Sociologia Appunti + Riassunto Libro PDF

Summary

Questo documento presenta appunti e un riassunto sul capitolo 1 e 2 di un libro di sociologia. Copre argomenti come l'immaginazione sociologica, i contesti sociali, le teorie sociali di Marx, Durkheim e Weber, e i principali concetti correlati. È un materiale utile per lo studio di studenti di sociologia.

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CAPITOLO 1 – IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA CHE COS’E’ L’IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA E PERCHE’ VALE LA PENA ACQUISIRLA? Noi siamo il prodotto di numerosi contesti, siamo esseri sociali in costante relazione con gli altri. Reti sociali: insieme di legami tra persone, gruppi e organizzazioni. Società: vasto...

CAPITOLO 1 – IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA CHE COS’E’ L’IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA E PERCHE’ VALE LA PENA ACQUISIRLA? Noi siamo il prodotto di numerosi contesti, siamo esseri sociali in costante relazione con gli altri. Reti sociali: insieme di legami tra persone, gruppi e organizzazioni. Società: vasto gruppo di persone che vivono nella stessa area e partecipano ad una cultura comune. Sociologia: studio delle società e dei mondi sociali in cui gli individui vivono. Non è lo studio degli esseri umani, ma di cosa significa essere umani. Globalizzazione: aumentato flusso di merci, denaro, idee e persone che attraversano i confini nazionali. L’immaginazione sociologica è la capacità di riflettere su quante cose da noi percepite come problemi personali, siano in realtà questioni sociali, condivise da altri individui. Essa ci permette di comprendere il mondo che ci circonda e ci permette di mettere in discussione tendenze per noi normali e naturali. Gli stereotipi sono false credenze relative ai membri di un gruppo, ma che sono tuttavia alla base delle supposizioni sui singoli individui che ne fanno parte. Tendiamo a fare generalizzazioni partendo da ciò che crediamo di sapere, e ciò delle volte porta a discriminazioni (ogni comportamento che danneggia, esclude o svantaggia le persone sulla base della loro appartenenza a un gruppo). L’immaginazione sociologica ci aiuta a superare questi stereotipi, sollevando domande circa la loro causa e origine. Tutti possediamo un certo livello di immaginazione sociologica, ad esempio quando incontriamo una persona o un gruppo di persone, iniziamo a porci delle domande, a pensare sociologicamente, individuiamo il loro genere, la loro età, la loro etnia, e anche osservando il loro abbigliamento e ascoltando la loro voce possiamo raccogliere informazioni. Questo esercizio basato sull’osservazione è un buon uso dell’immaginazione sociologica (people watching). Usiamo informazioni sulla nostra società per formulare ipotesi realistiche sugli individui che incontriamo. Una situazione che spesso stimola la nostra immaginazione è quando ci accorgiamo della falsità di un certo tipo di opinione comune e di conseguenza iniziamo a porci domande. Per porre tali domande, i sociologi hanno introdotto le teorie sociali, ossia schemi molto generali che suggeriscono come funziona il mondo. Essi hanno inoltre sviluppato metodi di ricerca, che consistono in modi di studiare tali questioni, per elaborare nuove risposte. COSA SONO I CONTESTI SOCIALI E PERCHE’ SONO IMPORTANTI? La sociologia si occupa di come gli individui sono influenzati dalla società, questa influenza sugli individui prende il nome di contesto sociale. Possiamo individuare diversi fattori che influenzano la vita di ogni bambino: la famiglia, il livello di istruzione, la ricchezza e il reddito dei genitori; il luogo dove il bambino crescerà o vivrà da adulto; l’istruzione che egli riceverà i tipi di organizzazione (chiese, club o gruppi) di cui farà parte e le persone che incontrerà in quegli ambienti; il tipo di occupazione che troverà; il paese (ricco, povero o in rapido sviluppo); il periodo storico Secondo il sociologo Mills l’immaginazione sociologica mette in relazione le biografie individuali e la storia. La sociologia è quindi lo studio dei diversi contesti attraverso cui le vite degli individui prendono forma e il mondo sociale viene creato. La sociologia è divisa in due componenti: 1. L’interazione sociale, si riferisce ai modi in cui le persone agiscono insieme. È governata da un insieme di norme: le regole della società. Quando interagiamo con gli altri facciamo uso di queste regole e chi siamo dipende dal contesto in cui ci troviamo. L’importanza di queste norme ci appare quando le violiamo, in quel momento ci sentiamo imbarazzati per i nostri errori, ci autocensuriamo per paura delle conseguenze sociali della nostra azione. 2. La struttura sociale, si riferisce ai modi in cui regole della vita diventano modelli che regolano le interazioni sociali. Essa ha due componenti: le gerarchie (una gerarchia sociale è un insieme di posizioni sociali che forniscono differenti tipi di status; la nostra posizione in queste gerarchie influenza chi siamo e cosa possiamo fare) e le istituzioni (le istituzioni forniscono modelli su cui si fonda la nostra esistenza quotidiana). Le strutture sociali pongono dei limiti, ma danno anche opportunità: se non ci fossero avremmo il caos. (aggiungere foglio stampato “come nasce la sociologia) CAPITOLO 2 – LA TEORIA SOCIALE Cosa è una teoria sociale? è una concezione sistematica del rapporto tra individui e società. Esse servono a comprendere le società. I PRIMI TEORICI SOCIALI: MARX 1818-1883 Studi: economia, storia e teoria sociale→ nonostante ciò non si è mai definito sociologo; ad oggi è considerato uno dei sociologi più importanti. Fonda il socialismo scientifico Collabora per quasi tutta la sua vita con Engels I suoi scritti si basano su un principio fondamentale: l’idea che il modo con cui gli esseri umani producono ciò di cui hanno bisogno è il fondamento delle società→ quindi economia e le relazioni che essa crea definiscono il funzionamento della società La storia dell’uomo può essere compresa meglio analizzando i diversi sistemi economici Le società sono influenzate dal sistema economico. Perché? Marx è convinto che tutte le società producono un surplus economico, ma questi beni non vengono distribuiti in maniera equa. In ogni sistema economico ci sono tensioni tra gruppi, in grado di generare conflitti e rivoluzioni. Marx definisce questi gruppi come CLASSI (=gruppi con uguali interessi economici). Un criterio per distinguere le classi è la proprietà; Marx distingue 2 classi: proprietari e coloro che non possiedono mezzi di produzione e quindi sono costretti a lavorare. Opera→ “Manifesto del partito comunista” → distingue 3 modi di produzione: 1. antico→ basato sulla schiavitù 2. feudale→ basato sul feudalesimo (società agricole basate su pochi proprietari) 3. capitalistico→ basato sul capitalismo Questi 3 metodi si basano su forze di produzione (capacità produttiva) e rapporti sociali di produzione (disuguaglianze tra gruppi). Cosa è il CAPITALISMO? È profitto, è basato sul lavoro salariato e sulla ricchezza data dal lavoro. CAPITALISMO (concorrenza+potere) ≠ MERCATO (concorrenza) Per Marx l’origine del profitto è il PLUSVALORE (relativo e assoluto) Il capitalismo cerca di trasformare il valore d’uso (utilità dell’oggetto) e il valore di scambio (valore dell’oggetto sul mercato) Il capitalismo è un sistema irrazionale→ perché l’individuo rispetta le regole, ma non è lui a deciderle. Opera→ “Il capitale”→è il punto di partenza per analizzare la società moderna. Al centro della società capitalista c’è il conflitto tra: borghesia e proletariato. Vi è una classe intermedia rappresentata dalle piccole imprese (artigiani, agricoltori e commercianti) che però è destinata a fallire e diventare proletariato. Secondo Marx i modi di produzione sarebbero entrati in crisi e si sarebbe sviluppata una rivoluzione sociale che avrebbe creato un nuovo modo di produzione: il SOCIALISMO, in cui il proletariato avrebbe preso il potere e creato una società socialista, in cui tutti godevano di una libertà individuale. Punti dove Marx ha sbagliato: Punti dove Marx ha avuto ragione: espansione del proletariato globalizzazione rivoluzione nei paesi ricchi plusvalore rapido crollo del capitalismo progresso di scienza e tecnica DURKHEIM fine 800 - inizio 900 è il primo vero sociologo, padre fondatore della sociologia, colui che ha introdotto la sociologia all’università. Cercò di comprendere i cambiamenti di cui era testimone e si domandò come le società potessero continuare a funzionare nonostante tali cambiamenti sviluppa il concetto di FATTO SOCIALE (regole di ogni comunità umana) I sociologi successivi ripresero il concetto dandogli un significato + ampio→ il comportamento umano non è naturale, ma frutto dell’apprendimento, ovvero noi impariamo a comportarci in modo appropriato vivendo in società. Il nostro comportamento è influenzato dalle norme che si acquisiscono tramite la socializzazione→ grazie ad essa impariamo a comportarci nelle diverse situazioni sociali e diventiamo membri della società. Altra questione importante è come le società sono unite Egli distingue tra solidarietà organica (si basa sulla divisione del lavoro complessa dove ogni individuo ha specifiche funzioni) e solidarietà meccanica (basata su grandi famiglie e sulla divisione del lavoro) Le società moderne richiedono credenze condivise per mantenere la propria unità: una di esse è la libertà dell’individuo. La libertà è sacra; egli con il termine SACRO non indica solo ciò che è sovrannaturale, ma anche tutto ciò che occupa uno spazio separato della vita quotidiana. Secondo lui il nostro senso di sacro è plasmato dalle forze sociali. La religione diventa una creazione umana, è ciò che tiene unite le società perché fornisce credenze comuni. Opera “Il suicidio” → la scelta degli individui di suicidarsi non è solo una scelta individuale, ma è influenzata da fattori sociali (credenze religiose, livello di istruzione, stato civile) Opera “Le regole del metodo sociologico” → sottolinea la necessità della sociologia come oggetto di studio. MODERNITA’ → 1. secolarizzazione→ crisi della religione e laicizzazione della società 2. individualismo→ centralità dell’individuo 3. razionalizzazione→ società basata sul principio della razionalizzazione, la quale porta all’oggettività (tutte le cose diventano oggetti) 4. complessità→ società moderne + grandi e complesse 5. nascita dello stato democratico→ nasce la democrazia in seguito alla volontà di superare le dittature 6. capitalismo→ non è sinonimo di modernità, ma parte di essa 7. divisione del lavoro→ il lavoro aumenta e diventa più vario grazie all’aumento della popolazione 8. densità morale→ aumentano le relazioni sociali, le quali diventano dei legami indiretti, ovvero mediati da un ambito comune. PROBLEMI: egli è critico della modernità, soprattutto critica la divisione del lavoro, dove individuo = divinità → conseguenza: eccesso di individualismo che non garantisce la stessa libertà a tutte le persone. PATOLOGIE DELLA SOCIETA’: eccesso di regolamentazione aumento delle disuguaglianze anomia→ assenza di valori certi nella società; l’individuo non ha più certezze. È una condizione di sovraccarico che induce l’individuo alla depressione e al senso di colpa. SOLUZIONI: sfruttare gli elementi positivi della società→ potenziale liberatorio (es: creazione di comunità) possibilità per l’individuo di seguire le proprie vocazioni e in questo modo cercare di ridurre le disuguaglianze. WEBER prima metà del 900 analizza alcuni temi fondamentali: 1. MOTIVAZIONI DEL COMPORTAMENTO INDIVIDUALE → analizza il comportamento individuale per comprendere la società. Elabora una teoria dell’agire sociale in cui definisce tipi ideali (modelli). I primi modelli che analizza sono i tipi ideali di azione: azione razionale rispetto allo scopo→ azione costruita per raggiungere un obiettivo azione razionale rispetto al valore→ azione legata al rispetto di un valore e non al raggiungimento di un obiettivo azione affettivamente orientata (azione emotiva) → basata su istinti e passioni azione tradizionale→ basata su dinamiche dettate dalla tradizione 2. FORME DI POTERE LEGITTIMO→ elabora 3 tipi di potere: potere tradizionale → basato sulla tradizione potere legale-razionale → basato su regole esplicite potere carismatico→ potere basato sulla figura di un personaggio carismatico. Il carisma è una dote naturale. Egli si rifà ad alcune figure storiche: guerriero (colui che protegge, dà speranza e mette ordine) e mistico (o profeta, è il leader che va contro la tradizione ed è orientato al futuro). La politica deve essere profetica e partigiana; i politici devono litigare, altrimenti diventa amministrazione (esegue senza prendere decisioni). 3.DISTINGUE 2 VALORI DI ETICA: etica della responsabilità (realismo)-> legata all’obiettivo-> pur di raggiungerlo si arriva ad un compromesso (es: in politica) etica dell’intenzione (della fedeltà) -> legata al valore-> non si arriva a nessun compromesso, perché ciò macchierebbe il valore in cui credo. Conseguenza: settarismo (rimanere chiusi nel proprio mondo). 4. CONCETTO DEI “GRUPPI STATUS” = ceti sociali → sono gruppi di persone con caratteristiche simili (non economiche). L’esistenza dei gruppi status genera conflitti. 5. CAPITALISMO-> l’etica protestante è alla base della nascita del capitalismo. Esso nasce nelle regioni dove la rottura del protestantesimo è più forte (Stati Uniti, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Germania e Svizzera). L’influenza del protestantesimo è stata più forte nelle zone in cui l’economia capitalistica si affermò per prima. I protestanti credevano che il successo economico fosse un dono divino, ciò li incoraggiò a lavorare, risparmiare e reinvestire i loro guadagni invece che spenderli. 6. MODERNITÀ-> vista come una gabbia d’acciaio. Le persone sono imprigionate in grandi industrie che schiacciano la libertà individuale. SIMMEL Dalla seconda metà dell’800 al 1918 (vive nel pieno periodo delle trasformazioni) È un sociologo, intellettuale e professore (fu uno dei primi a portare la sociologia nelle università) Tema principale: LA MODERNITÀ E LE SUE CONSEGUENZE La modernità è: 1. Differenziazione sociale-> l’uomo sente il bisogno di trovare la sua identità 2. Oggettività-> vista come distacco per proteggersi e ostacolo alla libertà individuale (visione pessimista) -> l’uomo fa sempre più fatica a costruire la sua identità. L’oggettività soffoca la soggettività. 3. Basata sul denaro-> denaro fatto di: o Rapporti astratti-> quanto guadagno indica chi sono o Rapporti equivalenti-> le cose perdono il loro valore o Deindividualizzazione-> l’individuo perde la sua soggettività perché il denaro prevale su tutto 4. Basata sulla città-> la città simboleggia la condizione dell’uomo ed è un meccanismo di continua stimolazione all’esperienza. Questa stimolazione per Simmel è eccessiva, tanto da mandare in confusione l’individuo. La città è troppo complessa e piena di stimoli, così l’uomo si distacca creando barriere per proteggersi. ESITO DELLA MODERNITÀ-> è il VUOTO -> tutto domina l’individuo, il quale perde i valori che lo rendono umano. SOLUZIONI al vuoto: o Amore-> visto come una via di fuga dai mille stimoli, porta l’individuo a scoprire cose nuove attraverso l’altra persona o Arte-> spazio in cui l’io può emergere o Aumentare i rapporti sociali-> rendendoli + densi e significativi Simmel non vuole cambiare la società, ma è l’individuo che deve trovare modo di adeguarsi ad essa. CONTRIBUTI DI SIMMEL: o CERCHIE SOCIALI→ sistema di relazioni in cui si è inseriti. Nella società moderna le cerchie sono moltiplicate e l’individuo non fa più parte di una sola cerchia -> ciò crea nell’individuo confusione, in quanto le cerchie possono essere contradditorie tra loro. Così la gestione dell’identità personale diventa più complessa. o DISTANZA SOCIALE→ attraverso essa è possibile descrivere la distanza tra membri dei gruppi o tra gruppi. Simmel definisce STRANIERO colui che fa parte di un gruppo ma non è accettato pienamente. o NETWORK ANALYSIS→ Simmel importò alcune idee sviluppate nell’ambito matematico e le applicò all’analisi del mondo sociale. la network analysis è una branca della sociologia che studia le connessioni tra individui e le conseguenze di queste relazioni. DU BOIS Scienziato sociale, saggista, storico e attivista politico. Tema principale: RAZZA -> all’epoca bianchi e neri erano considerati diversi dal punto di vista biologico, soprattutto per quanto riguarda le capacità intellettive-> Du Bois si oppose a questa visione e sviluppò una teoria secondo la quale il razzismo (= credenza che i membri di un gruppo etnico siano inferiori ad altri) era il motivo dell’ineguaglianza tra bianchi e neri. Egli volle mostrare come ogni aspetto della vita degli afroamericani fosse influenzato dalla disuguaglianza. Le sue ricerche includevano dati statistici e interviste fatte di casa in casa. Opera “Le anime del popolo nero” -> mostra come gli stereotipi sui neri fossero il risultato della loro posizione nella società americana-> infatti l’apparente mancanza di intelligenza era legata al fatto che l’istruzione per loro non era accessibile, e non a fattori biologici. Du Bois introduce l’idea che i neri abbiano una doppia coscienza (=doppia vita), ovvero gli afroamericani sono costretti a vivere una vita da neri e l’altra da americani e a guardarsi sempre attraverso gli occhi degli altri. UNA NUOVA GENERAZIONE DI TEORIE SOCIALI: STRUTTURAL-FUNZIONALISMO Dopo la metà del 900 la teoria sociologica si sposta dall’Europa agli Stati Uniti. La prima teoria sociologica statunitense fu quella elaborata da Parsons: lo struttural- funzionalismo, che aveva il fine di spiegare gli aspetti fondamentali della vita sociale attraverso l’analisi delle funzioni e dei processi sociali. Funzioni principali sono: 1. Religione /cultura -> tiene insieme la società perché offre dei valori condivisi (es: simboli, idee) 2. Norme, valori e istituzioni -> sono fondamentali per il funzionamento della società. Le istituzioni hanno una funzione antropologica, ovvero danno ordine alla vita (esempi di istituzioni sono: parlamento, scuola, famiglia…). Più la società diventa complessa, più questi tre valori aumentano. Secondo Parsons gli individui, i gruppi e le istituzioni di ogni società sono influenzati dalle strutture del sistema sociale. Il sistema sociale è composto da norme, valori e istituzioni, efficaci per mantenere l’ordine sociale. 3. Ruoli -> All’interno del sistema sociale, gli individui assumono determinati ruoli (“studente” e “professore”, “impiegato” e “capo”) e agiscono in accordo ai propri ruoli. Le questioni principali della sua teoria sono tre: - Dominio quasi totale della società sull’individuo - Gli individui sono influenzati e vincolati dal sistema sociale in cui vivono - Il sistema sociale minimizza i conflitti grazie al fatto che attraverso i ruoli ogni individuo apprende qual è il suo ruolo e accetta il proprio posto nella società. Per quanto riguarda il cambiamento sociale Parsons sostiene che esso avviene gradualmente. Le società sono infatti interpretate come organismi viventi in grado di adattarsi all’ambiente. TEORIA DEL CONFLITTO Questa teoria critica lo Struttural-funzionalismo perché nega l’importanza del conflitto di classe. Secondo Wright Mills gli Stati Uniti erano governati da una “èlite del potere”. Egli distingue 2 elite: politica e militare, le quali limitano l’influenza dei cittadini. La teoria del conflitto riteneva la disuguaglianza necessaria, analizzava le disuguaglianze economiche e sociali, sottolineando come la diversa distribuzione del benessere e del potere nella società non fosse un risultato naturale, ma il prodotto dell’azione di gruppi che possedevano potere. INTERAZIONISMO SIMBOLICO È una teoria focalizzata sull’interazione sociale e sul ruolo della dimensione simbolica nelle interazioni. Fu fondata da Mead e Blumer. Secondo gli interazionisti per comprende la società è necessario analizzare le interazioni sociali, perché è attraverso esse che le identità individuali e le società prendono forma. Esso si concentra sul comportamento umano nella sua dimensione quotidiana. Gli interazionisti simbolici evidenziano l’importanza dei significati che attribuiamo agli oggetti, ai gesti e alle conversazioni che caratterizzano la vita quotidiana. L’individuo nelle relazioni sociali è contemporaneamente soggetto ed oggetto. Mead divide l’identità individuale in due entità distinte: il Me e l’Io. Il “Me” rappresenta la dimensione oggettiva del sé, la parte che viene interpretata dagli altri, mentre l’“Io” rappresenta la dimensione soggettiva del sè, cioè quella parte che interpreta il modo in cui gli altri ci vedono e che decide come agire in base a come le nostre azioni verranno percepite e interpretate dagli altri. Blumer nei suoi testi distingue tre tipi di oggetti: fisici, sociali e astratti. Il nostro comportamento è influenzato dalle opinioni che gli altri hanno di noi, per questo la disuguaglianza sociale e la distinzione dei ruoli influenzano l’interazione. Goffman nel suo libro “La vita quotidiana come rappresentazione” afferma che i nostri comportamenti somigliano alle performance degli attori teatrali, anche noi interpretiamo ruoli e veniamo giudicati da un pubblico; ci impegniamo cioè nella gestione dell’impressione, ovvero organizziamo il nostro comportamento al fine di comunicare agli altri una determinata idea di noi stessi. NEO-MARXISMO Nasce con lo scopo di perfezionare le idee politiche di Marx per sviluppare una teoria dello stato capitalista, ovvero uno stato che adotta politiche sociali di cui beneficiano le classi più povere, ma allo stesso tempo protegge il profitto della classe capitalista. Questi benefici offerti alle classi povere erano l’elemento per convincerle che il socialismo non era necessario. Tuttavia queste concessioni erano limitate e non sarebbero durate a lungo, in quanto il costo sarebbe diventato troppo alto. Questa crisi fiscale avrebbe portato ad una rivoluzione socialista. Viene elaborata una visione più complessa della struttura delle classi sociali, introducendo un focus sulla classe media (professionisti, manager). Wright affermò che l’azienda non era l’unico possedimento, ma stesso suo valore avevano altri titoli come la laurea. Walerstein indica il capitalismo come fenomeno globale, ovvero per lui il capitalismo non è solo un sistema economico all’interno di paesi, ma anche tra essi. Limite del Neo-marxismo: considera solo le disuguaglianze relative alle classi sociali. TEORIA SOCIALE FEMMINISTA È una teoria incentrata sull’analisi del genere e delle disuguaglianze di genere. Simone de Beauvoir, nella sua opera “Il secondo sesso”, fa una distinzione tra sesso (caratteristiche biologiche) e genere (significato sociale dell’essere uomo e donna). Egli elabora l’idea che il genere e la femminilità siano come una costruzione sociale; è la società a creare le categorizzazioni di genere. Obiettivo dei teorici femministi era quello di comprendere come e perché il mondo sociale distingue tra uomini e donne. Si evidenziò come tutte le teorie sociali avessero ignorato le donne, così da questo momento esse vennero incluse nell’analisi sociologica. Le teoriche femministe inoltre analizzarono anche la psicanalisi: cercavano di comprendere i processi attraverso cui gli uomini e le donne sviluppavano il proprio senso del sé. Secondo Chodorow le differenze di genere sono radicate nell’inconscio. Hill Collins analizza le modalità in cui le disuguaglianze vengono vissute. Foucault (filosofo) analizzò il funzionamento del potere nelle sue diverse manifestazioni. Egli pensava che il potere è ovunque (quindi si distacca dall’idea che il potere è qualcosa che solo alcune persone possiedono). Egli inoltre si interessò al ruolo sociale della disciplina: descrive la società come una “società della disciplina”, ovvero siamo tutti soggetti al potere della disciplina, un potere che ci circonda ma che rimane invisibile ai nostri occhi. Egli riprende il modello Panopticon (di Bentham), un modello ideale di prigione caratterizzato da una torre al centro della prigione, la quale sorveglia costantemente tutti e assicura il funzionamento del potere→ secondo lui tutte le società sono strutturate in modo simile. Egli sostenne anche che il potere non è solo qualcosa imposto dall’alto, ma tutti noi ci discipliniamo a vicenda. Bordieu si dedicò allo studio delle disuguaglianze sociale; la sua analisi si concentra sulle azioni quotidiane chiamate pratiche (modo di parlare, di consumare). Egli afferma che tutte differenze nell’agire dipendono dalla posizione nello spazio sociale. Le differenze nell’agire pratico sono prodotte dal habitus, un sistema di disposizioni che si acquisisce sin da bambini (gusti, stile, linguaggio usato). È l’habitus che ci porta a comportarci in una certa maniera in determinate situazioni; persone differenti possiedono habitus diversi. Egli si dedicò anche allo studio della cultura francese contemporanea analizzando i consumi culturali dei membri di classi differenti. Egli sostiene che l’appartenenza ad una certa classe è definita anche dal gusto e dalle preferenze culturali di ogni individuo. Egli inoltre a fianco del capitale economico pone altri capitali: capitale culturale (conoscenze di ciò che è considerato alto nella società), sociale (conoscenze che possediamo grazie alle nostre relazioni) e simbolico (la nostra reputazione). SOCIOLOGIA ANALITICA Analizza la relazione tra la dimensione macro della società (istituzioni, economia ecc.) e quella micro (agire individuale) → ciò viene definito individualismo strutturale, ovvero la società si basa sulle scelte individuali che sono al contempo influenzate dalla società. Fondatori della sociologia analitica sono: Merton → formulò il concetto della profezia che si auto-avvera, cioè l’idea che quando si crede che qualcosa possa accadere il verificarsi di questa predizione diventi più probabile. Egli riteneva che le teorie non dovessero né raggiungere livello troppo eccessivi di generalizzazione né essere troppo specifiche. Coleman sviluppa modelli matematici della vita sociale. Secondo lui le teorie sociali devono essere costruite dal basso verso l’alto tenendo in considerazione gli individui. Dà origine a un diagramma chiamato Coleman boat, la logica del diagramma è la seguente: per poter funzionare una teoria deve essere in grado di spiegare come la dimensione macro influenzi quella micro. Coleman incorpora la psicologia alla sociologia analitica. Secondo i sociologici il mondo sociale si sviluppa attraverso una duplice relazione: in essa troviamo gli individui e le strutture sociali che vincolano l’agire sociale. I sociologi analitici vogliono identificare i meccanismi della connessione tra individui e strutture sociali, una delle connessioni più importanti sono le reti sociali. CAPITOLO 3: STUDIARE IL MONDO SOCIALE COME NASCONO LE DOMANDE SOCIOLOGICHE? La sociologia si basa sulle scoperte che derivano dalle ricerche condotte su un certo tema. Per la sociologia l’ordine è fondamentale: prima si decide quale domanda porre, poi si individuano gli strumenti e i metodi per rispondere. Importante è focalizzare e scomporre il tema in diverse parti, infatti restringere il campo permette di rendere gestibile un tema più ampio. Le buone domande sono: Praticabili → ossia possono essere studiate entro i limiti di tempo e di risorse a nostra disposizione e ci conducono a riflettere; Socialmente rilevanti →ossia possono dirci qualcosa sul mondo che non conosciamo. Ci sono 6 domande che i sociologi dovrebbero porsi per determinare se una domanda è praticabile: 1. Conosco già la risposta? 2. La domanda può essere oggetto di ricerca? 3. La domanda è chiara? 4. La domanda ha un legame con il sapere delle scienze sociali? 5. La domanda bilancia generale e particolare? 6. Mi interessa la risposta? Le motivazioni che spingono i sociologi a studiare determinati temi sono varie: Spinta personale, ossia legata ad esperienze vissute in prima persona Spinta politica Valori -> ossia le credenze Tradizioni teoriche-> ossia teorie derivate dalla tradizione che gli studiosi trovano più convincente Etica -> ossia l’insieme di linee guida che descrivono quale comportamento è considerato morale e accettabile QUAL’E’ IL METODO MIGLIORE PER FARE UNA RICERCA A PARTIRE DA UNA DOMANDA SOCIOLOGICA? 1. Formulare un’ipotesi di ricerca 2. Oprerazionalizzare la propria ricerca-> ovvero specificare le azioni e le tecniche che saranno usate per esaminare i concetti. Bisogna anche prevedere le relazioni tra variabili dipendenti e variabili indipendenti-> sono quei fattori che producono un particolare risultato 3. Reperire dati preesistenti o raccoglierne di nuovi 4. Analizzare i dati 5. Trarre conclusioni Alla base di ogni ricerca vi è un metodo scientifico ma spesso è necessario avere un approccio meno rigido. Esistono 2 tipi di ricerca: Quantitativa-> si affida a dati di natura statistica: sondaggi, inchieste Qualitativa-> si affida a interviste dettagliate, osservazioni dirette, documenti storici, immagini e implica l’analisi di grandi quantità di materiale testuale. Alcuni sociologi usano metodi sia qualitativi che quantitativi, ossia un metodo di ricerca misto. Le interviste sono un metodo fondamentale di ricerca sociologica. Il tipo più comune è l’inchiesta campionaria, la quale consiste nel porre domande standardizzate. In un’inchiesta tipo si presentano ai rispondenti le stesse domande e si chiede loro di scegliere tra risposte prestabilite. Connesse alle inchieste sono le interviste in profondità, nelle quali si pongono domande su un tema, ma senza un formato standardizzato di risposta. Un’inchiesta è più breve, dura generalmente 25 minuti, ma è costosa. Inoltre le risposte non sono sempre affidabili in quanto il rispondente potrebbe essere imbarazzato. Se le persone non possono dire ciò che realmente pensano, bisogna risolvere questo problema con l’etnografia, ovvero una ricerca basata sull’osservazione diretta. Gli etnografi entrano nel mondo che studiano come testimoni e come partecipanti diretti. Queste ricerche sono solitamente svolte in luoghi vicini a “casa”: famiglie, scuole, imprese, quartieri. Il punto di forza di questa ricerca è la capacità di produrre descrizioni della vita sociale complete. Un altro metodo di analisi è la ricerca storico-comparativa, la quale è di tipo qualitativo ed esamina un fenomeno sociale nel corso del tempo o in luoghi differenti. Diversi tipi di comparazioni: comparazione storica (ricerca condotta su un singolo paese) e comparazione transnazionali (spiegano le differenze tra paesi). I sociologi si trovano inoltre davanti ad un altro problema: quale è il metodo di analisi migliore da utilizzare a seconda della domanda. Quando le domande riguardano i processi di pensiero che portano le persone ad avere determinate opinioni o determinati comportamenti, si usano interviste. Se la domanda ha a che vedere con il modo in cui le persone interagiscono nella vita reale allora il metodo da utilizzare è quello delle osservazioni etnografiche. QUALI SFIDE AFFRONTANO I SOCIOLOGI NEL RACCOGLIERE I DATI? Una volta scelto il metodo di ricerca, si possono raccogliere i dati. 1^ fase-> campionamento -> è il processo di individuazione dei soggetti che un ricercatore studierà. Un campione valido è quello in cui i soggetti scelti sono rappresentativi dell’intera popolazione. o Campione rappresentativo: in cui ogni membro della popolazione ha le stesse possibilità di essere selezionato. I sociologi quando devono trovare dati ricercano affidabilità (i sociologi desiderano sapere se usando la stessa tecnica di misurazione in uno studio diverso sullo stesso campione, otterrebbero risultati simili) e validità (ossia la reale correttezza della misurazione usata). I sociologi vogliono inoltre capire il rapporto tra i due fatti (correlazione): o Relazione spuria -> quando due fattori sembrano muoversi nella stessa direzione, ma in realtà sono causati da qualcos’altro. Ci sono diversi tipi di dati: o Dati trasversali -> raccolti tutti in uno stesso momento o Dati longitudinali -> raccolti nel lungo periodo 2^ fase-> analisi dei dati-> fase in cui si interpretano i dati raccolti 3^ fase -> codifica dei dati-> organizzare i dati in concetti e categorie 4^ fase-> presentazione dei dati-> visualizzare i dati sottoforma di schemi I sociologi non vogliono non vogliono limitare le proprie conclusioni solo allo specifico campione di persone (generalizzazione): o Generalizzabilità empirica-> estendere le conclusioni tratte dai risultati ad una popolazione più vasta (campione rappresentativo). o Generalizzabilità teorica-> estendere le conclusioni tratte a processi sociologici più ampi (campione non rappresentativo). 4. CAPITOLO 4: LE INTERAZIONI SOCIALI COME SVILUPPIAMO UN SENSO DEL SE’? Il sé è il senso dell’identità e della posizione sociale generato attraverso l’interazione. Se si ha difficoltà a svilupparlo anche il corpo fisico ne risente (la salute peggiora), come dimostra lo psicanalista René Spitz in un suo studio: i bambini hanno difficoltà a sopravvivere se privi di stimoli sociali. Ci conosciamo davvero e siamo consapevoli della nostra esistenza attraverso gli occhi delle altre persone. L’espressione “sé riflesso” è stata coniata da Charles Horton Cooley per mettere in evidenza quanto i nostri giudizi dipendano dal modo in cui gli altri ci vedono. Diamo maggiore importanza ad alcune persone rispetto che ad altre. Mead introdusse il termine altro significativo per identificare coloro che ci sono abbastanza vicini da poter avere una forte capacità di motivare il nostro comportamento. I sociologi definiscono gruppi di riferimento le collettività che influenzano il nostro comportamento. Talvolta in un gruppo ci possono essere individui particolari, modelli di ruolo, che hanno una grandissima influenza. Con il concetto altro generalizzato i sociologi definiscono il controllo sociale esercitato attraverso intese comuni su ciò che è appropriato, dati un certo tempo e luogo (per esempio nessuno svolge il proprio lavoro in pubblico standosene nudo). È grazie alla socializzazione che noi capiamo e impariamo come dobbiamo comportarci nella società. La cultura è l’insieme di credenze e conoscenze in cui siamo stati socializzati. Ogni persona è diversa poiché nessuna ha avuto le stesse interazioni sociali. COME DIAMO SENSO AI NOSTRI MONDI? Gli esseri umani per interagire usano gli stessi metodi. Questa è la prospettiva del sociologo Garfinkel, inventore della etnometodologia (branca della sociologia), ossia lo studio dei metodi usati dalla gente comune. Uno di questi metodi è il metodo fondamentale, consiste nel considerare il contesto in modo continuo e intensivo: coloro che sentono un’espressione si basano sul contesto per comprenderne il vero significato, il contesto non solo precisa il significato della parola ma può alterarlo. Esistono diversi metodi usati dalle persone durante qualsiasi conversazione: alternanza dei turni → è fondamentale nella conversazione. Emanuel Schegloff disse che anche i silenzi brevissimi sono fonti di informazioni, in quanto permettono di capire che stanno arrivando brutte notizie. La risposta all’interruzione della conversazione è chiamata riparazione, ossia la modalità che uno dei parlanti mette in atto per salvaguardare l’interazione. Emozione→ la loro manifestazione varia a seconda del contesto. Collins introduce il concetto di catene di rituali dell’interazione. Jack Katz sostiene che ridere insieme agli altri è un sintomo di come il contesto influenzi l’emozione. Nella risata non esistono i turni, tutti possono iniziare l’azione nello stesso momento. Max Atkinson ha studiato i discorsi tenuti dai politici britannici concentrandosi sull’applauso e ha scoperto che l’applauso scoppia improvvisamente, cresce per un secondo e poi si stabilizza. Egli ha notato che i bravi oratori forniscono al pubblico indizi che comunicano quando applaudire. Cerchiamo di usare le stesse tecniche anche quando comunichiamo sui social media. Quando l’interazione avviene in spazi pubblici tra estranei, ne osserviamo i volti solo per un istante altrimenti suggeriremmo un interesse particolare. Si mette in pratica la disattenzione civile, ossia ci si ignora reciprocamente pur notando la presenza dell’altro. Tuttavia quando interagiamo in pubblico le nostre interazioni non sono mai perfette, perciò usiamo tecniche di riparazione (esmpio dire “Ops!”). QUALI SFIDE AFFRONTIAMO NELLO SPOSTARCI DA UN CONTESTO SOCIALE A UN ALTRO? Con il passare degli anni entriamo in differenti status di vita → con status si intende una categoria sociale distinta che è associata ad un insieme di comportamenti e ruoli da rispettare. Ogni ruolo ha determinate aspettative di comportamento chiamate set di ruoli. Qualche volta sperimentiamo il conflitto di ruolo, cioè la situazione in cui il rispetto di uno dei nostri ruoli è in contrasto con la soddisfazione delle aspettative che sono legate ad un altro. Le persone sono rese differenti dalle opinioni che gli altri hanno su di loro. Si possono definire devianti quegli individui considerati un problema a causa dei loro comportamenti preoccupanti. Secondo la teoria dell’etichettamento, l’esistenza delle persone devianti è dovuta all’esistenza di una persona che può essere soggetto dell’etichetta “deviante” e di un individuo che può incollare questa etichetta e far sì che rimanga attaccata nel tempo. Una conseguenza dell’essere etichettato sta nell’adeguarsi alla categoria nella quale si è stati incasellati → ciò è definito profezia che si autoavvera, cioè qualcosa diventa vero perché le persone dicono che è vero. La nostra libertà dipende dall’accettare le etichette che ci vengono assegnate. Le persone si uniscono in gruppi di riferimento e allontanano le persone considerate diverse → etnocentrismo è l’incapacità di accettare modelli di comportamento differenti dai propri. CAPITOLO 5: STRUTTURA SOCIALE CHE COS’E’ LA STRUTTURA SOCIALE? La struttura sociale è l’insieme di regole o norme della vita quotidiana che funzionano come modelli capaci di influenzare e regolare le interazioni sociali. Molti elementi della società hanno potere sull’individuo. Una delle caratteristiche più importanti della struttura sociali è la sua durata nel tempo, le persone nascono e muoiono ma le strutture sociali restano nel tempo. Componenti fondamentali della struttura sociale sono: ruoli e gerarchie sociali, norme e istituzioni. IN CHE MODO LE NOSTRE POSSIBILITA’ DI VITA SONO INFLUENZATE DA RUOLI E GERARCHIE SOCIALI? Qualunque società moderna contiene posizioni sociali. Con il termine ruolo si descrivono le regole e le aspettative associate a posizioni differenti. Occupare un dato ruolo cambia il nostro comportamento nel corso della vita. In ruoli che si accompagnano al potere sono chiamati gerarchie sociali, cioè posizioni sociali importanti e durevoli che garantiscono ad alcuni individui un potere maggiore. Le gerarchie sociali influenzano sia gli individui che le collettività e sono capaci di generare tensioni e conflitti tra gruppi. Il soffitto di cristallo è una metafora usata per descrivere la lentezza dei progressi compiuti dalle donne sulla strada che porta all’occupazione di posizioni dirigenziali di alto livello, un “soffitto” impossibile da rompere quando si tratta delle posizioni di potere e di autorità più prestigiose. Esso mette in luce i modi in cui le gerarchie sociali implicano il potere, ossia la capacità di influenzare il comportamento altrui, e il privilegio, il diritto di avere accesso a opportunità o a ricompense. Il meccanismo più comune del mantenimento del privilegio è la discriminazione. I cambiamenti derivano per lo più dalle proteste dei movimenti sociali. I gruppi dominanti sono in grado di affermare il proprio potere anche attraverso l’impiego di stereotipi, ossia di false o esagerate generalizzazioni su un gruppo subordinato. I fattori demografici rappresentano una fonte fondamentale di conflitto per le gerarchie sociali. Le popolazioni cambiano nel corso del tempo soprattutto per effetto dell’immigrazione. Quando il gruppo nativo avverte che la quantità dei migranti ha raggiunto una massa critica inizia a vederli come una minaccia e tende a chiudersi. Il processo di creazione e distruzione del lavoro è una potente fonte di cambiamento della struttura sociale. Tre fondamentali tendenze economiche hanno trasformato le società mondiali del 18esimo secolo: 1. Rivoluzione industriale, tra fine 800 e primi 900 negli Stati Uniti e in Europa (contadini si trasferiscono in città per lavorare in fabbrica) 2. Mutamento demografico ancora in corso. Dopo un grande aumento del lavoro industriale ne conseguì un declino per due motivi principali: il lavoro umano viene sostituito dalle macchine e le industrie si spostano in paesi in cui la manodopera costa meno. 3. Aumento dell’occupazione in lavori di concetto, ossia lavori ad alto contenuto conoscitivo. Mutamenti che includono la creazione di una serie di “brutti lavori” (servizio, manutenzione, pulizia, fast food) con retribuzioni basse e scarse opportunità di crescita. IN CHE MODO NORME E ISTITUZIONI INFLUENZANO LA VITA SOCIALE? Le istituzioni trasformano le norme in modi di fare. Le norme sociali ci dicono cosa è appropriato, o non, fare in determinate situazioni. Le norme sociali non sono scritte, e violarle porta a delle conseguenze: potremmo risultare strani agli occhi altrui. Norme e regole diventano significative quando vengono incorporate in almeno una delle principali istituzioni della società. Il processo di istituzionalizzazione è lungo e complesso e spesso comporta la creazione di organizzazioni progettate per far eseguire norme e regole. Tra le principali istituzioni ci sono quelle familiari, urbane, politiche, giudiziarie, governative, economiche, globali. COME INCIDONO LE STRUTTURE SOCIALI SULLA NOSTRA VITA QUOTIDIANA E SULLE NOSTRE INTERAZIONI SOCIALI? La socializzazione è il processo che ci educa a comportarci in modo adeguato nella società, ci permette di comprendere le norme dei gruppi a cui partecipiamo. La socializzazione non ha mai fine, la sperimentiamo nel corso di tutta la vita. Pierre Bourdieu sostiene che la socializzazione agisce attraverso lo sviluppo di schemi cognitivi che si radicano nel nostro corpo al punto da diventare una specie di seconda natura, chiamati da lui habitus, essi si traducono in pratiche e routine che sono per noi così scontate che mentre agiamo non ci riflettiamo sopra. Secondo Bourdieu il proprio habitus mostra l’appartenenza ad una certa classe. Le differenze di habitus diventano importanti quando cerchiamo di passare da una posizione sociale ad un’altra. Secondo Margaret Thatcher “la società non esiste”, ovvero in ogni società ognuno è responsabile della propria posizione perché nulla ci impedisce di fare scelte differenti. I sociologi non condividono questa idea; essi infatti ritengono che la libertà di agire dell’individuo è limitata dalla struttura sociale. Gli strutturalisti sostengono che gli individui abbiano poca agentività ovvero capacità di fare scelte libere ed esercitare la propria volontà. PERCHE’ LE STRUTTURE SOCIALI CAMBIANO LENTAMENTE? Uno degli elementi distintivi della struttura sociale è la loro resistenza nel tempo. Esse resistono perché gli sviluppi precedenti e l’istituzionalizzazione rendono molto più facile per l’individuo agire al loro interno che cercare di smantellarle, questo processo è conosciuto come path dependence, (dipendenza dal percorso). La path dependence si basa sull’idea che sia difficile cambiare i percorsi una volta intrapresi. Modello base di sviluppo delle istituzioni: 1^ fase→ fase dello sviluppo → fase in cui si crea interazione umana disorganizzata e casuale, ci vuole tempo però per far sì che norme e istituzioni si sviluppino. 2^ fase→giunta critica→ fase in cui le cose iniziano a cambiare 3^fase→chiusura→ fase in cui le persone si abituano a fare le cose in un determinato modo. Da questo momento in avanti i cambiamenti sono limitati. Le strutture sociali tendono a resistere nel corso del tempo per molte ragioni: - Gli individui svolgono azioni che si conformano con le norme sociali e quindi sono agenti sociali. - Ragione politica: quando viene istituito un particolare elemento della struttura sociale si generano gruppi di interesse (es. sindacati o gruppi animalisti) che si impegnano a proteggere le disposizioni sociali presenti da cui traggono vantaggio. - Le strutture sociali resistono anche le norme esistenti hanno un grande appoggio pubblico. Spesso si preferisce restare nel conosciuto che affrontare dei cambiamenti. CAPITOLO 6: CULTURA, MEDIA E COMUNICAZIONE CHE COS’E’ LA CULTURA? - La cultura è una caratteristica dei gruppi, NON degli individui - La cultura è un modo per dare senso alle differenze e alle somiglianze tra i vari gruppi - La cultura è un fenomeno sociale, NON naturale. All’inizio del XX secolo i sociologi hanno iniziato a definire la cultura come il modo di vivere di un popolo. La cultura ha 3 componenti: Cultura come sistema di significati e simboli: ogni società è ricca di simboli che comunicano un’idea, alcuni sono evidenti, altri meno. Cultura come insieme di valori, credenze e pratiche: ogni gruppo ha dei valori comuni, cioè giudizi su ciò che è importante. La cultura influenza le decisioni che prendiamo nelle nostre vite, essa orienta il nostro comportamento dandoci degli obbiettivi. La cultura è come una cassetta degli attrezzi: un insieme di abilità che apprendiamo attraverso l’ambiente in cui viviamo e che applichiamo in situazioni pratiche della nostra vita. Cultura e comunicazione: la cultura descrive forme di comunicazione, in particolare attraverso il linguaggio. Il linguaggio è un universo culturale, ovvero un tratto di cultura comune a tutti gli uomini. Il fatto di parlare la stessa lingua non implica l’appartenenza ad una stessa cultura. Il linguaggio influenza la cultura ma non la determina. La comunicazione può essere tra individui o in forma generalizzata, chiamata comunicazione di massa. Internet è il principale mezzo della comunicazione di massa. L’accesso alla tecnologia può creare nuove divisioni tra chi la possiede e chi no. Il digital divide è il divario tra chi ha accesso alla tecnologia e chi no. COME VIENE INFLUENZATA LA NOSTRA IDENTITA’ COLLETTIVA DALLA CULTURA? Stile di gruppo → è l’insieme di norme che distingue un gruppo dall’altro. Gruppi diversi hanno diverse norme. Cultura dominante→ sono gli strumenti culturali più condivisi all’interno di una società. Sottoculture→ sono piccoli gruppi di persone che hanno in comune credenze diverse dalla tendenza dominante (mainstream), solitamente queste credenze vivono in armonia con la cultura dominante, mentre esistono dei tipi di sottoculture, chiamate controculture, che sono gruppi con idee e comportamenti in conflitto con la cultura dominante. Gramsci utilizzò il termine egemonia per indicare il processo per cui i gruppi potenti ottengono il potere rinforzando credenze condivise su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Quando un gruppo vuole trasformare la società ha bisogno di ribaltare l’egemonia culturale, di sconfiggere il senso comune, ciò si compie attraverso guerre culturali dove ci sono due culture dominanti pronte a combattere. Ciò contrasta con il multiculturalismo che promuove l’accettazione di differenti gruppi all’interno di una società. I sociologi cercano di praticare il relativismo culturale (ovvero valutano significati e pratiche culturali all’interno del relativo contesto sociale senza paragonarli al nostro mondo), metodo opposto all’etnocentrismo (incapacità accettare pratiche culturali diverse dalle proprie). La nazione è l’identità di gruppo più importante. Le nazioni sono comunità immaginate: i loro membri condividono un senso di comune appartenenza anche se provengono da classi e culture diverse. CHE RELAZIONE ESISTE TRA LE NOSTRE PRATICHE CULTURALI E LE DIFFERENZE DI CLASSE E DI STATUS? Le classi sociali non si differenziano solamente per fattori economici ma anche per il gusto (modo di vestire, parlare, sport praticati, musica). Le disparità tra classi dipendono da 3 tipi di risorse il capitale economico, il capitale sociale e il capitale culturale (educazione, atteggiamenti e preferenze). I gusti mantengono i confini di classe. Esistono vari tipi di confine di classe: - Distinzioni sulla base del gusto, confini simbolici - Distinzioni di status socioeconomico - Distinzioni sulla moralità (come vediamo il mondo e come viviamo) La riproduzione della classe porta a mantenere nel tempo i confini di classe. È probabile che un bambino di classe media diventi un adulto di classe media e un bambino di classe lavoratrice a sua volta un adulto di classe lavoratrice. La classe si riproduce quindi attraverso il denaro, ma anche attraverso la cultura che si pratica. CHI PRODUCE CULTURA E PERCHE’? In passato alcuni sociologi (Marx) hanno sostenuto che le persone più ricche e potenti sono quelle che hanno la maggiore possibilità di distribuire cultura e idee. Oggi non è più cosi; esiste una sfera pubblica in cui i cittadini si incontrano da pari per discutere, il loro grado di influenza è legato solamente alla forza dell’idea che esprimono. La sfera pubblica è la forma più alta di vita pubblica in una società capitalista. In realtà essa non è così equa, in quanto esistono sottoculture che hanno costruito i propri contropubblici: sfere pubbliche alternative. Esiste poi il pubblico interconnesso che è la sfera pubblica online, che attira soprattutto gli adolescenti. I sociologi si sono divisi su due punti di vista: - Industria culturale: secondo alcuni la cultura popolare è un’industria. La cultura è standardizzata, è più pubblicità che arte. Le persone accettano passivamente quanto ricevono dai mass media. - Democrazia culturale: la cultura popolare è un’arena democratica. Essa è orientata al consumatore. I mass media danno alle persone ciò che desiderano. Un’altra possibilità è il sabotaggio culturale, c’è anche la possibilità che le persone non ricevano passivamente i prodotti culturali, ma li “sovvertano” intenzionalmente. Media differenti stimolano differenti modi di comunicare (“il medium è il messaggio). Negli anni 50 la TV era il mezzo principale di comunicazione, oggi invece non c’è un mezzo di comunicazione dominante. QUAL’E’ LA RELAZIONE TRA I MEDIA E LA DEMOCRAZIA? I media sono la forma più importante di produzione culturale nella nostra società. I media che trasmettono notizie sono un elemento fondamentale. Esiste l’idea che i media esercitino il potere di agenda setting, ossia sono in grado di cambiare il corso degli eventi politici e determinare le carriere. Il giornalismo è una forma di comunicazione culturale, decidendo cosa dire o meno i giornalisti non solo riferiscono le notizie ma le cambiano e le creano. Herman e Chomsky hanno sviluppato un modello dei media basato sull’idea di propaganda: il ruolo dei media è informare, intrattenere e radicare nei cittadini i valori nazionali sopprimendo pericolose prospettive alternative. Questi due sociologi spiegano l’idea di propaganda attraverso cinque ragioni: - Concentrazione dei media nelle mani di piccoli proprietari - Pubblicità come fonte primaria di entrate per i media - Funzionari governativi, leader di azienda e uffici di pubbliche relazioni come fonti per la presentazione di notizie - Possibilità dei governi e dei consigli di amministrazione delle grandi imprese di punire e minacciare i media troppo critici - Ubiquità del sentimento anticomunista Oggi, i sociologi dei media sostengono che le notizie siano influenzate da quello che chiamano media framing, il quale conferma gli stereotipi della maggior parte della popolazione (per esempio le popolazioni afroamericane vengono comunemente considerate criminali e i media a loro volta assecondano questo framing in modo che la comunicazione non vada contro idee comuni). Esistono 3 tendenze che suggeriscono che la relazione tra media e democrazia (negli stati democratici) si complicherà: - Consolidamento: esso rende difficile l’accesso al mercato, limitando la scelta del consumatore. - Conglomerazione: impresa che controlla molteplici tipi di media (es. Walt Disney) - Ipercommercializzazione: la pubblicità è inserita ovunque quindi il confine tra essa e la vera comunicazione è sempre più sfumato. La stampa è fondamentale per la democrazia. 7. CAPITOLO 7: POTERE E POLITICA QUALI SONO LE DIVERSE FORME DEL POTERE? Il potere è la capacità di ottenere un risultato di qualsiasi tipo, cioè di realizzare cambiamenti o impedire che avvengano. Il potere può essere: - Esercitato sulle persone: il potere ha effetti negativi quando influisce sugli interessi delle persone - Collettivo: finalizzato a raggiungere obiettivi condivisi - Positivo: al servizio degli interessi altrui Il potere è caratterizzato da 3 dimensioni: 1. Visione unidimensionale del potere: si verifica un conflitto tra due o più individui (o gruppi) e uno di questi prevale. La classe dominante, o élite del potere (piccolo gruppo di soggetti detentori del potere capace di ottenere ciò che desidera) detiene il potere. Il potere è esercitato seguendo le “regole del gioco”. Tuttavia, in altri casi, chi vince lo fa non seguendo le regole del gioco, ma piuttosto manipolandole (ad es.: corruzione, minacce). Lo scienziato politico Dahl con la sua tesi del pluralismo sostiene al contrario che il potere è distribuito in modo pluralistico, ovvero non c’è una sola élite dominante ma secondo lui il risultato di ogni controversia politica riflette le preferenze della maggior parte dei cittadini. I critici del pluralismo sostengono che questo fornisce una visione troppo ristretta della natura del potere, poiché è applicabile soltanto dove esiste un conflitto evidente. 2. Visione bidimensionale del potere: capacità di alcuni attori sociali di impedire che siano prese in considerazione posizioni alternative alle proprie. Tale processo si manifesta nella definizione dell’agenda (agenda setting), cioè nella pratica di evitare questioni in grado di minacciare gli interessi del gruppo dominante. I mass media ne sono un esempio. 3. Visione tridimensionale del potere: le persone si sottomettono volontariamente a chi ha potere. Il potere della ricchezza, del privilegio e dello status spesso agisce senza che i suoi detentori debbano alzare un dito per esercitarlo. I potenti impediscono i cambiamenti sfruttando il proprio potere per cercare di influenzare le percezioni altrui, ottenendo il consenso. I subordinati difendono gli interessi dei potenti come se fossero i propri. IN QUALI MODI UNO STATO DISTRIBUISCE IL POTERE ALL’INTERNO DI UNA SOCIETA’? Il potere assume la sua massima rilevanza quando si esprime attraverso le principali istituzioni politiche di una società. L’insieme di queste istituzioni è conosciuta come stato. Tali istituzioni includono i tre poteri fondamentali dello stato (esecutivo, legislativo e giudiziario) e tutti gli apparati burocratici che li affiancano. Tra le azioni più importanti dello stato ci sono la regolazione dell’economia e la distribuzione del reddito e della ricchezza ai cittadini (es.: “welfare state”). Adam Smith ha descritto l’ordine sociale capitalista come un sistema economico governato dal libero mercato in cui gli imprenditori di successo vengono premiati e chi ha cattive idee viene emarginato. Lo stato fornisce garanzie e regole affinché il mercato funzioni. La distribuzione di determinate risorse ai cittadini è funzione della politica di governo. Un aspetto importate è il ruolo dello stato nel persuadere i cittadini più deboli che i loro interessi sono garantiti da politiche che, in realtà, proteggono e promuovono gli interessi dei potenti. Gli scienziati sociali che hanno studiato i motivi generali per cui gli stati tendono ad adottare politiche che favoriscono gli interessi dei potenti hanno proposto due ampie categorie di risposta: - Teoria dello stato basata sulla sicurezza d’impresa: lo stato è incentivato ad assicurare che le grandi imprese abbiano fiducia e sicurezza per fare investimenti che creeranno posti di lavoro e produrranno crescita economica. - Potere politico relativo posseduto da gruppi differenti: le grandi industrie e le persone ricche dispongono di maggiori risorse per influenzare la vita politica di quante ne abbiano i gruppi di classe operaia o media. CHE RELAZIONE C’E’ FRA CLASSE E POLITICA? La capacità delle varie classi di ottenere vantaggi dal potere politico e di influenzare la definizione dell’agenda deriva dal voto di classe, cioè dalla relazione che esiste fra le scelte elettorali dei cittadini e la loro classe di appartenenza. L’indice di Alford misura l’intensità del voto di classe mediante una differenza fra due percentuali, la percentuale dei voti attribuiti ai partiti di sinistra e centrosinistra dai membri della classe operaia, e la percentuale attribuita agli stessi partiti dai membri di tutte le altre classi. 8. CAPITOLO 8: MERCATI, ORGANIZZAZIONI E LAVORO COME INFLUISCONO I FATTORI SOCIALI SUI MERCATI? I mercati (luoghi in cui consumatori, venditori e produttori scambiano beni e servizi) sono il fondamento della vita economica. Il loro potere esso è più evidente nei sistemi economici capitalisti. Gli imprenditori inventano continuamente nuovi mercati per vendere beni e servizi a potenziali consumatori. Col tempo anche funzioni importanti di governo (come sanità, istruzione) sono sempre più affidate a imprese private. La sociologia vede i mercati come interazioni ripetute tra persone che agiscono secondo regole formali e informali. Perché un mercato esista ci deve essere una definizione condivisa su: tipi di bene scambiati, agenti della transazione e modo in cui gli scambi avverranno. Per far sì che ciò avvenga, entrano in gioco norme che definiscono comportamenti appropriati. Esistono 3 fattori sociali fondamentali per il funzionamento dei mercati: 1. Le reti sociali: Coloro che studiano i mercati dal punto di vista delle reti sociali sostengono che le attività economiche si basano sulla famiglia o sull’amicizia, sulla fiducia e sulla cordialità (elementi necessari per lo svolgimento dello scambio economico) Il sociologo Karl Polanyi sostiene che lo scambio economico si sviluppa in contesti di socializzazione. Le reti sociali hanno molta importanza anche riguardo al modo in cui le carriere individuali si sviluppano, infatti la possibilità di una persona di cambiare lavoro è influenzata dai suoi contatti personali. 2. Il potere: i sociologi osservando come avvengono gli scambi ci trovano disuguaglianza e una serie di vantaggi che interessano soprattutto chi è in posizione di potere. I datori di lavoro non trattano allo stesso modo potenziali candidati per una certa posizione sulla base del merito ma osservano sempre le caratteristiche demografiche come l’età, il sesso, la razza, l’etnia. I mercati sono fortemente influenzati dal potere e dallo status. 3. La cultura: come le persone vengono a conoscenza delle regole che stabiliscono il funzionamento del mercato? Attraverso le regole formali e informali (conoscenza di chi può partecipare agli scambi e di come avvengono le interazioni), le quali aiutano a coordinare gli scambi nei mercati. Molte di queste regole sono stabilite del governo, altre invece sono date per scontate (informali).le quali possono essere modificate dai partecipanti per ricavarne opportunità. PERCHE’ LE ORGANIZZAZIONI SONO IMPORTANTI PER LA VITA SOCIALE ED ECONOMICA? I mercati contemporanei contengono una varietà di organizzazioni che ne determinano forma e confini. Un’organizzazione è un gruppo dedicato a una specifica attività che ha uno scopo identificabile e una forma durevole di associazione. Abbiamo a che fare con tantissime organizzazioni: asili, scuole, chiese. Una caratteristica delle organizzazioni è che una volta emerse esse tendono a persistere; questo accade perché le persone che vi sono coinvolte sono molto interessate alla loro sopravvivenza. Le organizzazioni sono spesso luoghi caotici, dove le regole e i regolamenti sono difficili da implementare. Il decision-making (processo organizzativo) raramente segue un percorso chiaro, tanto che viene descritto con la metafora del “cestino dei rifiuti”. QUAL’E’ LA RELAZIONE FRA LE ORGANIZZAZIONI E IL LORO AMBIENTE? Come gli individui sono influenzati dall’ambiente in cui vivono, anche le organizzazioni lo sono. Le organizzazioni che sopravvivono sono solitamente quelle che inizialmente erano ben abbinate al loro ambiente e che, successivamente, si sono rese impermeabili al cambiamento. La forte resistenza al cambiamento si chiama inerzia strutturale -> essa può anche rivelarsi fatale quando l’ambiente cambia. Le organizzazioni devono inoltre sopravvivere alla competizione. Le organizzazioni che operano nello stesso campo tendono ad assomigliarsi poiché sono costrette ad adeguarsi alle stesse norme. Ci sono 3 motivazioni per cui un’organizzazione si attiene alle regole Queste motivazioni sono legate al concetto di isomorfismo organizzativo: le organizzazioni all’interno di uno stesso campo organizzativo tendono a diventare più simili fra loro nel corso del tempo. - isomorfismo coercitivo: quando le organizzazioni adottano le stesse linee di azione perché costrette a farlo o rischierebbero multe. -Isomorfismo normativo: l’organizzazione reagisce alle pressioni che hanno per oggetto la sua legittimità. - Isomorfismo mimetico: imitazione di altre organizzazioni visibili nell’ambiente d’appartenenza. COME E’ STRUTTURATA L’OCCUPAZIONE? Tutte le società prevedono una divisione del lavoro. La specializzazione degli incarichi all’interno e tra le Con la Rivoluzione industriale, è aumentata la produzione di beni e di conseguenza sono aumentati i tipi di lavoro. Le prime fabbriche utilizzavano una tecnologia semplice e via via il lavoro diventò sempre più specializzato. Il processo lavorativo è il concetto che descrivere sia il controllo esercitato da manager e supervisori, sia l’insieme delle relazioni fra lavoratori e ruoli dirigenziali. Braverman descrisse l’organizzazione scientifica del lavoro, tale approccio si basa sull’idea che i manager devono controllare le azioni dei loro lavoratori. Il punto fondamentale di questa organizzazione è la catena di montaggio, in cui ogni compito che un lavoratore deve svolgere è ricondotto a un insieme di istruzioni. Il luogo di lavoro descritto da Braverman era caratterizzato da un continuo processo di Deskilling(dequalificazione), dove il management cercava di impedire che i lavoratori potessero trarre vantaggio dalla loro migliore conoscenza delle operazioni di lavoro. Oggi la grande industria basata sulla catena di montaggio in cui un lavoratore compie una singola operazione viene sostituita da luoghi di lavoro dove prevale la cooperazione. COSA FA DI UN LAVORO UN “BUON” LAVORO? Ci sono alcune dimensioni importanti per definire un “buon” impiego: il livello della retribuzione, il livello di autonomia sul lavoro, il suo status, la quantità di fiducia, il livello di abilità richiesto, l’importanza attribuita ai titoli di studio, il grado di sicurezza. I lavori si differenziano principalmente per il livello di abilità richiesto e per il grado di autorità esercitato. Avere credenziali professionali come una laurea in legge permettono di accedere a guadagni maggiori, a uno status superiore e a migliori condizioni di lavoro. I sindacati controllano le condizioni di lavoro. Con il declino dei sindacati, molte imprese hanno sviluppato strategie basate sulla produzione snella (permette di ridurre i costi di produzione ma elimina i benefici e le forme di sicurezza dei lavoratori). CAPITOLO 9: STRATIFICAZIONE SOCIALE, DISUGUAGLIANZA E POVERTA’ CHE COS’E’ LA DISUGUAGLIANZA? La stratificazione sociale studia le disuguaglianze tra individui e gruppi. La disuguaglianza (è la distribuzione diseguale di beni e opportunità) è una caratteristica di tutte le società. Tuttavia la disuguaglianza nel corso della storia ha subito importanti variazioni. Una delle prime forme di disuguaglianza è stata la schiavitù, seguita dal feudalesimo, dove le élite vivevano separate dal resto della popolazione e non esisteva la classe media. Oggi il mondo della disuguaglianza è più complicato: la rivoluzione industriale ha reso possibile una crescita economica, le società sono diventate più ricche e sono emerse disuguaglianze maggiori. Le disuguaglianze più rilevanti sono quelle di reddito (quantità di denaro o beni percepiti in un particolare periodo; solitamente ricavato attraverso il lavoro) e ricchezza (valore delle risorse possedute; quella più diffusa è la ricchezza immobiliare). Le differenze di ricchezza sono maggiori delle differenze di reddito. Il reddito e la ricchezza non sono le uniche misure di disuguaglianza. Un altro tipo di disuguaglianza riguarda il consumo, ovvero ciò che gli individui sono davvero in grado di comprare e consumare. Nelle famiglie povere o di classe media il consumo spesso supera il reddito. Altro tipo di disuguaglianza è quella di benessere, la quale riguarda diverse dimensioni della vita come: salute, esposizione al crimine o a rischi ambientali, livello di felicità. Le disuguaglianze oggi non contrappongono semplicemente i ricchi a tutti gli altri ma esiste un’amplia classe media. Le classi medie vengono distinte in 3 modi: - in base al reddito - in base allo status socioeconomico, ovvero basandosi su diversi indicatori come: istruzione, reddito e occupazione. - in base a chi appartiene allo stesso gruppo occupazionale (ossia gruppi di persone che svolgono lo stesso lavoro con classe identifichiamo gruppi di persone che si trovano in posizioni sociali ed economiche simili, hanno simili opportunità Sono state individuate alcune classi fondamentali: Classe di servizio: professionisti, manager e amministratori di alto livello; tecnici superiori, supervisori di lavoratori manuali, Lavoratori non manuali di routine: impiegati in posizioni amministrative e commerciali senza poteri di supervisione; addetti alle vendite; segretarie, impiegati e altri colletti bianchi Piccola borghesia: proprietari di attività economiche (non agricole); lavoratori autonomi e consulenti; artigiani Proprietari agricoli: coltivatori diretti e fattori Lavoratori specializzati e supervisori: lavoratori manuali specializzati; supervisori di lavoratori manuali; tecnici di grado inferiore Lavoratori non specializzati: lavoratori manuali semi-specializzati e generici Lavoratori agricoli: addetti ad aziende agricole. Le giustificazioni della disuguaglianza hanno assunto molte forme nel corso dei secoli: - l’idea che la disuguaglianza rifletta la volontà divina - La disuguaglianza assicura che chi ha talento riceva il giusto incoraggiamento per svilupparlo - La disuguaglianza comporta una maggiore efficienza economica, incoraggiando le persone ad investire in attività imprenditoriali. ABBIAMO TUTTI LE STESSE OPPORTUNITA’ DI SUCCESSO NELLA VITA? Un importante tipo di disuguaglianza è quello delle opportunità. Non esiste un modo specifico per calcolare le opportunità che un individuo ha, ma i sociologi esaminano la mobilità sociale, cioè la misura e i modi in cui i membri di una società si muovono nella società. I fattori che influenzano la mobilità sociale sono: famiglie, mercato del lavoro e politiche governative. La mobilità sociale misura la somiglianza tra le posizioni sociali ed economiche di genitori e figli in età adulta. Se il legame è debole c’è elevata mobilità, se è forte lamobilità sarà scarsa. Una società immobile può diventare una società castale, in cui i vantaggi e gli svantaggi acquisiti alla nascita influenzano completamente la propria posizione sociale in età adulta. Mentre in una società perfettamente mobile le risorse dei genitori sarebbero irrilevanti e tutti avrebbero pari possibilità di successo. Il livello di mobilità dipende dal modo in cui gli individui sono inseriti all’interno del mercato del lavoro. Il livello di disuguaglianza delle condizioni di vita in un paese è correlato con il suo livello di mobilità. Maggiore è la disuguaglianza delle condizioni di vita, minore è il livello di mobilità sociale. Nelle società moderne le posizioni privilegiate sono raramente ereditate direttamente dai figli della classe alta, ma sono piuttosto distribuite attraverso i sistemi scolastici (un medico o un avvocato non possono trasmettere l’attività al figlio se questo non consegue una laurea). La diffusione dell’istruzione pubblica ha interrotto le tradizionali forme di eredità occupazionale sostituendole con i principi della meritocrazia. QUANTA POVERTA’ ESISTE IN ITALIA E NEL MONDO? La povertà è una condizione che implica l’impossibilità di soddisfare bisogni primari. La povertà viene definita stabilendo una soglia di reddito minimo (soglia di povertà) necessario per soddisfare le necessità primarie. La soglia di povertà si basa su due tipi di povertà: povertà relativa -> definire persone povere sulla base della comparazione dei loro redditi con quelli di altri individui della società povertà assoluta -> stima del tenore minimo di vita, che cerca di definire la quantità minima di reddito necessario per soddisfare i bisogni primari, ma non si adatta ai cambiamenti del tenore di vita. La povertà minorile è un efficace predittore della povertà in età adulta. Una delle forme più estreme di povertà è l’homlessness, la mancanza di una fissa dimora. Ruolo della politica nella povertà: può adottare politiche in grado di ridurre la disuguaglianza nella distribuzione di ricchezze o può scegliere di adottare politiche volte a ridurre il numero di persone che vivono in povertà. CAPITOLO 10: RAZZISMO E MIGRAZIONI CHE COSA SI INTENDE CON “RAZZA”? Spesso razza ed etnia sono considerati sinonimi. RAZZA→ quando gli individui hanno la stessa discendenza e quindi hanno somiglianze fisiche e genetiche considerate innate (basata su caratteristiche biologiche). ETNIA→è un insieme di persone che condividono in modo omogeneo la stessa cultura, lingua e tradizioni (basata su caratteristiche culturali). Oggi le classificazioni raziali sono basate non su qualche criterio oggettivo di somiglianza fisica, ma sulle credenze e percezioni, influenzate dalla società. in America era diffusa la concezione del “One-drop rule” per cui “una sola goccia di sangue (nero)” definiva l’individuo come nero. I sociologi considerano la razza come una costruzione sociale (concezione costruttivista), ovvero un fenomeno sociale inventato dagli esseri umani e plasmato dalla società. Il razzismo è un sistema di dominio che gerarchizza l’umanità in gruppi superiori (considerati “umani”, conquistatori di terre e proprietari di risorse, cittadini a pieno titolo e detentori di diritti) e gruppi inferiori (“non-umani”, che non possiedono beni e che possono essere sfruttati e schiavizzati, non sono riconosciuti come cittadini). Dal 16esimo secolo capitalismo e razzismo divengono legati: il razzismo infatti deriva dalle gerarchie razziali che costituiscono la globalizzazione tipica della modernità capitalistica europea. La razzializzazione è un processo che attribuisce a gruppi di esseri umani caratteristiche negative considerate “naturali” e immodificabili; essa implica gerarchie sociali. La caratteristica più importante dell’idea di razza e la ragione per cui resta attuale anche oggi è l’idea di fissità, ovvero l’idea che un gruppo o una persona non possano cambiare. CHE COS’E’ IL RAZZISMO? Il termine razzismo si riferisce a due fenomeni: il pregiudizio e la discriminazione. Pregiudizi→ sono credenze e atteggiamenti negativi che hanno per oggetto gruppi interi; sono basati su informazioni soggettive, inaccurate e su stereotipi (generalizzazioni a proposito di un certo gruppo). Discriminazione → consiste in comportamenti che danneggiano individui o causano loro svantaggi in considerazione della loro appartenenza ad un certo gruppo. La forma di discriminazione più calma consiste nell’insultare mentre la forma più grave è la violenza fisica come il linciaggio o il genocidio. Distinguiamo due tipi di discriminazione: - Discriminazione individuale: azione fatta da un singolo o un gruppo che danneggia uno o più individui in quanto membri di una categoria particolare (es. datore di lavoro che rifiuta di assumere i neri). La discriminazione può essere non intenzionale, certi stereotipi possono attivarsi nelle nostre menti senza che ce ne accorgiamo. - Discriminazione istituzionale o strutturale: azioni di organizzazioni o di istituzioni che escludono, ostacolano o danneggiano i membri di gruppi (es leggi contro i neri) Impariamo a pensare e ad agire in modo razzista dalle persone da cui siamo circondati. COS’E’ L’IMMIGRAZIONE? IN QUALI MODI I GOVERNI LA REGOLANO? La migrazione è il processo attraverso cui gli individui si spostano da un luogo ad un altro. È necessario prendere in esame tutte le fasi di questo processo, le condizioni e le caratteristiche sia dei singoli migranti, sia del paese che lasciano che di quello in cui arrivano. I sociologi distinguono l’emigrazione (l’atto di lasciare un certo luogo) dall’immigrazione (l’atto di arrivare e stabilirsi in un altro luogo). I sociologi inoltre distinguono i paesi di destinazione dai paesi di provenienza, Le migrazioni sono conformi a modelli specifici, sono caratterizzate da un ordine e coinvolgono certi popoli e luoghi molto più di altri. Importante è distinguere tra: - Migrazioni volontarie -> migrazioni determinate da scelte operate liberamente da individui che si muovono da un paese all’altro o all’interno dello stesso paese al fine di migliorare le proprie condizioni di vita. - Migrazioni forzate-> migrazioni in cui gli individui si spostano per fattori indipendenti dalla propria volontà (es. conflitti, persecuzioni, disastri ambientali). La maggioranza dei migranti è composta da rifugiati, un rifugiato è una persona che si trova fuori del paese di cui è cittadino e teme di essere perseguitata per motivi di “razza”, religione, nazionalità. Nel corso degli ultimi decenni, le progressive limitazioni hanno ridotto la possibilità di ottenere lo status di rifugiato e ciò ha indotto un numero crescente di individui in fuga a ricorrere a canali irregolari di viaggio. Nel corso della storia molte società hanno cercato di limitare o regolare sia l’immigrazione che l’emigrazione, come ad esempio il Muro di Berlino impediva alle persone di andarsene. Negli ultimi tempi molti paesi sono preoccupati dalla fuga di cervelli ovvero dall’emigrazione di cittadini con livelli alti di istruzione e alte qualifiche personali in paesi dove poter guadagnare di più. PERCHE’ LE PERSONE SI SPOSTANO? La motivazione più importante dell’emigrazione è legata alla possibilità di migliorare la propria esistenza e quella dei propri figli. Ci sono diversi fattori che spingono un individuo ad emigrare: Fattori di spinta (push): inducono le persone a lasciare il proprio paese. Fattori di attrazione (pull): attraggono le persone a recarsi in un determinato paese COME VIVONO GLI IMMIGRATI NEL LUOGO DI ARRIVO? L’integrazione è un processo bidirezionale permanente volto a garantire uguali opportunità e piena partecipazione degli immigrati nelle diverse sfere della società, senza rinunciare a convinzioni culturali, pratiche e comportamenti identitari, nei limiti del rispetto delle norme fondamentali della società ospitante. Un timore frequente è che gli immigrati, non riuscendo ad integrarsi, si trasformino in una minaccia. Gli indicatori di integrazione sono: Status socioeconomico Concentrazione spaziale-> si riferisce alla distribuzione geografica della popolazione. Quanto più gli immigrati vivono separati dagli autoctoni e concentrati tra loro, tanto è minore il livello di integrazione. Quanto è più alto lo status socioeconomico e lungo il periodo trascorso nel paese di destinazione, tanto è minore la concentrazione spaziale Numero di matrimoni misti -> ovvero le unioni tra autoctoni e immigrati 11. CAPITOLO 11: GENERE E SESSUALITA’ DA DOVE PROVENGONO LE DIFFERENZE FRA UOMINI E DONNE? La biologia ritiene che il sesso di una persona è un fatto biologico: maschi e femmine hanno diversa anatomia, cromosomi e ormoni. Al contrario la sociologia usa l’espressione costruzione sociale del genere, secondo cui il genere di una persona è il prodotto di una costruzione sociale: le società si basano su un sistema di genere composto da modelli di comportamento, in cui ciò che ci si aspetta da una persona varia in base al genere di appartenenza; anche le istituzioni (come le scuole, le chiese, governi) definiscono politiche e regole distinte in base all’appartenenza al sesso maschile o femminile. Il genere viene costruito attraverso vari modi, uno di questi è il processo di socializzazione, ossia il percorso attraverso cui un individuo viene integrato in un gruppo sociale, apprendendo le sue norme e le sue pratiche. Parte di ciò che viene appreso durante la socializzazione è costituito da convenzioni di genere : cosa gli uomini devono fare diversamente dalle donne. Agenti della socializzazione sono i genitori e i mass media, dove uomini e donne sono mostrati in modi differenti: le donne appaiono impegnate in lavori domestici o oggetto del desiderio sessuale maschile, mentre gli uomini vengono rappresentati in posizioni di potere. Quando gli uomini hanno maggiore potere delle donne nella politica, nell’economia e nella famiglia il sistema di genere è detto patriarcale. Nella società si distinguono alcune persone, chiamati individui ermafroditi, che nascono con caratteristiche anatomiche di entrambi i sessi e transessuali che sono persone a cui viene assegnato un sesso alla nascita, in base a criteri anatomici, ma che si sentono di appartenere all’altra categoria, essi sono spesso oggetto di derisione e violenze di persone per cui il sesso è qualcosa di innato e immutabile. Nella società ogni differenza di genere può essere influenzata da aspettative sociali, alcune delle quali sono basate su stereotipi (false credenze su un individuo); falsi stereotipi tendono a produrre la realtà che sostengono (anche se la differenza non esiste). COME SONO CAMBIATE LE VITE DI UOMINI E DONNE NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI? La vita delle donne è mutata molto negli ultimi cinquant’anni, tanto che si parla di rivoluzione di genere. Le principali trasformazioni riguardano il modo in cui le donne hanno iniziato ad assumere ruoli e a intraprendere attività prima riservate per lo più agli uomini. Il cambiamento più rilevante è costituito dall’aumento del numero di donne che entrano nel mercato del lavoro retribuito. Ragioni principali della crescita dell’occupazione femminile: Aumento degli stipendi negli anni 60’ e 70’ Numero maggiore di occupazioni nel terziario (posti di segretaria, receptionist, infermiera, cassiera) mansioni tipicamente femminili Aumento della scolarizzazione femminile Scomparsa della distanza nell’istruzione tra uomini e donne A partire dagli anni ’70, un numero sempre maggiore di donne è entrato in settori tradizionalmente maschili, coprendo ruoli di manager, avvocati, medici, ingegneri, professori o entrando nell’esercito. Nonostante ciò le occupazioni continuano a essere abbastanza segregate dal punto di vista del sesso (Segregazione occupazionale per sesso). Motivi per cui le donne guadagnano meno degli uomini sono vari: I datori di lavoro pagano di più chi matura una maggiore esperienza lavorativa, e le donne hanno più frequentemente interruzioni di carriera per occuparsi dei bambini Le donne sono concentrate in occupazioni meno remunerative Alcuni datori di lavoro discriminano le donne quando assumono per mansioni ben pagate, lasciandole senz’altra scelta che cercare tra quelle meno retribuite Alcuni datori di lavoro discriminano le donne perché sono madri. Non sono solo le vite delle donne a essere cambiate; anche quelle degli uomini hanno subito un mutamento. A partire dagli anni ’70, gli uomini sposati hanno cominciato a passare sempre più tempo con i figli e a partecipare di più al lavoro familiare. Ma questi cambiamenti sono asimmetrici, in quanto mentre molte donne hanno scelto di intraprendere carriere tradizionalmente maschili, sono pochi gli uomini che hanno deciso di intraprendere carriere tradizionalmente femminili; ciò avviene per due motivi: Tali occupazioni sono retribuite in modo minore rispetto a quelle in cui predominano figure maschili La socializzazione dei ragazzi incoraggia lo svolgimento di attività “da uomini” Ancora oggi purtroppo il divario retributivo di genere persiste in tutti i Paesi della UE. COME E QUANTO LA NOSTRA VITA SESSUALE E’ PLASMATA DALLA BIOLOGIA E DALLA SOCIETA’? L’’attrazione e i comportamenti sessuali sono influenzati dalla biologia ma sono anche una costruzione sociale: Il termine orientamento sessuale si riferisce al fatto che gli individui possono essere attratti da membri del sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi (eterosessuale, omosessuale e bisessuali). La nostra cultura prevede un doppio standard di sessualità: la tendenza a giudicare le donne peggio degli uomini quando si tratta di sesso occasionale. Il termine minoranza sessuale si riferisce a chiunque non sia eterosessuale. Eteronormatività → una situazione in cui la cultura e le istituzioni mandano il messaggio secondo il quale tutti sono eterosessuali, o quantomeno che questo è l’unico modo “normale” di essere. L’Unione Europea ha vietato la discriminazione per motivi di orientamento sessuale, tuttavia, molte persone continuano ad essere vittime di omofobia e transfobia. COM’E’ CAMBIATO IL COMPORTAMENTO SESSUALE NEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI? Negli ultimi anni è cambiato molto il comportamento sessuale degli individui: il sesso prima del matrimonio è diventato una pratica quasi universale (pochissime persone oggi fanno sesso dopo il matrimonio), ciò è è conseguenza di relazioni molto precoci e di convivenze sempre più frequenti. Negli ultimi decenni inoltre l’attività sessuale è diventata più frequente in incontri occasionali dove non ci sono aspettative di relazione da parte di nessuna delle due parti: tali rapporti sono definiti, con il termine hook-up, con il quale si può intendere qualsiasi cosa, dal bacio al sesso. L’ ingresso delle donne nel mondo del lavoro però non è stato bilanciato da grandi variazioni nel modo in cui il genere definisce il proprio comportamento sessuale; lo schema sessuale che vede gli uomini come quelli che devono dare inizio ad appuntamenti, rapporti sessuali e proposte di matrimonio non è diverso da una volta. CAPITOLO 12: FAMIGLIE E VITA FAMIGLIARE COS’E’ LA FAMIGLIA? Le famiglie sono percorsi dinamici che si sviluppano nel tempo in modi inattesi. La famiglia è un’istituzione universale, anche se con il tempo ha assunto forme diverse: la famiglia tradizionale (breadwinner)-> quella formata da i matrimoni combinati, la poligamia-> famiglie a due redditi, con un solo genitore o omosessuali. I sociologi distinguono: la famiglia di origine (ovvero quella formata dalle persone cui siamo legati per nascita) e la famiglia di procreazione (formata dai parenti che acquisiamo nel corso della vita attraverso il matrimonio e la scelta di avere bambini). Sistemi di parentela→i legami e confini sociali, definiti dalla biologia e dai costumi, che stabiliscono chi è parente di chi. L’aumento dei divorzi, delle seconde nozze e dei bambini nati fuori dal matrimonio ha complicato ulteriormente le cose: anche i sistemi di parentela diventano più difficili da ricostruire. PERCHE’ LE FAMIGLIE STANNO CAMBIANDO? Oggi non c’è un tipo di famiglia che domina sugli altri. Le trasformazioni dei modelli famigliari sono oggetto di conflitti: alcune persone infatti credono che la scomparsa della coppia “tradizionale” formata da marito lavoratore e moglie casalinga danneggia la società, mentre altre persone credono che sia necessario sostenere le diverse forme di famiglia che si stanno sviluppando. Esistono 3 prospettive: 1. La prospettiva della crisi della famiglia -> i cambiamenti subiti dalla famiglia riflettono un indebolimento dei valori della famiglia, i quali sono sostituiti da un crescente egoismo e un individualismo. I sostenitori di questa prospettiva temono che il crescente numero di madri sole, di gravidanze fuori dal matrimonio, l’aumento di madri lavoratrici, l’indebolirsi delle divisioni di genere e dell’autorità dei padri in quanto capifamiglia danneggi i bambini. Sono due le critiche mosse a questa prospettiva: essa trascura i molti aspetti positivi dei cambiamenti in corso, come la maggiore eguaglianza tra uomini e donne e la possibilità per le donne di essere economicamente indipendenti e per gli uomini di non essere solo lavoratori ma anche padri. Questa prospettiva valuta le nuove forme di famiglia ma non spiega il motivo del loro emergere. 2. La prospettiva economica -> se oggi le famiglie sono più vulnerabili non è tanto perché hanno respinto i valori tradizionali, ma perché non possono più contare su un sistema economico e sociale stabile. 3. La prospettiva di genere -> per comprendere le origini dei cambiamenti della famiglia, le cause economiche non sono sufficienti; è necessario analizzare il crescente desiderio degli individui di vivere in famiglie diverse da quelle “classiche” fondate sul matrimonio (eterosessuale) e su una netta divisione di genere dei ruoli. È possibile che le famiglie siano cambiate, ma la struttura dei posti di lavoro e l’organizzazione dei modelli di educazione dei bambini continuano ad assumere il vecchio modello di famiglia, un modello che nella maggioranza dei casi non è più né praticabile né desiderato (ridefinizione dei ruoli di genere). QUALI SFIDE AFFRONTIAMO QUANDO STRINGIAMO UNA RELAZIONE CON QUALCUNO E CERCHIAMO DI CONCILIARE FAMIGLIA E LAVORO? Il nuovo sistema economico introdotto dall’industrializzazione favorì l’emergere di un nuovo tipo famigliare, la famiglia coniugale, formata da una coppia sposata e gli eventuali figli, in grado di mantenersi da soli. Non erano più i genitori a scegliere il coniuge, ma lo si poteva scegliere autonomamente, in base all’amore e non più alla convenienza economica. Le donne diventarono responsabili dei compiti di cura dello spazio domestico e dei figli, mentre agli uomini lavoravano. In seguito la “rivoluzione di genere” ha portato a grandi cambiamenti. Il matrimonio è ancora un legame di grande valore, ma non è più ritenuto necessario per convivere o per avere figli. Il lavoro di cura è importante per la sopravvivenza della famiglia; ma nonostante la rivoluzione di genere sono ancora prevalentemente le donne ad averne il carico. Nel doppio ruolo di madri e lavoratrici le donne sono sottoposte a diversi tipi di tensione: da un lato c’è l’aspettativa esse dedichino ai figli più tempo e attenzione, dall’altro c’è l’aspettativa che esse lavorino duramente e portino i soldi a casa. COM’E’ CRESCERE IN UNA FAMIGLIA DEL XXI SECOLO? La doppia partecipazione non sempre significa che entrambi i coniugi lavorino a tempo pieno; al contrario, è diffuso il modello one earner and half, ovvero con un lavoratore e mezzo, in cui il lavoratore a tempo parziale (il “mezzo”) è la donna. Crescere con genitori che lavorano-> I bambini non soffrono se le loro madri lavorano fuori casa; frequentare nidi e scuole materne, fa bene: alle donne che possono mantenere il lavoro, alle famiglie, che possono avere due redditi e anche ai bambini, che sviluppano importanti capacità cognitive, affettive e relazionali. Crescere con genitori divorziati -> conseguenze negative che il divorzio potrebbe provocare sui bambini sono: distacco emotivo, ostilità e perdita di sostegno economico. Crescere con genitori dello stesso sesso-> ciò che risulta più importante sono la qualità e le dinamiche delle relazioni famigliari e non la loro forma. La sociologa Annette Lareau sostiene l’esistenza di un legame circolare tra gli stili educativi familiari, e la trasmissione delle disuguaglianze da una generazione all’altra. Mentre i genitori di classe media si impegnano in una forma di accudimento intensivo (chiamato concerted cultivation= percorso educativo concertato), basato su attività programmate e grande attenzione per l’acquisizione di forte competenza linguistica, le famiglie operaie seguono il compiersi della “crescita naturale” dei propri figli, basato sul gioco non strutturato, attività di tempo libero e approccio informale nella comunicazione. I genitori di classe media godono inoltre di un altro importante vantaggio, e cioè la capacità di trasmettere ai figli le loro conoscenze ed esperienze, infatti le madri di classe media rinviano la prima gravidanza alla fine dei loro 30 anni, poiché in questo modo hanno il tempo di studiare di più e accumulare risorse ed esperienze di lavoro. Per questo motivo le madri di classe media incontrano meno difficoltà nell’assicurare ai figli le risorse necessarie a crescere bene e a sviluppare le proprie capacità, rispetto alle madri povere. Tuttavia è possibile coltivare e stimolare la curiosità e la voglia di imparare dei propri figli anche non disponendo di molto denaro, infatti molte delle esperienze più importanti per la crescita di un bambino sono poco costose (es: leggere ogni sera una storia, visitare i musei). Sono molte le ragioni per cui oggi entrare nella vita adulta richiede più tempo: maggiore durata dei percorsi di studio, maggiori aspettative nella scelta del compagno di vita e del posto di lavoro e il contrarsi del mercato del lavoro (per i lavoratori più giovani con poche esperienze trovare un posto di lavoro stabile e decentemente retribuito è diventato sempre più difficile. Il dilatarsi del tempo necessario a completare la transizione alla vita adulta ha generano una nuova fase del corso di vita chiamata post-adolescenza o età dell’indipendenza. QUALI POLITICHE SOCIALI PERMETTONO DI SOSTENERE NEL MODO MIGLIORE I CAMBIAMENTI FAMIGLIARI? Le politiche sociali adottate in risposta ai mutamenti sociali sono state piuttosto diverse da paese a paese. Alcuni paesi hanno scelto di offrire sostegni di tipo universale: congedi parentali retribuiti, asili nido, contrasto delle discriminazioni sul posto di lavoro, sanità universale e istruzione gratuita. Familismo by default: politiche che non assumono come responsabilità pubblica l’obiettivo della cura e della conciliazione, lasciandolo in seno alla famiglia. La conciliazione famiglia-lavoro si sostiene attraverso: sostegno al reddito attraverso trasferimenti monetari per famiglie con figli ma soprattutto attraverso congedi ben pagati per genitori lavoratori sostegno al tempo, attraverso diritti a congedi o flessibilità oraria sui posti di lavoro sostegno alla cura attraverso servizi extra-familiari che si occupino dei bambini mentre i genitori lavorano. CAPITOLO 13: RELIGIONE CHE COS’E’ LA RELIGIONE? QUALI SONO LE SUE FUNZIONI? Il modello di religiosità prevalente tra i giovani d’oggi è definito deismo terapeutico moralistico (DTM) ed è caratterizzato da cinque “credenze chiave”: - Esiste un Dio che ha creato il mondo e che vigila sulla vita umana. - Dio vuole che ciascuno sia buono con gli altri - Lo scopo della vita è essere felici e stare bene con sé stessi. - Non è necessario che Dio si preoccupi continuamente della nostra vita, ma solo quando è necessario per risolvere dei problemi. - Quando muoiono, le persone buone vanno in paradiso Per la maggioranza dei giovani il deismo è terapeutico: la religione tende a fare bene agli esseri umani; li aiuta ad essere più felici e in salute e a superare le crisi. Tuttavia il deismo considera le religioni come vere nel loro nucleo ma allo stesso tempo, le dottrine religiose più elaborate sono percepite come irrealistiche e noiose. Si è cercato di dare un significato al termine “religione”, ma gli studiosi hanno assunto due approcci diversi: -Basato sull’idea di sacro: la religione crea un confine simbolico tra persone, oggetti, momenti e luoghi, e altre cose ed eventi nel mondo. - Basato sul soprannaturale: la religione ha per oggetto il soprannaturale; essa è quindi un insieme di idee relative ai rapporti tra il naturale e il soprannaturale. La definizione della religione in termini di “sacro” ha portato i sociologi a riconoscere una forma di religione diffusa chiamata religione civile (soprattutto degli americani che considerano la costituzione del paese come un testo sacro, la bandiera un simbolo sacro o il 4 luglio un giorno consacrato); essa è l’adorazione della comunità e della società. La religione non è definita esclusivamente da un insieme di dottrine, è individuata dai comportamenti, dalle credenze e dal coinvolgimento dei membri del gruppo. Il Cristianesimo è la religione più diffusa, seguita dall’islam e dall’induismo. Esiste anche l’irreligione, ossia il disinteresse per la religione. I cinesi hanno un approccio sincretico alla religione, ossia tendono a combinare elementi di religioni differenti. Quello che rende la religione così affascinante è il fatto che la si trova ovunque e che è inoltre un prodotto sociale. Possiamo farci un’idea della complessità dell’esperienza religiosa prendendo in considerazione i concetti di animismo (si intendono le religioni che attribuiscono caratteristiche umane ad animali, piante e oggetti) e paganesimo (indica quelle religioni adoratrici di molti dèi). Le religioni sono istituzioni, ossia pratiche strutturate e durevoli costruite intorno a regole ben definite e affidate ad organizzazioni. La funzione sociale primaria della religione è la promozione dell’ordine sociale. La religione è uno dei meccanismi centrali della società volti al controllo sociale del comportamento delle persone, infatti essa è ricca di doveri, divieti e minacce di punizioni in questa vita o dopo la morte per chi violi gli uni o gli altri. La separazione Stato-Chiesa ha consentito la nascita di diverse religioni. COME INCIDE LA STRUTTURA SOCIALE SULLE SCELTE RELIGIOSE? Marx definì la religione come “l’oppio dei popoli”: la religione è un’illusione che attenua il dolore delle persone economicamente sfruttate. Vivere in una società che condanna all’insicurezza infatti porta a cercare serenità nella religione. Le persone che vivono in povertà sono generalmente le più insicure di tutte. Religiosità -> disposizione dei cittadini + insicuri a riservare alla religione un importante spazio nella propria vita. Teodicea-> spiegazione del perché persone buone siano colpite da eventi cattivi. Per quanto la maggioranza dei credenti resti fedele alla religione in cui è cresciuta, non tutti lo fanno. Coloro che abbracciano nuove religioni sono coloro che provengono dalle classi più privilegiate; essi tendono ad abbracciare nuove forme religiose perché quelle vecchie non riservano loro un buon trattamento. PERCHE’ ALCUNE PERSONE SONO PIU’ RELIGIOSE DI ALTRE? Le donne abbracciano le nuove religioni più degli uomini, perché sono trattate come membri di seconda classe dalla maggior parte delle religioni. Esse sono più religiose degli uomini, anche perché vivono in media più a lungo, e le persone più anziane sono cresciute in epoche più religiose di quelle in cui hanno vissuto le persone più giovani (effetto di “coorte” = effetto di generazione). PERCHE’ SI GIUNGE PERSINO AD UCCIDERE IN NOME DELLA RELIGIONE? Il rapporto tra religione e società ha sfortunatamente anche un lato molto più cupo. Nel corso della storia ci sono state diverse guerre di religione, dove è considerato normale togliere la vita ad altri in nome della religione. I conflitti tra gruppi religiosi possono però essere alimentati anche da altro, oltre che dall’intolleranza religiosa o dalla paura. QUAL’E’ IL FUTURO DELLA RELIGIONE? Dal XX secolo, l’importanza della religione e la sua capacità di influenzare sono diminuite e si è diffusa l’idea di secolarizzazione, la quale indica il rifiuto della religione in quanto non scientifica o irrilevante per la vita di oggi. Si è notato che gli europei non si oppongono al fatto che altri professino qualche religione, ma vogliono piuttosto che questi considerino le proprie credenze un fatto privato, che la religione non entri nella vita politica. Molti europei tendono a considerare con poca simpatia le persone fortemente religiose (esempio gli immigrati musulmani). Tra i paesi sviluppati l’eccezione è rappresentata dagli Stati Uniti, che continuano ad avere un livello di religiosità molto alto. Tuttavia, il motivo per cui in America la religiosità è ancora alta, è di natura politica: molte delle questioni sociali sono entrate nell’agenda politica in seguito al crescente potere e influenza dei protestanti evangelici (n

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