Summary

Questo documento fornisce una sintesi di concetti chiave relativi al pregiudizio, esplorando le teorie e le basi cognitive sottostanti, con approfondimenti sulle dinamiche di categorizzazione e stereotipi. Esamina anche le basi motivazionali dietro al pregiudizio e le sue conseguenze.

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IL PREGIUDIZIO Marika Rullo Che cos’è il pregiudizio? Allport: il pregiudizio etnico è un’antipatia fondata su una generalizzazione falsa e inflessibile. Può essere sentito internamente o espresso. Può essere diretto verso un gruppo nel suo complesso o verso un individuo in quanto membro di quel gr...

IL PREGIUDIZIO Marika Rullo Che cos’è il pregiudizio? Allport: il pregiudizio etnico è un’antipatia fondata su una generalizzazione falsa e inflessibile. Può essere sentito internamente o espresso. Può essere diretto verso un gruppo nel suo complesso o verso un individuo in quanto membro di quel gruppo. Brown: il pregiudizio presuppone la presenza di almeno alcune di queste caratteristiche -> il mantenimento di atteggiamenti sociali o credenze cognitive squalificanti, l’espressione di emozioni negative, o la messa in atto di comportamenti ostili o discriminatori nei confronti dei membri di un gruppo per la loro sola appartenenza ad esso. Da dove deriva ‘stereotipo’? Stereotipo viene dal greco stereòs (solido) e typos (tipo) e trae il suo significato dall’arte della stereotipia (incisione su tavoletta metodo di stampa fine ‘700). Costrutti: Stereotipi: una credenza positiva o negativa condivisa su un gruppo sociale: -stereotipi di gruppo: valutare in modo negativo un gruppo perché si prova paura, o eventualmente discusso nei confronti dei suoi membri. -stereotipi generalizzati: valutare in modo indifferenziato intere categorie. Pregiudizi: valutazione positiva o negativa, connotata sui membri di un gruppo sociale. Discriminazione comportamentale: comportamento ostile nei confronti di membri di altri gruppi. Emozioni intergruppi: emozioni suscitate dal contatto con membri di altri gruppi sociali. Basi cognitive del pregiudizio: Gli schemi sono strutture cognitive che mettono insieme singole unità cognitive. Gli schemi rispondono a un principio di economia cognitiva e servono da guida per interpretare le informazioni nuove. Gli schemi si autoconfermano e autoalimentano. Funzione degli stereotipi: -​ Semplificazione dell’elaborazione cognitiva, consente di formare delle classi di raggruppamento e semplificare l’ambiente circostante; -​ Economia mentale, ricorrere ad uno stereotipo è un sistema poco faticoso per il sistema cognitivo; -​ Costanza dei valori sociale, fanno in modo che ci si senta sicuri nelle proprie credenze condivise; -​ Giustificazione, gli stereotipi consentono di valutare positivamente ogni azione del proprio gruppo, -​ Differenziazione, adempiono alla necessità di accentuare le diversità tra ingroup e outgroup. Categorizzazione: Numero infinito di stimoli diversi, diventano un numero limitato di insieme discreti (finiti). La categorizzazione serve a ridurre la complessità dell’ambiente. Sono fondamentali due processi: 1.​ Assimilazione intracategoriale, porta a percepire due stimoli appartenenti alla stessa categoria come più simili tra loro di quanto non fossero prima di essere categorizzato. 2.​ Differenziazione intercategoriale, porta a percepire due stimoli appartenenti a categorie diverse come più diversi di quanto non fossero prima di essere categorizzato con lo scopo di rendere più chiara la distinzione tra categorie. Categorizzazione e stereotipi Assimilare persone con valori simili o caratteristiche simili (anche fisiche) ad una specifica categoria, favorisce l’applicazione di uno stereotipo a tutti i membri di quella specifica categoria. Categorizzare è il primo passo per il giudizio e la discriminazione eppure non categorizzare è impossibile. La categorizzazione del sè Perché le persone tendono ad attribuire tratti negativi (pregiudizi) a membri di gruppi estranei? La risposta è legata alla categorizzazione del sè. Il sè è incluso in alcuni gruppi ed escluso in altri. I gruppi in cui proiettiamo parti di noi stessi sono definiti IN-group; i gruppi in cui non proiettiamo parti di noi stessi sono definiti OUT-group. L’IN-group è speciale per noi, siamo motivati a vedere il nostro ingroup come positivo perché in questo modo, possiamo vedere positivamente anche noi stessi. Differenziazione e assimilazione La differenziazione e l’assimilazione funziona anche all’interno dei gruppi (tendiamo a percepire i membri di altri gruppi come più simili tra loro ma tendiamo a percepire noi come membri di uno stesso gruppo ma diversi tra noi) (noi siamo molto simili ma anche molto diversi tra noi, loro sono tutti uguali). Basi motivazionali del pregiudizio Sono presenti in letteratura diverse spiegazioni motivazionali del pregiudizio. -​ Teoria della frustrazione e aggressività. Quando il nostro gruppo è frustrato nei suoi bisogni, può mostrare atteggiamenti ostili e comportamenti aggressivi nei confronti di altri gruppi. -​ Personalità autoritaria e altre differenze individuali. Secondo Adorno, pregiudizi e discriminazioni sono tipici degli individui caratterizzati da una personalità autoritaria. Questo tipo di personalità si svilupperebbe nell’infanzia, in particolare se il clima familiare è così rigido e repressivo da non permettere il necessario sfogarsi delle pulsioni elementari del bambino. -​ Autoritarismo di destra. Una rivisitazione della teoria della personalità autoritaria ma più attuale. Secondo Altemeyer, l’autoritarismo di destra non consiste in un particolare tipo di personalità, ma in una struttura di atteggiamenti trasmessi socialmente e interiorizzati dagli individui. Questa struttura attitudinale è determinata dalla covariazione di tre aree: la sottomissione all’autorità, l’aggressività autoritaria, il convenzionalismo. -​ Teoria della dominanza sociale. Secondo Sidanius e Pratto Le società società caratterizzate da un certo livello di surplus economico contengono tre diversi tipi di gerarchie, basate rispettivamente sull’età, sul genere e su caratteristiche arbitrarie (distinzioni tra gruppi create e culturalmente come la razza, religione, nazionalità). Le gerarchie tra i gruppi sono create e mantenute dai miti di legittimazione, ovvero da idee culturalmente condivise che giustificano la disuguaglianza e l’oppressione sociale. Secondo Sidanius e Pratto le persone si differenziano per il loro livello di orientamento alla dominanza sociale (social dominance orientation, SDO), ovvero il grado in cui accettano o meno le ideologie condivise guardanti le differenze di status o potere. -​ Teoria del conflitto realistico. Campbell e Sherif proposero questa teoria per cui i pregiudizi e i conflitti sono da ricondurre alle relazioni tra gruppi. Alla base di questa teoria vi è un assunto fondamentale: gli esseri umani sono sostanzialmente egoisti e cercano il più possibile di massimizzare i propri profitti a discapito degli altri. i gruppi entrano in competizione per cercare di accaparrarsi il più possibile e questa condizione porta a sviluppare interdipendenza negativa che produce pregiudizi e conflitti. Al fine di ridurre i pregiudizi e i conflitti tra gruppi, la teoria del conflitto realistico propone di incrementare l’interdipendenza positiva attraverso gli scopi sovraordinati (obiettivi rilevanti per i diversi gruppi in conflitto che possono essere raggiunti solo attraverso la cooperazione). -​ Spiegazioni socio-economiche. Il pregiudizio deriva da uno stato di insoddisfazione.. Tale insoddisfazione non è frutto di difficoltà oggettive ma bensì, percepite. Il disagio percepito è inoltre relativo, poiché è messo in relazione a quello che dovrebbe essere (si mette in relazione lo stato attuale con uno standard di riferimento). -​ Teoria della deprivazione relativa. Il pregiudizio e le discriminazioni possono dipendere da uno stato di insoddisfazione, tale insoddisfazione deriva da una percezione di disagio. Runciman distingue tra deprivazione egoistica, che si verifica quando un individuo si sente deprivato a causa della sua condizione personale, che giudica peggiore di quella di altri, e deprivazione fraterna, che invece sorge quando le condizioni del proprio gruppo di appartenenza vengono ritenute ingiustamente peggiori rispetto a quelle di altri gruppi. -​ Teoria dell’identità sociale. Mette in relazione il sé individuale e i gruppi sociali. Tajfel propose questa teoria che considera vali livelli di analisi: individuale, interpersonale, intergruppi, società. Il primo processo alla base dello sviluppo dell’identità sociale e la categorizzazione sociale. la parte dell’immagine di sé legata all’appartenenza ad un gruppo è definibile come identità sociale. L’identità sociale è parte dell’immagine che un individuo si fa di se stesso, che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale, unita al valore e al significato emozionale associati a tale appartenenza. -​ Teoria della riduzione dell’incertezza. Hogg afferma che i gruppi rispondono al bisogno di certezze (insoddisfabile perché la realtà non è oggettiva) fornendo una realtà condivisa (valori, informazioni e stereotipi). La realtà condivisa genera un senso di conforto e rassicurazione e induce le persone a convincersi che questa realtà sia la realtà oggettiva. Siccome tale processo è verosimilmente comune a tutti i gruppi sociali, e siccome tutti i gruppi arrivano a condividere diverse realtà (con norme e valori differenti), quando i gruppi entrano in contatto, si possono generare i conflitti. Ogni gruppo sarà motivato a difendere la sua visione del mondo e della realtà da minacce esterne. -​ Teoria della gestione del terrore. Greenberg dice che la gestione del terrore si riferisce a tutte le strategie che le persone mettono in atto per difendersi dal terrore che evoca la paura della propria mortalità. Gli esseri umani, come gli animali, hanno un istinto di preservazione ma sanno posticipare, progettare e sono consapevoli di se stessi (meta-riflessività); questo genera consapevolezza della propria mortalità e quindi terrore. Secondo questa teoria, la cultura e l’adesione ad una visione della realtà condivisa, permette di controllare il terrore suscitato dalla propria mortalità. Sistemi filosofici, religiosi, scientifici, politici rappresentano sistemi di significato più astratti e elevati rispetto alla materialità della vita che permettono di elevarsi ad un livello più alto di esistenza poiché trascendono la vita dei singoli e quindi la loro morte. Pertanto, secondo questa teoria, l’individui cercheranno maggiore conforto e riparo nelle visioni culturali condivise dal proprio gruppo quando ci saranno motivi che rendono più saliente la mortalità. Religiosità e pregiudizio Molti studi hanno dimostrato che alti livelli di religiosità corrispondono anche ad alti livelli di intolleranza, autoritarismo e pregiudizio. Allport e Ross proposero la distinzione tra orientamento religioso intrinseco e orientamento religioso e estrinseco. Il primo enfatizza la dimensione interiore ed è tipico delle persone che vivono la religione e la considerano un fine in sé stessa. Il secondo invece sottolinea una dimensione di tipo strumentale: la religione viene in questo caso usata, essendo un mezzo per ottenere vantaggi a livello sociale, come ad esempio il far parte di una comunità, e personale, in relazione a tematiche quali sicurezza e successo individuale. Il pregiudizio può assumere forme diverse: 1.​ Pregiudizio automatico o implicito. Negli ultimi anni, grazie a tecnologie avanzate, è diventato possibile studiare il pregiudizio implicito, ovvero le associazioni automatiche tra categorie sociali e tratti positivi o negativi, spesso inconsce e non rilevabili con domande dirette. Tecniche come il priming e l’Implicit Association Test (IAT) permettono di misurare questi processi. Il priming, ad esempio, utilizza stimoli subliminali che, pur non percepiti consapevolmente, attivano nella memoria concetti e tratti associati, influenzando automaticamente le risposte in compiti successivi. 2.​ Pregiudizio sfacciato, percezione di minaccia e rifiuto dell’outgroup. 3.​ Pregiudizio subdolo, difende i valori tradizionali, le discriminazioni vengono giustificate, cioè una grande esagerazione nelle differenze culturali (bigotti). Deumanizzazione e infraumanizzazione Una forma di pregiudizio è la (1)deumanizzazione: gli altri sono meno umani di noi, con meno sentimenti rendendoli animali. Un’altra è (2)l’infraumanizzazione: gli outgroup hanno minori qualità umane dell’ingroup. La discriminazione è un comportamento che spesso, ma non sempre, deriva da atteggiamenti che sottendono al pregiudizio, sebbene la legislazione la disapprovazione sociale possono contenerle in forme più blande. Nella sua forma estrema può portare a stermini di massa. Conseguenze del pregiudizio per le vittime Il pregiudizio può essere difficile da rilevare quando è celato o o espresso in contesti limitati. Può non essere colto perché è molto spesso presente nelle nostre vite quotidiane, nel nostro linguaggio, nei nostri discorsi. Le vittime del pregiudizio subiscono svantaggi materiali e psicologici, soffrono di bassa autostima, dello Stigma sociale e del severo ridimensionamento delle proprie aspirazioni. Teoria del contatto Teoria secondo cui riunificare i membri di gruppi sociali contrapposti migliorerà le relazioni intergruppo e ridurrà il pregiudizio e la discriminazione. Condizioni che Allport ritiene necessarie per il contatto intergruppo: -​ prolungato e con attività cooperativa; -​ all’interno di una cornice di sostegno all’integrazione; -​ tra persone o gruppi di uguale stato sociale. Contatto e pregiudizio Il contatto porterà a percepire somiglianza? Il contatto porta le persone a riconoscere che in realtà sono molto più simili di quanto pensassero, e così iniziano a piacersi, ma alcuni gruppi possono essere molto diversi e il contatto potrà evidenziare differenze più profonde e più ampie di quanto immaginato e inoltre una nuova conoscenza resa possibile dal contatto non garantisce un cambiamento negli atteggiamenti. Gli studi proposti nell’ambito della teoria del contatto dimostrano una relazione di tipo bidirezionale tra il contatto e il pregiudizio. Tuttavia, l’associazione tra contatto e riduzione del pregiudizio, sembra essere più forte di quella inversa. L’esperienza personale si potrà estendere al gruppo? Quando il contatto migliora gli atteggiamenti nei confronti di altri individui, ciò non si può generalizzare al gruppo nella sua interezza. Il modello dell’identità dell’ingroup comune di Gaerther suggerisce che, se i membri di gruppi contrapposti vengono incoraggiati a essere più inclusive, ricategorizzando se stessi come membri dello stesso gruppo, gli atteggiamenti intergruppo, non solo miglioreranno, ma di fatto spariranno. Conseguenza del contatto Politica basata sul contatto in contesti multiculturali che può essere: -​ Assimilazione: la fusione di un gruppo o di una cultura subordinata in un gruppo o in una cultura dominante. L’alternativa all'assimilazione è il multiculturalismo. -​ Multiculturalismo: modo in cui una società conserva e controlla l’identità delle sue diverse culture. Effetti misti del contatto Il pregiudizio, la discriminazione e il conflitto intergruppo sono difficili da ridurre. L’educazione e il lavoro indirizzati a obiettivi condivisi possono essere di aiuto. Il contatto tra i gruppi è utile in condizioni speciali, ma il contatto casuale non ha efficacia. La combinazione tra moderazione e mediazione - La moderazione permette di spiegare quando una variabile A è in grado di influenzare una variabile B. Tale spiegazione fa riferimento ai livelli assunti da una terza variabile, denominata moderatore (MO). Ad esempio, è possibile che A influenzi B solo se MO assume i livelli elevati [la relazione di interesse è tra il contatto (A) e il pregiudizio (B). La moderazione si riferisce alle condizioni che favoriscono l’efficacia del contatto]. - La mediazione, invece, permette di spiegare come, o perché, è presente un legame tra A e B. La mediazione fa riferimento a processi di tipo indiretto, ovvero al fatto che nel legame tra due costrutti si interpone una terza variabile, denominata mediatore (ME). Quindi A influenza ME, e ME influenza B [il contatto (A) aumenta la conoscenza (ME), che a sua volta riduce il pregiudizio (B)]. Müller, Judd e Yzerbyt hanno identificato due combinazioni tra moderazione e mediazione: ​ Mediazione moderata: l’effetto mediato di una variabile indipendente (A) su una variabile dipendente (B) attraverso un mediatore (ME) varia in base a un moderatore (MO). Esempio: L’efficacia di un programma educativo (A) nel migliorare le competenze (B) tramite la motivazione (ME) dipende dal livello di supporto sociale (MO). ​ Moderazione mediata: l’effetto di un moderatore (MO) sulla relazione tra A e B è spiegato da un mediatore (ME). Esempio: L’influenza dell’interazione tra marketing (A) e cultura locale (MO) sulla fedeltà al brand (B) è mediata dalla percezione della qualità del prodotto (ME). Questi modelli sono particolarmente utili per analizzare fenomeni complessi, in cui le relazioni tra variabili non sono lineari o dipendono da fattori contestuali. Umiltà culturale Implica la consapevolezza del ruolo della cultura nell’influenzare le esperienze individuali e le opportunità. Lo sviluppo dell’umiltà culturale implica un processo di costante self-reflection che consenta di identificare anche le dinamiche struttura (razzismo, povertà…) che sotto intendono le disuguaglianze sociali con l’obiettivo di sfidarle. Include la consapevolezza del power imbalance e dell’oppressione sistematica a carico delle minoranze. L’umiltà culturale può favorire gli effetti benefici della diversità (riduzione del contatto negativo). L’umiltà culturale può contribuire alla promozione di relazioni intergruppi positive. Sarebbe auspicabile pensare all’inclusione nei programmi scolastici o nei training nelle organizzazioni di una formazione centrata sullo sviluppo dell’umiltà culturale. Per liberarsi da credenze stereotipi negativi e indispensabile non solo esserne consapevoli ma anche essere motivati a modificare la reazione nei confronti di un gruppo. Comunicazione interculturale La comunicazione è un processo in cui vengono scambiate informazioni tra due o più persone in modo da raggiungere una comprensione condivisa degli oggetti del mondo. La comunicazione interculturale è uno scambio di informazioni tra persone che appartengono a gruppi o categorie sociali portatori di culture almeno in parte differenti, ovvero che non condividono lo stesso sistema di significati. Il ruolo dell’empatia L’empatia è la capacità di assumere la prospettiva di un’altra persona, è contraria al pregiudizio perché avvicina piuttosto che allontanare. Inoltre l’empatia rende le interazioni e le comunicazioni più soddisfacenti agendo nella riduzione del pregiudizio iniziale che le rendeva minacciose. Tipi di empatia: -​ Empatia cognitiva. Consiste nell’assumere il ruolo e la prospettiva dell’altro, nel mettersi nei suoi panni vedendo il mondo dal suo punto di vista (attiva l’idea che in quanto esseri umani condividiamo lo stesso destino e ci si percepisce meno differenti). L’assunzione di prospettiva può avvenire secondo due modalità -> (a) si può assumere una prospettiva centrata sull’altro, immaginando come l’altra persona vive in una data situazione; (b) si può assumere una prospettiva centrata sul sé, immaginando come si percepirebbe la situazione se ci si trovasse nei suoi panni. -​ Empatia emotiva. Capacità di comprendere ma anche di sperimentare dentro di sé lo stato d’animo e le emozioni dell’altra persona. Vedendo qualcuno trattato ingiustamente da altri si può provare simpatia e solidarietà (reattiva) o si può invece sperimentale risentimento verso chi l’ha maltrattata (parallela). Questo tipo di empatia può ridurre il pregiudizio perché induce a mettere in primo piano il benessere dell’altro e sollecita sentimenti più positivi. Comunicazione interculturale Aspettative reciproche: cosa pensiamo dire all’altro e cosa pensiamo che si aspetti da noi. Le aspettative generano fraintendimenti e incomprensioni. Differenze dei comunicati: valori, credenze, modalità espressive. La comunicazione interculturale può generare disagio e affinché sia efficace, necessita di una forte motivazione. Affinché una comunicazione interculturale sia efficace: -Volontà di prestare attenzione; -Fiducia nella possibilità di instaurare un rapporto positivo; -Desiderio di impegnarsi; -Cercare di accettare le specifiche dell’altro. Oltre agli aspetti verbali, è importante tenere conto degli aspetti non-verbali della comunicazione: -La distanza sociale; -L’evitare di guardare il nostro interlocutore negli occhi; -L’orientamento e l’angolazione delle spalle, la postura del corpo. Sensibilità interculturale: capacità di cogliere e capire le differenze culturali e di essere al tempo stesso disponibili a modificare in parte il proprio comportamento come forma di attenzione e di rispetto. Acquisire conoscenze specifiche: circa la comunicazione ed il linguaggio, ma anche circa le tradizioni e convenzioni culturali che influenzano i pensieri e i comportamenti delle persone con cui si vuole entrare in contatto. Abilità comunicativa: capacità di impiegare sensibilità e conoscenze acquisite per agire in modo efficace nelle interazioni interculturali.

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