Neurologia - Demenza e Alzheimer PDF
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Marra Camillo
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These notes cover the topic of dementia, specifically Alzheimer's disease, from a neurological perspective. The document details the definition of dementia, discussing various types of cognitive impairments and relating them to everyday activities. It emphasizes the distinction between cognitive decline and other impairments, clarifying the criteria for diagnosing dementia. The text also explores the frequency of dementia across different age groups.
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Materia/Argomento Neurologia – Demenza e Alzheimer Professore/ssa Marra Camillo Sbobinatore Alessia Oddone Controllore Antonio Palmieri Data e ora 09/03/2023 - 1ora (11.30-12.30) Demenza La demenza è una condizione sindromica che descrive una vasta ga...
Materia/Argomento Neurologia – Demenza e Alzheimer Professore/ssa Marra Camillo Sbobinatore Alessia Oddone Controllore Antonio Palmieri Data e ora 09/03/2023 - 1ora (11.30-12.30) Demenza La demenza è una condizione sindromica che descrive una vasta gamma di malattie: si intende un declino di una o più delle funzioni cognitive (la memoria, le funzioni linguistiche), che sia abbastanza grave da impedire alla persona di svolgere attività quotidiane. Questa è una definizione generale della demenza, ma ci sono più demenze (la demenza non è una). Con il termine “demenza” si definisce quindi non una malattia specifica, ma un insieme di malattie in cui c’è un declino cognitivo che è caratterizzato da una serie di sintomi che possono essere sintomi che compromettono la memoria (bisogna vedere quale tipo di memoria: procedurale/semantica/episodica/a breve termine/a lungo termine). A seconda del tipo di demenza, vengono compromessi diversi tipi di memoria, ma non solo, la compromissione può interessare altre attività cognitive. Questo disturbo deve essere abbastanza grave da alla persona di svolgere normalmente le attività della vita quotidiana. In questa definizione c’è la definizione di demenza, quindi bisogna ricordarsi che: il demente non è quello che ha un disturbo di memoria, ma quello che ha un disturbo di memoria o di un’altra funzione cognitiva, rispetto alla condizione precedente, tale da compromettere le attività della vita quotidiana. Questo delimita molto il campo: un ragazzo con un ritardo mentale non è demente, perché non ha una perdita rispetto ad una condizione precedente. La demenza è una perdita rispetto alla condizione cognitiva precedente. Un signore di 80 anni che ha una perdita di memoria, ma è autonomo nello svolgere le sue attività domestiche, ha un disturbo di memoria, ma per essere definito demente, dovrebbe avere un disturbo cognitivo (memoria o altro) tale da compro mettergli le normali attività quotidiane, quindi le due caratteristiche associate: 1) Perdita rispetto ad un livello precedente di una funzione cognitiva 2) Incapacità di svolgere, a causa di un disturbo cognitivo, le funzioni della vita quotidiana. Un paziente che ha una paraparesi agli arti inferiori perché ha avuto un trauma midollare e non può svolgere le normali funzioni della vita quotidiana, non è demente perché gli manca il disturbo cognitivo. Pagina 1 di 11 Spesso veniamo chiamati a valutare 80enni con disturbi cognitivi che hanno un problema traumatico in cui si configura il disturbo di demenza. Attenzione: in questi pazienti anziani che hanno un disturbo motorio e hanno anche un disturbo cognitivo, dobbiamo essere in grado di capire se l’incapacità nella vita di tutti i giorni dipende dal disturbo cognitivo o dal disturbo motorio. Quindi dobbiamo essere capaci di capire se il paziente è demente o no capendo se le sue incapacità nella vita di tutti i giorni dipendono da un problema cognitivo e non da altri problemi correlati come può essere un disturbo motorio che un 85enne può avere. Questa è una sottigliezza, tuttavia importante, sennò tutti i pazienti con disturbi motori o con scarsa motilità sarebbero dementi, perché non riescono più a fare la spesa ad esempio; magari si tratta di un problema di artrosi alle anche che gli impedisce di camminare e che lo rende non autonomo (non a causa di un disturbo cognitivo). Ci deve quindi essere una stretta relazione tra il disturbo cognitivo e la perdita a delle capacità funzionali. La perdita di memoria ci deve essere in ogni caso? No, ci può essere un problema di memoria e/o di un’altra abilità cognitiva. Parliamo della memoria perché è la più frequente, ma il paziente può essere demente perché ha perso un’altra delle capacità cognitive che sono ugualmente importanti per le funzioni della vita di tutti i giorni. Quindi bisogna ricordarsi di distinguere molto i deficit cognitivi lievi che hanno gli anziani perché spesso questi fanno parte del normale invecchiamento. Ovviamente con un 90enne ci muoviamo in un ambiente che non conosciamo. Qual è il limite di normalità di funzioni cognitive per un 90enne? È vero che il declino cognitivo legato all’età è normale, però è importante capire se questo causa problemi nella capacità della vita di tutti i giorni. Quindi bisogna ricordare che: Pagina 2 di 11 Demenza= deficit di cognizione + perdita della capacità funzionale legata al deficit di cognizione (e non ad altri fattori) Questi sono i criteri attuali del DSM-V per i cosiddetti disturbi cognitivi. “Maggiori” significa che tra il soggetto normale e il soggetto che è affetto da una normale demenza, non c’è o bianco o nero, ma c’è una scala di grigi, ovvero il passaggio dal normale al demente avviene attraverso una serie di passaggi. Abbiamo detto che la demenza è quel disturbo cognitivo in termini del DSM-V viene chiamato disturbo neurocognitivo maggiore (sinonimo) e rappresenta una condizione in cui c’è un danno cognitivo rispetto al livello precedente di performance di uno o più domini cognitivo. Un soggetto può avere un difetto delle funzioni esecutive o delle funzioni linguistiche o comportamentali o della memoria o delle capacità percettive o delle capacità visuo plastiche che gli impediscono di essere autonomo. È importante vedere questi criteri diagnostici internazionali che sono citati. La perdita delle funzioni cognitive deve essere associata ad un declino funzionale. Il disturbo cognitivo non deve essere riferito così a casaccio dal paziente o dal parente, ma deve essere confermato da un test che verifichi che il paziente sia sotto un livello di normalità per la sua età per la sua età, per il suo sesso e per la sua scolarità. Non si può dire se un paziente ha disturbi cognitivi o meno occhiometricamente, ma bisogna numerare, quantificare effettuando dei test di screening minimi, o ancora meglio delle batterie neuropsicologiche standardizzate. La prima diagnosi di demenza deve dimostrare la presenza di un danno cognitivoe quindi deve quantificarlo. La prima indagine dunque è questa, NON la risonanza. I criteri A sono questi, il criterio B è quello che ho detto prima. Il disturbo cognitivo, il disturbo cognitivo non motorio o altre cose simili (come disturbi visivi tipici dell’anziano), ma a causa del disturbo cognitivo c’è una perdita dell’indipendenza nelle attività della vita quotidiana. Il deficit cognitivo deve essere dimostrato in una condizione di normalità, per esempio: un 85enne che ha subito un’operazione di 12 ore in anestesia in un ospedale, se al termine delle 12 ore di anestesia si trova in una condizione in cui è confuso, agitato, non riconosce il luogo in cui si trova, condizione chiamata “delirium” (non stiamo parlando del “delirio” psichiatrico). Il delirium può essere ipocinetico o ipercinetico. Si tratta di una condizione confusiva che ha una grossa componente infiammatoria legata per esempio a traumatismo o all’anestesia. Pagina 3 di 11 Se noi veniamo chiamati per capire se quel paziente sia o no demente, sappiamo che in quella condizione non si può fare diagnosi di demenza. Bisogna aspettare che al paziente finisca il delirium, per sottoporlo alle indagini. Questa è la frequenza di demenza in due grossi studi porta a porta in Italia e in India: Isla study del 2006, e uno studio effettuato in India più o meno nello stesso periodo. Mettiamo a confronto questi due studi perché essi sono stati effettuati con la stessa metodica: un sondaggio porta a porta. Si è presa una determinata area del Paese (dell’Isla si è presa tutta la zona del bresciano e del bergamasco), si è andati porta a porta a casa ti duetti gli anziani sopra i 60 anni di età a fare un mini mental state examination (MMSE) che è il test screening di base per stabilire se un paziente è sopra o sotto la norma con un cut off stabilito a 24 (24:normale /