Dante Alighieri, Commedia, Inferno I Analysis

Summary

This document appears to be an analysis of Dante Alighieri's *Commedia*, specifically *Inferno I*. It includes commentary and interpretations of the poem's allegorical elements, such as the dark forest and the three beasts, and explores themes of sin, redemption, and the human condition. This analysis references Marco Santagata's "Il racconto della Commedia: Guida al poema di Dante" (Mondadori).

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Dante Alighieri, Commedia, Inferno I Nasce a Firenze nel 1265, muore a Ravenna nel 1321. L’esilio si colloca nel marzo 1302; a partire dal 1304 matura definitivamente la decisione di non tornare più a Firenze. Dante inizia a elaborare la Commedia dopo il 1304 e fino al 1308 (si tratta naturalmente...

Dante Alighieri, Commedia, Inferno I Nasce a Firenze nel 1265, muore a Ravenna nel 1321. L’esilio si colloca nel marzo 1302; a partire dal 1304 matura definitivamente la decisione di non tornare più a Firenze. Dante inizia a elaborare la Commedia dopo il 1304 e fino al 1308 (si tratta naturalmente dell’Inferno); abbiamo notizie della stesura del Purgatorio a partire dal 1312 e infine informazioni sulla terza cantica, il Paradiso, proprio nell’Epistola XIII a Cangrande (Dante lavora a questa fatica negli ultimi anni della sua vita, dopo il 1313, forse tra il 1315 e il 1321). Quando immagina che inizi il suo viaggio? Nella settimana santa del 1300 (alcuni studiosi, per esempio Luperini ritengono che si tratti della prima metà di aprile – 7/8 aprile fino al 13- ; altri, per esempio Bruscagli o Santagata, dell’ultima settimana di marzo, a partire del 25 del mese fino al 31). Quella di Dante è la storia di un viaggio compiuto dal poeta/protagonista attraverso i tre regni oltremondani di Inferno, Purgatorio e Paradiso in compagnia dapprima di Virgilio, poeta amato moltissimo da Dante che lo conduce attraverso i primi due regni fino alla cima della montagna dove è collocato il paradiso terrestre; da lì sarà Beatrice a condurlo attraverso il Paradiso. Ci soffermiamo al momento alla sola descrizione letterale della materia dell’opera, riservandoci di trattare estesamente la valenza allegorica della stessa durante la lettura del canto. L’Inferno è pensato da Dante come una voragine al fondo della quale è conficcato Lucifero, creatura mostruosa che divora nella sua triplice bocca Giuda, Bruto e Cassio: per Dante il peccato più grave consiste nel tradimento dei benefattori. Nel canto XI, utilizzando una pausa narrativa (i due poeti devono abituarsi allo spiacevole lezzo che sale dal fondo dell’Inferno) Virgilio descrive a Dante la struttura del cono infernale: utilizza criteri che sono di matrice aristotelica (L’Etica nicomachea, in particolare) mutuati dalla filosofia di Tommaso D’Aquino, non di tipo cattolico. Incipit in medias res = il lettore è catapultato all’interno della vicenda senza sapere niente di quello che è accaduto in precedenza ex abrupto = lett. all’improvviso, senza nessun preambolo la vicenda inizia ad essere narrata poema allegorico in terzine dantesche (terzine di endecasillabi a rima incatenata -> aba/bcb/dcd e così via). Si presta particolarmente alle narrazioni estese perché ha un ritmo piano, quasi prosastico e narrativo. vv. 1-12 = Dante è smarrito nella selva oscura Nel mezzo del cammin di nostra vita A metà del cammino della nostra esistenza mi ritrovai per una selva oscura mi ritrovai all’interno di una foresta buia La selva oscura è allegoria della condizione peccaminosa dell’uomo. La Commedia (cfr. Epistola XIII) può essere letta tutta quanta con una duplice accezione: una è quella letterale, l’altra è quella allegorica. Allegoria (dire con altre parole): si stabilisce su base razionale e condivisa che a un concetto è associata una specifica immagine. ché la diritta via era smarrita. 3 poiché la strada maestra (la via del bene, fuor di metafora) era perduta. Dante sta parlando di sé, ma anche di tutti noi: si parla di un Dante everyman (cfr. Charles Singleton) Quella di Dante è parabola esemplare del viaggio di ogni uomo. Dante auctor, Dante viator o personaggio, Dante everyman Ahi quanto a dir qual era è cosa dura ahimè quanto è difficile raccontare ( perifrasi = il pianeta che guida l’uomo correttamente per ogni strada, che indica correttamente il cammino. Ovviamente questo sole è simbolo della luce divina, che a sua volta è grazia). Allor fu la paura un poco queta Allora si placò un poco la paura che nel lago del cor m'era durata che era perdurata a lungo nel cuore (-> letteralmente nella cavità del cuore, qui visto metaforicamente come un lago) la notte ch'i' passai con tanta pieta. 21 durante la notte che io trascorsi in così grande angoscia. E come quei che con lena affannata E come colui che con il respiro affannato uscito fuor del pelago a la riva scampato al mare e giunto fino alla riva si volge a l'acqua perigliosa e guata, 24 si volge indietro verso l’acqua pericolosa e sogguarda così l'animo mio, ch'ancor fuggiva, così il mio animo, che ancora fuggiva nonostante il corpo si fosse fermato si volse a retro a rimirar lo passo si volse indietro a osservare il cammino che non lasciò già mai persona viva. 27 che persona umana e viva non lasciò mai oppure cammino che non lasciò mai uscire da sé persona viva (nel senso che la condusse alla perdizione eterna) __________________________________________________ vv. 28-60 = le tre fiere Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso, Dopo che ebbi riposato un poco il corpo stanco, ripresi via per la piaggia diserta, ripresi la mia strada attraverso il pendio desolato (tra la selva oscura e il colle della grazia) sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso. 30 così che il piede fermo era sempre il più basso (-> che era in lieve salita). Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, Ed ecco, quasi al cominciare della ripida salita, (allegoricamente la salita erta indica la difficoltà di affrontare il cammino della virtù in modo diretto, cioè scalando il colle della grazia illuminato dai raggi del sole) una lonza leggiera e presta molto, (apparire) una lonza agile e assai veloce che di pel macolato era coverta; 33 che era ricoperta di pelo maculato e non mi si partia dinanzi al volto, e non si allontanava dal mio cospetto anzi 'mpediva tanto il mio cammino, anzi a tal punto impediva il mio cammino ch'i' fui per ritornar più volte vòlto. 36 che io fui più volte sul punto di tornare indietro Temp'era dal principio del mattino, Tempo era intorno al principio del mattino (-> era l’alba) e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle e il sole sorgeva in congiunzione alla costellazione dell’ariete ch'eran con lui quando l'amor divino 39 che si trovava insieme a lui quando dio mosse di prima quelle cose belle; per la prima volta impresse il movimento agli astri (quelle cose belle) sì ch'a bene sperar m'era cagione così che il fatto che fosse l’alba (l’ora del tempo) e il fatto che fosse primavera (la dolce stagione) mi davano motivo di ben sperare (di avere la meglio) di quella fiera a la gaetta pelle 42 su quella belva dalla pelle screziata (gaetta, si tratta di un francesismo -> testimonianza del plurilinguismo) l'ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse ma non così che non mi procurasse terrore la vista che m'apparve d'un leone. 45 la vista di un leone che mi si fece davanti all’improvviso. Questi parea che contra me venisse Questo sembrava che mi si facesse incontro con la test'alta e con rabbiosa fame, con la testa alta e con una fame rabbiosa sì che parea che l'aere ne tremesse. 48 così che sembrava che la stessa aria ne tremasse. Ed una lupa, che di tutte brame E una lupa, che pareva portare impressi nella sua magrezza sembiava carca ne la sua magrezza, i segni della sua insaziabile avidità e molte genti fé già viver grame, 51 e già in passato tormentò molte popolazioni questa mi porse tanto di gravezza questa mi procurò una tale angoscia con la paura ch'uscia di sua vista, per colpa del suo aspetto terrificante (anche -> in virtù del terrore che il suo aspetto incuteva) ch'io perdei la speranza de l'altezza. 54 che io disperai di poter raggiungere la cima del colle. E qual è quei che volontieri acquista, E come (è) colui che si rallegra dei propri guadagni e giugne 'l tempo che perder lo face, e giunge il momento che gli fa perdere tutto ciò che aveva faticosamente conquistato che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista; 57 che in ogni suo pensiero si affligge e si addolora tal mi fece la bestia sanza pace, tale fu l’effetto che mi procurò la bestia implacabile (insaziabile) che, venendomi 'ncontro, a poco a poco che venendomi incontro, passo dopo passo mi ripigneva là dove 'l sol tace. 60 mi spingeva di nuovo laggiù (alla base del colle), là dove i raggi del sole non riuscivano ad arrivare (nel buio). là dove 'l sol tace = si tratta di una sinestesia, ovvero una forma particolare di metafora in cui si associano, nella stessa espressione, voci che si riferiscono ad ambiti sensoriali diversi (tatto, gusto, vista, olfatto e udito) Una scena come questa ha significati che vanno al di là di quello letterale; in altre parole, si tratta di una scena allegorica. E in effetti tutti gli elementi che la costituiscono associano un significato simbolico a quello primario. La selva è un simbolo trasparente del male e del peccato, nel cui intrico si sono smarriti sia il personaggio Dante sia l’intera cristianità. Ne consegue che il sonno è reale, ma anche metaforico: il peccato ha intorpidito la sensibilità. Se il sonno reale impedisce di ricordare sogni troppo confusi, quello metaforico precipita il soggetto in uno stato di incoscienza. Il colle illuminato rappresenta la condizione di felicità terrena a cui gli uomini tendono con l’aiuto della virtù e della ragione. E le tre fiere simboleggiano i vizi che impediscono di raggiungere proprio quell’obiettivo: la lince incarna la lussuria; il leone, la superbia; la lupa, l’avidità. È quest’ultima la causa principale che impedisce agli uomini di essere felici. Dante ha di mira la moderna società mercantile, basata sullo scambio di beni e sulle transazioni finanziarie, di cui la sua Firenze fornisce l’esempio più compiuto. Il pensiero sottinteso è che bisogna liberarsi di quel modello economico e sociale. Santagata, Marco. Il racconto della Commedia: Guida al poema di Dante (Mondadori). __________________________________________________ vv. 60-99 Mentre ch'i' rovinava in basso loco, mentre io precipitavo verso il fondo della valle (il vizio) dinanzi a li occhi mi si fu offerto dinanzi agli occhi mi apparve (all’improvviso) chi per lungo silenzio parea fioco. 63 chi a causa del lungo silenzio pareva sbiadito (senza voce). fioco: sinestesia, fa riferimento al fatto che Virgilio è sbiadito in quanto anima, ma anche al fatto che - in modo più letterale - la sua voce poetica giace inascoltata nel regno del peccato che la selva oscura e la piaggia diserta rappresentano. Quando vidi costui nel gran diserto, quando vidi costui in quel luogo solitario «Miserere di me», gridai a lui, “abbi pietà di me”, gli gridai «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». 66 “chiunque tu sia, un’anima o una persona in carne ed ossa!” Rispuosemi: «Non omo, | omo già fui, (X) mi rispose: “non sono un uomo, ma lo sono stato” Si tratta di un chiasmo: figura retorica consistente nel disporre in modo incrociato, rompendo il normale parallelismo sintattico, i membri corrispondenti di due sintagmi o di due preposizioni e li parenti miei furon lombardi, e i miei genitori (= latinismo) furono originari dell’Italia settentrionale mantoani per patrïa ambedui. 69 entrambi mantovani (per patria). Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, Nacqui sotto Giulio Cesare, sebbene fosse tardi (per farmi conoscere in virtù dei miei meriti poetici) e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto e vissi a Roma sotto il valente Augusto al tempo de li dèi falsi e bugiardi. 72 al tempo degli dèi falsi e bugiardi (in pieno paganesimo) Poeta fui, e cantai di quel giusto fui un poeta e narrai in versi di Enea (-> perifrasi: di quel devoto figlio di Anchise) figliuol d'Anchise che venne di Troia, che venne dalla città di Troia poi che 'l superbo Ilïón fu combusto. 75 dopo che la insigne Troia fu bruciata e rasa al suolo. Ma tu perché ritorni a tanta noia? Ma tu perché torni indietro a una tanto grande angoscia? perché non sali il dilettoso monte perché non ascendi al colle che dona felicità (simbolo di felicità e perfezione terrena) ch'è principio e cagion di tutta gioia?». 78 che è il principio e ragione d'ogni felicità (terrena)?” «Or se' tu quel Virgilio e quella fonte “Sei dunque tu quel famoso Virgilio e quella sorgente che spandi di parlar sì largo fiume?», che fai scorrere un fiume così largo di eloquenza?” (anche: di parole ornate) -> metafora rispuos'io lui con vergognosa fronte. 81 risposi io con atteggiamento di umile reverenza. «O de li altri poeti onore e lume, O tu che sei il motivo di vanto e la fonte di ispirazione degli altri poeti vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore che m'ha fatto cercar lo tuo volume. 84 mi sia utile (nel presentarmi a te, in modo da rendermi decoroso al tuo cospetto) il lungo studio della tua opera e il grande amore nei confronti della tua opera che mi hanno spinto a leggere e rileggere l’Eneide. Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore, tu sei il mio maestro e sei il mio auctor (autore per eccellenza) tu se' solo colui da cu' io tolsi lo bello stilo che m'ha fatto onore. tu sei il solo da cui io trassi il modello di stile elevato da cui ho ottenuto grande fama poetica (mi ha fatto onore) 87 Vedi la bestia per cu' io mi volsi; vedi la lupa a causa della quale io mi sono voltato indietro aiutami da lei, famoso saggio, aiutami a salvarmi da lei, rinomato sapiente, ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi». poiché ella mi fa tremare di paura 90 «A te convien tenere altro vïaggio», Ti conviene seguire un altro itinerario rispuose, poi che lagrimar mi vide, mi disse dopo che mi vide in lacrime «se vuo' campar d'esto loco selvaggio; se vuoi riuscire a scampare (uscire sano e salvo) da questo luogo selvaggio ché questa bestia, per la qual tu gride, perché questa bestia a causa della quale tu implori aiuto non lascia altrui passar per la sua via, non consente a nessuno di passare attraverso la strada che protegge ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide; ma a tal punto lo impedisce che finisce per ucciderlo e ha natura sì malvagia e ria, ed ha una natura così malvagia e crudele che mai non empie la bramosa voglia, che non soddisfa mai il suo desiderio insaziabile e dopo 'l pasto ha più fame che pria. 99 e dopo essersi cibata ha più fame di prima __________________________________________________ Molti son li animali a cui s'ammoglia, sono molti gli animali a cui la lupa si unisce e più saranno ancora, infin che 'l veltro e ancora molti ce ne saranno, ancor più numerosi fino a che non giungerà il veltro verrà, che la farà morir con doglia. che la farà morire con dolore 102 Questi non ciberà terra né peltro, costui non si ciberà (sarà avido) di terra né di denaro ma sapïenza, amore e virtute, ma si ciberà di sapienza d’amore e di virtù e sua nazion sarà tra feltro e feltro. e la sua originale provenienza sarà tra feltro e feltro (possibili interpretazioni: sarà di umili origini e dunque di un personaggio religioso, per esempio un francescano vista la grande ammirazione che Dante mostrerà per Francesco d’Assisi nel canto XI del Paradiso; si tratterà di un personaggio politico la cui collocazione si ha tra Feltre e il Montefeltro) Di quella umile Italia fia salute sarà salvezza di quella infelice Italia per cui morì la vergine Cammilla, per cui morì la vergine Camilla Eurialo e Turno e Niso di ferute. Eurialo, Turno e Niso, a causa delle ferite riportate. Questi la caccerà per ogne villa, costui la caccerà attraverso ogni città fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno, fino a che non l’avrà ricacciata nell’inferno là onde 'nvidia prima dipartilla. 111 là da dove l’invidia primigenia (il demonio Lucifero) la fece uscire __________________________________________________ Ond'io per lo tuo me' penso e discerno per cui io per il tuo meglio penso e ritengo (che sia opportuno) che tu mi segui, e io sarò tua guida, che tu mi segua e io sarò la tua guida e trarrotti di qui per loco etterno, e ti porterò via di qui facendoti attraversare l’Inferno luogo destinato a durare senza fine ove udirai le disperate strida, dove udirai le grida disperate vedrai li antichi spiriti dolenti, vedrai gli antichi (perché sono lì da tempo immemore) spiriti in preda al dolore ch'a la seconda morte ciascun grida; che gridano, ciascuno di loro, per ottenere la morte dell’anima (morte secunda) e vederai color che son contenti e vedrai coloro che sono contenti nei tormenti (metonimia→ fuoco) nel foco, perché speran di venire nel fuoco, perché sperano di poter arrivare quando che sia a le beate genti. quando sia il momento opportuno alle beate genti del Paradiso A le quai poi se tu vorrai salire, e se tu poi vorrai salire a quelle genti beate anima fia a ciò più di me degna: ti accompagnerà (ci sarà) poi un’anima più degna di me per questo scopo con lei ti lascerò nel mio partire; ti lascerò in sua compagnia quando mi accomiaterò da te ché quello imperador che là sù regna, perché Dio, imperatore del cielo perch'i' fu' ribellante a la sua legge, dal momento in cui io fui ribelle alla sua legge non vuol che 'n sua città per me si vegna. 126 non vuole che si giunga in paradiso attraverso di me In tutte parti impera e quivi regge; (Dio) esercita il suo dominio in tutte le parti dell’universo e in Paradiso governa direttamente quivi è la sua città e l'alto seggio: qui si trova la sua città (nell’Empireo) e il suo alto trono oh felice colui cu' ivi elegge!». 129 oh felice colui che sceglie per quel luogo E io a lui: «Poeta, io ti richeggio ed io dissi a lui, poeta io ti prego per quello Dio che tu non conoscesti, per quel dio che tu non hai avuto la fortuna di conoscere a ciò ch'io fugga questo male e peggio, affinché io fugga questa condizione di perdizione e quella ancor peggiore in cui potrai trovarmi 132 che tu mi meni là dov'or dicesti, che tu mi conduca là dove dicesti proprio adesso sì ch'io veggia la porta di san Pietro in modo che io veda la porta di San Pietro e color cui tu fai cotanto mesti». e coloro che tu descrivi tanto disperati 135 Allor si mosse, e io li tenni dietro. allora iniziò a camminare ed io lo seguii