Guerra Sannitica (PDF)

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Liceo Scientifico Statale 'Vittorio Veneto'

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storia romana guerra sannitica roman history ancient history

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Questo documento riassume la guerra sannitica, un conflitto tra Roma e i Sanniti, una popolazione italica. Il testo descrive le cause, le fasi e gli eventi chiave del conflitto, mettendo in evidenza le strategie militari e le conseguenze politiche.

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La guerra con i Volsci aveva portato i Romani a contatto con l'area occupata dai Sanniti, una bellicosa popolazione italica, originaria dell'altopiano del Molise. Sappiamo di una loro federazione che riuniva quattro Stati tribali (Pentri, Caudini, Carricini, Ir-pini), ciascuno de...

La guerra con i Volsci aveva portato i Romani a contatto con l'area occupata dai Sanniti, una bellicosa popolazione italica, originaria dell'altopiano del Molise. Sappiamo di una loro federazione che riuniva quattro Stati tribali (Pentri, Caudini, Carricini, Ir-pini), ciascuno dei quali governato da un magistrato di durata annuale che svolgeva funzioni di giudice, di sacerdote e di comandante. Centro di aggregazione dei Sanniti erano i santuari, nei quali venivano prese le decisioni più importanti, come per esempio la scelta di un generale unico in tempo di guerra. Nella seconda metà del V secolo a.C., parte dei Sanniti si espanse in Campania ed entrò in contatto con le colonie greche. Nel 354 a.C. - probabilmente sotto la spinta della comune paura dei Galli - Sanniti e Romani strinsero un'alleanza che stabiliva al ume Liri (che scorre tra gli attuali Abruzzo, Lazio e Campania) il con ne tra i loro territori; tuttavia, nell'arco di un decennio la volontà espansionistica di entrambi li portò a infrangere il trattato e a scontrarsi in tre con itti, che sono noti come guerre sannitiche. Nel 343 a.C. la città italica di Teano fu attaccata dai Sanniti e chiese aiuto a Capua, che a sua volta invocò l'intervento di Roma. La richiesta pose la Repubblica di fronte a un dilemma: da un lato, infrangere l'alleanza con i Sanniti avrebbe portato a violare la pace con gli dèi, chiamati a testimoni in ogni patto; dall'altro, la rinuncia all'intervento avrebbe spianato ai Sanniti la strada per la conquista dell'intera Campania. Furono i Campani a sbloccare la situazione di stallo sottomettendosi spontaneamente alla sovranità di Roma; quell'atto di resa (deditio), incorporando giuridicamente i Campani nello Stato romano, trasformava una guerra di aggressione in una guerra di difesa, ossia in un bellum iustum, una "guerra giusta", nel senso di conforme al diritto (ius) e pertanto approvata dagli dèi. La prima guerra sannitica si combatté in Campania e fu caratterizzata da scontri di breve durata. Nel 341 a.C., i Romani riportarono una vittoria determinante, dopo la quale, per motivi non chiari, rinnovarono il trattato con i Sanniti, lasciandoli così liberi di occupare Teano. Le vittorie conseguite accrebbero le mire espansionistiche dei Romani nei confronti della Campania e quindi portarono a un nuovo scontro con i Sanniti, che, essendo in forte espansione demogra ca, erano alla ricerca di nuove terre verso la costa campa-na. Appro ttando di discordie politiche scoppiate nella città greca di Napoli, i Sanniti vi introdussero una guarnigione. Sollecitata dalle proteste degli aristocratici loro- mani di Capua, Roma assediò Napoli e la strappò ai Sanniti; tale evento innescò la guerra, perché il controllo di Napoli garantiva l'accesso al mare. Il con itto iniziò nel 326 a.C. e si svolse in due fasi intervallate da una tregua. Dopo aver inutilmente tentato una manovra di accerchiamento, Roma portò la guerra tra le montagne del Sannio, probabilmente con l'intento di prendere Boviano (oggi Bojano), centro dei Pentri, la più bellicosa fra le tribù sannitiche. Il compatto ordinamento a falange della legione la rendeva tuttavia inadatta a combattere in territorio montagnoso. Questa debolezza tattica portò al disastro delle Forche Caudine (321 a.C.). L'esercito romano fu attirato con l'inganno in una stretta gola nei pressi dell'odierna Benevento. I consoli e tutti i soldati romani dovettero subire l'umiliazione di passare chini sotto un giogo formato da due lance con ccate nel terreno e unite in alto da una terza lancia. La disfatta spinse i Romani a indire una leva straordinaria per raddoppiare il numero delle legioni, che passarono da 2 (una per ogni console) a 4, per un totale di 12.000 uomini. Per ottenere una maggiore mobilità su terreno accidentato si divise poi la fanteria pesante in 30 unità tattiche, i manipoli; inoltre si adottò come arma da getto un giavellotto dal puntale in ferro (pilum), che consentiva lanci in rapida successione. Nel 315 a.C. si ricominciò a combattere. I Romani ripresero la strategia dell'accerchia- mento, stringendo alleanze con i popoli con nanti, e l'anno successivo riportarono che avvenne nel 305 a.C. la prima vittoria, ma la guerra terminò solo con la presa della roccaforte di Boviano,Il trattato di pace lasciò integro il territorio sannita, ma Roma aveva ormai esteso il suo fl fi fi fl fi fi fi fi fi dominio sulle regioni attorno al Sannio, stipulato alleanze con i popoli dell'Italia centrale e ottenuto il controllo della Campania. I Sanniti, scon tti ma non domati, cercarono nuove alleanze con Etruschi, Umbri, Sabini e Galli Senoni, e nel 298 a.C. ripresero la guerra; per la prima volta, dunque, Roma si trovò ad affrontare una coalizione di popoli. Grazie a nuovi arruolamenti, però, nel 295 a.C. i Romani riportarono un'importante vittoria nella battaglia di Sentino (Sassoferrato, nelle Marche): Umbri ed Etruschi si arresero, mentre i Senoni furono costretti a venire a patti. Con i Sanniti la guerra proseguì invece no al 290 a.C., anno che li vide de nitivamente scon tti in Irpinia; Roma impose loro forti restrizioni territoriali. La vittoria sui Sanniti ebbe effetti rilevanti. Innanzitutto, nel 290 a.C. fu annessa la Sabina (nell'entroterra laziale), sia per evitare il ricrearsi di alleanze pericolose sia per l'importanza strategica della regione, attraversata da strade commerciali e milita-ri. In secondo luogo, la classe dirigente romana strinse con quella di Capua un accordo che aprì l'accesso al senato alle grandi famiglie dell'aristocrazia campana, il cui interesse per l'espansione marittima in ui sulle successive scelte in politica estera. In ne, l'espansione portò Roma in contatto con le città greche della Magna Grecia, culturalmente ed economicamente ricche, che di li a poco avrebbero attratto il suo interesse. Nel 284 a.C. i Galli Sènoni ricominciarono a compiere scorrerie in Etruria, ma Roma li fermò in iggendo loro una disastrosa disfatta; il loro territorio fu annesso in gran parte e su di esso venne fondata la colonia costiera di Sena Gallica (Senigallia). fi fl fl fi fi fi fi

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