Media digitali e sessualità non normative PDF

Document Details

SimplestForeshadowing

Uploaded by SimplestForeshadowing

Università degli Studi di Padova

Tags

media digitali sessualità LGBTQIA+ identità

Summary

Questo documento esplora il ruolo dei media digitali nella costruzione dell'identità LGBTQIA+ e nelle relazioni socio-sessuali. Analizza come le piattaforme digitali influenzano le rappresentazioni personali e come le minoranze sessuali possono utilizzare questi spazi per la condivisione e la sperimentazione delle loro identità.

Full Transcript

Media digitali e sessualità non normative. (RAP)PRESENTARSI: LA COSTRUZIONE DEL SÉ LGBTQIA+ NEI MONDI DIGITALI. I media digitali hanno trasformato la costruzione dell’identità, rendendola interattiva e frammentata, ma profondamente influenzata dal design delle piattaforme. Ogni rappresentazione pers...

Media digitali e sessualità non normative. (RAP)PRESENTARSI: LA COSTRUZIONE DEL SÉ LGBTQIA+ NEI MONDI DIGITALI. I media digitali hanno trasformato la costruzione dell’identità, rendendola interattiva e frammentata, ma profondamente influenzata dal design delle piattaforme. Ogni rappresentazione personale, come un post o un profilo, è orientata dalle funzionalità e dalle regole di strumenti come Facebook, Instagram o Tinder. Queste piattaforme non sono neutrali: amplificano l’espressione personale, ma spesso riproducono norme dominanti, come l’eteronormatività e il binarismo di genere. - Ad esempio, l’integrazione tra Tinder e Facebook vincola la presentazione dell’identità a criteri di autenticità, creando barriere per chi si discosta dalle identità tradizionali. La politica del “vero nome” di Facebook rafforza ulteriormente questa dinamica, limitando l’autonomia identitaria. Un altro fenomeno chiave è il COLLASSO DEI CONTESTI, dove pubblici diversi convivono nello stesso spazio digitale, come appunto nei social network. Questo genera pressioni particolari per comunità marginalizzate (come le persone LGBTQIA+) che devono bilanciare l’espressione della propria identità con il rischio di discriminazioni. Inoltre, le affordance delle piattaforme riducono i confini tra pubblico e privato, complicando la gestione della propria immagine e rendendo visibili contenuti destinati a pubblici diversi. Nonostante queste sfide, i media digitali offrono opportunità significative: per molte persone LGBTQIA+, le piattaforme diventano spazi di resistenza, dove raccontare storie personali e costruire reti di supporto. - Campagne come It Gets Better e video di coming out su YouTube creano narrazioni collettive di speranza e resilienza, fungendo da riti di passaggio condivisi. Questo “attivismo dal basso” dimostra come, nonostante le limitazioni, i media digitali possano sfidare norme consolidate e aprire nuove possibilità di espressione e appartenenza. I media digitali sono spazi cruciali per la narrazione e la sperimentazione delle identità transgender, offrendo strumenti come i video di transizione per documentare i percorsi personali. Questi contenuti non sono solo autobiografici, ma diventano atti di autodeterminazione e resistenza, contrastando stereotipi e creando connessioni autentiche con il pubblico. Tuttavia, il contesto digitale impone anche limiti: le piattaforme infatti spesso privilegiano narrazioni normative della transizione, basate su percorsi medici standardizzati, marginalizzando esperienze non conformi, come quelle di persone non binarie o appartenenti a minoranze etniche. Un’altra criticità è la persistenza digitale delle identità passate, che può generare disagio e microaggressioni, come il deadnaming (utilizzare, intenzionalmente o meno, il nome di nascita di una persona transgender a discapito di quello elettivo). Sebbene esistano strumenti per modificare marker di genere o eliminare contenuti, il controllo resta parziale, specialmente quando i materiali sono stati pubblicati da altri. Iniziative come TransTime cercano di favorire l’oblio digitale per proteggere privacy e benessere psicologico, ma sono ancora limitate. Simili sfide emergono per identità meno visibili, come l’asessualità e la bisessualità. Anche il coming out omosessuale online è spesso semplificato, ignorando le variabili culturali e sociali che influenzano il processo, come le differenze tra contesti urbani e rurali o l’accesso alle risorse. RELAZIONI SOCIO-SESSUALI DIGITALI E POPOLAZIONE LGBTQIA+. I media digitali hanno trasformato le relazioni intime e sessuali, offrendo alle minoranze sessuali nuove opportunità di connessione e visibilità. Piattaforme come Grindr e Her consentono di esplorare relazioni e desideri, ridefinendo gli spazi tradizionalmente eteronormativi. Grazie a strumenti come la geolocalizzazione, il digitale interseca il materiale, creando una cultura queer che permea sia il virtuale sia il fisico. Tuttavia, queste piattaforme presentano anche sfide: la visibilità, pur essendo cruciale, espone gli utenti a rischi sociali, mentre le norme algoritmiche riproducono disuguaglianze e gerarchie. Le app di incontri hanno rimodellato gli spazi queer, offrendo accessibilità alle comunità ma anche trasformando luoghi tradizionali come i gay village, talvolta depoliticizzandoli. Le tecnologie di geolocalizzazione, invece, aiutano a rinegoziare i confini tra pubblico e privato, contribuendo a spazi più inclusivi. Nonostante ciò, norme come lo straight-acting perpetuano una maschilità normativa, marginalizzando identità percepite come meno conformi agli standard eterocisnormativi. Frasi come "no a checche" dimostrano la gerarchizzazione delle identità gay maschili, rafforzando stereotipi. Anche il sex work gay è stato trasformato dal digitale, offrendo flessibilità ma alimentando standard di oggettivazione che privilegiano uomini muscolosi, bianchi e normativi. Le dinamiche di desiderio sono influenzate da intersezioni tra etnia e ruolo sessuale, con uomini neri e ispanici favoriti come insertivi, mentre gli asiatici subiscono desessualizzazione ed emasculazione. Questo digital gay gaze bianco e normativo limita la diversità, accettando solo identità compatibili con le norme prevalenti. La visibilità digitale offerta dai media digitali non sovverte necessariamente le strutture di potere dominanti. Fenomeni come il gaystreaming commercializzano la cultura queer, depoliticizzandola e favorendo standard omo-trans-normativi che marginalizzano le espressioni più radicali o scomode. Identità non conformi vengono accettate solo se si adattano a una “docilità digitale”, riducendo il potenziale trasformativo della cultura queer. Parallelamente, i media digitali amplificano esclusioni attraverso fenomeni come l’online othering e il "populismo sessuale digitale", che rafforzano norme eterosessiste e alimentano retoriche anti-LGBTQIA+, razziste e antifemministe. Questi discorsi ostili trasformano i contesti online in spazi spesso oppressivi, limitando la libertà e l’espressione delle minoranze. Nonostante queste criticità, il digitale offre opportunità di resistenza e innovazione. Nuovi linguaggi e concetti emergono, ampliando la visibilità di identità spesso invisibilizzate, come l’asessualità, la bisessualità e l’intersessualità.

Use Quizgecko on...
Browser
Browser