Capitolo 3: Il lessico italiano PDF

Summary

Questo capitolo introduce il lessico italiano, definendo il concetto di lessema e lemma, e illustrando la differenza tra le parole e le forme lessicali. Vengono discussi i fenomeni di lemmatizzazione e lessicalizzazione, e come le parole si relazionano tra loro in base alla semantica, alla polisemia e all'omonimia. Si analizzano anche le relazioni gerarchiche tra i lessemi, come l'iperonimia, e le diverse componenti del lessico, come le parole semantiche piene e quelle funzionali.

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Capitolo 3 Il lessico italiano Si de nisce lessico il complesso delle parole di una lingua, tale de nizione però non è precisa, perché l’unità fondamentale del lessico non è la parola (intesa come og...

Capitolo 3 Il lessico italiano Si de nisce lessico il complesso delle parole di una lingua, tale de nizione però non è precisa, perché l’unità fondamentale del lessico non è la parola (intesa come ogni elemento linguistico dotato di un’autonomia nella forma e nel signi cato) bensì il lessema , che non sempre corrisponde a una parola, ma è un concetto più ristretto ma allo stesso tempo più ampio È più ristretto perché molte parole diverse costituiscono in realtà un unico lessema come ad esempio le numerose forme paradigmatiche Del verbo (il cui lessema di base è considerato l’in nito) Ma è anche un concetto più ampio perché può essere formato da più parole tra loro combinate, nei composti Non univerbati E nelle cosiddette unità lessicali superiori, come “problema base“ ,“sala macchine“ ,“e etto serra”, “sala da pranzo“, eccetera… Quindi per lessema si intende un’unità lessicale (una parola) che comprende anche tutte le sue possibili forme esse, ed è l’unità minima che costituisce il lessico di una lingua. Per esempio le parole braccia, tornava, sono parole (forme esse), ma solamente braccio e tornare sono lessemi(forme di citazione); in parole povere il lessema è la forma base della parola, la parola è la forma essa del lessema. Lemma si di erenzia dal lessema perché è il lessema nel momento in cui viene lemmatizzato ossia viene inserito nel dizionario quindi i lemmi sono lessemi. Quando cerchiamo le parole sul dizionario troviamo il lemma, ovvero la forma di citazione di una parola ( per esempio la forma di citazione del verbo é l’in nito/ del nome é il maschile o femminile singolare , ecc…), che rappresenta la parola o le sue forme di essione ( ovvero la declinazione o coniugazione della parola) L'operazione che trasforma la parola dalla forma essa al suo lemma si chiama lemmatizzazione ( amavo → amare) Vi sono dei fenomeni riguardante ciò, come la lemmatizzazione che il processo di riduzione di una forma essa di una parola al suo Lemma, come giocavo viene ridotto al suo Lemma ovvero giocare. Esiste un fenomeno in italiano che si chiama lessicalizzazione per cui un elemento che era una forma essa di un determinato elemento si è lessicalizzato , ovvero si è codi cato nel lessico, ciò quindi accade quando nuove unità linguistiche, che in una fase precedente non erano considerate lessicali, vengono a far parte del lessico di una lingua; si possono considerare lessicalizzazioni - la formazione delle parole(Libro - libretto questo è un alterato lessicalizzanti Orecchio - orecchino anche esso è un alterato lessicalizzato ossia che non è un piccolo orecchio ma è un piercing), - i processi di fusione di elementi linguistici che comportano una riduzione della composizionalità del signi cato(composizionalità: è un principio della semantica che stabilisce che il signi cato di un’espressione linguistica è determinato solo dal signi cato delle sue espressioni costituenti e dalle modalità con cui sono combinate es.“Socrate è un uomo“ il signi cato di questa frase è completamente dato dal signi cato delle parole “Socrate“ e “uomo“ e della connessione logica” è un “.) - e i processi di separazione di elementi originariamente unitari. Il dizionario e il vocabolario si tendono a distinguere , il dizionario ha un signi cato più ampio, in quanto può riferirsi anche trattazioni disposte in ordine alfabetico, ma non esclusivamente lessicali (per esempio vi è il dizionario enciclopedico, il dizionario biogra co, eccetera…), ma che quindi comprende la totalità di lessemi di una lingua, mentre il complesso dei vocaboli e delle locuzioni di una lingua o di un dialetto (la lingua italiana, o il napoletano, eccetera…) Si trovano nel vocabolario, che quindi costituisce una parte ben determinata del lessico, usata in una scienza, in un linguaggio settoriale, da un gruppo sociale. Il vocabolario è ordinato gerarchicamente ed è costituito da termini ; nei vocabolari delle scienze i lessemi hanno funzione denotativa, servono a de nire in modo oggettivo e neutro; nel linguaggio fi fi fi fl fl fi ff fl fl fi ff fi fl fi fi fi fl fl fi fi fi fi fi comune invece molti lessemi hanno funzione connotativa, esprimendo anche valutazioni soggettive a ettive o espressive. A che serve la lingua? Serve a rappresentare il mondo , quando pensiamo una lingua noi pensiamo alle parole , ossia strumenti che servono a dare nomi alle cose. infatti il lessico è il livello della lingua più esposto al contatto con la realtà extra linguistica, ma è bene sapere che non riproduce meccanicamente il mondo esterno. Il fondatore della linguistica moderna, Ferdinand de Saussure, ha elaborato il concetto di arbitrarietà del segno linguistico, fondamentale per impostare correttamente il rapporto tra le parole e le cose che in esse indicano (dette referenti), ma Saussure non parlava in modo speci co dell’arbitrarietà del segno linguistico, perché ci sono, una serie di parole che sono motivate (quindi ogni parola da una motivazioni diversa ai diversi referenti), ci sono lingue invece che utilizzano una sola parola per esprimere più concetti ho altrettante lingue che esprimono i concetti in altri modi.ogni lingua ha un suo modo di rappresentare la realtà, come per esempio in inglese Glass signi ca occhiali, vetro, bicchiere, ciò perché sono fatti dello stesso materiale, mentre in italiano utilizziamo termini di erenti. Il lessico di ciascuna lingua, dunque, rispecchia una particolare visione della realtà. All’interno del patrimonio lessicale è possibile individuare i rapporti tra i vari lessemi, che non sono a atto casuali, ma hanno una struttura precisa sia sul piano sintagmatico(che fa riferimento al legame che un lessema a con gli altri che compaiono nello stesso enunciato), sia sul piano paradigmatico (che studia il legame di un lessema con altri che potrebbero comparire al suo posto all’interno dell’enunciato). Così, sul piano paradigmatico, un lessema come “ragazzino” può essere sostituito da, bambino, adolescente, giovinetto,ecc… Mentre sul piano sintagmatico Gli articoli “il“ o “un “, si possono legare ad aggettivi come, piccolo, sveglio, curioso, ecc… Per analizzare il lessico anche da questo punto di vista, la lessicologia (lo studio del lessico) si lega a un’altra branca della linguistica, la semantica, che studia speci catamente i signi cati. Se l’ampiezza del lessico di una lingua non è facilmente precisabile, è però possibile analizzare le sue diverse componenti: tra le semi possiamo così distinguere almeno le parole semanticamente piene (nomi, verbi, aggettivi, alcuni avverbi), che costituiscono la stragrande maggioranza del lessico di ogni lingua, e le parole grammaticali o funzionali (o parole vuote), numericamente molto più ridotte, che pur non essendo del tutto prive di signi cato, servono soprattutto per legare tra le Altre parole all’interno di frasi, periodi o blocchi di testo. Parlando di lessicologia semantica, sappiamo che in ogni lingua molti le semi non hanno un solo signi cato ma anche di più, a seconda dei contesti in cui vengono impiegati: si parla allora di Polisemia. I vari signi cati sono detti accezioni, per esempio se prendiamo il verbo polisemico “mettere”, può signi care a seconda dei contesti, porre, appoggiare, introdurre, indossare eccetera… in generale la Polisemia è dovuta all’aggiunta di altri valori al signi cato fondamentale del lessema , in base a processi di metafora, metonimia eccetera, per esempio possiamo fare riferimento ai nomi degli animali, che sono stati spesso riferiti alle persone per indicare qualità o difetti (Martina è un’oca), ma anche per indicare oggetti (il cavallo dei pantaloni). Talvolta i signi cati secondari possono diventare quelli più importanti oppure si può perdere del tutto il legame tra questi diventando due diversi lessemi distinti, quasi come omonimi: come nel caso delle “penne“ degli uccelli, ormai lontane dalle “penne“ per scrivere, cosiddette perché in origine erano appunto penne d’oca. L’omonimia è però generalmente diversa dalla Polisemia e vi è tra lessemi del tutto indipendenti sul piano del signi cato e coincidono solo sul piano del signi cante e talvolta la convergenza vi può essere solo sul piano gra co ( omogra a) come in pésca/ pèsca. Lessemi completamente diversi sul piano del signi cante ma che invece coincidono nel signi cato fondamentale sono detti sinonimi, come faccia e viso. Lessemi che hanno un signi cato opposto si de niscono antonimi, si distinguono tradizionalmente in bipolari (come vivo e morto) e quelli graduabili(che rispetta i primi ammettono gradazioni intermedie come caldo freddo, buono cattivo) Poi vi sono relazioni semantiche più signi cative dal punto di vista della struttura del lessico perché riguardano i rapporti gerarchici tra parole, e sono i rapporti di iperonimia, dove gli fanno parte lessemi che hanno un signi cato generale che comprende signi cati più ristretti di altri lessemi; L’altro rapporto è di iponimia, che possono essere le semi a loro volta iperonimi ma di signi cato ancora più ristretto, per esempio animale è un iperonimo Perché al suo interno fi fi fi ff ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ff fi fi comprende le semi con signi cato più ristretto come mammifero e quadrupede, e essi a loro volta sono iponimi perché hanno un signi cato ancora più ristretto ovvero possono contenere le semi come cane o gatto, che allora volta sono iperonimi di siamese o bulldog, eccetera. Quando noi parliamo di lessico lo a rontiamo da due punti di vista separiamo il lessico dalla morfologia. Dal punto di vista semantico ossia dal signi cato giorno e giornale sono due parole diverse ma dal punto di vista morfologico ci interessa che giornale è un derivato di giorno. Le parole autonome sono espressioni che semanticamente sono parole ed esprimono un concetto dal punto di vista morfologico sono morfemi diversi come palla al piede dal punto di vista semantico è un unica parola mentre dal punto di vista morfologico ci interessa perché sono tre parole Ancora e ancóra sono semanticamente diverse Naturalmente, nessun italiano conosce o usa l’intero olistico della propria lingua, ma solo una parte molto ridotta di questo: il vocabolario di ciascun individuo varia il rapporto all’età, alla cultura, alla professione, agli interessi, ai rapporti sociali, eccetera… Gli stessi dizionari raccolgono solo una parte, più o meno estesa, delle lessico italiano. Il dizionario dell’italiano contemporaneo più ampio è il grande dizionario italiano dell’uso, diretto da Tullio de Mauro pubblicato nel 1999. De Mauro compose il vocabolario basandosi sul suo criterio, ovvero dividendo l’insieme delle parole di una lingua di base, in base alla loro frequenza d’uso, e da lì notò un settore particolare, da lui de nito come vocabolario di base, formato da circa 7000 les semi che costituiscono appunto la base di tutti i testi, sia scritti che parlati, della nostra lingua. Il vocabolario di base è suddiviso al suo interno in tre fasce: -il lessico (o vocabolario) fondamentale: comprende 2000 lessemi che sono parole funzionali nonché i verbi, i sostantivi, gli aggettivi e gli avverbi più frequenti, e che sono noti praticamente a tutti coloro che parlano all’italiano -Il lessico di alto uso: comprende tra i 2500 e i 3000 lessemi usati frequentemente nel parlato e nello scritto e noti a tutti coloro che hanno almeno un livello di istruzione medio -Il lessico di alta disponibilità: costituito da 2300 lessemi legati a fatti, oggetti ed eventi della vita quotidiana, che anche se non vengono nominati spesso, sono ben noti a ogni parlante È stato rilevato che il lessico fondamentale è quello di alto uso hanno una lunga durata e comprendono moltissime parole derivate dal latino mentre il lessico di alta disponibilità è più legata alle trasformazioni sociali e alle mode. Altri 45.000 mila lessemi circa appartengono al cosiddetto vocabolario comune e compaiono in testi più complessi, soprattutto scritti, comprensibili a chi è fornito di un’istruzione medio alta. Il vocabolario di base è il vocabolario comune costituiscono il vocabolario corrente. Ci sono dizionari che lasciano dentro parole che non si usano più Le altre parole dell’italiano appartengono a queste categorie che non sono di secondario livello ~Lessemi della lingua letteraria LET ~Lessemi tecnico-scienti co TS ~Regionalismi RE ~Forestierismi ES Tutto questo è il patrimonio letterario italiano Abbiamo ancora due settori del lessico da ricordare: -Le voci gergali: parole proprie di linguaggi usati da gruppi ben de niti per comunicare tra loro in modo da non farsi comprendere da estranei, ma soprattutto per riconoscersi come appartenenti allo stesso gruppo, Utilizzano tra l’altro, parole della lingua comune o di base dialettale, modi cate poi nel signi cante o nel signi cato (“forno” nel gergo teatrale indica il teatro vuoto) -I regionalismi: sono le semi relativi anch’essi, come quelli che appartengono al vocabolario di base, a concetti legati a cose, fatti, eventi della realtà quotidiana, ma che non sono estesi all’interno del territorio nazionale, ma solo nella varietà di italiano parlate in alcune regioni o Sub regioni, un esempio può essere nella varietà dei nomi e delle forme di pane come la michetta milanese, la Ciriola romana, eccetera fi fi fi fi fi ff fi fi fi fi Abbiamo detto che il lessico nel suo complesso si presenta di cilmente circoscrivibile: in e etti esso è costituzionalmente aperto, quindi si arricchisce continuamente di nuove entrate (le parole nuove o neologismi), usate prevalentemente per indicare nuovi oggetti scoperti o inventati e , nuovi concetti individuati, ma al tempo stesso subisce anche delle perdite, infatti ci sono parole che dopo un certo tempo cadono in disuso e diventano arcaismi. Notevole incidenza sul piano lessicale hanno in ne, i contatti con le altre lingue, che determinano l’introduzione di prestiti, cioè di parole tratte appunto da queste lingue. Il fenomeno del prestito, presenta in tutte le lingue, è dovuto a fattori extra linguistici: il contatto tra le lingue diverse diverse si può avere per contiguità territoriale o in seguito a movimenti demogra ci, a eventi politici, a scambi economici, a rapporti culturali, eccetera … Nel prestito linguistico molto importante è anche il concetto di prestigio: è la superiorità di un popolo in un determinato campo a favorire l’accoglimento di parole della lingua di quel popolo in altre lingue. In ogni caso, il prestigio riguarda prevalentemente il lessico, più di cilmente gli in ussi stranieri riguardano gli altri livelli di analisi linguistica. Un altra classi cazione è quella per Indagare la composizione dell’italiano dal punto di vista della sua origine. Se analizziamo il lessico italiano dal punto di vista etimologico, facendo cioè riferimento all’origine dei lessemi che lo costituiscono, possiamo individuare tre diverse componenti: -Le parole di origine latina, tra le quali vanno ottenute distinte quelle di tradizione popolare e le voci dotte(le parole dotte non appartengono correttamente alle parole di origine latina ma in realtà sono dei prestiti si chiamano cultismi , che non sono entrate nel lessico italiano partendo dal latino classico al latino volgare e poi all’italiano, ma sono state recuperate nel lessico italiano, prima della lingua scritta, in momenti diversi o anche parole che sono entrate di recente ossia nel parlare noi utilizzano delle parole di origine latino, come anni fa una legge venne chiamata legge della parcondicio (voce dotte)oppure il referendum (voce dotte) sono parole di origine latina ma non fanno parte del patrimonio italiano ) -I prestiti o forestierismi, cioè parole attinte ad altre lingue con cui l’italiano è entrato in contatto (anche i dialettalismi , le voci attinte ai vari dialetti italiani, possono rientrare in questo ambito, e in questo caso si parla di prestito interno) -neoformazioni o neologismi, cioè parole nate all’interno del sistema italiano, ma formate attraverso vari meccanismi, come la derivazione e la composizione ,a partire da parole di origine straniera. Le parole di origine latina: gli allotropi All’interno della componente latina vanno innanzitutto individuate le parole popolari, quelle di tradizione diretta o ininterrotta, che dal latino sono passate nella nostra lingua, spesso rimanendovi. Tra le parole popolari vanno tenute distinte: i latinismi, ovvero le parole dotte che non sono passate dal latino classico al latino volgare e poi all’italiano, ma sono state recuperate nel lessico italiano in momenti diversi.(ma ciò è stato già detto) Spesso da una stessa base latina possono derivare due o più parole italiane, di solito una popolare, e una dotta, diverse sia nella forma sia nel signi cato, che vengono chiamate allotropi: la parola popolare, si riconosce come quella che più si è allontanata dalla base latina sia dal punto di vista formale sia nel signi cato. Tra i numerosi allotropi alcuni esempi possono essere (dal latino CAUSAM abbiamo Cosa e Causa , da MACHINA abbiamo Macina e Macchina, dal latino CIRCULUM abbiamo Cerchio e Circolo , ecc…. Moltissimi altri termini di origine latina sono stati introdotti per via dotta, dal medioevo a oggi, nel lessico italiano. A molte parole pervenute per via popolare sono infatti legati aggettivi di coniazione dotta come: mese e mensile, ore e oreale, eccetera… Se in questi casi la comune matrice etimologica Resta percepibile, in molti altri casi la lontananza tra le basi è maggiore come in: orecchio e auricolare, cuore e cordiale; in altri casi ancora voci pervenuti per tra la popolare, si legano sul piano semantico a voci dotte, che hanno un’altra matrice latina o greca, e in questo caso si parla di suppletivismo: Così in questo caso l’aggettivo corrispondente di “bocca“ (parola fl fi fi fi fi fl fi ffi fi ffi fi ff popolare, derivata dal latino BUCCA) non è “boccale“ ma “orale“, quest’ultima deriva dal latino ORIS “Bocca”. In parole come bere e mangiare vi sono latinismi corrispondenti come bevibile e mangia ma anche potabile e commestibile. Quindi gli allotropi sono due parole che hanno una comune origine latina che si di erenziano per forma e signi cato Parola popolare è quella più lontana più diversa dalla parola di origine Quando abbiamo una coppia di parole si veri ca allotropi ossia una parola è di origine popolare mentre l’altra dotta La parola dotta è quella rimasta più simile foneticamente alla parola originaria Parola latina machinam da qui nella coppia di parole ci sarà “Macchina”parola dotta perché è simile foneticamente alla parola originaria Macina parola popolare perché si allontana dalla parola latina originaria. Il latino a continuato a vivere come serbatoio dei prestiti Oltre alla componente latina il lessico italiano si è arricchito nel corso dei secoli di forestierismi o prestiti, parole tratte da altre lingue con cui la nostra è venuta in contatto per vicende politiche, economiche o culturali Un’altra di erenza che i linguisti fanno riguarda il signi cato dei prestiti e introducono la categoria del prestito semantico ossia un prestito che riguarda il signi cato Il prestito semantico riguarda parole italiane già esistenti ma che esistono anche in forme diverse in altre lingue di cui noi prendiamo il signi cato che quella parola straniera ha , quindi aggiungiamo ad una parola esistente in italiano il signi cato della parola straniera corrispondente. Si parla allora di prestiti semantici, tra i quali si distinguono quelli: omonimici , basati sulla somiglianza del signi cante o quelli Sinonimici, in cui la somiglianza sia solo nel signi cato come stella, diva o divo, basato sull’inglese star. Una parola o una locuzione straniera può entrare in un’altra lingua grazie a un altro procedimento detto calco, che è una specie di traduzione. Tra questi si distinguono i calchi strutturali, che imitano la struttura del modello da cui provengono, e i calchi traduzione, che guardano all’aspetto semantico(come emendamento, che vuol dire modi ca di legge, dall’inglese e amendment). Come per i prestiti anche i calchi si distinguono in omonimici(come processore preso dal modello di processor) e sinonimici(Come ne settimana che viene dall’inglese weekend) Grattacielo skyscrapers (edi cio alto in contesto americano) Il calco è una specie di traduzione dell’originale, quindi noi abbiamo una parola italiana nuovo, sono il punto importante che ci porta al ragionamento sulla traducibilita. Fino ad un certo momento l’italiano ha adattato, ma da un certo momento in poi vuoi poerchecle lingue straniere si sono di use vuoi per la globalizzazione ad un certo punto i prestiti iniziano ad essere non adattati o ad essere calchi. Quindi l’adattamento si ferma no alla ne dqllo800 dal 900 le parole iniziano ad essere non adattate e anche calchi che rende più trasparente la lingua che presta e che accoglie il prestito Quindi i calchi possono essere considerati una sorta di traduzione formale , creando una parola nuova anche nella forma. Calco sono Parole italiana creata nuova con materiale italiano sulla base di un corrisponde straniero. I prestito o forestierismi si intende qualunque parola di origine angloglotta cioè esterna al sistema che viene aggiunta all’italiano, Più aumentano i contatti più le lingue assumono parole di lingue straniere, c’è necessità di trovare parole che indicano luoghi nuovi e oggetti nuovi, I prestiti di necessità quando davvero viene la necessità di usare quella parola straniera perché la lingua propria non ha un termine esatto per de nire quel concetto, per noi computer è un prestito di necessità per i francesi è prestito di lusso cioè è una parola nuova ma già c’è ordinateur. Ci sono dei casi dove il prestito diventa di lusso ossia in tutti i casi dove la parola esistente nella nostra lingua è stata sostituita da una parola di un’altra lingua. Prestiti adattati e prestiti non adattati che ff ff fi ff fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi Prestiti adattati ossia Parole di origine straniere che però le lingue che li accoglie li adatta alla propria morfologia e fonologia, I prestiti non adattati computer hotel che mantengono l’origine della parola ed è evidente. Bistecca dall’inglese beef steak Treno dal francese train Gli antichi germanici ci hanno lasciato Blanc da dove deriva bianco Utilizziamo parole di origine germanica guancia, milza , schiena Rubare, arra are, spranga origine germanica Dogana, tari a, magazzino , ragazzo(un tempo era inserviente) origine araba Sono parole opache nessuno si sognerebbe di etichettarle come parole non italiane , hanno arricchito i lessico nuovo Se passiamo in rassegna le varie categorie di prestiti del lessico italiano, i primi in ordine cronologico sono i -germanismi ,le voci tratte dalle lingue delle varie popolazioni germaniche che invasero la nostra penisola dopo il crollo dell’impero romano. Moltissimi germanismi gurano nel lessico fondamentale; tra i nomi ricordiamo quelli che si riferiscono a parti del corpo corpo (guancia o gota, milza, anca, schiena) ma anche oggetti di ambito domestico (roba, sapone, stalla, zolla, banco e panca, asco, tappo, albergo, nastro) e anche a concetti generali (guerra) o astratti (astio) -Sempre nel medioevo si sono di usi anche attraverso il parlato, molti arabismi , l’arabo ha dato infatti all’italiano numerosi parole, tra cui voci legate al commercio (ragazzo, magazzino, tari a) ha prodotti importati dall’oriente(albicocca, zucchero, carciofo, melanzana) ma anche in termini degli ambiti scienti ci (zero, cifra, algebra) o in astronomia (zenit, nadir) Gli ebraismi Ci daranno parole di uso liturgico come amen, osanna, alleluia. -vi sono poi i gallicismi, cioè voci di origine francese o provenzale, e hanno origine francese voci molto comuni come viaggio e mangiare, ma anche cortile. Vi sono poi parole di origine francese che entrano nell’italiano dal settecento e a volte sono non adattati come garage, menù, roulotte, ma possono essere anche adattati come eclatante, burocrazia, riciclaggio. -L’in usso dello spagnolo è stato forte soprattutto nel cinquecento e nel seicento, epoche a cui risalgono gli Ispanismi , come quintale, tonnellata, otta, brio, etichetta, regalo, ma attraverso lo spagnolo sono entrate anche nell’italiano molte voci esotiche come amaca e cacao, mentre quelli non adattati sono come movida, goleador, hola eccetera… -Molto limitati nell’epoche posteriori a quelle altomedievale, sono i prestiti delle lingue germaniche (a parte l’inglese); tra i tedeschismi vi saranno voci comuni come strudel, fon(Che oggi si trova scritto phon), Blitz eccetera… -Tra gli esotismi citiamo almeno i Nipponismi , mediati prima dal francese e poi dall’inglese, tra i quali si possono ricordare nomi di sport come judo e karate, di attività artistiche come ori organi e di capi di abbigliamento come i kimoni , di cibi come il sushi, e di fumetti e immagini come i manga. L’italiano è stato anche una lingua che ha prestato, esistono alcuni ambiti come quello della musica solo quella classica dov’è la terminologia, i ritmi di voce sono tutti in italiano , soltanto quelli moderni sono stati sostituiti con l’inglese E poi ci sono i veri e propri cavalli di ritorno che è hanno a che fare con la comune matrice latina Come computer è tecnicamente un italianismo, L’italiano ha sfruttata anche il prestito interno, arricchendo il lessico con voci tratte dai vari dialetti parlati dalla nostra penisola, ma poi soprattutto dall’unità d'Italia in poi sono state usatele voci toscane, come mascara che un italianismo dal Toscano. Si parla in questo caso di dialettalismi , documentati già anticamente da esempi come scoglio, che di origine ligure, o pizza voce speci catamente napoletana un tempo considerata sinonimo di focaccia e di schiacciata e oggi divenuta l’italianismo più di uso nel mondo. fl fi ff ff fi fi ff ff fl fi ff I neologismi sono invece le parole nuove, entrate da poco nel lessico di una lingua per indicare nuovi concetti, e per coniare nuovi vocaboli si utilizzano prevalentemente i meccanismi di formazione delle parole e in questo caso parleremo di neologismi combinatori: che mettono insieme elementi già esistenti nella lingua come parole intere, pre ssi, su ssi e con ssi. Ma abbiamo però anche i neologismi semantici, quando nuovi signi cati si aggiungono a voci già esistenti, non di rado per in usso di un’altra lingua. I neologismi devono essere ben distinti però dagli occasionalismi , Spesso proprie esclusivamente della lingua dei giornali e non sono come gli neologismi che invece sono destinati a insediarsi più o meno stabilmente nel lessico. fl fi fi ffi fi

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