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psicologia dello sviluppo teorie dello sviluppo metodi di ricerca psicologia sviluppo umano

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Questo documento riassume la psicologia dello sviluppo e le diverse teorie che la definiscono. Il testo affronta argomenti come la definizione, le teorie, gli approcci e i metodi di indagine per lo studio dello sviluppo umano, incluso le fasi della vita umana.

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PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 1. LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO - DEFINIZIONE, TEORIE, APPROCCI E METODI SVILUPPO deriva dai termini latini: “Falopla” (bozzolo del baco da seta), “Faloppa” (ramoscelli spezzati), “volvere” (volgere, girare, srotolare, ecc.). Attualmente indica espansione, incremento, pot...

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 1. LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO - DEFINIZIONE, TEORIE, APPROCCI E METODI SVILUPPO deriva dai termini latini: “Falopla” (bozzolo del baco da seta), “Faloppa” (ramoscelli spezzati), “volvere” (volgere, girare, srotolare, ecc.). Attualmente indica espansione, incremento, potenziamento. Nelle discipline biologiche e sociali indica l’insieme dei processi attraverso i quali un organismo acquista la sua forma definitiva. Lo sviluppo, secondo le teorie biologiche e sociali è: un processo attraverso il quale un organismo acquista la sua forma definitiva. In psicologia si intende la modificazione di un organismo a livello della struttura e delle funzioni. In psicologia con il termine sviluppo si intende: la modificazione di un organismo a livello di struttura e funzioni. La psicologia dello sviluppo studia le varie fasi della vita dell’uomo (concepimento – sviluppo prenatale – nascita – infanzia – pubertà – adolescenza – età adulta – vecchiaia). Si differenzia da altre branche di psicologia per la prospettiva con cui si osservano le funzioni e le strutture in un determinato momento. La psicologia dello sviluppo si distingue dalle altre branche: per la prospettiva con cui si osservano le funzioni e le strutture. Il modo di pensare il mondo, l’uomo e il suo sviluppo, hanno visto il contrapporsi di diverse scuole di pensiero:  TEORIA MECCANICISTICA: il mondo è una macchina composta da più ingranaggi che possono essere indagati e conosciuti. La mente dell’individuo assume un ruolo passivo rispetto agli eventi che la forgiano. La teoria meccanicista: sostiene che gli eventi forgiano la mente dell'individuo.  TEORIA ORGANISMICA: il mondo è un essere vivente e l’uomo assume un ruolo attivo (costruisce la realtà attraverso il pensiero, la conoscenza e la formazione che lo guideranno lungo il percorso evolutivo). Secondo la teoria Organismica: l’essere umano ha un ruolo attivo nei suoi cambiamenti.  TEORIA NATURALISTA: l’evoluzione dell’individuo è diretta alle strutture mentali presenti nell’uomo sin dalla nascita e la conoscenza e i mutamenti sono ritenuti già inscritti nel suo patrimonio genetico.  TEORIA CULTURALISTA: il bambino è una tabula rasa, in cui l’apporto con l’ambiente e l’esperienza che di esso fa il soggetto è la causa primaria dello sviluppo dell’essere umano. Il dibattito tra naturalisti e culturalisti ha attualmente raggiunto un compromesso: pur avendo geneticamente le informazioni atte al comportamento del ciclo evolutivo, è solo con la stretta relazione con il proprio contesto che esse possono svilupparsi (natura e cultura sono intrecciate tra loro). Il dibattito tra naturalisti e culturalisti attualmente: ha raggiunto una posizione di compromesso. Lo sviluppo è analizzato secondo diverse prospettive:  PROSPETTIVA DELLE TAPPE COMUNI – Freud, Piaget, Erikson: lo sviluppo è una successione di stadi o fasi comuni che rappresentano dei punti di riferimento in base ai quali è possibile esaminare il grado di acquisizione di abilità e competenze. Nella prospettiva delle tappe comuni: lo sviluppo è una successione di stadi.  PROSPETTIVA DELLE DIFFERENZE INDIVIDUALI: lo sviluppo non è continuo. Le tappe delle linee evolutive non possono essere definite o comparate, se non in modo approssimativo.  COMPORTAMENTISMO: l’uomo è un sistema regolato da stimoli e risposte e il suo sviluppo dipende dai meccanismi dell’apprendimento. L’organismo è indagato solo nei comportamenti osservabili e si adatta all’ambiente esterno attraverso rinforzi positivi o rinforzi negativi. Il comportamentismo: Si rifà ai concetti di rinforzo positivo e rinforzo negativo.  TEORIA DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE: il comportamento può essere appreso attraverso l’osservazione. Il ricordo delle esperienze, l’anticipazione dei risultati e le modalità di interpretare, elaborare ed immagazzinare le informazioni, incidono sul corso dello sviluppo. Il rinforzo è interno all’individuo e automotivante. La teoria dell'apprendimento sociale: sostiene che un comportamento può essere appreso attraverso I 'osservazione.  COSTRUTTIVISMO: l’individuo è costruttore attivo del proprio sviluppo e la mente è determinata dall’interazione di fattori soggettivi e oggettivi. La ricerca di equilibrio e la co-costruzione della realtà, di credenze e convinzioni sono il frutto di uno scambio con il contesto di appartenenza.  APPROCCIO ECOLOGICO – Bronfenbrenner: osservazione dello sviluppo nei diversi contesti collegati tra loro. MICROSISTEMA – MESOSISTEMA – ESOSISTEMA – MACROSISTEMA L'approccio ecologico: include nell'osservazione dello sviluppo diversi contesti collegati tra loro. D. L. Pag.1 di 63 2. STRUMENTI E METODI La psicologia dello sviluppo si basa su 3 domande chiave:  Qual è la natura del cambiamento che caratterizza lo sviluppo? - NATURA QUANTITATIVA: accrescimento graduale accumulo di cambiamenti nel tempo. Lo sviluppo è un accumulo di cambiamenti nel tempo: secondo una visione quantitativa dello sviluppo. - NATURA QUALITATIVA: cambiamenti nel funzionamento cognitivo (Piaget).  Quali processi causano questo cambiamento? - FATTORI GENETICI: innatisti. - FATTORI AMBIENTALI: comportamentisti. I processi che causano lo sviluppo: Possono essere dovuti a fattori genetici e ambientali.  Si tratta di un cambiamento continuo e graduale o viceversa discontinua e improvviso? - CONTINUO E GRADUALE: teorie quantitative. - DISCONTINUO E IMPROVVISO: teorie qualitative. METODI DI INDAGINE DISEGNI DI RICERCA LONGITUDINALI: osservare lo stesso gruppo di individui nel tempo: a breve termine (se conta almeno 2 osservazioni) o a lungo termine (se conta almeno 3 osservazioni in 3 anni). Il disegno di ricerca longitudinale: Osserva lo stesso gruppo nel tempo. - Vantaggi: permette di seguire lo sviluppo nel tempo e verifica la stabilità di un comportamento. - Svantaggi: è un metodo molto costoso e vi è il rischio di perdere i soggetti nel corso dello studio; possibile confusione tra cambiamenti imputabili all'età ed altri di tipo storico sociale. DISEGNI DI RICERCA TRASVERSALI: confronta 2 gruppi di individui di età diversa nello stesso momento temporale su una stessa caratteristica. Permette di evidenziare le differenze tra le età ma non di studiare i cambiamenti individuali in funzione al tempo. Il disegno di ricerca trasversale: Confronta due gruppi su una stessa caratteristica. - Vantaggi: poco costoso, veloce nell'esecuzione e facile da replicare. - Svantaggi: non è indicativo dello sviluppo in quanto l'osservazione viene fatta in un unico momento. METODI DI RICERCA I metodi di ricerca possono collocarsi su un continuum che indica il grado di intervento del ricercatore sul fenomeno: - INTERVENTO MINIMO: non prevede nessun controllo sulla variabile in esame ma si cercano relazioni esistenti tra le variabili osservate. Obiettivo: la descrizione. - INTERVENTO MASSIMO: permette di determinare il comportamento osservato e si analizza la relazione tra variabili in risposta alle manipolazioni che il ricercatore attua. Obiettivo: verifica della relazione causa-effetto. ESPERIMENTO: è il metodo più utilizzato in cui il ricercatore interviene attivamente, manipola un fenomeno. Le manipolazioni dette “variabili indipendenti” provocano variazioni comportamentali dette “variabili dipendenti”. Permette di descrivere il rapporto tra due gruppi: uno sperimentale (manipolato) e uno di controllo (non manipolato). L'esperimento: Prevede la presenza di un gruppo di controllo. - Vantaggi: permette di stabilire relazioni causa-effetto ed è facile da replicare per avere ulteriori conferme. Uno dei vantaggi dell'esperimento è: stabilire la relazione causa-effetto. - Svantaggi: i soggetti quando osservati e controllati, potrebbero comportarsi diversamente rispetto alla realtà. DISEGNI QUASI SPERIMENTALI: utilizzati quando non vi è la possibilità di manipolare le variabili indipendenti o quando l'assegnazione ai gruppi non è fatta casualmente e con le stesse caratteristiche. DISEGNI CORREZIONALI: utilizzati quando non è possibile individuare gruppi che differiscono per l'aspetto che interessa il ricercatore. Descrivono il rapporto tra due variabili osservate, non permette di ricavare conclusioni sulla relazione causa-effetto tra le variabili, ma il grado di associazione. Il disegno correlazionale: Permette di descrivere il rapporto tra due variabili. D. L. Pag.2 di 63 OSSERVAZIONE: richiede un'attività complessa e impegnativa perché è sempre esposta a rischi derivati dalla soggettività dell'osservatore. L'osservazione: è esposta al rischio che deriva dalla soggettività. Registra le relazioni che esistono tra le variabili mentre, la sperimentazione è più interessata alle relazioni che potrebbero esistere tra le variabili in risposta alle manipolazioni sperimentali. Con l'osservazione vengono notati i comportamenti senza verificare la relazione causa-effetto e senza avere influenza sul comportamento. - Osservazione naturalistica: è condotta in ambiente naturale = minimo livello di controllo sull'oggetto di studio. - Osservazione controllata: è condotta in ambiente strutturato/laboratorio = medio/alto livello di controllo. STRUMENTI INTERVISTA: metodo di raccolta dati che consente la libera espressione del soggetto. L’osservatore pone delle domande ed un particolare tema a una o più persone, che danno risposte che vengono poi codificate e categorizzate. Le interviste possono essere divise in base al loro grado di strutturazione: più è strutturata, più le domande che l’intervistatore pone devono seguire una traccia ben precisa. - Vantaggi: permette di raccogliere numerose informazioni circa la complessità della vita psichica del soggetto. - Svantaggi: richiede molto tempo e un training specifico per l’intervistatore e la codifica può essere complessa. L'intervista: Richiede molto tempo. QUESTIONARIO: è lo strumento più utilizzato per rilevare atteggiamenti, opinioni e stili di pensiero e prevede domande aperte o chiuse. Porre domande chiuse (questionario strutturato) è la scelta più vantaggiosa poiché le risposte si possono codificare meglio e più velocemente. - Vantaggi: veloce e di facile utilizzo, somministrazioni multiple contemporanee, facilità nella codifica. - Svantaggi: non rilevano alcune caratteristiche, possono risultare riduttivi, le persone devono essere alfabetizzate, la costruzione, la validazione e la traduzione di un questionario richiede tempo e molte prove. Il questionario: è di facile utilizzo. D. L. Pag.3 di 63 3. SIGMUND FREUD E LA PSICOANALISI Freud: medico austriaco, fondatore della psicoanalisi. Laureato in medicina, si dedica allo studio delle “malattie nervose” e nel 1885 inizia ad interessarsi all’ipnosi e al suo utilizzo nella cura delle malattie mentali. Dopo la laurea in medicina Freud si dedica allo studio: delle malattie nervose. Nel 1996 insieme al suo collaboratore J. Breuer, inizia a studiare l’isteria e cerca di curarla attraverso l’ipnosi: si rende conto che alcune parti del Sé meno manifeste alla coscienza, “rimosse”, hanno il potere di palesarsi attraverso una serie di disturbi fisici. La maggior parte dei conflitti che si agitano al di sotto della consapevolezza ed espressi sotto ipnosi, sembrano derivare da traumi sessuali infantili. Freud inizia il suo lavoro studiando i casi di: Isteria. Dopo una serie di controversie, tramite le “libere associazioni” (primi pensieri istintivi) inizia ad ipotizzare che questi abusi non siano reali ma solo immaginari, ossia corrispondenti a fantasie infantili dimenticate poiché insopportabili per la coscienza. Pone così la base su cui fonderà tutta la sua teoria: la rimozione inconscia di desideri e pulsioni sessuali incontrollabili e inaccettabili. La rimozione: è un meccanismo di difesa inconscio. Bibliografia: - Studi sull’isteria (1895): teoria del ritorno alla coscienza di pensieri precedentemente rimossi. - L’interpretazione dei sogni (1900): la mente è composta da Conscio, Inconscio e Preconscio. - L’Io e l’Es (1922): nuove istanze mentali Io, Es e Super-Io. METODO CARTARTICO: dal greco Katharsis, purificazione. Si basa sulla liberazione, attraverso l’ipnosi, di emozioni dolorose o imbarazzanti rimaste intrappolate nella parte inconscia della mente, a causa di una censura interiore che ha impedito l’espressione esterna. Il metodo catartico: utilizza l’ipnosi. Il processo psicoterapeutico è descritto come un metodo che “viene ad esaurire l’energia attiva dell’idea, permettendo allo stato emotivo soffocato di trovare sfogo attraverso la parola”. È l’osservazione del funzionamento mentale attraverso un colloquio cosciente riguardo le sensazioni e i ricordi che affiorano alla mente del paziente in modo spontaneo (libere associazioni). Il processo su cui si basano i trattamenti di Freud è: le libere associazioni. Nasce la psicoanalisi: analisi dei contenuti psichici attraverso quella delle parole. Durante i suoi colloqui, scopre l’esistenza di alcune resistenze o difese psicologiche che, consapevolmente o meno, gli impediscono di raggiungere i ricordi rimossi e spesso ha dovuto sopraffare una forza psichica nei pazienti. La resistenza è: impedisce le libere associazioni. INTERPRETAZIONE DEI SOGNI: il sogno ha la funzione di soddisfare un desiderio, ma se questa realizzazione viene a scontrarsi con la coscienza, il dovere del sogno è quello di renderlo accettabile, mascherandolo in modo che il sonno non venga interrotto. I sogni sono quindi correlati a desideri o fantasie di una certa valenza emotiva che, quando sono dolorose o patogene, tendono ad essere rimosse o trasformate attraverso dei meccanismi di “trasferimento”. Il sogno ha la funzione di: soddisfare un desiderio. TRANSFERT: il paziente trasferisce delle emozioni per qualcuno o qualcosa proiettandole sul medico. Può essere:  POSITIVO: quando i sentimenti dimostrati sono amore, affezione, erotici o sessuali.  NEGATIVO: quando il paziente mostra sentimenti di rancore, rabbia o odio. Il transfert: può essere positivo o negativo. CONTRO-TRANFERT: sentimenti, emozioni e stati d’animo che l’analista prova nei confronti del paziente e che possono condizionare il loro rapporto. LA STRUTTURA DELLA MENTE: la struttura mentale è composta da tre istanze:  ES: energia istintiva e pulsionale soprattutto per azioni di natura sessuale, produttiva e creativa. È formata anche da altre forze, altrettanto potenti, capaci di distruggere ed autodistruggere: pulsioni di vita e di morte, chiamate EROS e THANATOS. L'es: è il polo pulsionale della personalità.  IO: organizzazione atta a trovare un compromesso tra i bisogni pulsionali e istintivi e gli ostacoli al loro soddisfacimento presenti nella realtà.  SUPER-IO: è un mediatore tra le due istante e rappresenta il censore delle azioni dell’Io e tutti i giudizi e le critiche che muove sono di natura inconscia. Le larghe zone dell’Io, nonché gran parte del Super-Io, possono rimanere inconsce. I contenuti psichici inconsci: si trovano nell'Es, nonostante larghe zone dell'lo, nonché gran parte del Super-Io, possano rimanere inconsce. D. L. Pag.4 di 63 4. LO SVILUPPO PSICOSESSUALE DEL BAMBINO SECONDO FREUD Secondo l’opinione comune l’istinto sessuale è assente nell’infanzia e si forma durante la pubertà; non per Freud. Egli identifica molteplici manifestazioni della sessualità infantile come: il succhiarsi il pollice, la stimolazione delle mucose orale e anale attraverso la suzione e la defecazione, il toccarsi o accarezzarsi i genitali o il corpo in generale. La sessualità infantile: si manifesta in diversi modi. Sono tutte espressioni di sessualità che si esprime attraverso l’eccitazione e la sollecitazione di determinate zone erogene, che producono un piacere fisico, in questo periodo orientato prevalentemente a se stesso (autoerotico). Le zone erogene: producono piacere fisico. FASI PREGENITALI: le zone erogene sono indipendenti tra loro e slegate dal predominio genitale. Durante le fasi pregenitali: le zone erogene non sono genitali. 1) FASE ORALE (0-2 anni): è legata alla zona erogena della bocca e al piacere di assumere cibo. Lo scopo sessuale è il succhiarsi il pollice per trarre piacere in assenza di cibo. La fase orale: compare sin dai primi giorni di vita. 2) FASE ANALE (2-3 anni): è legata alla zona erogena anale e al piacere di defecare. Liberando l’intestino il bambino mostra una sorta di acquiescenza al mondo esterno; trattenendo, manifesta la sua disobbedienza. La fase anale: prevede che la fonte del piacere sia data dalla defecazione. 3) FASE AMBIVALENZA/FALLICA (3-5 anni): è la fase cruciale per l’identità futura e rappresenta l’approssimazione massima alla forma finale assunta dalla vita sessuale dopo la pubertà. La fase fallica: è anche detta fase dell'ambivalenza. Compare il Conflitto Edipico: il maschio prova desideri incestuosi nei confronti della madre e si arrende alla supremazia del padre; la femmina accorgendosi di avere un organo mancante, invidia il pene del padre e ciò la porta a dargli maggior attenzione. L'invidia del pene: è presente nelle femmine. 4) FASE DI LATENZA (5-11 anni): i desideri sessuali non si manifestano chiaramente e si voltano silenziosamente verso l’esterno e non sono più legati alle figure genitoriali. I bambini passano più tempo con i pari dello stesso sesso e ignorano quelli del sesso opposto; ciò nonostante, iniziano a cogliere differenze sessuali. Durante la fase di latenza: i bambini non manifestano ricerca del piacere sessuale. FASE GENITALE (11 anni in poi): il piacere sessuale viene ad essere subordinato alla riproduzione, l’orientamento verso il sesso opposto è evidente, tutta l’attività sessuale è strettamente connessa alla zona genitale. Col raggiungere della pubertà, avvengono trasformazioni destinate a dare alla vita sessuale infantile la forma normale definitiva: appare una nuova meta sessuale e tutti gli istinti si alleano per raggiungerla sia a livello fisico (masturbazione), sia a livello psichico (identificazione di un oggetto sessuale). Nell’adolescente e nell’adulto la “libido” (desiderio sessuale) è la forza psichica che rappresenta l’istinto sessuale, considerata analoga alla forza della fame o alla volontà di potenza e ad altre simili tendenze dell’Io. Durante lo sviluppo psicosessuale possono esserci delle fissazioni per ognuna delle fasi descritte: la non risoluzione dei conflitti relativi a ciascuna fase sfocia nella patologia durante la vita adulta: 1) FISSAZIONE ORALE: inclinazione al vittimismo, dipendenza e sviluppo di pratiche che dipendono dall’uso della bocca (tabagismo, alcolismo, logorrea, obesità), personalità sarcastica e pungente. 2) FISSAZIONE ANALE: piacere nel trattenere (ritentiva) o espellere (espulsiva) le feci. Provoca: - Fissazione anale ritentiva: deriva dal piacere di trattenere le feci e provoca ostinazione e ossessione dell’ordine e dell’igiene. La fissazione anale ritentiva: porta la formazione di personalità ossessive. - Fissazione anale espulsiva: deriva da una facile espulsione e da un’educazione troppo permissiva e provoca una personalità disordinata, crudele e distruttiva con tendenza alla manipolazione. 3) FISSAZIONE FALLICA: il non superamento del complesso edipico provoca personalità risolute, autonome, orgogliose ed egoiste, promiscuità, asessualità o amoralità, oltre ai disturbi sessuali e relazionali. Il non superamento del complesso Edipico: porta all'attuazione di comportamenti sessuali promiscui. D. L. Pag.5 di 63 5. GLI STADI DI SVILUPPO DELL'IO DI ERIKSON Erikson riorganizza la successione in fasi dello sviluppo freudiano individuando 8 stadi di crescita consecutivi che si protraggono per tutto il corso della vita fino a raggiungere un pieno riconoscimento dell’Io soggettivo: ogni stadio è caratterizzato da una crisi che lo porta a risolvere un conflitto e a fare un passo avanti verso la maturazione. Gli stadi dello sviluppo di Erikson sono: Caratterizzati da crisi. Scopo fondamentale dell’uomo è la ricerca di una propria identità, che pur variando nel tempo, è caratterizzata dalla coerenza dell’Io, tale da permettergli un rapporto valido e creativo con l’ambiente sociale. Lo scopo dello sviluppo dell'uomo è: Ricercare una propria identità. I primi 5 stadi sono sovrapponibili a quelli di Freud mentre, le restanti 3 crisi, sono ideate appositamente da Erikson per sancire il passaggio dell’individuo dalla pubertà in poi. Tutte le fasi sono simboleggiate da coppie di qualità opposte che rappresentano la risoluzione ideale o la mancata risoluzione della crisi. Gli stadi dello sviluppo dell'Io che corrispondono a quelli dello sviluppo psicosessuale di Freud sono: I primi cinque. 1) STADIO1 = ORALE (0-2 anni): sviluppa fiducia/sfiducia di base verso il mondo esterno in base al nutrimento e al rapporto offertogli dalla madre. Il conflitto fiducia-sfiducia caratterizza: il primo stadio. 2) STADIO2 = ANALE (2-3 anni): sviluppa autonomia/vergogna e dubbio in base alle sue prime conquiste (camminare). La fase anale di Freud corrisponde: al secondo stadio. 3) STADIO3 = AMBIVALENZA/FALLICA (3-5 anni): sviluppa iniziativa/senso di colpa. Aumenta il comportamento autonomo e le abilità sono meglio sviluppate ed utilizzate. Diventa esplorativo, curioso e osa esperienze. Il conflitto che caratterizza il terzo stadio è: iniziativa-senso di colpa. 4) STADIO4 = LATENZA (5-11 anni): sviluppa operosità/senso d’inferiorità confrontandosi col gruppo dei pari. I bambini desiderano avere successo a scuola, nell’apprendimento, nella socializzazione. Desiderano essere accettati. La non risoluzione del conflitto nel quarto stadio: comporta senso di inadeguatezza e inferiorità. 5) STADIO5 = GENITALE (11-20 anni): è lo stadio della pubertà/adolescenza e risulta particolarmente delicato in quanto nell’esplorare i diversi aspetti della sua personalità sviluppa raggiungimento/dispersione dell’identità. L'adolescenza: corrisponde al quinto stadio. 6) STADIO6 (20-30 anni): sviluppa intimità/isolamento in base alla capacità di sapersi relazionare agli altri. Si sente il bisogno di avere rapporti stabili e duraturi con l’altro sesso, ma anche con amici, colleghi, ecc. L’isolamento porta un distacco sia emotivo che sessuale che può influenzare gli stadi successivi dell’età adulta. 7) STADIO7 (30-60 anni): sviluppa generatività/stagnazione in base alla capacità di creare in generale, non solo nella riproduzione sessuale. Si sente il bisogno di realizzarsi professionalmente e di offrire un importante contributo alla società per educare le nuove generazioni e lasciare un segno. Il conflitto generatività-stagnazione: è superato se l'individuo si sente realizzato. 8) STADIO8 (60 anni in poi): sviluppa integrità/disperazione in base al bilancio del proprio percorso di vita fatto. C’è bisogno di sentirsi realizzati per non vedere le strutture di identità perdere di significato e per non cadere nella disperazione. La disperazione: è il risultato negativo dell'ottavo stadio. D. L. Pag.6 di 63 6. ERIK ERIKSON E LA NUOVA VISIONE DELLA MENTE E DELLA SOCIETA' Erikson: psicoanalista tedesco, ha inserito le teorie della psicoanalisi infantile in un contesto di ricerche antropologiche e sociologiche. Considera l’ambiente esterno come motore del processo di individuazione e si focalizza sullo studio dell'infanzia e dello sviluppo, contrariamente alla terapia psicoanalitica rivolta agli adulti: comprende quanto la personalità individuale durante lo sviluppo sia influenzata dal contesto e quali sono le diverse fasi che la caratterizzano e quanto questo periodo sia importante per la costruzione dell’identità futura dell’individuo. - Erikson inserisce nello studio dello sviluppo: il contesto e l'ambiente in cui lo sviluppo avviene. - La personalità secondo Erikson: è influenzata dal contesto. Insieme a G. Bateson e M. Mead, si arricchisce di variegati contributi dati da antropologia, sociologia e pedagogia: amplia gli orizzonti dello studio dell’essere umano, visto non solo come il frutto di un conflitto interiore di desideri rimossi (Freud), ma anche come il risultato di uno scambio continuo con il contesto culturale e sociale, che lo influenza sin dalla nascita e ne determina la formazione dell’identità. Società e civiltà sono viste da Freud come luoghi dell’estensione dell’Io in cui bisogna assolvere funzioni come: difendere se stessi e gli altri dagli istinti aggressivi e incontrollabili, perpetuare la specie modulando le pulsioni violente e sessuali, desessualizzare l’energia mentale per sviluppare capacità creative generali, assecondare le critiche di strutture come quella del Super-Io, attraverso istituzioni che vietano, controllano e guidano l’azione. La società dunque è dipendente e generata dal mondo interno dell’uomo, priva di capacità attive di influenzarlo. Per Erikson invece, la società è un prodotto dell’azione umana che procede distintamente dalle strutture dell’Io ed è capace di modificarne le caratteristiche, a seconda di quali siano quelle del contesto in cui esso si sviluppa. La società secondo Erikson: è un prodotto dell'azione umana. Per Freud l’infanzia è un periodo in cui il bambino scarica i suoi istinti all’esterno e poi, attraverso i divieti sociali attuati per il bene comune, si arrende ad indirizzarli in attività meno dannose per tutti. Per Erikson invece, l’infanzia è un momento importante in cui la società plasma il bambino non come prodotto dell'azione umana ma come una struttura autonoma. Quindi, lo scambio tra lo sviluppo infantile e le modifiche sociali è bidirezionale; è uno scambio continuo in cui le due strutture si scambiano continuamente attributi e modi d’essere, modellandosi a vicenda. Il rapporto società-bambino: è uno scambio continuo, una relazione tra due strutture. Questo cammino si estende per tutta la vita, in una successione di stadi; il superamento di ognuno premette il raggiungimento di quello successivo. Il processo di sviluppo secondo Erikson: si estende per tutta la durata della vita. Erikson accetta le nozioni di base della teoria freudiana: strutture psicologiche, conscio e inconscio, pulsioni, stadi psicosessuali, il continuum normale-anormale e la metodologia. Ridimensiona però l’importanza della sfera sessuale, rifiutando il concetto edipico e non condivide l’omissione della situazione socioculturale negli stadi evolutivi. Per Erikson la dimensione della sfera sessuale nello sviluppo del bambino: non è di fondamentale importanza. Lo sviluppo psicosociale dipende dalla cultura in due modi: - Anche se i bambini in tutte le culture passano attraverso la stessa sequenza di stadi, ogni cultura rivela un modo proprio di guidare e promuovere il comportamento del bambino; - La cultura cambia col passare del tempo e le istituzioni nella società si adattano ai cambiamenti. Le istituzioni: si adattano alla società. Erikson rispetto a Freud che usava prevalentemente l’intervista e la narrazione di storie da parte di soggetti patologici, introduce altri 3 metodi per lo studio dello sviluppo:  ESAME DEI SINGOLI CASI: metodo ampiamente utilizzato già in precedenza, con la differenza che studia soggetti non patologici proprio per capire come l’identità si adatta alla cultura e alla società. L'esame dei singoli casi: è un metodo ampiamente utilizzato.  OSSERVAZIONE DIRETTA: va fatta all’interno della cultura di appartenenza, in quanto ci sono culture ed etnie che si differenziano nei metodi di allevamento dei figli. L'osservazione diretta: Va fatta all'interno della cultura di appartenenza.  PSICOSTORIE: analisi dello sviluppo di personalità note come Hitler, Gorki, Dalai-Lama, mettendo in evidenza come la società di appartenenza di ciascuno abbia influito sul loro sviluppo. Le psicostorie: sono analisi dello sviluppo di personalità note. D. L. Pag.7 di 63 7. GLI STADI DELLO SVILUPPO COGNITIVO SECONDO PIAGET Piaget – TEORIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO: l’intelligenza è una forma di adattamento dell’uomo che si evolve qualitativamente e si sviluppa per tappe evolutive, periodi o fasi, a loro volta suddivisi in stadi. Uno stadio è un periodo di tempo in cui il pensiero e il comportamento del bambino, in varie situazioni, riflettono un tipo particolare di struttura mentale. Uno stadio: Riflette un tipo particolare di struttura mentale. - Uno stadio è una totalità strutturata in stato di equilibrio. - Ciascuno stadio deriva dallo stadio precedente, lo incorpora e lo trasforma. - Gli stadi seguono una sequenza invariante: seguono un ordine e non si possono saltare stadi. - Gli stadi sono universali: sono uguali per tutti, varia solo la velocità di passaggio da uno stadio all’altro. - Ciascuno stadio include una preparazione ad essere un essere vero e proprio. La successione da uno stadio all'altro: avviene quando è stato acquisito lo stato precedente. PERIODO SENSO-MOTORIO (0-2 anni): lo sviluppo è un processo di adattamento costituito da momenti di assimilazione e di accomodamento. Il periodo senso-motorio: si divide in 6 sottostadi. 1) RIFLESSI INNATI (0-2 mesi): riflesso pupillare, di suzione, di rooting (muove il capo lateralmente per cercare il capezzolo della madre), riflesso di grasping (al tocco del palmo della mano, chiude la mano a pugno). 2) REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE (2-4 mesi): primi adattamenti non innati, comportamenti riflessi ripetuti, apprendimenti di nuovi dati dell’ambiente esterno, gira il capo verso il suono, coordina visione e prensione. 3) REAZIONI CIRCOLARI SECONDARIE (4-8 mesi): afferra e manipola tutto ciò che vede nello spazio circostante e passa dalla ripetizione delle azioni all’invenzione di nuove condotte, dirette verso gli oggetti. Le reazioni circolari secondarie: sono dirette verso gli oggetti. 4) COORDINAZIONE MEZZI-FINI (8-12 mesi): è in grado di mettere in relazione le cose fra loro (toglie la tovaglia per prendere un gioco nascosto, indica un gioco all’adulto per farselo dare, ecc.). 5) REAZIONI CIRCOLARI TERZIARIE (12-18 mesi): costruisce schemi nuovi, sperimenta, cerca la novità, attraverso prove ed errori. Manifesta intelligenza innovativa. 6) INIZIO DELL’INTERIORIZZAZIONE DEGLI SCHEMI E DELL’INVENZIONE DI MEZZI NUOVI PER LA COMBINAZIONE MENTALE (18-24 mesi): agisce sulla realtà col pensiero, inventa mediante deduzione o combinazione mentale. Usa parole per descrivere cose non presenti o per raccontare cose viste o fatte prima. PERIODO PRE-OPERATORIO (2-7 anni): si divide in 2 sottostadi: 1) PENSIERO PRECONCETTUALE (2-4 anni): sviluppa capacità di linguaggio, capacità imitative, il gioco, le rappresentazioni cognitive e tutte le categorie del pensiero. È un periodo caratterizzato dall’egocentrismo: difficoltà a comprendere altri punti di vista diversi dal proprio e crede che tutti la pensano come lui. Non distingue ancora tra individui e classi di individui (se un cane lo spaventa, tutti i cani lo spaventeranno). - Il periodo preoperatorio: è caratterizzato da egocentrismo. - L'egocentrismo: impedisce al bambino di comprendere i punti di vista altrui. 2) PENSIERO INTUITIVO (4-7 anni): il gioco e l’imitazione si evolvono in modo congiunto nella direzione di una loro reciproca integrazione. Il bambino sa comprendere molte cose ma non sa spiegarle. Lo stadio del pensiero intuitivo: va dai 4 ai 7 anni. PERIODO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (8-11 anni): il termine “operazione” indica processi mentali organizzati. Operare significa essere in grado di tenere a mente più fattori della realtà: prima le reazioni dipendevano da percezione o immaginazione, ora si basano sul principio di identità e reversibilità. Il bambino supera molte limitazioni: è meno egocentrico, prende in considerazione il giudizio morale e accresce la consapevolezza delle relazioni sociali. Il termine "operazione": indica processi mentali organizzati. PERIODO DELLE OPERAZIONI FORMALI (11-12 anni): ricostruzione delle operazioni concrete a un livello superiore. Il bambino giunge alla rappresentazione dell’oggetto e ragiona costruendo ipotesi, basandosi su proposizioni svincolate dalla realtà. Nel periodo delle operazioni formali: il bambino è in grado di ragionare per mezzo di ipotesi. Il pensiero è ipotetico e deduttivo: opera su premesse ipotetiche e ricava conclusioni logiche che discendono da esse. Il pensiero di livello operatorio formale è deduttivo perché: opera su premesse ipotetiche. L’adolescente completa le sue strutture cognitive: il pensiero diventa logico, astratto e flessibile. D. L. Pag.8 di 63 8. PIAGET E LA TEORIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO Piaget: psicologo svizzero che ha elaborato la più importante teoria sullo sviluppo cognitivo del bambino, analizzando la percezione e la logica, col metodo clinico dell’osservazione. È il bambino che costruisce la sua conoscenza in maniera attiva attraverso incontri con oggetti o persone che lo conducono alla comprensione del mondo (esperienza). “La conoscenza è un processo piuttosto che uno stato”: è una relazione fra conoscente e conosciuto; la persona è parte attiva al processo di conoscenza che cambia con lo sviluppo del sistema cognitivo. La conoscenza: è costruita dall'individuo in relazione all'ambiente. EPISTEMOLOGIA: ramo della filosofia che si occupa dello studio della conoscenza, in particolare come un soggetto possa ottenere una conoscenza del mondo esterno. Le risposte sono due: la ricava direttamente dagli oggetti, o l’ha precostruita nella mente. Piaget deduce una terza via: c’è un rapporto dialettico tra i due poli, soggetto e mondo. Piaget è definito un “epistemologo sperimentale” perché formulò ipotesi empiriche che potevano essere verificate e la sua ricerca è chiamata “epistemologia genetica” perché tratta lo studio dei bambini e del loro sviluppo. L'epistemologia è: lo studio della conoscenza. Il suo pensiero si basa sulla biologia e assume rispetto allo sviluppo una prospettiva organismica: esiste una stretta continuità tra i sistemi biologici e quelli psicologici e questo si ottiene con l’adattamento dell’organismo all’ambiente. Proprio come gli organismi si adattano fisicamente all’ambiente, così il pensiero si adatta all’ambiente a un livello psicologico. Il fattore di equilibrio spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate (embriologia mentale). Piaget assume rispetto allo sviluppo una prospettiva: organismica. Piaget ha elaborato un modello flessibile in grado di interpretare le modalità di funzionamento dell’intelligenza nelle diverse età. Il funzionamento cognitivo definisce il comportamento intelligente e le strutture cognitive sono il risultato del funzionamento cognitivo. Si tratta di strutture costruite dall’intelligenza che determinano i risultati dell’adattamento del soggetto alla realtà esterna. La sopravvivenza di un essere vivente è frutto dell’adattamento: uno scambio continuo tra soggetto e ambiente, grazie al quale le strutture mentali si modificano di conseguenza. La sopravvivenza di un essere vivente: è frutto dell'adattamento. L’intelligenza è strettamente legata alla capacità di adattamento all’ambiente fisico e sociale e lo sviluppo può essere favorito o meno dall’ambiente esterno, ma non è causato dallo stesso. Lo sviluppo è caratterizzato dall’alternanza di due funzioni invarianti che interagiscono tra loro per permettere l’adattamento dell’individuo al suo ambiente: Le funzioni invarianti: sono assimilazione e accomodamento.  ASSIMILAZIONE: il bambino esplora e conosce l’ambiente e inserisce nuovi dati negli schemi mentali già esistenti; tende alla conservazione adattando l’ambiente a se stesso, in funzione delle proprie capacità (adattamento). Assimilazione e adattamento: sono processi che interagiscono tra loro. Il riflesso di prensione (tramite il tatto), il gioco simbolico, la ripetizione di un’attività, imitare gli adulti, permettono al bambino di conoscere meglio il mondo, sperimentare, scoprire e imparare. Quando il bambino apprende per ripetizione di una attività: apprende per assimilazione.  ACCOMODAMENTO: il bambino modifica i suoi schemi mentali adattandoli a nuove esperienze. L’imitazione è una forma di accomodamento in quanto il bambino modifica se stesso. - L'accomodamento: è un processo di modifica degli schemi cognitivi. - La modifica degli schemi mentali dipende: dall'accomodamento. Metodi di ricerca di Piaget:  OSSERVAZIONE: bambini che ancora non parlano.  COLLOQUIO CLINICO: combinazione dell'intervista e dell'osservazione naturalistica.  METODO CRITICO: propone di risolvere problemi e scopre a quale stadio appartiene il bambino. Il colloquio di Piaget viene utilizzato: con bambini in grado di parlare. D. L. Pag.9 di 63 9. PRINCIPALI MODELLI TEORICI SULLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO - EMPIRISMO: il bambino nasce come una tabula rasa, privo di alcun tipo di conoscenza e tutto ciò che apprende, linguaggio compreso, è frutto dell’esperienza, dell’esposizione a stimoli ambientali in grado di influenzarlo (condizionamento classico ed operante) e dell’imitazione. Non riesce però a spiegare la creatività del bambino nell’uso del linguaggio: non si limita solo a riprodurre i suoni ascoltati, ma dà origine a nuove combinazioni mai udite prima. Secondo la posizione empirista: il bambino è una tabula rasa. - Chomsky – INNATISMO: il linguaggio è innato e autonomo, indipendente dallo sviluppo cognitivo e dalla competenza comunicativa. È un processo attivo alla scoperta di regole e alla verifica di ipotesi, derivante da una conoscenza innata della natura del linguaggio e del suo funzionamento. LAD (Language Acquisition Device): dispositivo innato per l'acquisizione del linguaggio, un programma biologico costituito da un set di regole formali e strutturali di tutte le lingue naturali, chiamato “Grammatica Universale” (GU). Chomsky: ipotizza l'esistenza del LAD. - INTERAZIONISMO: l’acquisizione del linguaggio si inserisce nel contesto dello sviluppo cognitivo generale. È in linea con Piaget che considerava il linguaggio una manifestazione della capacità simbolica, quindi una manifestazione dello sviluppo cognitivo. La posizione teorica in linea con Piaget è: l'interazionismo. - FUNZIONALISMO: il bambino acquisisce il linguaggio attraverso l’ambiente, tramite l’interazione con adulto, il quale si adatta alle capacità di comprensione del bambino stesso, attraverso l’uso di frasi brevi, con intonazione esagerata e con frequenti ripetizioni. Il funzionalismo: da importanza all'ambiente. LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO Il linguaggio è un sistema di comunicazione simbolica e si differenzia da altri tipi comunicativi per 2 caratteristiche: - CREATIVITA’: esiste un numero infinito di messaggi ottenuti dalla combinazione di un numero finito di unità di base (sillabe e parole). - ARBITRARIETA’: il significato può essere ricavato dalla forma del suono e deve essere appreso culturalmente L'arbitrarietà del linguaggio: indica che il significato può essere ricavato dalla forma del suono. SVILUPPO FONOLOGICO: 1) SUONI VEGETATIVI (0-2 mesi): suoni consonantici prodotti in stato di calma e benessere. 2) IMITAZIONE VOCALICA (2-5 mesi): prime vocalizzazioni composte da suoni vocalici. 3) LALLAZIONE CANONICA E REDUPLICATA (4-7 mesi): prime sillabe (da sole=lallazione canonica, ripetute=lallazione reduplicata). La lallazione reduplicata: è la ripetizione due o più volte della sillaba. 4) LALLAZIONE VARIATA (10-12 mesi): prime proto-parole, strutture sillabiche lunghe e complesse. SVILUPPO LESSICALE: prime parole riferite ad oggetti concreti, piccoli, manipolabili, o riferite alle persone più strette. 5) 12-16 mesi: compaiono le prime parole e il bambino produce circa 50 termini. 6) 17-24 mesi: aumenta il numero di parole, impara 5-40 parole a settimana (esplosione del vocabolario). L'esplosione del vocabolario avviene: tra i 17 e i 24 mesi. Il bambino impara nuove parole attraverso due principi:  MUTUA ESCLUSIVITA’: limita i significati che una parola può avere.  ATTRIBUZIONE RAPIDA: attribuisce le parole a oggetti nuovi che prima non conosceva. SVILUPPO SEMANTICO: attribuzione di significato alle parole apprese. Il bambino può compiere 3 tipi di errore:  SOVRAESTENSIONE: chiamare “gatto” tutti gli animali che hanno il pelo, 4 zampe e la coda. L'errore di sovraestensione consiste: nell'usare un vocabolo per definire una classe.  SOTTOESTENSIONE: chiamare “gatto” solo il proprio gatto.  SOVRAESTENSIONE RISPETTO AI VERBI: sbagliare i verbi (apri la luce, apri bottone, ecc.). SVILUPPO MORFOLOGICO E SINTATTICO:  MORFOLOGIA: acquisizione dei suffissi e prefissi necessari a coniugare i verbi, articolare nomi ed aggettivi.  SINTASSI: insieme di regole da acquisire e padroneggiare per la combinazione delle parole in frasi. D. L. Pag.10 di 63 LO SVILUPPO COMUNICATIVO La comunicazione umana si sviluppa perché è sull’interazione che si basa l’ambiente in cui viviamo ed è attraverso di essa che possiamo costruire e condividere significati. La comunicazione è l’articolazione di componenti verbali (parole e frasi combinate secondo regole grammaticali) e non verbali (intonazione, paralinguistica e cinesica: gesti, posture, espressioni) tra due o più persone. FASE PREVERBALE E PRELINGUISTICA (0-1 anno): la comunicazione non prevede l’uso delle parole. Si sviluppa in 2 fasi: 1) FASE PRE-INTENZIONALE: il bambino comunica tramite i sistemi di segnalazione (pianti, sorrisi e vocalizzazioni) e il suo caregiver, assecondandolo, fa sì che i suoi comportamenti siano diretti a uno scopo. 2) FASE INTENZIONALE: il bambino produce intenzionalmente comportamenti al fine di soddisfare i propri scopi, perché sa che il caregiver lo aiuta a raggiungerli. IL SORRISO (0-3 mesi): primo mezzo di comunicazione non verbale che compare sin da subito.  SORRISO ENDOGENO (1 mese): è spontaneo e avviene durante il sonno, nella fase REM.  SORRISO ESOGENO (2 mesi): espressione simmetrica collegata ad eventi di natura esterna.  SORRISO SOCIALE (3 mesi): risposta rivolta alle persone e sincronizzata col sorriso del genitore. Il sorriso sociale: compare intorno ai 3 mesi. I GESTI (9-12 mesi): mezzo di comunicazione per indicare, mostrare, offrire, dare.  PERFORMATIVI O DEITTICI (9-12 mesi): esprimono l’intenzione di comunicare, si riferiscono ad un oggetto/evento esterno e sono accompagnati dallo sguardo diretto al destinatario del gesto. Un gesto deittico: si riferisce a un oggetto esterno.  REFERENZIALI O RAPPRESENTATIVI (12 mesi): non solo esprimono un’intenzione comunicativa, ma anche un referente specifico e il loro significato cambia a seconda del contesto. Nascono dalle routine sociali o dai giochi con l’adulto e sono appresi per imitazione. COMUNICAZIONE REFERENZIALE: con l’apprendimento del linguaggio, delle parole, del loro significato e delle regole grammaticali, il bambino comincia ad ampliare le sue capacità comunicative. È l’abilità di formulare i propri messaggi modo chiaro e di riconoscere quando i messaggi ricevuti non sono chiari e necessitano di informazioni aggiuntive. La comunicazione referenziale diventa buona a 7-8 anni: i bambini diventano parlanti e ascoltatori efficaci. Bambini con disturbo dell'apprendimento ne sono carenti: non formano messaggi informativi e non riconoscono l'ambiguità nei messaggi altrui. D. L. Pag.11 di 63 10. VYGOTSKIJ E L'APPROCCIO STORICO-CULTURALE Vygotskij: è stato uno dei maggiori rappresentanti della psicologia cognitiva, nello studio delle funzioni psichiche superiori e nella loro connessione con il linguaggio. Secondo l'autore il comportamento umano si esprime soprattutto attraverso il linguaggio interno, i movimenti interiori e le reazioni somatiche; veri responsabili dell’azione. L'interesse di Vygotskij si rivolge: allo studio delle funzioni psichiche superiori. Definisce delle peculiarità per studiare il comportamento umano in ogni sua manifestazione e funzionamento:  ESPERIENZA STORICA: la vita e l’attività dell’uomo sono condizionate dall’esperienza di generazioni precedenti  ESPERIENZA SOCIALE: l’uomo agisce seguendo la sua esperienza e la guida di altri uomini. L'esperienza sociale: permette all'uomo di agire seguendo la guida di altri uomini.  ESPERIENZA DUPLICATA: l’uomo riproduce in concreto oggetti ed eventi che prima sono stati nella sua mente. Considerare l’uomo nel suo contesto, studiare la sua storia e la sua cultura e analizzare la società di cui fa parte, sono le ragioni fondamentali che spingono Vygotskij a proporre un nuovo punto di vista sulle funzioni psichiche superiori. Divide i processi della mente umana in:  SUPERIORI: sono presenti solo negli umani e rappresentano il “salto qualitativo” che li differenzia dagli animali. Sono possibili solo grazie al contesto storico e culturale in cui l’umano cresce e viene influenzato. I processi superiori: sono presenti solo negli esseri umani.  INFERIORI: sono comuni a tutto il mondo animale e si sviluppano naturalmente e per ragioni biologiche. Secondo il classico schema stimolo-risposta (S-R), il comportamento umano è una reazione ad uno stimolo esterno. In questo nuovo modello invece, in assenza di sollecitazioni esterne, la mente umana si “auto-stimola” attraverso il pensiero (stimolo interno): è la presenza di questi stimoli-mezzi autocreati che differiscono la mente umana da quella animale e possono essere interni (segni) o esterni (strumenti). Gli stimoli-mezzi: sono autocreati. STRUMENTI: sono “agenti attivi” che riportano alla mente eventi ed oggetti distanti nel tempo e nello spazio. Il soggetto risolve il compito ricorrendo a manipolazioni esterne, organizzando se stesso attraverso l’organizzazione degli oggetti. Gli strumenti aiutano a: riportare alla mente eventi distanti nel tempo e nello spazio. LEGGE GENETICA GENERALE DELLO SVILUPPO CULTURALE: gli stimoli vengono appresi anche dal contesto sociale. Gran parte delle funzioni inter-psichiche legate alle relazioni sociali, diventano intra-psichiche, facendo la loro apparizione due volte, prima sul piano sociale esterno, poi su quello psicologico interno. La "legge genetica generale dello sviluppo culturale": sostiene che gli stimoli possono essere appresi dal contesto sociale. Vygotskij è affascinato dal rapporto tra pensiero e linguaggio: 1) 1 anno: la fase pre-intellettuale del linguaggio (balbettii) e la fase pre-linguistica del pensiero (azioni concrete) sono due funzioni parallele e separate tra loro. 2) 2 anni: le due funzioni si incontrano e il bambino inizia ad interessarsi del linguaggio. Coglie l’aspetto simbolico delle parole e i segni collegati agli oggetti, trasformando il suo linguaggio da affettivo-conativo in intellettuale. Lo sviluppo del pensiero è determinato dal linguaggio e dall’esperienza socio-culturale del bambino. Lo sviluppo del pensiero: è determinato dal linguaggio. Il pensiero però non sempre coincide col linguaggio interiore: pensiero linguisticamente non organizzato. Il pensiero: non coincide con il linguaggio interiore. Coincide invece il pensiero verbale: è il pensiero organizzato nel significato della parola, il pensiero delle operazioni logiche, dell’intelligenza pratica e dell’uso degli strumenti e dei segni offerti dall’ambiente esterno. Il significato di una parola non ha un significato fisso e immutabile: l’aspetto semantico (interiore) della parola deriva da una generalizzazione della realtà e può mutare, allargarsi o restringersi a seconda di ciò che è riflesso in esso; allo stesso tempo, anche quello fonetico (esteriore), può compiere mutamenti, senza però seguire lo stesso percorso di quelli semantici. Dunque, gli aspetti percepiti della parola sono due: grammaticale e psicologico. L'aspetto semantico della parola: deriva da una generalizzazione della realtà. Vygotskij si interessa anche alla scuola e all’educazione e identifica la “zona di sviluppo prossimale”: distanza tra lo sviluppo attuale del bambino e lo sviluppo potenziale che può essere raggiunto con l’aiuto di altre persone (adulti o coetanei) con maggior competenza. Il bambino quindi apprende dal contesto e da coloro che hanno un livello di conoscenza superiore. La zona di sviluppo prossimale: è la distanza tra lo sviluppo attuale e quello potenziale. D. L. Pag.12 di 63 11. LO SVILUPPO DELLA SOCIALITA' L’individuo vive immerso nei rapporti sociali e si trova a contatto con gli altri, con le regole del suo gruppo di riferimento e con sistemi di norme che deve imparare a conoscere. L’adulto ha la funzione di promuovere lo sviluppo di competenze e abilità. Nello sviluppo sociale l’adulto ha la funzione di: promuovere le competenze e abilità. La capacità di rapportarsi con gli altri richiama le relazioni affettive primarie, lo sviluppo delle emozioni e la capacità di comprendere sentimenti e pensieri propri e altrui. Per diventare competente sul piano sociale, il bambino deve sviluppare la capacità di capire che le persone sono dotate di stati interni che orientano il loro comportamento. L’interazione con il caregiver vede uno sviluppo progressivo in cui inizialmente è l’adulto a regolare e dare significato ai comportamenti del bambino, ma col procedere dello sviluppo, il bambino acquisisce sempre più competenze, imparando gradualmente l’alternanza dei turni di conversazione, la condivisione dell’attenzione, l’utilizzo di gesti comunicativi e il coinvolgimento attivo dell’adulto nei propri giochi. Questo processo, che avviene nel primo anno di vita, pone le basi per il successivo sviluppo sociale. Nei primi 2 anni di vita, la relazione genitore-bambino è caratterizzata da alcune fasi: 1) REGOLAZIONE BIOLOGICA: connessione tra il bisogno del bambino appena nato e la risposta materna. 2) SCAMBI FACCIA A FACCIA: a 2 mesi avvengono i primi scambi vis à vis tra madre e bambino. Il bambino regola l'attenzione e implementa la capacità di risposta nelle situazioni duali. 3) CONDIVISIONE DI ARGOMENTI: a 5 mesi il bambino si interessa agli oggetti che vengono inseriti nelle relazioni. 4) RECIPROCITA’: le interazioni sono sostenute da entrambi i partecipanti (gioco interattivo) e il bambino comincia a pianificare un comportamento e ad anticipare le conseguenze (intenzionalità). La reciprocità: si ha quando l'interazione è sostenuta da entrambe i partecipanti. 5) RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA: a 18 mesi si sviluppano gli strumenti verbali e simbolici per relazionarsi con gli altri. Il bambino acquisisce competenze linguistiche grazie anche all’interazione col genitore. Ogni stile di interazione adulto-bambino è determinato in base: - Al contesto culturale nel quale il bambino cresce: in alcune culture il vis à vis è scarso. - Alla personalità dell’adulto: i padri hanno un tipo di interazione più fisica e attiva; le madri sono più tranquille. - Alle caratteristiche del bambino: un bambino può essere più attivo o più tranquillo. Lo stile interattivo è determinato da: le caratteristiche del bambino. Alla nascita il bambino non è “socialmente competente”, ma lo diventa attraverso un lungo processo di sviluppo, attraverso il quale le potenzialità che possiede gli permettono di acquisire gli attributi fondamentali della cultura umana: pensiero, linguaggio e uso di simboli. La prima forma di socialità è la famiglia, l’ambiente ideale per l’educazione e l’istruzione alla socializzazione. TEORIA SISTEMICA: le famiglie sono dei sistemi aperti influenzati da eventi esterni, in grado di adattarsi a circostanze mutevoli. Il bambino influenza il genitore che a sua volta influenza il bambino (schema circolare di influenze reciproche) I tre obiettivi di base che tutte le famiglie perseguono nell’educare i figli sono:  SOPRAVVIVENZA: assicurarsi che il figlio sia in buona salute.  BENESSERE ECONOMICO: aiutare il figlio ad acquisire capacità e conoscenze necessarie ad essere economicamente autosufficiente da adulto.  AUTOREALIZZAZIONE: promuovere e sostenere le facoltà necessarie a interiorizzare valori culturali come moralità, prestigio e realizzazione personale. Uno degli obiettivi di base delle famiglie è: autorealizzazione. Baumrind – STILI EDUCATIVI GENITORIALI: lo stile orienta la costruzione della relazione e ne influenza lo sviluppo:  PERMISSIVITA’/SEVERITA’: quanta libertà i genitori lasciano ai loro figli.  SOLLECITUDINE/OSTILITA’: quanto affetto i genitori mostrano ai loro figli. Gli stili genitoriali: si basano sulle dimensioni Permissività e Sollecitudine. D. L. Pag.13 di 63 In base a queste due dimensioni, è possibile identificare 4 tipi di stili genitoriali:  AUTORITARIO: elevato controllo e scarsa accettazione del bambino. Il genitore impone regole assolute e inflessibili e i figli educati in questo clima tendono al ritiro sociale e ad avere bassa autostima.  PERMISSIVO: troppe dimostrazioni di amore e affetto ma poco controllo. Il genitore non guida il figlio nelle sue scelte. Causa figli immaturi nell’autocontrollo, nella responsabilità sociale e nella fiducia in sé.  AUTOREVOLE: bassa ostilità ed elevato controllo. Il genitore ha chiaro il tipo di disciplina da dare ma rispetta i desideri del figlio favorendo scambi verbali e confronto di opinioni e sentimenti. Lo stile autorevole è caratterizzato da: bassa ostilità alto controllo.  TRASCURANTE/RIFIUTANTE: il genitore è completamente assente e manca di accettazione, controllo, regole, sostegno e affetto. Causa figli con comportamenti devianti con scarso controllo di impulsi ed emozioni. Lo stile genitoriale caratterizzato da alta ostilità e basso controllo è: trascurante/rifiutante. Importante è anche l’interazione tra fratelli: si acquisiscono informazioni sulle regole sociali che riguardano il possesso, l’imparzialità, la condivisione e l’alternanza dei ruoli nei giochi. Le intense emozioni positive o negative di questa relazione, si evolvono in comportamenti di collaborazione, di competizione, di aiuto o di vero e proprio evitamento. Man mano che lo sviluppo procede, in aggiunta alla famiglia, cresce il contatto con i coetanei: - Nell’infanzia si sviluppano relazioni più selettive basate sull’affinità e i rapporti sono caratterizzati dalla segregazione sessuale: tendenza a giocare con bambini dello stesso sesso. - Nelle relazioni amicali i bambini si frequentano occasionalmente e diventano amici quando la relazione si protrae nel tempo (legame preferenziale). Nei primi 2 anni i legami preferenziali sono legami affiliativi, caratterizzati da affettività, vicinanza fisica e reciprocità nella rispondenza dei segnali. I legami affiliativi: sono legami preferenziali dei primi due anni di vita. Selman – STADI DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL’AMICIZIA: 1) 0) Amicizia come vicinanza fisica (3-5 anni): gli amici sono i compagni di gioco momentanei e l’amicizia è intesa come vicinanza e contatto fisico. La comprensione del pensiero altrui è assente. 2) 1) Avere un amico significa ricevere aiuto (6-8 anni): l’amicizia è considerata come aiuto unilaterale capace di capire e intuire i desideri e soddisfare le aspettative. 3) 2) Dare e ricevere aiuto da un amico (9-12 anni): cooperazione e reciprocità nel rapporto. 4) 3) Confidenza, fiducia e sostegno nell’amicizia (12 anni in poi): relazione solida e duratura caratterizzata da intimità e fiducia reciproca. L'amicizia diventa una relazione solida e duratura: dai 12 anni in poi. Durante la pre-adolescenza e l’adolescenza la relazione con i pari diventa di primaria importanza e si ha un graduale distacco dalla famiglia: nella pre-adolescenza c’è la scelta del “migliore amico”; nell’adolescenza il gruppo si allarga, si impara a conoscere il sesso opposto e nascono le prime relazioni amorose. I legami di amicizia favoriscono la capacità di gestione dei conflitti e l’incremento della sensibilità e dell’interesse per l’altro. I legami di amicizia favoriscono: la capacità di gestire i conflitti. D. L. Pag.14 di 63 12. LA TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI E LA PSICOLOGIA DEL SE' Melanie Klein: rappresenta il passaggio tra Freud e le moderne teorie delle relazioni oggettuali. Si passa dal modello pulsionale a quello oggettuale e relazionale. Le pulsioni sono legate all’oggetto e a come viene percepito dal soggetto: oggetto buono=libidica positiva (amore), oggetto cattivo=libidica negativa (aggressività). Focalizzandosi sul rapporto col seno materno: viene considerato buono o cattivo sia in funzione del comportamento materno, sia in funzione del modo in cui il bambino lo ha dapprima investito, in senso amorevole o aggressivo. Secondo Melanie Klein le pulsioni: sono legate all'oggetto. L’oggetto reale è sempre connotato da proiezioni e immagini provenienti dal mondo interno del bambino, tant’è che il rapporto tra i due si fonda su due particolari processi psichici:  INTROIEZIONE: accogliere in sé oggetti del mondo esterno, appropriandosi delle rispettive qualità. Secondo Melanie Klein l'introiezione: è un processo psichico in cui ci si appropria delle qualità di un oggetto esterno.  PROIEZIONE: spostare sentimenti o caratteristiche proprie o parti del Sé su altri oggetti o persone. La proiezione: consiste nello spostare sentimenti e caratteristiche su altri oggetti. La mente appare un contenitore di oggetti dal quale si attinge per rapportarsi al mondo esterno e il mondo interno è un luogo di mediazione tra l’Io e la realtà esterna, in cui si sviluppano tutti i processi del bambino. Importante innovazione apportata in ambito clinico è l’utilizzo del gioco come mezzo di comunicazione. Il gioco per il bambino non è solo un modo di interagire e di fare esperienza nel mondo esterno, ma è anche un modo per contenere l’angoscia attraverso l’espressione e l’elaborazione della sua fantasia. Attraverso l’analisi del gioco si può risalire ai processi inconsci del bambino. La Klein utilizza in ambito clinico: il gioco. Donald Winnicott: propone un’immagine del bambino la cui evoluzione mira ad arrivare ad un'interazione armoniosa con gli altri. Ciò che influisce negativamente sul suo processo evolutivo deriva da cure genitoriali inadeguate. Pone infatti l'accento sulla relazione madre-bambino, sottolineando gli aspetti di dipendenza che si vengono a creare. Winnicott si interessa: alla relazione madre-bambino. Nelle prime settimane di vita, l'Io del bambino non è ancora integrato e si trova a sperimentare una fase in cui non vi è differenza tra l’Io e gli altri: è proprio in questa fase che è fondamentale il sostegno della madre la quale, lo aiuta a far emergere il suo Sé. La madre facilita questo processo rispondendo ai gesti e alle richieste del figlio; una relazione inadeguata, causa una scissione del Sé in due parti che ha la funzione di proteggere la mente:  FALSO SE’: è la parte meno autentica, necessaria per stabilire un equilibrio interno ed esterno. La sua funzione è quella di proteggere l’integrità del vero Se’, nascondendolo e adattandolo all’ambiente. Secondo Winnicott il falso Sé: è la parte meno autentica del Sé.  VERO SE’: è la parte più autentica di ciascuno di noi che però va protetta. OGGETTO TRANSIZIONALE: consente di rappresentare il passaggio dalla realtà soggettiva alla realtà oggettiva. È un oggetto che aiuta il bambino a separarsi gradualmente dalla madre (una coperta, un orsacchiotto, una bambola). È un sostituto materno che lo aiuta a sviluppare il proprio Sé e a diventare più autonomo e più aperto nelle relazioni con gli altri. L'oggetto transizionale: permette un passaggio fluido alla realtà oggettiva. Heinz Kohut: tenta di coniugare la sua teoria psicoanalitica del Sé con la psicologia dell’Io, collegando il modello pulsionale a quello strutturale. Alla base del suo modello vi è il concetto di Sé, visto come un centro di iniziative e un contenitore di impressioni: il vero inizio del Sé si ha quando c’è una convergenza tra le sue potenzialità e le aspettative dei suoi genitori. Kohut è fondatore: della psicologia del Sé. Questo processo dipende dalle risposte empatiche dell’ambiente, infatti inizia quando la madre vede il bambino per la prima volta: il Sé nascente sente il bisogno della presenza e della guida di altri che gli diano un senso di coesione e costanza. Questi altri, sono definiti “Oggetti-Sé” e rendono possibile un graduale sviluppo del Sé che porterà poi al Sé adulto. Ciò che crea lo sviluppo di un Sé sano è la capacità dell’Oggetto-Sé di rispondere adeguatamente alle esigenze del bambino; la mancanza di empatia da parte dei genitori è la radice principale dello sviluppo di una psicopatologia. Secondo Kohut il Sé: Dipende dalle risposte empatiche dell'ambiente. Nella pratica terapeutica sottolinea la necessità di capire e soddisfare parzialmente i pazienti attraverso risposte empatiche. L’utilizzo di empatia da parte dell’analista rende possibile al paziente di compensare le sue distruttive esperienze relazionali con le figure parentali, consentendo la riparazione del Sé e aumentando il suo senso di autostima. Nella pratica terapeutica Kohut: Sottolinea la necessità di soddisfare parzialmente i pazienti. D. L. Pag.15 di 63 13. LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO Negli anni ’70 alcuni studi nell’ambito dell’etologia hanno influenzato gli studi sui comportamenti della prima infanzia: - Lorenz: studiò il comportamento dei piccoli anatroccoli. Appena uscito dall’uovo l’anatroccolo segue il primo oggetto in movimento e per un certo tempo lo preferisce alla madre (imprinting). - Harlow: studiò i cuccioli di scimmia. Ponendo due simulacri materni, uno di stoffa senza biberon e uno di ferro col biberon, i piccoli preferivano quello di stoffa perché al tatto gli ricordava la madre e si avvicinavano all’altro solo quando avevano fame. Dedusse così che il nutrimento non è determinante per la formazione del legame. Dalle ricerche etologiche condotte da Harlow si deduce che: Il legame con il caregiver non dipende dalla soddisfazione della fame e della sete. La relazione tra caregiver e bambino è considerata come un legame fondamentale per lo sviluppo e, le qualità e le caratteristiche di tale legame influenzano i successivi legami e la qualità dei rapporti con gli altri. La funzione dell’attaccamento consiste nella protezione del bambino dal pericolo ed è rivolto a provocare e mantenere la vicinanza con una persona che viene scelta come figura principale. Il comportamento di attaccamento ha la funzione di: proteggere il bambino dei pericoli. Bowlby: si basa sugli studi dell’etologia e della teoria darwiniana della selezione naturale, e si discosta dalla teoria freudiana: la motivazione primaria non è rappresentata dalle pulsioni, ma dall’attaccamento definito come un sistema motivazionale relazionale. Secondo Bowlby l'attaccamento è: Un sistema motivazionale relazionale. L’attaccamento è un bisogno primario del bambino che prescinde dalla soddisfazione di bisogni fisici o alimentari. È una forma di comportamento messo in atto per ottenere o mantenere la vicinanza con una persona desidera: si manifesta quando si è spaventati o si sente la minaccia di una separazione e si attenua quando si ricevono cure o si avverte la vicinanza di un’altra persona ritenuta valida. Il comportamento di attaccamento si manifesta: Nelle situazioni di pericolo o di minaccia di separazione. Il tipo di attaccamento infantile influisce sulle future capacità di costruire e mantenere legami affettivi: creerà legami adeguati o patologici. La relazione di attaccamento influisce: Sulla capacità di costruire e mantenere legami. MODELLO OPERATIVO INTERNO: durante il suo sviluppo, il bambino costruisce dei modelli di se stesso e degli altri basandosi su pattern ripetuti di esperienze interattive e questo gli permette di interpretare gli eventi e di relazionarsi col mondo e con gli altri. Il modello operativo interno: E' un modello di interpretazione degli eventi e delle relazioni. Aindworth – STRANGE SITUATION: è una ricerca che deriva dalla teoria di Bowlby, usata per definire i vari stili di attaccamento del bambino. La strange situation è stata sviluppata da: Mary Ainsworth. La ricerca prevede 8 episodi da 3min ciascuno in cui il bambino viene sottoposto a situazioni che possono generare stress emotivo e lo scopo è valutare l’attaccamento rispetto alla reazione del bambino rispetto all’arrivo di un estraneo: La strange situation prevede: 8 episodi. 1) Genitore e figlio vengono lasciati soli in una stanza; 2) Il bambino gioca con giocattoli presenti nella stanza; 3) Entra un estraneo che interagisce prima col genitore e poi col bambino; 4) Il genitore esce, lasciando il bambino con l’estraneo; 5) Rientra il genitore ed esce lo sconosciuto; 6) Il genitore esce, lasciando il bambino solo; 7) Entra l’estraneo e consola il bambino, se necessario; 8) Il genitore rientra. In base al comportamento avuto nel momento di ricongiungimento con la madre, identifica 3 stili di attaccamento:  INSICURO/EVITANTE: il bambino evita di avvicinarsi e di interagire con la madre.  SICURO: Nell'attaccamento sicuro: Il bambino ha fiducia nella disponibilità del genitore.  INSICURO/AMBIVALENTE: Il bambino con attaccamento Insicuro Ambivalente: Sembra volere la vicinanza ma allo stesso tempo la rifiuta. Generalmente un attaccamento insicuro è dovuto alle scarse attenzioni e sicurezze offerte dal genitore e in età adulta, questo potrebbe portare a risvolti patologici nel corso delle relazioni nella vita. D. L. Pag.16 di 63 14. L'AUTOEFFICACIA Bandura: studia l’individuo come attivo costruttore del proprio mondo interiore e relazionale. Pur riconoscendo il ruolo del contesto, sottolinea il ruolo attivo dell’individuo nel suo sviluppo: egli non è solo un prodotto dell’ambiente sociale ma ne è anche il creatore. Secondo Bandura l'individuo: Ha un ruolo attivo nel suo sviluppo. AGENTIVITA’: l’uomo è perennemente impegnato nella costruzione attiva della propria personalità e del proprio contesto. L’agentività: indica che l’individuo costruisce attivamente la propria personalità e il proprio contesto. Nello concetto di autoefficacia, il Sé funge da interfaccia tra l’agentività del singolo e le dinamiche ambientali che condizionano l’individuo: le persone possono causare gli eventi, piuttosto che subirli passivamente, tutto in base alla percezione delle proprie capacità. AUTOEFFICACIA: insieme di convinzioni sulle proprie capacità, in molteplici ambiti, di organizzare ed eseguire azioni necessarie a produrre determinati risultati. Nell’osservare gli adulti, i bambini acquisiscono regole per ottenere certi effetti e mettono in pratica delle azioni, in base alle proprie capacità, per imitarli. In realtà sociali più ampie invece, l’osservazione si estende al mondo dei pari, punto di ancoraggio molto più significativo poiché la vicinanza di età e di esperienze, tenderà a costruire un termine di paragone utile a valutare la propria efficacia. I bambini acquisiscono regole: Da tutti i contesti sociali. Le fonti dell’autoefficacia sono:  ESPERIENZE DIRETTE: l’individuo innalza o diminuisce il proprio senso di autoefficacia in base all’osservazione delle proprie capacità, comportamenti e prestazioni. Successi o fallimenti possono alimentare o ledere il senso di efficacia. Il senso di autoefficacia: E' influenzato da successi e fallimenti.  MODELING: mettere in atto comportamenti adeguati osservando persone simili a sé per raggiungere obiettivi simili. Il modeling consiste: Nell'osservare persone simili che hanno obiettivi simili. Le persone cercano sempre modelli che possiedono le competenze alle quali esse aspirano. Più che un esempio, i modelli sono punti di riferimento per la vita ma non sono fissi; variano col passare del tempo e con lo sviluppo individuale e sociale dell’individuo. I modelli: Cambiano col passare del tempo. L’apprendimento osservativo (modeling) esercita la sua influenza attraverso un sistema integrato di funzioni: coinvolge soprattutto le funzioni attentive date dal grado di attrattività, salienza, valenza affettiva, valore delle attività osservate. Le convinzioni di autoefficacia si possono modificare attraverso consigli, persuasioni e suggestioni: quando le persone vengono convinte che possiedono capacità necessarie a svolgere con successo determinate attività, hanno maggiori possibilità di attivare le risorse necessarie al raggiungimento degli scopi prefissati. PERSUASIONE: aumenta lo sviluppo delle abilità necessarie mantenendo alta la motivazione e la fiducia di possedere risorse adeguate. La persuasione: Aiuta a mantenere alta la motivazione. Soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi lontani nel tempo (realizzazione personale o lavorativa) rappresenta un continuo incentivo a superare le numerose difficoltà che si possono incontrare. Con l’arrivo dei primi insuccessi però, la persuasione è più efficace ad indebolire le convinzioni del soggetto e non fa altro che alimentare la fiducia del soggetto nelle proprie capacità in modo illusorio. La persuasione è più efficace: Nell'indebolire le convinzioni del soggetto. Infondere sfiducia attraverso la persuasione ottiene effetti devastanti. La persuasione negativa provoca una serie di prestazioni scadenti e si innesca il meccanismo della “profezia che si autodetermina”: si entra in un circolo vizioso in cui si ricercheranno e si otterranno disconferme continue sulle proprie capacità ogni volta che si tenta di perseguire un obiettivo. Il meccanismo che instaura un circolo di disconferme continue è: La profezia che si autodetermina. Tutta questa influenza si ha solo se solo se il soggetto ha un alto livello di fiducia nei confronti del persuasore. Le prestazioni possono anche essere influenzate da fattori emotivi (ansia, umore), dallo stato fisico (stanchezza, dolore) o da meccanismi fisiologici come lo stato d’attivazione (arousal). Il senso di autoefficacia può essere modificato attraverso cambiamenti dello stato di tensione emotiva che possono essere conseguiti con tecniche di sensibilizzazione e tecniche psicofisiologiche. Le prestazioni possono essere influenzate: Da fattori emotivi. D. L. Pag.17 di 63 15. L'APPROCCIO STRATEGICO Haley – PSICOTERAPIA STRATEGICA: approccio strategico che ha come focus la comunicazione, strumento principale usato nella relazione di aiuto per ottenere come risultato il cambiamento di comportamenti e atteggiamenti disfunzionali. Per far ciò, bisogna studiare quali possono essere le strategie comunicative più efficaci ed efficienti. - L'approccio strategico: Si basa sullo studio della comunicazione come fonte di cambiamento. - Il focus dell'approccio strategico è: La comunicazione. Secondo questo approccio, lo psicologo mantiene l’iniziativa per tutto il corso del colloquio ed elabora una tecnica particolare per ogni singolo problema. In particolare deve: individuare i problemi da risolvere, stabilire gli obiettivi e progettare interventi per raggiungerli, valutare le risposte ricevute per correggere l’approccio ed esaminare i risultati. Nell'approccio strategico l'iniziativa: E' nelle mani dello psicologo. L’approccio strategico considera lo psicologo come colui che influenza e aiuta le persone a raggiungere i loro obiettivi. Spesso il rapporto psicologo/cliente si basa sul paradosso medico: - Il medico guida comportamenti volontari (prendere una pillola) che portano sensazioni involontarie che non possono essere “volute” ma desiderate, immaginate, pensate (guarire). - Lo psicologo vuole che il paziente esegua i suggerimenti, e allo stesso tempo partecipi in maniera autonoma. Quando una persona ha un sintomo assume un comportamento involontario (non posso farci nulla): lo scopo dello psicologo è prescrivere comportamenti volontari che conducano a cambiamenti ritenuti involontari. La prescrizione di comportamenti volontari: Deve condurre a cambiamenti involontari. STRATEGIE DI INTERVENTO  INCORAGGIARE LA RESISTENZA: se un soggetto oppone resistenza al trattamento (non esegue i compiti prescritti) lo psicologo l’accetta e la incoraggia. L’accondiscendenza determina una situazione paradossale: il resistere viene definito come comportamento collaborativo e quindi, qualsiasi cosa faccia, esegue sempre le direttive dell’operatore. Se il soggetto oppone resistenza al trattamento: Lo psicologo può incoraggiare la resistenza.  OFFRIRE UN’ALTERNATIVA PEGGIORE: tecnica usata per l’insonnia. Prescrivere al paziente di tenere sul comodino uno straccio e una cera. Se si sveglia di notte, egli deve passare la cera in tutta casa fino al suono della sveglia del mattino, per poi lavarsi, vestirsi e andare a lavoro: tempo 1/2 trattamenti notturni e l’insonnia passò (Milton Erickson).  USARE METAFORE: dal greco metafèro=trasportare. Consiste nel trasferire a un termine il significato di un altro termine simile ma in maniera più espressiva e con maggior coinvolgimento emotivo. L'uso di metafore: Permette di comunicare in maniera più espressiva.  SOTTOLINEARE GLI ASPETTI POSITIVI: sottolineando gli aspetti positivi del comportamento, il soggetto collabora maggiormente. Per migliorare la collaborazione del paziente: si possono sottolineare gli aspetti positivi.  EVITARE L’INTROSPEZIONE: non aiutare i soggetti a capire come e perché hanno quel sintomo o interagiscono in maniera inadeguata perché si comporterebbero in un modo che ostacola il cambiamento. È fondamentale l’assenza di interpretazioni sull’eventuale causa. Le cause tra l’altro quasi mai sono facili a stabilirsi. L'introspezione: Va evitata. L’approccio strategico è di tipo pragmatico: si occupa del cosa fare e del come farlo. L'approccio strategico è di tipo: Pragmatico. Lo psicoterapeuta stratega: - Sa di avere a sua disposizione solo strumenti psicologici - Sa che tali strumenti creano, portano avanti e sostengono una relazione interpersonale Gli strumenti psicologici di cui il terapeuta dispone: Sostengono la relazione interpersonale. - Sa che tale relazione ha come scopo l’aiuto del cliente - Sa di essere il responsabile di tale relazione e sa di trovarsi in una posizione up - Sa di disporre di strumenti molto potenti per facilitare il processo di cambiamento del paziente. D. L. Pag.18 di 63 16. LO SVILUPPO EMOTIVO EMOZIONI: comportamenti che mettiamo in atto di fronte a persone o situazioni che elicitano in noi dei sentimenti. Sulla base di tali relazioni facciamo riferimento alle emozioni. Le emozioni sono: Comportamenti. SVILUPPO AFFETTIVO: relazione che si instaura con persone a noi vicine e le emozioni esplicitano il tipo di relazione. Le emozioni sono espresse universalmente allo stesso modo e si riconoscono tramite l’espressione facciale. Sono il prodotto dell’interazione tra modificazioni fisiologiche e processi psicologici, ricavato da 3 componenti: Neurofisiologico-biochimica – Comportamentale – Esperienza soggettiva. Gli studiosi considerano le emozioni come i moventi del comportamento umano, ognuna con delle specifiche funzioni:  EMOZIONI FONDAMENTALI: gioia, tristezza, rabbia e paura. E' un'emozione fondamentale: La rabbia.  ALTRE EMOZIONI: interesse, sorpresa, disgusto, senso di colpa, timidezza, vergogna, depressione, ostilità, amore, gelosia, orgoglio. Caratteristiche delle emozioni di base:  Devono avere uno specifico substrato neurale;  Devono avere una specifica configurazione di espressione facciale;  Devono essere legate a una specifica qualità emotiva che sia consapevole;  Derivano da un processo biologico-evoluzionistico;  Sono al servizio di funzioni adattive per l’individuo. Caratteristica dell'emozione di base è: La configurazione espressiva specifica. I cambiamenti di espressioni facciali che si producono in risposta a eventi che suscitano emozioni intense sono universali e accompagnati da modificazioni del cervello e del sistema nervoso autonomo (secondo cervello). I cambiamenti di espressioni facciali sono accompagnati da: Modificazioni del sistema nervoso autonomo. LE PRIME EMOZIONI: 1) NEONATO: il sorriso è un riflesso stimolato da una carezza. Nel neonato il sorriso è: Un riflesso. 2) 3 MESI: il sorriso è una risposta a stimoli sonori (voci) e visivi (volti umani). 3) 4 MESI: sorpresa e tristezza. 4) 5-7 MESI: paura. 5) 8 MESI: rabbia, vergogna e timidezza. Vergogna e timidezza compaiono: Intorno agli 8 mesi. 6) 12 MESI: ride al gioco del cucù o al solletico 7) 24 MESI: sfida e senso di colpa. Sorride e ride a situazioni da lui provocate. La comparsa dei sorrisi è il risultato di modifiche neurali e cognitive, ma sono le circostanze e i rinforzi ambientali a determinare la loro frequenza. La frequenza di sorrisi e riso: E' influenzata dalle circostanze e dai rinforzi ambientali. Man mano che il bambino cresce, comincia ad interpretare i propri stati emotivi e a dare loro un nome. LE PRIME PAURE: a 7-12 MESI: i bambini avvertono diverse paure e piangono. Le paure cominciano ad emergere: Tra i 7 e i 12 mesi.  ANGOSCIA DI SEPARAZIONE: paura di essere lasciato solo con un estraneo. La paura del bambino di essere lasciato solo con un estraneo: E' l'angoscia di separazione. È la paura più frequente ed è universale. L'angoscia di separazione: E' universale.  PRECIPIZIO APPARENTE: attraversare uno spazio vuoto coperto da una lastra di vetro. Prima dei 7 mesi il bambino lo fa solo se dall’altro lato c’è la mamma che lo incoraggia con espressione gioiosa; dopo i 7 mesi, il bambino evita di passare sulla lastra perché ha l’apparenza di un precipizio. D. L. Pag.19 di 63 17. LA METACOGNIZIONE E LA TEORIA DELLA MENTE METACOGNIZIONE: conoscenza o credenze sui propri processi cognitivi (so e non so fare, so e non so). La metacognizione è: La conoscenza o le credenze sui propri processi cognitivi. La capacità metacognitiva non è sempre evidente e spesso è valutabile attraverso dei test (scala Likert). La capacità metacognitiva: E' valutabile attraverso test. Per la memoria la metacognizione è importante perché predice le prestazioni del soggetto. Le differenze individuali legate alla memoria sono dovute a strategie di memorizzazione come: ripetere o usare strategie di mnemotecnica. La metacognizione è importante: Per la memoria. FUNZIONI METACOGNITIVE  METACOGNIZIONE AUTODIRETTA: processi inferenziali sottesi alle operazioni mentali che regolano le proprie azioni. La metacognizione autodiretta: Riguarda i processi sottesi alle operazioni mentali che regolano le proprie azioni.  METACOGNIZIONE ETERODIRETTA (TEORIA DELLA MENTE): processi interpretativi degli stati mentali attraverso l’attribuzione di stati epistemici, emotivi e motivazionali.  PROCESSI METACOGNITIVI DI CONTROLLO: presiedono a qualsiasi funzionamento cognitivo e sono:  COMPRENSIONE: riflettere sulla conoscenza del compito.  PREDIZIONE DELLA PRESTAZIONE: stimare il grado di difficoltà di una prova e la strategia da usare. La predizione della prestazione: Permette di stimare il grado di difficoltà di una prova.  PROGETTAZIONE: organizzare le azioni in modo da condurre all’obiettivo prefissato.  MONITORAGGIO: controllare l’attività cognitiva in tutte le fasi e regolare i compiti cognitivi.  PIANIFICAZIONE  VALUTAZIONE: verificare se il risultato ottenuto corrisponde alla previsione e alla progettazione fatta e se la procedura è riutilizzabile in altre situazioni simili. Verificare se il risultato di una prova corrisponde alla previsione è un processo di: Valutazione.  Vygotskij – MECCANISMI DI REGOLAZIONE: controllo e correzione della produzione mentale dei soggetti. Il bambino passa da una eteroregolazione (da parte di genitori, insegnanti) a una autoregolazione (self-regulation). Diventa sempre più autonomo, prendendo in carico il proprio funzionamento attraverso un processo graduale di interiorizzazione di funzioni metacognitive, situate nelle relazioni sociali, necessarie all’apprendimento. I primi meccanismi di regolazione del bambino sono: Di eteroregolazione.  TEORIA DELLA MENTE: capacità di rappresentare, prevedere e spiegare gli stati mentali propri e altrui. Una volta acquisita, il bambino si rende conto che esistono realtà e punti di vista diversi dai suoi (supera l’egocentrismo). La teoria della mente è: La capacità di rappresentare i propri e gli altrui stati mentali. Le rappresentazioni possono essere:  PRIMO ORDINE: desideri e credenze che derivano dall’attività percettiva.  SECONDO ORDINE: credenze sulle proprie credenze e sulle credenze altrui. La credenza su una credenza: E' una rappresentazione di secondo ordine.  FALSA CREDENZA: il bambino quando pensa che una persona rappresenta una cosa in un modo che non corrisponde alla realtà, agisce in base alla propria rappresentazione anche se non è empiricamente vero. La falsa credenza: E' la consapevolezza che un'altra persona agirà in conseguenza della propria rappresentazione. C’è una correlazione positiva tra la falsa credenza e la strategia di gestione della disciplina di tipo autorevole. Il contesto scolastico è il luogo in cui si acquisiscono più abilità metacognitive (pensare sul pensiero proprio e altrui) e metalinguistiche (pensare sul linguaggio proprio e altrui). D. L. Pag.20 di 63 18. LO SVILUPPO DELLA PERSONALITA' PERSONALITA’: insieme di caratteristiche psichiche e modalità comportamentali che definiscono l’individuo. PRINCIPALI TEORIE SULLA PERSONALITA’ Teorie che classificano la personalità secondo elementi non modificabili, facilmente individuabili e che tendono a limitare la complessità, ricadendo su stereotipi:  Kretshmer e Sheldon: dividono le personalità in base alle caratteristiche fisiche (longilineo, brevilineo e atletico) e in base alle componenti organiche (organi viscerali, apparato muscolo-scheletrico, sistema nervoso ed epidermide). Le teorie di Kretschmer e Sheldon: Si basano su elementi non modificabili della persona.  Pavlov: distingue le personalità in eccitabile, equilibrato e inibito, in base alla suscettibilità al condizionamento. Teorie che studiano i tratti, i fattori e le dimensioni della personalità: danno per scontato che tali elementi siano di natura innata e radicati nella struttura biologica della persona:  Eyesenck: considera 3 tratti principali: estroversione (socievolezza, vivacità), nevroticismo (predisposizione all’ansia, variabilità dell’umore) e psicoticismo (impulsività, aggressività, autonomia). La teoria di Eyesenck: Considera tre tratti principali. Teorie psicodinamiche:  Freud: nel suo processo di sviluppo basato sull’impulso sessuale, la personalità è un’organizzazione che deriva dalla necessità di soddisfare i bisogni dell’organismo, tenendo conto delle limitate risorse offerte dall’ambiente  Sullivan: il carattere dell’individuo si forma dal rapporto tra le persone e la loro reciproca comunicazione. Dalle relazioni interpersonali infantili emergono caratteri e modelli di comportamento normali o devianti. Sullivan dà importanza: Alle relazioni interpersonali.  Kohut: esperienze e oggetti sono necessari allo sviluppo del Sé nucleare, elemento strutturale della personalità Prospettive relazionali:  Mitchell: nel modello strutturale delle relazioni oggettuali studia la vita psichica e il comportamento umano a diversi livelli di complessità. Integra approcci e ipotesi teoriche che hanno in comune la dimensione relazionale: la relazione non gli altri implica la messa in atto di schemi comportamentali inconsapevoli e inconsci. Teorie comportamentiste: le caratteristiche comportamentali si possono spiegare studiando le esperienze e gli apprendimenti dell’individuo. Lo stile di reazione agli eventi è dato da una catena di apprendimenti e condizionamenti.  Skinner: la personalità è un fenomeno secondario ad un meccanismo di modellamento comportamentale e ogni nostra condotta ha origine in un’esperienza di apprendimento condizionato. E' una teoria comportamentista: Teoria di Skinner. Teorie social-cognitive: la personalità fa riferimento ad alcuni processi cognitivi e affettivi di base che si sviluppano nei contesti sociali e sono attivati da elementi provenienti dall’ambiente sociale.  Bandura – Determinismo triadico reciproco: il funzionamento della persona deriva dall’interazioni di 3 fattori: ambiente fisico e sociale, sistemi cognitivi e affettivi che costituiscono la persona, comportamento individuale. Bandura: Formula una teoria social-cognitiva. SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ NELL’ARCO DI VITA Nei primi momenti di vita il bambino dà diretta espressione solo per soddisfare i bisogni elementari, definiti tali poiché incentrati sulla sopravvivenza, intesa come puro ed esclusivo soddisfacimento delle necessità nutrizionali ed affettive. Le necessità legate alla regolazione biologica interna sono affiancate da una manifestazione di richiesta di sicurezza e stabilità: si inviano all’esterno i primi segnali di motivazione al comportamento. Il linguaggio costituisce un ponte nelle relazioni di causa-effetto fra il comportamento individuale e le reazioni attuate dagli altri: si verificano i primi processi di adattamento. Con lo sviluppo del linguaggio il bambino impara anche ad opporsi (fase del no): sperimenta il piacere di opporsi ai genitori, rifiutandosi di soddisfare le loro richieste. D. L. Pag.21 di 63 I suoi “no” non sono solo semplici capricci, ma un’esigenza di cercare da sé la soluzione a un problema, per essere indipendente. Col passare degli anni, l’individuo costruisce dentro di sé un’immagine della propria personalità sempre più delineata e definita, evoluta non solo a livello fisiologico ma anche a livello sociologico-relazionale; costruisce la sua IDENTITÀ, fulcro centrale nella strutturazione della personalità: l’individuo passa da una vita limitata agli affetti familiari, ad un’integrazione socio-culturale sempre più estesa. Il fulcro della strutturazione della personalità è: L'identità. Durante l’adolescenza, si verificano importanti trasformazioni psicofisiologiche: la personalità si espande, la sfera affettiva si apre sempre di più verso il mondo esterno e parallelamente si sviluppa l’intelligenza, essenziale per la stabilizzazione di una personalità soggettiva. Le principali difficoltà adolescenziali dipendono dalle aspettative sociali: si sente spesso insicuro e vorrebbe far affidamento sugli adulti proprio quando la famiglia, la scuola e la società si aspettano da lui un comportamento maturo. In età adulta, l’individuo dovrebbe già aver raggiunto una capacità gestionale accettabile delle relazioni interpersonali: la personalità adulta raggiunge un livello di maturità, caratterizzata da dinamicità e flessibilità, utili all’individuo per modificare il proprio comportamento in relazione alle regole e ai contesti sociali. La maturità della personalità è data: Dalla flessibilità. La cultura contribuisce all’arricchimento interiore poiché propone informazioni diverse e fluide che richiedono adattamento e apprendimento. DISTURBO DI PERSONALITA’: variante della personalità non patologica che prevede una rigidità di tratti e che impedisce un fluido adattamento dell’individuo all’ambiente con significativa compromissione delle dimensioni di tipo personale, lavorativa, affettiva e relazionale. Le caratteristiche sono una precoce comparsa, la durata continua nel tempo, l’impossibilità di modificazioni sostanziali e menomazioni nell’ambito socio-lavorativo. Le prime condotte disfunzionali si possono osservare a partire dall’adolescenza. Nello studio della patologia si effettua una distinzione tra:  FATTORI DI RISCHIO: condizioni che causano lo sviluppo di una sofferenza psichica (vulnerabilità genetica e temperamentale, traumi e lutti, eventi stressanti, educazione ricevuta, attaccamento insicuro, condizioni di svantaggio economico sociale e culturale). E' un fattore di rischio: L'attaccamento insicuro.  FATTORI DI PROTEZIONE: aumentano la resistenza delle persone agli eventi stressanti e concorrono al mantenimento dello stato di benessere (figure di riferimento positive, attaccamento sicuro, buona rete sociale, accesso all’istruzione, buon sistema sanitario, sostegno terapeutico). MODELLO DIATESI-STRESS:  FATTORI BIOLOGICI (diatesi): determinano una predisposizione a un disturbo. Nel modello diatesi-stress: I fattori biologici sono la diatesi.  FATTORI AMBIENTALI (stress): determinano se il disturbo si mostrerà. Le influenze ambientali sono responsabili di molte caratteristiche psicologiche e le più significative operano su base individuale: hanno effetti specifici per ogni bambino e non generali per tutti i bambini, anche nella stessa famiglia. L'influenza ambientale: Opera su base individuale. D. L. Pag.22 di 63 19. IL RUOLO DELLA FAMIGLIA DURANTE LO SVILUPPO FAMIGLIA: nucleo sociale di 2 o più individui, legati fra loro per parentela o affinità e che vivono nella stessa abitazione. Nei paesi sviluppati una famiglia è definita come un gruppo di persone unite da legami consanguinei, legali (matrimonio, adozione, discendenza da progenitori comuni), o di convivenza. Nei paesi sviluppati la famiglia è definita come: Un gruppo di persone unite da legami consanguinei, legali o di convivenza. Negli ultimi anni si sono affermate diverse tipologie familiari: famiglie di fatto, famiglie allargate, famiglie ricostruite, famiglie mono-genitoriali e omo-genitoriali; tutti legami affettivi parentali alternativi alla famiglia “tradizionale”. Le scelte familiari sono sempre meno governate da modelli tradizionali e sempre più governate da preferenze soggettive. La famiglia deve essere un sistema aperto e dinamico, capace di mediare tra gli ideali educativi a cui si ispira e gli stimoli provenienti dagli ambienti sociali, politici e culturali in cui è inserita, per garantire il benessere personale e comunitario dei suoi membri. La famiglia deve essere: Un sistema aperto e dinamico. L’importanza della famiglia è dovuta alla sua funzione di sostenere l’individuo e il suo ingresso nel mondo: è il nucleo affettivo originario in cui deve prevalere appunto un legame di affetto e sostegno. In passato il contesto educativo era prettamente autoritario: l’adulto dominava il minore considerato passivo. Dal XVI secolo, grazie al “puerocentrismo”, il bambino viene messo al centro dell’azione educativa e didattica e viene rivendicato il suo valore come persona e il suo diritto a uno sviluppo armonico, basato su rispetto, libertà e creatività. Questa visione però rischia di sfociare in conseguenze negative come:  ADULTISMO: attribuire al minore caratteristiche operative evolute rispetto alla sua età. L'adultismo: E' la tendenza ad attribuire al bambino caratteristiche evolute.  INFANTILISMO: svalutare e sminuire le doti e le potenzialità del minore. Entrambi gli atteggiamenti provocano danni per la crescita e lo sviluppo. L’ideale sarebbe adottare una prospettiva educativa basata sul dialogo che pone al centro del discorso pedagogico la relazione interpersonale adulto-bambino. Secondo la tradizione, il ruolo educativo dei genitori era rivolto solo ai figli; oggi invece è considerato come un unico processo formativo per l’intero ciclo della vita della famiglia: la famiglia è considerata come un sistema di persone sottoposto a permanenti cambiamenti, derivanti dalla crescita dei singoli soggetti, dai mutamenti dei loro bisogni e dalla variazione dei legami interni ed esterni alla realtà familiare. Il ruolo educativo dei genitori: Intero ciclo di vita della famiglia. L’adolescenza del figlio comporta un periodo critico per tutti i membri della famiglia: c’è bisogno di un nuovo adattamento che prevede una ricontrattazione dei ruoli di tutti coloro che ne fanno parte. L'adolescenza: E' un periodo critico per tutti i membri della famiglia. Nonostante le evoluzioni attuali (non ci sono più posizioni genitoriali ben definite), in questa fase, nel rapporto educativo, relazionale e comunicativo genitore-figlio, continuano a persistere notevoli differenze in relazione sia al genere dell’adolescente (maschio/femmina), sia a quello del genitore (madre/padre):  La madre: rispetto al padre è più aperta nell’ascoltare i problemi e controlla con “interesse amorevole” e questo è oggetto di confidenze più intime, a volte però percepito come troppo intrusivo ed invasivo. L'interesse amorevole delle madri: E' visto come intrusivo.

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