corrispettivi per i beni ceduti, utilizzati per remunerare tutti i fattori produttivi. Inoltre, i fornitori possono vivere anche i rapporti di alleanza con i clienti/fornitori: la crescita del cliente può portare anche alla crescita del fornitore, e viceversa. L’azienda è quindi la controparte di un contratto. In alcuni casi, i fornitori “subiscono” la forza contrattuale del cliente (ad esempio quando il cliente concentra una parte significativa delle vendite del fornitore), diventando così vulnerabili e cercando soluzioni per ridurre il proprio rapporto di dipendenza (ad es. il peso delle batterie nelle macchine tradizionali è un elemento non critico, mentre in una macchina elettrica ha una rilevanza enorme, quindi i produttori di batterie diventano importantissimi per le case automobilistiche: assumono una forza contrattuale maggiore nei confronti dell’azienda). D’altra parte, la crescita trainata dal cliente ha come conseguenza la concentrazione del rischio commerciale, che dà origine a una posizione di debolezza e vulnerabilità. Le aziende che sono legate tra di loro vengono chiamate partner di filiera, e ciò implica che queste due aziende parlino, comunichino e collaborino. L’azienda nella prospettiva dello Stato (2.2.5) Per lo Stato l’azienda è: - Un contribuente, mediante il pagamento delle imposte sul reddito di impresa; - Un artefice del progresso tecnologico, grazie ad incentivi per la ricerca e per gli investimenti; - L’artefice della competitività internazionale, grazie ad incentivi e regole che disciplinano il commercio con l’estero (ad es. la settimana della moda aiuta ad esportare i prodotti e a contribuire all’economia del paese); - Il creatore di posti di lavoro, grazie alla regolamentazione del lavoro; - Il produttore di beni, anche pubblici, grazie a: o La regolamentazione della produzione, in modo conforme alla legge; o La regolamentazione della concorrenza, con le diverse aziende e la concorrenza che dovrebbero garantire che la produzione e la commercializzazione dei beni avvenga in modo efficiente (ad es. il San Raffaele è un ospedale privato, ma puoi scegliere di andare in un ospedale pubblico oppure in uno privato); o Il regime di convenzione (Il San Raffaele riceve dei soldi dalla Regione attraverso un regime di convenzione: per ogni prestazione c’è una tariffa fissa che viene riconosciuta all’ospedale. il regime di convenzione è un accordo tra un’azienda privata e un ente pubblico affinché la prestazione venga pagata non dal beneficiario ma dalla Regione (nel caso della sanità). 19 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti L’azienda nella prospettiva degli altri attori coinvolti – i portatori di interessi (2.2.6) Ci sono dei soggetti che, pur non avendo un rapporto diretto con l’azienda, le rivolgono comunque una serie di aspettative da cui scaturiscono impegni di natura giuridica e morale non trascurabili dall’azienda. Tra questi gruppi di interesse possiamo trovare: - gli ambientalisti; - i “no global”, ovvero i soggetti preoccupati dalla concentrazione di potere derivante dalla globalizzazione; - le associazioni di consumatori; - le associazioni dei lavoratori (sindacati), che hanno come scopo quello di difendere i lavoratori; - le associazioni di imprenditori (Confindustria), che hanno come scopo quello di difendere le imprese… Oltre alle aspettative delle associazioni, le aziende ricevono anche le aspettative dei singoli individui. Il disegno della sintesi imprenditoriale (2.2.7) due imprenditori (nelle foto in basso) sono stati in grado di fare una sintesi imprenditoriale, con grande attenzione ai valori dell’azienda. Per capire come si mettono insieme tutti questi soggetti attorno a un’impresa si vanno a vedere gli imprenditori che non hanno perso dal punto del profitto ma l’hanno saputo coniugare all’azienda. Chi dirige l’azienda deve confrontarsi con molti soggetti, e aver chiara la composizione degli interessi di questi soggetti in un disegno coerente e in un programma di lavoro unitario. Questo confronto e questa sintesi non sono facili, ma quando riescono, assicurano un contributo importante al progresso economico e sociale del contesto in cui prende forma: basti pensare alle aziende che, insediandosi in un certo territorio, hanno determinato un salto di qualità nella vita delle persone che lo abitavano (ad es. Olivetti a Ivrea, Cucinelli in Umbria). 20 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Azienda, imprenditore e società secondo la legge (2.3) Nel codice civile l’azienda è intesa come “il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (codice civile, art. 2555). L’imprenditore è chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi (codice civile, art. 2082) “con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili” (codice civile, art. 2247) Alle società di capitali – le più comuni sono la Società per Azioni (SpA) e la Società a responsabilità limitata (Srl) – è attribuita la personalità giuridica. Ciò significa che diventano titolari dei diritti e degli obblighi derivanti dall’attività economica, che vengono separati dai diritti e dagli obblighi dei soci. Se fallisce l’azienda si possono prendere tutti i suoi beni ma non quelli della famiglia, si crea una barriera tra la società, la personalità giuridica, e le persone (e le rispettive famiglie) che hanno investito in essa. C’è questa barriera come garanzia per il rischio a tutela della famiglia. Gli elementi fondamentali dell’azienda (2.3.2 – 2.3.4) 1. Autonomia patrimoniale È assicurata dall’insieme di leggi che prevedono la possibilità che il singolo socio, una volta assicurata una dotazione minima di capitale alla società, sottragga il proprio patrimonio personale al rischio di impresa: il rischio di impresa è separato dal rischio che il socio ha deciso di correre. L’autonomia patrimoniale rimuove un vincolo all’iniziativa economica e all’azione imprenditoriale, e limita i diritti dei creditori in caso di insolvenza della società: se la società fallisce i creditori possono avvalersi di tutto il patrimonio della società ma non della mia casa. Con la responsabilità illimitata per le società dotate di un solo socio, alcune iniziative imprenditoriali sarebbero state disincentivate e forse non sarebbero mai state avviate. 2. Catena di comando e controllo MODELLO TRADIZIONALE (largamente prevalente in Italia): a) Assemblea dei soci (tutti quelli che hanno delle azioni: approva il bilancio, nomina il CdA, il Collegio Sindacale ove previsto…); b) Consiglio di amministrazione (Spesso + Comitato Esecutivo): il CdA si trova 5/10 volte l’anno, il Comitato Esecutivo magari ogni settimana. Il CdA ha il potere di rappresentare legalmente la società in tutte le operazioni; c) Amministratore Delegato (non sempre): d) Collegio Sindacale: controllano che le decisioni prese dal CdA siano fattibili; e) Revisori legali dei conti: le grandi si chiamano le “Big Four” (KPMG, EY, Deloitte, pwc); f) Direttore generale. 21 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti A volte, in Italia il controllo di un’assemblea avviene attraverso una catena di società, che permette al socio di controllo di indirizzare il voto dell’assemblea con il possesso di un capitale relativamente limitato. Questo viene chiamato il fenomeno delle scatole cinesi, che in Italia ha avuto come esempio principale il gruppo Telecom e in molti paesi è irrealizzabile come modello. Il capitale effettivo di Camfin che ha Tronchetti Provera è del 31,2%, perché ha il 60% del 52% (eppure il capo è lui anche con solo il 31,2%). 3. Requisiti minimi di dotazione di capitale e di informazione nei confronti di terzi I requisiti di patrimonializzazione da soddisfare per la limitazione della responsabilità patrimoniale dei soci sono molto ridotti: o 50.000€ per le S.p.A. o 10.000€ per le S.r.L. Questi valori bassi sono un incentivo all’iniziativa imprenditoriale, dall’altra parte i creditori rischiano di più. Se i creditori e i terzi non possono rivalersi che sul patrimonio delle società, per prima cosa occorre fissare un limite minimo al patrimonio di tali società, il “valore minimo del patrimonio netto”, ovvero la differenza tra gli elementi attivi e quelli passivi del patrimonio. I requisiti di informazione si riconducono soprattutto all’obbligo di pubblicazione del bilancio (e da poco, per le aziende più rilevanti, informativa sociale e ambientale). Il bilancio ha comunque dei limiti informativi, in quanto registra dati passati e risente di una serie di convenzioni. In diversi paesi (es. USA e Svizzera) l’obbligo di pubblicare il bilancio è solo per le società con titoli quotati in borsa. Lezione 5 - Un modello di rappresentazione dell’azienda. I diversi tipi di aziende (2.4) Un modello è un insieme di ipotesi che mediante una semplificazione della realtà osservata ci permette di trarre alcune conclusioni e alcune previsioni (es. modelli per le previsioni del meteo). Gli obiettivi di un modello di base relativo a un’azienda sono mettere a fuoco gli aspetti fondamentali dell’azienda per capire bene e, dunque, per decidere bene. 22 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La costruzione di un modello è un’attività soggettiva, che dipende dalla cultura e dagli obiettivi di chi lo elabora. Occorre dunque considerare: 1. I nostri obiettivi; 2. I criteri di progettazione del modello; 3. La rappresentazione del modello. Gli obiettivi del nostro modello Definire sinteticamente gli elementi principali della vita delle aziende, nelle sue manifestazioni fisiologiche e patologiche: devo capire come funziona un’azienda, ma mentre lo capisco devo farmi un’idea se questo modo di organizzare un’azienda sia sano (fisiologico) o malsano (patologico). Impostare un percorso di analisi delle aziende, per chi voglia approfondirne lo studio e la comprensione. I criteri di progettazione del nostro modello 1. Chiarire in cosa consiste la produzione di ricchezza per quella specifica azienda Per il profitto o non per il profitto? Per il profitto voglio massimizzarlo o del “patient capital” (remunerato con una relativa calma)? 2. Riconoscere il ruolo centrale delle attività Un’università fa attività di formazione e di ricerca, un bar prepara panini, ecc. 3. Il modello dovrà evidenziare le attività correnti, che determinano i risultati attuali, e le attività di set up che permettono il rinnovamento delle attività correnti. Distinguere: Attività di oggi (correnti) Facendo lezione in aula si sta facendo un’attività corrente Attività di domani (set up) Gli operai stanno facendo dei lavori, quindi stanno svolgendo un’attività di set up per preparare un’attività futura. Reciproche relazioni Ogni azienda sana ha entrambi i tipi di attività, se non ha attività di set up non c’è orientamento al futuro. 4. Comprendere le caratteristiche fondamentali delle attività: Unicità rispetto alle aziende concorrenti; Coerenza (esterna e interna). Un’impresa mira ad avere caratteristiche di unicità (cuore della competizione) e questo implica una coerenza, interna (tra tutte le attività e nell’efficienza nell’impiego delle risorse, presuppone il coordinamento tra le diverse attività e la condizione di efficienza 23 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti nello svolgimento della singola attività e del sistema di attività nel suo insieme) e esterna (il fatto che combacino le attese dei clienti con l’offerta dell’azienda, presuppone sintonia con le esigenze della clientela). 5. Evidenziare le risorse fondamentali: Lavoro Risorse patrimoniali 6. Specificare i vincoli derivanti da leggi e altre regole di funzionamento L’azienda deve attenersi a vincoli insormontabili, pena il rischio di essere penalizzati. In questo modello, trovano espressione: o Il riferimento al fine della produzione di ricchezza, che deve essere specificato in fine di studio; o Le persone fisiche nell’interesse delle quali la produzione di ricchezza è realizzata; o La posizione centrale del sistema di attività, composto da attività correnti e di set up; o Il ruolo esercitato dalle risorse fondamentali (lavoro e risorse patrimoniali) che rendono possibili le attività; o Il sistema di regole che condiziona il sistema di attività. In sintesi quindi possiamo dire che la progettazione del nostro modello deve seguire sei criteri: 1. Chiarire in cosa consiste la produzione di ricchezza per quella specifica azienda 2. Riconoscere il ruolo centrale delle attività 3. Distinguere: attività di oggi (correnti) + attività di domani (set up) + reciproche relazioni 4. Comprendere le caratteristiche fondamentali delle attività: unicità + coerenza (esterna e interna) 5. Evidenziare le risorse fondamentali: lavoro + risorse patrimoniali 6. Specificare i vincoli derivanti dalle leggi e da altre regole di funzionamento Il modello di rappresentazione dell’azienda 24 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti L’unicità delle risorse è definita dal grado di differenziazione delle risorse fondamentali rispetto alle attività dei concorrenti. La coerenza esterna del sistema di risorse presuppone sintonia tra le risorse e le esigenze della clientela. La coerenza interna del sistema di risorse presuppone che le risorse impiegate siano coerenti con le attività da svolgere. Il percorso logico per lo studio di un’azienda Possiamo dividere questo percorso logico in tre step: 1. Approfondire in cosa consista la produzione di ricchezza, i beneficiari, i risultati e le aspettative; Ad esempio, l’azienda può essere for profit o non for profit; quindi, la produzione di ricchezza è diversa. 2. Mettere a fuoco le principali attività e gli elementi di unicità e coerenza; Ad esempio: le principali attività dell’università sono quelle didattiche, la ricerca, le tesi… le principali attività di set-up passate sono la costruzione di nuovi edifici, l’introduzione di corsi in inglese… le probabilità che altre aziende riescano a replicarle indica la possibilità che altre università (in questo caso) replichino le attività di set-up proposte dalla Cattolica, come il Politecnico con l’introduzione di corsi interamente in inglese (in inglese per attrarre gli studenti dall’estero e perché l’inglese è fondamentale). Le attività di set-up quali l’azienda sta lavorando sono la costruzione di nuovi edifici e l’introduzione di nuovi corsi di laurea, e l’impatto di queste attività di set-up sulle attività correnti future sarà il fatto che i professori dovranno insegnare sempre meglio in inglese e ci vorranno professori con nuove competenze. Bisogna quindi riconoscere le attività di set up attualmente in corso, e le attività concorrenti che ne potranno scaturire in futuro. L’introduzione di nuovi testi è un elemento di unicità, se il professore non è preparato sui nuovi contenuti è incoerenza. 3. Mettere a fuoco gli elementi di unicità delle risorse principali, che contribuiscono all’unicità delle attività ed esplorare – soprattutto in chiave prospettica – il condizionamento derivante dalle leggi e dalle altre regole. Ad esempio, un negozio di lusso deve avere personale qualificato e competente, vendere un prodotto originale e di qualità, ecc. I diversi tipi di aziende (2.4.2) La distinzione tra aziende “profit” e aziende “non profit” è insufficiente. La varietà delle aziende dipende da: o Natura dei soggetti cui la ricchezza è destinata o Ordine di priorità assegnato ai diversi soggetti 25 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti o Rilevanza assegnata a ognuno dei soggetti o Forma giuridica L’imprenditorialità è “sinfonica” Andiamo ad analizzare i vari tipi di aziende, partendo da quelle che hanno come scopo la generazione di ricchezza per gli azionisti, o shareholder, (for profit) fino ad arrivare a quelle che hanno come scopo la generazione di ricchezza per la società, ovvero tutti gli stakeholder eccetto gli shareholder (non profit): Verso gli azionisti o Aziende del capitalismo illuminato: o Priorità alle aspettative degli azionisti o Nel pieno rispetto dei diritti e delle esigenze di tutti gli altri soggetti o No ad azioni nocive, anche se ancora consentite dalla legge o Aziende orientate alla sostenibilità: o Ricerca attiva di soluzioni win-win, in cui si abbia un più alto beneficio per la società coniugato con una migliore performance economica aziendale o Creazione di valore condiviso o Aziende benefit: o Come quelle orientate alla sostenibilità o Equilibrio shareholder-stakeholder nello Statuto: fenomeno ancora di nicchia, l’azienda deve perseguire i due obiettivi; si evitano problemi legali prestando attenzione ai dipendenti senza che gli azionisti si lamentino che l’attenzione è eccessiva o Verso un’apposita certificazione o Aziende pubbliche di servizi: 26 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti o L’obiettivo economico è importante tanto quanto quello per la società o Aziende con fini mutualistici: o Cooperative (anche grandi) della distribuzione alimentare, promuovono che i propri clienti diventino anche soci dell’azienda, diventando sia azionisti che clienti. I clienti-azionisti hanno beneficio sia economico all’eventuale remunerazione del capitale, sia non materiale dato dal valore relazionale dell’appartenenza ad una organizzazione. o Benefici dei soci e del territorio Verso la società o Aziende a capitale paziente: o Priorità dell’impatto sociale o Aspettative degli azionisti moderate in termini di quantità e di tempi (l’obiettivo che l’azienda accresca il proprio impatto sociale e/o ambientale ha prevalenza sull’attesa di un alto ritorno economico) o Imprese a restituzione del capitale: o Con il microcredito (messo a punto da Yumus) si danno piccoli ammontare di risorse a gruppi di persone che si autocontrollano, e il microcredito serve per fare investimenti (piccoli) che però determinano un grande incremento della produzione. Si avviano delle microattività. Permette ad alcune persone di uscire dalla povertà totale. L’investitore mette dei soldi senza un tasso di interesse, basta averli restituiti in un arco di tempo. o Imprese sociali: o Hanno a che fare con portatori di handicap, la formazione di persone a disagio, ecc. in cui l’idea di ottenere un profitto non c’è, ma c’è l’idea con sovvenzioni e raccolta fondi di raggiungere un’autosufficienza economica. o Aziende non profit con attività commerciali: o Generazione di ricchezza non distribuita ai soci o Es. università, ospedali… non profit o Aziende non profit basate sul fund raising: o Equilibrio economico mediante una sistematica attività di fund raising o grazie alla presenza di stabili finanziatori (fondazioni grant-making). Il mondo delle aziende è estremamente variegato, è necessaria la convivenza tra tanti tipi di aziende per l’armonia. Non esiste un giusto modello di azienda, l’unica condizione è quella di non essere unilaterali. Un modello di rappresentazione applicabile alle aziende con scopo di profitto (2.4.3) Il triangolo del cliente Passando dal modello di rappresentazione generale al modello applicabile alle aziende con scopo di profitto, assumono un ruolo fondamentale i clienti e i concorrenti. 27 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Infatti, in questo caso la produzione di ricchezza implica il soddisfacimento delle esigenze dei clienti, azione che viene realizzata in concorrenza con altre aziende, i “concorrenti”. Ogni azienda lavora al servizio dei clienti, e nel tentativo di conquistare il consenso commerciale dei clienti è in concorrenza con altre aziende. Dal triangolo del cliente scaturisce il prezzo di vendita che l’azienda riesce a ottenere per il suo prodotto. Quando i prezzi sono uguali a quelli dei concorrenti, il successo aziendale dipende dalla possibilità di produrre lo stesso prodotto dei concorrenti sostenendo costi inferiori di produzione (ad es. Ryanair); quando i prezzi sono invece superiori a quelli dei concorrenti, il successo dipende dalla possibilità di produrre sostenendo costi che, per quanto superiori rispetto ai concorrenti, non siano tali da vanificare il differenziale di prezzo ottenuto dai clienti (ad es. Louis Vuitton). Non bisogna mai guardare a sé il rapporto con il cliente, ma bisogna confrontarsi con i concorrenti: se il concorrente fa una certa mossa bisogna capirne le implicazioni. 28 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti L’estensione del percorso logico per lo studio dell’azienda in base al ruolo di clienti e concorrenti Alle “domande guida” presentate per lo studio delle aziende in generale, si aggiungono altre tre serie di domande: 1. Innanzitutto bisogna capire i criteri di scelta dei clienti, ovvero cosa si debba offrire per ottenere la loro preferenza; 2. Bisogna capire in che misura il prodotto dell’azienda (e dei concorrenti) soddisfi il cliente. Azienda e concorrenti si possono considerare insieme perché non si può valutare il livello di soddisfazione per il cliente senza confrontarlo con il livello di soddisfazione del cliente per il prodotto dei concorrenti; 3. Bisogna cercare le conseguenze dei criteri di scelta sui ricavi di vendita, determinati dai prezzi di vendita e dalle quantità vendute relative all’azienda e ai concorrenti. Generalmente all’aumentare del prezzo si ridurranno le quantità, e se il prezzo sarà troppo alto le quantità potranno anche azzerarsi. Lezione 6: Gli obiettivi dell’azienda (2.5.1 – 2.5.6) L’obiettivo principale dell’azienda è la produzione di ricchezza per una pluralità di soggetti. Gli obiettivi economico-finanziari possono essere perseguiti con due logiche antitetiche. o Logica di breve periodo: è una logica polarizzata sugli interessi di breve periodo degli azionisti. è una logica pericolosissima (e pessima), è improbabile che la produzione di ricchezza duri nel tempo. ESEMPIO 1: se sono un’impresa di beni di largo consumo, negli ultimi mesi dell’anno non faccio pubblicità l’effetto sulle vendite potrebbe essere abbastanza ridotto perché nella memoria collettiva il brand rimane. Dal punto di vista dei miei costi e ricavi l’impatto di un’operazione di questo tipo in questo anno è positivo, perché ho meno costi e circa gli stessi ricavi. Un bene di largo consumo rispetto al quale non si fa pubblicità nel lungo periodo ha delle ripercussioni negative. 29 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti ESEMPIO 2: remunero poco i dipendenti, l’impatto a breve darà risultati migliori ma a lungo termine alcuni se ne andranno, altri demotivati avranno una produttività peggiore, si crea un disamore nei confronti dell’impresa… si perde l’effetto di innovazione e nel lungo termine i risultati peggiorano. o Logica di lungo periodo: Orientata a soddisfare tutti gli interlocutori aziendali, sia pure con diverso ordine di priorità. La prospettiva di lungo periodo è ciò che distingue la conduzione dell’azienda dalla gestione del singolo affare. Se l’azienda produce ricchezza in una prospettiva di lungo periodo, gli obiettivi perseguiti riguardano la soddisfazione degli stakeholder, i portatori di interesse, che sono: 1. Azionisti 2. Clienti, soddisfatti dei beni e servizi prodotti dall’azienda 3. Dipendenti, soddisfatti del proprio impiego 4. Fornitori, soddisfatti del rapporto con l’azienda 5. Società, soddisfatta dell’impatto sociale positivo dell’azienda L’orientamento al lungo periodo presuppone che le decisioni di oggi siano assunte anche in base a considerazioni sugli effetti che tali decisioni produrranno domani. Nelle aziende che hanno scopo di profitto, sia pur con gradazioni diverse, gli obiettivi degli azionisti finiscono per avere un ruolo prioritario. La “priorità” riconosciuta agli azionisti scaturisce dalla maggiore esposizione al rischio del capitale proprio (o capitale di rischio). La maggiore esposizione al rischio deriva dal fatto che agli azionisti spetta soltanto il risultato residuale, calcolato dopo aver assicurato il rispetto degli obblighi nei confronti di tutti gli altri interessati. Gli azionisti sono quelli che rischiano di fare profitto o di fare perdita. In caso di crisi non ci sono problemi gravi per i clienti, per i dipendenti il rischio è grosso perché perdono il lavoro ma ci sono delle forme di tutela (cassa integrazione), il rischio è un difficile reinserimento nel mercato del lavoro. I fornitori possono vendere ad altri, il rischio è se il cliente ha un’eccessiva 30 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti dipendenza da quella azienda. La società cerca di raccogliere le imposte da altre imprese che si sono create nel frattempo. Vi sono casi in cui non vi sono i presupposti per la continuità aziendale: Nuova tecnologia che spiazza (esempio di Blockbuster) Dimensioni non sufficienti (esempio del gruppo Fiat, poi FCA e per finire Stellantis). In queste circostanze, anche se gli azionisti sono (o almeno “dovrebbero essere”) i primi a pagarne le conseguenze, è meglio non andare contro i mulini a vento, proprio perché – a lungo andare – la situazione diventa insostenibile per tutti. Quando le condizioni per la continuità sono soddisfatte, diverse aziende scelgono differenti modalità di soddisfazione degli obiettivi degli azionisti e degli altri attori coinvolti. Google (Alphabet) ha assicurato un rendimento per gli azionisti molto superiore rispetto al rendimento medio del mercato (3.210% rispetto a 462% in 18 anni). Nello stesso tempo ha raggiunto: o Una quota di mercato globale del 92% a giugno 2022; o Un livello molto elevato nella soddisfazione dei dipendenti (per 6 anni è stata considerata la migliore azienda dove lavorare). Apple non è mai salita sul podio per la soddisfazione dei dipendenti; tuttavia, ha assicurato agli azionisti un rendimento molto maggiore di Google (in 18 anni, 22.618% rispetto a 3.210% di Google). Durante gli ultimi anni di Steve Jobs, Apple è stata accusata di trascurare le condizioni di lavoro dei dipendenti e dei suoi fornitori: ha poi raggiunto miglioramenti significativi durante la gestione di Tim Cook. 31 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti I limiti alla razionalità delle decisioni (2.5.5) Nel 1978 fu assegnato il Nobel per l’economia a Herbert Simon, che aveva dimostrato come nelle aziende le persone non riescano ad ottenere il massimo dei propri obiettivi. In ogni caso, le aziende non puntano né realizzano la massimizzazione dei profitti, sia nel breve, sia nel lungo periodo. È impossibile massimizzare la produzione di ricchezza per gli azionisti, sia nel breve che nel lungo periodo. MA ATTENZIONE: la teoria economica elabora modelli teorici sulla base dell’ipotesi che l’imprenditore punti alla massimizzazione del profitto. Questa ipotesi si basa a sua volta su un’altra ipotesi: l’imprenditore è capace di adottare un comportamento “perfettamente razionale”. Questa semplificazione, pur essendo adatta ai modelli impiegati nella teoria economica, è inadeguata per la comprensione del comportamento aziendale. Nelle decisioni aziendali, è stato dimostrato che il decisore interrompe la valutazione delle alternative quando si trova di fronte a: o Limiti di tempo; o Impossibilità o eccessivo costo del reperimento delle informazioni. Da qui la “razionalità limitata”, che costringe il decisore a puntare su obiettivi “soddisfacenti”. La ricerca di soddisfazione può derivare sia da una soddisfazione nella produzione di ricchezza che da una soddisfazione in altri obiettivi, come la soddisfazione dei clienti o dei dipendenti: la ricerca di livelli di soddisfazione su più obiettivi non significa che essi siano posti sullo stesso piano. Ad esempio, c’è chi potrebbe puntare fortemente sulla produzione di ricchezza e chi potrebbe puntare fortemente nella soddisfazione dei dipendenti. La crescente rilevanza degli obiettivi non economici (2.5.6) Gli obiettivi non economici hanno assunto crescente rilevanza negli ultimi anni: Cultura ESG (environment/social/governance): Iniziativa individuale, alimentata dal riconoscimento dei benefici che l’attenzione agli obiettivi economici può produrre per tutti i portatori di interessi, ivi inclusi gli azionisti (fin da Ford, Olivetti…) Le imprese fanno dei bilanci di sostenibilità (non finanziari) perché gli è richiesto dimostrare anche le performance sociali e ambientali. Azionisti ESG (anche grandi investitori istituzionali, come BlackRock, oltre 10.000 miliardi di $) Interventi normativi, sia in ambito internazionale, sia in Italia: o Obbligo della rendicontazione non finanziaria per gli enti di interesse pubblico, definizione che comprende le società quotate in borsa e le società operanti in alcuni settori o Riconoscimento delle “società benefit” 32 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti o Direttiva comunitaria 2022/2464, destinata a estendere l’obbligo della rendicontazione non finanziaria ad altre aziende. 03/10/2023 Lezione 7: Attività aziendali e strategia (2.6.2 – 2.6.5) Le attività aziendali sono il cuore di un’azienda, hanno un impatto fondamentale sulle performance aziendali. Le attività si articolano in due macrocategorie: 1. Le attività correnti, direttamente collegate ai risultati di oggi. 2. Le attività di set up, finalizzate al rinnovamento delle attività correnti e – come tali – sono all’origine dei risultati di domani. ESEMPIO 1: Gli anni di Università sono degli anni di set-up, perché sono anni in cui si “costruisce” l’edificio di competenze e capacità relazionali con il quale poi si dovrà lavorare. ESEMPIO 2: In Formula 1, le attività di set-up sono nella progettazione dell’auto per il campionato successivo nei mesi invernali, e si arriva al primo gran premio in cui si inizia a capire l’efficienza delle attività di set-up. Durante l’anno si possono fare aggiornamenti, ma raramente si riescono a cambiare gli equilibri stabiliti con le attività di set-up: le attività di set- up sono molto importanti. Gli imprenditori sono così assorbiti dalle attività correnti che non riescono a prestare attenzione alle attività di set-up. Il problema è che spesso le attività correnti sono così assorbenti che lasciano troppo poco spazio alle attività di set-up. La distinzione tra attività correnti e di set up si applica a tutte le attività dell’uomo, non solo quelle aziendali: in generale possiamo dire che le attività correnti producono benefici immediati, mentre le attività di set up producono benefici differiti nel tempo. Il Long Life Learning è l’apprendimento lungo la vita, la caratteristica fondamentale che distingue le generazioni è che un tempo la laurea indicava la fine della formazione, mentre invece la nostra generazione è in un contesto così dinamico che nella nostra carriera dovremo fare molti corsi di ulteriore formazione e aggiornamento. Quando si fa un’attività di Long Life Learning si fa un’attività di set-up, si è impegnati nel mondo del lavoro (attività corrente) e al tempo stesso bisogna aggiornarsi (attività di set-up). Attività e risorse (2.6.3) Si crea un circuito risorse-attività, il circuito fondamentale su cui vive l’azienda. L’azienda ha delle risorse (materiali, personali) che vengono messe in gioco per svolgere le attività (formazione), attività che porta ad ottenere nuove risorse che possono essere aumentate o diminuite. 33 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Un docente facendo formazione migliora, aumenta le sue capacità relazionali; al tempo stesso, gli studenti assumeranno responsabilità rilevanti e faranno carriera, avendo un effetto positivo per l’università. Le attività alimentano (o deprimono) le risorse, un’automobile tanto più va e tanto meno vale. Il concetto di azienda non può ignorare le risorse elementari: lavoro e capitale. La nostra società è basata sulla specializzazione, che è il modo con cui la società riesce ad ottenere nel suo complesso delle performance che non sarebbero possibili senza specializzazione. La specializzazione è fonte di efficienza e di produttività. 𝑟𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 (𝑜𝑢𝑡𝑝𝑢𝑡) 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑆𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 = 𝑢𝑛𝑖𝑡à 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 (𝑖𝑛𝑝𝑢𝑡) 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 Un esempio di efficienza può essere il numero di km percorsi da un’automobile con un litro di carburante, dove il risultato produttivo è il percorso realizzato dall’automobile e il fattore produttivo impiegato è il litro di carburante. ESEMPIO: La specializzazione in pizzeria (il numero di pizze all’ora): c’è il cuoco da una parte e il pizzaiolo dall’altra, sono due mestieri diversi quindi sono due specializzazioni. In pizzerie grandi ci può essere qualcuno che si specializza ad impastare e qualcun altro ad infornare, questa ulteriore specializzazione garantisce maggiori performance. I pericoli della specializzazione sono: o La parcellizzazione dei compiti (il taylorismo): Taylor ha concepito il concetto di catena di montaggio, il pericolo è che i compiti vengano così ridotti a specifici e poveri movimenti ripetuti che diventano alienanti, con il pagamento legato al numero di capi prodotti. C’è una pressione psicologica forte sul lavoratore. Il problema della catena di montaggio è stato superato grazie alla robotica e all’automazione, sempre crescente. L’alienazione innanzitutto è combattuta con un certo livello di automazione (ad esempio il casellante autostradale, sostituito dai totem 34 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti automatici). Il problema dell’automazione è che potrebbe generare disoccupazione, uno dei temi fondamentali è come garantire nel tempo che il lavoro sia disponibile per tutti. L’impiego del capitale e del lavoro e la scelta di dove e come produrre sono problemi di grande portata. Nelle scelte di impiego delle risorse si compongono obiettivi di natura diversa, talvolta in confitto tra loro, tra cui: a) Il raggiungimento di certi livelli di qualità della produzione. b) La tutela dell’immagine nei confronti del “cliente consumatore” o “industriale” (il cliente consumatore è tipicamente l’individuo che acquista beni, mentre il cliente industriale è l’impresa: l’impresa vende ad un’altra impresa; per cliente industriale si intende chi acquisti il prodotto non per consumarlo, ma per realizzare alcune attività produttive). c) Il miglioramento dell’efficienza delle singole fasi produttive (rapporto tra output e input) d) Il contenimento dei costi di controllo e di trasporto e) Il raggiungimento di certi gradi di soddisfazione dei lavoratori (ai lavoratori deve essere garantita la sicurezza, la dignità, la non alienazione): le condizioni complessive di lavoro devono essere soddisfacenti. Il ruolo delle attività nella definizione della strategia (2.6.4) Le attività hanno un ruolo centrale nella definizione della strategia di un’azienda o di un singolo business. La base del successo nelle attività aziendali è rappresentata dall’unicità e dalla coerenza delle attività. Le linee guida che le aziende seguono nello sviluppo delle proprie attività sono definite “strategie”, che possono essere “strategie di business” o “strategie competitive”. ESEMPIO Università Cattolica è un’azienda, le varie facoltà sono dei singoli business: i business sono delle attività che operano all’interno dell’azienda. La Mondadori è un’azienda, la vendita di libri è un business, la vendita di quotidiani è un altro business… La strategia è definita dalle caratteristiche di maggiore o minore o Unicità delle attività aziendali o Coerenza delle attività aziendali o Esterna: con le esigenze dei clienti (l’unicità si combina tra quello che viene offerto e l’esigenza del cliente, la domanda corrisponde all’offerta) o Interna: tra le attività (efficienza), ad esempio in un bar il coordinamento tra chi produce e chi serve è ben fatto, le persone che servono sono adeguate (in una zona con tanti turisti chi serve sa le lingue straniere). Che si riflettono in modo determinante sui risultati aziendali. Si tratta di tutto ciò che rende le attività aziendali più o meno diverse dalle attività dei concorrenti e, nello stesso tempo, più o meno coerenti con le esigenze della clientela (coerenza esterna) ed efficienti (coerenza interna). 35 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La strategia aziendale è definita dall’insieme degli elementi di unicità e di coerenza: Tra i diversi business che compongono la mappa dei business in cui opera un’azienda; Tra gli elementi di unicità e coerenza dei vari business in cui opera un’azienda. (si parla dell’intera azienda) La strategia di business è definita dall’insieme degli elementi di unicità e di coerenza delle attività del business, dove il business è una parte delle attività aziendali identificate da: Specifici prodotti/servizi Una clientela di riferimento Elementi di unicità e di coerenza Risultati aziendali relativamente autonomi I risultati dell’azienda sono la combinazione dei risultati dei singoli business. In un’azienda (generalmente) non c’è un unico business, ma ce ne sono diversi. Unicità e coerenza, condizioni per il successo aziendale Una serie di attività particolari porta ad un’unicità del prodotto, con un prezzo maggiore rispetto alla media del settore (esempio Ferrari, non vende un semplice mezzo di trasporto ma un oggetto con valenze superiori): è un bene che punta sull’unicità. Se invece sono un produttore di sale da cucina, si punta ad avere costi di produzione inferiori per avere un prezzo inferiore: se compro il sale da cucina non guardo la marca, ma compro quello più economico: le aziende non producono un bene migliore rispetto ai concorrenti, ma sono capaci di produrlo ad un prezzo minore. L’unicità delle attività non per forza vuol dire unicità del prodotto, può voler dire anche basso costo di produzione. Dall’altra parte la coerenza può essere: o Esterna (tra il prodotto e il cliente, nel rapporto con il cliente) o Interna (tra le attività svolte all’interno dell’azienda, nel rapporto tra le diverse attività). 36 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti La strategia È un nesso tra passato e futuro: l’azienda ha una sua storia, una sua identità attuale e una direzione di sviluppo futuro. Talvolta le organizzazioni hanno molto chiara la direzione di sviluppo, però non sempre e non tutte. La comprensione del percorso strategico di un’azienda ci impegna a leggere le nostre attività e le nostre risorse tenendo conto nello stesso tempo: o Dalle necessità di rinnovamento derivanti dal mondo esterno (l’azienda è per forza una cosa in movimento, un’azienda che non cambia e non si rinnova muore) o Dalle nostre capacità di rinnovamento legate alla nostra storia. Il ruolo di leggi, contratti e regole (2.6.5) Il comportamento delle aziende è sempre in un ambiente condizionato, oltre che dalla loro storia, da leggi, contratti e regole. Le leggi sono di solito totalmente esogene, ovvero vengono dall’esterno: è un dato che arriva dal legislatore/governo per cui le aziende non possono fare altro che adeguarsi. Ciò potrebbe non verificarsi in certi casi, in cui le imprese sono così forti e hanno anche un influsso non del tutto regolare con la politica, per cui le leggi sono fatte in vista degli interessi di certe imprese. Le leggi possono incidere su quello che l’azienda può fare o no, e sulle modalità di svolgimento delle singole attività. Condizionano l’impiego del lavoro, l’accesso alle risorse naturali gli impegni nei confronti dell’ambiente, la circolazione di beni e altre circostanze in grado di incidere sulle attività aziendali. Condizionano anche la concorrenza, impedendo che si creino concentrazioni aziendali dotate di un potere eccessivo nei confronti dei clienti. ESEMPIO: quando è stato detto di dover passare alle auto elettriche entro un dato anno, le aziende produttrici di auto tentano di fare in modo che quelle leggi siano mutate per armonizzarsi di più con le strategie aziendali. Non sempre le leggi vengono semplicemente subite dalle aziende, nel caso in cui si tratti di imprese di grandi dimensioni. Oltre alle leggi ci sono i contratti, che sono dei vincoli per un dato periodo di tempo: talvolta possono essere modificati, in altri casi invece no (ad es. tempo determinato vs. indeterminato). Rispetto alle leggi in alcuni casi presentano alcuni margini di flessibilità, e hanno alcune scadenze naturali. 37 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti Le regole invece sono impegni assunti volontariamente, ma servono per l’immagine positiva dell’azienda. Queste, infatti, servono per assicurare ai terzi il rispetto di alcuni standard di lavoro 04/10/2023 Capitolo 3: L’ambiente dell’azienda Lezione 8: L’ambiente dell’azienda (3.1 – 3.6.1) Fino ad adesso abbiamo ragionato sull’azienda, adesso guardiamo quello che c’è al di fuori dell’azienda: come l’azienda può capire il mondo che la circonda e come si relaziona con esso. Una premessa: i mega trend Possiamo definirli come la cornice all’interno della quale si inserisce l’ambiente in cui l’azienda si muove. Sono dei fenomeni in corso, e sono grandi a termini di impatto (stanno cambiando il mondo) e lo stanno facendo in maniera strutturale. Nella maggior parte dei casi sono iniziati da pochi anni, oggi sono molto intensi e presumibilmente lo saranno ancora di più tra qualche anno. Siccome cambiano il mondo, cambiano anche i contesti in cui si muovono le aziende. Alcuni mega trend sono: 1. L’invecchiamento della popolazione: ci sono molte meno nascite e nel frattempo la vita media si è allungata. Per le aziende ciò vuol dire che ci sono nuove opportunità di mercato. 2. I fenomeni migratori: la società ora è molto più multietnica di come era fino a qualche anno fa, ciò genera nuovi servizi (ad esempio le macellerie halal, prima non avrebbero avuto mercato mentre oggi ce n’è bisogno). 3. Il cambiamento climatico: oggi da un lato vediamo le conseguenze del cambiamento climatico, dall’altro c’è più consapevolezza (es. passaggio dai combustibili fossili a nuove fonti rinnovabili di energia pulita). Questo contesto sta cambiando l’economia, in EU dal 2035 non si venderanno più auto a combustione fossile. 4. La digitalizzazione e le nuove tecnologie: un tempo era impensabile gestire il conto corrente da un’app, ora è tutto digitalizzato. 38 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti 5. Il tema della globalizzazione: le nuove frontiere sono i paesi africani, la Cina è una delle grandi potenze ormai (20 anni fa gli equilibri erano molto diversi). I soggetti che compongono l’ambiente (3.1) Si fa riferimento ai soggetti che sono esterni all’azienda ma che interagiscono con essa (influenzano e sono influenzati dall’azienda). I personaggi principali sono: a) Individui e famiglie; b) Stati sovrani, come la Repubblica Italiana, o gli Stati Uniti; c) Enti locali, come il Comune di Milano, o la Regione Lombardia; d) Aziende pubbliche, come l’Azienda dei Trasporti di Milano o la Metropolitana di New York; e) Enti senza scopo di profitto, come Medici Senza Frontiere o l’US EPA, l’agenzia statunitense che promuove la protezione dell’ambiente; f) Organismi sovranazionali, come l’Unione Europea, o l’Organizzazione delle Nazioni Unite; g) Gruppi di pressione di varia natura, come i “No Global” e simili; h) Soprattutto, altre aziende, che possono dare origine a rapporti di “forza contrattuale”, di concorrenza, caratterizzata dalla collaborazione o dalla rivalità, e altri ancora. Individui e famiglie (3.2) Le aziende riconoscono negli individui gli interlocutori più importanti: infatti, essi esercitano i ruoli principali per la vita e il successo di ogni azienda: 1. Svolgono le attività, in qualità di collaboratori; 2. Sono clienti (o clienti dei clienti) dell’azienda; 3. Possono contribuire al finanziamento dell’azienda, conferendo capitale di rischio o capitale di prestito; 4. Concorrono a formare la comunità sociale, nei confronti della quale ogni azienda rimane comunque responsabile delle proprie attività e del proprio ruolo. Noi in quanto individui abbiamo diversi ruoli nei confronti delle aziende: due, tre, o quattro ruoli. Analizziamoli uno ad uno nello specifico: il ruolo dei collaboratori (3.2.2) 1. Collaboratori, chi lavora all’interno dell’azienda. Ci sono attività che le aziende fanno fare a qualcuno all’esterno, ai consulenti. Ci sono altri soggetti che prestano le loro capacità all’azienda, gli amministratori, i soci, gli azionisti… che danno il loro contributo a definire le linee guida dell’azienda. I collaboratori possono essere “classificati” in diverse categorie: o Azionisti, osservati nella loro capacità di formare la volontà dell’assemblea. Gli azionisti non hanno responsabilità gestionali dal punto di vista legale; o Amministratori; 39 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti o Sindaci, revisori e altri organi di controllo; o Dipendenti, la forza propulsiva principale delle attività aziendali; o Altri collaboratori, consulenti e fornitori di servizi di varia natura (ad es. utili per problemi fiscali, del sistema informativo, sicurezza sul lavoro…), sono il risultato della specializzazione; o Collaboratori dei fornitori. N.B: soprattutto nelle piccole/medie aziende, si possono ricoprire anche più ruoli in contemporanea. Per i dipendenti, il legame tra persona e azienda è molto forte. La motivazione dei dipendenti è uno degli aspetti più importanti nel rapporto di lavoro, perché condiziona sia l’impegno e la performance della persona sul lavoro che la soddisfazione della persona, che è alla base della stabilità del rapporto di lavoro. Le aziende possono tirare fuori il meglio possibile dai loro dipendenti seguendo la Piramide di Maslow. Maslow suddivide i bisogni dei bisogni dei dipendenti in 5 categorie, soddisfatti secondo uno schema piramidale (prima i bisogni della base, per poi salire di categoria). I bisogni di ordine superiore diventano importanti per il lavoratore solo quando soddisfatti quelli di ordine inferiore. o I bisogni fisiologici (o elementari) sono quelli legati alla sopravvivenza: nutrirsi, coprirsi… questi bisogni elementari vengono soddisfatti attraverso una retribuzione equa. o Il bisogno di sicurezza è inteso come sicurezza del posto di lavoro, ma anche sicurezza sul posto di lavoro. La sicurezza è intesa sia in senso economico che in senso organizzativo. o I bisogni di terzo livello sono quelli legati alla socialità, di appartenenza al gruppo sociale. L’essere umano è un essere sociale, per esprimersi ha bisogno di essere in relazione con gli altri. Le aziende possono soddisfare il bisogno di socialità/appartenenza di un lavoratore creando momenti di convivialità e unione al di fuori del lavoro in senso 40 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti stretto (cene…), ma anche creando spazi comuni e facendo sì che le persone siano chiamate a lavorare in team. o La penultima categoria sono i bisogni di stima, c’è bisogno di qualcuno che riconosca il tuo valore. Questi bisogni possono venire soddisfatti dalle aziende dando dei feedback rispetto al lavoro, ma anche attraverso delle politiche retributive o di carriera. o In cima alla piramide abbiamo i bisogni di autorealizzazione, legati al fatto che il lavoro permetta di esprimermi come sono, al massimo delle proprie capacità e della propria personalità. Gli strumenti sono sicuramente delle prospettive di carriera, e poi delle mansioni non ripetitive. Il ruolo dei clienti (3.2.3) 2. Clienti (o clienti dei clienti): tutti siamo clienti delle aziende, in questo momento siamo clienti dell’Università Cattolica. Qualsiasi cosa l’azienda produca, essa è destinata a soddisfare i bisogni delle persone. Il soddisfacimento diretto si realizza quando è un bene di consumo, il soddisfacimento mediato avviene quando il bene è di natura industriale, ovvero viene utilizzato da altre aziende per produrre qualcos’altro. Comprensione di: o Conoscere le esigenze per orientare le attività aziendali o Soddisfarle o Comprendere i cambiamenti dei gusti o Comprendere i diversi gusti nel mondo Ad esempio, Nokia negli anni 2000 aveva gran parte delle vendite di telefoni, ora è sparita o marginale: non ha saputo seguire il progresso. Oppure anche Blockbuster, spiazzata da produttori di servizi sostitutivi come Netflix. Il ruolo dei finanziatori (3.2.4) 3. Finanziatori Danno alle aziende il capitale per svilupparsi. Il capitale può essere capitale di rischio (tramite azioni) o capitale di prestito (tramite prestito, l’investimento in crediti, l’azienda è obbligata a restituire i soldi prestati). Il prestito è meno rischioso, in quanto si ottiene il rimborso e si riceve un rendimento prima che sia remunerato il capitale di rischio. L’investimento in crediti si può fare anche al di fuori dell’ambito aziendale, ad esempio facendo credito a stati sovrani, a enti locali, ad aziende pubbliche, a enti senza scopo di profitto e anche a enti sovranazionali. Il ruolo dei membri della comunità sociale (3.2.5) 4. Membri della comunità Vivere in un territorio vicino ad una grande azienda ci riguarda, possiamo impattare l’azienda essendo membri della comunità che vivono intorno alla comunità (es. tema dell’inquinamento). Individui e famiglie rivolgono alle aziende l’aspettativa che esse 41 Economia Aziendale (Gr. P-Sa) Alessandro Preti contribuiscano a migliorare la società e l’ambiente, invece che peggiorarli. Gli individui si aspettano dalle aziende: o La consapevolezza dell’impatto che le aziende esercitano sul mondo che le circonda; o La determinazione a far sì che tale impatto sull’ambiente e sulla società sia positivo; o Che il rapporto con la società sia sincero. Stati sovrani, enti pubblici territoriali, enti pubblici non territoriali e aziende pubbliche (3.3) Stati sovrani e altri enti pubblici (3.3.1 – 3.3.2) I rapporti che le aziende possono stabilire con i diversi stati sovrani incidono sulle loro decisioni di sviluppo internazionale. Il settore pubblico influisce sulle attività aziendali: 1. Definendo le regole all’interno delle quali le aziende si devono muovere; lo stato produce leggi che regolano l’attività aziendale. Lo Stato e le regioni stabiliscono le leggi, anche i Comuni con i regolamenti comunali dicono in quali aree si possono costruire delle aziende; 2. Lo Stato produce dei servizi pubblici che condizionano l’attività aziendale, che possono essere la difesa (l’esercito), la giustizia,

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