Riassunto "Come Ragionano i Bambini" PDF

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Università degli Studi di Catania

Margaret Donaldson

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Sviluppo cognitivo Psicologia dello sviluppo Bambini Educazione

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Questo documento è un riassunto di "Come Ragionano i Bambini" di Margaret Donaldson; un'analisi dello sviluppo cognitivo infantile e critiche alle teorie di Jean Piaget.

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Riassunto "come ragionano i bambini" Margaret Donaldson Didattica Della Matematica Università degli Studi di Catania (UNICT) 14 pag. Document shared on https://www.docsity....

Riassunto "come ragionano i bambini" Margaret Donaldson Didattica Della Matematica Università degli Studi di Catania (UNICT) 14 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Come ragionano i bambini Margaret Donaldson Prefazione Con un linguaggio semplice, basato su risultati di ricerche condotte con rigore metodologico, Margaret Donaldson attacca molti luoghi comuni ispirati alle teorie di Jean Piaget. Come afferma l'autrice: “In questo libro intendo sostenere che disponiamo oggi di prove che costringono a respingere alcuni aspetti della teoria di Jean Piaget sullo sviluppo intellettuale”. Su questo testo hanno lavorato molti ricercatori in diversi campi, che vanno dalla psicologia cognitiva alla pedagogia e alla didattica. Sono molti gli stimoli e le indicazione che un insegnante vi può trovare, poiché molti degli esempi discussi dalla Donaldson riguardano la costruzione dei primi significati matematici o aspetti trasversali importanti, quali il ruolo del linguaggio e attività di soluzione dei problemi. Tuttavia, almeno in Italia, questo testo non ha forse influenzato le pratiche didattiche quanto avrebbe meritato. 1 L'esperienza scolastica Quando promulghiamo leggi che obbligano i nostri bambini ad andare a scuola, ci assumiamo un'enorme responsabilità collettiva. Per circa 10 anni i bambini sono in pratica dei coscritti. Il problema da porsi e da prendere in seria considerazione, è se l'esperienza scolastica sia realmente positiva per i nostri bambini, positiva per quanto possibile. Nei primi anni di scuola, tutto sembra funzionare molto bene. I bambini sembrano entusiaste, vivaci, allegri. Negli insegnanti si nota un grande interesse per nobili ideali educativi. Tuttavia, se consideriamo quello che è accaduto quando i bambini hanno raggiunto l'adolescenza, siamo costretti ad ammettere che adesso la promessa dei primi anni rimane inadempiuta. Moltissimi ragazzi finiscono la scuola, senza avere neppure una discreta padronanza di quelle capacità fondamentali che la società richiede, e senza aver sviluppato l'intelligenza creativa. Non dobbiamo certo tornare indietro, perchè non abbiamo nulla di sufficientemente valido a cui fare ritorno, i vecchi metodi di insegnamento dell'essenziale non sono di sicuro delle pratiche a cui dovremmo ritornare. In un modo o nell'altro la scuola si trasforma in un esperienza infelice, senza molti risultati positivi. Per la società nel suo insieme, esistono due posizioni difensive possibili a cui si può fare ricorso: o i bambini sono in gran parte irrimediabilmente stupidi e non si può fare altro che constatare la cosa, oppure gran parte degli insegnanti non svolge il proprio lavoro in maniera adeguata. La prima cosa da riconoscere è l'estrema difficoltà dell'impresa educativa di cui le moderne culture occidentali si sono fatte carico. Se vogliamo persistere nella nostra impresa educativa, è essenziale che impariamo a svolgerla meglio. La soluzione di un problema, qualsiasi problema, consiste nello scoprire come trasformare uno stato di cose esistente in uno stato di cose auspicato, ma non ancora in atto. Pertanto, gli insegnanti devono aver chiaro non soltanto cosa vorrebbero che i bambini diventassero sotto la loro guida, ma anche come sono in realtà i bambini all'inizio del processo. Le ricerche hanno prodotto, prove sulle capacità fondamentali di pensiero e linguaggio già in possesso dei bambini al momento dell'ingresso a scuola. 2 La capacità di “decentrare” Passai tutto il giorno a fare buchi nella carta, poi me ne tornai a casa di malumore. “Che cosa c'è che non va tesoro? Allora la scuola non ti è piaciuta?” “alla fine non mi hanno dato il presente” “il presente? Che presente?”. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) “oh suvvia, di sicuro non ti hanno detto così” “si, invece mi hanno detto così: “Tu sei Laurie Lee, vero? Bene, intanto siediti lì per il presente (per il regalo o per il momento)”. Sono rimasto seduto lì tutto il giorno, ma non me l'hanno mai dato. Io lì non ci torno più. Questo malinteso ci fa sorridere per due ragioni: per lo shock dell'ambiguità, e per l'interpretazione del bambino di grande ingenua speranza. Il primo modo di vedere questo episodio è dire che il bambino non ha capito l'adulto, ma con una breve riflessione ci accorgiamo che nemmeno l'adulto non ha capito il bambino, in sostanza ad assumere con l'immaginazione il punto di vista del bambino. Laurie non sapeva che la scuola non è un luogo in cui si ricevono regali. L'insegnante lo sapeva benissimo, ma aveva dimenticato che il bambino non lo sapeva. Abbiamo tutti una fortissima tendenza ad agire partendo dal “centro”, in un caso simile a quello illustrato. Eppure quando comunichiamo siamo abilissimi nel decentrare, altrimenti essa fallirebbe. Se una persona fosse del tutto incapace di tener conto del punto di vista di un altro, la sua possibilità di comunicare sarebbe molto ridotta. Qualcuno ha affermato che i bambini al di sotto dei 6-7 anni hanno diversi problemi a comunicare poiché non riescono a decentrare, per via del loro “egocentrismo”. Questa affermazione è stata fatta nella maniera più convincente da Jean Piaget, è stata supportata da numerose prove. Egli è riuscito a intessere una rete di argomentazione tanto fitta e ampia, da rendere difficile pensare che potesse sbagliarsi. Eppure, abbiamo prove efficaci che egli si è sbagliato. Piaget ha raccolto dati sperimentando con i bambini e chiedendo loro il punto di vista dell'altro; ad es. in uno dei suoi esperimenti: un bambino era seduto ad un lato del tavolo su cui si trova un plastico, quindi lo sperimentatore prende una bambolina e la mette in un'altra posizione dalla sua, intorno al tavolo. Il problema per il bambino è: cosa vede la bambola? I bambini immaginano che la prospettiva della bambola sia uguale alla loro. Piaget ci spinge a credere che : il bambino non comprende che quanto vede è relativo alla sua posizione, ma è convinto che rappresenti l'assoluta verità o realtà, il mondo come realmente è. E Piaget è sostanzialmente convinto che per il bambino piccolo sia proprio così: che egli viva nello stato del momento, senza preoccuparsi di come fossero le cose in precedenza. Il problema per Piaget sta nel come gli stati momentanei si colleghino, o non riescano a collegarsi, nella mente del bambino. In una prova proposta da Hughes: innanzitutto veniva introdotta la prova in modo tale da far capire appieno l'attività, attraverso prove iniziali. Vi sono 2 muri che si intersecano a formare una croce e 2 pupazzetti, un poliziotto e un ragazzo. Veniva insomma chiesto al bambino, in base ai posizionamenti dei pupazzi se il poliziotto avesse potuto vedere il ragazzo dalla sua posizione, poi veniva chiesto di posizionare il pupazzo in maniera che il poliziotto non potesse vederlo. Infine iniziava il test vero e proprio. Un altro poliziotto veniva introdotto nella scena e venivano posizionati in modo tale che solo in messo allo spicchio c il ragazzo avrebbe potuto non farsi vedere.. veniva ripetuto 3 volte. I risultati prodotti dall'esperimento sono impressionanti. Sottoponendo all'esperimento 30 bambini dai 3 anni e mezzo ai 5, si è ottenuto il 90% di risposte esatte. E persino i bambini più piccoli del gruppo, hanno mostrato un tasso di risposte esatte del 88%. Se3mbrta impossibile conciliare questi risultati con l'affermazione di Piaget. Dunque è difficile evitare la conclusione che i bambini che danno risposte “egocentriche” al problema delle montagne non abbiano capito del tutto quale fosse il compito a loro richiesto. Pertanto ha un senso umano. Potrebbe sembrare a questo punto che abbiamo già raggiunto la strana posizione di sostenere (a) che i bambini non siano egocentrici e (b) che gli adulti evoluti lo siano. Ma non è così. Quello che si Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) vuole sostenere è che per la durata della vita intera siamo tutti egocentrici in alcune situazioni, e capacissimi di decentrare in altre. Piaget definisce questo egocentrismo primigenio “come totale e inconsapevole”. Se il bambino si trova in questa condizione allora non è consapevole di se stesso, né di altre persone o cose. La consapevolezza cresce con il crescere della differenziazione. La prova più importante su sui Piaget basa le sue argomentazioni è la seguente: se fate giocare un bambino di 5-6 mesi con un giocattolino e poi lo coprite con una scatola mentre il bambino vi osserva, nella maggioranza dei casi il bambino non farà sforzo per sollevare la copertura e riprendersi l'oggetto. Ma perchè? Piaget sostiene che non lo fa perchè l'oggetto ha cessato di esistere per lui: fuori dalla mente. In un esperimento di Bower e Wishartin cui: spegnendo le luci in una stanza senza finestre e in questo modo oscurando il giocattolo, i bambini si sporgono rapidamente nella direzione giusta per ritrovare il giocattolo. Ecco quindi che le affermazioni di Piaget sull'egocentrismo sono di nuovo messe in discussione.. in conclusione: i bambini in età prescolare non sono affatto così limitati nella capacità di “decentrare” o di comprendere il punto di vista di qualcun altro, come Piaget ha sostenuto per molti anni. 3.Imparare la lingua Per quanto riguarda lo sviluppo della conoscenza della lingua nel bambino, la tesi principale di Chomsky è, che siamo tutti forniti di una conoscenza innata. Egli ipotizza che sin dalla nascita, siamo dotati di una speciale sensibilità per quelle caratteristiche delle grammatiche del linguaggio umano che sono “universali”. Si noti innanzitutto che in questa spiegazione si pone l'accento sulla grammatica. Le ricerche nate da questo nuovo interesse sembravano inizialmente confermare la teoria che i bambini acquisiscano una padronanza della grammatica della propria lingua già nella primissima infanzia. Sembrava pertanto evidente che nel bambino la costruzione di una grammatica propria costituisse un processo probabilmente al di sopra di altre forme di apprendimento. Per capire quanto significativo apparisse lo studio sulla grammatica infantile una decina di anni fa, occorre pensarlo in rapporto alle idee allora predominanti riguardo altri aspetti dello sviluppo mentale. In particolare lo studio del linguaggio infantile va visto in relazione all'opera di Piaget e alla sua tesi che il bambino prima dei 7 anni è estremamente limitato nella sua capacità di pensare e ragionare. A questo dilemma Chomsky ha proposto una risposta: il bambino deve avere una predisposizione altamente specifica alla comprensione di questi tipo di sistema. Deve nascere dotato di un “dispositivo di acquisizione della lingua”. Il dispositivo di acquisizione della lingua, o LAD (language acquisition device), come era anche chiamato, veniva rappresentato come una specie di scatola. Nel 1965 Chomsky chiarisce la sua posizione in questo modo: Sembra evidente che l'acquisizione della lingua si basi sulla scoperta da parte del bambino della teoria profonda e astratta. Durante gli anni 30', 40', 50', la concezione dell'epoca di come veniva appresa la lingua è rimasta sostanzialmente incontestata nei suoi tratti essenziali. Per chiarire come avviene il processo, la spiegazione che viene data è la seguente: Quando una madre si prende cura del proprio bambino, normalmente emette suoni appartenenti al linguaggio umano. Il neonato che di suo vocalizza a caso, tenderà a d emettere dei suoni piuttosto che altri del suo repertorio, visto che quei suoni lo appagano e anche i genitori hanno reazioni piacevoli, come le attenzioni. Così comincerà ad usarli. Dal 1972 un articolo di Macnamara capovolge la teoria di Chomsky. Invece di parlare di un “dispositivo di acquisizione”, suggerisce l'idea che i bambini siano capaci di imparare la lingua Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) proprio perchè posseggono certe abilità, come quella di dare un senso a certi tipi di situazioni riguardanti un'interazione umana diretta e immediata. In questo modo il significato delle parole può essere desunto dalla situazione. La teoria più recente differisce da questa in modo radicale. Oggi si ritiene che il fatto principale sia l'afferrare il significato, la capacità di “dare un senso” alle cose e a ciò che la gente fa e dice. Sotto questo aspetto è l'0abilità del bambino di interpretare le situazioni che rende possibile per lui arrivare a una conoscenza della lingua, attraverso processi di verifica delle ipotesi e di inferenza. 4 Un problema di ragionamento o un problema di comprensione? L'espressione “inferenza deduttiva” potrebbe ispirare una certa soggezione. In realtà, l'inferenza deduttiva è il procedimento per cui si trae la conclusione che se una data cosa è vera, anche un'altra deve esserlo. es.: se una scatola rossa contiene un numero di caramelle maggiore di una scatola verde, e se la scatola verde contiene un numero di caramelle maggiore di una scatola blu, allora la scatola rossa contiene un numero di caramelle maggiore della scatola blu. I concetti chiave sono compatibilità, possibilità e necessità, essi sono correlati l'uno all'altro, m probabilmente la compatibilità è il più importante. Avere un'idea della compatibilità e dell'incompatibilità equivale a capire che viviamo in un mondo in cui l'esistenza di uno stato di cose può a volte escludere l'esistenza di un altro. Per Piaget lo sviluppo della capacità di decentrare è cruciale. Secondo la sua teoria il fare inferenze impone la capacità di spostare il proprio punto di vista in maniera flessibile. Piaget afferma che se il bambino si concentra su una classe di oggetti intera, non riesce a pensare contemporaneamente alle parti che la compongono. Pertanto, il confronto del tutto con la parte è impossibile. Al bambino manca quella particolare forma di elasticità mentale che l'operazione richiede. 5 Che cosa è e che cosa deve essere Piaget non è stato l'unico ad affermare che i bambini in tenera età sono incapaci di inferenze che a un adulto sembrano elementari. Una teoria psicologica opposta a questa, ha portato proprio alla stessa conclusione. Clark Hull, uno dei più eminenti psicologi comportamentisti, ha affermato che l'assenza del ragionamento consiste nel mettere insieme due “segmenti di comportamento” in maniera innovativa per attuare uno scopo. Un segmento di comportamento è esemplificato dalla corsa da un punto del labirinto ad un altro. La teoria è la seguente: supponiamo che un topo impari a correre da A a B in cambio di una piccola ricompensa; da A a C sempre piccola; e da C a D in cambio di una ricompensa molto più cospicua. Se poniamo il topo al punto A e l'animale sceglie il percorso A-C-D invece di A-B, allora deve aver fatto il ragionamento che si può arrivare a D da quel percorso. Nel 50 % delle probabilità quella strada potrebbe essere presa per caso. Facendo un punto della situazione dalle prove e teorie via via incontrate: 1. I bambini, in nessuna fase, sono così egocentrici come sostiene Piaget. L'assunzione dell'altro punto di vista varia da situazione a situazione e la differenza tra i bambini e gli adulti, da questo punto di vista, non è così tanto. 2. I bambini non sono così limitati nella capacità di ragionare in maniera deduttiva come Piaget e altri sostengono. 3. La capacità di un bambino di imparare la lingua è davvero qualcosa di stupefacente, ma le doti della lingua non solo isolate dal resto dello sviluppo mentale. Il bambino non nasce con un “dispositivo di acquisizione”, che gli permette di strutturare e dare senso al linguaggio che sente, mentre non glielo permette con altre caratteristiche del proprio ambiente. Al contrario, oggi sembra che il bambino dia senso alle situazioni e poi usi questo tipo di comprensione per aiutarsi a dare un senso a quanto gli viene detto. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Ciò non vuol dire che le teorie degli ultimi anni siano completamente sbagliate. 6 Che cose diciamo e che cosa vogliamo dire L'adulto intellettualmente evoluto appartenente alla nostra tradizione culturale, il tipo di persona che insegna nelle scuole, o che studia il pensiero o il linguaggio dei bambini, vede ormai il linguaggio come un sistema formale attraverso il quale si può rappresentare il mondo. Forse i più noti di tutti gli esperimenti di Piaget sono quelli chiamati “prove di conservazione”, ne esistono di molti tipi: del numero, del peso, della lunghezza, del volume. Ma prenderemo in esempio solo quello della lunghezza, in quanto i principi di base sono comuni a tutti questi esperimenti. La prova si compone di tre fasi. In primo luogo si mostrano ai bambini due bastoncini di uguale lunghezza perfettamente allineati, poi gli si chiede se sono della stessa lunghezza: è essenziale che il bambino riconosca che sono della stessa lunghezza, altrimenti sarà impossibile continuare la prova. In seguito, uno dei due bastoncini viene spostato in maniera che non vi sia più allineamento (uno più avanti, uno più indietro. Allora si chiederà di nuovo se sono della stessa lunghezza. I principi essenziali comuni a tutte le varianti delle prove di conservazione, sono i seguenti: -l'uguaglianza iniziale dell'attributo critico (peso, lunghezza..) si associa alla somiglianza percettiva (bastoncini allineati..) -il bambino viene interrogato sull'uguaglianza iniziale dell'attributo critico, e l'accetta. -avviene una trasformazione che fa venire meno la somiglianza percettiva, senza modificare l'attributo critico -il bambino viene nuovamente interrogato sull'attributo critico Piaget lo ritiene, una prova dell'incapacità sia di decentrare che di ragionare. Supponiamo, però, che il bambino cerchi di interpretare invece che la domanda presa singolarmente, la situazione. Rose e Blank hanno preso il considerazione questa possibilità. E si sono chieste cosa sarebbe successo se la prima domanda fosse stata omessa e fosse stata fatta solo dopo la trasformazione degli oggetti. Ritenevano , infatti, che la seconda domanda potesse essere stata intesa dal bambino come un suggerimento che avrebbe dovuto modificare la sua prima risposta. Si potrebbe descrive la differenza tra bambino e adulto dicendo quindi che tale differenza risiede nel peso attribuito alla forma linguistica pura. La questione sembra essere se il significato della lingua abbia un peso sufficiente per prevalere sul significato della situazione. Per dirla in un altro modo, siamo portati per natura ad indagare. Noi ci avviciniamo al mondo ponendoci domande su di esso, prendendo in considerazione ipotesi che siamo ansiosi di verificare. In questo modo costruiamo un modello del mondo una specie di sistema di rappresentazioni interne. Prima di tutto, è necessario prendere in considerazione le prove che sembrano essere in disaccordo con l'argomentazione che stiamo qui sviluppando. La nostra teoria ci ha portato alla conclusione che, quando si verificano situazioni in cui l'interpretazione delle parole non concorda con certe altre aspettative, le parole tendono a soccombere nel conflitto. C'è tuttavia, uno studio in cui significato della parola sembra avere la meglio-con risultati bizzarri. Robin Campbell ha preso 24 bambini d'età compresa tra i 3 e i 5 anni e ha raccontato loro una storia di cui qui presentiamo alcuni passaggi: Le piacerebbe lavorare in un grande ufficio postale, ma lavora in una succursale...Mentre passavano in macchina videro una lepre attraversare un campo...Poi risalirono in macchina e si diressero verso il mare. Quando vi arrivarono, fecero un giro lungo il molo...”Guarda il castello”, disse il papà di Jane, “l'ala più antica ha più di 500 anni”...Si ritrovarono imbottigliati dietro parecchie automobili, andavano tutti molto piano.”speriamo di uscire presto da questo ingorgo “ disse il papà d Jane. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Ai bambini è stato chiesto di disegnare: la lepre, il molo, l'ala, ecc.. molti di loro hanno disegnato dei capelli, una chiave, l'ala di un uccello. Ai bambini sono state anche poste delle domande es.: “che genere di cosa è un molo? A cosa serve un molo?” “Ad aprire le porte”. “credi che queste persone potrebbero camminare lungo il molo?” il bambino annuisce. Il 31% delle risposte era di questo assurdo tenore. Abbiamo più volte considerato che l'interpretazione della lingua da parte dei bambini piccoli può essere fortemente influenzata dal contesto. Rimane vero, e degno di nota, che, invece di disegnare qualche animale che corre, una specie di sentiero lungo il mare, o qualche parte verosimile di un castello, un numero considerevole di bambini ha disegnato capelli, una chiave e un'ala d'uccello e poi ha prodotto una serie di affermazioni insensate. Il secondo tipo di prova che può apparire in contrasto con l'argomentazione principale presentata in questo capitolo è molto diverso. Riguarda il rapporto tra l'uso o produzione della lingua e la comprensione. Certo i bambini solitamente ci capiscono, ma di sicuro non lo fanno esclusivamente per le nostre parole, si può, infatti dimostrare, che si basano su indicazioni di altro tipo. Dobbiamo dunque pensare che la capacità di usare la lingua viene prima della capacità di capirla? Dire che la comprensione preceda la produzione risulta essere davvero troppo semplicistico, il comprendere è un concetto davvero complesso. È di comune idea che la comprensione della parola non abbia vie di mezzo, ma non è così, la conoscenza del significato di una parola cresce, vede sviluppi e cambiamenti. 7. Pensiero svincolato e valori sociali Anche i bambini in età prescolare sono spesso capaci di ragionare bene sugli eventi delle storie che ascoltano. Tuttavia, quando andiamo oltre i limiti del senso comune, la differenza diventa molto netta. Il pensiero che supera questi limiti, senza un contesto significativo a sostegno, viene definito “formale” o “astratto”. Ma l'autrice utilizza il termine di “pensiero svincolato”. L'aggettivo formale viene spesso usato per riferirsi al pensiero svincolato, poiché uno dei modi per andare oltre i limiti del senso comune consiste nell'esprimere la forma o la struttura logica del ragionamento, così da escludere contenuto e significato. Quando ad es. nei test di intelligenza l'autrice si è seduta vicino ai bambini si rese conto che gli errori appartenevano ad un categoria che lei definì “arbitraria”. Cioè lo sbaglio dipendeva dal modo in cui il ragionamento del bambino si rapportava al problema. I bambini infatti non basavano le proprie inferenze in maniera rigorosa sulle premesse così come erano state enunciate, ma introducevano nuove premesse in base al senso comune, oppure ignoravano una parte di quanto era dato. Altri dati emergono da studi su universitari: non è semplice, per la mente umana, manipolare simboli senza significato es.: se p, allora q. non q. quindi non p. a questo punto va sottolineato il fatto che il muoversi oltre i limiti del senso comune non è una questione di tutto o niente. Non si tratta di fare un unico passo che ci renda poi capaci di fare ragionamenti efficaci e svincolati. Qui si vuole sostenere che non si può avere padronanza di tutti i sistemi formali, senza aver prima imparato a fare almeno qualche passo oltre i limiti del senso comune, e il problema di aiutare i bambini a farlo nei primi periodi del percorso scolastico, non viene solitamente affrontato in modo adeguato. Come si può intervenire a tutto ciò: Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) si può cambiare il sistema di valori, ma senza negare l'importanza delle capacità intellettuali (potremmo ridurre il peso relativo che attribuiamo loro, accrescendo il valore che diamo ad altre cose); o si possono trovare i mezzi per rendere l'impresa meno ardua. Il fatto paradossale è che il pensiero svincolato, pur richiedendo per definizione la capacità di staccarsi dalla vita reale, produce i frutti migliori quando è alleato con l'azione. 8 Perchè i bambini hanno difficoltà nell'apprendimento scolastico Ecco un quadro del genere umano, di cui delineiamo i tratti più salienti. 1. in primo luogo, il bambino tenta attivamente di dare un senso al mondo fin dai primordi della vita: fa domande, vuol sapere. È probabile però, che sia così anche prima della comparsa della lingua. Sempre nella fase primordiale il bambino ha scopi e intenzioni, questo preclude la presenza di un senso del possibile. 2. Il senso del possibile comporta innanzitutto una semplice ammissione di ignoranza, cosa che i bambini non sempre fanno. 3. Il senso del possibile, che nasce assieme al desiderio di fare comporta, da una parte l'avere presente l'obiettivo, lo stato di cose che potrebbe presentarsi, dall'altra avere un'idea dei mezzi, delle azioni da intraprendere per raggiungere l'obiettivo. Sembra che nelle prime fasi della vita prevalga la consapevolezza dell'obiettivo, sulla possibile azione. 4. Questo discorso si applica anche allo sviluppo delle capacità linguistiche, il bambino acquisisce queste capacità prima che ne diventi consapevole. 5. Un bambino che tenta di immaginare cosa intendano le altre persone, deve essere capace di riconoscere negli altri delle intenzioni, così come di averne. Non è così possibile che con questa capacità non siano in grado di decentrare. Dunque l'egocentrismo non gli impedisce di comunicare. Se il quadro appena abbozzato è accurato nelle sue linee principali, un bambino arriva a scuola con capacità di pensiero ben definite. Ma il suo pensiero è rivolto verso l'esterno, al mondo reale. Per avere successo deve imparare a rivolgere il suo pensiero verso l'interno, su se stesso. Non saper dire solo, ma anche sapere cosa dire, capace di manipolare simboli. I primi incontri del bambino con i libri gli offre molte più occasioni favorevoli di diventare consapevole della lingua in sé, di quanto non gli abbiano offerto gli incontri con la parola detta. Molti bambini arrivano a scuola senza la consapevolezza che il flusso di parole prodotte si può spezzettare in singole parole, altri invece stimolati dalle famiglie hanno acquisito questa consapevolezza. È curioso notare come durante il racconto di storie raramente i bambini si pongono delle domande sul significato di parole a loro sconosciute, si focalizzano piuttosto sui personaggi e sulla trama. Questo non vuol dire che i bambini piccoli non siano capaci di fare alcuna domanda sul rapporto tra parole e le cose. Una delle primissime domande che pongono è proprio “che cos'è?” a soli 2 anni. Ora entra in gioco l'auto-consapevolezza dei processi di pensiero. Perchè come Vigotsky giustamente dice:...il controllo di una funzione va di pari passo con la coscienza che si ha di essa. Perchè un bambino sia capace di controllare e dirigere il proprio pensiero è necessario che ne diventi consapevole. Non vi sono dati certi su come l'auto-consapevolezza si affermi, ma Pieget ha riferito di recente i risultati di una serie di studi interessanti. Il metodo: assegnare ai bambini un certo numero di compiti da svolgere e poi indurli a descrivere le azioni messe in atto, i compiti erano davvero semplici e privi di difficoltà (es. percorrere un tratto a carponi). I risultati sono complessi ma un punto emerge chiaramente: che la consapevolezza si sviluppa quando qualcosa ci induce a fermarci, e quando di conseguenza invece di agire, ci soffermiamo a considerare la possibilità di azione che abbiamo davanti. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) 9.Cosa può fare la scuola. È universalmente riconosciuto che quando i bambini incominciano ad andare a scuola, c'è un grande divario tra quelli che sono meglio preparati per l'apprendimento scolastico e quelli che lo sono meno. Il problema è come colmare presto questo divario. I problemi che incontrerà il bambino, non ben preparato dalla famiglia, sono di tipo concettuale: innanzitutto può avere una scarsa consapevolezza riflessiva della lingua parlata, non può avere poi le idee chiare su questa cosa chiamata lettura. È essenziale che il bambino abbia consapevolezza dello spezzettarsi della parola, ma non solo, è essenziale che comprenda che ai segni sulla carta corrisponde la parola detta. Altrimenti proverà smarrimento e non comprenderà l'attività che si accinge a fare. Il processo di imparare a leggere e a scrivere può avere conseguenze notevoli sullo sviluppo della mente, e questo può avvenire solo incoraggiando forme di auto-consapevolezza e di autocontrollo. Velocità e sicurezza nella lettura non sono gli aspetti a cui bisogna dare rilievo. Esiste un abisso tra lingua parlata e lingua scritta. Un testo per essere compreso deve contenere una struttura grammaticale non lontana da quella di un discorso infantile, e un equilibrio tra numero di parole conosciute e quelle ancora da scoprire. Non è mai facile dare istruzioni autosufficienti a un bambino piccolo, che necessita di informazioni che spesso noi diamo per scontato, come capire lo scopo della materia che insegniamo. Tanto più piccolo è il bambino tanto più grande è il divario tra cultura scuola e la cultura della sua famiglia. es. se diciamo ad un bambino di “guardare l'illustrazione che viene dopo questa”, quando un bambino non conosce le convenzioni che regolano la disposizione di una pagina, non sarà in grado di eseguire l'ordine. Non è possibile che un insegnante, seppure sensibile e preparato, riesca a prevedere difficoltà del genere. Quindi imparare a domandare è un valore che va incoraggiato, poiché implica la consapevolezza della propria incertezza. Alcuni bambini in difficoltà vengono da alcuni insegnanti reputati non ancora pronti ad imparare, altri li ritengono bisognosi di più aiuto per imparare. Come diceva Bruner “essere pronti a imparare una data abilità, significa proprio essere già dotati di altre abilità precedenti. L'essenza nell'arte di insegnare sta nel decidere quale tipo di aiuto sia necessario per ogni specifico caso. Siegler ha portato avanti con due gruppi di bambini alcuni di 8 e altri di 5 anni dei sistemi di problemi pratici con una bilancia per cercare di capire, se i bambini di 5 anni fossero già pronti ad imparare, il risultato è stato che anche i bambini più piccoli erano in grado di sfruttare la propria esperienza (fatta nell'esperimento). Se si vuole risolvere il problema è auspicabile essere capaci di registrarne le caratteristiche rilevanti per poter trovare una soluzione. Quindi l'esperimento di Siegler non fa altro che rafforzare l'idea che un bambino debba avere un'adeguata comprensione della natura del compito da svolgere e che in questo deve essere aiutato. Se inizialmente il bambino dovrà capire che i segni sulla carta corrispondono alla lingua parlata, in seguito dovrà afferrare i dettagli di tale corrispondenza. Ma di che tipo di corrispondenza si tratta, al bambino potrebbe sembrare e noi lo incoraggiamo a crederlo, che ad ogni parola scritta è composta da lettere, e che ad ogni lettera detta corrisponde un suono, ma in questo modo si troverà in difficoltà, poiché sappiamo che non è sempre così. Ma la convinzione generale è che questo concetto non sia la prima cosa da dire ai bambini, poiché troppo complesso. Ma l'autrice non è assolutamente d'accordo. Non c'è motivo di credere che un bambino che abbia 5 anni non riesca a comprendere un sistema che prevede diverse opzioni. Secondo alcune teorie essere in errore non è mai una buona cosa, l'importante è che l'insegnante li prevenga, e tenga i suoi allievi lontani da esso. Ma la migliore cosa fare è cercare di prevenire le risposte scorrette prima che si producano. Ma è anche evidente che l'errore può svolgere un ruolo altamente costruttivo. Ormai è stato stabilito con certezza che il manifestarsi dell'errore può essere un segno del progresso. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Quello che è interessante è in che modo vengono superati gli errori. Come educatore dobbiamo domandarci, se vogliamo fare buon uso degli errori,: in che modo possiamo rendere il bambino consapevole dei propri sbagli? Un esempio classico lo troviamo nel Menone di Platone che narra del modo di fare di Socrate, che metteva in crisi la convinzione inesatta dei suoi allievi, e desiderosi di uscire dallo stato di confusione avrebbero cercato un'altra risposta. 10. Il desiderio di imparare Sin dalle primissime fasi della vita, i bambini danno segnali di un forte impulso a voler padroneggiare l'ambiente. Sono limitati però dal lento sviluppo del loro controllo motorio, sono “impotenti”. Negli ultimi tempi erano tutti abbastanza convinti che i bambini imparassero per ricompense e si pensava, inoltre che queste dovessero essere direttamente collegate a istinti fisiologici quali la fame e la sete. Oggi è chiaro che non è così. I bambini imparano a comportarsi in modi che producono risultati pratici nel mondo, senza alcuna ricompensa se non il buon esito. Per avere un es. di ricerca possiamo riferirci agli studi effettuati da Papousek: inizialmente lo sperimentatore utilizzava solo il latte in modo consueto per ricompensare i bambini oggetto di studio, insegnando così a muovere e girare la testa da una parte all'altra, fino a quando ha notato che un bambino già sazio (poiché rifiutava il latte), continuava a ruotare la testa con segni evidenti di piacere. Così ha studiato i bambini in situazioni in cui non vi si dava il latte, scoprendo che bambini di 4 mesi imparavano a girare la testa da un lato o dall'altro se il movimento provocava l'accensione di luci e che erano capaci di imparare sequenze abbastanza complicate per ottenere quel risultato. Ma non era la luce ad attirare maggior soddisfazione, bensì il successo ottenuto. Se ciò che ha dimostrato P. è vero, allora possiamo dedurre che l'uomo tende a voler dare un senso alle cose del mondo e a cercare di controllare questo impulso. P. sostiene che i bambini quando ricevono info dal mondo sono impegnati a costruire un modello interiore di pezzi del mondo, e che è soddisfatto se vi è corrispondenza tra il modello e il mondo. E scoprire che non vi è corrispondenza dovrebbe portarci al desiderio di conoscere meglio. Diverse teorie cognitive affermano che per noi è un desiderio che sentiamo il bisogno di accontentare, un conflitto cognitivo inaccettabile. L'educazione dovrebbe portare a favorire la prontezza nell'affrontare questo conflitto, e scoraggiare la tendenza a difendersi o ritirarsi. Quando con maturità e crescendo un bambino sarà riuscito a costruirsi un proprio sistema di valori più indipendente, i giudizi degli altri saranno di minore importanza, ma quando un bambino è ancora piccolo, tali giudizi sono destinati ad esercitare una certa influenza sulla propria autostima. Forse teniamo i bambini in uno stato di dipendenza per troppo tempo, ma è difficile da evitare in una società così complessa. Eppure all'interno del sistema educativo, quando il bambino comincerà ad andare a scuola, questa capacità di pensiero svincolato, sarà molto apprezzato dagli insegnanti. Blank sottolinea il fatto che già alla scuola dell'infanzia il bambino si sia fatto una idea di questa sua competenza, quando di fronte alla richiesta di un compito dirà: sono troppo stupido, non ce la faccio ecc.. Se il bambino viene definito un “fallimento” quasi certamente fallirà. “Se non stimiamo i bambini in modo autentico, credo se ne accorgeranno” rivela l'autrice. Secondo Blank il modo migliore per incoraggiare i bambini a voler imparare le cose che vogliamo loro insegnare è quella di ricompensare il successo: premi, privilegi, medaglie. Il rischio è di definire i bambini che non ne ricevono “falliti”. Un altro rischio che si corre e che quando un bambino riceverà un premio estrinseco all'attività, per quella successiva avrà meno interesse e proverà meno piacere nel farla. Tutti gli uomini hanno bisogno per natura di condividere il successo dei propri traguardi, hanno bisogno di ricompense o premi, a maggio ragione i più piccoli. Tutto questo lascia ancora aperta la questione del perchè dovrebbe essere dannoso ricevere un Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) premio; la spiegazione sarebbe data dal fatto che a noi non piace che qualcuno scelga per noi, dobbiamo scegliere liberamente le nostre scelte, non ci piace essere controllati, vogliamo controllare noi stessi. Quindi quando la ricompensa è vista come un mezzo per controllare il nostro comportamento, essa tende a ridurre il nostro interesse e il nostro piacere. 11. La futura forma mentis Il bambino ha una consapevolezza molto limitata dei mezzi che usa per confrontarsi col mondo e non riflette su di essi. Usa le sue capacità per soddisfare scopi impellenti e immediati, ma non si accorge di come li usa. La sensazione che le richieste e i problemi che poniamo ai bambini siano “innaturali”, ha indotto molti educatori a sostenere che le richieste dovrebbero essere minime e che ai bambini si dovrebbe piuttosto offrire l'opportunità di imparare liberi da costrizioni. Se vogliamo che le forze intellettuali dei bambini si sviluppino, dobbiamo fare in modo che debba acquisire un grado di controllo sul suo stesso pensiero e non può controllarlo se rimane inconsapevole di esso. Questo significa imparare a muoversi oltre i confini del senso comune, ma tutto questo dipende dalla cultura, deve essere quest'ultima a consentirlo. L'esperienza scolastica oggi resta infelice se si continuerà a fare qualcosa che porta a fallire. In tutti questi anni c'è stata una dura tirannia dell'intelletto, ed è questa che ha portato al rischio di distorsione personale e sociale. Vi sono due fattori a cui possiamo attribuire questa tirannia: da un lato l'estrema utilità pratica delle abilità intellettuali. E in secondo luogo la loro rarità. Non tutti certo, potranno essere i primi della classe, ma se riuscissimo a trovare il modo per diminuire un po' la nostra preoccupazione sulla posizione sociale, i ragazzi potrebbero forse terminare la scuola con un senso di competenza e rispetto di sé. E se la maggioranza dei nostri cittadini diventasse competente nell'esercizio delle abilità intellettuali, dovremmo allora rivalutare le abilità e funzioni, cui tradizionalmente abbiamo relegato i fallimenti educativi. Questo secondo Whitehead porterebbe anche a dover migliorare la vita dei lavoratori, che non saranno più tanto soddisfatti delle loro vite lavorative. È una fortuna che l'amore degli uomini per il lavoro manuale sia difficile da sopprimere. Se non abbiamo volontà di tentare e continuare a tentare di aiutare i nostri bambini a soddisfare le richieste che imponiamo loro, allora non abbiamo il diritto di chiamarli stupidi. Dovremo piuttosto definirci noi stessi indifferenti e paurosi. Appendice La teoria di Piaget sullo sviluppo intellettuale Autoregolazione ed equilibrio Il tratto essenziale degli organismi viventi è che sono sistemi che si regolano da soli, a differenza degli esseri inanimati. Quando un animale ha raggiunto una certa armonia, o un modello di interazione soddisfacente con il suo ambiente, Piaget dice che è in equilibrio. Ma non si tratta di una condizione di riposo una volta raggiunta l'armonia, ma di una continua attività per mantenerlo. Assimilazione e accomodamento Una creatura vivente non si limita a reagire, ma entra anche in azione. L'essere vivente ha un'organizzazione da preservare. Perciò un aspetto dell'adattamento biologico consiste nello sforzo di interagire con l'ambiente, facendo in modo che questo corrisponda alle strutture esistenti nell'organismo stesso, in un certo senso viene “incorporato”. Il termine che Piaget usa per definire tale parte del processo di adattamento è assimilazione. Quest'ultima non avviene mai in forma pura, ma è sempre bilanciata grazie all'accomodamento. L'accomodamento è lo sforzo di adeguare il comportamento dell'organismo all'ambiente; i due processi sono, dunque, opposti, ma complementari. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) La conquista di un ambiente allargato La maggior parte degli animali si adatta soltanto alle cose vicine nel tempo e nello spazio; e questo è vero anche per i bambini. Ma con lo sviluppo i bambini diventano capaci di acquisire conoscenza degli oggetti ed eventi lontanissimi da loro, e a riflettere su queste cose. Uno dei principali interessi di Piaget sta nel dimostrare come avvenga questo cambiamento. Continuità e cambiamento Pur insistendo sul fatto che lo sviluppo è continuo, Piaget ammette l'esistenza di stadi. Ordine e velocità Gli stadi principali si susseguono gli uni agli altri, in un ordine che è ritenuto da Piaget uguale per tutti i bambini, cioè che la costruzione precedente è necessaria per la successiva. Quando parla delle varie età, si riferisce a delle medie, e riconosce che vi possono essere grandi scostamenti da esse. Si reputa che vi siano 3 stadi principali, con determinate suddivisioni. 1. il periodo sensomotorio (nascita-18 mesi) Al momento della nascita il bambino è in grado di fare una gamma molto limitata di cose. Le sue capacità comprendono un numero ristretto di reazioni riflesse: succhiare, inghiottire e via dicendo. Il bambino piccolo ha già la capacità di mettere in moto i complessi processi di assimilazione e accomodamento, che trasformeranno i rigidi riflessi in modelli di comportamento. In questa fase i riflessi si sviluppano attraverso una serie di sotto-stadi per diventare schemi di comportamento organizzati, che possono essere usati intenzionalmente. Il bambino così, diventa capace di inventare nuovi mezzi per fare le cose. Egli afferma che all'inizio il bambino è incapace di fare qualsiasi distinzione tra sé stesso e il resto del mondo, non sa nemmeno di esistere. È profondamente egocentrico, cioè inconscio. (concetto ben lontano dall'egoismo). Alla fine di questo periodo, si è costruito la nozione di un mondo di oggetti che sono indipendenti da lui e dalle sue azioni. Sa che le cose continueranno ad esistere anche quando non le può vedere o avvertire. Quando lo sviluppo è completo, il bambino è in grado di seguire un oggetto attraverso una successione di movimenti, anche se non è a lui sempre visibile. Piaget sostiene che queste capacità dipendono dalla formazione de una struttura fondamentale, che egli chiama “il gruppo di spostamenti”. La caratteristica fondamentale è la reversibilità. Una volta stabilito il gruppo di spostamenti, il bambino può invertire un movimento da A a B, così da ritornare di nuovo ad A. 2.Il periodo operatorio concreto (10 mesi-11 anni circa) questo lungo stadio è diviso in due sotto-periodi. Durante il primo, che è chiamato periodo preoperatorio e che dura fino ai 7 anni circa, ci si prepara alle operazioni concrete; durante il secondo queste vengono consolidate. Questo tipo di flessibilità mentale è strettamente correlato a un ipotetico aumento della capacità di decentrare e dipenderebbe dallo sviluppo delle strutture operatorie. Le operazioni sono azioni. In questa fase le seguenti condizioni devono essere soddisfatte: Composizione (se si aggiunge un numero ad un altro , si ottiene un terzo numero) Proprietà associativa L'ordine con cui si effettuano due operazioni successive non ha importanza. Identità Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Tra gli elementi c'è sempre un elemento di identità, e uno soltanto. (l'elemento identità in una somma è lo 0). Reversibilità A ogni elemento corrisponde un altro elemento chiamato il suo inverso. Il lavoro preoperatorio deve aver luogo prima che appaiano le operazioni, e consiste nello sviluppo delle capacità del bambino di rappresentare le cose a sé stesso. Piaget parla di 3 principali modi in cui quest'ultimo rappresenta un progresso rispetto al primo. In primo luogo l'intelligenza sensomotoria è più statica, meno mobile. L'intelligenza operatoria riesce ad affrontare molto meglio le trasformazioni tra i diversi stati e a capire come si collegano tra loro. 3.Il periodo operatorio formale Il pensiero di questo periodo, una volta che si è consolidato, è il pensiero di un adulto intelligente. La sua caratteristica più marcata è l'abilità di ragionare logicamente, partendo da premesse e traendo le conclusioni che necessariamente ne conseguono. Presuppone un pensiero logico e matematico. Il soggetto nello stadio operatorio formale tende a cominciare da ciò che è possibile. Intelligenza umana: il ruolo dell'azione Piaget afferma che non vi è discontinuità tra i più semplici tipi di comportamento adattivo e le forme d'intelligenza maggiormente evolute. La conoscenza va costruita. E lo facciamo lentamente, nel corso di molti anni. Il ruolo del linguaggio Piaget insiste nel ritenere che il linguaggio non crea pensiero intelligente. Lo vedo solo come una manifestazione di quella che definisce “funzione simbolica generale”. Quando questa funzione comincia ad apparire, il bambino diventa capace di rappresentare oggetti assenti o eventi per mezzo di simboli (che somigliano alle cose che rappresentano), o segni ( che sono arbitrari, come la lingua scritta, e sono convenzionali). Il ruolo dell'ambiente sociale Piaget riconosce che la velocità del passaggio da un periodo di sviluppo al successivo è influenzata dall'ambiente sociale e culturale. Allo stesso tempo, riconosce l'importanza dello scambio di idee per lo sviluppo del pensiero, e in particolare per il rafforzamento della consapevolezza dell'esistenza di altri punti di vista. Decentramento I concetti di decentramento e di egocentrismo sono strettamente legati nel pensiero di Piaget. La diminuzione dell'egocentrismo comporta l'aumento del decentramento, vale a dire la capacità di muoversi liberamente da un punto di vista a un altro. Esperienza L'esperienza nel senso di Piaget comporta l'acquisizione di una nuova conoscenza per mezzo dell'azione sugli oggetti. Questo processo consente lo sviluppo di diversi tipi di conoscenza. Le due tipologie più importanti sono: l'esperienza fisica e quella logico-matematica. La prima produce la conoscenza degli oggetti che vengono usati; la seconda non degli oggetti ma delle azioni stesse e dei loro risultati (es. il peso degli oggetti). Equilibrazione e apprendimento Piaget ritiene che apprendimento non sia sinonimo di sviluppo. Piuttosto equipara l'apprendimento con l'acquisizione di una conoscenza da una fonte esterna. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Postfazione Il libro di Margaret Donaldson ha più di 30 anni; è quindi inevitabile che, nel 2009 (anno di pubblicazione in Italia), vengano sottolineati elementi di criticità, riferimenti bibliografici aggiornati e risultati di ricerche successive. Eppure rimane un libro estremamente attuale, nel testo MD si occupa di bambini piccoli, dai 3 ai 5 anni, nei primi anni di scuola tutto sembra funzionare molto bene, am andando avanti negli anni ci si accorge che la promessa dei primi anni rimane inadempiuta. Moltissimi ragazzi finiscono la scuola portando con sé il sapore amaro della sconfitta, senza avere neppure una discreta padronanza delle capacità che la società richiede. Conclude l'autrice:...come mai una cosa che comincia così bene, possa finire tanto male. Quand'è che appaiono i primi segni di avversione verso la matematica? Come si riconoscono questi segni nel contesto dell'apprendimento? MD presenta un'analisi del problema, con una particolare attenzione all'insegnamento della lingua. Nonostante ciò le riflessioni proposte e la quantità e qualità delle ricerche trattate sono dense di stimoli per insegnanti di qualsiasi disciplina. Tra i temi trattati vi sono: l'importanza del contesto, , l'egocentrismo degli adulti, comprensione e produzione del linguaggio, lo sviluppo intellettuale, il significato del pensiero svincolato. Nel testo questi temi vengono introdotti dal confronto fra i risultati ottenuti da Piaget in alcune prove classiche e quelli, decisamente diversi, ottenuti da altri ricercatori utilizzando prove analoghe, ma con opportune modificazioni del contesto. Nella seconda parte del libro, l'autrice, assume un carattere propositivo a partire dalla domanda: che cosa può fare la scuola? Vale la pena riprendere alcuni punti che ci sembrano particolarmente significativi per l'insegnamento della matematica. 1.L'influenza delle teorie di Piaget sull'insegnamento della matematica: il caso del concetto di numero In questo libro intendo sostenere che disponiamo oggi di prove che ci costringono a respingere alcuni aspetti della teoria di Piaget sullo sviluppo intellettuale. Teorie e ricerche a sostegno sono quelle di Gallistel e Gelman, che propongono un modello sul processo di contare basato su 5 principi. Questo viene ormai adottato nelle ricerche sulla costruzione del significato ed ha fornito la base per sviluppi successivi. 2.Matematica e linguaggio (...)oggi sembra che il bambino dia prima un senso alle situazioni (specialmente a quelle in cui vi è intenzionalità umana) e poi usi questo tipo di comprensione per aiutarsi a dare un senso a quanto gli viene detto. 3.La comprensione di un problema...la prova delle montagne è astratta in un senso psicologicamente molto rilevante: nel senso che è lontana da tutti gli scopi, i sentimenti e gli sforzi umani fondamentali... MD dedica molto spazio al processo di comprensione di un compito da parte di un bambino, confrontando esperimenti di Piaget con altre. 4.Per un insegnamento “sensato” della matematica Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected]) Se si ha avuto cura di queste premesse, il bambino vedrà il senso e lo scopo di quello che si accinge a fare sarà liberato dallo smarrimento che prova nel tentativo di padroneggiare un'attività di cui non comprende la natura. 5.Il ruolo dell'insegnante Perciò una parte importantissima del lavoro de un insegnante, o di un genitore...., consiste nel guidare il bambino verso compiti che egli sia obiettivamente in grado di fare bene,....,non senza difficoltà da dominare, errori da superare, soluzioni creative da scoprire. Questo significa valutare le sue capacità con sensibilità e accuratezza.... 6.Esempi di attività Gli esempi qui riportati sono stati sperimentati nella fascia iniziale della scuola (dall'infanzia alla secondaria di primo grado). 6.1 Il coordinamento e i punti di vista Due bambini divisi da un paravento dispongono di vari oggetti, uno dovrà descrivere all'altro la collocazione scelta e quindi il paesaggio creato in maniera dettagliata e precisa in modo tale che l'altro compagno lo possa ricostruire, finita la descrizione si toglierà il paravento e si confronteranno i due paesaggi. 6.2 Il problema dei semini Un esempio di discussione fatta da una insegnante il secondo giorno di scuola primaria, classe prima n.22 bambini, dopo una uscita in giardino in cui dei bambini hanno raccolto dei semini: Ins. Abbiamo contato insieme e ad alta voce i semini, essendo 186 il coro man mano si assottigliava poiché non tutti sapevano contare sino a quel punto. A questo punto l'insegnante ha guidato una discussione: secondo voi ce n'è uno per ogni bambino? L'insegnante ha mostrato di avere la competenza professionale di saper cogliere un'occasione, pur lasciando spazio alle voci dei bambini, non si limita ad osservare una interazione tra pari. 7.Concludendo Leggendo le attività e le produzioni dei bambini, si rimane colpiti dalla qualità dei ragionamenti che gli allievi sono in grado di attivare in presenza di stimoli opportuni, cioè da come ragionano i bambini. Le attività proposte sono di un livello alto: il punto importante è che questo livello non dipende da situazioni particolarmente privilegiate del contesto della classe, ma dal fatto che queste esperienze sono inserite in lungo percorso, estremamente attento ai vari aspetti che abbiamo qui finora discusso. L'insegnante dunque ha un ruolo centrale nelle decisioni che stanno alla base delle costruzione e della realizzazione di tale processo. Scriveva Vettecchi: Dai dati emerge che nella scuola elementare italiana si presta una specifica attenzione a ridurre gli effetti che le condizioni di svantaggio proprie di una parte degli allievi hanno sul loro apprendimento. Rispetto a scuole come quali: Inghilterra o Stati Uniti. L'intento della nostra scuola sembra quello quindi, di promuovere una crescita il più possibile omogenea. Document shared on https://www.docsity.com/it/riassunto-come-ragionano-i-bambini-margaret-donaldson/599794/ Downloaded by: silvia-parenti-1 ([email protected])

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