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Il Misterioso Salto Dalla Mente Al Corpo - Lezione 02

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Summary

Questi appunti trattano la relazione tra mente e corpo, con un focus sulla comunicazione della diagnosi e la gestione dello stress. Sono parte di un corso di medicina e sono orientati a un pubblico universitario.

Full Transcript

IL MISTERIOSO SALTO DALLA MENTE AL CORPO Lezione 02 - Prof. M. Amore Gli aspetti sciamanici che emergono nel rapporto con il paziente, che non sapevamo come de nire, ad oggi hanno delle linee più de nite, non sono chiare, ma sono molto più delineate....

IL MISTERIOSO SALTO DALLA MENTE AL CORPO Lezione 02 - Prof. M. Amore Gli aspetti sciamanici che emergono nel rapporto con il paziente, che non sapevamo come de nire, ad oggi hanno delle linee più de nite, non sono chiare, ma sono molto più delineate. Ciò signi ca che i rapporti tra mente e corpo attraverso i parametri bio morali, neurologici e da quando è intervenuta la risonanza magnetica funzionale sono molto più chiari, diciamo sono meno confusi oppure più si ampliano le conoscenze e più diventano confusi, ma tanto meglio poiché vuol dire che quella è la strada che stiamo seguendo e nella quale prima o poi qualcuno farà luce. Fondamentale è l’adattamento che c’è nell’individuo fra gli elementi di dignità, perché l’individuo è calato nel sociale, quindi mente e corpo sì, ma mente e corpo sociale, tanto è vero che oggi si parla di approccio bio-psicosociale. Fino ad alcuni anni fa era facile trovare degli internisti che seguissero, che vedessero il paziente nella sua interezza, mentre adesso è molto più dif cile. Se voi aveste bisogno di un internista che globalmente sappia interpretare dei sintomi è complesso. Esiste la specializzazione all’interno della specializzazione, il che vuol dire separare la mente dal corpo, ma non siamo elementi scindibili. Per esempio, Leonardo organismo mente e corpo, anima dove si trova? nello stomaco, nell’ippocampo? LA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI Quando una persona entra nell’ambulatorio di un medico di medicina generale spesso entra sano ed esce malato. Esce malato signi ca essere portatore di una conoscenza di sé stesso ed eventualmente portatore di una malattia che non sapeva di avere, non immaginava oppure lo sentiva nell’anticamera della coscienza, ma che non riusciva a verbalizzare e questo determina un cambiamento a livello individuale e a livello sociale. La comunicazione della diagnosi all’interno di quella persona è fonte di stress insieme ad altri elementi. Lo stesso termine determina capacità di adattamento per lo meno tende a sviluppare e a sollecitare le capacità di adattamento della persona. Di fronte ad un cambiamento somatico o psichico viene sempre sollecitata la globalità della persona, se madre natura ti ha dato le abilità di adattamento oppure le hai acquisite nel corso fi fi fi fi del tempo allora l’adattamento sarà essibile e sarà possibile, altrimenti quell’uscire malato dall’ambulatorio determina un cambiamento che può essere drammatico o catastro co. Quello stesso cambiamento però può essere veicolato in modo diverso dal medico. La comunicazione di una diagnosi o l’illustrazione di dimensioni sintomatologiche che si inquadrano in una cornice e soprattutto risultano avere un senso per il paziente. Questo è un elemento determinante ovvero ciò che accade al nostro interno che sia corpo o sia mente acquisisca un senso per quel paziente; signi ca nulla di oscuro, nulla di misterioso, qualcosa che diventa molto meno stressante e molto più vivibile. Stress deriva da termine ingegneristico in cui una pressione esercitata su una sostanza fa sì che questa sostanza si possa piegare in qualche modo, ettere e poi tornare a essere quella che era prima. Esiste sempre un equilibrio tra comunicazione di qualcosa, evento stressante, e la capacità di adattamento dell’individuo. Lo stesso vale in ambito medico e in situazioni esterne della vita come un lutto, come una relazione affettiva che si interrompe. È più dif cile da decifrare per quelle condizioni di dif coltà di adattamento o pragmatiche che si veri cano nei primi anni di vita. Nella popolazione generale il 30% ha subito dei traumi importanti, signi cativi che siano verbali, che siano sici, che siano sessuali, che siano di essere abbandonati , tutti elementi che sollecitano l’individuo e che poi se nel soggetto grazie al proprio patrimonio genetico, grazie alla gente, grazie alla scuola, grazie alla famiglia non riesce a mettere in atto nei primi anni si traducono in malattie ansia, umore, disturbi psicotici , disturbi della personalità, disturbi somatici, disturbi sici, ma il rapporto da questo punto di vista è ineludibile. Quando noi abbiamo una condizione di stress, qualunque essa sia, l’organismo reagisce in modo adattativo: noi abbiamo per una sollecitazione esterna la fase di allarme in cui viene attivato tutto il sistema autonomo, muscolare etc. Poi c’è la fase di resistenza quella dello sforzo massimale, in cui metto in atto il mio sforzo che si traduce in qualcosa di concreto, in un’azione, ma se lo stress dura troppo a lungo e io non sono in grado di aver creato meccanismi di adattamento, quegli stessi meccanismi che mi erano utili vanno in esaurimento. Nella risposta allo stress tutto l’asse ipotalamo-ipo si-surrene si mette in movimento, sul rene si mette in movimento il cortisolo, che si metta in moto insieme all’ACTH e portano un danno non solo periferico ma anche centrale perché vengo ad essere bloccati come fattori chelanti i sistemi neurotopici: il BDNF , la NGF e tutti gli altri fattori. fi fi fi fl fi fi Al centro c’è l’in ammazione: per ogni in ammatorio che prima sembrava essere una fantasia di vari studiosi in realtà è un dato di fatto, i fenomeni di vita stressanti si legano a fenomeni in ammatori periferici, ma anche centrali. Per esempio, la microglia che è un organo ritenuto neutro, più o meno l’impalcatura del sistema nervoso centrale, in realtà si attiva a fronte di stress, ma attiva tutte le chemochine, tutte le proteine o pro-in ammatorie o antin ammatorie a seconda dell’equilibrio che c’è fra l’evento di vita stressante e la capacità di adattamento. Questo signi ca però stress, cortisolo, vulnerabilità, traduzione in che cosa? In possibili patologie causate dallo stress. Oltre a questa macro cascata di fattori, a livello più intimo abbiamo la riduzione di BDNF, i fenomeni di ecitotossicità, incrementa l’apoptosi (morte cellulare), la liberazione di radicali liberi. Attraverso la via intermedia si articola il rapporto mente corpo. Questo a livello periferico, ma lo stesso accade a livello centrale dopo che è stato stimolato il simpatico, parasimpatico tutto questo arriva a livello centrale e si traduce in depressione, ansia, sintomi di vario tipo: comportamentali o di ordine biologico. I fenomeni periferici hanno sempre un corrispettivo centrale, ma l’in ammazione determina l’attivazione del lobo limbico e di fronte ad uno stress un intervento medico precoce, è in grado di rendere reversibili queste lesioni. Intervieni, ma intervieni subito, non aspettare, perché aspetti al primo, secondo e terzo episodio il fenomeno di in ammazione diventa irreversibile e i danni permanenti. Per esempio nella stazione di “servizio” dell’amigdala dove arrivano tutti gli imput poi trasmessi in parte al talamo e per altre vie, attraverso la zona prefrontale, la nostra grande area di regolazione del comportamento, di inibizione di alcuni comportamenti inappropriati oppure modulazioni delle nostre azioni. fi fi fi fi fi fi La personalità è qualcosa di molto preciso, al tempo stesso dif cile da prendere nei suoi contorni: è la possibilità di adattarsi a tutto, ad eventi di vita, a malattie organiche e via dicendo e questo è dato dal patrimonio genetico che dà una certa essibilità, capacità oppure una certa vulnerabilità, ma su questo cadono gli eventi di vita. Tendiamo sempre a parlare in termini negativi di quello che è negativo, cerchiamo di cambiare quello che è il polo di osservazione, parliamo anche di ciò che è positivo delle possibilità di sviluppare quelle abilità residue, o non residue oppure sconosciute, che l’individuo ha. Noi medici dobbiamo sviluppare le capacità di essibilità e adattamento del paziente. Spesso la grande abilità dei medici sta proprio in questo cioè creare un rapporto empatico con il paziente non solo tecnico ed individuare poi sviluppare le capacità di resilienza del paziente. Ma vediamo anche quello che succede a livello più intimo. A livello cardiologico: circa 15 anni fa la società americana di cardiologia ha inserito tra i 10 fattori di rischio di patologie cardiovascolari la depressione, fattore di stress non quanti cabile, non subito evidente. La depressione, infatti, abbiamo appena visto essere fonte di forte stress per il nostro corpo, andando ad intaccare, con il suo effetto in ammatorio locale, anche la frequenza cardiaca controllata dal sistema centrale. La frequenza cardiaca ha un suo valore in assoluto è un parametro fondamentale nella valutazione della depressione e si correla anche con l’attivazione citochine pro in ammatorie, con tutta una serie di fattori che vanno in parallelo tra psiche e patologia cardiovascolare. Nel ’93 venne fatto uno studio mai replicato se non nel 2016/17, cioè soggetti che avevano avuto infarto del miocardio valutati nell’anno successivo. Si vedeva che chi aveva la depressione aveva il 33% di probabilità di morire in più rispetto agli altri. Riassumendo, deve essere sempre tenuto in considerazione l’unione mente-corpo. “Se separate la mente dal corpo, mettete il paziente su due cavalli: uno va a destra e uno va a sinistra.” fi fi fi fl fl

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