Summary

This document provides a summary of economic concepts related to utility, goods, and needs. It discusses different types of needs, their characteristics, and how they are categorized. The document also explains the concept of utility and its different types. It explores the relationship between needs, goods, and utility, focusing on a range of economic factors.

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Dall’utilità ai costi di produzione Beni-Bisogni-Utilità Bisogni Quando parliamo di bisogno, intendiamo un bisogno che deve essere soddisfatto principalmente per la specie umana che è naturale (con bisogni umani naturali) e creature sociali (co...

Dall’utilità ai costi di produzione Beni-Bisogni-Utilità Bisogni Quando parliamo di bisogno, intendiamo un bisogno che deve essere soddisfatto principalmente per la specie umana che è naturale (con bisogni umani naturali) e creature sociali (con bisogni sociali). Il bisogno è una condizione di insoddisfazione (necessità, desiderio) dalla quale un individuo cerca di uscire tramite l’uso o il consumo di un bene o di un servizio. Dopo aver chiarito la definizione dei bisogni dell'essere umano, li dividiamo in: Concezione essenzialistica (i bisogni generano i nostri comportamenti individuali e collettivi ) e Concezione collettivistica (Secondo cui i bisogni sono storicamente e socialmente determinati). Ci sono 3 principi fondamentali dei bisogni: il principio di subordinazione (la soddisfazione di alcuni bisogni è una condizione necessaria per l'emergere di altri), il principio dei bisogni saziabili (l'intensità di un bisogno finisce col decrescere quando ci sono più beni) , e il principio della crescita dei bisogni (a escludere situazioni di saturazione assoluta). Dopo questi tre principi, viene la teoria marginale che ignora il principio di subordinazione (certa soddisfazione) e il principio della crescita dei bisogni (nessuna saturazione) e si basa solo sul secondo principio che è il principio dei bisogni saziabili, cioè i bisogni che possono essere soddisfatti, quando in questa situazione c'è solo il bisogno di utilità. E poiché la funzione di utilità è posta come funzione diretta della quantità dei beni consumati, il risultato è che i beni sono tutti riducibili a un'unica misura che è appunto la capacità di produrre utilità. Le caratteristiche dei bisogni: Illimitatezza - I bisogni si moltiplicano con il progresso economico e sociale della collettività Saziabilità - Con l’uso o il consumo di beni o servizi i bisogni si attenuano anche fino al loro completo appagamento Soggettività - I bisogni variano da individuo a individuo Variabilità - I bisogni mutano in base alle epoche, all’ età, alle condizioni climatiche e geografiche Ri-sorgenza - I bisogni appagati si ripresentano dopo un periodo di tempo Classificazione dei bisogni: Primari - Direttamente connessi all’esistenza dell’uomo Secondari - Sono materiali, ma non essenziali Individuali - Avvertiti dall’individuo come singolo Collettivi - Avvertiti in quanto membri di una collettività Le classificazioni dei beni economici I bisogni vengono sodisfatti da beni o servizi. Beni materiali e immateriali: Beni materiali sono concreti; Beni immateriali sono i servizi e consistono in prestazioni o attività esercitate da taluno a beneficio di altri assicurazioni, trasporti, prestazioni sanitarie, spettacoli ecc.) Beni diretti o strumentali: Beni diretti soddisfano direttamente i bisogni. Beni strumentali non vengono consumati ma servono per produrre altri beni. Beni a fecondità semplice o ripetuta: Beni a fecondità semplice possono essere usati una sola volta perché si consumano in un solo utilizzo. Beni a fecondità ripetuta possono essere usati più di una volta. Beni indipendenti o complementari: Beni indipendenti se la loro utilizzazione prescinde da quella di altri. Beni complementari nel caso in cui utilizzati contemporaneamente ad altri, soddisfino maggiormente il bisogno. Beni mobili e immobili: Beni mobili o immobili a seconda che possano essere trasferiti da un luogo all’altro. Beni succedanei o surrogati: Beni succedanei o surrogati soddisfano il medesimo bisogno (burro e margarina) quindi possono sostituirsi l’uno all’altro. L’utilità Perché un prodotto possa essere considerato economico, al di là delle sue vendite, deve essere utile e quindi adatto a soddisfare i bisogni. Questo può essere un utilità con un prodotto o un servizio che soddisfa principalmente psicologicamente il bisogno. Inoltre, il vantaggio dipende dalla quantità di prodotti disponibili. Tipi di utilità: Utilità totale - L’utilità di tutte le dosi disponibili del bene Utilità Marginale - L’utilità dell’ultima dose a disposizione Utilità Iniziale - L’utilità della prima dose assunta La legge dell’utilità marginale decrescente: L’utilità marginale (U) della prima unità è sempre molto alta. La seconda unità del bene economico ha un’utilità marginale inferiore, perché il bisogno già in parte soddisfatto dalla prima e così via. La riduzione dell’utilità marginale riduce il prezzo che la persona è disposta a pagare per un’ulteriore unità di consumo del bene. Pertanto, il prezzo del bene diminuisce man mano che il consumatore soddisfa il suo bisogno. Quando la persona soddisfa per intero il suo bisogno, qualsiasi ulteriore unità di consumo ha un’utilità marginale nulla. La persona non è più disposta a pagare per consumare il bene. Secondo la legge dell’utilità marginale decrescente, l’utilità marginale del bene economico decresce con la quantità consumata del bene stesso. Produzione Si definisce produzione la trasformazione impressa dall’uomo alla materia che, nello stato in cui si presenta, non riesce a soddisfarne i bisogni. Carattere comune di queste trasformazioni è che sono rivolte ad accrescere l’utilità della materia trasformata. Quindi, per produzione s’intende ogni attività che trasformi beni economici in altri aventi un’utilità complessiva maggiore, sia che l’attività stessa si traduca in trasformazioni tecniche della materia o della forma, distrugga cioè alcuni beni per crearne altri, sia che trasformi i beni nello spazio o nel tempo. In questo contesto spesso è considerata come fatto istantaneo ma è una Semplificazione. Secondo la distinzione di C. Clark, entrata ormai nell’uso comune, per: p. primaria si intende quella agricolo-forestale, della pastorizia, della caccia e della pesca, p. secondaria quella delle industrie manifatturiere, edilizie e fornitrici di gas, elettricità ecc., e delle opere pubbliche; p. terziaria quella di tutte le altre attività economiche che pure possono assorbire capitali e mano d’opera (attività ricreative di vario genere, attività connesse al turismo, trasporti, servizi personali e domestici, arte, letteratura, scienza, professioni, pubblica amministrazione) Tipi di Produzione: Classificazione secondo le relazioni che intercorrono tra prodotti Produzione Semplice (o singola) - Quando il processo produttivo ha come risultato un solo prodotto tecnicamente omogeneo (tutti mattoni…) Produzione differenziata - quando gli stessi mezzi si possono utilizzare in modo alternativo per ottenere prodotti diversi (utilizzo di una macchina a produzione alternativa) Produzione congiunta (o multipla) - Si ha quando dall’impiego degli stessi mezzi di produzione si ha più di un prodotto e uno è primario rispetto all’altro (allevamento ovini: lana e latte ; lavorazione legno: travi e segatura; …) Fattori originari di produzione: Scomponendo al limite i fattori di produzione ne otterremo alcuni originari o irriducibili 1. Lavoro umano - attività umana, produzione per ricchezza, pagamento tramite salario, basato sul valore-lavoro, Teoria della produttività marginale. 2. Terra e materie prime - la identifichiamo con i beni naturali o minerali che fornisce. Limitazione- irriproducibilità – non trasferibilità(fonderia, miniere). Pagamento tramite Rendita (pagamento fisso mensile/annuale) 3. Capitale - qualsiasi bene, risultato della produzione che venga nuovamente investito nel processo (beni strumentali). Prezzo d’uso è interesse. Saggio d’interesse rapporto tra interesse e unità di capitale nell’unità di tempo. 4. Profitto (capacità organizzativa) - capacità di programmare e organizzare la produzione. Il profitto è il surplus che rimane all'imprenditore, dopo che ha venduto un prodotto e ne ha pagato i costi. Sono controllabili e detti specifici, altri incontrollabili sono detti impliciti. Importanza del fattore quantità, unità di misura. Fattori di produzione: Coefficienti di produzione sono le quantità di ciascun fattore che occorrono per l’unità del prodotto Fattori sostitutivi sono quei fattori in cui la sostituzione dell’uno può essere compensata dall’aumento dell’altro – (operai –macchine) Fattori congiunti sono quei fattori in il cui coefficiente di produzione influenza le caratteristiche tecniche di un altro (esempio malte mano d’opera) Ottimizzare le combinazioni dei fattori di produzione è fondamentale dal punto di vista tecnico ed economico Produttività Possiamo definire produttività la relazione che lega il prodotto ed i fattori di produzione produttività marginale di v1 sarà l’incremento del prodotto che si ottiene incrementando il fattore v1 di una certa dose e quindi la derivata parziale della funzione x rispetto a quel fattore. Possiamo definire produttività media il rapporto tra il complessivo numero delle unità di prodotto (produttività totale) ed il complessivo numero di dosi di un fattore La produttività media di un fattore è anche detta rendimento medio ed è crescente quando aumentando la dose di quel fattore aumenta. Sostituibilità dei fattori: Quando la sostituibilità di un fattore è vantaggiosa? E’ importante sapere in che proporzione si possono sostituire due fattori xi e xk per mantenere uguale la produzione del prodotto. Dobbiamo conoscere il rapporto tra le produttività marginali Quando il rapporto di sostituzione RS è minore di 1 allora la sostituzione è vantaggiosa, infatti ci vorranno meno dosi del fattore k rispetto al fattore i. Problemi d’impresa: Chi gestisce l’Impresa (l’Imprenditore) deve affrontare e risolvere una serie di problemi, corrispondenti a distinte decisioni. L’Approccio Neoclassico alla teoria dell’impresa concentra l’attenzione su due problemi in particolare: Problema 1: come produrre? E’ il “problema dell’architetto/ingegnere”: data una certa tecnologia (insieme di modi di utilizzare gli input per ottenere un certo output), ci si chiede come combinare gli input per ottenere una data quantità di output al minimo costo di produzione. Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso tecnico. Problema 2: quanto produrre? E’ il “problema del manager”: dati i modi tecnicamente efficienti di produrre l’output (funzione di produzione) e date le condizioni del mercato (p.e. dato il prezzo), ci si chiede quanto output produrre al fine di massimizzare il profitto (differenza tra ricavi e costi) dell’impresa. Risolvere questo problema consente all’impresa di essere efficiente in senso economico. In tale visione semplificata, Imprenditore è chi Risolve i due Problemi. Funzione di produzione: Rispetto al “problema dell’architetto/ingegnere”, ci interessa solo la sua soluzione, ovvero la funzione di produzione (fdp). La fdp è la relazione che intercorre tra la quantità di fattori (input) utilizzati nel processo produttivo e la quantità di prodotto finale. Riassume i modi tecnicamente efficienti di produrre un certo output, data una certa tecnologia fdp: Esempio: Quantità di auto = F (lavoro umano, energia, acciaio, alluminio, plastica, gomma, tessuto, ecc.) La forma della funzione F(. ) dipende dalla tecnologia Gli economisti trattano la fdp come una “scatola nera” (black box) in cui entrano gli input ed esce l’output. Cosa avviene davvero dentro la “scatola” riguarda l’architetto. Per l’imprenditore conta solo che Q sia ottenuto in modo efficiente, cioè al minimo costo. Prodotto medio – Prodotto marginale Prodotto medio (Pme) è il rapporto tra prodotto totale e quantità utilizzata di un certo fattore di produzione Prodotto marginale (PM) è l’incremento di prodotto ottenuto aumentando di una unità l’utilizzo di un fattore (p.e. l’input i), a parità di tutti gli altri fattori Principio del prodotto marginale decrescente: dati gli altri fattori, al crescere della quantità utilizzata di un certo fattore il suo prodotto marginale diminuisce (Ricardo, 1815). E’ un principio “di natura”, dovuto a due fenomeni ben precisi: 1. L’utilizzo di unità successive di un fattore aventi qualità decrescente (p.e. terreni a fertilità decrescente) - c.d. motivo estensivo. 2. La dotazione fissa degli altri fattori fa sì che ogni unità in più del fattore i ne abbia a disposizione sempre meno (p.e. i raccoglitori di frutta devono dividersi l’uso dell’unica scala) - c.d. motivo intensivo L’imprenditore: Colui che decide come organizzare i fattori della produzione e si assume la responsabilità economica delle decisioni. L’imprenditore puro: E’ l’imprenditore che non ha nessun mezzo proprio. Impresa: Attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi. Impresa Marginale: costo medio minimo è uguale al prezzo di mercato : riesce a coprire soltanto i propri costi, senza lucrare alcun profitto, e che sarebbe costretta a rinunciare a produrre qualora il prezzo di mercato diminuisse anche di poco. Impresa Extramarginale : costo medio minimo superiore al prezzo di mercato: è quindi destinata a sparire, a meno che non riesca a rinnovare il suo sistema di produzione. Impresa Intramarginale: costo medio minimo inferiore al prezzo di mercato: gode di un vero e proprio profitto più o meno rilevante, ossia una differenza tra ricavo totale e costo totale. Il modello di domanda ed offerta vuole spiegare cosa avviene in un mercato in cui compratori e venditori si comportano in modo razionale. La legge del mercato dice che beni identici nello stesso mercato, nello stesso momento, hanno lo stesso prezzo. Questa legge vale nel caso di mercato perfetto, ed è basilare per le valutazioni. Costi di produzione COSTO TOTALE MONETARIO: somma di tutta la moneta spesa dall’imprenditore puro per ottenere una certa quantità di prodotto. Costi fissi: sono quei costi che, entro certi limiti, non variano al variare della produzione. Costi variabili – proporzionalmente: sono quei costi in cui la variazione è proporzionale alla quantità prodotta Costi variabili - non proporzionalmente: sono quei costi che non seguono un andamento proporzionale al variare della quantità prodotta Introduzione alla domanda e offerta Questo modello si basa su alcune ipotesi, e genera determinate conclusioni. Alcuni risultati sono abbastanza ovvi, ma vengono formalizzati dal modello, mentre altri risultati sono contro-intuitivi. Il modello, pur importante, non è una legge fisica, ed il suo uso è spesso distorto. Questo avviene quando si applica in casi in cui le sue ipotesi non possono essere accettate o quando i suoi risultati sono interpretati in modo troppo estensivo. Il mercato E’ il luogo dove avviene lo scambio e dove si incontrano produttori (o venditori) e consumatori (o acquirenti) qualsiasi meccanismo che consenta l’incontro tra domanda e offerta esistono mercati per i diversi beni e per diverse dimensioni della domanda. Valore o rapporto di scambio: E’ il rapporto con cui vengono scambiate due merci il valore di scambio di A in termini di B e’ a/b. Prezzo di mercato: Si dice prezzo di una merce il rapporto di scambio tra una certa quantità di quella merce e la moneta. Elasticità della domanda Definiamo elasticità della domanda: Rapporto tra variazione della quantità domandata e variazione del prezzo Rapporto maggiore di 1 piccole variazioni di prezzo grandi variazioni della domanda : domanda elastica. Mercato: attributi Aperto: quando tutti vi possono accedere Chiuso: quando vi possono accedere solo alcuni Trasparente: quando i prezzi possono essere conosciuti istantaneamente da tutti gli interessati Perfetto: è aperto e trasparente Mercato: forme Libera concorrenza: Produttori e consumatori sono liberi Le unità di merce identiche e sostituibili Nessuno degli operatori è in grado di modificare il mercato col suo comportamento Mobilità dei fattori di produzione della domanda e dell’offerta Mercato: concorrenza perfetta (è solo teorico) Difficilmente si manifestano tutte le condizioni. Caratteristiche: Polverizzazione della domanda: la domanda è fatta da molti acquirenti Polverizzazione dell’ offerta: l’ offerta di un bene è fatta da tante piccole imprese Libertà di ingresso da parte di piccole imprese infatti non sono richiesti grandi capitali o autorizzazioni. Omogeneità del bene e servizio: cioè i beni sono tutti uguali e quindi il consumatore non riesce a distinguere il prodotto da un altro Il prezzo lo decide il mercato cioè l’ incontro fra la domanda e l’ offerta Non c’è intervento dello stato Mercato: concorrenza imperfetta (è un mercato reale Caratteristiche: Polverizzazione dell’ offerta infatti l’ offerta è fatta da molte piccole imprese. Polverizzazione dell’ offerta infatti l’ offerta è fatta da molte piccole imprese. Ogni impresa produce una quantità di bene non rilevante rispetto alla produzione totale Polverizzazione della domanda infatti è fatta da molti compratori Il bene è eterogeneo cioè differenziato Importante è il fenomeno della pubblicità. Mentre nella concorrenza perfetta dove i beni erano tutti uguali la pubblicità aveva funzione informativa, in questo la pubblicità ha funzione persuasiva cioè convincere il consumatore che quel prodotto è migliore di altri. Il prezzo lo può determinare il venditore però è influenzato dalla domanda e dall’ offerta. Monopolio Si ha quando domanda o offerta sono concentrate in una sola persona non si può avere la riproducibilità di un bene o di un sevizio: naturale, di legge, di fatto. Abbiamo un unico che offre l’ intera quantità del bene prodotto. C’è difficoltà da parte delle imprese perché sono necessari grandi capitali. Il bene è unico e non ci sono surrogati del prodotto monopolizzato Il prezzo è fissato dall’ imprenditore. Polverizzazione della domanda cioè ci sono molti acquirenti Monopolio privato: Non c’è ed è rigorosamente vietato Monopolio pubblico: quando la produzione è in mano allo stato o agli enti minori. Non ha scopo di lucro ma ha due scopi: scopi sociali (garantire servizi essenziali a tutti) fiscale (incrementare le entrate) Per esempio lo stato ha il monopolio: sulle sigarette, sul lotto, sui superalcolici Forme miste: Oligopolio: offerta controllata da un numero ristretto di imprese Pool: consorzio di imprese con politica commerciale concordata Cartello: regolamentazioni su produzione e prezzi Trust: accordo tra imprese complementari Oligopolio: Polverizzazione della domanda: molti compratori che chiedono il bene. Difficoltà di ingresso da parte delle piccole imprese. Il bene può essere omogeneo o differenziato. Ci sono due tipi di oligopolio: Oligopolio concentrato: quando abbiamo beni identici (benzina e cemento) Oligopolio differenziato: ben simili ma diversi (televisori e auto) Prezzo deciso dall’ imprenditore in base a due criteri: A seconda della differenziazione dei prezzi Rapporto fra le varie imprese Ci sono tre strategie di interazione: 1. Eliminazione, quando un’impresa ne elimina un’ altra 2. Dominazione, quando l’impresa più forte impone la strategia 3. Intesa, quando si mettono d’ accordo Valutazioni Valutazione La valutazione è un'attività comune. Gli individui o le organizzazioni sono costretti a decidere tra possibili linee d'azione e valutano quale sia la migliore alternativa per loro. La valutazione può essere Scientificità, Affidabilità, Equità, Trasparenza. La valutazione è il processo attraverso cui si esprime un giudizio di valore in merito alla capacità di una scelta o di una politica di conseguire un certo obiettivo e in questo senso ha origine all’interno dell’azione pubblica e dei beni pubblici che presuppongono un criterio etico. È uno strumento di aiuto alla decisione: Aiuta a strutturare la conoscenza dei fenomeni e processi Legittima le scelte pubbliche Verificare il conseguimento degli obiettivi prestabiliti Individuare e misurare gli effetti o gli impatti Stabilire la distribuzione degli effetti Stabilire il livello di successo dell’intervento Aiutare i processi negoziali e partecipativi Verificare il funzionamento Cosa è un progetto? Per gli architetti il progetto è un insieme di elaborati grafici integrati da relazioni tecniche che forniscono le informazioni dettagliate sull’organizzazione del ciclo produttivo necessarie a realizzare l’opera, nel tempo, nella quantità e qualità stabilite e al costo preventivato. In altre parole, il programma di produzione di un edificio. Potremmo assumere il concetto di progetto come “intenzione organizzata” per: Raggiungere un obiettivo Risolvere un problema Fare un qualche cosa Il tutto proiettato nel futuro. Il progetto comprende tutto il processo (a monte e a valle della progettazione tradizionale) che deve essere studiato e analizzato in relazione al processo decisionale che lo determina. Un progetto, in quanto intenzione organizzata, è assimilabile ad un piano di produzione che è caratterizzato dalla realizzabilità: Tecnica nel rispetto delle regole de: la progettazione architettonica, le tecniche dei processi costruttivi, la scienza e della tecnica delle costruzioni, le regole della pianificazione territoriale e urbanistica Giuridica e amministrativa Ambientale e paesaggistica Economica e finanziaria, ecc. Cause principali della complessità della progettazione Presenza di una molteplicità di attori con interessi obiettivi e aspettative diversi Coinvolgimento di una molteplicità di competenze e conoscenze tecnico–scientifiche diverse Contesto decisionale incerto Scarsa flessibilità del processo Ruolo dell’architetto Nel processo progettuale l’architetto svolge due ruoli fondamentali: Coordinatore tra le diverse professionalità e capacità tecniche coinvolte Mediatore tra le esigenze e gli interessi diversi e addirittura antagonisti Per svolgere questi ruoli l’architetto ha bisogno di una formazione specifica che gli fornisca logiche, tecniche e strumenti appropriati. Il progetto è uno strumento decisionale che permette il coordinamento tra una serie di soggetti che collaborano tra di loro per raggiungere l’obiettivo comune della realizzazione del progetto. Per analizzare e studiare il progetto occorre centrare l’attenzione sul processo decisionale ad esso associato. La valutazione del progetto è un giudizio, espresso tramite una qualche procedura razionale, sulle decisioni, le scelte e i risultati associati al progetto, in base agli obiettivi del/i decisore/i e alla luce dei differenti interessi coinvolti. La valutazione del progetto, quindi è un’attività cognitiva specializzata che può precedere e/o seguire la decisione I 4 ruoli principali della valutazione nella progettazione sono: 1. Aiuto alle decisioni, aumentandone la razionalità 2. Legittimazione delle decisioni, esplicitandone e motivandone le ragioni 3. Aiuto alla negoziazione e alla partecipazione, rendendo trasparente il processo decisionale 4. Certificazione del progetto, verificandone la conformità a leggi, regolamenti, ecc. Coerenza esterna: se il progetto si colloca all’interno delle strategie generali e non contrasta con altri interventi Coerenza interna: se gli obiettivi specifici, i risultati, i prodotti e le azioni del progetto sono collegati da una relazione causale Efficienza: se il risultato è ottenuto impiegando la quantità minima di risorse (o se si potevano ottenere maggiori risultati) Efficacia: Se il progetto raggiunge gli obiettivi Fattibilità: Se esistono le possibilità e le condizioni per la realizzazione del progetto Rilevanza: se c’è corrispondenza tra i bisogni dei destinatari e gli obiettivi del progetto Utilità: se gli effetti del progetto risolvono i problemi Sostenibilità: se gli effetti positivi del progetto durano nel tempo Ammissibilità: se il progetto supera le condizioni di ammissione Conformità: se il progetto è conforme a standard e requisiti

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